33. Posture, movimenti lavorativi e sindromi - EPM
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33. Posture, movimenti lavorativi e sindromi muscoloscheletriche E. OCCHIPINTI e D. COLOMBINI Aspetti generali CY Le sindromi muscoloscheletriche, in particolare del rachide e de g li arti superiori, sono divenute in anni recenti oggetto di un crescente interesse da parte del la medicina del lavoro. Ciò è avvenuto perché mentre da un lato si andava consolidando la constatazione di una connessione tra determinate condizioni lavorative di sovraccarico meccanico e disturbi dell'apparato musco losche letrico. dall'altro lato emergeva la grande diffusione di ta li sindromi presso le diverse collettività di lavoro con il conse g uente impatto di rilevanti costi economici e sociali indotti. In via preliminare va chiaramente sottolin eato che le sindromi di cui si tratterà sono comunque da ascri vere alla vasta schiera delle «work-relateci diseases» o. in altri termini, di quelle affezioni a g enesi multi-fattoriale che possono trovare nelle attività lavorative elementi causali non univoci o concausali di diversa rilevanza. Fra le affezioni del rachide, quella che nel mondo an g losassone viene chiamata «low-back pain» (LBP) e che da noi può essere definita come lombalgia, è senza dubbio la più diffusa e studiata nel mondo del lavoro. Va sottolineato che la «low-back pain syndrome» è, a volte, l'epifenomeno di diverse definite forme mor bose del rachide; essa, nella ma g g ior parte dei casi, resta tuttavia un'affezione isolata, a incerto innesto (LBP idiopatica), anche se vi è una forte propensione di autorevoli ricercatori a vedere nella degenerazione del disco intervertebrale il «primum movens» della sirande maggioranza dei casi di LBP. Le affezioni muscoloscheletriche degli ai-ti superiori di specifico interesse ven g ono definite, nella letteratura specializzata con terminologie differenti (overuse ~,,ndrome, repetitive strain injuries, repetitive motion injuries, occupational cervico-brachial disorders, cumulative trauma disorders) che riflettono lievi differenze concettuali nel loro inquadramento ma che sono sostanzialmente assimilabili. Sotto il profilo pratico «Cumulative Trauma Disor ders» (CTD), così come definiti ne g li USA. è un termine collett i vo per sindromi muscoloscheletriche del distretto cervico-brachiale caratterizzate da affatica 111íento. impaccio, disabilità o dolore persistente a ca rico delle articolazioni, dei muscoli, dei tendini e de gli altri tessuti molli, con o senza lesioni organiche evidenti. Tra di esse vanno ricomprese diverse affezioni o sindromi quali: le tendiniti e le tenosinoviti. la sin drome del tunnel carpale, la sindrome del canale di Guyon, l'epicondilite, la tend 1 n 1 te della cuffia dei rotatori, la sindrome dello stretto toracico, la sindrome da tensione cervicale. Condizioni di rischio lavorativo: aspetti fisiopatologici, criteri inquadramento ed elementi di valutazione di Anche se il meccanismo di fondo con cui una condi zione lavorativa può divenire elemento di rischio è rappresentato dal sovraccarico meccanico sulle strutture dell'apparato locomotore, risulta utile, sotto il profilo concettuale ed espositivo, esaminare separata mente le condizioni di rischio per il rachide e per gli arti superiori. Una ulteriore partizione delle condizioni di rischio per il rachide analizzare, ini er i ide conduce ad anal zzare, in modo disc' to, le condizioni di movimentazione manuale di cari chi da quelle in cui si realizzano posture di lavoro tendenzialmente fisse e protratte. Movimentazione manuale di carichi L'uso della forza manuale per il trasferimento di oggetti è ravvisato dalla letteratura come elemento di possibile sovraccarico meccanico del rachide dorsolombare. Tale nozione è talmente consolidata da aver spinto la Comunità Europea a emanare specifiche nor me tese a condizionare, entro livelli accettabili, l'impie go della forza manuale nelle operazioni lavorative di movimentazione di carichi. Tali norme sono state re cepite in Italia con il D. Lgs. 626/94 (titolo V e al legato VI). Durante le operazioni di movimentazione infatti (in funzione della postura assunta dal soggetto. del peso e delle dimensioni dell'o g getto movimentato, del tragitto che l'oggetto deve compiere) si determinano, si inano,tra le altre, forze compressive sulle strutture del rachide , w~ 4_ 0 Capitolo 33 lombare (dischi intervertebrali, limitanti vertebrali, ar tic olazioni in terapofisa r ie ) c he sin g olar me nte, o più c he altro se ripetute , possono c ondur re a microlesioni e lesioni delle strutture stesse. È stato calcolato e misur ato c he il solle vamento d i un c ar ic o d i circ a 2 5 K2 d a te r r a ( a sc h ie na f le ss a) fi n o all'altezza del torace, può comportare forze di c ompressio ne sul d isc o supe r ior i a 500 Kg. Nel rachide lombare, la struttura più sensibile a queste compressioni assiali si è dimostrata essere la cartilagine limitante del piatto vertebrale. È i n tale str ut tur a c he , i nfa t ti , p iù fac i lme n te si ve rificano, per carichi assiali elevati, delle microfratture. Se si considera che la limitante vertebrale è una struttura essenziale per la nutrizione passiva del disco, si può capire come queste mic r ofr atture rappresentino il primo passo verso la sua possibile degenerazione. D'altra parte, anche il disco, dopo la ca rtilagine, si è dimostrato essere sensibile a forze assiali e rotazionali elevate, che possono indurre microfissurazioni nelle fi br e concentriche d e ll' anulus fibr oso, all'interno d elle quali migra in parte il materiale del nucleo polposo. I carichi di rottura per le limitanti vertebrali (stu diati su reperti autoptici) sono risultati in media di 600-700 K- in so--etti maschi di età inferiore ai 40 anni e di 400 -500 Kg per soggetti maschi della classe tr a 40 e 60 a n ni . S o no st ate tu t tav ia ve r i fic a te co nd i zioni d i rottura anc he pe r valor i intor n o a 300 Kg nel l a c l a s s e d i e tà s u pe r i or e . I l i m i t i d i r o t t ur a ne i S O C C ge tti d i se sso fe mminile sono sta ti stima ti e sse re in media inferiori del 179c rispetto ai maschi. Sulla scorta di queste nozioni e dei risul tati di nume r o si a lt ri st ud i d i fi si o pa t ol o g ia e d i bi o me c c a nic a d el l'apparato locomotore e di epidemiolo g ia occupazionale è stato possibile arrivare a stabilire orientamenti e criteri utili tanto a valutare i g esti lavorativi di movimentazione manuale d i carichi, fissando veri e propri valori limite, quanto a indirizzare le eventuali azioni di prevenzione. Ne s o no d er iva te d ive r s e p r o p o s te d i pr oced ure d i analisi, a volte sofistic ate e pe r tanto c omple sse, a vol te più semplificate, all'interno di queste ultime in questa sede ne è stata scelta e adattata una che, al pregio dell'autorevolezza (è infatti proposta dal Na tional Institute of Occupational Safe ty and Health de gli Stati Uniti) unisc e que llo d e lla fac ile applicabilità, a l pu n t o d i e s s er e u t i l i z z a b i l e a nc h e n e l c or s o d i u n a accurata anamnesi lavorativa. La procedura, schematizzata nella Fig. 33.1, è prima riamente finalizzata a calc olare, in o g ni particolare con dizione di sollevamento, il massimo peso del carico che può essere sollevato da un operatore sano e addestrato, senza che si determino condizioni di sovraccarico. Tale massimo peso è ricavato applicando a un valore iniziale di 23 Kg (massimo pe so de l caric o trasferibile in condizioni ideali di sollevamento) una serie di fatto ri molt iplicativi, o g nuno de i quali può assumere valori compresi tra 0 e 1, che dipendono da come, nelFopera zione esaminata, si realizzano i seguenti elementi: a) alte z za d a terra d e lla pre sa d e l car ico al l'i ni z i o d e l sollevamento: b) distanza verticale di sollevamento; c ) distanza orizzontale del centro del carico dal corpo i (centro della congiungente dei malleoli interni delle caviglie). d ) a n g o l o d i e v e n tu a le s p o s t a m e n t o l u n g o i l p i a n o s a gittale del carico lungo il suo tragitto; e ) caratteristiche d ell'i m pu gna tura o d e lle p rese ; C f) frequenza di sollevamento (n. d i sollevamenti al mi nuto). Poiché nell'allento VI del D. L gs. 626 / 94 si fa rife rimento a un valore di peso massimo pari a 30 Kg si propone di sostituire tale valore a quello di 23 Kg gg suerito dal NIOSH, al fine di adeguare la procedu suggerito ra illustrata alla normativa italiana. Ricavato il massimo peso sollevabile attraverso questa procedura è possibile confrontare lo stesso con il peso effettivamente sollevato calcoland o l'ind ic e di sollevamento (IS) : IS = Peso realmente sollevato Peso massimo sollevabile Se t ale i nd ice è i nf eri ore o u gua le a 1 , l' ope ra zi o ne è ritenuta accettabile, altrimenti sussiste una condi zione d i s ovraccarico (e pertanto d i rischio) tant o più grand e quant o più elevato risulta l'ind ice. I n que s ti ul ti mi ca s i, d al pu n t o d i vi s ta pre ve nt iv o. si pu ò p orre l a nece s si tà d i i nter ve nire d o ta nd o l' o pe ratore di ausili meccanici o automatizzando l'opera zione o anche, se il trasferimento rimane interamente manuale, modificando uno o più de gli elementi che concorrono a d eterminare il calcolo d el massimo peso sollevabile (peso dell'o ggetto, distanza dal corpo, al tezza da terra, frequenza ecc.). Infine, per fornire elementi orientativi al medico pratico, a scopo purame nte indicativo, e senza la prete sa di esaustività. nella Tab. 33.1 sono indicati i contesti lavorativi in cui più frequentemente si realizzano con dizioni di rilevante sovraccarico meccanico del rachide dovuto alla movimentazione manuale dei carichi. Tabella 33.1. Movimentazione manuale di carichi con sovraccarico meccanico del rachide: contesti lavorativi di più frequente riscontro. edilizia cave e miniere trasporti e traslochi carico e scarico delle merci mercati generali lavori di magazzinaggio lavori di facchinaggio assistenza a bambini, portatori di handicap, pazienti ospedalizzati lavoro nei cimiteri lavoro nei porti Posture, movimenti lavorati vi e sindromi muscoloscheletriche 451 Kg 23 Altezza da terra delle mani all'inizio del sollevamento 0 25 50 altezza (cm) 75 100 125 >150 x I fattore a 0.77 0.85 0.92 1.00 0.92 0.77 0.84 a x Distanza verticale di spostamento del peso tra inizio e fine del sollevamento 25 dislocazione (cm) b fattore 30 40 50 70 180 200 b 1.00 0.97 0.93 0.91 0.88 0.84 0.84 Distanza orizzontale tra le mani e il punto di mezzo delle caviglie distanza del peso dal corpo (distanza massima durante il sollevamento) 25 distanza (cm) fattore C d 30 40 1.00 0.83 0.62 50 0.50 65 80 > 90 0.38 0.31 0.27 x 30° dislocazione angolare fattore 60° 90° 120° 150° 180° 1.00 0.90 0.80 0.71 0.62 0.52 0.42 buono giudizio e fattore scarso 1.00 e 0.90 Frequenza del lavoro (n. atti / min.) frequenza continuo < 1 ora peso sollevato 0.20 x 1 4 6 1.00 0.94 0.84 0.75 9 12 > 15 0.52 0.37 0.00 continuo 1 - 2 ore 0.95 0.88 0.72 0.50 0.30 0.21 0.00 continuo 2 - 8 ore 0.85 0.75 0.45 0.27 0.15 0.00 0.00 ______ 1 peso limite raccomandato Kg indice di sollevamento peso limite raccomandato Fig. 33.1. Calcolo degli indici di sollevamento (secondo NIOSH 1991). d x Giudizio sulla presa del carico peso sollevato C Dislocazione angolare del peso in gradi 01 f x f Kg Qua nd o si è sd ra ia ti o se d uti c o n il r ac hid e a p p o£ s i h a la s ec o n d a c o n d i z i on e ( s o t t o c a r ic o ) ; a t o , s i r i c o ) ; p a s sando d a q u e s t e p o s i z i o n i a p o s t u r e i n p i e d i , a s s i s e senza appog gio o anche d i solle vamento d i i di di un carico. si ottiene la second a cond izione (sovra ccarico). Il regolare alternarsi di condizioni di so pra e sotto carico del disco determina il ricambio di fluidi e quindi di metabolici e di cataboliti: è il meccanismo co n cu i i l d i sc o è « nu tri t o ». Il rimanere a lungo in posizioni che comportano carico, o viceversa in posizioni scaricate, comporta. g ià d opo poche ore, un arresto d el ricambio per diffu sione e quindi una sofferenza distale. - Il valore di passaggio tra situazione di sovraccarico e d i sottocarico è stimato a circa 70-80 Kg di compressione assiale sul d isco. Partendo da queste nozioni ne deriva che nella va lutazione delle posture fisse non è tanto l'entità in trinseca della pressione assiale che a gisce sui dischi lombari a interessare quanto piuttosto il fatto che.tale p r e s s i o n e s i a fr eq ue n t e me n t e va r ia t a e a l te r n a ta al d i sopra e al d i sotto d el valore d i passaggio. Quanto più frequentemente ciò avviene tanto me glio il d isco po tra essere nutrito: alternanze s ostan zia l i devono comunque intervenire per periodi di 5 -10 mi nu ti a lme n o o g ni or a. Ciò detto, le posture più sfavorevoli sono quelle che determinano pressioni assiali costantemente supe riori al valore di passa ggio in quanto generalmente si acco m pa g n an o a c o nd i zi o ni d i c o ntr a zi o ne musc ola re -statica (isometrica) della muscolatura poster iore del rachide con relativo tendenziale affaticamento (si pensi ad esempio alle posizioni sedute pr otratte con il tronco non supportato dallo schienale). D ' a l t ra p a r te , a n c h e le po s t u r e c h e c o m p o r t a n o v a lori di pressione costantemente inferiori alla sog lia Posizioni di lavoro tendenzialmente fisse e protratte Il mantenimen to pr otr att o d i posi zio ni d i lavoro, assi s e o e re tte , s os ta n zi al me nt e fi s se , pu ò , tr a le a lt r e co s e . i n t er fe r ir e c o n i l p r o c e s s o n u tr i t i v o d e i d i s c hi i n tervertebrale lombari innestandone una precoce ten denza alla degenerazione. Giova ricordare che il disco intervertebrale è, nel I - a d u l t o , u na s t r u t tu r a p r i v a d i va s i , c h e r ic e ve le s o stanze nutritive ed e spe lle i cataboliti unic amente per d i f fu s i o n e ; qu e s t a a v v ie n e p r i nc i p a l me n t e a t tr a ve r s o le limitanti vertebrali e, solo secondariamente, attra verso gli altri tessuti adiacenti. L ' i n s i e me d e l l o s p a z i o i nt r a d i s c a l e , d e i p i a t ti c a r ti laginei, d ell'anello fibr oso, de i te ssuti paravertebrali e della spongiosa delle vertebre adiacenti, può essere c on sid e rat o L 'in te r f ac cia i consi o un sistema osmotico. L'interfacc'a semip e r m ea b i l e è c o s t i t u i t o a p p u n t o d a l l' a n e l l o f i b ro s o e dai piatti cartila ginei che separano l'interstizio intra d isc ale d a quello extr ad isc ale . L 'insieme delle mac r omole c ole c onte nute nello spa zio intradiscale (soprattutto mucopolisaccaridi) esercita colloidale osmotica i od poncot una s peci fica res si o n e -i o sm o tic a ca. La somma della pressione idrostatica extradiscale e d e ll' o ne ot ica in trad i sc ale c or r i sp o nd e al la s om ma d el Fidrostatica intradiscale e oncotica extradiscale. Applicando una forza meccanica (una pressione) s u l s i s t e m a o s m o t i c o . s i o t t i e n e u n a fu o r iu s c i ta d i l i quid i d a l d i sc o a tt r ave r s o l a me m br a na se m i per m eab i l e : il v o lu m e d e l d i sc o d im i n u i s c e , la s o l u z i o n e i nt r a discale diviene più concentrata, vi è tendenziale e s pul si o ne d i c ata b o li ti . Ve ne nd o a d im i nuir e la pre s sione meccanica, si ha un richiamo di liquidi all'in t e r n o d el d i sc o p er u n me c c a n i s m o o s m o t i c o : i l vo l u me d el d isco aumenta, la soluzione si d iluisc e, è favo r it o l'i n g re ss o d i s os ta n ze nu tr i ti ve (Fi g . 3 3.2 ) . < 80 Kg L- 1 > 80 Kg i! ~ Fig. 33.2. Effetti dell'aumento e della diminuzione del carico di p r essione in un sistema osmotico (disco intervertebrale). Posture, movimenti lavorativi e sindromi muscoloscheletriche (ad e se mpio quelle sed ute c on r ac hid e e ar ti superiori supportati), condizionand o una riduzione dell'espulsio ne dei cataboliti e una te ndenza all'aumento di volume del disco, sono da considerare non del tutto conOrue. Va da ultimo segnalato che il lavoro in posizioni ten denzialmente fisse del tr onc o si accompagna sovente a condizioni di fissità (in genere in fle ssione) del rachide cervicale e al mantenimento de gli arti superiori non su p po r ta ti e (p iù o me n o ) so lle va ti : que st e d ue c o nd i zioni , sin gole o ag gr e gate . pr od uc ono c on tr azioni iso metriche dei muscoli erettori cervicali e del cintolo scapolo-omerale (trapezio superiore in primis) che, pur per intensità di contrazione comprese tra il 10 e il 20 % della rispettiva MCV (Massima Contrazione Volonta ria). se protratte nel tempo, conducono all'affaticamen to cr onico del muscolo con c onsegue nte d olor abilità e predisposizione alla degenerazione fibrotica. Ne lla Tab. 33.2 1 sono r ipor tati alc uni de i principali conte sti di lavoro in cui possono realizzarsi c ondizioni di fissità posturale. Tabella 33.2. Fissità posturale : contesti lavorativi di più frequente riscontro. lavoro in catena di montaggio microassembla£i2i o micromonta£ioi (es. componentistica elettronica, oreficeria) confezionamento indumenti (es. cucito, stiro) dattilografia e word-processing data-entro mediante unità video guida professionale di automezzi (la postura fissa e le vibrazioni trasmesse a tutto il corpo si sommano e integrano i loro effetti) Movimenti ripetitivi e/o forzati degli degl arti superiori gesti lavorativi compiuti con gli arti Csuperiori possono diventare elemento di rischio per tali segmenti quando: a ) sono frequenteme nte e r apidame nte ripetuti, uguali a s e s t e s s i . pe r l u n g h i p e r i o d i d e l tu r n o d i la v o r o . b) richiedono sviluppo di forza manuale: c i p r e s up p o n g o n o p o stur e in c o n gr ue d e i se g me n ti d el l'arto superiore: d ) non so no alternati c on ad e g uati pe r iod i d i recupero e di riposo. Que sti quattro eleme nti, singoli o fr a lor o c o nibi nati, sono i maggiori deter minanti d elle patolo g ie d a sovrac c ar ic o d ell'arto super ior e (CTD): ac c anto a e ssi posso no esservi altri elementi lavorativi favorenti (strumenti d l , ,,e r ( , onoi y ìlcl, vibr azio ni, lavor o d i pr e c isione ecc.) c o s ì c o m e v a ri c o rd a t o c h e c o n d i z i o n i i n d i v id u al i e x tralavorative (sesso, stato metabolico, attività del tempo li be r o, ecc. ) s o n o sic ur a me n te pr e d i s po ne n ti al l'i n so r gere dei relativi quadri. 45 3 Il meccanismo pat o g eneti co con cui que sti elementi d i s ovr accaric o mecca nic o a gi sc on o n o n è a nco ra d el tutto chiarito, ma è sostanzialmente da ascrivere a mec, canismi di affaticamento cronico delle strutture musco lari d a u n la t o e, d al l'al tr o l at o , a u na irri ta z io ne mec canica delle strutture tend inee e peritendinee: quest'ul tima, mantenuta nel tempo, conduce tra l'altro a quelle forme canalicolari (prime fra tutte la sindrome del tun nel carpale) con forte coinvol gimento delle strutture nervose periferiche. L a valutazione d elle condizioni lavorative potenzial mente dannose è allo stato attuale piuttosto difficoltosa. Essa presuppone infatti lo studio dei molte plici fattori in gioco con approfonditi detta gli concernenti Forganizdettagli C zazione del lavoro nonché la distribuzione ed entità dei tempi d i ciascuno dei distretti empi di recupero muscolare, per c i ascuno de' distretti dell'arto superiore (mano-polso, gomito, spalla). Un'esposi zio ne d ei relativi metod i e criteri esorbita dalle possibilità di questo testo: per sopperire a tale ca renza, nella Tab. 33.3 vengono elencati alcuni contesti lavorativi in cui più frequentemente si ritrovano elemen ti di rischio occupazionale che possono determinare le diverse indicate alterazioni a carico degli arti superiori. Tabella 33.3. Contesti di lavoro in citi più frequentemente possono verificarsi diversi tipi di « cumulative traunIa discor ders » (CTD) degli arti superiori. .I . levi£iatura. molatura tenosinovite, stretto toracico. tunnel carpale, De Quervain 2. perforatura, pressatura tendiniti polso e spalla, De Quervain stretto toracico, tendinite spalla 3. assemblaggio sopra la testa (imbianchini, meccanici di auto) 4. assemblaggio in catena 5. dattilozrafia, data-entry. lavoro di cassa 6. taglio e cucito 7. microassemblaggio 8. uso strumenti musicali tendinite spalla e polso, tunnel carpale, stretto toracico tunnel carpale, stretto toracico. tensione cervicale De Quervain, tunnel carpale. stretto toracico tensione cervicale, stretto toracico, epicondiliti, tendiniti polso tendiniti polso, tunnel carpale. epicondiliti 9. lavori al banco (ta g lio vetri) « intrappolamento » nervo ulnare 10. sala operatoria De Quervain, tunnel carpale 11. confezionamento e tendiniti polso e spalla, inipacchettatura tensione cervicale, tunnel carpale, De Quervain 12. guida di camion 13. preparazione cibi 14. carpenteria 15. magazzinaggio, spedizioni 16. movimentazione materiali 17. costruzioni 18. macellazione 19. distribuzione postale stretto toracico De Quervain, tunnel carpale tunnel carpale stretto toracico, tendinite spalla stretto toracico, tendinite spalla stretto toracico, tendinite spalla De Quervain, tunnel carpale sindromi della spalla Capitolo 33 Controlli sanitari dei lavoratori P r o ce d u re d i c o n t r o l l o d e i l a v o r a t o r i p o t e n z i a lm e n t e esposti a condizioni di sovraccarico dell'apparato muscolo-scheletrico vanno attivate con finalità emi ne ntemente preve ntive (pr e ve nzione se c ond aria). Allo stato attuale oltre che per i minori adibiti a lavori Gravosi e gli addetti alla guida di trasporti pubblici, tali controlli sono esplicitamente previsti dalla normativa in vigore per gli addetti alla movimentazione manuale di carichi (vedi il D. Lgs. 626 / 94). P e r q u e s t i la v o r a t o r i s i r i t i e ne u t i le p r e ve d e re ad e g ua ti e mi rat i co n tr ol li t an t o i n fase d i avv iame n to a l lavoro (pre-impiego) che poi, periodicamente nel tempo (ogni 3 o 5 anni in funzione dell'entità del ri schio). Per i lavoratori soggetti ad altre condizioni di so vraccarico meccanico (posture fisse. movimenti ri pe titivi / forzati d e gli ar ti supe r ior i) spe c ifici control l i sanitari, non obbligatori per legge. potranno esse re previsti u nica mente ne l contesto d i apposite ind a gini collettive mirate e finalizzate al miglioramento d e l le relative condizioni di lavoro. oppure indivi dualmente qualora singoli operatori dovessero de d is tur bi caricospecificiiurb"acar icodelrachidec/o g d e li ar ti su per ior i. Ad eccezione di questi ultimi casi, in cui l'ap profondimento diagnostico è condotto secondo le metodiche più adeguate alla specifica patologia emergente, lo screening colletti vo, preventivo e per iod ic o, d e lle a lte r a zi o ni d e l r ac hid e d e v e es sere co n d otto utiliz zand o pr ot oc olli d i inquad rame nto clinico funzionale che non prevedono. in prima istanza, l'uso d i te cn ic he in va si ve e in part ic ola re d i rad io g rafie d ella colonna ve rtebrale. C i ò v a r i b a d i t o c h i a ra m en t e a l f i n e d i n o n e s p o r re l a c o l le t t i v i t à a i n u t i l i. d a n n o s e ( e a n c h e c o s t o s e ) d o si d i rad iazioni ioni zzan ti. L 'in quad ra me nt o cli n ic o fun z io n ale d e l rac h id e d e ve prevedere : a) un'accurata anamnesi dei disturbi dei tratti cervi cale, d o rs ale e l o m bo sac rale in par tic ol are occ or si n e g l i u l t i m i 1 2 m e s i , e s s a d e v e a l m e n o r a c c o g l i e re 211 elementi ind icati nella Fig. 33.3. I relativi disturbi saranno giudicati significativi: s o l o s e s o d d i s fe ra n n o d e te r m i n a te c a ra t t er i s t i ch e temporali c,'o di gravità (soglia anamnestica posi tiva), definite nella Tab. 314-. b) specifiche ma n ovre di press o -pa lpa zi one delle a p o f i s i s p i n o s e , d e g l i s pa z i i n t e r ve r te b ra l i e d e ll e muscolatura paravertebrale al f ine d i evidenziarne la eventuale dolorabilità indotta; e) manovre di valutazione della motilità del rachide c er v i ca le e d o r s o l o m b a re ( a m p i e z z a d e l me v i me n to, dolorabilità indotta) in termini di flessione estensione. rotazioni e inclinazioni; d ) manovre d i valutazione d i fenomeni d i alterazione della distensibilità muscolo -tendinea (es. dei mu scoli ischiocrurali o ileo -psoas), di alterazion morfostrutturali rilevanti (es. gibbo e scoliosi) ( di irritazione d elle rad ici nervose (test d i L aseg ue manovra d i W assermann) . L a positività di tali manovre può orientare infatti ver so sottostanti forme patologiche di specifico interess C Tabella 33.4. Criteri minimi per la dejìnizJone della posit vita Disturbi accusati negli ultimi 12 mesi Tipo: fastidio, senso di peso dolore Periodicità: quasi tutti i giorni a episodi: — numero episodi — durata di ciascun episodio Sede: cervicale, dorsale, lombosacrale Temporalizzazione: da quanto tempo alla « soglia anamnestica » dei disturbi al rachide. — « fastidio pressoché tutti i giorni (cioè per più della metà dei giorni dell'anno) oppure — dolore a episodi numero di episodi — numero di giorni 1(ì 6 10 30 90 Fig. 33.3. Strutturazione della raccolta anamnestica dei di~-,urbi a carico del rachide. Posture, movimenti lavorativi e sindromi muscoloscheletriche Tabella 33.5. Manone per l'inquadramento clinico-.f,,nzionaie del rachide e per un orientamento verso sospette patologie di specifico interesse. RETRAZIONE M. ISCHIOCRURALI LASEGU valori normali F= Sup. a 80' M= Sup. a 70~ assente retrazione dx 1 retrazione sx Lasegue i assente retrazione dx retrazione sx RETRAZIONE M. ILEO-PSOAS / WASSERMANN valori normali F= O M= Inf. a 5 cm (distanza cavo popliteo-Iettino) i, Wasserman n RETRAZIONE M. ERETTORI SPINALI assente retrazione ex retrazione sx RITMO LOMBO PELVICO PATOLOGIA SOSPt i i ABILE MODALITA DI ESECUZIONE Come per il Lasegue: segnalare presenza di retrazione quando l'angolo coscia / lettino è inferiore ai valori normali indicati. retrazione dei m. ischiocrurali Flettere la coscia sul bacino a 90° ed estendere successivamente la gamba fino a portarla in linea con la coscia: comparsa di dolore. sofferenza radicolare L4 o LS o Si Paziente supino, flessione di una coscia sul bacino afferrandola con le braccia: il ginocchio controlaterale non deve sollevarsi più dei valori indicati. retrazione m. ileo-psoas Wassermann assente retrazione dx 1 retrazione sx Soggetto prono, la flessione del ginocchio suscita dolore, che aumenta stendendo l'anca. Durante la manovra fissare il bacino. sofferenza radicolare L2 o L3 o L4 distanza fronte - ginocchio Soggetto supino, flessione delle cosce sul baci retrazione dei m. no e avvicinamento della fronte fino a toccare i gi - erettori spinali nocchi. La retrazione è presente quando la di stanza supera i 2 cm. li assente presente (>2 cm) dolore DORSO CURVO 455 7 — assente permanenza di dorso curvo dolore 1 normale lordosi lombare immodificata il dolore lombare (Tab. 33.5). Tra tali manovr e va r ic ompr e so lo st ud io del ritmo lombopelvico (studio della ripartizione e d ella si nc r o ni z za z io ne tr a r ac h id e e bac i no d u r a n te la flesso-estensione del tronco) che, se viene alterato, può essere significativo per diversi quadri malforma tivi del rachide lombare (ernisacralizzazioni, spondi l o l i s t e s i , s i n d r o me d i B aa s t r u p , s ac r o ac u t o o a sq u a dra). L ' i n s i e me d e i d a t i c h e s on o s t a t i r ac c o l t i c o n s e n t e la d e fi n i z i o n e di qu ad r i di s p o n d i l o ar t r op a t i a c l i n i c o - funzionale cervicale . d or sale e lombosac r ale di I, II e I I I g r a d o c l a s s i f i c a t i s e c o n d o i c r i t e r i r i p o r t a t i i n Tab. 33.6. L'esame clinico funzionale del rachide così con dotto potrà, tra le altre cose, essere utilizzato come f i l t r o pe r s e le z i o n a re i c a s i me r i te v o l i d i a p p r o f on d i mento diagnostico attraverso esame radiografico o altre i nd a g i ni s pec ial is tic he e s tr u me n ta li . Soggetto seduto su sgabello, mani dietro la nu ca; aprire i gomiti il più possibile. raddrizzando la schiena: in caso di dorso curvo strutturato la cifosi dorsale non si appiattisce. dorso curvo strutturato: possibile m. di Sheuermann Soggetto in piedi a gambe divaricate, esegue una lenta flessione del tronco: prima il capo poi il dorso e da ultimo il tratto lombare: quest'ultimo perché il ritmo L.P. sia conservato deve perdere la curva a lordosi e cifotizzarsi. In caso contrario (lordosi lombare immodificata) il ritmo L.P. risulterà alterato. sospettabili alcune alterazioni congenite quali: spondilolistesi emisacralizzazioni Baastrup sacro a squadra Tabella 33.6. Inquadramento diagnostico alterazioni del rachide. cervicale positività e lombo- anamnestica sacrale dorsale Spondiloartropatia clinicofunzionale (SAP) di I £irado muscolatura paravertebrale e/ o apofisi spinose dolenti alla palpazione rachide in toto positività anamnestica rachide in toto positività anamnestica muscolatura pann crtebrale e/ o apofisi spinose dolenti alla palpazione muscolatura paravertebrale e/o apofisi spinose dolenti alla palpazione SAP di II grado motilità dolorosa c/o Lasegue o Wassermann pos. SAP di III orado T ab e l l a 3 3 . 7 . S e m i e / o q u a d r i e -1 i n i c o -f i w , -J o n ( ;1 i m i n i m o ] ) ( . Ire richiedono indagine radiologica. g ibbo di almeno 1 cm (altezza rispetto all'emitorace controlaterale) motilità analitica se , _ , mentaria tendenzialmente molto ridotta in soLuetto di giovane età motilità generale ridotta per la presenza di retrazioni muscolari (2 su 3 dei test proposti) in soggetto di giovane et à presenza di dorso curvo strutturato presenza di segni Lasegue o Wassermann positivi presenza di ritmo lombo-pelvico nettamente alterato presenza di dolore irradiato (crural6ia, sciatalgia) C spondilo-artropatia di II grado con presenza di dolori presso-palpatoci estesi alla maggior parte del tratto spondilo-artropatia di III grado lombalgie acute ripetute A tal fine, nella Tab. 317, vengono riportati i sin goli sintomi e segni o i quadri clinico funzionali mini mi c h e , i n l i n e a d i m a s s i m a , o r i e n t a n o a u n o s p e c i f i co approfondimento radiografico. L'esame di screenin g delle diverse alterazioni mu sc oloscheletriche d e l d istr e tto c e r vic obr ac hiale and rà condotto tenendo conto della specifica semeiotica per la quale, nell'i mpossibilità di una trattazione analitica, si rinvia ai testi delle sin gole discipline competenti; nella Tab. 33.8 sono stati riassunti i principali sintomi e se gni (clinici e/o radiografici) c h e c a ra t t er i z z a n o a l c u ne d e l le p r i n c i pa l i al t e ra zi o n i di tale distretto. I giudizi di idoneità al lavoro specifico nella movimentazione manuale di carichi Giud izi d i id oneità al lavor o spe c ific o ~c n g ono ri chie sti ai centri specializzati di medicina del lavoro dai datori di lavoro e dai lavoratori sia in fase di avvia mento al lavoro che allorquando si riten ga che una d e te r m i na ta pa t ol o g ia s o pr a vve nu ta im pe d isc a d i pr o s e g u i r e l o s v o l z i m e n t o d i d e f i n i t i c o m p i t i la v o r a tiv i . Nell'esperienza pratica giudizi di questo genere v e n g o n o p e r l o p i ù r i c h ie s t i n e l c a s o d i l av o r i g ra v o s i che comportano la movimentazione manuale di carichi ed è pertanto su di essi che, allo stato attua le, si è sviluppata una esper ienza sufficientemente consolidata che invece manca per altre tipologie di esposizione. Va sottolineato che, sebbene dal punto di vista concettuale l'espressione di tali giudizi sia analoga nel caso di visite pre -impiego o di visite in lavora tori già da tempo assunti. dal punto di vista pratico e operativo le situazioni differiscono lievemente, per Cui valgono le segue nti note di premessa: a) nelle visite di pre-impiego si è in fase di screen i n . - , ( s i c e r c a i l cga s o p a t o l o g i c o i n u n a m a s s a d i soggetti sani e in enere di giovane età): Cè p e rtanto precluso il ricorso generalizzato all'esame radiografico. Andranno utilizzate le procedure di s e l e z i o n e s u gC-g e r i t e n e l p r e c e d e n t e p a r a g r a f o e s o lo in seconda istanza si potrà procedere ai neces sari approfondimenti diagnostici. Ciò avviene pe r a l t r o n e l la c o n s a p e v o l ez z a c h e n o n s a rà p o s s i b i le selezionare tutti i casi positivi e che il dato anam n e s t i c o , p e r l a n a tu r a d e l c o n t e s t o i n cu i s i s v ol g e l ' ac ce r t a me n t o , n o n è d el t u t t o af f id a b i le ; b) nelle visite di soggetti che già operano p r e s s o uno specifico posto di lavoro le richieste sono ind ivid u a li e r ife r ite a u n c ir c os ta nz iat o c o nte st o operativo: in tali casi è possibile, ab initio, accedere a tutti gli approfondimenti d i a g n o s t i c i e c l i n ico - str ume n tal i c he il ca s o rich ied e . Ciò premesso, è possibile passare a definire quei quadri patologici. di natura degenerativa, infiamma toria o malformativa che, essendo suscettibili alle condizioni di sovraccarico meccanico che si produ cono durante l'attività abituale di movimentazione manuale di carichi, devono essere giudicati i n c o m patibili con tali attività: possono diventare compatibili solo se l'esposizione è occasionale (pochi trasferimenti al dì) e se il peso del carico è assai inferiore a q u e l l o s u g g e r i t o c o m e l i m i t e p e r s o g g e t t i a d u l t i « sani ». La Tab. 33.9 riassume tali condizioni: in essa ven gono definite le patologie del rachide incompatibili con attività di movimentazione manuale di carichi e sono indicati i pesi massimi trasferibili in via occa sionale da questi so ggetti patologici. In questi casi il giudizio di non idoneità (o meglio d i i d o n e i t à c o n d i z i o n a t a ) h a , p e r l a n a t u r a d e l l e l e sioni consid erate. carattere permanente. A f r o n t e d i qu ad r i c l i n ic o f u n z i o n a l i d o r s o l o m b a ri d i I I o 111 g rad o se n za o co n m in or i le si o ni st rut t ura l i (discopatie lievi, osteocondrosi giovanile lieve ecc.) si suggerisce di sospendere solo temporanea-niente l'esposizione (ad esempio un a n n o ) , i n t r a prendendo gli opportuni trattamenti riabilitativi e n-valutand o, a d istanza d i tempo e di v o l t a i n v o l t a , l'evo lver s i d ell a si tua zi o ne . Va sottolineato infine che, stante la complessità e gli aspetti specialistici coinvolti da tali giudizi di id oneità, gli stessi d ovranno essere di re gola esegu iti p r e s s o ce n t r i s p ec ia l i z z a ti d i M ed i ci n a d e l L a v o r o. Posture, movimenti lavorativi e sindromi muscoloscheletriche 457 Tabella 33.8. Principali segni e sintomi di alcune patologie cei-ricali e dell'arto superiore. Radicolopatia (insulto diretto sulle radici spinali) parestesie alle mani (sempre) ipostenia arti superiori (a volte) disturbi ve g etativi (a volte) C RX CERVICALE : anteriore / posteriore laterale oblique dinamiche riduzione dei forami ri g idità nelle dinamiche C irre2olarità nella linea di curvatura in iperstensione e iperflessione SEGNI : dolore evocato alla presso-palpazione delle apofisi dolore motilità cervicale Disturbi tronculari (sindrome dello stretto toracico) dolore costrittivo in particolari posture disturbi vegetativi ipostenia ipostenia muscolare intrinseca alla mano (a volte) RX CERVICALE : anteriore / posteriore laterale costa cervicale apofiso-trasversomegaHa C7 SEGNI : incapacità a sostenere a lungo le braccia alzate test di iperabduzione positivo (a volte) Disturbi dei nervi periferici (disturbi canalicolari, ad es. tunnel tarpale) parestesia (spesso notturna; 3'-4~ dito) disturbi vegetativi ipostema intrinseca della mano N.B.: importante E.M.G. SEGNI : zone di iperal g esia e ipostenia, ipostenia muscoli intrinseci della mano Phalen o Tinel test positivo (a volte) test della pinza positivo per ipostenia (nei casi avanzati) Pseudo-radicolopatia (c.-rvicobrachial£!ia di origine postùrale non neurologica) parestesie dolori irradiati all'avambraccio o alla mano SEGNI: dolore alla presso-palpazione delle apofisi spinose Sindrome di De Quervain dolore nella zona « tabacchiera anatomica » g (irradiato lung l u n o l'avambraccio nei casi avanzati) : test di Finkelstein positivo Tendinopatie dolore soprattutto durante i movimenti SEGNI : dolore nei movimenti contro-resistenza Rizoartrosi metacarpofalangea l ' dito dolore durante la prensione SEGNI: test della pinza positivo per dolore dolore alla palpazione articolazione trapezio-metacarpale RX : artrosi trapezi o- inetacarpale Il riconoscimento della natura professionale di patologie del rachide (movimentazione manuale) Ai f i ni d el r ic on o sc i me n to d e lla na tur a pr ofe s si o nal e d e lle malattie, esiste in I talia un c osid e tto sistema mi sto: accanto a una specifica e detta gliata tabella (chiusa) di malattie professionali, comunque ricono sc i bi li d a ll' is ti tu t o as s ic u r at or e ( I N AIL ) pur c hé ri cor r a n o d e te r m i na t e c i r c o s t a n z e d i e s p o s i z i o n e e d i d a n n o, v i è la p o ss i bi li tà d i ve d e r r i c o n o sc iu ta co me pr o f e s s i o n a l e qu a l s ia s i ma l a tt i a i n c u i i l la v o r a t o r e ( co n « l ' o n e re d e l l a pr o v a » a s uo c a r ic o ) r ie s c a a d i m o s tr a r e che la specifica condizione di lavoro abbia agito c ome causa o conc ausa pr e mine nte . Si è detto come le patologie del rachide dorsolom bare, specie di natura de generativa. siano a genesi multifattoriale e come pertanto l'eventuale sovracca r i c o m ec ca n i c o d i or i g i ne l a v o r a t i v a s ia s o l o u n o d e i diversi elementi eziopatogenetici. Esistono tuttavia circostanze in cui tale sovraccarico è talmente preponderante da essere definibile come con causa preminente di patologie degenerative del rachide? La risposta a questa questione necessita di alcune sostanziali puntualizzazioni: a) Il ruolo causale d e l sovr ac car ic o me cc anico è su ffic ientemente d ocume ntato in lette ratur a nelle condi zioni di movime ntazione manuale d i caric hi mentre è o gge tt o d i rice r c a (e pe r ta nt o ne c e s si ta d i e s se re ancora eventualme nte c onsolid ato) pe r altri tipi d i e s po s i zi o ne. 1 c a si d a tr att ar e i n se d e d i r ico n o s ci mento medico-legale si dovranno pertanto, per il momento, riferire solo a questo tipo di esposizione quando la stessa si configuri come rilevante sulla C i scorta dei risultati degli studi condotti 1 secondo i m e t o d i r i p o r t a t i n e l § « M o v i m e n t a z i o n e m a n u a l e di carichi ». b) Sono in particolare le patologie degenerative del d s c o i n t er v er t e b ra le a e s se re c o l l e ga t e c o n l e c o n d i zioni di esposizione prima delineate: tra esse in par ticolare vanno ravvisate le diverse forme di discopa tia e d i er nia d i sca le, me n tre s o n o per i l m o me nt o da escludere le generiche forme artrosiche. c ) Poiché l'età è. nonos tant e tutto, elemento as sai rile vante nella storia naturale di queste malattie, a mag g ior ragione andranno considerate con attenzione le forme instauratesi in età relativamente giovane. d ) No n va n n o a pri or i esc lu se d al la c o n sid era z i one a l cune forme morbose che di certo si instau rano in modo indipendente dal lavoro, per lo più in età pre puberale e puberale ma che, se non ad eguatamente riconosciute e protette da insulti d i natura meccani ca. si aggravano notevolmente e rapidamente pro prio a seguito di tali insulti. Ciò sot tolinea t o. ribad ito che ogni sin g olo cas o and rà trattato per le specifiche peculiarità sia d i esposizione al—rischio che d i tipolo g ia e natura d el d anno. si può suggerire al med ico pratico di se -nalare, una volta con sultatosi con il lavoratore interessato. una c ircostanza come sospetta professionale, se ricorrono con giuntamente i seguenti elementi di esposizione e danno. C I) Es p o si z io ne : a lme n o 5 an ni d i e s p os i zi o ne a i n d ici d i s o llev ame n t o ( ved i § « M ovi me n ta zi o ne ma nual e di carichi») uguali o superiori a 6 oppure almeno 10 anni di esposizione a indici di sollevamento uguali o nni di esposizione indici i superiori a 3. T a b e l l a 3 3 . 9 . P a t o l o g i e d e l r ac h i d e d o r s o - l o m b ar e c h e conrroindicwio* attività di movinìenta,-Jone manuale di carichi. – ernia discale in atto con compromissione radicolare aree non raccomandate Kg testa – spondilolistesi (I grado e oltre) – sindrome di Klippel-Feil 1 3 . 5 i d – ernia discale: protrusione senza interessamento radicolare – ernia discale ridotta chirurgicamente – discopatia lombare grave – stenosi del canale con o senza compromissione radicolare ,"_ 1 . 76 / 1.5 spalle gomito – scoliosi oltre ?0° Cobb (in funzione di torsione vertebrale – morbo di Sheucrniann – instabilità vertebrale medio- *rive – lesioni della struttura ossea e articolare di natura distruttiva o neoformativa (osteoporosi orave, angioma vertebrale e,:,:-) mani – spondilite anchilosante e altre forme infiammatorie – sindrome di Baastrup – inversione lordosi lombare con discopatia Sono consentiti ,ol1evarnenti saltuari dei pesi indicati in lìLUr.-in funzione dei traenti del carico trasferito e del sesso. ginocchi 6 aree non raccomandate Posture, movimenti lavorativi e sindromi ni usco losche letri che II) Patologie d el rachide : pr otrusione d iscale . ernia d i-scale, discopatia re g ressiva in età :530 anni: discopatie re g ressive multiple in e tà :540 anni: oste ofitosi a p o n te e / o r id u zi o ne d e l ca n ale mid ol lare d a cau se degenerative in età <35 anni. V a l e l a p e n a i n o l t re d i su g g e r i r e , p e r g l i s p e c i f ic i f i n i qui d e li nea ti , u n'a tte n ta va lu ta zi o ne d i a lc u ne p at ol o g ie malformative. quali il mor bo d i Sc he ue r mann o la spondilolistesi. in cui, con le stesse condizioni di esposi zio ne sopra elenc ate , sia pos sibile d oc umentare un deciso e relativamente, rapido aggravamento. C __ O r i e n t a m e n t i p e r l a p r e v e n z i o n e Gli interventi per la prevenzione delle sindromi mu scolosc heletriche nei d ive r si c onte sti lavor ativi in cui pu ò r e a li z zar s i u n so vr a c c ar ic o me c c a nic o v a nn o per l o p i ù a f fi d a t i a u n a p l ur a l i tà d i a z i o n i , i n g e n e re f ra lor o inte g rate e compl e me ntar i, d i tipo str uttur ale, or ganizzativo ed educativo. Le a_-ioni più tipicamente strutturali ri g uardano gli ogge tti, g l i s trumenti e le te c nic he d i lavor o, il layout wc C del posto di lavoro e, più in generale, l'ambiente di lavoro nel suo complesso. Esse so no ovviamente d ive r sific ate in funzione d el la natur a e d elle caratteristic he de ll'e sposi zione al fat tore di rischio. Ne l c aso d ella movime ntazione manuale . e se mpi d i azioni strutturali sono: a) mod ifiche mi g liorative c irc a pe so, d ime nsione, tipo di presa dell'oggetto movimentato: b) razionalizzazione delle distanze e dei tragitti percorsi dal carico (es. stoccaggio ad altezze comprese tra l'altezza delle nocche e quella delle spalle): e) fornitura di ausili meccanici: d ) me c canizzazi one o automazione d e i pr ocessi fisic a -niente più gravosi. Ne l c aso d i posture fisse le azioni s tr uttur ali r i g uard a no s ostan zialmente la r ipr o g e ttazi one , se c ond o c riteri c r -o n or n icl , d el la y ou t d e l p o st o d i lav or o c o n la for nitura di strumenti e arredi adeguati. Nel caso di lavori comportanti movimenti ripetitivi, le possibili azioni struttur ali r i g uar dano l'automazione dei processi o, i n subordine, l'adozione di strumenti di lavoro e di layout rispondenti a criteri erefonOrniCi. Le (i,-,ioni dctinite or i r- u , ardano in particolare i tempi, le pause e la ripartizione dei diversi compiti e carichi di lavoro. Tali azioni non sono i n g e ne rale stre ttame nte neces sarie laddove al lavoratore è lasciata una sostanziale di screz onal* ita operativa, mentre lo divengono se tale di serezionalill'1 manca o addirittura gesti e tempi di lavoro C sono strettamente programmati e imposti dall'esterno. Le concrete scelte relative a frequenza dei gesti e ai tempi, pause e alternative di lavoro, dipendono dal- 4,59 la natura ed entità del fattore di rischio potenziale e pertanto variano in o g ni s pecifico contesto. Nelle attività di movimentazione manuale, oltre a ' i pesi limite consigliati, non non poter e s s e r e superati i pesi limite 1 , 1 possono (per pesi anche molto inferiori) essere s u p e rate freque n ze d i s o l leva me nt o ma g g io ri d i 1 2 vo lte al m i n u t o . I n o l t r e v a t e n u t o p r e s e n t e c h e minore è la frequenza di sollevamento ma ggiore è il p e s o o g n i volta movimentabile. Una condizione a n a l o g a , r i s p e t to alla frequenza, si ha per i movimenti ripetitivi: alte f r e q u e n z e d i e s e c u z i o n e d e v o n o e s s e r e p i ù s p e s s o i n terrotte d a pause d i «ristoro» muscolare. P i ù i n ge n e ra le s i c o n s i g l i a l' i n t r od u z i o n e d i p a u se o di alternative di impe gno artromuscolare di adeguata durata almeno ogni ora di lavoro in tutte le condi zioni potenziali di rischio qui esaminate (posture f i s se, m ov ime n ta zi o ne c a rich i, g e s ti r i pet it iv i) . Le azioni educatile (educazione alla salute) sono d i i m p o r t a n z a v i t al e p er a s s i c ur ar e ef f ic ac i a a q ual s i a si intervento preventivo su questo terreno. E ss e s o n o i n ge nera le d est i na te ad acc o mp a g nar e le azioni strutturali e organizzative per chiarirne il signi ficato, l'importanza nonché (ad esempio se si a dottan o n u o v e te c n i c he o s tru m e n t i d i l a v o r o ) l e c o nc re t e modalità di applicazione. oltre a ciò è fondamentale s pi n g ere gl i o pera t ori ad ad ot tare c om p or ta m en ti ind i vid ual i, n o n s ol o su l lav or o ma a nche nel la vit a extr a l a v o ra t i v a , t a l i d a c o n t r a s t a re l' i n s o r g e n z a o i l progredire di disturbi e malattie dell'apparato locomotore. Tali azioni educative, nel campo specifico, hanno per lo più assunto la denominazione di «scuole della sc hie na » ( back -sc h o ol s ). Consis ton o d i brevi coi -si, teorico -pratici, cond ott i d a p er s o n a l e s a n i t ar i o s p e c ia l i z z a t o e r iv o l t i a g ru p p i d i la vo rat or i p ote n zi al men te e s p os t i a u n r i sc hi o lav o r a t i v o o m o g e n e o : i n e s s i v e n g o n o f o r n i t e elementari ' ' di fisiopatologia nozioni i anatomia e fis iopatologia dell'apparato locom o t ore , c o n si g li d i c o mp or ta me nt o nell 'esec u z io ne d iC ge s ti ne lla vi ta e xtr ala vor at iva , c o ns i gli p r at ici sul l'esecuzione periodica di esercizi di mobilizzazione più che altro, concreti suggerimenti e corporea, e, pi C(dove necessita) un apposito addestramento circa la corretta esecuzione d ei g esti lavorativi o il più id oneo comportamento nello specifico contesto di lavoro. Schematici esempi di tali ultimi su ggerimenti sono riportati nelle Figg. 33.4 e 33.5. Va ribad ito che, nei cont esti in cui il rischio lavo ra t i v o è c o n t e n u t o e la d i sc re z i o n a l i t à d e g l i o p e ra to r i è a m p i a , a d e g u a t e e s p e c i f i c h e a z i o n i d i e d u c a z i o n e a l la salu te p os s o n o r a g g iu n g ere o bie tt iv i d i pre ve n zi o ne anche in modo autonomo. In tutti gli altri casi tali azioni educative vanno al co nt rari o c os ta n teme n te co niu ga te c o n le al tre a z io n i preventive, di tipo strutturale o or ganizzativo di cui sono complemento inscindibile. Un ultimo cenno va riservato al valore preventivo d e i c o n t r o l l i s a n i ta r i m i ra t i d e i la v o r a t or i e s p o s t i: c o me si è detto essi hanno un valore, in termini indivi - '60 Capitolo 33 a dispersore r- j –# ----7 bancale ancale sacchi b dispersore ___ 1_-1 piano di : carico__ !, j (plancia) bancalè -, sacchi perimetro disegnato 1 ___________________ 1 ~ 9 pallet supporto regolabile in altezza bocca di carico bocca di carico j,2J linea pallet Fig. 33.4. Esempi relativi alla movimentazione di carichi nell'industrià manifatturiera utilizzati nei pro grammi educativi per i lavoratori. non afferrare il paziente per le braccia non piegare la tua schiena con le gambe dritte; e... non spostare il paziente da solo come muovere un paziente non collaborante come muovere un paziente emiplegico Fig. 33.5. Esempio per la movimentazione di un paziente dal letto alla sedia a rotelle in un contesto ospedaliero. Posture, movimenti lavorativi e sindromi muscoloscheletriche duali, di prevenzione second aria, e sse nd o finalizzati a diagnosi precoci che consentano di allontanare gli i p e r s u sc e t t i b i l i d a c o n d iz i o n i c h e p o s s o n o r a p p re s e n tar e u n r i sc hi o d i pe g g io r ame nt o d e l d a n n o. In termini collettivi, tuttavia, gli stessi hanno una gran de rilevanza anche per la prevenzione primaria (riduzione del fattore di rischio) in quanto consento no. nel tempo, di misurare l'efficacia delle azioni intraprese per il conteni mento del rischio, e,di evidenziare gli eve ntuali casi in cui ulteriori azioni preventive si rendono necessarie. Bibliografia Colombina D. Occhipinti E. Menoni O, Bonaiuti D, Can toni S. Molteni G.-Grieco A (1993) Patologia del rachide dorso-loin- 461 bare e movimentazione manuale di carichi. Orientamenti pCI, la formulazione di giudizi di idoneità. La Medicina del Lavoro. 84(5); 373-378. 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