settembre musica

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settembre musica
Città di Torino
Assessorato per la Cultura
SETTEMBRE
MUSICA
giovedì 3 settembre, ore 16
Piccolo Regio
Massimiliano Damerini
p ia n o fo r te
M assim iliano Damerini ha compiuto gli studi musicali a Ge­
nova, sua città natale, sotto la guida di Alfredo They e Martha
Del Vecchio, diplomandosi in pianoforte e composizione. Da
anni impegnato in un ’intensa attività concertistica, ha collaborato
con complessi quali la London Philharmonic Orchestra, la BBC
Symphony Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia, le sinfoniche di Budapest, della Radio Olande­
se, di Stoccarda, di Colonia e della RAI, prendendo inoltre parte
a registrazioni per radio e televisioni di varie nazioni europee e
statunitensi. Ospite regolare di manifestazioni di livello inter­
nazionale quali il Maggio Musicale Fiorentino, la Biennale di
Venezia, l’Holland Festival e il Rossini Opera Festival, ha al
proprio attivo l ’esecuzione in prima mondiale di oltre 200
opere, molte delle quali a lui dedicate da compositori quali, tra
gli altri, Claudio Ambrosini, Marco Di Bari, Franco Donatoni,
Salvatore Sciarrino e Fabio Vacchi.
Aleksandr Kostantinovic Glazunov
(1865-1936)
Sonata in si bemolle minore op. 74
A l le g r e t to
A n d a n te
F in a le . A l le g r o s c h e r z a n d o
Grande Walzer da concerto
in mi bemolle maggiore op. 41
Aleksander Skrjabin
(1871-1915)
Walzer in la bemolle maggiore op. 38
Sonata n. 3 in fa diesis minore op. 23
D r a m á tic o
A l le g r e t to
A n d a n te
P r e s to con fu o c o ; m en o m o sso
Aleksandr Kostantinovic Glazunov
Sonata in si bemolle minore op. 74
Anche se la sua produzione musicale si estende fino al 1935
l’espressione artistica più significativa di Glazunov resta spiri­
tualmente legata al tardo romanticismo e alla predilezione per
le ampiezze formali. L’attenzione al colore strumentale e la
spinta verso il monumentalismo portano l’attenzione a concen­
trarsi sulle opere sinfoniche in cui confluiscono sia le influenze
della scuola russa di Rimskij-Korsakov sia le tendenze occiden­
talizzanti facenti capo a Cajkovskij. Se è vero che le realizzazio­
ni pianistiche occupano spazi più dimessi nell’economia pro­
duttiva del “Brahms russo”, (Nove S in fo n ie e soltanto due S o ­
n a te ) risulta altrettanto evidente il gusto per la bellezza melo­
dica, la ricchezza armonica e la preponderante carica di pathos.
Le S o n a te n. 1 e n. 2, unici esempi del genere che Glazunov
portò a compimento nel 1901 poco prima della sua S e ttim a
S in fo n ia (Pastorale), riscontrarono il favore di Strawinsky che
ne raccoglierà lo spirito nella sua S o n a ta in f a d i e s i s m in o r e del
1903. Pervasa da un romanticismo passionale che verrà meno
nella S e c o n d a S o n a ta rendendo le due composizioni quasi
complementari, la S o n a ta n. I esordisce con una sinuosa figu­
razione alla mano destra che circolerà per tutto il primo Tempo
( A l le g r e t to ). La forte passionalità si carica talvolta di accenti
drammatici come nella modulazione al lontano Re maggiore o
si effonde nella liricità del dolcissimo secondo tema. La strut­
tura occidentalizzante della forma-sonata viene qui amplificata
da un ulteriore appassionato sviluppo sfociante in una tranquilla
coda conclusiva. L ’A n d a n te in fa diesis maggiore, procede
secondo una struttura ABA in cui viene utilizzata anche la
forma tradizionale della variazione e in cui si risente la figu­
razione sinuosa del primo movimento. Il travolgente F in a le
basa il suo carattere danzante di richiami nazionalistici su un
costante magnetismo ritmico poggiante sugli accenti deboli
della battuta e sulle continue trasformazioni dei due temi cui si
aggiungono gli echi del primo movimento. Sulla scia dei com­
positori russi aperti alle influenze occidentalizzanti, Glàzunov
prolunga le appendici di una forma che ha ormai dato i suoi frutti
migliori.
Grande Walzer da concerto in mi bemolle maggiore op. 41
Lo spiccato interesse di Glazunov per la danza traspare con
evidenza nella quasi totalità della sua produzione dalla P r im a
S in fo n ia risalente al
1881 fino al C o n c e r to p e r S a s s o fo n o del 1935
passando per i due V a ls e d e c o n c e r t o p . 4 7 e o p . 5 1 , le S c è n e s
d e b a l l e t o p . 5 2 e la S c è n e d a n s a n te o p . 8 1 . Nel G r a n d e W a lz e r
d a c o n c e r to in m i b e m o lle m a g g io r e o p . 4 1 per pianoforte,
l’esordio annunciato in sordina di carattere amabile e leggero e
le graziose figurazioni senza pretese rimandano ad uno stile
ispirato alla musica d a s a lo n che si carica tuttavia in una pro­
gressione crescente di accenti drammatici e virtuosistici legati
alla passionalità romantica. Veloci figurazioni cadenzanti ri­
portano la giovialità del tema d’esordio ben presto trasfigurato
in variazioni sempre più virtuosistiche culminanti in due sonori
accordi conclusivi. La brevità e il carattere estroverso della
pagina condensano gli aspetti tradizionali legati alla borghesia
della Vienna Biedermeier cui è legata la repentina diffusione
del Walzer alieno dai composti passi della danza di corte e più
vicino ai volteggi delle danze popolari. Il titolo pretenzioso
intende riallacciarsi al filone dei walzer stilizzati da concerto i
cui capolavori erano usciti dalle mani di Chopin, Liszt e Brahms
senza rinunciare nella sostanza a quella grandiosità magnilo­
quente che aveva permeato tanta parte delle sue opere. E
evidente nel G r a n d e W a lz e r la formazione eclettica di Glazunov che, distintosi in patria nell ’ambito del balletto con R a jm o n d a
e L e q u a ttr o s ta g io n i, non disdegna di calarsi nelle squisitezze
mondane della musica occidentale che aveva avuto modo di
ascoltare sin dal 1884 quando a Weimar aveva ricevuto gli elogi
del vecchio Liszt per la sua P r im a S in fo n ia .
Aleksander Skrjabin
Walzer in la bemolle maggiore op. 38
Skrjabin compose il primo Walzer a tredici anni dando l’avvio
ad una ricchissima produzione pianistica che nasce sotto l ’egida
di Chopin e Liszt. Del primo eredita soprattutto la predilezione
per le piccole forme: walzer, mazurke, preludi, studi, improvvi­
si che condensano le nuove suggestioni emotive giunte da poco
ai poeti russi dalla lettura in traduzione di Baudelaire e Mallar­
mé. Il W a lz e r o p . 3 8 fu composto nel 1903 ed edito l’anno
successivo in un periodo segnato da significative trasformazio­
ni nella vita come nell ’arte. Il 1903 è infatti 1’anno della S o n a ta
n. 4 per pianoforte corredata di un poemetto in prosa teso ad
asprimere “la corsa dell’uomo verso la sua stella, simbolo di
felicità” che suscitò l’ammirazione di Glazunov e Neuhaus.
L’anno seguente Skrjabin lascia la cattedra di pianoforte al
Conservatorio di Mosca e soggiorna a lungo sulla Riviera
Ligure maturando la sua nuova estetica musicale. Nella vastis­
sima letteratura pianistica legata alla danza che ebbe come poli
espressivi prima Vienna e in seguito Parigi, il W a lz e r o p . 3 8 si
pone dunque con la sua personale originalità per nulla assimi­
labile ai modelli creati da Schubert. La dolcezza cantabile
dell’esordio diviene infatti essenziale e rarefatta. Le veloci
cascate di note giocate sugli acuti, le dissonanze accennate, le
ampiezze sonore subito stemperate, le sospensioni improvvise,
gli accordi arpeggiati creano impalpabili atmosfere di mondi
ormai lontani che si assopiscono in sordina negli aerei abbelli­
menti finali. Nulla si nota della corporeità lisztiana (si pensi alla
trascrizione del walzer dal F a u s t di Gounod o al celeberrimo
Mephisto Walzer) o dei legami coreutici di Cajkovskij {Il
w a l z e r d e i f i o r i ) le allusioni si fanno discrete lasciandosi alle
spalle la tradizione dei Walzer del 1885-86 e preludendo al
Q u a s i - v a l s e o p . 4 7 del 1905.
Sonata n. 3 in fa diesis minore op. 23
Skrjabin compone la T e r z a S o n a ta nel 1897, anno in cui sposa
la pianista Vera Ivanovna Isakovic dalla quale avrà quattro figli
e in cui porta a compimento il C o n c e r to p e r p ia n o f o r te e
o r c h e s t r a o p . 2 0 . Proprio attraverso l’analisi delle dieci S o n a te
pianistiche è possibile ripercorrere la sua evoluzione musicale
e filosofica che, partendo dall’eredità dell’Ottocento chopiniano, si lascia permeare da un misticismo che diviene sempre più
intenso dopo la partecipazione al Secondo Congresso Filosofico Intemazionale di Ginevra del 1904. L’impeto passionale
della T e r z a S o n a ta risente ancora dell’influenza lisztiana e
chopiniana dipanandosi in un ambito ancora completamente
romantico pur con qualche presagio del futuro “Poema del­
l’estasi”. Secondo un uso abituale, Skrjabin sente l’esigenza di
affiancare alla pagina musicale una lettura verbale-guida per
l’ascoltatore, testimone in questo caso, di una lotta dell’anima
contro gli elementi, della sua momentanea, estatica vittoria e
della repentina ricaduta nel nulla. La S o n a ta riporta infatti il
sottotitolo “Etat d ’ame” e, dice Skrjabin, i quattro movimenti
rappresentano il successivo svolgersi delle sue forme. Nel
primo Tempo D r a m á t i c o , “L’anima libera e indomita s’immer­
ge appassionatamente in un abisso di sofferenze e conflittuali­
tà” rieyocato, dopo il pacato esordio, da grumi accordali e isolati
canti dolcissimi, dissonanze e marcati contrasti sonori che si
dissolvono sulla figura ritmica iniziale. Nel secondo A l le g r e t to ,
“L’anima, stanca di soffrire trova un illusorio quanto transitorio
momento di sollievo” dominato dalla figurazione ritmica
d’esordio e dalla grazia cantabile della sezione centrale. La
dolcezza appagante del terzo movimento Andante, incrinata
soltanto dall’episodio “doloroso”, immagina l’anima fluttuante
“in un tenero, malinconico mare di sentimenti” che sfocia
direttamente nell’esuberante Finale (Presto con fuoco) in cui
“gli elementi si scatenano. L’anima lotta nel loro vortice di
furia... Quando tutto è in suo potere, cade, accasciata, precipi­
tando in un nuova abisso di annichilimento” chiuso in “f f ' sul
ritmo puntato. E' proprio in questa Sonata, eseguita integral­
mente soltanto il 23 novembre 1900 da Vsevolod Buyukly a
Mosca che Skrjabin, dice Sabaneyer, mostra il suo vero volto
esprimendo tutto ciò che sino ad allora era affiorato soltanto allo
stato embrionale.
Aurora Blardone
leggere di musica
Situazione Glazunov preoccupante per il lettore sprovvisto di competenze
linguistiche russe; delle due monografie apparse in Occidente la prima (1) è
vecchia di quasi quarant’anni; l’altra (2), recentemente tradotta dal russo (in
tedesco: Dank dir, DDRl), ne ha solo dieci di meno. Ganina biografa (3) e
curatrice di lettere e scritti (4) per chi ha confidenza con l’alfabeto cirillico;
D E U M M (5)per gli italofoni esclusivi. Skrjabin: l’unico libro in italiano è la
tesi di laurea di uno studente di vaglia (6); tre sole pagine, ma verificare
quanto preziose, dedica Stuckenschmidt all’accordo del P r o m e te o nel suo
storico manuale (7, capitolo secondo). Mano adesso ai dizionari. In Bowers
(8) si trovano, oltre a tutto quel poco che di un autore complesso come Skrjabin
si può riuscire a sapere, due capitoli dedicati alla recezione, in Occidente e in
Unione Sovietica rispettivamente. Nella rassegna stampa proposta dall'auto­
re il libro di Hull (9, uscito nel 1920 in prima ristampa, sorprendente per
l’originalità del percorso esegetico) viene definito «il breviario di un adepto» :
Hull può a buon diritto venir considerato infatti il capofila degli “skrjabinisti", esegeti allineati per il lettore moderno dai numeri speciali di una rivista
non nuova a imprese simili (10). In Kelkel ( l i ) un tentativo di lettura a tre
diversi livelli dell’opera skrjabiniana; Baker (12) impegnato in un'analisi di
scuolafortiana, la Dernowa (13) nello scandagliamento dell’armonia. Testi­
monianze vive dalla voce di due diversissimi Boris: de Schloezer (14), che di
Skrjabin fu anche cognato, e il grande Pasternàk (15).
Alberto Rizzuti
(1 ) H . G Ù N T H E R , Alexandr Glazunov, B o n n , 1956.
(2 ) A .N . K R J U K O W , Alexander Konstantinowitsch Glasunow, B e rlin ,
V e rla g N e u e M u s ik , 1988.
v
(3 ) M . G A N IN A , Aleksandr Konstantinovic Glazunov, L e n in g ra d o , 1961.
(4 ) A .K . G L A Z U N O V , Scritti e lettere, a c u ra d i M . G a n in a , M o s c a , 1 958.
(5) W . S A N D E L E W S K I, v o c e Glazunov in DEUMM, L e B io g ra fie , v o i.
I li , T o r in o , U T E T , 1986.
(6 ) L . V E R D I, Aleksandr Skrjabin tra musica e filosofia, F ire n z e , P a s s ig li-D e S o n o , 1 991.
(7) H .H . S T U C K E N S C H M ID T , La musica moderna. Da Debussy agli
anni cinquanta, T o r in o , E in a u d i, 1981.
(8 ) F . B O W E R S , Scriabin: A Biography ofthe Russian Composer, 2 v o li.,
T o k io - P a lo A lto (C a i.) , K o d a n s h a In t. L td , 1 9 6 9 -7 0 .
(9 ) A .E . H U L L , A Great Russian Tone-Poet. Scriabin, L o n d o n , K e g a n
P a u l, T r e n c h , T r u b n e r a n d C o . L td , 1920.
(1 0 ) A A .V V ., Skrjabin und die Skrjabinisten, S o n d e rb a n d e « M u s ik K o n z e p te » , h rs g . v . H .- K M e tz g e r, 3 2 /3 3 u . 3 7 /3 8 , 1 9 8 3 -8 4 .
(11) M. K E L K E L , Alexandre Scriabine: sa vie, l’esotérisme et le langage
musical dans son oeuvre, P a ris , E d itio n s H o n o ré C h a m p io n , 1978.
(12) J.M. BAKER, The Music of Alexander Scriabin, N e w H a v e n (C o n n e c t.) a n d L o n d o n , Y a le U n iv e rs ity P re s s , 1986.
(13) W .P . D E R N O W A , Scriabin’s Harmony, A n n A rb o r, 1979 (e d iz . o rig .
L e n in g r a d o , 1961).
(14) B . D E S C H L O E Z E R , Alexandre Scriabine, P a ris , L ib ra rie d e s c in q
c o n tin e n ts , 1975 (e d iz . o rig . B e rlin o , 1923).
(15) B . PASTERNAK, Ich kannte Skrjabin, in « Melos» , 1959.
L a m a g g io r p arte delle p u b b lic a zio n i indicate p u ò essere c o n su ltata presso la C ivica
B ib lio te c a M u sic a le “ A n d re a D ella C o rte ” - V illa T e so riera - C o rso F rancia, 192.
Nell’intento di dare un contributo alla salvaguardia dell’ambiente, I program­
mi di sala di Settembre Musica vengono stampati su carta riciclata.