La tassazione delle attività finanziarie

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La tassazione delle attività finanziarie
La tassazione delle attività finanziarie
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Le attività finanziarie sono le diverse forme di impiego del capitale, come ad esempio:
acquisto di azioni o quote di capitale di società, acquisto di obbligazioni, acquisto di titoli di
stato, deposito in conto corrente, ecc.
Dal possesso di attività finanziarie si generano normalmente:
1) redditi di capitale (ad esempio: interessi e dividendi);
2) plusvalenze (o minusvalenze);
3) proventi da contratti derivati (cioè da contratti il cui valore economico deriva da
quello di altre attività finanziarie).
Nella maggior parte dei sistemi tributari solo una parte dei redditi di capitale e una parte di
plusvalenze rientra nella base imponibile dell’imposta sostitutiva.
Diversi sono i motivi alla base di questa scelta:
1) promozione dello sviluppo dei mercati finanziari;
2) sostegno al collocamento dei titoli di stato;
3) necessità di ridurre i livelli di tassazione e di consentire circolazione anonima dei
capitali in un contesto di integrazione dei mercati e di competizione fiscale;
Il sistema di tassazione in Italia
• Dal 1974 al 1998 il sistema di tassazione era incoerente e non neutrale (diverse forme di
tassazione per casi simili).
• Dal 1998 al 2011, la riforma Visco ha:
1) introdotto la distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi;
2) introdotto trattamenti differenziati secondo il regime di risparmio;
3) aumentato il livello di omogeneità e di neutralità.
•Dl 98/2011 (in vigore dal 2012):
1) cambiamento delle aliquote;
2) ritorno a forme di privilegio per i titoli di stato e di non neutralità.
I redditi di capitale sono i seguenti:
• Interessi su conti correnti bancari e postali e su conti di deposito;
• interessi su titoli di stato;
• interessi su obbligazioni private;
• utili e dividendi derivanti da partecipazioni in imprese;
• redditi derivanti da contratti assicurativi e da fondi previdenziali.
I redditi diversi sono le plusvalenze e i proventi da derivati. I derivati sono attività
finanziarie il cui valore deriva da quello di altre attività finanziarie. Le plusvalenze sono
aumenti del valore derivanti da:
1 • cessione di partecipazioni qualificate;
• cessione di partecipazioni non qualificate;
• cessione di titoli e di quote di partecipazione a fondi.
La tassazione delle plusvalenze può avvenire:
secondo il criterio della realizzazione: la plusvalenza è la differenza tra il corrispettivo per
la vendita e il costo di acquisto dell’attività finanziaria, la tassazione avviene al momento
della vendita;
secondo il criterio della maturazione: nell’anno di acquisto, la plusvalenza è la differenza
tra il valore maturato alla fine dell’anno e il costo di acquisto; negli anni successivi, la
plusvalenza è la differenza tra valore maturato alla fine dell’anno e il valore iniziale.
I regimi di risparmio
• Risparmio individuale o regime della dichiarazione: nessun ricorso ad intermediari
finanziari.
• Risparmio amministrato: il risparmiatore tiene le proprie attività finanziarie in custodia o
amministrazione presso banche senza affidarne loro la gestione.
• Risparmio gestito: il risparmiatore affida ad un intermediario la gestione del proprio
patrimonio finanziario: è il gestore a decidere quando e cosa vendere o acquistare. Il
risparmio può essere gestito:
1) individualmente: il risparmiatore è titolare delle singole attività finanziarie nel suo
portafoglio;
2) collettivamente: il risparmiatore è titolare di una quota di un patrimonio indiviso (ad
esempio in un fondo comune di investimento).
La tassazione differisce a seconda dei regimi di risparmio. Schematicamente la si può
riassumere come segue:
Risparmio individuale: redditi di capitale
2 Risparmio individuale: redditi diversi
In dichiarazione vengono inserite le plusvalenze e le minusvalenze realizzate.
E’ prevista la compensazione delle imposte su redditi diversi tassati alla stessa aliquota:
ad esempio imposte su plusvalenze su partecipazioni non qualificate e su proventi positivi
su derivati compensate con minusvalenze su partecipazioni non qualificate e proventi
positivi. La compensazione può avvenire attraverso un credito d’imposta riportabile in
avanti per non più di 4 anni.
Risparmio amministrato: redditi di capitale
Risparmio amministrato: redditi diversi
Le plusvalenze e le minusvalenze sono tassate alla realizzazione
E’ prevista la compensazione delle imposte su redditi diversi tassati alla stessa aliquota.
A differenza del risparmio individuale è garantito l’anonimato in quanto i proventi non
devono essere dichiarati.
3 Nel caso del Risparmio gestito si tassa il risultato di gestione, cioè:
Per il Risparmio gestito individuale Il Valore del Patrimonio finale lordo è la somma del
valore delle attività finanziarie, dei redditi di capitale e dei redditi diversi generati dalla
gestione. Le plusvalenze rilevanti sono quelle maturate. I prelievi in corso d’anno sono, ad
esempio, le vendite di titoli. I proventi da fondo di investimento (che rientrano nel risparmio
gestito collettivo) sono tassati in capo al fondo.
Il risultato di gestione è assoggettato ad imposta del 12,5% fino al 2011, del 20% dal 2012
in poi.
I vantaggi di questo regime sono la piena compensazione tra redditi diversi e redditi di
capitale (questa può avvenire anche nei 4 anni successivi) e la garanzia di anonimato (no
dichiarazione). Lo svantaggio è dovuto alla tassazione delle plusvalenze al momento della
maturazione.
Per il Risparmio gestito collettivo c’è un ente separato (fondo comune) che gestisce il
patrimonio indiviso, di cui i singoli si suddividono le quote.
Anche in questo caso viene tassato il risultato di gestione, costituito con regole analoghe a
quelle già viste per il risparmio gestito individuale.
Tuttavia, alcuni aspetti della tassazione del risparmio gestito collettivo sono stati modificati
dal 2011:
• fino al 2011: ogni anno, la società di gestione prelevava a titolo d’imposta il 12.5% sul
risultato di gestione del fondo.
• dal 2011 in poi: l’imposta del 12.5% sui proventi è dovuta, in capo al sottoscrittore,
soltanto nel momento in cui egli li percepisce tramite il riscatto o il rimborso delle quote o,
eventualmente, le distribuzioni periodiche.
Dal 2012 in poi l’aliquota aumenta al 20%.
La conseguenza di questa riforma è il differimento del momento della tassazione: dalla
tassazione al momento della maturazione si è passati alla tassazione al momento della
realizzazione. In questo modo si è introdotta una discriminazione tra fondi comuni di
investimento e altre forme di risparmio interne (in favore dei primi), grazie al differimento
dell’imposta.
4 Risparmio previdenziale
Gli impieghi con finalità previdenziale sono:
– TFR
– Previdenza complementare
• Fondi pensione chiusi derivanti da contrattazione collettiva
– Previdenza individuale
• Fondi pensione aperti
• Contratti di assicurazione sulla vita
Vincoli:
– Erogazione prestazione al raggiungimento dell’età pensionabile.
– La prestazione deve essere per almeno il 50% sotto forma di rendita.
A fronte di questi vincoli il trattamento fiscale è molto agevolato.
Previdenza Complementare
Aliquota iniziale è del 15% e viene ridotta di 0.3% fino ad un minimo del 9% che si raggiunge con 35 anni di contribuzione. La parte che si decide di ottenere sotto forma di capitale deve essere inferiore al 50% del Montante. 5 I rendimenti finanziari sono esenti in quanto già tassati. La restante parte del montante viene tassata con un’aliquota pari alla media delle aliquote irpef degli ultimi 5 anni del lavoratore che percepisce il TFR. Assicurazione sulla vita
• Se prevedono l'erogazione sotto forma di rendita di almeno metà del capitale accumulato
al raggiungimento dell'età pensionabile, tassate come la previdenza complementare (vedi
sopra).
• Se contratti assicurativi puri (morte o invalidità permanente):
– Accumulazione: detrazione del 19% dall'Irpef, fino al max di 1291,14
– Prestazione: Totalmente esente
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