Spunti di riflessione sul Progetto formativo di AC
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Spunti di riflessione sul Progetto formativo di AC
1 Spunti di riflessione dal progetto formativo dell’Azione Cattolica: “Perché sia formato Cristo in voi”. Capitolo 1. Un progetto per pensare la formazione Una stagione nuova si apre per la Chiesa italiana e per il nostro paese in cui l’Azione Cattolica, vivificata dall’incontro con il Papa a Loreto e dall’entusiasmo della sua Presidente Nazionale, è chiamata all’annuncio costante del Vangelo e a un incontro sempre più costruttivo con gli altri. Per questo impegno l’Azione cattolica sente la necessità di sottolineare, ancora una volta, l’importanza della formazione per tutti i suoi aderenti. Il nuovo progetto formativo, che si sostituisce al precedente del 1989, vuole essere più attuale, adatto cioè al tempo in cui viviamo, mantenendo però lo sguardo sempre fermo su Cristo, alla cui figura vogliamo conformarci. I laici sono chiamati a vivere dunque con serietà ed impegno, nel loro quotidiano, il Battesimo, a non chiudersi mai in se stessi ma gratuitamente donarsi agli altri testimoniando ed annunciando in modo vivo il Vangelo. Gli aderenti all’Azione Cattolica vivono la loro partecipazione all’associazione e il loro legame profondo con la Chiesa, senza dimenticare di essere cittadini del mondo, né mai dividono la propria vita dalla fede che alimentano con l’ascolto della Parola, con l’Eucarestia, con la celebrazione comunitaria. 2 La fede, infatti, non può essere uno spazio consolatorio, ma deve illuminare tutte le nostre esperienze sia in ambito lavorativo che familiare: “Fare incontrare il Vangelo con la vita” come ci suggerisce il Santo Padre (Assemblea Straordinaria 2003). IL cristiano diventa così testimone e missionario, impegnato a diffondere con le parole e l’esempio concreto la Buona Novella. La sua missionarietà, specchio di una formazione costante, sarà confortata dal cammino comune con gli altri partecipanti all’associazione, fonte ricca di comunicazione, dialogo, esperienze. L’associazione infatti, senza perdere di vista le peculiarità e l’originalità di ogni singolo aderente, indirizza e sorregge ognuno affinché possa emergere nella vita il volto di Cristo, nostro vero modello. Poiché per formazione non si intende un itinerario puramente culturale, ma un profondo cammino che coinvolge tutta la persona. Il nuovo progetto formativo che vuole accompagnare l’Associazione Cattolica nei prossimi anni intende, come abbiamo finora detto, far convergere fede e realtà ponendosi degli obiettivi ben precisi da raggiungere: Percorsi da attivare; Contenuti da proporre; Metodi e strumenti da usare; Formatori e loro preparazione. 3 Gli adulti troveranno, alla luce di quanto detto, nell’associazione un valido aiuto per la crescita della propria fede, anche se è sempre necessaria un’autoformazione costante. Le famiglie affiancheranno la Parrocchia per la crescita nella fede dei loro bambini, non dimenticando mai che il cammino inizia sempre nell’ambito familiare con l’esempio quotidiano e con parole semplici che entrano facilmente nel cuore in un clima di confidenza e fiducia. Capitolo 2. Formati ad immagine di Gesù. Attraverso la formazione Gesù plasma la nostra vita, la riempie di sé, ne diviene la ragione, ci libera dalla preoccupazione di pensare solo a noi stessi rendendoci più forti nella speranza e più liberi nell’amore. La formazione, infatti, attraverso la “conoscenza sapienziale” ci porterà a riconoscere in Gesù il volto di Dio e quello di tutti i nostri fratelli ed a capire l’essenza della nostra identità. Attraverso l’interiorità ci darà la capacità di scoprire in noi l’impronta di Dio e il desiderio continuo di Lui. La fede, coinvolgendo interamente la nostra vita ci aprirà in modo “illuminato” alla misericordia, al perdono, alla mitezza, mentre l’amore ci spingerà al dono generoso di noi stessi. Gesù dunque deve essere il punto di riferimento. In Lui l’Invisibile si è fatto visibile, la Parola di Dio si è fatta uomo ed ha assunto un volto ed un nome. 4 La sua storia si svolge nei primi anni a Nazaret. Di questi anni i Vangeli parlano molto poco, noi invece su di essi, in quanto laici di Azione Cattolica, vogliamo riflettere. Il periodo di Nazaret infatti è molto vicino alla vita di noi tutti con tutte le occupazioni che quotidianamente riempiono le nostre giornate. Il tempo di Nazaret, così “normale” ci invita a valorizzare il tempo familiare ove si vive la condivisione, l’amore reciproco, l’assunzione di responsabilità verso i più deboli. Nella vita di tutti i giorni siamo chiamati a rendere testimonianza della nostra fede che illumina e rende significative tutte le prove anche le più dolorose. In questo cammino non certo facile, Maria sarà il nostro riferimento costante, Ella che ha vissuto pienamente la sua maternità condividendo con il Signore Gesù tutta la sua vita, testimone della sua passione e della sua Resurrezione. Sostegno nelle prove che la vita ci presenta ed aiuto costante per la nostra crescita cristiana è la Chiesa, segno e strumento dell’alleanza tra Dio e gli uomini. “L’esistenza cristiana ha una sua naturale dimensione ecclesiale: la comunità non si aggiunge come un di più alla nostra personale vita cristiana, ma vi si intreccia profondamente, rivelandoci che non possiamo essere cristiani da soli”. 5 Capitolo 3. Fedeli al Vangelo in questo tempo. Esiste uno stretto rapporto tra coscienza personale e contesto storico. Un progetto formativo, per essere valido, deve sempre tener presente il contesto storico-geografico in cui si deve calare, poiché parla a persone che vivono in questo mondo, in questi anni. Questo progetto perciò non ha una validità generalizzata, ma parla a noi tutti in questo momento, in quest’epoca di profondi cambiamenti, in cui subiamo sollecitazioni di varie culture. Compito della formazione è quello di renderci persone più forti e motivate, capaci di relazionarsi con gli altri, aperte al dialogo anche con uomini e donne di altre culture e religioni, senza perdere la nostra identità. Persone forti nelle loro scelte, libere dai condizionamenti del mondo esterno, capaci di usare le cose senza diventarne schiavi (ricerca smodata della ricchezza o del successo). La nostra epoca dà particolare risalto alla realizzazione personale, ma l’individualismo esasperato rende sempre più difficile vivere il rapporto con gli altri. E’ molto impegnativo, infatti, improntare i rapporti nella prospettiva della gratuità e reciprocità. Conseguenza di questa difficoltà sono la fragilità di coppia, la mancanza di dialogo tra le generazioni, la diffidenza verso le straniero. 6 Essere cristiani oggi significa vivere con consapevolezza e radicalità la propria fede, mostrandoci “diversi, originali e alternativi rispetto al comune modo di pensare e di vivere, senza giudizio verso nessuno e senza distanze da nessuno, dentro la vita, dentro la società, ma con lo sguardo rivolto altrove. Con una sapienza di vita diversa da quella mondana”. Capitolo 4. Nel mondo non del mondo. Riprendendo le riflessioni esposte precedentemente, occorre sottolineare ancora una volta che lo scopo di questo progetto formativo è quello di accompagnare i suoi aderenti ad essere laici capaci di vivere in modo autentico ed originale la propria esperienza cristiana nella storia del mondo. Il laico di A.C. è chiamato giorno per giorno a vivere i doni ricevuti nel Battesimo, a fare scelte concrete per aderire al Vangelo, a vivere nel mondo contribuendo a renderlo più umano e nella Chiesa con spirito di servizio e corresponsabilità. Il progetto formativo deve dunque aiutarci a crescere nella fede per assumere con consapevolezza il nostro impegno di cristiani nel mondo. L’obiettivo è, infatti, quello di formare forti “coscienze laicali” attraverso un cammino di “interiorità, fraternità, responsabilità ed ecclesialità”. 7 L’interiorità 1. Il silenzio. Ritornare dentro di noi. Cercare di far spazio attraverso i rumori del mondo ai nostri pensieri e sentimenti per riscoprire le nostre responsabilità, i nostri sogni ed anche i nostri limiti. 2. Pensosità. Diventare persone pensose, riflessive, cercando nella nostra vita spazio per la lettura e lo studio più che per l’ascolto passivo di programmi televisivi troppo superficiali. 3. Ascolto. Dal silenzio dobbiamo aprirci all’ascolto, cogliendo il significato della vita nei suoi vari aspetti. La Parola di Dio, ascoltata attraverso le letture della Messa domenicale, la liturgia del giorno o la lettura personale della Bibbia, ci aiuterà ad instaurare un dialogo con il Signore e ad illuminare la nostra esistenza. 4. Preghiera. L’Ascolto suscita ed educa alla preghiera “esperienza di incontro, di relazione, di amore”. Nella preghiera il signore ci accoglie con tutte le nostre stanchezze e desideri, ci dà la forza di continuare a vivere nell’amore e di ricominciare ogni 8 giorno. “Viviamo le nostre giornate in compagnia del Signore” chiedendo a Lui la forza per affrontarle e lodandolo per i doni ricevuti. L’esperienza quotidiana della preghiera culmina nell’Eucarestia domenicale, momento in cui ci riconosciamo comunità, popolo in cammino. 5. Discernimento. Alla luce della parola riusciamo ad osservare la vita con occhi diversi, a cogliere in essa l’azione di Dio e perciò a fare scelte consapevoli nella sua luce. La fraternità. Controcorrente all’individualismo del mondo, dobbiamo aprirci agli altri ricordandoci di essere tutti figli dello stesso Padre. Divenire, perciò, costruttori di Pace, instaurando relazioni fraterne improntate alla mitezza, alla solidarietà, alla condivisione, ricordandoci sempre delle condizioni dei più poveri, nostri fratelli. Responsabilità. Vivere con responsabilità la nostra vita, dono che Dio ci ha fatto, impegnandoci a diventare uomini e donne secondo il disegno divino. Vivere il corpo come realtà buona e grande, come il primo strumento da mettere al servizio della 9 carità, accogliendo la debolezza nostra ed altrui, valorizzare la diversità maschile e femminile come un dono straordinario. Essere responsabili della nostra umanità significa coltivare quelle virtù umane che ci permettono di cogliere il disegno di Dio nella nostra vita e nella storia. Diamo particolare risalto alla lealtà che ci spinge a non piegare la realtà ai nostri interessi ed a trattare gli altri con rispetto. Dobbiamo avere il coraggio di andare controcorrente per non venir meno ai nostri principi. La temperanza che si esprime nella moderazione ci darà la capacità di non sopraffare gli altri. Dobbiamo essere, dunque, cristiani credibili in tutti i luoghi di lavoro ove ci impegniamo con responsabilità e competenza per il bene comune. Saremo allora anche dei veri cittadini responsabili della propria città, partecipando con consapevolezza e coscienza alle scelte politiche. L’ecclesialità. Il laico di A.C. è consapevole che la Chiesa è prima di tutto un mistero sgorgato dal cuore di Dio, perciò si pone di fronte ad essa con sguardo contemplativo, fatto di stupore, accoglienza, umiltà, affetto e dedizione. La Chiesa porta con sé l’eternità, ma è calata nel tempo e nella storia umana con tutte le sue insidie e debolezze. Vivere nella Chiesa significa entrare in comunione con agli altri credenti, con il proprio Pastore, con il Vescovo, con tutta la Chiesa universale. 10 Essere in comunione nell’ A.C. significa essere uniti, ma non uniformi, in quanto ogni aderente porterà in seno all’associazione la sua realtà e le sue peculiarità che arricchiranno tutti. In quanto laici corresponsabili intendiamo portare nella comunità la nostra testimonianza, il nostro servizio, le nostre esperienze di vita illuminate dall’incontro con il Signore. L’Eucarestia domenicale ci vedrà, allora, uniti come comunità che partecipa, che impara, nel dialogo con Dio a rapportarsi diversamente con il mondo, aperta alla gratuità ed all’amore. I laici cristiani saranno visibili nel mondo per una loro regola, che si traduce in uno stile di vita improntato all’ essenzialità (cercare sempre l’essenziale della fede nelle molteplici situazioni della vita); alla flessibilità (vivere le varie realtà nel permanere di alcune costanti di fondo); alla personalizzazione (crescere nella fede senza rimanere fermi nelle varie fasi della vita). 11 CAPITOLO 5. Gli itinerari formativi La formazione dell’Azione Cattolica diviene concreta negli itinerari formativi. Questi, infatti, intendono aiutare i cristiani dell’A.C. nella ricerca del vero significato della loro vita, accompagnandoli nella “conversione” che permette di collocare l’esistenza dentro un disegno più grande, quello di Dio. La conversione spinge il cristiano, così come i primi discepoli, a dare un’impronta nuova all’esistenza, perché impegna ad ogni età all’ascolto e alla preghiera, al discernimento che rende liberi, a vivere ogni giorno la novità dell’esistenza ed a far trasparire nella vita quotidiana i tratti di un’umanità realizzata a pieno. Questo dono ricevuto va condiviso con gli altri, perciò il cristiano diviene missionario del Vangelo. Gli itinerari formativi che accompagnano gli aderenti all’A.. in questa ricerca di un senso pieno e cristiano della propria vita hanno lo scopo di sostenere ogni singola persona seguendo cammini particolari adatti alle varie fasce di età. L’A.C. segue, infatti, il cristiano accompagnandolo nella cammino di fede partendo dal gruppo dei picciolissimi fino a quello delle persone più mature. I percorsi, ovviamente, tengono in gran conto le esigenze, il linguaggio, le aspirazioni di ogni fascia di età, stimolando ciascun socio alla crescita nelle fede, all’apertura agli altri, alla condivisione e scoprendo in ogni persona (dai 12 bambini agli anziani) forti risorse utili a tutti (importante, perciò, lo scambio di esperienze tra i gruppi di età diverse). Dimensione di base. L’A.C. propone come itinerario di base il Vangelo dell’anno riletto nell’attualità del contesto ecclesiale e socio culturale. Nella proposta formativa si innestano le Settimane (dello Spirito, della Carità, il Mese della Pace) tappe in cui “formazione e missione si intrecciano e si arricchiscono reciprocamente”. Molto importanti per verificare l’autenticità della Fede e ravvivarla sono gli Esercizi Spirituali. Dimensione complementare. Nei singoli gruppi possono nascere altre proposte indirizzate alla crescita spirituale; infatti il cammino annuale non è tracciato in modo rigido, ma viene a mano a mano stabilito dal gruppo stesso e dal suo animatore o educatore. I gruppi non devono mai chiudersi e tenere a cuore solo il proprio cammino, ma, al contrario, devono diventare promotori di fede, aperti alle domande di chi è lontano, ma alla ricerca delle fede e di chi la vive in maniera troppo tiepida. 13 CAPITOLO 6. Nel cantiere della formazione. L’esperienza formativa più importante in A.C. è la partecipazione alla vita della comunità. Il cammino fatto insieme ha la sua tappa ordinaria nella Messa domenicale e momento particolare nel Triduo pasquale. L’impostazione democratica dell’associazione permette scambio di esperienze tra gli aderenti e fa sperimentare il valore della corresponsabilità. La vita associativa è luogo di comunione in cui si sperimenta la dimensione fraterna della vita cristiana, in cui si accoglie l’altro considerandolo “come un dono nella sua originalità, gareggiando nello stimarsi a vicenda e nel perdonarsi”. L’esperienza di gruppo aiuta a crescere insieme nella fede, dandosi obiettivi comuni ed operando all’interno del gruppo la “correzione fraterna” che, fatta con dolcezza ed umiltà, è di grande aiuto per la crescita personale e del gruppo stesso. Nel cammino di fede un posto particolare ha il dialogo spirituale tra un credente e un fratello che si accompagna a lui nel discernere il disegno di Dio nella sua vita. Il sacerdote assistente è impegnato all’interno dell’associazione ad essere “testimone di riconciliazione, fratello che comprende, consigliere che indica la strada…nel cammino della conversione”. 14 L’associazione spinge tutti gli aderenti al servizio, segno di gratuità, al dono di sé agli altri, all’attenzione ai poveri, nostri fratelli. CAPITOLO 7. A servizio del compito formativo. Il servizio formativo dell’Azione cattolica ruota attorno a tre figure importanti: gli educatori, i responsabili e gli assistenti. L’educatore guida un gruppo di ragazzi con esperienza, competenza ed autorevolezza (rapporto asimmetrico). L’animatore anima un gruppo di adulti favorendo la comunicazione tra le persone. Egli è, innanzitutto, un testimone della fede, ha compiuto un personale cammino, è parte viva dell’associazione e della comunità, è capace di creare relazioni fra le persone, è pronto al servizio educativo. I responsabili conoscono e vivono il carisma dell’associazione, sono capaci di rapporti di comunione con tutti e sono all’interno punto di riferimento. Essi hanno a cuore tutta la vita associativa. Il presidente vive il suo ruolo come un servizio alla Chiesa ed all’Associazione, è il primo promotore della vita associativa in Parrocchia, della quale rappresenta l’unità. Conosce le persone della sua associazione e si sente responsabile di tutta la vita associativa. Insieme al Consiglio agisce affinché la vita formativa in 15 parrocchia sia qualificata, mantiene costanti legami con il Centro Diocesano, partecipando alle sue iniziative. Nell’ambito dell’Azione Cattolica “gli assistenti hanno sempre svolto un ruolo decisivo in ordine alla formazione di coscienze di laici coerenti, forti, capaci di vita cristiana autentica. Questi sacerdoti, con la loro sensibilità e competenza, sono segno della cura del Vescovo per l’Associazione, custodi e promotori di un cammino sempre più ecclesiale e comunionale”. P.S. Ho scritto questa sintesi del nostro nuovo progetto formativo con tanto amore per la nostra Associazione Parrocchiale di San Paolo e spero, perciò, che possa essere utile a tutti e di stimolo per chi voglia approfondire direttamente sul testo i vari argomenti. Con affetto e stima. 16