Luca Ceredi Koi Farm si presenta
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Luca Ceredi Koi Farm si presenta
20 CESENA DOMENICA 1. GIUGNO 2014 INTERVISTA A LUCA CEREDI L’allevatore di carpe giapponesi CESENA(U)TI Ha 40 anni e vive con moglie e figli nella sua Koi Farm di Borello, l’unica in Italia condotta con criteri selettivi. I suoi pesci sfiorano il metro e i 20 chilogrammi. La curiosità: non è mai stato in Giappone A lleva carpe giapponesi da almeno vent’anni pur non avendo mai messo piede in Giappone. Però nel suo settore rappresenta il meglio che c’è in Italia. Per trovarlo, bisogna salire sulle colline di Borello fino in via Scanello, lungo la quale si trova la Koi Farm di Luca Ceredi, ossia l’allevamento di carpe giapponesi che questo 40enne ha avviato. Lui si dedica alla cura dei pesci, la moglie Elisa Marzocchi segue l’amministrazione. I figli di 18 e 4 anni per ora se la spassano con i coloratissimi pesci. In un’area di circa 4mila metri quadrati, Ceredi alleva circa 600 carpe koi di varie dimensioni tra un laghetto e diverse vasche. La settimana scorsa la moglie insieme all’amica Chiara Romanini ha organizzato in Fiera a Cesena la prima edizione dell’Italian Koi Show, manifestazione unica in Italia che ha attirato migliaia di visitatori. Ceredi, come nasce questa sua passione per le carpe giapponesi? “Ho sempre avuto la passione del mondo sottomarino e degli ambienti acquatici. Per 14 anni ho fatto l’istruttore di nuoto, ho conseguito i brevetti da sommozzatore. Mi sono laureato in Scienze ambientali indirizzo marinobiotico a Ravenna. Coi pesci ho iniziato per gioco nell’acquario nella casa dei miei genitori, in pieno centro a Cesena. Il naturale sbocco è stata la creazione di un laghetto nella corte interna, era diventato il centro attrattivo della casa. Finita l’Università, mi sono specializzato studiando da solo sui testi in inglese. Non mi interessava appena un allevamento per produrre un sacco di pesci, volevo utilizzare gli stessi criteri di selezione dei produttori giapponesi”. E’ dovuto anche andare in Giappone? “No, mai stato. Non è necessario, tanto i segreti mica te li dicono. Si impara studiando e provando ad allevare. Le basi scientifiche acquisite in anni di studio sono fondamentali. Ancora adesso, non c’è una settimana che non abbia qualcosa da studiare”. Il grande passo, l’apertura della Koi Farm, quando è avvenuto? “Circa otto anni fa. Ho comprato questa casa dove adesso vivo quando era un rudere, al posto del giardino c’era una selva di rovi, invece del laghetto un ecomostro, un campo da tennis in asfalto rosso. Mi sono scontrato con la burocrazia per avviare l’attività, ho chiesto permessi come se dovessi costruire la diga di Assuan”. Quali sono le carpe koi che alleva? “Ho una trentina di grandi riproduttori. Le mie specialità sono le Asagi e le Shusui, quindi le Goshiki e diverse altre”. Quanto costano i suoi pesci? “Ci si può avvicinare a quest’hobby con poche decine di euro per ogni pesce, fino ai collezionisti che ne spendono anche diverse migliaia per gli esemplari più grandi e pregiati”. E quanto sono grandi i suoi pesci? “Le carpe koi possono pesare fino a 20-25 chilogrammi e raggiungere un metro di lunghezza. Io ne ho una da 17 chili per 87 centimetri”. Oltre all’allevamento, si occupa anche di altro? “Faccio anche consulenza nel campo dell’acquariologia hobbistica, del risanamento degli ambienti acquatici, della salute della loro componente biotica, della progettazione, costruzione e mantenimento di laghetti ornamentali”. E’ diventato un punto di riferimento nel settore. “In Italia sono l’unico ad allevare carpe koi seguendo i criteri giapponesi. Altri miei clienti tra Milano, Parma e Assisi stanno avviando, con il mio aiuto, esperienze simili. L’estate scorsa ho tenuto un corso, e dopo giugno farò altre due giornate qui nella mia Koi Farm. Vorrei anche scrivere un libro sulla gestione del laghetto e la diagnostica delle malattie delle carpe”. Cosa è cambiato da quando ha iniziato lei? “All’inizio per trovare riproduttori grossi di qualità impiegavo anche fino a 7 anni, facendoli arrivare dal Giap- pone. Bisogna acquistarli quando sono medio piccoli, poi vedere come crescono. Perché acquistarli grandi è impossibile, i giapponesi non te li vendono e potrebbero anche costare fino a 100mila euro. Adesso ho i miei riproduttori”. Ovviamente questi non sono pesci che si mangiano... “Se uno vuole, li può mangiare, come può mangiare le carpe selvatiche. Ma sono pesci ornamentali, animali da compagnia, li puoi accarezzare, dargli da mangiare, giocare”. Domenica scorsa all’Italian Koi Show ha vinto qualche premio? “Ho vinto due importanti premi come migliore varietà con la Asagi e la Shusui, battendo pesci più grossi e nati in Giappone. Al di là della competizione, mi interessava avere a disposizione giudici Zna, della Zen Nippon Airinkai, come quelli che erano presenti, e avere da loro un giudizio specializzato e obiettivo sul lavoro che sto facendo”. Qual è è il suo cliente-tipo? “Non c’è un cliente-tipo. C’è il ragazzino che si avvicina al laghetto e viene portato qua dai genitori perché magari va a pescare, inizia ad appassionarsi Luca Ceredi Ha 40 anni e guida la Koi Farm di Borello dove alleva, unico in Italia con criteri giapponesi, fino a 600 esemplari di carpe koi alle koi e così pure mamma e papà. Acquista pesci piccoli che poi crescono e si affeziona. Oppure c’è il cliente di una certa età e con disponibilità di denaro che acquista pesci più grandi, così come l’hobbista medio. Da me vengono persone da tutta Italia, l’altro giorno c’era un mio cliente di Bolzano, ad esempio”. Giovanni Bucchi Genitori sul palco travestiti da Simba per far ridere i figli Bella festa di fine anno ai Mulini, per poco si sono invertiti i ruoli Festa di fine anno ben riuscita all’asilo dei Mulini. Una volta tanto sono stati i genitori a esibirsi davanti ai loro figli e a metterci la faccia. I bambini si sono messi buoni buoni a sedere sul prato e, dopo aver cantato la colonna sonora, si sono gustati lo spettacolo, tra l’altro particolarmente simpatico. I genitori hanno messo in scena, con tanto di abiti e maschere di gomma piuma, “Simba e il cerchio della vita”, con un Simba dall’accento non proprio romagnolo e uno Scar dal rug- gito apparentemente inoffensivo. Tutti bravissimi nel vestire panni non proriamente usuali. Come un conosciuto notaio di Cesena che ha interpretato il babbuino Rafiki con tanto di “sedere” color rosso, oppure un’avvocato del Foro di Forlì-Cesena vestita con un gran pelo da Sarabi, mamma di Simba. Su tutti la voce bellissima di Pumbaa, il facocero amico di Timon. Insomma è stato un musical di tutto rispetto dove i genitori non solo hanno fatto divertire i presenti, ma si sono divertiti mol- tissimo, mettendosi in gioco davanti a tutti e rivelando anche ai loro figli la parte più giocosa e infantile che, fortuntamente, non ha una scadenza e non si perde con gli anni. Una lezione anche per i più piccini, abituati a vedere i genitori vestire il ruolo più istituzionale. Poi buffet a gogo, con macchie di gelato sui vestiti e piatti di riso rovesciati. Tutto è tornato al suo posto: i bambini sono tornati a fare i bambini e i genitori, ahimè, i genitori... (e.b.)