Algeria. Il grido dei giovani, pane e lavoro

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Algeria. Il grido dei giovani, pane e lavoro
Algeria. Il grido dei giovani, pane e lavoro
Scritto da Alessandra Valentini
Sabato 08 Gennaio 2011 16:48
«In Algeria c'è chi muore di fame e chi muore di indigestione», con queste parole di Ali Yahia
Abdenour
,
storico militante e oggi presidente onorario della Lega Algerina per i diritti umani (Laddh), può
essere riassunta la situazione di quanto sta succedendo in Algeria, dove da mercoledì è
esplosa la protesta contro l’aumento dei prezzi e la povertà che attanaglia gran parte della
popolazione...
«Il popolo algerino è infelice, soffocato da una dittatura che impedisce ai cittadini di vivere
liberamente», ha dichiarato all'Ansa, Ali Yahia, «la situazione è esplosiva». «Vogliono ridurre
tutto all'aumento dei prezzi ma i problemi sono gravi e profondamente radicati nella società».
Disoccupazione, corruzione, carenza di alloggi, questi i problemi di Algeria e Tunisia. Intanto,
fino ad oggi, il bilancio della protesta è di due dimostranti morti e centinaia di feriti. Secondo il
sito web del quotidiano al-Watan, le vittime dei disordini sarebbero tre: un manifestante morto
in seguito alle ferite riportate negli scontri con le forze di sicurezza ad Ain El Hedjal, nella
provincia di M'sila, circa 300 chilometri a sudest di Algeri; sempre a Msila avrebbe perso la vita
un ragazzo di 18 anni, Azzedine Lebza e un uomo di 32 anni, Akriche Abdelfattah, è morto
infine durante una manifestazione che si è tenuta ieri a Bou Smail, 50 chilometri ad ovest di
Algeri. La situazione appare tutt’altro che semplice e la polizia continua a rispondere con il
fuoco alla folla nelle piazze.
L'Osservatore romano ha dedicato ampia attenzione alle proteste in Algeria e Tunisia, con
un’analisi puntuale di quanto sta accadendo. «I giovani algerini in rivolta chiedono pane e
lavoro» titola il quotidiano della Santa Sede, che poi spiega anche come si vada estendendo la
protesta nata in Tunisia. «La protesta per il pane in Algeria - afferma il quotidiano vaticano - è
sfociata in vera e propria guerriglia, che ha già provocato morti. Migliaia di giovani hanno
ingaggiato scontri con la polizia ad Algeri e in altre città, da Annaba e Tizi Ouzou, da Orano alla
regione berbera della Cabilia, fino alla regione sahariana, a Ouargla e Ghardaia, e a Tebessa,
vicino al confine con la Tunisia». «A far scoppiare la protesta - afferma il quotidiano vaticano - è
stata la mancanza di lavoro e di prospettive per i giovani, che rappresentano il 70 per cento
della popolazione, ma anche gli ultimi rincari di alcuni alimenti, come zucchero, olio e farina, alla
base della dieta delle classi più disagiate».
Forte la condanna dell’Europa da parte dello scrittore di origine marocchina Tahar Ben Jelloun
, secondo il quale Roma e Parigi lasciano fare e «continuano a non criticare un capo dello stato
come il presidente tunisino Ben Ali, non lo mettono in questione per due motivi: perchè ha
messo a tacere gli integralisti - e poco importa se con metodi non certo onorevoli, torturandoli o
facendoli scomparire. E poi perchè ha portato avanti un'economia che fa gola. Di fronte al
silenzio, a questa ormai consueta e tradizionale compiacenza, Ben Ali sa che può permettersi di
tutto. Per esempio di imbavagliare la stampa non solo locale arrestando perfino gli internauti,
ma anche quella straniera, cosicché l'opinione pubblica soprattutto in Italia ignora o quasi la
realtà del paese».
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Scritto da Alessandra Valentini
Sabato 08 Gennaio 2011 16:48
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