Diapositiva 1 - A. Gentileschi
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Diapositiva 1 - A. Gentileschi
CARTA D’IDENTITA’ N. MR 8201967 Nome: Fedro Nato nel: 15 a.C. ca. Morto nel: 50 d.C ca. Paese d’origine: Macedonia, colonia romana dei Filippi, Monte Pierio Cittadinanza: era inizialmente schiavo e in seguito liberato dall’imperatore Augusto. Professione: Poeta. Segni particolari: è stato Il primo favolista della letteratura latina. ●Chi era?! ●Le morali delle sue favole ●La sua vita ●I suoi testi ●La sfrenata aspirazione alla lode ●Favola di Fedro ●Paragone con favola moderna Fedro (20 AC - 50 DC) è stato un favolista latino attivo sotto Tiberio, Caligola, e Claudio. Nel quadro della letteratura della prima età imperiale, è stato uno dei pochissimi autori di nascita non libera: era infatti schiavo. Nei manoscritti delle sue opere è ricordato sotto il nome di libertus Augusti, poichè sembra che sia stato liberato dall'imperatore. LE MORALI DELLE FAVOLE Molte sono le morali famose delle favole di questo poeta. Riportiamo di seguito quelle più importanti. -«l'offeso ripaga con la stessa moneta» -«il successo rovina molta gente» -«il nome d'amico è comune ma l'amicizia è rara» -« al nemico non bisogna prestare mai nulla» -«penano gli umili quando i potenti altercano» -«chi accetta la tutela d'un malvagio cerca un riparo e trova la sua rovina» -«molti spinge a sbaraglio un successo» -«può essere irriso chi è senza valore e a vuoto minaccia» -«l'uomo d'ingegno ha in sé ricchezze, sempre» -«la fame aguzza l'ingegno persino ai poveracci» -«pensa chi siamo, non pensar chi fummo». LA VITA Della vita di Fedro conosciamo poche cose. Nella sua biografia tutto è incerto a partire dal nome: i codici, nel titolo dell'opera, danno la forma del genitivo Phaedri e seguendo altre forme latine di nomi propri greci possiamo dedurre che anche nel suo caso la forma latina debba essere Phaeder che è stata trovata anche in alcune iscrizioni latine. Il fatto strano è che Fedro è tra i poeti che più hanno parlato di sé ed è quello che meno ha detto con precisione sul suo conto e sulla sua vita. Per quanto riguarda la patria sappiamo che nacque intorno al 15 a.C. in Macedonia forse nella colonia romana di Filippi. La sua condizione sociale fu quella di schiavo orientale venuto chissà per quale motivo ancor giovanissimo a Roma al tempo di Augusto e da lui affrancato come è detto nel titolo dell'opera Augusti libertus cioè liberto di Augusto. Per quanto riguarda le vicende della sua vita possiamo dedurre che visse da ragazzo presso le genti latine e fu erudito nelle lettere latine. Non v'è dubbio che abbia avuto una educazione letteraria e spirituale romana e ciò è avvalorato anche dal fatto che sempre lo stesso Fedro sottolinea che il proposito della sua opera è entrare di diritto nella storia della letteratura romana perché lì è il suo posto. Egli dimostra anche una antipatia viscerale verso i Greci. In sintesi egli è sì "concittadino di Orfeo e di Lino per diritto di nascita" ma per stile di vita, di linguaggio e di sentimento, scrittore autentico di Roma. Per quanto riguarda la struttura della raccolta ogni libro è preceduto da un breve prologo nel quale Fedro mette a punto e spiega le sue preoccupazioni artistiche e morali. I componimenti sono di regola brevi (il più lungo è di sessanta versi) e il metro abituale è il senario giambico regolare con sostituzioni metriche non ignote alla tecnica classica. Si dice che sono rimasti poche delle sue favole, poiché non adatte ad argomenti scolastici venivano sempre tagliati, e non si sa dove siano stati riposti. I SUOI TESTI LA SFRENATA ASPIRAZIONE ALLA LODE Fu sicuramente un poeta alla continua ricerca della gloria ma privo di quello slancio e di quella risolutezza nella vita e nell'arte per poterlo annoverare tra gli illustri: mostrò una esagerata coscienza del proprio valore e al contempo una sfrenata aspirazione alla lode da portarlo, nella nona favola del terzo libro, ad augurare a sé la triste fine di Socrate pur di averne la fama e il vanto della riconosciuta innocenza. Non fu un poeta altissimo però fu vero ed espressivo capace di una invenzione che poteva variare nelle immagini vive e chiare pur senza ripudiare parole antiche quando meglio e più rapidamente potevano definire una cosa. Il suo discorso nasce all'interno della costruzione latina e poetica ma ha degli inserimenti che fanno parte del linguaggio parlato che anche il popolo adopera per una espressione più allusiva. La frase di Fedro è rapida e scolpisce più che dipingere; i concetti sono stringati e non contemplano dilungamenti su particolari che sono ovvi e banali: ne deriva che è semplice ed energico quasi mai pretenzioso o verboso. Si inizia con la favola degli animali che occupa tutto il primo libro per passare al racconto umano che si alterna con la favola esopica e Fedro a mano a mano diventa sempre più indipendente dalla materia esopiana per accogliere nuovi motivi che derivano da altre fonti difficilmente rintracciabili: residui di narrazioni e di leggende appartenenti ad altre civiltà e poi ancora estratti della tradizione viva e dalle acute osservazioni personali. Fedro dichiara che la favola ha un doppio ufficio: mettere allegria e dare buoni consigli. La parte divertente è data dalla piacevolezza della scena e dal mondo animalesco che è chiamato a rappresentarla. È indubbio che anche tra le favole del genere esopico qualcuna è stata sicuramente concepita in modo originale e lo stesso Fedro sottolinea che ha seguito il vecchio genere di Esopo ma con argomenti nuovi come la favola allegorica del ladro e la lucerna. Un ladro accesa la lucerna dall’altare di Giove e lo spogliò alla sua luce. Ed egli allontanandosi appesantito dal sacrilegio, la santa Religione subito emise una voce: ”Benché questi siano stati doni di malvagi e per me odiosi, tanto da non esser offesa che si rubino, tuttavia, scellerato, laverai la colpa con la vita, un giorno quando sia giunto il giorno assegnato per la pena. Ma perché il nostro fuoco non si accensa per il delitto, col quale la pietà adora gli dei venerandi, vieto che ci sia tale uso di luce.” E così oggi non è lecitone che si accenda una lucerna dalla fiamma degli dei, né dalla lucerna il rito sacro. Quante cose utili racchiuda questo insegnamento non lo spiegherà un altro piuttosto che chi inventò. Significa, primo che spesso sono trovati contrari a te soprattutto quelli che tu stesso avrai allevato; secondo, mostra che i delitti son puniti non dall’ira degli dei, ma dal tempo definito dei Fati; infine vieta che il buono non condivida col malvagio l’uso di nessuna cosa. Cani perpasto lupus macilentus occurrit; lupus cani dixit: "Tu nites, ego esurio!". Canis simpliciter respondit: "Ego domini liminis custos sum, et a furibus domum defendo; itaque dominus mihi ossa et carnem ex mensa iactat. Sic sine labore ventrem impleo. Si par officium domino praestabis, dominus tectum cibumque tibi dabit". "Ego vero sum paratus; nunc nives imbresque tolero et asperam vita in salvis traho." "Veni ergo mecum" Dum procedunt, lupus aspicit canis collum catena detritum: "Cur collum tuum sic est, amice?". Canis respodet: "Domini servi me interdum alligant". Tum lupus exclamat: "Vita tua mihi apta non est; ventrem cum labore implere praeopto, sed liber esse; ventris causa libertatem ammittere nolo. Libertatem catenae antepono". Sic lupus procul fugit. Un lupo magro e sfinito incontra un cane ben pasciuto, con il pelo folto e lucido. Si fermano, si salutano e il lupo domanda: - Come mai tu sei così grasso? Io sono molto più forte di te, eppure, guardami: sto morendo di fame e non mi reggo sulle zampe. - Anche tu, amico mio, puoi ingrassare, se vieni con il mio padrone. C'è solo da far la guardia di notte perché non entrino in casa i ladri. - Bene, ci sto. Sono stanco di prendere acqua e neve e di affannarmi in cerca di cibo. Mentre camminano, il lupo si accorge che il cane ha un segno intorno al collo. - Che cos'è questo, amico? - gli domanda. - Sai, di solito mi legano. - E, dimmi: se vuoi puoi andartene? - Eh, no - risponde il cane. - Allora, cane, goditi tu i bei pasti. Io preferisco morire di fame piuttosto che rinunciare alla mia libertà. CARS MOTORI RUGGENTI http://www.youtube.com/watch?v=MOE_Tx109jU CARTA D’IDENTITA’ N. MR 8201967 Nome:Cars Nazione:USA Anno:2006 Genere:Animazione Durata:96’ Casa di produzione: Pixar Data di uscita: 23 Agosto 2006 Distribuzione:Buena vista Produzione:Walt Disney Pictures Pixar Animati Studios. Film correlati:Cars 2 TRAMA Cars - Motori ruggenti è il settimo lungometraggio d'animazione della casa cinematografica Pixar Animati Studio, diretto da John Alan Lasseter e distribuito dalla Walt Disney Pictures. La pellicola è dedicata "alla memoria" di Joe Ranft, co-regista della Pixar morto tragicamente in un incidente stradale nell'agosto del 2005. Il 22 giugno 2011 è uscito nelle sale il sequel dal titolo Cars 2. Saetta Mcqueen,una macchina da corsa alle prime armi ,ma con un futuro promettente scopre che nella vita l’importante è partecipare e non tagliare il traguardo,quando si ritrova improvvisamente deviata nella sonnolente città di Radiator Springs sulla Route 66. Mentre sta attraversando il paese per raggiungere il grande campionato Piston Cup in California ed affrontare due proffessionisti affermati,McQueen fa la conoscenza dei personaggi un po’ ‘’alternativi’’ della città,fra qui Sally(una raffinata Porsche del 2002),il dottor Hudson(una Hudson Hornet del 1951 con un misterioso passato),e Carl Attrezzi(un carro attrezzi un po’ arrugginito, ma ancora affidabile)che lo aiutano a comprendere che ci sono cose più importanti nella vita che dei trofei,del successo e degli sponsor. CREATO DA: MACELLARI SARA ROCCA ALYSSA ROSSI MARTINA FONTI: -http://www.google.it/ -http://www.club.it/autori/grandi/fedro/indice-i.html -http://www.google.it/imghp?hl=it&tab=wi -http://www.lefiabe.com/fedro/index.htm -http://filmup.leonardo.it/sc_cars.htm - http://www.youtube.com/watch?v=MOE_Tx109jU