Rapporto annuale 2011 - amnesty :: Rapporto annuale

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ritardi. La scarsità delle risorse ha ostacolato la capacità dei testimoni e delle vittime di essere presenti
in tribunale.
Ci sono stati continui ritardi nel processo collegato al massacro di Pando del 2008. L’ex prefetto dipartimentale, accusato di essere il mandante intellettuale delle violazioni dei diritti umani che erano state
commesse, a fine anno rimaneva in detenzione preliminare.
Secondo le Ngo, soltanto 218 delle 6000 vittime di violazioni dei diritti umani, che avevano presentato richiesta di risarcimento ai sensi di una legge del 2004, avevano ottenuto
delle indennità.
Le Ngo hanno documentato che l’82 per cento dei casi di violenza sessuale che erano
arrivati in tribunale nella municipalità rurale di Quillacollo, nel dipartimento di Cochabamba, tra il 2008 e la metà del 2010, erano stati o abbandonati o erano rimasti senza
una sentenza definitiva.
MORTALITÀ MATERNA
Le cifre disponibili nel contesto di uno studio demografico e sanitario nazionale del 2008
hanno dimostrato un aumento del tasso di mortalità materna nel paese, dai 230 morti
su 100.000 nati vivi nel 2003 a 310 nel 2008. L’approccio metodologico per ottenere
queste cifre è stato messo in discussione, ma fonti autorevoli hanno lasciato intendere
che sia stato usato lo stesso per entrambe le statistiche.
MISSIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato la Bolivia a giugno.
BRASILE
REPUBBLICA FEDERATIVA DEL BRASILE
Capo di stato e di governo: Luiz Inácio Lula da Silva
Pena di morte: abolizionista per i reati ordinari
Popolazione: 195,4 milioni
Aspettativa di vita: 72,9 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 33/25‰
Alfabetizzazione adulti: 90%
Le comunità più povere hanno continuato a subire una vasta gamma di abusi, come
sgomberi forzati e mancanza di accesso ai servizi essenziali. Sebbene alcune città ab-
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biano visto una riduzione del tasso di omicidi, gli elevati livelli di violenza da parte della
polizia e di bande criminali nelle baraccopoli hanno reso ancor più profonde le disuguaglianze. Tortura, sovraffollamento e condizioni degradanti hanno continuato a caratterizzare il sistema penitenziario e di detenzione minorile, dove la mancanza di un efficace
controllo ha provocato molti morti. Le popolazioni native, i quilombolas (membri di comunità afroamericane) e i lavoratori senza terra hanno subito minacce, intimidazioni e
violenze nel contesto di dispute sulla terra. I difensori dei diritti umani sono rimasti a rischio e spesso hanno avuto difficoltà ad accedere alla protezione dello stato.
CONTESTO
Mentre Luiz Inácio Lula da Silva terminava il suo secondo e ultimo mandato quale presidente, il Brasile godeva di una fiorente economia, di stabilità politica e di un alto profilo
nello scenario internazionale. Sono stati ottenuti significativi progressi nella riduzione
della povertà, ma sono persistite profonde disuguaglianze. Dilma Rousseff ha vinto le
elezioni presidenziali al secondo turno di ottobre, promettendo continuità; la sua entrata
in carica era prevista per gennaio 2011. La nuova presidente designata ha affermato
che la sicurezza pubblica, la salute e lo sradicamento della povertà sarebbero state questioni prioritarie per la sua amministrazione.
Il presidente Lula ha approvato una versione modificata del terzo piano nazionale sui diritti umani a maggio, ma ha suscitato critiche il fatto che i riferimenti alla decriminalizzazione dell’aborto, alla mediazione nei conflitti agrari e agli articoli riguardanti i crimini
commessi durante il regime militare (1964-1985) fossero stati eliminati.
A ottobre, con una sentenza storica, l’Alta corte di giustizia ha votato il trasferimento
alla giurisdizione federale dei procedimenti giudiziari relativi all’uccisione di Manoel
Mattos, un ex consigliere e attivista dei diritti umani. Era la prima volta che un caso veniva trasferito alla giurisdizione federale da quando un emendamento del 2004 consentiva che i casi di gravi violazioni dei diritti umani venissero esaminati a livello federale.
Manoel Mattos aveva messo in luce le attività degli squadroni della morte nella regione
di confine degli stati di Paraíba e Pernambuco e le indagini sulla sua morte erano state
ostacolate da minacce nei confronti dei testimoni.
Il controverso progetto della diga idroelettrica di Belo Monte sul fiume Xingu, nello stato
di Pará, ha ottenuto un’autorizzazione ambientale a febbraio dall’agenzia ambientale
brasiliana, tra le critiche delle comunità native e rurali, dei gruppi di difesa dei diritti,
ambientalisti e di procuratori federali. Ngo locali hanno sostenuto che il progetto della
diga avrebbe potuto sfollare migliaia di famiglie e inondare vasti appezzamenti di terreni
dei nativi. A ottobre, con un’iniziativa positiva, il governo federale ha emanato un decreto
che stabilisce la creazione di un registro socio-economico, che comprendeva la registrazione pubblica di tutti coloro che sono colpiti dalle dighe.
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A febbraio, il Brasile ha approvato un emendamento costituzionale che ha aggiunto il
diritto al cibo e ai diritti economici, sociali e culturali riconosciuti. A novembre, il Brasile
ha ratificato la Convenzione internazionale contro la sparizione forzata. Tuttavia, il Brasile
non ha riconosciuto la competenza del Comitato sulle sparizioni forzate di ricevere le
denunce da parte delle vittime o per conto delle stesse o degli stati, laddove le autorità
nazionali non adempiano ai loro obblighi.
PUBBLICA SICUREZZA
La violenza criminale e della polizia ha continuato a costituire un serio problema nelle
maggiori città del Brasile. In un rapporto in fase di definizione, il Relatore speciale sulle
esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie ha scritto che “permane la norma secondo cui i cittadini, specialmente coloro che vivono nelle favelas (baraccopoli), continuano a essere ostaggio della violenza delle bande, delle milizie e della polizia” e che
“le esecuzioni extragiudiziali restano diffuse”.
A Rio de Janeiro, sono state assegnate alle favelas altre unità di pacificazione della polizia, ottenendo una riduzione della violenza. Tuttavia, escludendo questi progetti, la violenza della polizia, uccisioni comprese, è rimasta diffusa. Secondo dati ufficiali, nel
corso del 2010, la polizia ha ucciso 855 persone in situazioni descritte come “atti di resistenza”.
A novembre, in risposta alla violenza delle bande, compreso l’incendio di più di 150 veicoli e attacchi a postazioni della polizia, quest’ultima ha effettuato operazioni in tutta la
città. Nell’arco di una settimana, oltre 50 persone sono state uccise negli scontri tra la
polizia e le bande di spacciatori di droga. La polizia civile ha ucciso sette persone in
un’unica operazione nella comunità di Jacarezinho. Nella comunità di Vila Cruzeiro, una
ragazza di 14 anni è stata uccisa nella sua abitazione, colpita da un proiettile vagante.
Alla fine della stessa settimana, oltre 2600 uomini, sostenuti dall’esercito e dalla marina,
hanno lanciato una grossa operazione nel Complexo do Alemão, un raggruppamento di
baraccopoli nella zona settentrionale della città, dove la più grossa fazione di spacciatori
di droga di Rio aveva stabilito il suo quartier generale. Il complesso è stato rapidamente
ripreso e a fine anno era sotto il controllo dell’esercito, in attesa di un possibile schieramento di un’unità di pacificazione della polizia.
MILITIAS E SQUADRONI DELLA MORTE
Le militias (gruppi armati sul modello paramilitare) hanno continuato a dominare molte
zone di Rio de Janeiro e parte delle raccomandazioni legate all’inchiesta parlamentare
del 2008 sulle militias a fine anno non erano state ancora attuate.
A settembre, Leandro Baring Rodrigues è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre era alla guida della
sua auto. Un anno prima, era stato testimone dell’uccisione di suo fratello, Leonardo Baring Rodrigues,
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che aveva testimoniato contro le militias nel procedimento giudiziario riguardante il massacro di sette
persone nella favela di Barbante del 2008.
Gli squadroni della morte, formati da agenti di sicurezza fuori servizio, hanno continuato
a operare in molti stati. Ad agosto, un rapporto presentato dal Consiglio per la difesa dei
diritti umani, un organismo federale che indaga sulle violazioni dei diritti umani, ha concluso che gli squadroni della morte, spesso assoldati da imprese locali per minacciare,
torturare e uccidere ladri comuni, agivano nell’impunità nello stato di Ceará.
Più di 30 persone che vivevano per strada sono state uccise a Maceió, capitale dello stato di Alagoas, in
quelli che secondo la procura di stato potrebbero essere stati tentativi dei vigilantes di “ripulire” la città.
Le indagini su queste uccisioni sono risultate lente; a novembre, erano state completate e trasmesse alle
autorità giudiziarie soltanto le indagini relative a quattro casi.
C’è stata una serie di omicidi multipli a San Paolo in cui i perpetratori erano sospettati
di legami con squadroni della morte della polizia e bande criminali. Secondo cifre ufficiali, tra gennaio e la fine di settembre, erano state uccise 240 persone in 68 episodi
distinti in tutta la capitale e nella zona metropolitana di San Paolo.
TORTURA, ALTRI MALTRATTAMENTI E CONDIZIONI CARCERARIE
La tortura è risultata diffusa nei centri di detenzione e nelle celle di polizia, nelle carceri
e all’interno delle strutture di detenzione minorile.
Ad aprile, un motociclista è stato torturato a morte all’interno della base della polizia militare a San Paolo.
È morto dopo essere stato ripetutamente preso a calci e percosso con bastoni e una catena da un gruppo
di poliziotti. Dodici agenti sono stati in seguito incriminati in relazione alla sua morte.
Le carceri hanno continuato a essere gravemente sovraffollate e i reclusi sono stati trattenuti in condizioni tali da costituire trattamento crudele, disumano o degradante. Le
autorità hanno di fatto perso il controllo di molte strutture, provocando una serie di rivolte
e omicidi.
A ottobre, fazioni rivali hanno ucciso 18 prigionieri, quattro dei quali sono stati decapitati, in due strutture
dello stato di Maranhão. Le rivolte erano iniziate dopo che i detenuti avevano protestato per il sovraffollamento, la scarsa qualità del cibo e la mancanza di accesso all’acqua.
A novembre, a seguito di critiche da parte della commissione sui diritti umani e Ngo locali, le autorità dello stato di Espírito Santo hanno chiuso il dipartimento di polizia giudiziaria di Vila Velha, che conteneva un numero di prigionieri fino a otto volte la sua
capienza e che era stato al centro di ripetute accuse di tortura. Anche il controverso utilizzo di container mercantili per tenere i prigionieri è stato interrotto in diverse unità.
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Ciononostante, le ispezioni da parte del consiglio di giustizia nazionale hanno rilevato
persistenti problemi, come il sovraffollamento e condizioni insalubri, specialmente nel
carcere femminile di Tucum.
A fine anno, le proposte per una legge federale per l’introduzione di meccanismi di prevenzione in linea con il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, ratificata
dal Brasile nel 2007, sono rimaste bloccate presso l’ufficio del capo del personale del
presidente. Nel frattempo, due stati, Alagoas e Rio de Janeiro, hanno approvato leggi
per dare attuazione al Protocollo opzionale, rispettivamente a maggio e giugno.
DIRITTO A UN ALLOGGIO ADEGUATO
Centinaia di persone sono morte e migliaia di altre sono rimaste senzatetto a seguito
delle inondazioni che hanno colpito gli stati di San Paolo, Rio de Janeiro, Alagoas e Pernambuco, nella prima metà dell’anno. Le inondazioni hanno messo in luce l’inadeguatezza di gran parte delle abitazioni e la negligenza delle autorità nell’affrontare evidenti
rischi potenziali.
Altre comunità hanno affrontato minacce di sgombero forzato a causa di lavori di costruzione programmati per la Coppa del mondo e le Olimpiadi di Rio.
Nella municipalità di Niteroi, dello stato di Rio de Janeiro, più di 100 persone sono morte dopo che una
parte della favela Morro do Bumba è crollata sotto il fango. La favela era stata costruita su una discarica
di rifiuti e malgrado i molteplici avvisi circa la tossicità e instabilità dell’area, compreso uno studio condotto
dall’Università federale Fluminense nel 2004, non era stato fatto alcun tentativo per ridurre i rischi o reinsediare i residenti. A fine anno, i sopravvissuti alle inondazioni, compresi i residenti di Morro do Bumba,
erano alloggiati in caserme militari abbandonate, in condizioni estremamente precarie. Essi hanno raccontato ad Amnesty International che dopo più di sei mesi da quando erano rimasti senzatetto, le autorità
municipali non avevano offerto loro alcun alloggio alternativo e che gli aiuti per l’affitto che stavano ricevendo erano inaffidabili e insufficienti.
Dopo mesi di minacce, il 22 ottobre alle 9 del mattino, lavoratori comunali accompagnati da polizia civile
e militare in assetto armato pesante hanno iniziato a demolire con i bulldozer un distretto commerciale
che esisteva da più di 20 anni, distruggendo cinque negozi nella comunità di Restinga, nel Recreio dos
Bandeirantes, a Rio de Janeiro. I lavori erano stati intrapresi nell’ambito della costruzione di una corsia
per gli autobus Transoeste. La comunità non era stata avvisata in anticipo dell’operazione.
I residenti della favela do Metrô, nei pressi dello stadio Maracanã di Rio, sono stati ripetutamente minacciati di sgombero. Senza alcuna informazione, consultazione o negoziazione, a giugno i lavoratori municipali
hanno segnato con un colore spray le case da demolire. Hanno detto ai residenti che sarebbero stati o spostati nei complessi abitativi di Cosmos, a circa 60 km alla periferia di Rio de Janeiro, o in ripari provvisori
e che non sarebbe stato offerto alcun risarcimento.
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A ottobre, 3000 persone del movimento dei senzatetto hanno occupato quattro edifici abbandonati nel
centro di San Paolo. La polizia ha inizialmente impedito il rifornimento di cibo e acqua negli edifici. Le famiglie, dopo essere state sgomberate da uno dei palazzi a novembre, hanno organizzato un campo di protesta davanti agli uffici municipali. Il 22 novembre, nel mezzo di una tempesta, membri della guardia
municipale hanno portato via con la forza le famiglie, utilizzando gas lacrimogeni, spray urticanti e manganelli. Dieci donne e sette uomini sono rimasti feriti.
DIRITTI DELLE POPOLAZIONI NATIVE
Le popolazioni native in lotta per affermare i loro diritti costituzionali sulle terre ancestrali
hanno continuato a subire discriminazioni, minacce e violenze. La situazione è risultata
particolarmente grave nello stato di Mato Grosso do Sul, dove le comunità guarani-kaiowá
hanno affrontato persistenti persecuzioni da parte di uomini armati al soldo di agricoltori
locali. Malgrado gli sforzi da parte dei procuratori federali per velocizzare il riconoscimento
dei diritti delle popolazioni native alle terre ancestrali, tale processo è stato bloccato.
Le comunità guarani-kaiowá di Y’poí, Ita’y ka’aguyrusu e Kurusú Ambá, nel sud dello
stato di Mato Grosso do Sul, sono state vittime di vessazioni e attacchi da parte di uomini
armati. Nella comunità di Kurusú Ambá, un bambino nativo di tre anni è morto a causa
di attacchi di diarrea a settembre. In quel periodo, la situazione della sicurezza era stata
ritenuta talmente pericolosa che l’agenzia federale per la salute aveva sospeso le visite.
A ottobre, nel sud dello stato di Bahia, il leader del gruppo etnico pataxó hã-hã-hãe, José de Jesus Silva
(conosciuto come Zé da Gata), è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da uomini armati a bordo di una
motocicletta. José de Jesus Silva stava cercando di consegnare viveri ai nativi che portavano avanti un’occupazione delle terre ancestrali. Una decisione relativa alla demarcazione delle terre pataxó hã-hã-hãe
era all’esame della Corte suprema dal 1983.
DISPUTE SULLA TERRA
Sono proseguite le minacce e la violenza contro i lavoratori senza terra, spesso messe in
atto da uomini armati assoldati da agricoltori. Pochi sono stati i casi adeguatamente indagati.
Nella municipalità di São Vicente de Férrer, stato di Maranhão, agricoltori locali hanno ripetutamente minacciato la comunità charco, impegnata in campagne per il riconoscimento della loro terra come insediamento quilombola. Il 30 ottobre, il leader comunitario Flaviano Pinto Neto è stato raggiunto da sette colpi
di arma da fuoco alla testa. Un altro leader comunitario, Manoel Santana Costa, ha ricevuto minacce di
morte, così come altri 20 membri della comunità.
DIRITTI DEI LAVORATORI
In tutto il Brasile sono persistite condizioni di lavoro degradanti. A maggio, la Relatrice
speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù ha visitato il Brasile.
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La Relatrice ha concluso che il lavoro forzato e le pratiche “simili alla schiavitù” erano
presenti con maggior frequenza nel settore dell’allevamento di bestiame, seguito da
quello delle piantagioni di canna da zucchero. La Relatrice ha esortato le autorità federali
ad approvare un emendamento costituzionale che avrebbe autorizzato l’esproprio della
terra laddove fosse impiegato il lavoro forzato. L’emendamento, che era stato proposto
nel 1999, a fine anno rimaneva ancora fermo al congresso.
DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI
A fine anno, il programma nazionale per la protezione dei difensori dei diritti umani era
stato allargato a sei stati. Tuttavia, l’inadeguatezza dei fondi e la mancanza di coordinamento tra le autorità statali e federali avevano fatto sì che i difensori dei diritti umani inseriti nel programma rimanessero senza protezione.
A maggio, Josilmar Macário dos Santos è stato colpito dagli spari mentre guidava il suo taxi lungo un viadotto nel quartiere di Catumbi, nella città di Rio de Janeiro. Al momento dell’aggressione, erano in corso
le udienze relative al caso giudiziario a carico di quattro poliziotti accusati dell’uccisione di sei giovani,
tra cui il fratello di Josilmar Macário dos Santos, Josenildo dos Santos. Sebbene fosse inserito nel programma nazionale, Josilmar Macário dos Santos non aveva ricevuto adeguata protezione.
Alexandre Anderson de Souza, presidente di un’associazione di pescatori di Magé, nello stato di Rio de Janeiro, ha ricevuto una serie di minacce di morte collegate al suo lavoro in quanto leader della comunità.
Era coinvolto in proteste contro l’impatto ambientale della costruzione di un oleodotto nella baia dove pescava la comunità.
IMPUNITÀ
Il Brasile ha continuato a rimanere indietro rispetto al resto della regione nella risposta
alle gravi violazioni dei diritti umani commesse durante il regime militare. Ad aprile, la
Corte suprema si è espressa contro un ricorso riguardante l’interpretazione della legge
di amnistia del 1979. Le interpretazioni attuali avevano determinato l’impunità per gli
ufficiali accusati di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui tortura, stupro e sparizione
forzata durante la dittatura militare in Brasile (1964-1985).
A novembre, la Corte interamericana dei diritti umani ha stabilito che il Brasile era responsabile della
sparizione forzata di 62 guerriglieri nello stato di Pará, tra il 1970 e il 1972. La Corte aveva rilevato che il
Brasile aveva violato il diritto alla giustizia non indagando adeguatamente sui casi e trattenendo le informazioni, e che la legge di amnistia del 1979 era contraria agli obblighi del Brasile ai sensi del diritto internazionale e non poteva per tanto essere impiegata per bloccare i procedimenti nei casi di gravi violazioni
dei diritti umani.
A fine anno, il presidente Lula non si era del tutto conformato a una sentenza del 2009
della Corte interamericana dei diritti umani che ordinava di risarcire la famiglia del la-
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voratore senza terra Sétimo Garibaldi. Secondo testimoni, questi era stato ucciso a colpi
d’arma da fuoco da uomini armati incappucciati nella Fazenda São Francisco, a Querência do Norte, nel nordest dello stato di Paraná, nel novembre 1998.
MISSIONE E RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato il Brasile a ottobre.
“We know our rights and we will fight for them”: Indigenous rights in Brazil – the Guarani-Kaiowá (AMR 19/014/2010)
CANADA
CANADA
Capo di stato: regina Elisabetta II, rappresentata
dal governatore generale David Johnston
(subentrato a Michaëlle Jean a ottobre)
Capo del governo: Stephen Harper
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Popolazione: 33,9 milioni
Aspettativa di vita: 81 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 6/6‰
Le popolazioni native hanno subito continue e sistematiche violazioni dei loro diritti. Si
è temuto che la proposta di una nuova legge potesse determinare la detenzione prolungata dei richiedenti asilo. Sono persistite preoccupazioni riguardo alle violazioni dei diritti
umani associate ad operazioni di controterrorismo e sicurezza.
CONTESTO
A fine anno era in attesa di approvazione una proposta di legge per la creazione di una
strategia nazionale sugli alloggi, in linea con gli standard internazionali sui diritti umani.
A giugno, il parlamento ha approvato una normativa per dare attuazione a un accordo di
libero scambio con la Colombia, ma che non comprende una credibile e indipendente
valutazione dell’impatto sui diritti umani. A ottobre, un progetto di legge per l’elaborazione di standard nazionali sui diritti umani e del relativo programma di attuazione per
le imprese è stato respinto per pochi voti presso la camera dei deputati.
A giugno è stata inaugurata una coalizione nazionale, Voices/Vox, in risposta ai tagli ai
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