reset! - supsi

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RESET!
Identità perdute, rubate e … ritrovate.
Il suo nome in codice è “SB 1411”, e non si tratta di una nuova pillola contro il mal di
testa, bensì di una legge da poco approvata in California contro il furto d’identità online.
Sembrerà strano, ma proprio laggiù dove tutto o quasi è permesso, hanno messo fine al
famigerato gioco dei ruoli. A partire dal primo gennaio 2011, chi sul web si spaccia per
qualcun altro deve pagare nel nome della protezione della privacy. Registrarsi sui social
network come Jodie Foster o Lionel Messi, e quindi con una falsa identità, porterà a dei
grossi guai. Si tratta di una prima assoluta americana che presto potrebbe fare scuola
anche nel resto del mondo. In caso di problemi, frasi del tipo “non lo sapevo”,“era solo
uno scherzo” oppure “io non ne so niente” dovranno fare i conti con la corte suprema
che valuterà la gravità della situazione, soppesando e giudicando l’entità del danno
provocato. Attenzione quindi, perchè goliardia e ingenuità potrebbero trascinare in un
turbolento circolo vizioso, fatto di produttori di fotografie digitali e, allo stesso tempo, di
consumatori curiosi di contenuti amatoriali facilmente reperibili in rete. La regola in
questo caso è chiara: una volta pubblicati sul web, saranno per sempre sul web. Per
qualcuno è un gioco, per altri un semplice passatempo, invece, i numeri e le statistiche
dimostrano che dietro la divulgazione incontrollata di materiale digitale si è creato un
vero e proprio mercato, al cui banco sono in vendita volti e profili di ogni genere. In
relazione a questo aspetto, ne esiste un altro concreto e altrettanto delicato che tocca da
vicino l’identità delle persone del nostro territorio: la risultante fra l’intersezione delle
molteplici identità virtuali con quella vera, reale. Sempre più spesso i datori di lavoro si
servono dei siti di social network per conoscere segreti e misteri dei nuovi pretendenti al
posto di lavoro. Si tratta di candidati omologati secondo le più nobili intenzioni, carichi
di entusiasmo e buoni propositi. Ma tutti con una zona d’ombra misteriosa ricolma di
numerosi profili virtuali creati nel corso del tempo (iniziando in giovane età da NetLog e
Messenger, per passare in seguito a Facebook e per finire con Meetic e Xing), in cui
sono archiviate informazioni, immagini e comportamenti spesso in contraddizione con
l’identità reale del candidato al momento del colloquio. Il magistrale e monumentale
ritratto del perfetto impiegato, lascia spazio a innumerevoli interpretazioni da parte del
responsabile d’azienda. Inutile quindi nascondere l’imbarazzo che potrebbe nascere nel
momento in cui, a distanza di molti anni, dovessero ricomparire sullo schermo contenuti
digitali che ci riguardano, senza disporre degli strumenti necessari per renderli invisibili
a occhi indiscreti. Prendendo esempio dall’utilizzo consapevole che il famigerato
Capitano James Kirk, della nota serie Star Trek, ha fatto del “tele-trasporto”, potremmo
imparare che le nuove tecnologie per quanto magiche possano essere, vanno gestite col
buon senso e con razionalità, prima che sia troppo tardi. In realtà, le situazioni e le
dinamiche nel mondo virtuale si sviluppano talmente a grande velocità, che controllarle
può diventare difficile. Ma allora, perchè non chiedere ai padroni del web, Mr. Google e
Mr. Facebook, di mettere a disposizione degli utenti un bottone magico di colore rosso
lampeggiante, che una volta premuto elimini completamente tutti i loro contenuti dalla
rete? Basterebbe un semplice ma efficace pulsante d’emergenza chiamato “RESET!”.
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