RECENSIONI - Le mostre di Art-Art
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RECENSIONI - Le mostre di Art-Art
SOMMARIO ART ART 10 ANNI DELLA RIVISTA N el luglio del 2007, per volere di tutto il Consiglio nasceva il numero 0 della Rivista di Art-Art e a seguire, nel dicembre dello stesso anno usciva il n° 1. Riportiamo integralmente l’articolo di apertura con il saluto per la “nuova nata” del Presidente di allora, Fiorella Noci: Questo vuole essere un saluto e un augurio alla neonata e ben- di Renato Piazzini venuta Rivista di Art-Art: strumento desiderato e atteso, ulteriore opportunità di comunicazione culturale e arricchimento per i soci ed i simpatizzanti che gravitano intorno alla nostra Associazione. Come una scommessa, tra speranze e volontà tenace, è nata “Art-Art”. Ma la scommessa più grande e vinta è la sua crescita quali- 3 4 tativa: dalle ceneri del “Gruppo Pittori e Scultori Imprunetini” è nato un sodalizio che, nonostante difficoltà oggettive di molteplici tipologie, aggrega persone ricche di capacità e di entusiasmo che permette loro di superare ostacoli, incomprensioni e fatiche. E così, alle Sezioni Pittura e Scultura, si è aggiunta la Sezione Fotografia, poi la Sezione Letteratura, il nostro sito online ed ora prende il via il numero 0 della Rivista. Che cosa dire quando si avvera un sogno? Quando la creatività si associa all’impegno ed all’ingegno? Si guadagna stima, gratificazione e l’entusiasmo genera altro entusiasmo. Aspettiamoci grandi cose, cari soci, cose belle per tutti, motivati a crescere culturalmente e coraggiosi nell’esprimersi. E buon lavoro a tutti quelli che si impegneranno in questa iniziativa con il gusto della sfida e della condivisione, che sta alla base della crescita umana. Buona Fortuna Rivista Art-Art! Quella scommessa è ancora in essere e se pur navigando tra difficoltà di vario genere, siamo arrivati al decimo anno! Scommessa vinta? Lasciamo ai soci dell’Associazione e a tutti coloro che ci hanno seguito in questi anni la risposta. Crediamo però di poter dire di aver mantenuto lo spirito e le motivazioni che portarono a quella decisione; cioè di uno strumento che allargasse le opportunità di comunicazione culturale per i Soci, per il territorio, per l’Arte in generale. Quale sarà il futuro non è facile prevederlo, ma in questo momento ci preme “festeggiare” questo traguardo ringraziando tutti coloro che hanno contribuito a fare in modo che la rivista avesse negli anni, con regolarità, la sua uscita quadrimestrale. Quindi dagli sponsor, agli autori degli articoli e delle fotografie, a chi si è succeduto nella redazione, al Direttore Responsabile, ai Soci tutti. Per ricordare questo percorso, come in un film, pubblichiamo le copertine della rivista di questi “10 anni” di vita. 5 FIRENZE ARTE UNA CITTA’ E LA SUA CULTURA Continua il dialogo sollecitato dagli articoli pubblicati sulla nostra rivista, a firma del Direttore Responsabile Carmelina Rotundo, presentando quanto pervenuto sulle realtà culturali che contribuiscono a cambiare il volto della società. Rinnoviamo l’invito ai lettori sollecitando ulteriori contributi. Grazie Da una intervista al professor Cattabrini di Carmelina Rotundo Il Museo della scuola e’ un servizio. Colui che lo ha ideato è un innamorato della scuola in particolare di quell’ ordine che si chiamava elementare e che ora si chiama primaria che accoglie 6 di Carmelina Rotundo bambini e bambine dai 6 agli 11 anni. Professor UMBERTO CATTABRINI “ Che cosa lo ha spinto a creare questo museo ? “ “In ogni caso: quello che mi ha spinto è la mia convinzione che la Scuola elementare e’ quella in cui si definiscono tutti i fondamenti di un adulto: campo del proprio sapere, comportamenti affettivi e sociali, valori, senso della giustizia e tanto altro ancora. La seconda ragione e’ che la scuola, per progettare il futuro deve aver coscienza della propria identità che si costruisce sulla memoria e quindi sulle tracce documentali”. Cartelle di cartone molti visitatori ci hanno donato interessanti documenti personali e familiari (pagelle, libri, quaderni, Creato nel Web nel 2010 si è andato trasformando … Sono tante le cose che si sono aggiunte al timido inizio sul web e su Fb (dove contiamo oltre 2000 amici - la più importante è che da più di un anno il Museo della Scuola ha anche una sede fisica a Firenzuola, una magnifica cittadina dell’alto Mugello in provincia di Firenze dove quest’estate proponiamo una mostra sulla scrittura: Penne e Pennini. Una ricchissima esposizione di pennnini e calamai, arricchita da numerose pubblicazioni sulla calligrafia del XIX secolo. A questo si affianca un’aula in cui sono in mostra i mezzi dello scrivere di un bambino nell’antica Roma, i sussidi didattici della stampa a scuola (la tipografia di Freinet), macchine per scrivere, ciclostile, limografo e tre computer Apple del 1977, 1982 e 1992; - a seguito delle mostre sulle Pagelle, sui Banchi di scuola, sulle fotografie ed altro), tanto che la collezione delle pagelle del Museo copre già l’intero arco della scuola primaria dal 1862 al 1980. - nuovi collaboratori si sono affiancati nella redazione tanto che il settore della nostra “pinacoteca sulla scuola” curata da Enio Lucherini è un unico sugli studi della scuola. Gianfranco Staccioli sta arricchendo il settore degli alfabetieri, Giuliano Franceschini il settore della legislazione scolastica, che il Museo mette a libero uso. Il Museo sta crescendo. Un’ultima osservazione: ma perché la scuola elementare? … perché è la sola ed unica esperienza completa, sotto ogni punto di vista, che tutti abbiamo vissuto. http://www.museodellascuola.it/umberto-cattabrini/ 7 POESIE di Patrizia Piazzini Insieme ma divisi Ombra dove vai? Ognuno nel suo colore Nascondi cose senza limite Per formare un arcobaleno Tutto buio per me che ho ali trasparenti No, non voglio Vorrei che vedessero quanto bisogno ho di me stessa Solo coprirmi quando non voglio vedere E degli altri Scoprimi ora Negli occhi di molti solo pianto Voglio sentire Negli occhi degli altri solo indifferenza Ogni filo dei sensi Negli occhi di tutti non vedo la gioia Ogni odore del vento Mordiamo la vita Ogni pensiero del cuore Con morsi nervosi Ogni onda sul cielo Invece di sedersi davanti a niente Ogni attimo per me Per godere del piacere di essere vivi Leggile piano e addormentati cullandoti. Velatissima giornata Quando riaprirai gli occhi Le foglie bucano l’opaco un altro giorno sarà passato Altrimenti irreale Pensa piano e lasciati andare. Quando avrai ritrovato la pace un altro giorno sarà passato. Il rumore ti riporta al reale Senza inganno E se sei viva Resta solo la pioggia 8 E non prendertela con il tempo che non riesci a fermare In un giorno infinitamente triste Perché in realtà è ME che vorresti fermare nella tua vita. In un calore di fuoco RECENSIONI - Le mostre di Art-Art di Sonia Salsi LUOGHI DELL’ANIMA Galleria IAC – Impruneta Arte Contemporanea 30 aprile – 15 maggio 2016 Interessante e coinvolgente tema, declinato in molteplici interpretazioni e in variegate modalità dagli Artisti di ArtArt Francesco Battaglini - Giuseppe Cassandro - Marino Cassandro Mimmo Corrado - Claudio Dal Pozzolo - Mariella De Fazio Annie Gheri - Nicole Guillon - Angiolo Lombardini Franco Margari - Rossano Noferi - Cinzia Pistolesi Carlo Ranfagni - Ilaria Romanelli - Patrizia Sabella Sergio Tassi - Stefano Zellini Luoghi dell’anima in una dimensione di fede, cercata nel dubbio o messa in discussione, fiduciosamente vissuta e sperimentata nell’armonia della Natura o nella pienezza della solitudine. Anima in una dimensione cosmica, in cui perdersi o in cui cercare e trovare l’essenza di se stessi; Anima come luogo della psiche e dell’inconscio o come ricomposizione nel Tempo di frammenti dell’esistenza, Anima come “non luogo” in cui naufragare o Anima dei Luoghi.... Molte domande si pongono gli Artisti, molte risposte ci donano, molti spunti di riflessione ci offrono: colori, che si espandono sulla tela o si compenetrano a supporti di variegata materia, immagini fotografiche destrutturate e ricomposte in nuovi significati, installazioni in aura di divertissement portatore di esigenza di risposte... 9 APPUNTI PER UNA ANALISI SULLO “STATO DELL'ARTE” I l disappunto e le polemiche che spesso accompagnano, o precedono, manifestazioni di arte contemporanea possono essere intese come “specchio” del disagio complessivo cui ci tocca vivere in questa epoca. Si riaccendono divisioni tra fautori del figurativo e sostenitori dell’astratto, tra chi non pone limiti agli “strumenti” dell’arte e chi ne difende i materiali accreditati dalla consuetudine, tra chi si trova spiazzato di fronte al nuovo e chi lo sostiene “a prescindere”. La varietà delle soluzioni pratiche e delle concezioni teoriche mette in risalto la categoria della Soggettività, che sembra caratterizzare le più ampie modalità della vita contemporanea, dalle scelte private e quotidiane alle modalità con cui si declina ciò che, per definizione, dovrebbe essere pubblico. L’estetica di Duchamp (che - delocalizzandolo - promuove ad oggetto d’arte il famoso orinatoio), se applicata in forma seriale, può dar luogo ad un nuovo Manierismo, a scapito della sincerità della ricerca di nuovi materiali, a vantaggio di operazioni di mercato controllate da gruppi finanziari che, secondo le ferree e fruttuose leggi del capitalismo, investono su tutto ciò che può risultare economicamente vantaggioso. Con evidenti rischi di conformismo, di banalizzazione, fino ad una vera e propria esaltazione del cattivo gusto, non riscattato e non riscattabile da nessuna estetica del trash, volta a svincolare da pregiudizi estetici la sensibilità personale(1). E molti “eventi” ospitati anche nella nostra Città, sembrano non 10 di Sonia Salsi essere alieni da intendimenti orientati al commerciale piuttosto che all’artistico. Contemporaneamente, sempre più si afferma l’importanza, l’irrinunciabilità, del rapporto fra arte e fruitore, che proprio dall’arte contemporanea viene avvertito come co-creatore dell’opera. Ma per paradosso, i criteri così detti “oggettivi” di verisimiglianza sono stati disintegrati proprio dall’interno dalla ricerca artistica moderna e contemporanea e dalla riflessione sull’arte da parte delle Scienze Psicanalitiche e Antropologiche. E, nel disintegrarsi di ogni certezza, di ogni oggettività, in una società sempre più “liquida”(2), caratterizzata dalla mercificazione di tutti i valori, omologati tutti nelle categorie di “produzione” e “consumo”, emblematico ci sembra proprio “lo stato dell’Arte”: innovazione, ricerca, incomprensibilità, neobarocca voglia di stupire e conseguenti effetti bruciati nel consumo delle novità, pubblico spaesato, pubblico - fruitore (o sedicente tale, ma - spesso, forse - pubblico “trendy”). Saturazione da installazione, carsico riemergere dell’esigenza di un “ritorno all’ordine”? Situazione caotica. Ma esiste una possibile bussola, perché “nessuno stile è il punto culminante dell’arte, poiché ogni stile è solo un singolo modo valido di guardare il mondo”(3). E perché il Tempo, come sempre, saprà separare loglio e ci restituirà “contemporanei” a noi stessi. il grano dal (1) T. LABRANCA, Andy Warhol era un coatto. Vivere e capire il trash, Castelvecchi 1994 (2) Z. BAUMAN, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari, 2002 (3) R. ARNHEIM, Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano 2012 11 HELMUT NEWTON I l noto fotografo tedesco Helmut Newton nasce a Berlino il 31 ottobre del 1920 da una ricca famiglia di origine ebrea: il suo vero cognome è Neustädter. Fin da piccolo la sua salute è cagionevole ed è soggetto a frequenti svenimenti. A soli otto anni il fratello maggiore lo porta in un quartiere a luci rosse pieno di prostitute, dove vive e lavora la famosa Red Erna con gli stivali alti fino al ginocchio e la frusta. Sarà la sua prima esperienza visiva che aprirà la strada alla passione per le immagini e la fotografia.Sin dalla più tenera età vive una doppia vita diviso tra questi posti che, sia pur degradati, lo affascinano e i grandi alberghi termali 12 di Franco Busignani dove si reca in vacanza con i genitori. A dodici anni, con i soldi che lui stesso ha risparmiato, compra la prima macchina fotografica. Frequenta la scuola americana, dalla quale viene espulso quando la sua passione per la fotografia finisce per incidere negativamente con gli studi.Nel 1936, a sedici anni, comincia il suo apprendistato vero e proprio presso l’atelier della fotografa di moda Iva. Frequenta nel frattempo una ragazza ariana che mette a rischio la sua incolumità a causa della diffusione delle leggi antiebraiche. I suoi genitori lo imbarcano così su una nave diretta in Cina, ma Helmut si ferma a Singapore, dove, per appena due settimane, lavora per il quotidiano “Straits Times”. E’ proprio in questo periodo che inizia a capire quale potrebbe essere la sua vocazione lavorativa.Conosce intanto una ricca signora belga, di cui diventa amante e con la quale viaggia nelle colonie britanniche fino ad approdare in Australia nel 1940. Dopo un breve periodo di prigionia in quanto cittadino tedesco, raggiunge le forze armate australiane al fronte. Nel 1946 diventa cittadino australiano e nel 1948 sposa l’attrice June Brunnell, che ha conosciuto sul lavoro: lei posa, infatti, come modella per le sue fotografie. I due resteranno marito e moglie per oltre cinquanta anni. June è un’attrice, ma è nota anche per la sua attività di fotografa che esercita con lo pseudonimo di Alice Springs dal nome della omonima cittadina australiana.Helmut modifica il suo cognome originale, Neustädter, in Newton che è la traduzione letterale dal tedesco all’inglese, e apre a Melbourne un piccolo negozio di fotografia. Si trasferisce a Parigi nel 1961 e comincia quasi subito a lavorare per French Vogue. Inizia così la sua lunga carriera in ambito fotografico.Helmut Newton manifesta sin da subito il suo interesse per il corpo e in particolare per quello femminile, scattando foto anche dal forte contenuto erotico, ma sempre con un intento ludico ed ironico. Collabora con importanti riviste come: “Vogue”, “Marie Claire”, “Elle”, “Playboy”, “Vanity Fair” e “GQ”. Esibisce i scuoi scatti in mostre in giro per il mondo a New York, Parigi, Londra, Houston, Mosca, Tokio, Praga e Venezia.Nel 1976 pubblica il suo primo volume di fotografie “White Women”, e nel 1996 il ministro della cultura francese gli concede il titolo di Gran Commendatore delle arti e delle lettere.Qualche volta torna anche nella sua natale Berlino, dove ritrae Rainer Werner Fassbinder e Wim Wenders, e dove trova lo spunto per i suoi famosi Big Thatcher, Helmut Kohl, Jean-Marie Le Pen.Lavora per stilisti del calibro di Chanel, Gianni Versace, Yves Saint Laurent, Domenico Dolce e Stefano Gabbana.Era solito risiedere a Montecarlo d’estate e a Los Angeles, presso l’Hollywoods’s Chateau Marmont hotel, d’inverno.Nell’ottobre del 2003 dona alla fondazione Preubischer Kulturbesitz a Berlino una collezione di foto, poi esposta al Museo della fotografia di Berlino.Helmut Newton muore all’età di 83 anni il 23 giugno del 2004 a seguito di un incidente stradale con la sua Cadillac. Nudes, che rappresentano, a grandezza naturale, enormi donne bionde nude.Fotografa tantissimi personaggi dello spettacolo, della cultura, della politica e del cinema come ad esempio Ava Gardner, Charlotte Rampling, Catherine Deneuve, Romy Schneider, Raquel Welch, Sigourney Weaver, Margaret Una selezione degli scatti di Helmut Newton tratti dai suoi libri: White Women (1976), Sleepless Nights (1978), Big Nudes (1981), sono stati presentati al pubblico, nei mesi scorsi, presso la Casa dei tre Oci a Venezia. Nell’occasione alcuni fotografi di Art-Art si sono recati in gita a Venezia per visitare la mostra. 13 RECENSIONI - Le mostre di Art-Art di Sonia Salsi IL MESSAGGIO ATTRAVERSO L'IMMAGINE SCULTORI DI ART ART Galleria IAC – Impruneta Arte Contemporanea 21 maggio – 5 giugno 2016 Galleria IAC – Impruneta Arte Contemporanea 11-26 giugno 2016 Società dell’Immagine e perdita di senso delle immagini: una bella contraddizione per la Contemporaneità. La sovrabbondanza iconografica porta ad una distratta ricezione, genera l’implosione del messaggio. L’Arte ne recupera il senso, ne fa emergere l’intenzionalità, sollecita a non contentarsi di vedere, esorta a “guardare”, a “osservare”, a “pensare”. Con questa intenzione hanno presentano il 21 maggio, alla Galleria IAC, le loro opere gli Artisti L’Associazione ARTART, già nella sua denominazione, insiste su un concetto di Arte nella più ampia accezione, in una “pluridisciplinarità” di tecniche, di materiali che si incontrano e si confrontano. Ogni tanto si avverte l’esigenza di una riflessione mirata a specifiche modalità espressive, come testimonia la Collettiva “ Scultori di ARTART” allestita dall’11 al 26 giugno presso la Galleria IAC, Via della Croce 41, Impruneta. I Maestri LUCA FEDERICI - NICOLE GUILLON – PAOLO LUZZI MASSIMO MACHERELLI - RENATO PIAZZINI - FRANCO PICCIONE SERGIO TASSI - SYLVIA TERI - STEFANO ZELLINI rivolgendosi ad un pubblico attento, partecipe, a sua volta, della creatività artistica. 14 FRANCESCO BATTAGLINI - ARTURO BADII ANTONIO BERNARDINI - FRANCO BERRETTI GIUSEPPE CASSANDRO - ELISABETTA CECCHI ROBERTO COCCOLONI - LUIGI MARIANI - MARCO ORSUCCI SILVANO PORCINAI - PINO PROCOPIO ci conducono alle scaturigini stesse della Scultura, attraverso l’utilizzo di materiali mutuati da una dimensione di Homo Artifex che, modellando la terra e il metallo per esigenze primarie di sussistenza, scopre di avere “bisogni” non immediatamente legati alla vita quotidiana e alla sopravvivenza; scopre l’esigenza di dare dignità, gloria, “decoro” nel senso etimologico, ai suoi manufatti, scopre la Creatività, inventa la Forma. Una creatività che coinvolge materiali primigeni quali la Terra, l’Acqua, l’Aria, il Fuoco, il Legno, o materiali nuovi e innovativi, che l’Homo Artifex, antico e attuale, ha saputo e sa inventare o rinnovare in accostamenti impensati. Dalla Carniola alla Sicilia NEL SENSO DEL VAGO di Dino Pasquali va di venire da una piccola località etnea, vicina ad Acireale. Svolgeva un compito di medico nel settore delle cure termali quando gli arrivò la cartolina precetto, e di conseguenza si trovò tra gli invasori d’una terra che all’Italia quanto a male non aveva fatto proprio nulla. Dopo la Francia e la Grecia, quel megalomane del Duce aveva decretato una terza invasione, adducendo per la vigliaccata ancora giustificazioni valide soltanto per i suoi fanatici schierani ed un popolo idiota e bue. La relazione tra Olga e Alfonso durò una decina di mesi, finché lui non dovette tornare in patria, avendo per destinazione la Libia. Sua sorte fu quella di scomparire nel deserto, insieme con tanta gioventù italiana. Prima di partire aveva detto all’amata: «Vorrei sposarti, lo ripeto a te ed ai tuoi, però rischieresti o di rimanere qui vedova colpevole di collaborazionismo, se vincono le armate parapeva d’esser brutta, ne aveva avuto sentore già da bambina. S tigiane, o di trovarti in Sicilia fra miei parenti a te ostili.» Lei Il disagio si fece «drammatico» (secondo lei) quando l’ado- aveva capito, perciò si erano scambiati una speranza ed una pro- lescente vide come i ragazzi concupivano, sia pure in modo inge- messa: riabbracciarsi ed unirsi in matrimonio a guerra finita. «Se nuo, le coetanee, ma non lei. Continuando l’esclusione dai ludi mi andrà male, fai di tutto per dimenticarmi, ma prima difendimi amorosi, vuoi che fossero occulti, vuoi che avvenissero alla luce dall’accusa di essere il solito gallo italiano che dopo la seduzio- del sole, Zinka si rifugiò, intelligente com’era, negli studi, portan- ne fugge come un ladro.» Furono le sue ultime parole, quando un do a casa sempre pagelle di prima della classe. Consolazione la piede non era ancora fuori dalla porta di casa. trovava in Olga, sorella di sua madre, e nella simpatia, corrispo- Tre anni dopo Ljubljana e tutti i luoghi balcanici erano liberi da sta, per il siciliano del quale la zia si era teneramente invaghita. italiani e tedeschi. Nonostante il tempo passato, qualche patriota, Alfonso, tenente medico facente parte delle truppe italiane che vero o falso, si ricordò della “connivenza” di Olga col nemico. presidiavano la Slovenia (ex Carnìola, come già detto), racconta- Perciò fu rapata pubblicamente a zero, subendo il medesimo som15 mario, astioso giudizio di molte altre donne colpevoli, e magari sedeva vicino su una panchina all’aperto ed inspirava aria mari- non lo erano, dell’ignominia di aver «diviso il giaciglio col barba- na, precisò sommariamente, sperando di non errare, poiché la ro invasore». All’epoca il desiderio di vendetta era tale, che si pre- mitologia mai era stata il suo forte, che si trattava di due danna- scindeva dal verificare se le denunce fossero attendibili o no. te da semidei e dèi, gente di norma più vendicativa degli esseri Dunque il beneficio del dubbio non lo si concedeva affatto. E si umani. Gelosa di Scilla, creatura bellissima, la perfida Circe poteva capire perché ciò avvenisse: era una delle “logiche” con- aveva mutato la ragazza in mostro marino, con più teste, che da seguenze delle distruzioni, torture, carneficine perpetrate dal una rupe calabrese ingoiava i naviganti. In effetti era un gorgo ad fascismo e dal nazismo. ingoiarli. Quanto a Cariddi, figlia di Poseidone, la quale aveva Un treno sul quale Zinca era in viaggio da ore, stava per arrivare rubato buoi ad Ercole, fu fulminata da Zeus e trasformata in un a destinazione. Così i ricordi di «Olga e l’amante italiano», che abisso marino prospiciente la costa siciliana. Dette a Zinka un’ul- avevano monopolizzato il pensiero della ragazza slovena nel teriore informazione che gli fruttò un bacio sulla guancia e che corso di una lunga trasferta, dovettero cedere il passo ad altro lui si augurò non fosse di sola gratitudine. In ogni modo le aveva rimuginare, almeno per il momento. detto che la Sicilia veniva chiamata anche Trinacria, cioè terra (.....) dei tre capi, e per questo aveva come suo simbolo una bizzarra Un po’ imbellita, più accurata tanto nella dentatura quanto nella figura costituita da tre gambe. capigliatura, Zinka si era mostrata particolarmente lieta per l’ab- Finalmente Taormina si offrì loro con tutto il suo fulgore, natura- braccio di Carlo. Tuttavia aveva preso la decisione di continuare le, urbano, folclorico. A inebriarli provvidero i giardini, gli aranci a non andare oltre la buona amicizia. Cosa ardua, perché si senti- ed aranceti, le romantiche stradine, il teatro greco, la spiaggia, va attratta dalla gentilezza, dalla cultura e da altre doti, anche fisi- l’altezza sul livello del mare, un panorama senza limiti su cui che, che scorgeva in lui. incombeva l’azzurro che dal cielo si trasmetteva al mare, e da Il loro secondo incontro era iniziato nella stazione di Firenze S. questo alla terra. Alcuni stranieri già facevano il bagno, incuranti M. Novella da dove, su un treno notturno provvisto di cuccette, del fatto che ancora mancassero due settimane all’arrivo ufficiale erano partiti per Taormina. Ora si presentava loro il braccio di della primavera. mare separante la Calabria dalla Sicilia; poi, una volta a Messina, Pranzarono tardi, parlarono e riparlarono. Quando fu il turno della sarebbero scesi dalla nave-traghetto e avrebbero proseguito con Magna Grecia, di Siracusa, di Platone, d’Archimede, dei tiranni un direttissimo indirizzato a Siracusa. Gerone II e Geronimo, lei dimostrò di saperne meglio di lui anche Era lo splendido mattino solare di una giornata di primavera in in materia di aneddoti. Ma la sconfitta in storia antica non lo sco- anticipo, per contro a Ljubljana lei aveva lasciato neve su neve. raggiò affatto, e più ascoltava la voce di Zinka, più dimenticava Di cose da chiedere a lui ne aveva tante, per esempio chi erano, che al volto di lei la natura aveva voluto negare la bellezza, con- ad essere precisi, Scilla e Cariddi?... I due nomi li aveva in testa cedendola peraltro a falangi di “galline”, vuoi stupide e festanti, fin da quando si era cimentata con l’Odissea. Lui, che a Zinka vuoi svezzate con il latte di vipera. 16 D’ambedue le categorie ne aveva conosciuto qualche esempla- l’ironia. re anche lui, ed uno, in particolare E dunque, la morale della favola?... gli aveva inciso nella memoria un gran brutto segno. Ma ora preferiva domandarsi Dopo io rimarrò a pentirmi col sangue in subbuglio e tu, magari, perché mai Zinka, ritenendo a torto d’essere nelle immediate ti vanterai con i tuoi amici della conquista di una slava. vicinanze di Acireale, fosse stata pertinace nell’affacciarsi a Ma per chi mi hai preso, non mi sono sempre comportato come si questo e a quel finestrino del treno. Forse un giorno glielo deve? Accipicchia quanto son fesso! avrebbe spiegato, chissà. Zinka era ormai prossima a cedere, senza porre condizioni. Ma lui Per converso lei si era trovata a meditare sulla circostanza che non volle approfittarne, tanto più che vedeva quanto patisse. quell’italiano mai volgare, mai incline a perdere la sinderesi, non corrispondesse affatto al clichè insufflatole un po’ da parenti e amici, un po’ da esperienze dirette. Forse era anche lui una simpatica canaglia, ma finora l’aggettivo aveva prevalso decisamente sul sostantivo. A meno che non fosse un esperto in tattiche seduttrici. Non si sa mai… No!, non poteva essere… A questo Smisero di parlare e piano piano si addormentarono, dopo che lei gli aveva stretto le mani e lui aveva fatto altrettanto, come per togliersi d’imbarazzo a vicenda. In fondo non era successa “la fin absolue du monde”: si erano soltanto impiccati alle parole ed al senso del vago. punto si profilava una nuova notte in treno, sino a Roma, dove Poterono sdraiarsi per diverse ore, fin quasi a Roma. Non li distur- avrebbero trovato coincidenza per il Nord. Lo scompartimento, barono né viaggiatori, né controllore. Trasbordatisi nel previsto di soli posti a sedere, era vuoto, lo sarebbe stato fino alla treno per Venezia, fecero colazione nella vettura ristorante e, rioc- Capitale? I loro volti denotavano stanchezza, i loro occhi sonno, cupati i loro posti a sedere, colloquiarono malinconici. Zinka eccome! Che fare, interrompere il viaggio e dormire in albergo? temeva di essere redarguita, ma non fu così. Prima che il convo- Carlo, fattisi rapidamente i conti in tasca, aprì bocca. Ondulante glio arrivasse a Prato, dove Carlo avrebbe dovuto scendere, gli lui, ondulante lei. disse con molta partecipazione emotiva: «Grazie a te, ora so che Io direi di scendere… Dove? Quando? A Paola, fra circa due ore e mezzo. Che dirti? Ma sì, va bene. E se troviamo libera soltanto una matrimoniale? Se mi dai la parola che dormiremo e basta… significa veramente estasi.» L’arrivederci fu siglato da qualche bacio, sicuramente non licenzioso. In uno sprazzo di buon umore, egli avrebbe voluto canticchiarle un valzer, La biondina in gondoleta, nel vederla di fatto assai intenzionata a fermarsi tre giorni nella città lagunare presso Io la parola te la do, ma poi? dei conoscenti, ma poi ci ripensò. Non sapeva se fosse più affran- Poi… cosa? to o più deluso: gli era rivenuto in mente un altro valzer legato alle Sono un uomo, capisci?, e fatto di carne. acque, e con esso un’altra figura femminile, corporalmente Io sono una donna e alla carne aggiungo il sangue. Scusami per migliore , ma non spiritualmente. 17 18 RECENSIONI - Art Art al Donatello Dal 12 al 26 maggio, nell’ambito di uno scambio tra le due Associazioni, dodici artisti di Art Art Impruneta hanno esposto le loro opere nella sede del Gruppo Donatello a Firenze. La mostra è frutto di una collaborazione che porterà a settembre il Donatello a ricambiare la visita con una collettiva dei soci nella Galleria IAC (Impruneta Arte Contemporanea) ad Impruneta. Questi gli artisti in mostra: Francesco Battaglini, Maurizio Biagi, Marino Cassandro, Roberto Coccoloni, Mariella De Fazio, Paola Falciani, Nicole Guillon, Fiorella Noci, Cinzia Pistolesi, Giuseppe Procopio, Patrizia Sabella, Sylvia Teri La mostra ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico ed è stata presentata dalla Prof.ssa Sonia Salsi, Direttrice della rivista Pegaso, con il saluto del Presidente del Gruppo Donatello, Prof. Ugo Barlozzetti. Negli interventi è stata ribadita l’importanza di questa esperienza con l’augurio che l’iniziativa possa proseguire nel tempo, dando la possibilità ad altri soci di partecipare, in un confronto che arricchisce e che rafforza la proposta artistica dei due gruppi. 19 RECENSIONI di Fiorella Noci - Fotografie di Paolo Luzzi “Disponibilità, accoglienza, confronto, condivisione: che cosa meglio della Ricerca Artistica sa giungere a questi risultati, che spesso, nella vita dei popoli, restano solo nobili e generosi, ma vani, ideali? L’Arte mette in contatto, supera confini e divisioni” scriveva Sonia Salsi un anno fa e, all’insegna di tutti i principi di amicizia, accoglienza, rispetto, conoscenza, che caratterizzano il gemellaggio fra popoli diversi, si è svolto il “Ritorno” dello scambio artistico fra Impruneta e la Città di Prachatice. Il 17 e 18 ottobre 2015, infatti, il Laboratorio d’Arte e Villa Corsini di Mezzomonte hanno ospitato“ IMPRUNETA-PRACHATICE ANDATA E RITORNO”, una mostra promossa dalla Città di Prachatice e il 20 Comune di Impruneta , insieme al Consolato Onorario della Repubblica Ceca in Toscana e alla Regione Toscana, alla Associazione ARCA e alla Associazione ART-ART, una inedita occasione di confronto e di conoscenza fra artisti: venticinque in tutto gli artisti stranieri presenti con le loro opere all’interno del Laboratorio d’Arte, sei invece gli scultori toscani nel giardino di Villa Corsini. Il “ ritorno”, una mostra allestita nella Gal erie Dolni Brana, a cui sono stati invitati gli ar tisti del “Laboratorio d’Ar te Villa Corsini, soci di Ar t-Ar t Alda Giunti, Paolo Luzzi, Fiorella Noci - ha rappresentato gli scultori Franco Berretti - si è svolta dal giorno 1 al giorno 25 giugno 2016. Gli ar tisti sono stati ospitati dalla Città di Prachatice durante la Festa d’Oro del Sale, tradizionale festa cittadina che ricorda il viaggio del sale, con carri e cavalli, costumi medievali, sfilate, mercato storico con antichi mestieri, musica e cibo tradizionale. Tre giorni fra Arte, incontri e amicizia. La collaborazione artistica è proseguita nel mese di agosto con l’invito e la partecipazione di Francesco Battaglini e Maurizio Biagi al Workshop “Salve Prachatice” organizzato ogni anno dalla Città per arricchire la loro Collezione d’Arte e promuovere il loro paese e la Repubblica Ceca. 21 RECENSIONI - Il Gruppo Donatello ad Art Art Sabato 24 settembre, nell’ottica di uno scambio culturale fra i due gruppi artistici, il fiorentino Gruppo Donatello (compagine artistica adunatasi negli anni 1948-49 intorno a Mario Moschi, Bruno Catarzi, Delio Granchi, Eduardo Gordigiani e altri artisti) ha esposto nelle sale dell’Art - Art di Impruneta la collezione permanente dei dipinti e delle fotografie 40x40 e delle piccole sculture che i soci, al loro ingresso, donano al Gruppo. Il Donatello, al suo 67° anno di vita, è attualmente diretto dal Prof. Ugo Barlozzetti, Presidente affiancato dai due Vice Presidenti Enrico Bandelli e Gianni Oliveti e dai Consiglieri Benignetti, Borgioli, Del Fungo, Della Lena, Giusti, Garassino, Lapi, Muti, Pesciullesi, Serafini, Signorini a cui si aggiungono Vannini, economo, e Bonaretti, Orsucci e Piazzini quali revisori dei conti. 22 Il Gruppo allestisce annualmente una Mostra in piazza – giunta quest’anno alla XLVI edizione – e in dicembre attribuisce il Premio Donatello ad un personaggio che abbia acquisito particolari meriti in campo artistico, culturale o sociale. Fra i premiati degli scorsi anni ci piace ricordare (citando a memoria) Giorgio La Pira, Indro Montanelli, Mario Luzi, Giovanni Spadolini, Antonio Bueno, Francois Mitterand, Antonio Paolucci, Harold Acton, Giovanni Michelucci, Giuliano Vangi, Mario Monicelli, Margherita Hack, Zubin Mehta, Franco Cardini, Bona Frescobaldi. Nello stesso mese di dicembre, negli ultimi anni ha allestito apprezzatissimi Presepi d’autore formati da decine di sagome a grandezza naturale in legno dipinto.