[nazionale - 59] il_mattino/rubriche/rubriche4

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59
Mercoledì 16 dicembre 2015
Il Mattino
i
c ommenti del Mattino
i tweet
Segue dalla prima
La miscela esplosiva dell’alleanza sunnita
Angelantonio Rosato
Teoricamenteilpresidenteamericanodovrebbe, in quanto è stato proprio lui, lo
stesso giorno, a chiedere pubblicamente
ai Paesi di religione mussulmana di fare di
più contro lo Stato Islamico.
Ma, se analizziamo più approfonditamente la questione, ci accorgiamo che ci
sono alcune cose che non quadrano, e
non di poco conto. Della nuova coalizione
fanno parte svariati Paesi che vanno
dall’Asia all’Africa e al mondo arabo, ma
non l’Iran ed i suoi alleati regionali, cioè
l’Iraq a maggioranza sciita e laSiria alauita
di Assad. L’alleanza islamica appena formata si prefigge di intervenire proprio in
questi due ultimi Paesi ed in Afghanistan,
anch’esso non incluso nella coalizione.
La domanda sorge spontanea: come
potràagirel’alleanzaa guidasauditaintali
Stati senza la partecipazione ed il permesso di Bagdad, Damasco e Kabul? Oppure
lo farà a prescindere, cioè contro di loro?
Resta un mistero.
In verità - lasciando stare l’Afghanistan
cheèuncasoa sé,unvulcano di instabilità
pronto a eruttare su tutta l’Asia centrale,
ma nondimeno completamente dimenticato-visonogiàtroppecoalizioniinternazionali che volteggiano sui cieli del «Siraq», senzaalcun coordinamento espesso
Federico Mello
@fedemello
Populismi.
Non si contrasta il governo,
ma l’essere governati.
Non si contesta
l’atto di un ministro,
ma il fatto che sia ministro
Tancredi Palmeri
@tancredipalmeri
Chi glielo doveva dire
a uno che ha allenato
Juventus, Inter, Roma
e Valencia, che il suo
momento più alto
l'avrebbe vissuto
al Leicester
ne da parte di Teheran, aumentando il pericolo di una piccola guerramondiale islamica. Uno scenario da non sottovalutare.
Obama sul momento forse avrà gioito
all’annuncio saudita della nuova coalizione, pensando che magari fosse la pronta
risposta degli alleati arabi alla sua richiesta di aiuto, ma lo avrà fatto solo per un
attimo.PoihacominciatoasorridereilCaliffoAlBagdadiinsiemeagli strateghi dello
Stato Islamico e degli altri gruppi jihadisti
che operano in Mesopotamia.
Infatti, dal loro punto di vista, più la situazione si fa confusa in Medio Oriente,
meglio è per l’Isis. Tante coalizioni in Siraq – quella a guida americana,quella russo-iraniana-sciita ed ora pure un’alleanza
islamica sunnita a guida saudita – possonovolerdiresemplicementenessunacoalizionecontroilDaesh,masolounaconfusa ammucchiata.
Un ingorgo geopolitico che nessuno è
mai riuscito a sciogliere in Medio Oriente,
un puzzle potenzialmente esplosivo concentrato in uno spazio troppo piccolo, come irecenti e ripetuti incidenti tra Russia e
Turchia hanno ampiamente dimostrato.
La storia contemporanea ci ha purtroppo
insegnatocheproprio cosìspesso iniziano
le guerre peggiori, per sbaglio.
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L’Europa e il fallimento dell’accoglienza
Piero De Luca*
Q
uesta sarà una settimana decisiva per
capire le sorti della politica europea in
materia di immigrazione.
Loscorsomesedisettembreabbiamoappreso dai media di uno storico accordo raggiunto tra i leader europei, i quali avevano
adottato una decisione vincolante volta, nei
due anni seguenti, a rilocalizzare d’urgenza
(!) tra i vari Stati membri ben 120mila richiedenti asilo situati in Italia e in Grecia, che si
aggiungevano ad altri 40mila rifugiati, il cui
trasferimento era già approvato dal Parlamento e dal Consiglio pochi giorni prima.
LastessaCommissioneeuropeaavevaannunciato una serie di rivoluzionarie misure
intese a dare attuazione a tale decisione, e
porre così rimedio alle enormi carenze riscontratenellagestionedellefrontiereesterne dell’Unione, attraversate finora solo nel
2015 da più di 800mila migranti irregolari, di
cui quasi 500mila giunti in Italia e in Grecia.
Le misure previste comportavano un sostegnofinanziarioagliStatipiùespostinellaprima accoglienza dei migranti, e stabilivano
unrafforzamentoeconomicoedorganizzativo delle attività delle Agenzie europee Frontex,EuropoleEASO,lequaliavrebberodovutocontribuireinviadeterminanteanchealla
creazione dei noti hotspots, ossia i centri europei di identificazione e registrazione dei
Paolo NidodelCuculo
@_PaoloRuffini
Letterina di Natale:
vi siete ricordati
di chiedere le pile
per far funzionare
i giochi nuovi?
kenya
@KeniaNikolic
Tutte queste
pillole di saggezza
e nessuno
che guarisca
to lo spacchettamento in due fasi
del cursus studiorum, la nascita
di corsi di laurea “fotocopia”, la
riduzionedeiprogrammiestimolato ulteriormente i discenti svogliati a superare gli esami a voto
minimo.
Mailproblemavienedapiùlontano: negli anni ’90, con l’abolizionedel“rimando”dapartedelprimo governo Berlusconi, iniziò il
lento ed inesorabile scardinamento del sistema scolastico italiano.Ecifulafiorituradei“diplomifici”.
Oggi ci sono i “laureifici dell’era
2.0”. Inutile sbalordirsi se siamo
agli ultimi posti nelle classifiche
degli Ateneie se lanostra nazione
non cresce.
migranti, cui era subordinata la rilocalizzazione dei 160mila migranti previsti.
Comedichiaratoanchedanumerosiattori europei nei mesi scorsi, al di là dei profili
finanziari, gli aspetti organizzativi di queste
misure erano però estremamente nebulosi,
tant’è che nessuno era stato in grado di dire
come e da chi sarebbero stati effettivamente
composti questi hotspots. E proprio la
fumosità delle azioni previste ha portato al
clamorosofallimentodell’accordodisettembre, al quale non ha fatto seguito alcun risultato concreto e tangibile: degli 11 hotspots
previsti (in Grecia a Lesbos, Chios, Samos,
Leros,Kos,einItaliaaLampedusa,Pozzallo,
PorteEmpedocle,Augusta,TarantoeTrapani), da realizzare entro la fine di novembre,
solo due sono attualmente operativi a Lampedusae a Lesbos; e delle 160000 persone da
rilocalizzare, solo 160 sono state trasferite ad
oggi dalla Grecia e dall’Italia in altri Paesi. Si
tratta di numeri disastrosi!
Consapevoli del fallimento, e sollecitati
dall’opinione pubblica ad un controllo più
rigorosodeiflussi dimigrantiirregolaridopo
i tragici fatti di Parigi, i leader europei si sono
ritrovati proiettati nuovamente al punto di
partenza. È proprio per questo motivo che si
riunirannoin sededi Consiglio UE il17 e il18
dicembre prossimo, nell’intento di rimediare ai disfunzionamenti rilevati nella creazione degli hotspots e nella rilocalizzazione dei
160000rifugiati,efissarecosìunnuovocalendario di interventi.
Il“Progettodiconclusioni”checircolanegli ambienti europei non sembra però particolarmentestringenteerisolutivo,inquanto
lascia intendere che il Consiglio Ue reitererebbe semplicemente l’appello ad adottare
“misure efficaci” per permettere di eseguire
ledecisionidismistamentoinmodopiùrapido rispetto al passato. Limitarsi a questo sarebbeperò completamente inutile. Se non si
definiranno con precisione le misure ipotizzate,latempisticaprevista,lequotedadistribuire esattamente nei singoli Stati e le risorse da utilizzare, dubito che l’Europa riuscirà
a fare notevoli passi in avanti nei prossimi
mesi. Il rischio serio è che si faccia un altro
buco nell’acqua e si continui a lasciare il nostro Paese a fronteggiare da solo un fenomenodi portataglobalecherischiadi travolgerci.
Aquestitimori,siaggiungonopoileincogniterelativeall’ulterioreazioneannunciata
neigiorniscorsidalMinistroLussemburghesedell’Asiloedell’Immigrazione,JeanAsselborn, ovvero un piano di reinsediamento
dallaTurchia inEuropadi 50milarifugiati siriani, da finalizzare entro il 15 dicembre. Si
tratta di un piano concordato con Ankara
qualche giorno fa, che si fonda tuttavia su un
meccanismo di adesione degli Stati europei
puramente volontario, ed è condizionato
all’impegno della Turchia ad interrompere
immediatamente il passaggio di migranti irregolari sul proprio territorio verso i confini
europei.
Se però non si è riusciti a rilocalizzare i
migranti già presenti in Italia e in Grecia sulla base di un accordo che almeno formalmenteeravincolante,midomandocomefarà l’Europa ad attuare un piano di reinsediamento volontario dei rifugiati situati in Turchia. Perplessità che si aggiungono alle conseguenze non ancora chiare derivanti da
un’eventualeincompletaattuazionedelpiano stesso.
In conclusione,mipare dipoter dire che i
prossimi giorni potranno essere davvero determinantierisolutiviperlesortidellagestione del fenomeno migratorio in Europa e nel
nostro Paese, a condizione però che non solo i Paesi più esposti a tale criticità ma anche
glialtri Stati dell’Unione e le istituzioni europeediano prova di maturità e si assumano le
necessarieresponsabilitàpolitiche,perevitarecheleemergenzeumanitarieesocialilegateatalefenomenodiventinoingestibiliefacciano vacillare il progetto di un’Europa che
sia punto di riferimento globale per la tutela
e la salvaguardia dei valori di libertà, democrazia, solidarietà e tolleranza.
referendario presso la Corte di Giustizia
dell’Unione Europea
*
Scirocco
Lucio Piccolo
Il divano
Silvio Perrella
E sovra i monti, lontano negli orizzonti
è lunga striscia color zafferano:
irrompe la torma moresca dei venti,
d’assalto prende le porte grandi
gli osservatori sui tetti di smalto,
batte alle facciate da mezzogiorno,
agita cortine scarlatte, pennoni sanguigni, aquiloni,
schiarite apre azzurre, cupole, forme sognate,
i pergolati scuote, le tegole vive
ove acqua di sorgive posa in orci iridati,
polloni brucia, di virgulti fa sterpi,
Vicedirettore
Presidente e Amm. delegato
Federico Monga
Albino Majore
FONDATO NEL 1892
Uff. Redattore capo centrale
Alessandro Barbano
cifiche di oppositori, sia sulla rete che in
strada,insommaqualsiasiattochesiapercepito come minaccioso per il regime.
CosìnonsorprendecheAmnestyInternational abbia subito pubblicamente
espresso il suo timore che la nuova alleanza islamica possa essere usata per colpire
ulteriormente le opposizioni ed i diritti
umani in Paesi che non brillano proprio
per i loro standard democratici e nei quali
i diritti umani e quelli delle donne sono
costantemente calpestati.
Non solo: l’Arabia Saudita, benché già
faccia parte della coalizione a guida statunitense contro l’Isis, più che combattere
quest’ultimo, negli ultimi tempi si è molto
dedicata a guidare un intervento armato
in Yemen contro i ribelli Huthi che sono
sciiti.Lo stesso fanno gliEmirati Arabi, anch’essi parte della neo-costituita alleanza
islamica.
Insomma, resta da vedere se questa
nuova coalizione sarà un mezzo efficace
per allargare ed intensificare la lotta allo
Stato Islamico, oppure solo un’utile strumentoinmanoallepotenzeregionalisunnite per colpire meglio i loro oppositori interni ed esterni ed intervenire lì dove i loro
interessi strategici sono minacciati, come
in Yemen che Riad non può tollerare sia
controllato da oppositori. Il grosso rischio
ècheciòpossaprovocareunadurareazio-
L’intervento
IrrazionalMente
@irrazionalMente
Da piccola chiedevo
ogni anno a Babbo Natale
di portarmi qualcosa.
Da qualche anno
gli chiedo solo
di non portarmi via nulla
Direttore Responsabile
senzailpermesso dei Paesiinteressati, anzi in aperto contrasto con la loro volontà.
Valga per tutti il recente intervento delle truppe turche in Iraq. Ognuno di questi
Paesi,anchequandopartecipanoallastessa coalizione, e malgrado le assicurazioni
formali di collaborazione ed unità, persegue la sua propria agenda politica in Siria
edIraq.Ilrischioècheadessoseneaggiunganodi nuove,complicando ancora dipiù
una matassa già abbastanza ingarbugliata.
Una nuova coalizione militare, per di
più concepita come una santa alleanza
sunnita neanche troppo velatamente in
chiave anti-sciita, rischia solo di peggiorarelecoseed aumentare ancordi piùilcaos
che di certo oggi non manca nella regione
mediorientale.
Peraltro, l’Arabia Saudita e altri Paesi
membri della nuova coalizione notoriamente danno un’interpretazione molto
meno specifica e rigida al termine terrorismo, ben al di là di quella che vige in occidente cioè di attacchi violenti da parte di
singoli o gruppi armati aventi motivazioni
rivoluzionarie e politico-religiose con lo
scopo di colpire e terrorizzare soprattutto
la popolazione civile.
Per esempio, le autorità di Riad hanno
recentemente varato leggi che identificanocomeattiterroristiciancheleazionipa-
Antonello Velardi (responsabile) Francesco De Core (vicario)
Vittorio Del Tufo, Gino Giaculli, Antonella Laudisi
Consiglieri
Gaetano Caltagirone
Azzurra Caltagirone
Alvise Zanardi
in tromba cangia androni,
piomba su la crescenze incerte
dei giardini, ghermisce le foglie deserte
e i gelsomini puerili – poi viene più mite
batte tamburini; fiocchi, nastri...
Ma quando ad occidente chiude l’ale
d’incendio il selvaggio pontificale
e l’ultima gora rossa si sfalda
d’ogni lato sale la notte calda in agguato.
L
ucio Piccolo fa di un vento una
sinfonia, non solo di suoni, ma
anche e sopratutto di colori: dal giallo
dello zafferano al rosso dell’ultima
gora. Il vento “legge” ogni cosa, la
interpreta, ne sancisce la particolarità
visiva. E’ prima invadente e poi più
mite. E tutto a lui soggiace.
Lascerà in pegno una notte calda e
insostenibile e umida, dove ci si girerà
tra le lenzuola, aspettando che la luce
torni a sagomare le cose e il paesaggio
e noi stessi sudati e sfatti.
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Registrazione Tribunale di Napoli al numero 338 dell’aprile 1950
Certificato N. 7884
del 09/02/2015
Composite IL_MATTINO - NAZIONALE - 59 - 16/12/15 ----
Time: 15/12/15
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