Wikileaks - Kalidoxa.com

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Wikileaks - Kalidoxa.com
Roberto Weitnauer
28 febbraio 2007
(2 pagine)
www.kalidoxa.com
Diritti riservati
- Wikileaks Un nuovo sito si propone di offrire al pubblico mondiale della Grande Rete informazioni
politiche, governative, diplomatiche non solo esclusive, ma persino considerate riservate o
secretate. ‘Wikileaks’, questo il nome del servizio su Internet, si alimenta di un archivio
arricchito dai contributi provenienti da volontari in possesso di documenti usciti dal loro
abituale ambiente protetto.
Tra i milioni di siti cui possiamo accedere col nostro computer c’è una categoria di
servizi che non avrebbe potuto svilupparsi senza l’infrastruttura stessa di Internet. Si tratta
dei centri d’informazione realizzati col supporto dei naviganti di tutto il mondo. Un caso
noto è Wikipedia, l’enciclopedia libera on line che nella versione inglese conta ormai 1,7
milioni di pagine tematiche.
Sulla falsariga dello schema funzionale di Wikipedia è appena nato un sito che sta
suscitando scalpore e controversie: Wikileaks (www.wikileaks.org). Esso non avrà forse
una crescita altrettanto esplosiva, ma i contenuti previsti sono di certo scottanti. I server di
Wikileaks sono infatti deputati a rendere liberamente consultabili documenti classificati
come segreti da governi sparsi sull’intero globo terracqueo. È una cosa verosimile?
La circolazione di materiale proveniente da archivi riservati è un fenomeno raro ma
fisiologico in qualunque regime. Esso si deve a smarrimenti e fughe (‘leaks’ in inglese). In
passato il traffico subiva una canalizzazione per interessi di parte o finiva per esaurirsi,
non avendo eco sufficiente per giungere alla collettività. Mancava insomma un punto
d’incontro tra chi aveva l’informazione e chi la richiedeva. Gli ideatori di Wikileaks hanno
inteso sfruttare il web per incrociare offerta e domanda in una piazza sulla quale si affaccia
la finestra di ognuno di noi. Fin qui il ragionamento fila.
Oltre a raccogliere documenti riservati, il sito accetta dalle gole profonde denunce
politiche e sociali. Ovunque ci si trovi, bastano un paio di clic anonimi per rendere edotti
tutti delle malefatte perpetrate da governi o multinazionali. L’attendibilità delle informazioni
è controllata da un forum attento e frequentato da varie comunità. Per esempio, un
documento falso fatto circolare appositamente da Pechino verrebbe immancabilmente
sottoposto all’analisi critica dei dissidenti cinesi. E anche qui il discorso, con qualche
riserva, sta in piedi.
Wikileaks prende di mira soprattutto i regimi asiatici e mediorientali, il blocco russo e
l’Africa sub-sahariana. Non mancano attese nei confronti delle magagne occidentali. Qui
sorgono i primi dubbi. Tutta questa nobiltà d’intenti nasce da un progetto Usa, a lungo
tenuto nell’ombra, ma i cui fondatori sono uno strano mix di esuli cinesi, di matematici e
tecnici di piccole società dell’information technology sparse per il mondo.
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Per motivi di sicurezza mancano sul sito le coordinate editoriali e lo staff è tenuto
segreto. E qui piombano altre polemiche. Alcuni si chiedono se dopotutto sussista qualche
attività redazionale o se Wikileaks dipenda solo dall’intelligenza collettiva di chi collabora
da remoto, il che assicurerebbe la dinamicità dello scambio informativo, ma non
impedirebbe una valanga d’intrusioni indebite. Esperti di sicurezza hanno inoltre sollevato
riserve sulla presunta non tracciabilità dei contributi, spiegando che i sistemi di privacy
usati da Wikileaks (Tor, Freenet e Pgp) non sono affatto a prova di bomba.
I professionisti dell’intelligence insistono d’altronde sul fatto che l’anonimità offre poche
garanzie, poiché le soffiate implicano una fiducia tra uomini che si conoscono bene; non
escludono perciò una truffa via Internet (fishing), considerato l’invito alle donazioni
pecuniarie. Wikileaks ha ribattuto, facendo sapere ai media che dispone di 1,2 milioni di
documenti provenienti da dissidenti o fonte anonima. Per il momento è visionabile on line
un solo report inerente la Somalia. Il sito è ancora in fase di test, ma ben operativo è il
servizio PayPal per i pagamenti via web. Staremo a vedere.
- Box Wiki -
Il sito Wikileaks, come la nota enciclopedia Wikipedia, funziona in base alla logica Wiki.
I sistemi telematici Wiki consentono a più collaboratori sparsi d’intervenire in tempo reale
su un sito web formato da un archivio di pagine d’ipertesto, ovvero pagine in cui un
termine usato in un certo argomento può rimandare con un link a un altro argomento.
Il software Wiki che gira sui server nei quali è depositato il sito permette d’intervenire da
postazione remota col solo uso di un browser. Tramite Internet Explorer o Firefox
chiunque può quindi concorrere alla crescita dell’archivio scottante di Wikileaks,
intrecciando commenti e documenti riservati.
Con un sistema Wiki ognuno dice la sua e nessuno ha l’ultima parola. Ciò presenta il
fianco a possibili abusi. Restringere l’accesso con dei login ad hoc limita le devianze,
mentre aprire l’operatività a più contribuenti favorisce il controllo reciproco. Si tratta di
trovare il giusto compromesso tra le due esigenze.
Wikipedia viene costruita giorno per giorno con tanto di note cronologiche e di
assunzioni di responsabilità, ma la sua natura libera non può garantire sempre per
l’assenza di vandalismi. Nondimeno, questo strumento è oggi largamente consultato.
Accorgimenti protettivi sono presi anche da Wikileaks, di fatto un sistema di “intelligence
collettivo”. In questo caso le informazioni sensibili sono però di altra natura. I motivi per
inquinare il sito sono molti di più.
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