Regolamento REACH Scenari di esposizione ‐ il caso dell

Transcript

Regolamento REACH Scenari di esposizione ‐ il caso dell
Regolamento
REACH
Scenari
di
esposizione
‐
il
caso
dell’acetone
Rimini,
5
novembre
2010
Sintesi
dell’intervento
del
Dr.
Bruno
Marchesini
‐
Azienda
USL
Bologna
Dalle
relazioni
presentate
emergono
alcune
criticità
che
richiedono
certamente
un
approfondimento.
La
prima
di
queste
è
quella
relativa
al
valore
di
riferimento
da
utilizzare
per
giudicare
la
conformità
del
livello
di
esposizione
delle
popolazioni
esposte
alla
noxia.
Per
il
regolamento
REACH
il
valore
di
riferimento
è
il
DNEL
(livello
derivato
di
non
effetto,
mentre
per
l’ambiente
di
lavoro
il
riferimento
è
il
valore
limite
di
esposizione
occupazionale
(OEL).
In
linea
di
principio
i
due
livelli
di
riferimento
stanno
alla
base
del
medesimo
obiettivo,
e
cioè
quello
di
salvaguardare
la
salute
delle
persone
esposte.
Tuttavia
l’ambito
in
cui
essi
vengono
derivati
è
differente,
in
ragione
del
fatto
il
primo
si
riferisce
alla
normativa
Reach
che
è
normativa
di
prodotto
(ed
ha
quindi
anche
l’obiettivo
della
libera
circolazione
delle
merci),
mentre
il
secondo
è
di
pertinenza
della
normativa
sociale.
Da
un
diverso
punto
di
partenza
ne
deriva
anche
la
differente
metodologia
di
calcolo,
oltre
che
una
diversa
composizione
del
pool
dei
valutatori
(1).
Nel
primo
caso
il
compito
è
attribuito
all’industria,
nel
secondo
si
tratta
invece
di
un
comitato
di
esperti
indipendenti
(SCOEL).
Inoltre,
al
fine
di
rendere
meno
soggettive
le
valutazioni
degli
esperti
dell’industria,
la
metodologia
di
derivazione
del
DNEL
è
più
rigida,
mentre
quella
degli
OEL
è
più
flessibile,
essendo
basata
sul
giudizio
di
persone
di
elevata
competenza
scientifica.
Questo
ha
portato
al
risultato
che
i
DNEL
sono
in
genere
più
bassi,
alcune
volte
più
di
un
ordine
di
grandezza,
dei
corrispondenti
OEL.
Nel
caso
in
esame
della
sostanza
acetone,
se
mettiamo
a
confronto
i
valori
di
riferimento
disponibili,
vediamo
che
per
la
tossicità
cronica
sistemica
il
DNEL
inal
è
pari
a
42
ppm,
mentre
l’OEL
vale
500
ppm;
per
la
tossicità
acuta
sistemica
il
DNEL
inal
è
pari
a
1200
ppm
(lo
SCOEL
aveva
proposto
un
corrispondente
valore
per
il
breve
termine
pari
a
1500
ppm).
Nel
caso
dell’esposizione
cronica
la
divergenza,
pari
a
circa
un
ordine
di
grandezza,
può
essere
facilmente
spiegata
attraverso
il
confronto
dei
fattori
di
correzione
applicati
(30
per
il
DNEL
rispetto
a
2
per
l’OEL).
Ma
se
andiamo
in
maggiore
profondità,
consultando
la
base
di
dati
utilizzata
nelle
due
valutazioni,
ci
accorgiamo
che
lo
studio
alla
base
della
derivazione
del
DNEL
è
effettivamente
basato
su
dati
di
esposizione
cronica(sub),
mentre
quello
per
la
derivazione
dell’OEL
si
basa
sostanzialmente
su
effetti
di
tipo
acuto,
considerandoli
protettivi
anche
per
l’esposizione
cronica
(lo
SCOEL
ha
ragionato
in
questi
termini
anche
per
gli
OEL
di
altri
solventi
per
i
quali
ha
ritenuto
che
gli
effetti
locali
indotti
sull’apparato
respiratorio
si
manifestino
a
concentrazioni
inferiori
rispetto
ad
effetti
di
tipo
sistemico).
Il
giudizio
sui
valori
di
riferimento
che
vengono
definiti
non
può
infine
prescindere
dalle
diversità
di
opinioni
sulla
natura
dell’effetto
avverso
e
dell’entità
dello
stesso.
In
ambito
professionale
(ma
un
analogo
ragionamento
si
potrebbe
fare
per
la
popolazione
generale)
saranno
quindi
presenti,
per
l’esposizione
inalatoria,
due
differenti
valori
di
riferimento.
Ciò
sarà
verosimilmente
causa
di
confusione,
di
difficoltà
e
di
incomprensioni
per
i
soggetti
che
hanno
un
ruolo
nella
gestione
della
sicurezza
in
ambiente
di
lavoro.
Il
regolamento
Reach,
in
relazione
al
giudizio
sulla
conformità
dell’esposizione,
consente
anche
l’utilizzazione
del
valore
dell’OEL
al
posto
del
DNEL,
a
certe
condizioni
(che
la
durata
e
la
via
di
esposizione
siano
la
stessa
e
che
non
sia
disponibile
altra
informazione
scientifica
più
recente
che
potrebbe
portare
ad
un
valore
differente).
Nel
caso
in
esame,
l’uso
dell’OEL
al
posto
del
DNEL
non
appare
tuttavia
giustificato,
essendo
diversa
la
base
di
dati
utilizzata
per
le
due
valutazioni.
Vero
è
che
il
Regolamento
Reach
lascia
comunque
margine
di
applicare
valori
di
correzione
“non
di
default”,
sulla
base
di
specifiche
evidenze
scientifiche
(cosa
che
non
appare
essere
stata
presa
in
considerazione
nello
studio
sulla
derivazione
del
DNEL).
In
ogni
caso
si
ritiene
che
ogni
scelta
che
porti
a
deviare
dalle
condizioni
applicative
contenute
nelle
norme
debba
essere
adeguatamente
giustificata.
Il
secondo
aspetto
delle
presentazioni
che
merita
attenzione
è
quello
che
l’utilizzo
di
un
modello
di
stima
dell’esposizione,
unitamente
alla
scelta
di
un
determinato
valore
di
riferimento,
abbia
portato
alla
conclusione
di
giudicare
conforme
un’esposizione
per
la
quale
non
sono
adottate
misure
generali
di
tutela.
Un
risultato
di
questo
genere
è
certamente
in
contraddizione
con
le
norme
vigenti
(Allegato
IV
D.Ls.81/08)
ma
anche
con
l’esperienza
professionale
di
chi
opera
negli
ambienti
di
lavoro;
è
infatti
possibile
giudicare
conforme
una
esposizione
derivante
da
spruzzatura
industriale
di
un
preparato
(con
acetone
5
‐
25
%)
per
più
di
4
ore
in
ambiente
interno?
L’aver
utilizzato
l’OEL
al
posto
del
DNEL,
l’aver
impiegato
un
solo
modello
(ECETOC
TRA,
che
tra
i
vari
punti
di
debolezza
ha
quello
di
non
pesare
la
quantità
utilizzata),
sono
tra
i
possibili
punti
da
indagare
per
cercare
di
spiegare
questa
discrepanza.
(1)
F.
Kalberlah.
Harmonizing
OELs
and
DNELs
at
European
Level‐a
position
paper
reflecting
the
results
at
the
OEL‐conference
in
Dortmund.
In
“Occupational
Limit
Values
for
Hazardous
Substances‐
Healthy
working
conditions
in
a
global
economy”
Dortmund,
Germany,
7‐8
May
2007.