maghi dello schermo
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FOTO: PASCALITO-PARIS filmati autoprodotti, e poi Fellini... Proprio a Fellini dedichi un omaggio particolarmente toccante, l’hai conosciuto? Purtroppo no, quando ho scritto quel pezzo su di lui e l’ho portato in scena Fellini è morto. Diceva di me, alla mia amica Mariangela D’Abbraccio, che ero l’ultimo clown. Un grandissimo complimento. Se dovessi scegliere un mago diresti Robert Houdin o Harry Houdini? Non ho dubbi: Houdin. Ha inventato l’illusionismo contemporaneo, ha riscattato la figura del mago dai teatrini di corte e dalle piazze portandolo sui boulevard. A differenza di Houdini non rincorreva il sensazionalismo, non dimentichiamo che questo signore rubò il cognome a Houdin e aggiunse la i. Come se io mi chiamassi Fregoletti. Sei stato in tournée quasi in tutto il mondo. Manca solo Broadway… Nel 2008 sarò in Cina e in Corea, poi nella seconda metà dell’anno dovrei andare a Londra. Gli inglesi sono entusiasti dello spettacolo. Broadway è il mio sogno… forse si realizzerà grazie a un incontro speciale avvenuto il 25 dicembre di due anni fa. Con chi? Woody Allen! Ero in scena a Parigi, dovevo fare due spettacoli nello stesso giorno e non avevo molta voglia, era Natale. Il direttore di sala mi disse che tra il pubblico c’era lui. Non ci credevo, invece era lì con la famiglia. Ha visto il recital, è venuto in camerino, abbiamo fatto la foto insieme, ha sorriso, è stato molto discreto. Due giorni dopo ha chiamato la mia produzione e ha detto che se un giorno avessi deciso di andare a Broadway mi avrebbe fatto da padrino. E’ vero che ti servono solo due secondi per cambiare costume? Sì quando sono “truccato”. Se invece sono “nudo”, cioè in calzamaglia, per rivestirmi completamente ci metto 5/6 secondi. Il trucco? Ho una grande organizzazione alle spalle. E’ un po’ come per la Ferrari: quando cambiano le ruote alla macchina in tempo record. Ho solo due assistenti ma il lavoro di squadra è simile. Quanto tempo ti serve per prepararti allo spettacolo? Poco, circa due ore. Metto insieme i miei giochi di prestigio, controllo le luci e i microfoni. Poi mi isolo, ho un camerino che si chiama siesta dove dormo o mi rilasso al telefono. In quei giorni il mio corpo si trasforma: quando arrivo al trucco mi passano il dolore al ginocchio, le allergie, e la voglia di andare sul palcoscenico diventa più forte di tutto. Ogni mago ha un personaggio, tu ne hai centinaia. I miei sono solo schizzetti, è proprio la schizofrenia teatrale che mi appassiona di più. Il viaggio nell’umanità che faccio ogni sera mi serve insieme come seduta psicanalitica e parco giochi. Qual è il vero Arturo? E’ un bambino che vola, si trasforma, e la mamma non lo becca mai. MAGHI DELLO SCHERMO Da Méliès a Houdini e Orson Welles: il legame tra cinema e prestigiatori è antico La parola chiave è illusione. Lo sapeva bene Georges Méliès, proprietario del Teatro Robert Houdin, in origine bottega del più grande illusionista di tutti i tempi. Cinema e magia si legano strettamente fin dall’inizio: Orson Welles dedica al tema del falso e dell’illusione F for Fake in cui suggerisce allo spettatore, in forma documentaristica (!), che la sua opera non sia altro che un gioco di prestigio (passatempo a cui del resto si dedicava con impegno), il numero di un attore che recita la parte del mago (allusione esplicita a Robert Houdin). A Houdin, inventore tra l’altro della lievitazione, si ispira un altro personaggio: l’ungherese Eric Wiss, che conosciamo come Harry Houdini. Padre dell’escapologia, più genericamente chiamata “evasione”, attore e regista, in uno dei trucchi più celebri si faceva ammanettare e chiudere in un baule, nascosto da una tenda. In pochi minuti si liberava e al suo posto c’era invece la moglie e assistente Bess. Lo stesso esperimento è ripreso in The Prestige di Christopher Nolan, e lo tenta, rischiando grosso, l’ex iena e prestigiatore Marco Berry in Danger su Italia 1. Corsi e ricorsi storici? Quale sia la risposta però non ha nulla a che vedere con alchimia, cabala, esoterismo o stregonerie di altro genere. Al posto di universi paralleli e armadi che si aprono su altri mondi, qui c’è l’uomo e la sua destrezza. Proprio Houdini, grazie alla abilità nella prestidigitazione (dal latino prestis digitus: muovere velocemente le dita), diventò famoso per aver smascherato medium e parapsicologi che avevano ingannato la polizia e molti scienziati. M.S. (Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Marco Aimone, Antonello Sanna, Franco Silvi e Fulvio Steiner) Hugh Jackman in The Prestige Aprile 2007 RdC 21