Recenti acquisizioni sui rapporti tra indice di massa corporea e
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Recenti acquisizioni sui rapporti tra indice di massa corporea e
Oggi Vol. 100, N. 10, Ottobre 2009 Pagg. 447-450 Recenti acquisizioni sui rapporti tra indice di massa corporea e danno cardiovascolare: il “paradosso dell’obesità” Felicita Andreotti, Teresa Rio, Alberto Lavorgna, Giulio Coluzzi, Eleonora Santucci, Silvia Cecchetti, Faustino Pennestrì, Filippo Crea Riassunto. Tra i soggetti apparentemente sani l’eccesso ponderale aumenta la probabilità di un successivo evento cardiovascolare. Il sovrappeso si associa alla presenza di tessuto adiposo bianco, viscero-addominale, infiltrato da macrofagi, promotore di insulino-resistenza e meno differenziato rispetto al grasso bruno o sottocutaneo. Tra i pazienti con malattia cardiovascolare, per contro, i soggetti magri hanno una maggiore ricorrenza di eventi aterotrombotici rispetto a quelli più grassi (il cosiddeto «paradosso dell’obesità»). Rispetto ai pazienti cardiovasculopatici più grassi, quelli magri hanno, in media, un maggior carico di comorbilità; sviluppano più spesso complicanze emorragiche; infine, probabilmente, celano fattori patogenetici ancora sconosciuti»). e quindi difficilmente trattabili. Parole chiave. Eventi cardiovascolari, indice di massa corporea, “paradosso dell’obesità”, rischio cardiovascolare. Summary. Body mass index and cardiovascular events: the “obesity paradox”. Excessive body mass among healthy subjects carries an increased risk of subsequent cardiovascular events. Excess weight implies the presence of white, viscero-abdominal fat, that promotes insulin-resistance, is infiltrated by macrophages, and is less differentiated compared to subcutaneous or brown fat. Conversely, among patients with cardiovascular disease, slim patients have a greater risk of recurrent atherothrombotic events than fatter patients (“obesity paradox”). Lean patients with cardiovascular disease, on average, have more comorbidities and haemorrhagic complications than their heavier counteparts, and probably they conceal predisposing factors that are still unknown and therefore difficult to treat. Key words. Body mass index, cardiovascular events, cardiovascular risk, “obesity paradox”. Introduzione L’indice di massa corporea (IMC, i.e.: peso/altezza2 ) è uno strumento semplice per misurare il grado di adiposità di un individuo. Studi prospettici condotti in soggetti inizialmente sani di entrambi i sessi hanno mostrato una relazione diretta tra la quantità di tessuto adiposo, valutata come IMC, e il numero di eventi cardiovascolari maggiori (quali infarto miocardico e morte) nel corso degli anni successivi1-4. Dopo aggiustamento per età, fumo, consumo di alcool e attività fisica, e rispetto a un IMC di riferimento <25 kg/m2, il rischio relativo di morire aumentava da 1.,2 volte per i soggetti che all’inizio del follow-up erano sovrappeso (IMC 25-29,9 kg/m2) fino a 3,8 volte per i soggetti che all’inizio del periodo di osservazione erano superobesi2 (IMC ≥40 kg/m2). Oltre all’IMC, esistono altri indici antropometrici mirati più specificatamente a valutare l’entità del grasso addominale, quali il giro-vita o il rapporto tra circonferenza vita e circonferenza fianchi. Benché questi ultimi possano fornire informazioni aggiuntive rispetto all’IMC5, una recente meta-analisi relativa a 900.000 adulti inizialmente sani, di entrambi i sessi e seguiti per anni ha stabilito: 1) il valore dell’IMC quale forte predittore indipendente di mortalità totale; 2) una relazione curvilinea tra IMC e mortalità totale, dove IMC bassi risultano associati ad aumentato rischio di morte da patologie polmonari fumo-correlate e IMC elevati ad aumentati tassi di morte da patologie cardiovascolari 4. Istituto di Cardiologia, Dipartimento di Medicina Cardiovascolare, Policlinico Universitario A. Gemelli, Roma. Pervenuto il 9 giugno 2009. 448 Recenti Progressi in Medicina, 100, 10, 2009 La frequente associazione tra obesità e diabete mellito, vita sedentaria, ipertensione arteriosa e dislipidemia, potrebbe essere sufficiente a spiegare l’aumentato rischio cardiovascolare legato all’eccesso ponderale, in quanto non sempre viene effettuata una “correzione” per queste variabili confondenti. Resta il fatto che la presenza di sovrappeso/obesità in soggetti inizialmente sani aumenta la probabilità di successivi eventi cardiovascolari1-5. più frequenti tra i pazienti magri9; ma, mentre è noto che i pazienti sottopeso, rispetto agli altri, sono più predisposti a gravi sanguinamenti9-12, è meno chiaro come questi stessi pazienti magri vengano colpiti maggiormente da nuovi eventi aterotrombotici6,9. Il tessuto adiposo è davvero dannoso per l’apparato cardiovascolare? Il tessuto adiposo svolge un ruolo importante nello sviluppo di molti processi fisiopatologici croniIl “paradosso dell’obesità” ci, quali aterosclerosi, insulino-resistenza, infiammazione, ipertensione arteriosa e dislipidemia13. TaIn contrasto con le suddette osservazioni su sogli processi verrebbero favoriti dalla disfunzionalità getti apparentemente sani, tra i pazienti con madel grasso bianco viscero-addominale, infiltrato da lattia aterotrombotica6,7 o con molteplici fattori di macrofagi e secernente citochine infiammatorie, come tumor necrosis factor-α (TNF-α) e interleuchirischio cardiovascolare8 si è osservato il contrario, configurando il cosiddetto «paradosso dell’obesità»1. na-613,14. Il TNF-α disaccoppia il complesso insuliIl paradosso consiste nel fatto che i pana/recettore dalla relativa cascata di segnali intrazienti magri hanno una prognosi peggiore, cellulari, bloccando i substrati 1 e 2 del recettore per mentre i pazienti in sovrappeso/obesi hanno l’insulina, con conseguente sviluppo di insulino-reuna prognosi più favorevole, rispetto ai pasistenza (figura 1 alla pagina a fronte)15,16. 6-8 zienti normopeso . Recentemente, è riemerso il concetto che esistoPer esempio, tra 22.576 pazienti con cardiopano almeno due tipi di grasso: da un lato, il grastia ischemica stabile e ipertensione arteriosa, quelso bruno, di origine mesodermica para-assiale li sottopeso (IMC <20 kg/m2) rispetto a quelli nor(origine, peraltro, comune al miocita), presente non mopeso (IMC 20-24,9 kg/m2) presentavano un risolo nel neonato ma anche nell’adulto, con distrischio 1,5 volte maggiore di morte, infarto miocarbuzione interscapolare e perirenale, caratterizzato dico non fatale ed ictus non fatale nell’arco dei sucdall’espressione del fattore di trascrizione Myf5 ducessivi 3 anni6. Tale aumento del rischio di eventi rante la differenziazione18. Dall’altro, il grasso era simile a quello determinato, nella stessa popobianco, di origine mesodermica laterale, prevalazione, da un incremento lente nell’adulto, con didi età di 10 anni6. In un’alstribuzione soprattutto tra analisi rivolta a 1.676 addominale, meno diffe1) Il tessuto adiposo è davvero dannoso per pazienti consecutivi affetti renziato, che non esprime l’apparato cardiovascolare? 2) Perché, tra i da sindromi coronariche Myf5, caratterizzato da un pazienti cardiovasculopatici, quelli magri acute senza sopraslivellamaggiore potenziale inhanno una prognosi peggiore rispetto ai più mento del tratto ST, i pafiammatorio18,19. In partigrassi? zienti obesi e superobesi colare, gli adipociti peripresentavano durante i vascolari presenti nelle successivi 3 anni un riarterie coronarie umane schio di morte di 0,3 rispetto ai pazienti normopemostrerebbero una ridotta differenziazione e un’acso7. Entrambi questi studi eseguivano aggiustacresciuta espressione di mediatori infiammatori rispetto agli adipociti sottocutanei e perirenali19. menti per età, altri fattori di rischio cardiovascolare, estensione della coronaropatia, frazione di Al di là della produzione di sostanze proinfiameiezione ventricolare sinistra, pregressi ictus o atmatorie, tuttavia, è da ascrivere al tessuto adipotacchi ischemici transitori, scompenso cardiaco, teso anche quella di citochine antiinfiammatorie, rapia medica e insufficienza renale6,7. quali l’adiponectina, con effetti insulino-sensibilizzanti, che potrebbe ritardare lo sviluppo di ateroUn’ulteriore recente analisi ha considerato circa 15.000 pazienti stabili con (o ad alto rischio di) masclerosi e caratterizzare un grasso fenotipicamenlattia coronarica, cerebrale o arteriopatia periferica, te “sano”17 (figura 1). randomizzati a ricevere aspirina + placebo o aspirina + clopidogrel e seguiti per oltre 2 anni. Dopo aggiustamento per età, sesso, fumo, presenza di diabete, L’eccesso di tessuto adiposo, infine, pur aunefropatia diabetica, ipertensione, ipercolesterolemia mentando da un lato la probabilità di svie uso di diuretici, lo studio descrive ancora una volta luppare aterotrombosi tra soggetti inizialmente la paradossale relazione inversa tra IMC e rischio di sani, dall’altro, potrebbe espletare effetti promorte, tra IMC ed eventi cardiovascolari maggiori tettivi nell’ambito di una patologia in atto, sup(morte, infarto miocardico non fatale, ed ictus non faportando l’aforisma “survival of the fattest”(*). tale) e tra IMC e sanguinamenti maggiori, indipendentemente dal braccio di randomizzazione9. Quest’ultima analisi evidenzia come i successivi eventi (*) “Sopravvivenza dei più grassi”: variazione dell’aforisma aterotrombotici ed i sanguinamenti maggiori siano darwiniano “survival of the fittest”. F. Andreotti et al.: Indice di massa corporea e danno cardiovascolare: “il paradosso dell’obesità” Grasso disfunzionale Grasso sano AGL INSULINA TNF--α TNFR-1 JNK I R S IKK ADIPONECTINA ADIPOR 1/2 I R S AMPK PPAR-α/γ / PI3K/Akt NFkB Ossidazione di AGL GENI INFIAMMATORI GRASSO INFILTRATO DA MACROFAGI 449 “INTAKE” DI GLUCOSIO GENI REGOLATORI DEL METABOLISMO LIPIDICO Possibili difese fornite dall’adipe in situazioni di stress includono compensi di tipo rigenerativo9, metabolico9 o emodinamico6 e la reversibilità verso un fenotipo sano. Un processo che ricorda l’angina preinfartuale, la quale costituisce un campanello d’allarme per possibili complicanze trombotiche, ma è anche protettiva – attraverso il precondizionamento ischemico – per il miocardio sottoposto a ischemia protratta1. Perché, tra i pazienti cardiovasculopatici, quelli magri hanno una prognosi peggiore rispetto ai più grassi? I pazienti con malattia aterotrombotica sprovvisti di tessuto adiposo potrebbero configurare un gruppo particolarmente a rischio di morte o di ricorrenza di eventi aterotrombotici, rispetto ai pazienti più grassi. Perché? Perché lo sviluppo della malattia in assenza di una causa ovvia (quale l’obesità o altro fattore di rischio) presumibilmente nasconde fattori patogenetici di rilevanza analoga o maggiore, rispetto al sovrappeso, non ben identificati e quindi non adeguatamente trattati. Figura 1. Il tessuto adiposo può svolgere azione pro- o anti-infiammatoria. Sul versante infiammatorio gli acidi grassi liberi (AGL), tramite il TNF-α, attivano geni dell’infiammazione. L’azione anti-infiammatoria dipende principalmente dall’adiponectina che, attraverso l’AMPK, determina insulinosensibilità, ossidazione di AGL, ed espressione di geni regolatori del metabolismo lipidico. ADIPOR = adiponectin receptor; AGL = acidi grassi liberi; AMPK = AMP-activated protein kinase; IKK = inhibitor-kappaB kinase; IRS = insulin receptor substrate; JNK = c-JUN N-terminal kinase; NF-kB = nuclear factor kappa B; PI3K = phosphatidylinositol 3-kinase; PPAR = peroxisome proliferator-activated receptor; TNF = tumor necrosis factor; TNFR = tumor necrosis factor-α receptor. Diversi studi mostrano in effetti come i pazienti cardiovasculopatici magri, paragonati a quelli grassi, abbiano più spesso pregressi ictus9, pregressi attacchi ischemici transitori9, malattie vascolari periferiche9, e disfunzione renale11. Non sarebbe questo il primo esempio che illustra una prognosi peggiore quando una malattia colpisce in assenza di un chiaro fattore di rischio: lo sviluppo di tromboembolismo venoso, per esempio, comporta maggior rischio di ricorrenze tromboemboliche in assenza, piuttosto che in presenza, di evidenti fattori predisponenti; l’aumentato rischio di ricorrenze non raramente viene attribuito a una trombofilia genetica precedentemente ignorata20. Ancora, le donne affette da cardiovasculopatia, nonostante la protezione insita nell’appartenenza al sesso femminile21, hanno una prognosi peggiore rispetto ai pazienti di sesso maschile poiché, in media, sono 10 anni più anziane e hanno un carico più elevato di comorbilità21. I pazienti sottopeso, infine, più spesso dei pazienti normopeso o in sovrappeso, ricevono trattamenti incompleti in termini di terapia betabloccante o antitrombotica e di rivascolarizzazione percutanea o chirurgica12. Come già detto, i pazienti magri hanno un maggior rischio di sanguinamenti gravi durante interventi o terapie farmacologiche9-12 e anche questo concorre a influenzare negativamente la prognosi22. 450 Recenti Progressi in Medicina, 100, 10, 2009 Conclusioni 1. L’eccesso ponderale è un importante predittore di eventi cardiovascolari avversi tra soggetti inizialmente sani1-5, specie quando processi infiammatori fanno virare il tessuto adiposo verso un fenotipo disfunzionale13,14. 2. Sviluppata la malattia aterotrombotica, tuttavia, i pazienti sottopeso hanno un maggior rischio di eventi avversi rispetto ai pazienti più grassi («paradosso dell’obesità»). Il paradosso può essere spiegato dal fatto che i soggetti magri che si ammalano di malattie aterotrombotiche nascondono condizioni predisponenti ancora non del tutto riconosciute; sono più predisposti a complicanze emorragiche, e ricevono trattamenti meno completi rispetto ai pazienti di peso normale o eccessivo. 3. Nel contesto della malattia aterotrombotica, infine, è possibile che il tessuto adiposo espleti alcune funzioni cardiovasculoprotettive. Bibliografia 1. Andreotti F, Rio T, Lavorgna A. Body mass and cardiovascular risk: understanding the obesity paradox. Eur Heart J 2009; 30: 752-4. 2. Adams KF, Schatzkin A, Harris TB, Kipnis V, Mouw T, Ballard-Barbash R et al. Overweight, obesity, and mortality in a large prospective cohort of persons 50 to 71 years old. N Engl J Med 2006; 355: 763-78. 3. Pischon T, Boeing H, Hoffmann K, Bergmann M, Schulze MB, Overvad K, et al. General and abdominal adiposity and risk of death in Europe. N Engl J Med 2008; 359: 2105-20. 4. Prospective Studies Collaboration; Whitlock G, Lewington S, Sherliker P, Clarke R, Emberson J, Halsey J, et al. Body-mass index and cause-specific mortality in 900 000 adults: collaborative analyses of 57 prospective studies. Lancet 2009; 373: 1083-96. 5. Canoy D, Boekholdt SM, Wareham N, Luben R, Welch A, Bingham S, et al. 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