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8 Cheyletiellosi PRESENTAZIONE INIZIALE Prurito, papule e desquamazione. INTRODUZIONE La cheyletiellosi è una malattia parassitaria comune che colpisce cani, gatti e conigli. È causata dagli acari del genere Cheyletiella spp. che inducono una sintomatologia cutanea pruriginosa, papulare e variabilmente desquamativa, localizzata prevalentemente sulla regione dorsale del tronco, sebbene il prurito possa essere generalizzato. Come in tutte le malattie parassitarie, la dimostrazione dell’acaro conferma la diagnosi; tuttavia, poiché in circa la metà dei casi questo non è possibile, è necessaria una prova terapeutica per dimostrare il ruolo degli ectoparassiti. QUADRO CLINICO DEL CASO Un cane meticcio, femmina, castrata, di 3 anni viene presentato con desquamazione dorsale e prurito. ANAMNESI DEL CASO La cagna era stata acquistata da cucciola, era sottoposta a una regolare profilassi vaccinale e veniva regolarmente sverminata ogni anno. La sua dieta consisteva in cibo secco commerciale a base di pollo e riso, con l’aggiunta di avanzi occasionali, biscotti e bastoncini per cani. Nel corso dell’anno precedente era stata notata l’insorgenza progressiva di prurito dorsale, inizialmente lieve, poi con desquamazione sempre più grave. I sintomi non avevano un andamento stagionale. Altri elementi importanti per l’anamnesi erano i seguenti: ● La cagna era stata trattata in maniera discontinua con un preparato spot-on a base di permetrina. ● Non erano presenti altri animali nell’abitazione. ● La proprietaria riportava che l’anno precedente lei stessa aveva sviluppato eruzioni papulari pruriginose sugli avambracci (Figura 8.1). L’episodio era stato attribuito allo stress di un trasloco. ● La cagna aveva libero accesso alla casa e dormiva in un cestino nella camera da letto della proprietaria. ● La cagna veniva portata a spasso nei campi circostanti ove viveva una numerosa colonia di conigli. ● Con l’uso di cortisonici deposito era stata ottenuta una parziale riduzione del prurito, ma la desquamazione era rimasta invariata. Figura 8.1 Lesioni papulari provocate dai morsi degli acari di Cheyletiella spp. sugli avambracci della proprietaria. 8 Cheyletiellosi Figura 8.2 Desquamazione diffusa sulla regione dorsale del tronco in corso di cheyletiellosi. Figura 8.3 Riflesso del grattamento evocato in un cane con una delicata stimolazione digitale sul dorso. ESAME CLINICO ● All’esame fisico non erano state rilevate anomalie. L’esame dermatologico permetteva di osservare: ● Una lieve eruzione papulocrostosa con desquamazione diffusa (Figura 8.2) sulla regione dorsale del tronco. ● La delicata frizione dell’area colpita provocava un marcato riflesso di grattamento (Figura 8.3). ● Non erano interessate altre aree cutanee. ● ● ● ● ● Le diagnosi differenziali comprendevano: Cheyletiellosi Dermatite allergica da morso di pulci Rogna otodettica ectopica Piodermite Reazione cutanea avversa al cibo Dermatite atopica GESTIONE DEL CASO DIAGNOSI DIFFERENZIALI Era un problema cutaneo pruriginoso dorsale di vecchia data in un cane giovane, che suggeriva come molto probabile una malattia da ectoparassiti. Sarebbe molto insolito, infatti, osservare prurito confinato alla regione dorsale del tronco in corso di dermatite atopica o di una reazione avversa al cibo. Il grado e la distribuzione del prurito non erano compatibili con la scabbia, ma erano completamente compatibili con la cheyletiellosi. Non era riportato nell’anamnesi un contatto diretto con altri cani o gatti, ma una malattia da ectoparassiti non poteva essere esclusa solo su questa base poiché esiste la possibilità di trasmissione indiretta. Era stato riferito un contatto con i conigli, che possono essere portatori degli acari Cheyletiella spp. Vi era anche un sospetto di possibile zoonosi e il riscontro di papule pruriginose sugli avambracci di un proprietario sono suggestive di scabbia o cheyletiellosi. Anche in corso di massicce infestazioni da pulci sono segnalate punture sui proprietari, ma di solito le lesioni sono localizzate sulla parte distale degli arti. Il primo passo era confermare o escludere il ruolo degli ectoparassiti come causa dei problemi osservati. L’ispezione accurata, l’esame con il pettine da pulci e la spazzolatura del mantello sono utili per la ricerca delle pulci e delle loro feci. Il prelievo con nastro adesivo, l’esame microscopico del materiale ottenuto per spazzolatura del mantello e i raschiati cutanei sono utili per individuare la presenza degli acari di Cheyletiella spp. Uno studio recente ha riportato una tecnica di prelievo con aspirapolvere come metodo molto efficace per l’identificazione degli acari di Cheyletiella. In questo caso sono stati eseguiti i seguenti esami: ● L’esame microscopico del materiale prelevato con nastro adesivo dal mantello non ha evidenziato ectoparassiti. ● L’esame microscopico del materiale prelevato per spazzolatura del mantello ha permesso di identificare alcuni acari del genere Cheyletiella spp. (Figura 8.4) e le loro uova adese ai fusti dei peli (Figura 8.5). Gli acari di Cheyletiella spp. sono stati rinvenuti anche nei raschiati cutanei eseguiti dall’area cutanea interessata (vedi il Capitolo 2). Non è stato possibile identificare l’esatta specie di acaro coinvolta. 51 52 DERMATOLOGIA DEI PICCOLI ANIMALI PROGNOSI Sebbene la cheyletiellosi possa essere un’infestazione impegnativa da eliminare, soprattutto negli ambienti in cui convivono diversi animali, la malattia è completamente eradicabile e quindi è stata prospettata alla proprietaria una prognosi eccellente. EZIOPATOGENESI DELLA CHEYLETIELLOSI Figura 8.4 Acaro adulto di Cheyletiella spp. e uovo vuoto trovati all’esame microscopico del materiale prelevato per spazzolatura del mantello e delle scaglie. Gli acari di Cheyletiella spp. sono parassiti obbligati di dimensioni relativamente grandi (500 μm X 350 μm) che vivono sulla superficie cutanea. Esistono tre specie che si incontrano di frequente in dermatologia veterinaria: Cheyletiella yasguri, C. blakiei e C. parasitovorax. Nel cane, la cheyletiellosi è per lo più causata da C. yasguri, mentre C. blakiei e C. parasitovorax sono di più frequente riscontro nel gatto e nel coniglio, rispettivamente, sebbene non siano ospite-specifiche e possano infestare facilmente cani, gatti e conigli. Gli acari hanno un ciclo biologico di 3-5 settimane, trascorse interamente sull’ospite. Le uova sono adese alla parte prossimale dei fusti dei peli mediante una struttura simile a un bozzolo. La cheyletiellosi provoca molto comunemente una combinazione di desquamazione e prurito. Il grado del prurito è variabile, sebbene di solito sia lieve o moderato. È interessante notare che il grado di prurito spesso sembra essere inversamente proporzionale al numero di acari presenti: ciò potrebbe essere dovuto alla presenza di una risposta da ipersensibilità all’acaro. EPIDEMIOLOGIA Figura 8.5 Uovo di Cheyletiella spp. attaccato al fusto di un pelo trovato all’esame microscopico del materiale prelevato per spazzolatura del mantello e delle scaglie. DIAGNOSI La diagnosi di cheyletiellosi è stata così confermata. Le persone a contatto con animali portatori di Cheyletiella spp. sono a rischio di essere transitoriamente infestate. Le lesioni sono caratterizzate da una dermatite papulare pruriginosa che colpisce principalmente le braccia e il torace. Anche gli arti e le cosce possono essere interessati, ma con minore frequenza. Gli acari di Cheyletiella spp. non sono in grado di riprodursi sull’uomo e il trattamento dell’animale ospite è quasi sempre sufficiente per indurre anche la risoluzione dei sintomi sul proprietario a contatto, rendendo inutile un trattamento specifico. La proprietaria è stata quindi informata che questa era probabilmente la causa della sua malattia cutanea pruriginosa, che si sarebbe risolta spontaneamente con il trattamento della cagna. La trasmissione avviene per contatto diretto con un animale infestato o, poiché gli acari possono sopravvivere fino a 10 giorni lontano dall’ospite, indirettamente tramite materiali contaminati come guinzagli e attrezzi per la toelettatura o per mezzo di un altro contatto ambientale. Anche le uova legate ai fusti dei peli caduti possono fungere da serbatoio dell’infezione. Nelle abitazioni con molti animali è possibile osservare comunemente fra gli individui a contatto anche condizioni di portatore asintomatico. La malattia è una zoonosi e può provocare un’eruzione papulare pruriginosa nei proprietari, prevalentemente sulle braccia e sul tronco. Vi è una grande variabilità nell’incidenza della zoonosi riportata nei casi di cheyletiellosi (20-80%). OPZIONI TERAPEUTICHE Attualmente, non esiste alcun trattamento autorizzato per la cheyletiellosi nel Regno Unito, ma sono stati descritti vari protocolli terapeutici. Poiché l’acaro non ha 8 Cheyletiellosi specificità per l’ospite e possono esservi portatori asintomatici nelle abitazioni con più animali, è imperativo trattare tutti gli individui a contatto. Inoltre, poiché l’acaro è in grado di sopravvivere fino a 10 giorni lontano dall’ospite, può essere necessario anche decontaminare l’ambiente, sebbene un trattamento di durata adeguata dovrebbe ovviare a questa necessità. La durata del trattamento deve essere di almeno 6 settimane ed è influenzata in parte dalla gravità dell’infestazione, dal numero di animali coinvolti, dal prodotto acaricida scelto e dalla presenza o meno di un concomitante trattamento ambientale. Solfuro di calce Un bagno di solfuro di calce è ora disponibile nel Regno Unito [N.d.T., non in Italia] e dovrebbe essere un trattamento efficace e sicuro, benché scomodo. I bagni dovrebbero essere ripetuti su base settimanale per almeno 6 settimane. Fipronil In un piccolo studio su un cucciolo e un cane è stato dimostrato che il fipronil spray, somministrato come singola applicazione e combinato con la decontaminazione ambientale con permetrina, è efficace nel controllo dell’infestazione. In uno studio più recente, è stato dimostrato che una singola applicazione di fipronil spot-on è efficace nel trattamento della cheyletiellosi felina insorta naturalmente. Lattoni macrociclici Le avermectine e le milbemicine sono lattoni macrociclici prodotti dalla fermentazione di vari Streptomyces spp. Le avermectine differiscono chimicamente tra loro per la sostituzione della catena laterale dell’anello lattonico, mentre le milbemicine differiscono dalle avermectine per l’assenza di una molecola di zucchero nella struttura del lattone. Le avermectine disponibili nel Regno Unito comprendono l’ivermectina, la selamectina e la moxidectina, una milbemicina. Questi farmaci sono attivi contro una vasta gamma di nematodi e artropodi. Selamectina È un’avermectina endoectocida che combina l’attività antielmintica e ectoparassiticida. Nel Regno Unito è autorizzata per il trattamento delle pulci, della rogna otodettica e della rogna sarcoptica, nonché delle parassitosi gastrointestinali, alla dose di 6 mg/kg a intervalli di 4 settimane. Ne è stata riportata l’efficacia per il trattamento della cheyletiellosi nel cane e nel gatto. Uno studio ha valutato l’efficacia della selamectina per il trattamento della cheyletiellosi nei cani e ne ha dimostrato la sicurezza e l’efficacia se usata ogni 15 giorni. È un trattamento facile da somministrare per i proprietari e per l’autore rappresenta il trattamento di prima scelta per la cheyletiellosi. Moxidectina È una delle milbemicine ed è un prodotto della fermentazione di Streptomyces cyanogriseus. È un lattone macrociclico sistemico di seconda generazione con attività antiparassitaria ad ampio spettro. La moxidectina (2,5%) combinata con l’imidacloprid al 10% è disponibile come preparato spot-on per il trattamento della rogna sarcoptica nei cuccioli e nei cani di età superiore a 7 settimane. Al momento della stesura del presente testo, non sono state pubblicate informazioni relative alla sua efficacia nel trattare la cheyletiellosi, ma dovrebbe essere un prodotto efficace, benché, come la selamectina, possa necessitare di somministrazioni quindicinali [N.d.T., nel 2007 è stato pubblicato uno studio sull’efficacia della moxidectina e dell’imidacloprid nel trattamento della cheyletiellosi nel cane]. Ivermectina È un prodotto della fermentazione di S. avermitilis. Nel Regno Unito [N.d.T., come in Italia] è un prodotto non autorizzato per il trattamento della cheyletiellosi, ma è una terapia poco costosa ed efficace se somministrata alla dose di 200-400 μg/kg (p.o. ogni 7 giorni oppure s.c. e pour-on ogni 14 giorni) per almeno 6-8 settimane. Oltre a essere un prodotto non autorizzato per il trattamento di questa malattia, il principale svantaggio dell’ivermectina usata a queste dosi è che può indurre reazioni avverse neurotossiche, in particolare in alcune razze da pastore (Bobtail, Collie, Border Collie, ecc.), sebbene in qualunque razza possa svilupparsi una tossicità acuta dovuta al sovradosaggio accidentale. Amitraz È un acaricida/insetticida della famiglia della formamidina. Si pensa che l’amitraz agisca sui siti dei recettori per l’octopamina negli ectoparassiti, provocando ipereccitabilità neuronale e morte. Il prodotto non diluito consiste in un liquido concentrato al 5% w/v. Usato come spugnatura settimanale, alla concentrazione di 250 ppm, è un trattamento molto efficace per la cheyletiellosi. Gli effetti collaterali dell’amitraz comprendono sedazione, bradicardia e iperglicemia, che possono essere attribuite all’inibizione delle monoaminossidasi e all’azione agonista α2-adrenergica, ma sono rare nei cani quando il farmaco viene usato a questa concentrazione. Trattamento scelto In questo caso, dopo aver discusso con la proprietaria le possibili opzioni, è stato prescritto un trattamento con selamectina spot-on da applicare ogni 15 giorni. L’ambiente domestico è stato accuratamente pulito con l’aspirapolvere e l’intero pavimento e l’auto sono stati trattati con permetrina spray. La cuccia del cane è stata lavata settimanalmente a una temperatura di 60°C. 53 54 DERMATOLOGIA DEI PICCOLI ANIMALI CONSIGLI CLINICI In alcuni casi di cheyletiellosi, l’acaro o le sue uova possono essere estremamente difficili da trovare. In uno studio condotto su casi precedentemente confermati in cui sono stati confrontati il raschiato cutaneo, il test con nastro adesivo e l’uso dell’aspirapolvere, questi metodi di campionamento hanno dato risultati positivi nel 41%, 73% e 100% dei casi, rispettivamente. Il grado di prurito spesso sembra inversamente proporzionale al numero di acari presenti. È probabile che ciò sia dovuto alla presenza di una risposta da ipersensibilità all’acaro, ma può indurre il clinico a pensare che gli animali a contatto non siano stati contagiati e quindi non richiedano trattamento. Questo è poco probabile e tutti gli animali a contatto dovrebbero ricevere lo stesso trattamento specifico. Nelle abitazioni con più animali, quando non è stato possibile dimostrare la presenza degli acari su un animale sintomatico, può essere utile prelevare campioni da un animale convivente asintomatico. Nell’esperienza dell’autore, è spesso possibile dimostrare la presenza dell’acaro in questi animali. Indipendentemente dall’identificazione degli acari, è indicata una prova terapeutica con un farmaco ectoparassiticida se la cheyletiellosi è una delle diagnosi differenziali. Se non è stato possibile individuare acari o uova, il clinico deve utilizzare il trattamento più efficace disponibile, in modo che la cheyletiellosi possa essere esclusa con sicurezza se non si osserva un miglioramento clinico dopo la sua applicazione. ASPETTI INFERMIERISTICI Alle infermiere deve essere affidato l’esame di campioni di scaglie o raschiati cutanei degli animali con prurito. La familiarità con l’aspetto dell’acaro è importante. L’acaro viene facilmente riconosciuto per le sue grandi dimensioni, il caratteristico apparato boccale uncinato Inizio Fine Coprioggetto Vetrino portaoggetti Figura 8.6 Esame dell’area sotto il coprioggetto di un preparato ottenuto per raschiato cutaneo. e le quattro lunghe paia di zampe che sporgono ben oltre i margini del corpo (Figura 8.4). Quando si fa esaminare un raschiato cutaneo o una striscia di nastro, è importante esaminare l’intera area sotto il nastro o il coprioggetto. Gli acari vengono facilmente identificati sotto un obiettivo a basso ingrandimento 4X e il vetrino deve essere esaminato come mostrato nella Figura 8.6. Una volta emessa la diagnosi e iniziato il trattamento, spesso i proprietari chiamano dopo solo una settimana o due per riferire che il loro animale ha ancora prurito. In queste situazioni è necessario raccomandare al proprietario di continuare il protocollo di trattamento e avvertirlo che possono trascorrere molte settimane prima che ci si possa aspettare la scomparsa definitiva del prurito. FOLLOW-UP Il trattamento è stato continuato per un periodo di 6 settimane. Alla visita di controllo dopo 6 settimane, il prurito e la desquamazione si erano risolti e anche l’eruzione papulare sugli avambracci della proprietaria era guarita. Poiché era possibile che l’infestazione fosse stata contratta per contatto dai conigli e dato che probabilmente sarebbe stato difficile evitare questa frequentazione anche in futuro, sono state raccomandate applicazioni mensili costanti di uno spot-on a base di selamectina. Il follow-up 1 anno più tardi non ha rivelato alcuna recidiva del prurito o della desquamazione.