Le visite di don Grassi

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Le visite di don Grassi
SANTO CASERIO e DON GRASSI
Testo estratto dagli appunti di Raux, direttore della prigione Saint-Paul di Lione
e della circoscrizione, pubblicati sotto il titolo “Caserio in prigione” dall’Archives
d’anthropologie crimenelle de crimonologie. Tomo 18° Edizione del 1903
Pag. 485/486/487/488
28 luglio 1894
(…omissis…)
Ieri sera Caserio era agitato, nervoso. Una lettera da sua madre gli aveva annunciato l’arrivo del
sacerdote di Motta Visconti, il suo paese. Questa visita lo esaspera; compiange i suoi parenti e
profferisce male parole riguardo al prete, che, secondo lui, li imbroglia: "Succhia il sangue dei contadini
poveri per venire, a loro spese, a visitare l’Esposizione di Lione."
Alla domanda circa l'accoglienza che egli avrebbe riservato a questo prete che voleva visitarlo1, Caserio
ha risposto che non lo avrebbe ricevuto come prete, perché rifiuta qualsiasi aiuto religioso, né come un
amico, ma come un compaesano. Padre Grassi, che una volta aveva voluto costringerlo a salutarlo a
Motta Visconti, non potrebbe essere un suo amico.
Il colloquio ha luogo la sera stessa. Vedendo il sacerdote, Caserio si alza, fissa in modo sicuro, quasi
minaccioso, lo sguardo del suo visitatore e tiene un atteggiamento forte e freddo.
Egli non avanza verso il sacerdote, che gli si avvicina e, nonostante il suo aspetto poco rassicurante, lo
baci.
Durante la conversazione piuttosto vivace, Padre Grassi parla della missione che ha ricevuto dalla
"famiglia" e parla del piacere che porterebbe, a sua madre e a tutta la sua famiglia, se adempisse ai suoi
doveri religiosi.
Caserio afferma chiaramente che tutti gli sforzi per questo scopo saranno senza successo, anche se il
sacerdote italiano dovesse "trascorrere 40 giorni con lui nella sua cella!"
Nonostante l’atteggiamento di Caserio, che non lascia speranza, il parroco dice che ritornerà perché ha
preso la decisione di prolungare il suo soggiorno a Lione fino alla sentenza.
Chiede al detenuto di abbracciarlo per salutarlo. Caserio accetta, e dopo tutto, sembra che queste visite
gli siano meno sgradevoli di come vuole fare intendere.
Questo fanatico dell’anarchia ha delle convinzioni tenaci. Certamente obbedisce ad un impulso
cosciente e personale.
Questo è frutto della propaganda pubblica anarchica. Discorsi e pubblicazioni, gli hanno presentato la
società come malvagia, hanno eccitato il suo odio contro l'autorità a tal punto che il disgusto per il
nostro stato sociale lo afferrò e lo spinse al sacrificio della propria vita e il suo odio furioso fino a
potere assassinare il capo del governo. Ma ha messo in gioco la sua vita principalmente perché era
disgustato della propria esistenza.
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Padre Grassi ha fatto il viaggio da Milano a Lione per catechizzare il suo parrocchiano
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Ecco il testo di due lettere consegnate a Caserio da padre Grassi:
Motta-Visconti, 25 luglio 18942
Mio carissimo figlio,
Le preghiere continue che tua madre rivolge al Signore per la tua salute sono state ascoltate. La sua
misericordia infinita mi dà la grande consolazione di trovare nel vicario Don Alessandro un mezzo, come
spero, efficace per la tua anima.
Mio caro Santo, il buon Dio ha ascoltato la mia preghiera e anche tu; ascolta la tua povera madre
affinché sia sicura di rivederti in paradiso. Sarebbe troppo doloroso per me, e sarebbe la mia morte, se
sapessi che hai terminato la vita senza chiedere perdono al signore.
Ricordati quanti buoni consigli ti ho dato nella tua infanzia per vederti crescere come un bravo
bambino; se pensassi in quale stato disgraziato si trova tua madre, salva la tua anima, sappi che Dio è
buono, e che ne ha perdonato altri, e di più grandi peccatori; non perdere la fede in lui. Pregalo sempre,
spera nella sua misericordia. Non ti rivedrò più sulla terra, a meno che Dio mi faccia la grazia di rivederti
in cielo.
Addio, mio caro Santo, ascolta la preghiera di tua madre che ti supplica di confessarti. Abbi fiducia in
Don Alessandro che verrà fino a Lione espressamente per te. Ringrazialo. Ascolta che cosa ti dirà. In
nome di Dio, dammi questa consolazione di sapere che sei ritornato buono.
I tuoi fratelli, tua sorella Dina, le tue cognate ti salutano tutte e ti mandano tanti baci; io più di tutti, ti
saluto e ti abbraccio.
Tua Madre
Milano, ristorante della Grotta, viale Ludovica, 39, 27 luglio 1894
Caro Santo,
grazie al vicario Don Alessandro Grassi di Motta Visconti, approfitto di questo momento, a nome di
tutti e della nostra buona madre che sempre pensa a te, per pregarti, prima che la condanna abbia
esecuzione [,] di riconciliarti con l'Essere Supremo al cospetto del quale comparirai presto.
Aprigli il tuo cuore al nostro buon vicario che ti porterà i nostri saluti affettuosi e in particolare quelli
della nostra buona madre. Comportati in maniera tale che tutti, per l'onore della famiglia, possano dire: è
vero, è stato vittima di un destino fatale ma dopo tutto, ha terminato la sua vita da buon cristiano.
Sono le ultime parole che ti mando. Oso sperare che tu non vorrai abbreviare la vita di colei che fu tua
madre e causare a tutti noi altri dispiaceri.
Siamo sempre desiderosi di avere ancora tue notizie e la fotografia che ci hai promesso nell'ultima
lettera; essa resterà a noi come un ricordo eterno.
Nella speranza che la presente sarà da te presa in considerazione e che tu vorrai soddisfare i nostri
desideri, ricevi dalla mamma, dai fratelli, dalle sorelle, dai cognati, etc, dei baci affettuosi affinché ti siano
di consolazione.
Ricordati che sei un Italiano e che nella patria abbandonata ci sono dei cuori che soffrono. Addio, un
bacio dolce e affettuoso dal tuo fratello inconsolabile
Luigi
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Nota a piè pagina del libro di Gianluca Vagnarelli “Fu il mio cuore a prendere il pugnale” Ed. Zero in condotta, pag. 79:
“Secondo Raux, direttore della prigione Saint-Paul di Lione, questa lettera, insieme alla successiva del fratello Luigi datata 27 luglio 1894, consegnate
personalmente a Caserio da Don Grassi, presenterebbero caratteristiche tali da ritenere che siano state entrambe redatte dallo stesso viceparroco di
Motta Visconti. A questo riguardo va ricordato che, oltre al cappellano del carcere, anche Don Grassi, giunto appositamente dall'Italia per l'inizio del
processo, aveva cercato di indurre al pentimento Caserio, ma ogni sforzo era risultato vano. In una intervista rilasciata ad un giornale francese, il religioso
riferì sconsolato che per ben tre volte aveva incontrato Caserio nella sua cella per convincerlo a pentirsi e a confessarsi, ma ciò gli era risultato
impossibile perché il giovane «era molto accalorato per la sua anarchia», e solo di questa volle parlargli nel corso dei loro incontri. Lo stesso avvocato
Dubreuil, in una lettera inviata alla famiglia dopo l'esecuzione, scrisse che né lui né il cappellano delle carceri erano riusciti a risvegliare nel suo
«disgraziato assistito» una qualunque forma di sentimento religioso: «Egli morì, ohimè, da fanatico cieco che ha voluto rimaner tale. Tanto sua madre
come suo fratello non si illudano: anche se essi fossero venuti non sarebbero riusciti nell'intento». Cfr. Un 'intervista con don Grassi in La Gazzetta
Piemontese del 4.08.1894, pag. 1; Una lettera dell'avv. Dubreuil difensore di Caserio in La Gazzetta Piemontese del 24.08.1894, pag. 2; Raux, Les actes,
l'attitude et la correspondance de Caserio en Prison. Les transes, les angoisses et les anxiétés d'un condamné à mort, «Archives d'antrophologie criminelle de criminologie et de psichologie normale et pathologique», 18 année, n. 116, 1903, pp. 465-506, p. 488.”
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Certi indizi ci autorizzano ad attribuire la stesura di queste due lettere a Padre Grassi.
Delegato dalla famiglia, questo ecclesiastico è venuto a portare consolazione al prigioniero, e per conto
di sua madre, ad invitarlo ad accettare l'aiuto della religione. Qui si è fermato il suo ruolo in materia
religiosa.
Il carattere dell'intervento del sacerdote italiano si era nettamente manifestato sin dalla sua prima visita.
Per quanto riguarda il ruolo di prete, aveva appena una sfumatura religiosa; atteso che Caserio stesso, ha
sempre categoricamente rifiutato le cure che gli venivano offerte. Ha ricevuto Padre Grassi come
compaesano e non come un prete.
3 agosto. - […omissis…]
Lui conosce il destino che lo attende e non vuole chiedere nulla. Al termine dell'udienza, balbetta a
stento un motto anarchico. É tremante e pallido. Ha riconosciuto, tra il pubblico, il sacerdote di
Motta che intende passare a salutarlo domani per l'ultima volta. Queste visite cominciano a
essergli sgradite; prega Padre Grassi di "lasciarlo in pace".
4 agosto. – […omissis…] Padre Grassi visita oggi Caserio per l'ultima volta. Il condannato si
lascia abbracciare più volte; ma rimane irremovibile in materia religiosa e formalmente rifiuta
al sacerdote la conversione che egli chiede a nome di sua madre e della sua famiglia.
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