RECENSIONI - Le mostre di Art-Art

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RECENSIONI - Le mostre di Art-Art
SOMMARIO
ART ART
10 ANNI DELLA RIVISTA
N
el luglio del 2007, per volere di tutto il Consiglio nasceva il numero 0 della Rivista di Art-Art e a seguire, nel
dicembre dello stesso anno usciva il n° 1.
Riportiamo integralmente l’articolo di apertura con il saluto
per la “nuova nata” del Presidente di allora, Fiorella Noci:
Questo vuole essere un saluto e un augurio alla neonata e ben-
di Renato Piazzini
venuta Rivista di Art-Art: strumento desiderato e atteso, ulteriore opportunità di comunicazione culturale e arricchimento
per i soci ed i simpatizzanti che gravitano intorno alla nostra
Associazione.
Come una scommessa, tra speranze e volontà tenace, è nata
“Art-Art”.
Ma la scommessa più grande e vinta è la sua crescita quali-
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tativa: dalle ceneri del “Gruppo Pittori e Scultori
Imprunetini” è nato un sodalizio che, nonostante difficoltà
oggettive di molteplici tipologie, aggrega persone ricche di
capacità e di entusiasmo che permette loro di superare ostacoli, incomprensioni e fatiche.
E così, alle Sezioni Pittura e Scultura, si è aggiunta la Sezione
Fotografia, poi la Sezione Letteratura, il nostro sito online
ed ora prende il via il numero 0 della Rivista.
Che cosa dire quando si avvera un sogno? Quando la creatività si associa all’impegno ed all’ingegno?
Si guadagna stima, gratificazione e l’entusiasmo genera altro
entusiasmo.
Aspettiamoci grandi cose, cari soci, cose belle per tutti, motivati a crescere culturalmente e coraggiosi nell’esprimersi. E
buon lavoro a tutti quelli che si impegneranno in questa iniziativa con il gusto della sfida e della condivisione, che sta alla
base della crescita umana.
Buona Fortuna Rivista Art-Art!
Quella scommessa è ancora in essere e se pur navigando tra
difficoltà di vario genere, siamo arrivati al decimo anno!
Scommessa vinta? Lasciamo ai soci dell’Associazione e a tutti
coloro che ci hanno seguito in questi anni la risposta.
Crediamo però di poter dire di aver mantenuto lo spirito e le
motivazioni che portarono a quella decisione; cioè di uno strumento che allargasse le opportunità di comunicazione culturale per i Soci, per il territorio, per l’Arte in generale.
Quale sarà il futuro non è facile prevederlo, ma in questo
momento ci preme “festeggiare” questo traguardo ringraziando tutti coloro che hanno contribuito a fare in modo che la rivista avesse negli anni, con regolarità, la sua uscita quadrimestrale. Quindi dagli sponsor, agli autori degli articoli e delle
fotografie, a chi si è succeduto nella redazione, al Direttore
Responsabile, ai Soci tutti.
Per ricordare questo percorso, come in un film, pubblichiamo
le copertine della rivista di questi “10 anni” di vita.
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FIRENZE ARTE
UNA CITTA’ E LA SUA CULTURA
Continua il dialogo sollecitato dagli articoli pubblicati sulla
nostra rivista, a firma del Direttore Responsabile Carmelina
Rotundo, presentando quanto pervenuto sulle realtà culturali che
contribuiscono a cambiare il volto della società. Rinnoviamo l’invito ai lettori sollecitando ulteriori contributi. Grazie
Da una intervista al professor Cattabrini di Carmelina Rotundo
Il Museo della scuola e’ un servizio. Colui che lo ha ideato è
un innamorato della scuola in particolare di quell’ ordine che si
chiamava elementare e che ora si chiama primaria che accoglie
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di Carmelina Rotundo
bambini e bambine dai 6 agli 11 anni.
Professor UMBERTO CATTABRINI “ Che cosa lo ha spinto a
creare questo museo ? “
“In ogni caso: quello che mi ha spinto è la mia convinzione che
la Scuola elementare e’ quella in cui si definiscono tutti i fondamenti di un adulto: campo del proprio sapere, comportamenti affettivi e sociali, valori, senso della giustizia e tanto
altro ancora.
La seconda ragione e’ che la scuola, per progettare il futuro
deve aver coscienza della propria identità che si costruisce
sulla memoria e quindi sulle tracce documentali”.
Cartelle di cartone molti visitatori ci hanno donato interessanti documenti personali e familiari (pagelle, libri, quaderni,
Creato nel Web nel 2010 si è andato trasformando …
Sono tante le cose che si sono aggiunte al timido inizio sul
web e su Fb (dove contiamo oltre 2000 amici
- la più importante è che da più di un anno il Museo della
Scuola ha anche una sede fisica a Firenzuola, una magnifica
cittadina dell’alto Mugello in provincia di Firenze dove quest’estate proponiamo una mostra sulla scrittura: Penne e
Pennini. Una ricchissima esposizione di pennnini e calamai,
arricchita da numerose pubblicazioni sulla calligrafia del XIX
secolo. A questo si affianca un’aula in cui sono in mostra i
mezzi dello scrivere di un bambino nell’antica Roma, i sussidi didattici della stampa a scuola (la tipografia di Freinet),
macchine per scrivere, ciclostile, limografo e tre computer
Apple del 1977, 1982 e 1992;
- a seguito delle mostre sulle Pagelle, sui Banchi di scuola, sulle
fotografie ed altro), tanto che la collezione delle pagelle del
Museo copre già l’intero arco della scuola primaria dal 1862
al 1980.
- nuovi collaboratori si sono affiancati nella redazione tanto
che il settore della nostra “pinacoteca sulla scuola” curata da
Enio Lucherini è un unico sugli studi della scuola. Gianfranco
Staccioli sta arricchendo il settore degli alfabetieri, Giuliano
Franceschini il settore della legislazione scolastica, che il
Museo mette a libero uso. Il Museo sta crescendo.
Un’ultima osservazione: ma perché la scuola elementare?
… perché è la sola ed unica esperienza completa, sotto ogni
punto di vista, che tutti abbiamo vissuto.
http://www.museodellascuola.it/umberto-cattabrini/
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POESIE
di Patrizia Piazzini
Insieme ma divisi
Ombra dove vai?
Ognuno nel suo colore
Nascondi cose senza limite
Per formare un arcobaleno
Tutto buio
per me che ho ali trasparenti
No, non voglio
Vorrei che vedessero quanto bisogno ho di me stessa
Solo coprirmi quando non voglio vedere
E degli altri
Scoprimi ora
Negli occhi di molti solo pianto
Voglio sentire
Negli occhi degli altri solo indifferenza
Ogni filo dei sensi
Negli occhi di tutti non vedo la gioia
Ogni odore del vento
Mordiamo la vita
Ogni pensiero del cuore
Con morsi nervosi
Ogni onda sul cielo
Invece di sedersi davanti a niente
Ogni attimo per me
Per godere del piacere di essere vivi
Leggile piano e addormentati cullandoti.
Velatissima giornata
Quando riaprirai gli occhi
Le foglie bucano l’opaco
un altro giorno sarà passato
Altrimenti irreale
Pensa piano e lasciati andare.
Quando avrai ritrovato la pace
un altro giorno sarà passato.
Il rumore ti riporta al reale
Senza inganno
E se sei viva
Resta solo la pioggia
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E non prendertela con il tempo che non riesci a fermare
In un giorno infinitamente triste
Perché in realtà è ME che vorresti fermare nella tua vita.
In un calore di fuoco
RECENSIONI -
Le mostre di Art-Art
di Sonia Salsi
LUOGHI DELL’ANIMA
Galleria IAC – Impruneta Arte Contemporanea
30 aprile – 15 maggio 2016
Interessante e coinvolgente tema, declinato in molteplici interpretazioni e in variegate modalità dagli Artisti di ArtArt
Francesco Battaglini - Giuseppe Cassandro - Marino Cassandro
Mimmo Corrado - Claudio Dal Pozzolo - Mariella De Fazio
Annie Gheri - Nicole Guillon - Angiolo Lombardini
Franco Margari - Rossano Noferi - Cinzia Pistolesi
Carlo Ranfagni - Ilaria Romanelli - Patrizia Sabella
Sergio Tassi - Stefano Zellini
Luoghi dell’anima in una dimensione di fede, cercata nel dubbio o
messa in discussione, fiduciosamente vissuta e sperimentata nell’armonia della Natura o nella pienezza della solitudine.
Anima in una dimensione cosmica, in cui perdersi o in cui cercare e
trovare l’essenza di se stessi;
Anima come luogo della psiche e dell’inconscio o come ricomposizione nel Tempo di frammenti dell’esistenza, Anima come “non
luogo” in cui naufragare o Anima dei Luoghi....
Molte domande si pongono gli Artisti, molte risposte ci donano, molti
spunti di riflessione ci offrono: colori, che si espandono sulla tela o
si compenetrano a supporti di variegata materia, immagini fotografiche destrutturate e ricomposte in nuovi significati, installazioni in
aura di divertissement portatore di esigenza di risposte...
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APPUNTI PER UNA ANALISI
SULLO “STATO DELL'ARTE”
I
l disappunto e le polemiche che spesso accompagnano, o precedono, manifestazioni di arte contemporanea possono essere
intese come “specchio” del disagio complessivo cui ci tocca
vivere in questa epoca. Si riaccendono divisioni tra fautori del
figurativo e sostenitori dell’astratto, tra chi non pone limiti agli
“strumenti” dell’arte e chi ne difende i materiali accreditati dalla
consuetudine, tra chi si trova spiazzato di fronte al nuovo e chi lo
sostiene “a prescindere”.
La varietà delle soluzioni pratiche e delle concezioni teoriche
mette in risalto la categoria della Soggettività, che sembra caratterizzare le più ampie modalità della vita contemporanea, dalle
scelte private e quotidiane alle modalità con cui si declina ciò
che, per definizione, dovrebbe essere pubblico.
L’estetica di Duchamp (che - delocalizzandolo - promuove ad
oggetto d’arte il famoso orinatoio), se applicata in forma seriale,
può dar luogo ad un nuovo Manierismo, a scapito della sincerità
della ricerca di nuovi materiali, a vantaggio di operazioni di mercato controllate da gruppi finanziari che, secondo le ferree e fruttuose leggi del capitalismo, investono su tutto ciò che può risultare economicamente vantaggioso. Con evidenti rischi di conformismo, di banalizzazione, fino ad una vera e propria esaltazione del
cattivo gusto, non riscattato e non riscattabile da nessuna estetica
del trash, volta a svincolare da pregiudizi estetici la sensibilità
personale(1).
E molti “eventi” ospitati anche nella nostra Città, sembrano non
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di Sonia Salsi
essere alieni da intendimenti orientati al commerciale piuttosto
che all’artistico.
Contemporaneamente, sempre più si afferma l’importanza, l’irrinunciabilità, del rapporto fra arte e fruitore, che proprio dall’arte
contemporanea viene avvertito come co-creatore dell’opera. Ma
per paradosso, i criteri così detti “oggettivi” di verisimiglianza
sono stati disintegrati proprio dall’interno dalla ricerca artistica
moderna e contemporanea e dalla riflessione sull’arte da parte
delle Scienze Psicanalitiche e Antropologiche.
E, nel disintegrarsi di ogni certezza, di ogni oggettività, in una
società sempre più “liquida”(2), caratterizzata dalla mercificazione di tutti i valori, omologati tutti nelle categorie di “produzione”
e “consumo”, emblematico ci sembra proprio “lo stato
dell’Arte”: innovazione, ricerca, incomprensibilità, neobarocca
voglia di stupire e conseguenti effetti bruciati nel consumo delle
novità, pubblico spaesato, pubblico - fruitore (o sedicente tale, ma
- spesso, forse - pubblico “trendy”).
Saturazione da installazione, carsico riemergere dell’esigenza di
un “ritorno all’ordine”? Situazione caotica. Ma esiste una possibile bussola, perché “nessuno stile è il punto culminante dell’arte,
poiché ogni stile è solo un singolo modo valido di guardare il
mondo”(3).
E perché il Tempo, come sempre, saprà separare
loglio e ci restituirà “contemporanei” a noi stessi.
il grano dal
(1) T. LABRANCA, Andy Warhol era un coatto. Vivere e capire
il trash, Castelvecchi 1994
(2) Z. BAUMAN, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari, 2002
(3) R. ARNHEIM, Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano 2012
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HELMUT NEWTON
I
l noto fotografo tedesco Helmut Newton nasce a Berlino il 31
ottobre del 1920 da una ricca famiglia di origine ebrea: il suo
vero cognome è Neustädter. Fin da piccolo la sua salute è cagionevole ed è soggetto a frequenti svenimenti. A soli otto anni il fratello maggiore lo porta in un quartiere a luci rosse pieno di prostitute, dove vive e lavora la famosa Red Erna con gli stivali alti fino
al ginocchio e la frusta. Sarà la sua prima esperienza visiva che
aprirà la strada alla passione per le immagini e la fotografia.Sin
dalla più tenera età vive una doppia vita diviso tra questi posti
che, sia pur degradati, lo affascinano e i grandi alberghi termali
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di Franco Busignani
dove si reca in vacanza con i genitori. A dodici anni, con i soldi
che lui stesso ha risparmiato, compra la prima macchina fotografica. Frequenta la scuola americana, dalla quale viene espulso
quando la sua passione per la fotografia finisce per incidere negativamente con gli studi.Nel 1936, a sedici anni, comincia il suo
apprendistato vero e proprio presso l’atelier della fotografa di
moda Iva. Frequenta nel frattempo una ragazza ariana che mette a
rischio la sua incolumità a causa della diffusione delle leggi antiebraiche. I suoi genitori lo imbarcano così su una nave diretta in
Cina, ma Helmut si ferma a Singapore, dove, per appena due settimane, lavora per il quotidiano “Straits Times”. E’ proprio in questo periodo che inizia a capire quale potrebbe essere la sua vocazione lavorativa.Conosce intanto una ricca signora belga, di cui
diventa amante e con la quale viaggia nelle colonie britanniche
fino ad approdare in Australia nel 1940. Dopo un breve periodo di
prigionia in quanto cittadino tedesco, raggiunge le forze armate
australiane al fronte. Nel 1946 diventa cittadino australiano e nel
1948 sposa l’attrice June Brunnell, che ha conosciuto sul lavoro:
lei posa, infatti, come modella per le sue fotografie. I due resteranno marito e moglie per oltre cinquanta anni. June è un’attrice,
ma è nota anche per la sua attività di fotografa che esercita con lo
pseudonimo di Alice Springs dal nome della omonima cittadina
australiana.Helmut modifica il suo cognome originale,
Neustädter, in Newton che è la traduzione letterale dal tedesco
all’inglese, e apre a Melbourne un piccolo negozio di fotografia.
Si trasferisce a Parigi nel 1961 e comincia quasi subito a lavorare
per French Vogue. Inizia così la sua lunga carriera in ambito fotografico.Helmut Newton manifesta sin da subito il suo interesse
per il corpo e in particolare per quello femminile, scattando foto
anche dal forte contenuto erotico, ma sempre con un intento ludico ed ironico. Collabora con importanti riviste come: “Vogue”,
“Marie Claire”, “Elle”, “Playboy”, “Vanity Fair” e “GQ”.
Esibisce i scuoi scatti in mostre in giro per il mondo a New York,
Parigi, Londra, Houston, Mosca, Tokio, Praga e Venezia.Nel 1976
pubblica il suo primo volume di fotografie “White Women”, e nel
1996 il ministro della cultura francese gli concede il titolo di Gran
Commendatore delle arti e delle lettere.Qualche volta torna anche
nella sua natale Berlino, dove ritrae Rainer Werner Fassbinder
e Wim Wenders, e dove trova lo spunto per i suoi famosi Big
Thatcher, Helmut Kohl, Jean-Marie Le Pen.Lavora per stilisti del
calibro di Chanel, Gianni Versace, Yves Saint Laurent, Domenico
Dolce e Stefano Gabbana.Era solito risiedere a Montecarlo d’estate e a Los Angeles, presso l’Hollywoods’s Chateau Marmont
hotel, d’inverno.Nell’ottobre del 2003 dona alla fondazione
Preubischer Kulturbesitz a Berlino una collezione di foto, poi
esposta al Museo della fotografia di Berlino.Helmut Newton
muore all’età di 83 anni il 23 giugno del 2004 a seguito di un incidente stradale con la sua Cadillac.
Nudes, che rappresentano, a grandezza naturale, enormi donne
bionde nude.Fotografa tantissimi personaggi dello spettacolo,
della cultura, della politica e del cinema come ad esempio Ava
Gardner, Charlotte Rampling, Catherine Deneuve, Romy
Schneider, Raquel Welch, Sigourney Weaver, Margaret
Una selezione degli scatti di Helmut Newton tratti dai suoi libri:
White Women (1976), Sleepless Nights (1978), Big Nudes (1981),
sono stati presentati al pubblico, nei mesi scorsi, presso la Casa
dei tre Oci a Venezia. Nell’occasione alcuni fotografi di Art-Art
si sono recati in gita a Venezia per visitare la mostra.
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RECENSIONI -
Le mostre di Art-Art
di Sonia Salsi
IL MESSAGGIO ATTRAVERSO L'IMMAGINE
SCULTORI DI ART ART
Galleria IAC – Impruneta Arte Contemporanea
21 maggio – 5 giugno 2016
Galleria IAC – Impruneta Arte Contemporanea
11-26 giugno 2016
Società dell’Immagine e perdita di senso delle immagini: una bella
contraddizione per la Contemporaneità. La sovrabbondanza iconografica porta ad una distratta ricezione, genera l’implosione del
messaggio. L’Arte ne recupera il senso, ne fa emergere l’intenzionalità, sollecita a non contentarsi di vedere, esorta a “guardare”, a
“osservare”, a “pensare”.
Con questa intenzione hanno presentano il 21 maggio, alla Galleria
IAC, le loro opere gli Artisti
L’Associazione ARTART, già nella sua denominazione, insiste su un
concetto di Arte nella più ampia accezione, in una “pluridisciplinarità” di tecniche, di materiali che si incontrano e si confrontano. Ogni
tanto si avverte l’esigenza di una riflessione mirata a specifiche
modalità espressive, come testimonia la Collettiva “ Scultori di
ARTART” allestita dall’11 al 26 giugno presso la Galleria IAC, Via
della Croce 41, Impruneta.
I Maestri
LUCA FEDERICI - NICOLE GUILLON – PAOLO LUZZI
MASSIMO MACHERELLI - RENATO PIAZZINI - FRANCO PICCIONE
SERGIO TASSI - SYLVIA TERI - STEFANO ZELLINI
rivolgendosi ad un pubblico attento, partecipe, a sua volta, della
creatività artistica.
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FRANCESCO BATTAGLINI - ARTURO BADII
ANTONIO BERNARDINI - FRANCO BERRETTI
GIUSEPPE CASSANDRO - ELISABETTA CECCHI
ROBERTO COCCOLONI - LUIGI MARIANI - MARCO ORSUCCI
SILVANO PORCINAI - PINO PROCOPIO
ci conducono alle scaturigini stesse della Scultura, attraverso l’utilizzo di materiali mutuati da una dimensione di Homo Artifex che,
modellando la terra e il metallo per esigenze primarie di sussistenza,
scopre di avere “bisogni” non immediatamente legati alla vita quotidiana e alla sopravvivenza; scopre l’esigenza di dare dignità, gloria,
“decoro” nel senso etimologico, ai suoi manufatti, scopre la
Creatività, inventa la Forma.
Una creatività che coinvolge materiali primigeni quali la Terra, l’Acqua,
l’Aria, il Fuoco, il Legno, o materiali nuovi e innovativi, che l’Homo
Artifex, antico e attuale, ha saputo e sa inventare o rinnovare in accostamenti impensati.
Dalla Carniola alla Sicilia
NEL SENSO DEL VAGO
di Dino Pasquali
va di venire da una piccola località etnea, vicina ad Acireale.
Svolgeva un compito di medico nel settore delle cure termali
quando gli arrivò la cartolina precetto, e di conseguenza si trovò
tra gli invasori d’una terra che all’Italia quanto a male non aveva
fatto proprio nulla. Dopo la Francia e la Grecia, quel megalomane del Duce aveva decretato una terza invasione, adducendo per
la vigliaccata ancora giustificazioni valide soltanto per i suoi
fanatici schierani ed un popolo idiota e bue.
La relazione tra Olga e Alfonso durò una decina di mesi, finché
lui non dovette tornare in patria, avendo per destinazione la Libia.
Sua sorte fu quella di scomparire nel deserto, insieme con tanta
gioventù italiana. Prima di partire aveva detto all’amata: «Vorrei
sposarti, lo ripeto a te ed ai tuoi, però rischieresti o di rimanere qui
vedova colpevole di collaborazionismo, se vincono le armate parapeva d’esser brutta, ne aveva avuto sentore già da bambina.
S
tigiane, o di trovarti in Sicilia fra miei parenti a te ostili.» Lei
Il disagio si fece «drammatico» (secondo lei) quando l’ado-
aveva capito, perciò si erano scambiati una speranza ed una pro-
lescente vide come i ragazzi concupivano, sia pure in modo inge-
messa: riabbracciarsi ed unirsi in matrimonio a guerra finita. «Se
nuo, le coetanee, ma non lei. Continuando l’esclusione dai ludi
mi andrà male, fai di tutto per dimenticarmi, ma prima difendimi
amorosi, vuoi che fossero occulti, vuoi che avvenissero alla luce
dall’accusa di essere il solito gallo italiano che dopo la seduzio-
del sole, Zinka si rifugiò, intelligente com’era, negli studi, portan-
ne fugge come un ladro.» Furono le sue ultime parole, quando un
do a casa sempre pagelle di prima della classe. Consolazione la
piede non era ancora fuori dalla porta di casa.
trovava in Olga, sorella di sua madre, e nella simpatia, corrispo-
Tre anni dopo Ljubljana e tutti i luoghi balcanici erano liberi da
sta, per il siciliano del quale la zia si era teneramente invaghita.
italiani e tedeschi. Nonostante il tempo passato, qualche patriota,
Alfonso, tenente medico facente parte delle truppe italiane che
vero o falso, si ricordò della “connivenza” di Olga col nemico.
presidiavano la Slovenia (ex Carnìola, come già detto), racconta-
Perciò fu rapata pubblicamente a zero, subendo il medesimo som15
mario, astioso giudizio di molte altre donne colpevoli, e magari
sedeva vicino su una panchina all’aperto ed inspirava aria mari-
non lo erano, dell’ignominia di aver «diviso il giaciglio col barba-
na, precisò sommariamente, sperando di non errare, poiché la
ro invasore». All’epoca il desiderio di vendetta era tale, che si pre-
mitologia mai era stata il suo forte, che si trattava di due danna-
scindeva dal verificare se le denunce fossero attendibili o no.
te da semidei e dèi, gente di norma più vendicativa degli esseri
Dunque il beneficio del dubbio non lo si concedeva affatto. E si
umani. Gelosa di Scilla, creatura bellissima, la perfida Circe
poteva capire perché ciò avvenisse: era una delle “logiche” con-
aveva mutato la ragazza in mostro marino, con più teste, che da
seguenze delle distruzioni, torture, carneficine perpetrate dal
una rupe calabrese ingoiava i naviganti. In effetti era un gorgo ad
fascismo e dal nazismo.
ingoiarli. Quanto a Cariddi, figlia di Poseidone, la quale aveva
Un treno sul quale Zinca era in viaggio da ore, stava per arrivare
rubato buoi ad Ercole, fu fulminata da Zeus e trasformata in un
a destinazione. Così i ricordi di «Olga e l’amante italiano», che
abisso marino prospiciente la costa siciliana. Dette a Zinka un’ul-
avevano monopolizzato il pensiero della ragazza slovena nel
teriore informazione che gli fruttò un bacio sulla guancia e che
corso di una lunga trasferta, dovettero cedere il passo ad altro
lui si augurò non fosse di sola gratitudine. In ogni modo le aveva
rimuginare, almeno per il momento.
detto che la Sicilia veniva chiamata anche Trinacria, cioè terra
(.....)
dei tre capi, e per questo aveva come suo simbolo una bizzarra
Un po’ imbellita, più accurata tanto nella dentatura quanto nella
figura costituita da tre gambe.
capigliatura, Zinka si era mostrata particolarmente lieta per l’ab-
Finalmente Taormina si offrì loro con tutto il suo fulgore, natura-
braccio di Carlo. Tuttavia aveva preso la decisione di continuare
le, urbano, folclorico. A inebriarli provvidero i giardini, gli aranci
a non andare oltre la buona amicizia. Cosa ardua, perché si senti-
ed aranceti, le romantiche stradine, il teatro greco, la spiaggia,
va attratta dalla gentilezza, dalla cultura e da altre doti, anche fisi-
l’altezza sul livello del mare, un panorama senza limiti su cui
che, che scorgeva in lui.
incombeva l’azzurro che dal cielo si trasmetteva al mare, e da
Il loro secondo incontro era iniziato nella stazione di Firenze S.
questo alla terra. Alcuni stranieri già facevano il bagno, incuranti
M. Novella da dove, su un treno notturno provvisto di cuccette,
del fatto che ancora mancassero due settimane all’arrivo ufficiale
erano partiti per Taormina. Ora si presentava loro il braccio di
della primavera.
mare separante la Calabria dalla Sicilia; poi, una volta a Messina,
Pranzarono tardi, parlarono e riparlarono. Quando fu il turno della
sarebbero scesi dalla nave-traghetto e avrebbero proseguito con
Magna Grecia, di Siracusa, di Platone, d’Archimede, dei tiranni
un direttissimo indirizzato a Siracusa.
Gerone II e Geronimo, lei dimostrò di saperne meglio di lui anche
Era lo splendido mattino solare di una giornata di primavera in
in materia di aneddoti. Ma la sconfitta in storia antica non lo sco-
anticipo, per contro a Ljubljana lei aveva lasciato neve su neve.
raggiò affatto, e più ascoltava la voce di Zinka, più dimenticava
Di cose da chiedere a lui ne aveva tante, per esempio chi erano,
che al volto di lei la natura aveva voluto negare la bellezza, con-
ad essere precisi, Scilla e Cariddi?... I due nomi li aveva in testa
cedendola peraltro a falangi di “galline”, vuoi stupide e festanti,
fin da quando si era cimentata con l’Odissea. Lui, che a Zinka
vuoi svezzate con il latte di vipera.
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D’ambedue le categorie ne aveva conosciuto qualche esempla-
l’ironia.
re anche lui, ed uno, in particolare
E dunque, la morale della favola?...
gli aveva inciso nella
memoria un gran brutto segno. Ma ora preferiva domandarsi
Dopo io rimarrò a pentirmi col sangue in subbuglio e tu, magari,
perché mai Zinka, ritenendo a torto d’essere nelle immediate
ti vanterai con i tuoi amici della conquista di una slava.
vicinanze di Acireale, fosse stata pertinace nell’affacciarsi a
Ma per chi mi hai preso, non mi sono sempre comportato come si
questo e a quel finestrino del treno. Forse un giorno glielo
deve? Accipicchia quanto son fesso!
avrebbe spiegato, chissà.
Zinka era ormai prossima a cedere, senza porre condizioni. Ma lui
Per converso lei si era trovata a meditare sulla circostanza che
non volle approfittarne, tanto più che vedeva quanto patisse.
quell’italiano mai volgare, mai incline a perdere la sinderesi, non
corrispondesse affatto al clichè insufflatole un po’ da parenti e
amici, un po’ da esperienze dirette. Forse era anche lui una simpatica canaglia, ma finora l’aggettivo aveva prevalso decisamente sul sostantivo. A meno che non fosse un esperto in tattiche
seduttrici. Non si sa mai… No!, non poteva essere… A questo
Smisero di parlare e piano piano si addormentarono, dopo che lei
gli aveva stretto le mani e lui aveva fatto altrettanto, come per
togliersi d’imbarazzo a vicenda. In fondo non era successa “la fin
absolue du monde”: si erano soltanto impiccati alle parole ed al
senso del vago.
punto si profilava una nuova notte in treno, sino a Roma, dove
Poterono sdraiarsi per diverse ore, fin quasi a Roma. Non li distur-
avrebbero trovato coincidenza per il Nord. Lo scompartimento,
barono né viaggiatori, né controllore. Trasbordatisi nel previsto
di soli posti a sedere, era vuoto, lo sarebbe stato fino alla
treno per Venezia, fecero colazione nella vettura ristorante e, rioc-
Capitale? I loro volti denotavano stanchezza, i loro occhi sonno,
cupati i loro posti a sedere, colloquiarono malinconici. Zinka
eccome! Che fare, interrompere il viaggio e dormire in albergo?
temeva di essere redarguita, ma non fu così. Prima che il convo-
Carlo, fattisi rapidamente i conti in tasca, aprì bocca. Ondulante
glio arrivasse a Prato, dove Carlo avrebbe dovuto scendere, gli
lui, ondulante lei.
disse con molta partecipazione emotiva: «Grazie a te, ora so che
Io direi di scendere…
Dove? Quando?
A Paola, fra circa due ore e mezzo.
Che dirti? Ma sì, va bene.
E se troviamo libera soltanto una matrimoniale?
Se mi dai la parola che dormiremo e basta…
significa veramente estasi.»
L’arrivederci fu siglato da qualche bacio, sicuramente non licenzioso. In uno sprazzo di buon umore, egli avrebbe voluto canticchiarle un valzer, La biondina in gondoleta, nel vederla di fatto
assai intenzionata a fermarsi tre giorni nella città lagunare presso
Io la parola te la do, ma poi?
dei conoscenti, ma poi ci ripensò. Non sapeva se fosse più affran-
Poi… cosa?
to o più deluso: gli era rivenuto in mente un altro valzer legato alle
Sono un uomo, capisci?, e fatto di carne.
acque, e con esso un’altra figura femminile, corporalmente
Io sono una donna e alla carne aggiungo il sangue. Scusami per
migliore , ma non spiritualmente.
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RECENSIONI -
Art Art al Donatello
Dal 12 al 26 maggio, nell’ambito di uno scambio tra le due
Associazioni, dodici artisti di Art Art Impruneta hanno
esposto le loro opere nella sede del Gruppo Donatello a
Firenze. La mostra è frutto di una collaborazione che porterà a settembre il Donatello a ricambiare la visita con una
collettiva dei soci nella Galleria IAC (Impruneta Arte
Contemporanea) ad Impruneta.
Questi gli artisti in mostra:
Francesco Battaglini, Maurizio Biagi, Marino Cassandro,
Roberto Coccoloni, Mariella De Fazio, Paola Falciani,
Nicole Guillon, Fiorella Noci, Cinzia Pistolesi, Giuseppe
Procopio, Patrizia Sabella, Sylvia Teri
La mostra ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico ed è stata presentata dalla Prof.ssa Sonia Salsi, Direttrice
della rivista Pegaso, con il saluto del Presidente del Gruppo
Donatello, Prof. Ugo Barlozzetti. Negli interventi è stata ribadita l’importanza di questa esperienza con l’augurio che l’iniziativa possa proseguire nel tempo, dando la possibilità ad altri
soci di partecipare, in un confronto che arricchisce e che rafforza la proposta artistica dei due gruppi.
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RECENSIONI
di Fiorella Noci - Fotografie di Paolo Luzzi
“Disponibilità, accoglienza, confronto, condivisione: che cosa meglio
della Ricerca Artistica sa giungere a questi risultati, che spesso, nella
vita dei popoli, restano solo nobili e generosi, ma vani, ideali? L’Arte
mette in contatto, supera confini e divisioni” scriveva Sonia Salsi un
anno fa e, all’insegna di tutti i principi di amicizia, accoglienza,
rispetto, conoscenza, che caratterizzano il gemellaggio fra popoli
diversi, si è svolto il “Ritorno” dello scambio artistico fra Impruneta
e la Città di Prachatice.
Il 17 e 18 ottobre 2015, infatti, il Laboratorio d’Arte e Villa Corsini
di Mezzomonte hanno ospitato“ IMPRUNETA-PRACHATICE ANDATA
E RITORNO”, una mostra promossa dalla Città di Prachatice e il
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Comune di Impruneta , insieme al Consolato Onorario della
Repubblica Ceca in Toscana e alla Regione Toscana, alla
Associazione ARCA e alla Associazione ART-ART, una inedita occasione di confronto e di conoscenza fra artisti: venticinque in tutto gli
artisti stranieri presenti con le loro opere all’interno del Laboratorio
d’Arte, sei invece gli scultori toscani nel giardino di Villa Corsini.
Il “ ritorno”, una mostra allestita nella Gal erie Dolni Brana, a
cui sono stati invitati gli ar tisti del “Laboratorio d’Ar te Villa
Corsini, soci di Ar t-Ar t Alda Giunti, Paolo Luzzi, Fiorella Noci
- ha rappresentato gli scultori Franco Berretti - si è svolta dal
giorno 1 al giorno 25 giugno 2016. Gli ar tisti sono stati ospitati
dalla Città di Prachatice durante la Festa d’Oro del Sale, tradizionale festa cittadina che ricorda il viaggio del sale, con carri e
cavalli, costumi medievali, sfilate, mercato storico con antichi
mestieri, musica e cibo tradizionale.
Tre giorni fra Arte, incontri e amicizia.
La collaborazione artistica è proseguita nel mese di agosto con l’invito e la partecipazione di Francesco Battaglini e Maurizio Biagi al
Workshop “Salve Prachatice” organizzato ogni anno dalla Città per
arricchire la loro Collezione d’Arte e promuovere il loro paese e la
Repubblica Ceca.
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RECENSIONI -
Il Gruppo Donatello ad Art Art
Sabato 24 settembre, nell’ottica di uno scambio culturale fra i due
gruppi artistici, il fiorentino Gruppo Donatello (compagine artistica
adunatasi negli anni 1948-49 intorno a Mario Moschi, Bruno Catarzi,
Delio Granchi, Eduardo Gordigiani e altri artisti) ha esposto nelle sale
dell’Art - Art di Impruneta la collezione permanente dei dipinti e delle
fotografie 40x40 e delle piccole sculture che i soci, al loro ingresso,
donano al Gruppo. Il Donatello, al suo 67° anno di vita, è attualmente diretto dal Prof. Ugo Barlozzetti, Presidente affiancato dai due Vice
Presidenti Enrico Bandelli e Gianni Oliveti e dai Consiglieri Benignetti,
Borgioli, Del Fungo, Della Lena, Giusti, Garassino, Lapi, Muti,
Pesciullesi, Serafini, Signorini a cui si aggiungono Vannini, economo,
e Bonaretti, Orsucci e Piazzini quali revisori dei conti.
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Il Gruppo allestisce annualmente una Mostra in piazza – giunta quest’anno alla XLVI edizione – e in dicembre attribuisce il Premio
Donatello ad un personaggio che abbia acquisito particolari meriti in
campo artistico, culturale o sociale. Fra i premiati degli scorsi anni ci
piace ricordare (citando a memoria) Giorgio La Pira, Indro Montanelli,
Mario Luzi, Giovanni Spadolini, Antonio Bueno, Francois Mitterand,
Antonio Paolucci, Harold Acton, Giovanni Michelucci, Giuliano Vangi,
Mario Monicelli, Margherita Hack, Zubin Mehta, Franco Cardini, Bona
Frescobaldi.
Nello stesso mese di dicembre, negli ultimi anni ha allestito apprezzatissimi Presepi d’autore formati da decine di sagome a grandezza
naturale in legno dipinto.