Numero 9 - Virgilio

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Numero 9 - Virgilio
Fritto Misto
Anno 1 numero 9
http://www.frittomisto.co.uk
EDITORIALE
Tutti pazzi per la mucca, ovvero: meglio le vacche francesi o gli O.G.M.
americani?
Questa è la storia di due cugini, Italo e Franco.
Franco è un allevatore di bestiame e produce caterve di bovini da macello, anche grazie alle
sovvenzioni della Politica Agricola Comune. Italo è un buongustaio, produce anche lui
carne, ma siccome è un po’ pigro, e non ha troppe sovvenzioni, la sua carne non basta a
soddisfare i suoi bisogni, e cosi’ compra montagne di carne da Franco.
Franco è un allevatore scrupoloso, si ricorda bene cosa è successo alle mucche dell’amica
Albione, e non vuole correre rischi: l’alimentazione delle sue bestie è controllata, solo il 5%
di farine animali, cosa vuoi che sia? E poi lui fa i controlli seri, mica come quelli di Italo…
Eppure…ecco il patatrac! Vacche che impazziscono, vitelli orfani, manicomi pieni di manze
squinternate. Franco non perde la calma. Controlli a tappeto, via le farine animali (da
quando gli erbivori sono diventati carnivori?), via la carne con l’osso! Allora, Italo, stai
tranquillo che è tutto a posto, ci penso io alla tua carne, ti do solo i tagli migliori!
E Italo? Che fa l’ineffabile Italo?
No, basta, la tua carne non la voglio piu’, tienitela che non è sicura, vuoi farmi uscire
pazzo?
La mia si che è sana, comprate solo la carne di Italo, gente, che vi fa bene e non vi viene
neanche la diarrea, le mie bestie mangiano solo alimenti vegetali! E manda i suoi scagnozzi
ai valichi alpini per fermare le carni di Franco, mica che quell’impostore cerchi di
trafugarle di soppiatto. Chiedono a tutte le bestie la data di nascita…
I due cugini si guardano in cagnesco, e Franco gia’ comincia a pregustare la vendetta…viva
l’Europa, grande famiglia.
Spigolando tra tutte le possibili riflessioni.
E’ vero che i francesi trovano le mucche pazze; fanno dieci volte i controlli che si fanno da
noi, da molto prima di noi, e li fanno sul serio.
L’Italia importa il 40% del fabbisogno di carne dalla Francia, la quale, a sua volta, esporta
verso l’Italia il 40% della sua produzione; quali sarebbero le conseguenze della ventilata
autarchia bovina (la censura sui libri, l’autarchia… mi dice qualcosa tutto cio’…)? I francesi
ci rimettono dei gran quattrini, ma ripuliscono sul serio gli allevamenti. In Italia, i prezzi
vanno alle stelle (cioe’ la carne costera’ a Taranto quanto adesso costa a Milano…) e il
vacca pazza che strumpallazza scatta l’emergenza nazionale e si cade nel ridicolo, tipo
accaparramento di cotiche di porco o razzia di conigli vicentini.
Ultima suggestione: per nutrire tutte le bestie d’europa senza ricorrere alle farine animali
(si, perche’ le mangiano cani e porci, non solo i bovini), bisognera’ trovare dei sostituti.
Non troppo costosi ovviamente. Andrebbe bene la soia, o la manioca. Ma come la
mettiamo con la soia transgenica, che è proibita? Voglio proprio vedere i solerti agenti del
Nucleo Antisofisticazione di tutta Europa a caccia di soia modificata. Puo’ funzionare in
Germania (anche se non servirebbe, da loro i controlli li hanno sempre fatti, e non ci sono
casi di mucca pazza), ma nel derelitto stivale? Passano clandestini in compravendita,
cristiani in carne ed ossa (…ops, anche musulmani…), volete che non passino dei camion di
soia un po’ cosi’? Che poi, a dirla tutta, i doganieri avranno mai visto della soia “mutata”? E
della soia “vera”? Che faccia ha ‘sta soia maledetta? Manco un identikit…
Comunque le cose stanno cosi’, quindi tornando al titolo, delle due l’una.
Forse forse è ancora meglio la prima: almeno si presta ai doppi sensi…
Muuuuuuuuuuuuuuuuu….
Storia delle storie della settimana
Cervelli in fuga
E chiedimi cosa faccio, dai! Ma poi che me lo chiedi a fare che non te ne frega niente...le
solite cose che penso nelle discussioni con gli sconosciuti, che chiedono e che ottengono
risposta. Medicinal Chemistry. Cosa? E io li a spiegare, chimica farmaceutica. Ah, allora
lavori coi virus, senti, ma e' vero che l'HIV l'hanno fatto in un laboratorio...no, non lavori
sui virus?...allora fai OGM vari, ah, io sono contro...no? No, io faccio esattamente quello
che facevo da ragazzino: il piccolo chimico. E' strano come altri vedono la mia attivita'...sei
un ricercatore, un uomo di scienza, uno di quelli col camice bianco ecc... Io non mi sento
cosi' e mi rendo conto, guardando anche chi mi sta attorno, che siamo tutti molto lontani
dal concetto romantico di scienziati. Chi mai direbbe che in un laboratorio del genere,
meta' del gruppo sia in fibrillazione perche' gira voce che qualcuno abbia vinto il milione di
chi vuol diventare milionario?
Meta' del laboratorio che freme per andare a casa a vedere la televisione, mah...ma io non
sono da meno, via, se ancora mi interesso morbosamente di calcio e passo ore sul
computer, altro che missionario che lotta contro il tempo per trovare la molecola
salvatrice, altro che lavoro scarsamente riconosciuto per la comunita', altro che eroi
silenziosi e nascosti.
Certa ricerca e' un po' un bluff. Veronesi che dice che il cancro e' ormai quasi sconfitto, che
si puo' curare, solo dieci anni e poi sara' un ricordo del passato e noi, credendoci, diamo
soldi per quest'ultimo sforzo, amici, bluffa. Questa e' disinformazione, di cancro si muore,
qualcuno sopravvive. Non basteranno 10 anni, come non ne sono bastati 20 per trovare un
vaccino per l'Aids, che ormai ha fatto diventare la Russia, uno stato africano. E a che punto
e' la ricerca sulla "Mucca Pazza"? Solo all'inizio, altro che 10 anni, chissa' quanto ci vorra'
per avere qualche risultato. Poi dicono che gli immigrati bisogna schedarli tutti perche'
sono pericolosi e poi portano pure le malattie. Mi sa che fra un po' non ci verranno piu' per
le malattie che potrebbero prendersi qui.
Sono rimasti in pochissimi, quelli seri, quelli che ancora ci credono. Ma poi i soldi vanno
ad altri. Ora mi qualcuno mi deve spiegare qual e' il fine ultimo delle ricerche di quei
cervelli col camice che hanno deciso di prendere un po' di cellule di un uomo e un po' di
quelle di un maiale, mescolarle con sapienza, come imparato scrupolosamente, per tirare
fuori una via di mezzo. Come se non bastassero tutti gli esemplari di uomini-porco che si
vedono in giro e che riempiono schermi televisivi e cartelloni pubblicitari. Chissa' che
interesse economico c'e' dietro. Alimenti geneticamente modificati? Sinceramente, una
gran cosa. Mangiare una patata, vaccinandoti contro l'epatite, una rivoluzione. Ma e' molto
piu' produttiva l'inutile soia modificata, sai quanti ormai usano l'olio di soia o il latte di
soia o l'hamburger alla soia, tutta roba naturale, il vegetariano tira e muove miliardi, molti
piu' che una patata rivoluzionaria. E se l'inutile soia spaziale poi fa male? Questi sono
dettagli trascurabili, cosi' tanto da non meritare neanche uno studio approfondito.
Abbiamo lasciato il controllo demografico della terra in mano a industrie farmaceutiche e
alimentari, alla loro ricerca.
Allora, che dite, questo progresso, questa scienza, non sono forse un piccolo bluff?
Siamo un bel gruppo di stranieri qui e continuiamo a crescere in numero, mi sbilancio,
abbiamo tutti un po' di passione e nessuno vorrebbe bluffare. Per ora siamo tutti cervelli
che scappano. Ma da dove? Personalmente, credo che la mia testa ospiti ancora il mio
Il senso dell’inguistizia
Nicolas Perruche, uno sconosciuto ragazzo disabile di diciassette anni e’ il protagonista di
una recentissima sentenza della Corte di Cassazione francese che, tra lo sgomento del
mondo giuridico ed etico, ha sancito il suo diritto a non nascere per un errore commesso
dai medici durante la gravidanza della madre. La signora Verruche, infatti, durante la
gestazione chiese al suo medico di sottoporla ad esami per verificare che non avesse
contratto la rosolia dalla sua primogenita dichiarando, inoltre, di voler abortire qualora
l’esito fosse stato positivo. Il laboratorio che esegui’ le analisi commise un gravissimo
errore che nei mesi immediatamente dopo alla nascita di Nicolas si manifesto’ in tutta la
sua interezza. Nicolas e’ ritardato mentale, sordomuto, cieco da un occhio e come se non
bastasse ha problemi cardiaci. I suoi genitori sono stati risarciti del danno subito ma
hanno deciso di chiedere un risarcimento anche a nome del figlio, minorenne e comunque
incapace di compiere alcuna azione, che rivendica il suo diritto a non nascere. Con questa
sentenza Nicolas sara’ indennizzato perche’ il medico non fece abortire la madre malata ma
con questa sentenza Nicolas crea un precedente che continua a dividere laici e cattolici:
esiste il diritto del feto ad essere abortito? Ognuno di noi e’ in grado di esprimere giudizi
positivi o negativi a riguardo ma personalmente ritengo che i nostri parametri di
valutazione siano inficiati dalla condizione di “normalità” che viviamo. Se vivessi
un’esistenza come quella di Nicolas e ne fossi in qualche modo, come lui (cosi’ come
asseriscono i genitori), consapevole personalmente anch’io mi sarei battuta per il mio
diritto a non nascere…ma allo stesso tempo riconosco l’illogicita’ della rivendicazione, da
parte di chi e’ nato, di un diritto che prima non gli apparteneva. E’ una questione
delicatissima e piena di insidie che, a mio parere, si infrange sul quel discutibile modo di
pensare di chi, per sua fortuna, non dovra’ mai rivendicare tale diritto. Io la penso cosi’…..e
voi?????????
Laura Potenza
CONSIGLI PER LE RECCHIE
Vivere nell'anonimato
C'era una volta un gruppo inglese chiamato Felt di cui pochi di voi avranno sentito il nome
e di cui nessuno avra' mai ascoltato un pezzo. Sorti nei primi anni Ottanta e durati poco
piu' di una una decade, i Felt furono offuscati, in quel periodo, dall'ampia notorieta'
acquisita dagli Smiths, con i quali condividevano grosso modo la tendenza musicale.
Bene, tenete a mente il nome di questo gruppo perche' nella vita non si sa mai, puo' sempre
servire, magari puo' essere la risposta esatta al domandone finale di un telequiz in cui si
vince nienetepopodimenoche' un miliardo.
In questi ultimi cinque anni ha cominciato a diffondersi nei circoli alternativi oltremanica e
gradualmente anche in Europa il culto per Belle and Sebastian: non sto parlando dei
cartoni animati francesi che narrano le avventure di un ragazzo e del suo cavallo (a sua
volta tratti dalla novella di Cecile Aubry), ma di un gruppo di Glasgow fondato nel 1995 da
tal Stuart Murdoch alla fine di un corso per discografici raccogliendo altri sei musicisti
della scena cittadina (tutti studenti universitari) conosciuti nei vari locali. L'obiettivo era
quello di registare il progetto finale di Stuart per il corso, cioe' un disco.
La collaborazione, che inizialmente avrebbe dovuto limitarsi a questo lavoro, porto' alla
creazione di Tigermilk, registrato in tre giorni (qui non sto inventando un'altra leggenda
come quella di Kid A dei Radiohead, cfr. n. 7 di Frittomisto: qui sto dicendo la verita') e
stampato in mille copie su vinile, ognuna delle quali e' valutata oggi dai collezionisti circa
400 sterline (piu' di un milione di lire!). Il passaparola dei giovani inglesi su Tigermilk fu
molto positivo ed indusse i sette misconosciuti individui a continuare nell'avventura:
effettivamente questo disco, che oggi e' stato ristampato anche su CD, e' a mio parere un
capolavoro, per quella sua bucolica essenzialita' sonora e per quella freschezza intinta di
malinconia che da allora avrebbe caratterizzato tutti i lavori di Belle and Sebastian ed
influenzato altri gruppi della nuova scena musicale inglese.
A giugno di quest'anno i nostri eroi hanno partorito il loro quarto LP dal titolo Fold your
hands child, you walk like a peasant (esistono anche tre EP riuniti oggi in un solo CD
Lazy Line Painter Jane) che conferma lo straordinario gusto di Murdoch e compagni
per la melodia e per gli arrangiamenti evocativi di un certo pop anni Sessanta contaminati
talvolta da essenze di folk scozzese. Nel disco spiccano i violini, che danno ai pezzi
un'ambientazione totalmente estranea ai nostri tempi, come si puo' ascoltare in I fought
in a war (non fatevi trarre in inganno dall'iniziale presenza della sola chitarra acustica),
The model e Waiting for the moon to rise.
Ispirata da Leonard Cohen (vogliamo metterci anche De Andre'?) e Nick Drake la
suggestiva Beyond the sunrise, dal testo simil-biblico (tratta di un'apparizione di una
non ben specificata donna a un tipo di nome Joseph!). Molto bella l'atmosfera in Don't
leave the light on Baby, scandita dagli accordi di pianoforte e caratterizzata da un
ritornello che richiama alla mente i pezzi lenti dei vecchi Bee Gees (senza falsetto, pero').
Di sapore piu' beat sono The wrong girl, quasi un omaggio ai Velvet Underground di
Loaded, e Women's realm, mentre in Nice day for a sulk si sente il richiamo degli
amici Stereolab (vi ricordate le atmosfere da colonna sonora dei b-movies anni Settanta?).
Molto divertente il testo di Family tree, cantato dalla violoncellista Isobel Campbell, dove
vengono prese in giro le imposizioni sociali (I'm here in a cage with a bottle of rage and a
family like the mafia).
Il culto che si e' creato attorno a Belle and Sebastian in questi cinque anni e' stato
oggi MTV, in accordo con le grandi multinazionali discografiche, impone al mondo
musicale. Se vi capita di girare per le strade di Glasgow potreste imbattervi in uno dei
componenti del gruppo e magari chiedergli un autografo, se proprio ci tenete; l'unico
problema e' che non avreste la possibilita' di riconoscerlo perche' i nostri eroi sono molto
ritrosi a farsi fotografare: infatti, nei loro dischi compaiono sempre immagini di amici e
conoscenti; evidentemente i sette componenti del gruppo sono molto brutti e si
vergognano ad apparire in foto pubbliche.
Alla loro avversione per l'immagine si aggiunge l'accurata scelta dei luoghi in cui esibirsi
per i concerti: grandi case, chiese, biblioteche, per cui non e' neanche facile riuscire a
vedere un loro concerto.
Prima di iniziare il corso per discografico, Stuart (che deve essere un personaggio un po'
sui generis) era stato a Londra per un lungo periodo alla ricerca del suo idolo, Lawrence
Hayward, leader dei Felt . . . . . (ve l'avevo detto che conoscere questo nome sarebbe servito
a qualcosa!). Ma, nonostante la sua affannosa ricerca, degna del nostrano programma
televisivo "Chi l'ha visto" (bleah!) e delle tormentate leggende che si narrano attorno a Syd
Barrett (fondatore dei Pink Floyd di cui si sono perse le tracce), Stuart non trovo' Lawrence
e ritorno' a Glasgow con la ferma intenzione di frequentare il corso che gli avrebbe
cambiato la vita. Non so voi, ma io vedo qualcosa di strano e profetico in questa storia, a tal
punto che mi viene in mente un'ipotesi, alimentata anche dalla ritrosia di Murdoch verso le
apparizioni pubbliche: e se Stuart Murdoch non fosse altro che Lawrence Hayward sotto
mentite spoglie ritornato sulla scena musicale diversi anni dopo lo scioglimento dei Felt ?
Provate a mettere a confronto alcuni pezzi di Let the snakes krinkle their heads to
death o Ignite the seven cannons dei Felt (se riuscite a trovarli: nel mio archivio sono
un retaggio dell'adolescenza, oggi in rete non c'e' nulla, purtroppo) con alcuni brani di
Belle and Sebastian e forse il dubbio verra' anche a voi!
Non posso non dirvelo!
"Non posso non dirvelo" non e' una nuova rubrica di Frittomisto, ma una piccola
appendice musicale per illustrarvi brevemente alcune cose degne di nota.
David Bowie, dopo aver letto l'articolo su di lui in Frittomisto n. 2, ha fatto tirar fuori in
fretta e furia dagli archivi della BBC le sue session registrate fra il 1968 e il 1972 per la
radio e ne ha fatto due CD con tutti i piu' bei pezzi di quel periodo. Non solo: ha aggiunto
anche la registrazione del suo concerto tenuto il 27 giugno 2000 sempre presso la BBC.
Insomma "Bowie at the Beeb" e' un cofanetto con piu' di tre ore di Bowie vecchio e
nuovo al modico prezzo di L. 59.000. A me l'hanno regalato e non posso che dirvi di
correre a comprarlo perche' e' davvero eccezionale!
Off-Stage
Un "amaro" finale (di pasto): Cento passi per non digerire
L'ultima portata è un ricordo lontano per il palato mentre è un' igombrante presenta per la
cinta.
Gli occhi si chiudono un istante e tornano in mente immagini di Don Vito Corleone e
famgghia, oppure Joe Pesci e i suoi "Bravi Ragazzi". O ancora il "Brasco" paciniano. E tante
altre ancora. Immagini fatte di volti e di espressini memorabili che hanno lasciato un segno
nell'immaginario collettivo.
Per non parlare di quella testa di cavallo sotto le coperte o un omicidio a colpi di penna
stilografica ("ne ferisce piu' la penna...") o ancora mazze da baseball e coltellacci da cucina.
Un repertorio di omicidi e ritorsioni da far rabbrividire il leggendario conte "Vlad".
Colori e rumori in dolby surround.
Bello.
E' il grande spettacolo del cinema.
E quella e' la MAFIA.
Un pasto ricco ogni volta. Ma mai pesante, tanto "ogni riferimento... e' puramente
casuale".
E allora, vista la fame di prodotti nostrani andiamo a colpo sicuro. Nella peggiore delle
ipotesi avremo fatto "cento passi".
Ma le cose non vanno come ti aspetti.
Nessun antipasto, nessun contorno, nessuna decorazione. Solo un unico piatto semplice e
dal sapore amaro.
E' un piatto Italiano, però. E sarà il nostro biglietto da visita per le statuette di marzo,
quindi assaggiamo. Proviamo. Non può essere cosi' male.
Infatti e' peggio. Ma non per colpa del cuoco o degli ingredienti. No questa volta non
c'entrano anzi sono di rara qualita'.
Purtroppo, pero', il piatto delizioso non va giu'.
E' come quelle poesie belle al punto che ci fanno piangere di un dolore profondo, lacerante
che sappiamo non curabile. Una piaga che assilla la nostra cultura e che la accompagna
ovunque nel mondo. Proprio come la pizza. Pizza e Mafia. Mafia e Pizza.
Un ragazzo che crede nell'idea del bello. Crede di poter sconfiggere il mondo perchè' il
mondo e' lui, in quel momento. Insieme ad un manipolo di accoliti che lo ascoltano attenti,
rapiti, coinvolti proprio come i suoi genitori, zii e cugini lo ascoltavano quando, da
bambino, recitava la poesia imparata a scuola.
E' il modo piu' bello di chiudere un pranzo domenicale consumato sotto un sole non ancora
estivo e sopra una tavola addobbata a festa. Una riunione di famigghia con tanto di ospite
(cugino) americano dall'accento di "brucculin'" (come le gomme americane) che, per
suggellare il legame con le mai dimenticate origini, prende in sposa una baffuta isolana
bella al punto che "...non ti sara' difficile farci ce figghi... ".
Miracoli del vino!
Si chiama Giuseppe Impastato. Al secolo "Peppino". E ha appena concluso il suo primo
comizio.
Ne fara' tanti, Giuseppe, e tutti con l'unico scopo di cambiare il mondo.
Ma nel suo mondo, ahime', non c'e' la mafia. E' bandita. Rifiutata. Deplorata. Anche sa ha
il volto del padre.
Disonore su disonore. Un figlio comunista e onesto. Che affronto per la famigghia.
Di questo ragazzo si conosce poco, perche' ha avuto il torto di essere ucciso proprio quando
veniva ritrovato il cadavere di Aldo Moro. E allora che pretendeva? Non poteva mica
sperare di essere in prima pagina. Era uno sconosciuto, non era un mafioso ed era persino
comunista. Cosa pretendeva?
Quelli erano gli anni del terrorismo e la Mafia non godeva dei privilegi della cronaca. Ma
questo era un bene perche la famigghia delle famigghie si stava spostando sulla "New
Economy" del tempo. Una "Economy" basata sul traffico di una polvere bianca piu'
preziosa dell'oro. Era un epoca di transizione. Si ridefnivano i ruoli, si distribuivano le
forze. Proprio come accadrà tra qualche anno quando la droga sarà virtuale. La mafia si
adeguera'. Si deve adeguare. Apriranno siti internet sui quali non si vede niente e se si vede
non si ricorda; troveremo email che offriranno "protezione" dagli hacker indesidreati in
cambio di un bonifico su un conto anonimo; assisteremo a vendette trasversali con "Mail
bombing" tra portali; e chatteremo con computer spacciatori di idee.
E Marlon "Don Vito" Brando non sa se riuscira' a vedere tutto questo, appollaiato sulla
roccia del canyon mentre perde il suo sguardo all'infinito. Non lo sa, ma forse
ripensandoci, visto come corrono le cose...
Il mondo Marvel
CAPITAN AMERICA , LA LEGGENDA VIVENTE .
Vi parlero’ oggi , cari profani , del super–eroe simbolo dell’ AMERICAN DREAM, di colui
la cui figura rappresenta l’eroismo, la forza, la nobilta’ d’animo non di un solo uomo, ma di
tutto il popolo americano: Capitan America.
Fu, indovinate chi? Si’ , ancora lui Stan Lee a decretarne il successo una prima volta nel
1941 ed una seconda nel 1964 .
Ora, miei profani, attenti all’importanza di queste due date che segnano, la prima il
periodo della II Guerra Mondiale, la seconda il pieno periodo della Guerra Fredda; Capitan
America capita, come si dice, a fagiolo, perche’ viene preso come uno tra i maggiori simboli
del bene ( leggi USA ) contro il male (leggi Germania nazista e Comunismo).
Passo ora alle origini: durante la guerra l’esile soldato Steve Rogers viene sottoposto ad un
esperimento militare teso a creare il super soldato in grado di sconfiggere i nazisti.
Gli viene cosi’ iniettato nelle vene un siero che lo tramuta in cio’ che l’esercito voleva, un
super uomo al servizio del bene .
Il suo costume, blu a stelle e strisce, riassume addirittura la bandiera degli Stati Uniti,
mentre la sua unica arma e’ uno scudo, anch’ esso a stelle e strisce, usato con grande
maestria tipo un boomerang.
Le prime avventure di colui chiamato da tutti familiarmente Cap . si svolgono cosi’ durante
la guerra, contro i nemici Nazisti, contro il Barone Asse, a capo dell’esercito Tedesco, ma
soprattutto contro il famigerato Teschio Rosso, il cui obiettivo e’ impossessarsi del cubo
cosmico, un oggetto dagli infiniti poteri che gli permetterebbe di avere il mondo ai propri
piedi.
Cap e’ affiancato nella sua lotta da un gruppo di super eroi con i quali forma gli Invasori:
Sub Mariner signore di Atlantide , la Torcia e Toro che hanno il potere di infiammarsi e
volare ed infine il giovane Bucky Barnes , suo partner insostituibile , come Robin per
Barman.
Dopo tantissime avventure Bucky muore e Cap. vivra’ eternamente con un forte senso di
colpa sentendosi quasi responsabile della scomparsa del compagno.
Ora, pero’, beccatevi il colpo di scena: Cap. viene ibernato e si risvegliera’ nei nostri giorni ,
con nuovi e piu’ potenti nemici da affrontare, con un nuovo partner, Falcon, ed infine a
capo del super gruppo dei Vendicatori di cui vi ho gia’ parlato in uno degli scorsi numeri .
Che dirvi ancora, amati lettori ed amatissime lettrici ? Nonostante la presenza del suo
gruppo, Cap. e’ soprattutto un eroe solo e solitario in eterna lotta con i suoi nemici, ma
soprattutto con i suoi sensi di colpa ed i suoi rimorsi, infatti una delle frasi che
contraddistinguono la vita di tutti i super eroi di casa Marvel e’ : “ Super eroi con super
problemi “ .
CIACCIA TOSTA A TUTTI !
P.S. Lo sapete che Andrea B. pensa di essere Capitan America perche’ gli ho fatto il culo a
strisce? Ahahahahahahah !!!!!
(per chi non ha capito la battuta essere fatto il culo a strisce vuol dire essere picchiato quasi
a sangue)
The thimble theatre
Storie dallo spazio profondo
Sara’ stato più o meno otto anni fa. Enzo, patito gucciniano, mi disse: “sai, negli anni ’60
Guccini e Bonvi, quello delle Sturmtruppen, fecero un fumetto assieme!”
Fu così che un po’ per curiosità, un po’ per sfida ci mettemmo a cercare qualche copia di
quello sconosciuto e dimenticato fumetto. Iniziammo dalla più fornita libreria cittadina per
passare in rassegna poi gli albi usati del bancarellaro di piazza Roma. Non ci fu nulla da
fare, quel fumetto dimenticato era e tale voleva restare. Qualche tempo dopo mi venne tra
le mani un volumetto della serie Oscar Mondadori dedicato a Dick Tracy. In terza di
copertina c’era tra i titoli in promozione anche “Storie dello spazio profondo” di Guccini e
Bonvi. “Trovato!” direte voi, ma vi ingannereste perche’ si trattava di un edizione del 1978,
oramai irreperibile, di cui non si era sentito il bisogno di una ristampa. Per farla breve,
qualche tempo dopo acquistai, casualmente, qualche numero di “Sturmtruppen mensilen”.
L’editore a grande richiesta dei lettori aveva deciso di ristampare le oramai mitiche storie (i
numeri vanno dal 39 al 46). Il mese successivo era tra le mie mani la prima delle sette
storie scritte da Guccini e disegnate da Bonvi. Perche’ vi racconto queste cose? per dirvi che
quello di cui si parla in questo numero e’ una vera chicca da intenditori!
Racconta Guccini che l’amicizia con Bonvi (vero nome Franco Bonvicini) nacque a Modena
negli anni dell’adolescenza. Li univano, tra le altre cose, le stesse passioni per la
fantascienza e i fumetti.
Dice Bonvi nella presentazione delle storie: “Conobbi Guccini nel novembre del 1956,
quando, tentando per ben quattro mesi di file di vendermi un banjo-chitarra, mi assicurava
che con detto strumento ed un sottile sigaro tra le labbra avrei potuto benissimo cantare
“Ho un paio di storie da raccontare” come Kirk Douglas nel film “Ventimila leghe sotto i
mari”, facendo così stramazzare ai piedi intere legioni di giovani fanciulle.”
Gli anni trascorsero e i nostri si persero un po’ di vista fino a rincontrarsi a Bologna. Le
loro strade si erano divise e le passioni li avevano portato a battere itinerari molto diversi.
Un po’ l’amicizia passata, un po’ l’alcool bevuto assieme li convinsero che qualcosa di
buono ne poteva venire fuori e cosi’ videro la luce le “Storie dello spazio profondo”. Il
divertimento degli autori che le hanno scritte e disegnate traspare nitidamente dalle
pagine. Il lettore se ne accorge fin dal primo momento. Il mordente, sia pure a tanti anni di
distanza, c’e’ e si vede. I personaggi sono due strani “cittadini” di un futuro non tanto
prossimo: un umano e un piccolo robot uniti da un sodalizio affaristico e affettuoso. Il
robot e’ in realta’ Guccini, un essere razionale afflitto da una miriade di nevrosi e tic,
l’umano è Bonvi, un avventuriero guascone e arruffone.
Vivono ai margini della società cercando di cogliere al volo le occasioni che essa offre a due
disillusi desperados delle stelle. Ogni volta si imbarcano in affari poco chiari che
dovrebbero togliere una volta e per sempre il problema di sbarcare il lunario, senza
sottometterli al sacrificio di un lavoro ordinario come accade per la maggior parte delle
persone.
In un episodio, i due, acquistano una stazione radiotelevisiva spaziale da un vecchio
ubriacone conosciuto all’Harry’s Bar di chissà quale galassia. Il prezzo e’ da vera occasione
“cinquecento vecchi onesti talleri”, ma l’affare si rivelerà meno grosso del previsto: la
stazione radio tv e’ sommersa da ipoteche e debiti ed e’ in disuso da molti anni. L’umano,
che il piccolo robot chiama “boss”, per salvare il proprio investimento cede la propria
astronave ad un agente delle tasse interstellare. L’unica e’ trasmettere alcuni programmi tv
per poter vendere gli spazi pubblicitari e far fruttare quell’ammasso di rottami per il quale
hanno perso ogni cosa. L’umano si inventa un prodotto inesistente: il pirulazio e con una
martellante sequela di spot tanto insinuanti, quanto dementi riesce a creare lo scompiglio
perché non esiste. Alcuni rappresentanti di multinazionali avvicinano i due soci per avere
l’esclusiva sul pirulazio. Il robot coglie l’occasione al volo: si fa rilasciare sostanziosi acconti
sulla vendita del pirulazio da tutti i manager spaziali promettendo ad ognuno di essi
l’esclusiva sul prodotto. I due senza astronave, ma con un bel mucchio di danaro, fuggono
via con un ridicolo scooter del terzo millennio.
Bonvi e Guccini hanno saccheggiato intere collezioni di Urania,film e fumetti per arrivare
ad un prodotto che è assolutamente unico ed inimitabile. Un fumetto smaliziato e
ammiccante, in molti casi profetico. La scena del bar, come fu pensata e disegnata nel 1969
da questo diabolico duo, compare, tale e quale, in Guerre Stellari. Una bella soddisfazione
se si pensa che il film e’ un capolavoro del genere. Il sodalizio tra i due si rompe dopo
appena un anno. Guccini era impegnato ad inseguire un amore in America e Bonvi non se
la sente di continuare da solo, ne viene meno tutto il divertimento. E poi ha gia’ da fare di
suo. Ci restano sette storie assolutamente spassose e un rimpianto. Quello per Bonvi che
qualche anno fa ci ha lasciati a causa di un maledetto incidente stradale.
Ciao ragazzi!
Ci leggiamo tra sette giorni, dico sette, non mancate!
Il punto sulla serieA
Carissimi,
questa volta ho esitato, non sapevo se fosse il caso di scrivere questa settimana oppure no.
La paura di scrivere delle atroci banalita' sulla vita umana e' forte. Uno decide di scrivere
sulla Serie A perche' ne ha le palle piene di cose impegnate e cose serie e vorrebbe lasciarsi
andare ed animarsi e magari anche incazzarsi su cose futili come un goal....e poi che ti
succede ? Che una volta l'argomento-calcio della settimana diventa il razzismo negli stadi e
un'altra volta la vita o la morte di un calciatore in coma. E allora che fai ? Ignori l'episodio
e parli d'altro ? Ti ribelli e ne fai del polemico e cinico sarcasmo ? O ti masturbi il cervello
leggendo un bollettino medico ? Non c'e' dubbio che i media abbiano scelto la terza
opzione....rimestando nella merda di un episodio terribilmente banale. Beati loro....il
ragazzo e' ancora in coma, e' ancora in serio pericolo di vita....possono continuare a
spandere il festival delle ipocrisie per tutta la settimana. Basta per favore...tanto della vita
di quel ragazzo non se ne frega un cazzo nessuno...anche se c'e' una pagina speciale sul
televideo che ci tiene informati sugli esiti dell'ultima TAC. Tanta falsita' a reti unificate non
si sente nemmeno al messaggio presidenziale di fine anno, alla Nazione.
A presto.
Per questa volta lascio il commento tattico al mio amico, nonche' esperto sopraffino, The
Red.
Nella domenica delle follie, del pugno del calciatore del Como Ferrigno al modenese
Bertolotti (tuttora in coma) e dell'aggressione di Cyprien, insultato per il colore della sua
pelle, a Schwoch al termine di Torino - Crotone, non ∂ facile parlare di calcio giocato.
Soprattutto per chi tifa Lazio ed ∂ costretto ad applaudire la prima fuga della stagione
operata dalla Roma di Capello, grazie, soprattutto, alla grande vena di Batistuta e
Tommasi.
Le altre grandi, invece, giocano ad annullarsi a vicenda e non danno l'impressione di fare
sul serio.
L'inter, pure vittoriosa, ha denotato contro il Perugia limiti clamorosi e qualche giocatore
ampiamente sopravvalutato (Gresko, Ferrari, Cauet e lo stesso Recoba, spesso fastidioso
per l'ostinazione con cui tenta sempre la giocata piˇ difficile).
La Juventus perpetua di domenica in domenica lo scandalo Del Piero, riproponendo in
campo dal primo minuto, con taurina ostinazione, il fantasma del giocatore che fu. La
presenza di Pinturicchio, peraltro, sembra uccidere anche gli altri attaccanti: Inzaghi non
segna piˇ in campionato da una vita, mentre gli occhi di Kovacevic e Trezeguet esprimono
un mare di perplessit√ ad ogni sostituzione, ad ogni errore dell'ex fenomeno. In sintesi:
non si segna piˇ.
Il Parma ancora non riesce a conciliare la qualit√ dei suoi giocatori di punta (Thuram,
Cannavaro, Conceicao, Amoroso, Almeyda e qualcun'altro) con i metodi di Malesani.
Probabilmente, ∂ una battaglia persa in partenza, ma a Parma insistono. A Bologna le
assenze erano davvero pesanti, ma possibile che una difesa composta da Cannavaro,
Thuram e Buffon debba essere perforata a piacimento ormai da tre anni?
Il Milan ancora non si ∂ accorto che il campionato ∂ iniziato. Lo ha detto Galliani e dunque
c'∂ da credergli. Se la difesa riuscir√ a garantire adeguata copertura e Shevchenko
continuer√ a segnare a questi ritmi, il tempo per recuperare non mancher√ di certo ma
con questa squadra la frittata ∂ sempre dietro l'angolo.
La Lazio, infine, deve ancora smaltire gli effetti della sbornia scudetto. Sembra questa
l'unica spiegazione per la sufficienza con cui gli aquilotti affrontano certe partite anche
impegnative (vedi Juventus e Milan). Con i rossoneri, dopo 70' di abulia, la Lazio ha messo
quanto abbia fatto il Milan in tutta la partita, ma indubbiamente i problemi restano e sono
problemi mentali.
Poi, che manchi Conceicao e che Crespo sia ancora troppo lontano da una condizione
accettabile e’ un altro discorso....
LO GNOMO
ORIZZONTI MESSICANI
<<Attenzione prego i viaggiatori in partenza per Merida con il volo az 1456 sono pregati di
imbarcarsi dall’uscita n.18>>
Era il nostro volo .
Finalmente si partiva per quell’avventura entusiasmante a decine di ore dal nostro mondo.
Quella mattina ci ritrovammo in tanti all’appuntamento all’aereoporto.
Eravamo eccitati per quella agognata vacanza di quindici giorni nel lontano Messico.
Io avevo svolto con ansia tutte le incombenze operative tra cui il ritiro dei biglietti, la
prenotazione della navetta , il visto sui passaporti, le duecento informazioni preventive
sugli orari dei voli, ed ero stato congedato in maniera isterica dall’agenzia viaggi felice di
non dover piu’ rispondere alle mie domande ripetitive e ossessionanti.
Quando eravamo al gate di imbarco ci contammo per la prima volta e come al solito
mancava Lui.
Dove si era cacciato ? l’aereo stava per partire e lui dove era finito?
L’hostess di terra fece quindi risuonare il suo nome dagli altoparlanti dell’intero
aeroporto:
<< Ultima chiamata per il passeggero Given !!! Imbarco immediato gate 18 >>
Intanto noi fummo imbarcati con tutti gli altri e lui ci raggiunse solo dopo 10 minuti
accompagnato con una macchina di servizio
Salito a bordo provoco’ il mugugno evidente di tutti i passeggeri e le risate fragorose di noi
tutti che lo conoscevamo troppo bene per aspettarci la sua puntualita’ .
Given esclamo’ << Possibile che non si puo’ prendere neanche un caffe’ in tranquillita’ in
questo cazz…. di aeroporto, e poi che fretta avete ?>>.
Magnum era impietrito come al suo solito e comincio’ ad incazzarsi con Given che peraltro
gli sarebbe stato seduto accanto per quel lungo viaggio.
<<Given sei il solito !! Devi saper che l’aereo ha deller rotte da rispettare con degli orari
precisi stabiliti dall ministro dei trasporti con decreto legislativo ….>> esclamo’ stizzito.
Magnum era fatto cosi’. Era un ragazzetto di bella presenza che faceva della precisione e
delle regole da rispettare il suo credo di vita. Tutto per lui doveva essere puntale e rigoroso,
non sopportava la trasgressione delle regole e sottolineava con disprezzante animosita’ la
superficialita’ degli altri amici.
Vestito di tutto punto con cardigan rombato stile college inglese e sciarpetta gialla a
quadroni aveva metabolizzato le sue esperienze da scout contento di metterle a servizio del
gruppo in una avventura come quella.
Il suo apporto sarebbe stato senz’altro importante e noi questo lo sapevamo tutti.
Given lo conosceva bene Magnum aveva fatto parte di quella fatidica classe del Pitagora di
cui solo io non facevo parte avendo frequentato il liceo .
Erano anni quindi che le sfuriate di Magnum non sortivano altro che fragorose risate del
gruppo specie di Given che continuava a vivere la sua vita con tranquillita’ e dolcezza dei
tempi lenti e pienamente vissuti.
Alla destra di Given poi c’era Smillus il suo piu’ grande amico che era riuscito a
corrompere l’addetto al ceck-in pur di avere il suo posto affianco a Given.
Non appena si allacciarono le cinture di sicurezza appoggio’ il suo capo sulla possente
spalla di Given e proferendo la sua solita formula magica: << Sono stanco!!>>
addormento’.
si
Smillus era il fratello di Pacos anche lui nostro compagno di avventure che sedeva due file
piu’ avanti con la sua ragazza Anty.
Lui era un grande tifoso della squadra dello Zebrias come anche Given e amava parlare del
suo sport preferito specie incessantemente provocando le ire di Iaius e Rinius .
Gli altri partecipanti : Barbi, Vally e Pantan, Little Box, Memory,Tanus ed altri ancora
erano sparsi sull’aereomobile tra passeggeri messicani e non che li avrebbero sopportati
per l’intero volo.
L’aereo stava decollando, ci stringemmo le mani tra di noi e dopo un lungo
OOOOOOOOOO…RICCHIOOOO applaudimmo all’inizio della vacanza.
Continua>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Il ripostiglio
I CENTO PASSI
Il meticoloso e puntuale lavorio di decenni e decenni era riuscito a sortire gli effetti sperati.
Una massa di MOSTRI si aggirava per il per la regione. Per il paese.
La gran parte dei volti era ormai sfigurata. I corpi DEFORMI. C’era chi era completamente
cieco. Chi soltanto ORBO da un occhio. Chi era MONCO da un braccio.
C’era pure chi aveva tentacoli al posto degli arti superiori. E chi, addirittura, aveva mani
bioniche. In molti avevano perso la BOCCA.
A suon di FEROCI MORSI, la mafia aveva mutilato il corpo di molta della gente siciliana.
Il paese era infetto. In ogni sua piega. Cosa Nostra l’aveva completamente avvolto in un
rassicurante ABBRACCIO.
Ma “LA MAFIA E’ UNA GROSSA MONTAGNA DI MERDA”.
A dirlo e’ Giuseppe Impastato, il figlio di un rispettabile uomo di mafia. Il giovane abita a
Cinisi, in Sicilia. In una zona IN . A soli 100 passi da casa sua, infatti, c’e’ l’abitazione del
GURU del paese: l’invincibile e ONNIPOTENTE Tano Badalamenti. Suo e’ piu’ o meno
tutto. Sindaco. Assessori. Figliocci. Terre. Denaro. Diritti.
Con un gruppo di amici Giuseppe apre una radio. RADIO AUT. E da li’ che vuole parlare.
Per SPUTTANARE, con arguzia ed ironia, gli obbrobri commessi dagli uomini di Cosa
Nostra. Il piu’ colpito e’, naturalmente, “TANO SEDUTO”. Fiore all’occhiello della mala
locale.
Giuseppe allora SI FA BOCCA. Diventa l’occhio del paese. E la sua voce diventa denuncia.
Ribellione. Violenta. EFFICACE
Maggio ’78. Peppino ha 30 ANNI e decide di candidarsi alle successive elezioni. Siamo in
piena campagna elettorale. Suo padre l’hanno gia’ ammazzato. Non era stato capace di
sopprimere il suo figlio illegittimo.
A due giorni dal voto, nel portabagagli di una Renault, le br restituiscono all’Italia il
cadavere di Aldo Moro.
Nello stesso giorno a Cinisi si piange la morte di Giuseppe. Morto SUICIDA.
Dopo essersi sfracellato la testa con una pietra, l’intrepido eroe era addirittura riuscito a
raggiungere i binari della ferrovia e a saltare in aria con i 30 chili di TRITOLO che con
dovizia aveva legato intorno al proprio corpo.
A fare da eco alla tragica morte del giovane, e’ il folto corteo di giovani che partecipa al suo
funerale. I loro striscioni parlano chiaro: nemico numero uno da debellare: il SILENZIO.
Gli inquirenti evitano di interrogarsi sulla sua morte. E subito voltano pagina.
Quella di Giuseppe e’ una storia vera. Dopo 20 ANNI dall’accaduto, Tano Badalamenti e’
stato rinviato a giudizio come mandante dell’omicidio. Ancora oggi si e’ in ATTESA della
celebrazione del processo.
E cosi’, mentre la famiglia di Domenico Modugno continua a lottare perche’ nel film si
ometta la parte in cui i ragazzi di radio Aut presentano “NEL BLU DIPINTO DI BLU” come
l’inno nazionale di “Mafiopoli”, arriva, quasi inaspettata, la tanto ambita candidatura
all’Oscar.
Personalmente premierei Marco Tullio Giordana perche’ ha fatto dei suoi 100 passi un
film equilibrato. Nulla e’ di troppo. Non c’e’ enfasi. Non c’e’ RETORICA. Tutto e’ cosi’.
Come doveva essere. E come , probabilmente, e’ stato.
Nel presentare il personaggio, inoltre, e’ riuscito a tenersi a debita distanza sia da facili
eroismi che da falsi moralismi. Giuseppe rimane per tutto il film solo un ragazzo che non
indossa mai, nemmeno per gioco,
la sfavillante uniforme da fanatico paladino della
giustizia.
Bravo e bello, infine, Luigi Lo Cascio, protagonista del film.
Voto Finale: 7 e 1/2
CAST TECNICO ARTISTICO:
Regia: Marco Tullio Giordana
Soggetto: Claudio Fava, Monica Zappelli
Sceneggiatura: Claudio Fava, Monica Zappelli, Marco Tullio Giordana
Fotografia: Franco Ceraolo
PERSONAGGI INTERPRETI
Giuseppe Impastato: Luigi Lo Cascio
Luigi Impastato: Luigi Maria Burruano
Tano Badalamenti: Tony Sperandeo
Felicia Impastato: Lucia Sardo
Cugino Anthony: Ninni Bruschetta
Giovanni Impastato: Paolo Briguglia
FREESTYLE
ESPERIENZA ELETTORALE
La storia e' andata piu' o meno cosi':
Eravamo in giro con un po' di amici qualche mese prima della campagna elettorale
dell'anno scorso, uno di loro, attivista in un partito politico, mi dice che per la mia
circoscrizione mancano nomi per presentare la lista, e mi chiede se voglio candidarmi!
Vi dico sinceramente, che ho accettato con queste motivazioni:
- Fare un piacere ad un amico;
- Forse guadagnare soldi senza fare assolutamente niente;
- Presentarmi in un partito che mi stava anche simpatico.
Non era nelle mie intenzioni rinnovare il sistema italiano, diminuire le tasse, promettere
lavoro a chiunque (anche perche' nel mio piccolo, ed in tempi non sospetti, avevo gia'
promesso e "procurato" il lavoro a tre miei conoscenti)...
Voi non ci crederete ma, senza chiederli a nessuno, mi sono arrivati a casa, una vagonata di
bigliettini elettorali (che conservo ancora), con il classico vota per il mio NOME e
COGNOME sotto il bel simbolo del partito!!
Mi arrivavano telefonate d'invito ad aperitivi e discussioni, dibattiti e spuntini, persone che
non conoscevo mi dicevano che sapevano che ero un tipo in gamba, il candidato alla
presidenza della mia circoscrizione mi aveva dato del suo "materiale" elettorale con il
mio nome da allegare, spiegandomi che sapeva chi ero e che aveva fiducia nel mio giovane
elettorato!!
...
Ora, la cosa strana di tutta questa storia era che io non avevo un bacino elettorale, potevo
contare ad occhi chiusi solo su mio padre e su mia madre, gia' mio fratello, con il quale
divido la stanza da 25 anni, nutriva dei seri dubbi sulla mia candidatura, ma quel che era
peggio, era...che nessuno, sapeva chi ero e cosa facevo e tanto meno conosceva le mie
motivazioni.
Eppure erano tutti gentili e cordiali, tutti simpatici e sinceri:
- Forse volevano solo entrare in possesso dei miei preziosi voti??
- Forse avevano le mie stesse identiche motivazioni "politiche" e per quello si trovavano
in armonia con il mio pensiero??
Fare un piacere a qualcuno, guadagnare dei soldi senza far niente, rappresentare un partito
per esclusiva simpatia ed opportunismo?!
Come e' andata a finire tutta questa vicenda?
Che nell'ipocrisia di CENTRO-SINISTRA, alla fine dopo lunghi e misteriosi scrutini sul
quale nessuno ha indagato, io ho preso solo il voto di cinque persone, e forse, di due, non
so assolutamente niente (grazie popolo!), tutti gli amiconi di un tempo sono spariti insieme
ai loro sorrisoni e ai loro aperitivi, e sulla mia circoscrizione e su tutta la citta' ha vinto la
coalizione di CENTRO-DESTRA!!!
La dedica di questa settimana, a tutto il giovane elettorato italiano, da un fantastico film:
"NESSUNO DEI SU DETTI!!..........."