La lingua della comunicazione di massa

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Gloria Lurati
Prof. M. Praloran
Seminario di linguistica III
6 aprile 2004
La lingua della comunicazione di massa
Il linguaggio giovanile e dei fumetti
INDICE
 Il linguaggio giovanile
 Storia
 Definizione
 Funzioni
 Componenti
 Base di italiano colloquiale
 Lessico dialettale
 Lessico tradizionali
 Lessico innovante
•
Influenza dei linguaggi settoriali
•
Come avviene l'arricchimento del lessico giovanile
 Lessico proveniente dalla lingua della pubblicità e dei mass-media
 Lessico proveniente da lingue straniere
 Pronuncia e sintassi
 Il linguaggio dei fumetti
 Ideòfoni e interiezioni
M.A. CORTELAZZO, Il parlato giovanile in Storia della lingua italiana Einaudi,
M.A. CORTELAZZO, L'influsso dei linguaggi settoriali
È difficile percorrere la storia del mutamento del linguaggio giovanile, per una ovvia difficoltà di
recuperare dati estesi sull'uso linguistico dei giovani del passato. Possiamo peró avere qualche dato
generale:
-Esiste una relazione tra la nascita di un linguaggio giovanile e l'abbandono da parte dei giovani del
dialetto come lingua espressiva ed affettiva.
-Il linguaggio giovanile nasce e si rafforza principalmente nelle città e da queste si diffonde.
Le prime attestazioni di linguaggio giovanile sono di tipo polemico:
Per esempio c'è tutta un'invenzione personale di cattivo gusto snobistico e avveniristico, degno dei tempi, che
in questo volume non appare certamente; e non sarebbe davvero il caso di dare onore di registrazione a cose
simili: mi piace un pozzo e mezzo (per: moltissimo); ho gettonato la vecchia (per: ho telefonato alla Mamma);
gli ho detto di telefonarmi la pace (andarsene, dal francese ficher la paix); che vasca (che pettegola); è un
ganzo, un ganzissimo (un ragazzo svelto, o anche un conquistatore); simpaminizza la ghenga (per dire che
qualcuno è in gamba ed eccita gli amici).
[E. ALLODOLI, Prefazione a A.MENARINI, Profili di vita italiana nelle parole nuove, Firenze 1951, p.XII.]
Dello stesso tenore, dieci anni piú tardi, il giudizio di Alfredo Schiaffini:
Ma quanto ai ragazzi, bisognerebbe studiare la <tendenza a sovvertire gli equilibri e i pudori della
comunicazione verbale>, tendenza che si coglie in ispecie presso le classi giovanili della media e dell'alta
borghesia. Si tratta di un linguaggio che oscilla tra il burlesco ed il cinico, indulge a esibizionismi snobistici, a
invenzioni grottesche, a vocaboli stranieri, dialettali, furbeschi. Sono diffusi gettonare per <telefonare>; il
missile del vegliardo per <il vaglia di papà>; dare la biada al ferro per <fare benzina>. E lascio casi di estrema
libertà di linguaggio, di turpiloquio, di trivialità.
[A. SCHIAFFINI, Lessicologia italiana. Dalle lezioni dell'anno accademico 1960-61, a c. di F.Sabatini, Roma
1961, p.268.]
È difficile trovare, fino agli anni Sessanta, altre testimonianze.
Il 1968 rappresenta un momento di rottura nell'esistenza del linguaggio giovanile: durante gli anni
Settanta il linguaggio giovanile vive un momento di eclissi: la lingua politico-sociologica ed il
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mondo ideologico che essa rappresentava diventa lingua di prestigio, il tratto giovanile non è piú
pertinente e viene abbandonato.
Come si situa questa varietà giovanile del linguaggio all'interno della lingua italiana? Che ruolo
ha?
Si tratta di una variante diafasica dell'italiano, un registro.
L'appartenenza al gruppo giovanile è la condizione essenziale all'uso del linguaggio giovanile, ma è
fondamentale la situazione comunicativa. Cioè: per utilizzare il linguaggio giovanile bisogna
appartenere al gruppo giovanile, ciononostante, un giovane non utilizza costantemente il linguaggio
giovanile: dipende dalla situazione in cui si trova. Perció, la varietà giovanile della lingua viene
definita in questo modo: per lo piú orale, usata dagli appartenenti ai gruppi giovanili in determinate
situazioni comunicative.
Funzioni del linguaggio giovanile:
1. Affermare il senso di appartenenza al gruppo e delimitare il gruppo verso l'esterno: funzione
principale, che condivide con i gerghi, e che spiega il carattere effimero, rapidamente
variabile.
2. Funzione ludica: componente di gioco e scherzo, che si realizza attraverso la deformazione
della lingua, ma anche attraverso la violazione ironica di certe attese conversazionali o di
formule stereotipate.
3. Funzione personale di affermazione della propria autonomia nei confronti degli adulti e
della propria personalità all'interno del gruppo. Si crea infatti, all'interno del gruppo, una
'specializzazione': ognuno cerca di assumere un ruolo ben riconoscibile: lo spiritoso, lo
spaccone, il filosofo, il cucadòr. E` in gran parte da questa funzione che nasce la grande
creatività del linguaggio giovanile.
Le tre funzioni sono tra loro interrelate e la prima risulta prioritaria rispetto alle altre.
Sono inesistenti, o comunque marginali, due funzioni che sono invece rilevanti nei gerghi: l'intento
criptico (cioè la volontà di nascondere il significato di quello che si sta dicendo, utilizzando termini
ed espressioni note solo a chi fa parte del gruppo) e la carica contestativa.
Caratteristiche del linguaggio giovanile, presenta:
1. Una base di italiano colloquiale, informale, scherzoso
2. Uno strato dialettale
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3. Uno strato gergale "tradizionale"
4. Uno strato gergale "innovante"
5. Uno strato proveniente dalla lingua della pubblicità e dei mass-media
6. Uno strato costituito da inserti di lingue straniere (particolarmente inglese, ma anche
spagnolo).
Si tratta quindi di una somma di varietà, una delle quali (la 4.) appare esclusiva dei giovani.
Nei sei ingredienti che formano il linguaggio giovanile si riconoscono delle tensioni tra spinte
diverse: l'affermazione dell'individualità del gruppo e il desiderio di omologazione; provincialismo
e internazionalismo.
1.
Una base di italiano colloquiale, informale, scherzoso. Alla base della lingua dei giovani sta
l'italiano colloquiale, e non il dialetto. L'uso del dialetto come codice-base inibirebbe
l'introduzione nel discorso delle altre varietà. Pare esserci mutua esclusione tra dialetto e
varietà gergale innovante.
La scelta dell'italiano colloquiale come base appare del tutto naturale, dato che le
interazioni linguistiche tra giovani avvengono per lo piú a livello di parlato informale. Quasi tutto
l'uso della lingua da parte dei giovani è limitato al livello formale.
2.
Uno strato dialettale: le giovani generazioni sono sempre piú italofone ed il rilievo
quantitativo delle forme dialettali varia, soprattutto in relazione alla vitalità del dialetto
nella comunità linguistica di cui fanno parte i giovani, ed anche al grado e tipo di
scolarizzazione degli appartenenti al gruppo (meno rilevante pare, invece, la provenienza
socio-economica).
Ci sono peró tratti comuni alla lingua di tutti i gruppi giovanili. Innanzitutto, la funzione che
assumono i dialettismi nella lingua dei giovani: non sono inserti neutri, ma elementi marcati in
senso espressivo o, piú raramente, emotivo, od usati in chiave scherzosa. L'uso di forme dialettali fa
sí che l'identità del gruppo si estenda dal parametro generazionale a quello geografico.
Il trapasso da una funzione denotativa a una scherzosa comporta spesso una modifica del significato
originario, ad esempio la metafora, l'allargamento di significato, la specializzazione semantica. Sul
piano formale, si tratta quasi sempre di dialettalismi adattati fono-morfologicamente all'italiano.
Si possono individuare alcune costanti semantiche negli apporti dialettali: fortemente rappresentata
è l'area degli insulti, o comunque della designazione di caratteristiche personali ritenute negative. Si
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nota una sorta di specializzazione degli apporti dialettali nelle diverse località: a Trento i
dialettalismi sono legati soprattutto alla vita scolastica, secia allievo molto studioso.
Oltre alle forme del proprio dialetto, di incontrano forme di altri dialetti importate per vie diverse,
ma soprattutto attraverso la televisione. Prevalgono, in tutta Italia, parole di provenienza centromeridionale, irradiate da Roma: bono/bona 'ragazzo bello/ragazza bella', frocio 'omosessuale',
racchia 'ragazza brutta', scorfano 'ragazzo brutto'; ma anche da Milano: cartone 'pugno ben
assestato'. Altri centri minori di diffusione devono la forza espansiva di parole del proprio dialetto
all'utilizzo in trasmissioni televisive: è il caso di genovesismi come besugo e gabibbo, dopo essere
stati usati da un personaggio di Striscia la notizia, trasmissione di Canale 5.
3.
Uno strato gergale "tradizionale": nel linguaggio giovanile, caratterizzato in linea generale
dal frequente ricambio lessicale, vi sono tuttavia parole di lunga durata. Termini come bòna
'fisicamente attraente', cesso 'persona, cosa, situazione brutta', dritto 'tipo in gamba',
imbranato 'impacciato', cotta 'innamoramento' si trovavano già nel linguaggio giovanile
degli anni Settanta e si ritrovano in quello degli anni Novanta. Come si vede, le parole di
lunga durata si riferiscono a settori tipici del linguaggio giovanile (scuola, sesso, amore).
Molte delle parole elencate appartengono ormai anche alla lingua comune, sicché la loro presenza
potrebbe spiegarsi non come persistenza di termini del linguaggio giovanile, ma come espressione
dell'italiano colloquiale che è la base di questo linguaggio. A favore dell'ipotesi della continuità di
questi termini nel linguaggio giovanile, sta il fatto che molte di queste parole hanno subito, nel
corso dei decenni, dei leggeri spostamenti semantici, quasi sempre nell'ambito del'universo
giovanile.
Un altro filone di continuità nel linguaggio giovanile è dato dall'assunzione di parole dai gerghi
tradizionali. Anche qui si pone il dubbio se la continuità sia tutta interna al linguaggio giovanile o
non sia data piuttosto da un ricorrente recupero di voci gergali sedimentate nella lingua comune o
nei dialetti. A favore del riferimento diretto ai gerghi sta il fatto che mai parole di questo genere
sono sottoposte a processi di modifica del significante o di forte slittamento semantico: i giovani
individuano queste voci come gergali e non ritengono necessaria una loro ulteriore gergalizzazione.
4.
Uno strato gergale "innovante": il filone dei gerghi innovanti è quello piú caratterizzante la
lingua di un gruppo giovanile ma è anche il piú difficile da documentare poiché è molto
mutevole e transeunte.
Non è possibile una valutazione quantitativa dei dati raccolti, data la variabilità geografica e
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cronologica. È invece possibile una valutazione qualitativa:
-La maggior parte delle voci derivate da lessici speciali deriva dal settore medico. Es.: arterio
'genitore', paranoia 'stato di confusione o depressione'
-Significativo il ruolo del lessico dell'informatica. Es.: un bit 'un attimo', floppare 'non riuscire a
compiere l'atto sessuale'
-Molto ampio l'influsso dei gerghi tradizionali: molto probabilmente passano al linguaggio
giovanile tramite i livelli popolari della lingua. La loro assunzione resta significativa poiché in
genere non si verificano forti trapassi semantici rispetto al senso posseduto nel gergo d'origine, a
differenza di quel che accade per le parole dei lessici speciali che hanno bisogno di modifiche
semantiche e spesso anche formali. Es.: imboscarsi 'appartarsi', slumare 'osservare attentamente una
ragazza'
-Gergo dei drogati: non è facile determinare il suo influsso per la parziale sovrapposizione dei
parlanti delle due varietà (giovani – drogati), fatto che spesso da adito ad equivoci sull'appartenenza
di un termine a uno o all'altro (o ad entrambi) i gruppi. Es.: sballo 'cosa o persona che piace
tantissimo', trip 'fissazione'.
-Prestiti dalle lingue delle scienze. Es.: galattico 'fantastico, eccezionale', fossile 'genitore'
-Prestiti dal lessico dello sport: marcare 'star dietro a un ragazzo / a una ragazza'
É interessante notare che l'ambito di provenienza delle parole tecniche nella lingua giovanile non
pare riflettere gli interessi culturali, in senso lato, dei giovani. I settori maggiormente toccati
(lessico della medicina e delle scienze) sono delle fonti di assunzioni metaforiche.
Ma vediamo in che modo i termini dei linguaggi settoriali entrano nel lessico giovanile. Il passaggio
non è diretto, ma avviene in due fasi. Ció che significa che un termine passa dapprima da un
linguaggio settoriale (politica, informatica, medicina, sport…) al lessico comune. Solo in seguito
entra a far parte del lessico giovanile. Ma durante questi passaggi, il termine subisce dei mutamenti,
che possono essere di diverso tipo:
-cambiamento semantico: ha un ruolo di primo piano l'iperole (esagerazione), es: da dio, mitico,
bestiale, mostruoso, allucinante; la metafora: bolide 'ciccione', ameba 'pigro', cozza 'ragazza brutta';
antifrasi: sveglione 'uno poco furbo'; antonomasia: mandrake 'tipo intelligente'.
-cambiamento formale: apocopi: arterio 'genitore', schizo 'agitato, nervoso', hendy 'handicappato';
deformazioni foniche educazione tisica 'educazione fisica', ricremazione 'ricreazione'; con funzione
occultativa essere nella melma, porcoddue.
-entrambi: giochi di parole come mammut 'madre dalle idee paleolitiche'.
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-sigle: PPC ('pronti per crisantemi' per 'persone anziane', simile al francese PPH 'passera pas
l'hiver'), CBCR ('cresci bene che ripasso' riferito ad una ragazza ancora nel fiore dell'adolescenza
ma che promette bene), alla CDC (alla cazzo di cane).
LINGUAGGI SETTORIALI

LESSICO COMUNE

LESSICO GIOVANILE
(medicina, informatica,
sport…)
paranoia
paranoia
para
psic.: malattia mentale
senso figurato: stato di crisi, di
confusione, depressione. In
caratterizzata da idee deliranti,
confusione mentale.
locuzioni: andare in para per
di persecuzione, grandezza e
qualcosa 'andare matto';
sim., in personalità che, per il
mandare in para 'mandare in
resto, sono normali.
estasi, fare impazzire'.
5.
Uno strato proveniente dalla lingua della pubblicità e dei mass-media. Nel processo di
arricchimento dell'italiano generale, la lingua dei mass-media svolge un ruolo importante.
Si potrebbe quindi immaginare che abbia una grande importanza anche per l'arricchimento
del lessico giovanile. Al contrario, da questo punto di vista la sua influenza è molto debole,
ció significa che non sono frequenti i prestiti lessicali dalla lingua dei mass-media ai
linguaggio giovanile. Le parole del lessico giovanile che derivano dai mass media sono
generalmente dei nomi propri. Es.: tenerone, lupo alberto, pimpa.
L'influenza dei media nel linguaggio giovanile si manifesta piuttosto attraverso delle "citazioni" di
tormentoni, battute stereotipate, che vengono create dai media e utilizzate in spot pubblicitari o
trasmissioni comiche e si diffondono poi, per periodi generalmente brevi, nel parlato giovanile. Es.:
c'est plus facile, Nuovo? No lavato con Perlana, Silenzio! Parla Agnesi.
Dal punto di vista lessicale i mass media si prestano piú come tramite per la diffusione in un
circuito ampio di parole già esistenti in ambiti circoscritti: valgano come esempi, oltre al lessico
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paninaro già trattato, i numerosi dialettismi diffusi fuori della loro area d'origine proprio dalla
televisione.Il ruolo dei mass-media è piuttosto quello di diffondere elementi del linguaggio
giovanile già esistenti, al di fuori dell'aera di coniazione. Es.: il lessico del paninaro, reso noto ed in
parte inventato dalla trasmissione Drive in negli anni Ottanta. All'inizio i paninari erano un gruppo
di ragazzi milanesi, che si trovavano al bar Panino ed aveva un suo gergo ristretto. La trasmissione
venne creata prendendo spunto da questa realtà. La lingua utilizzata nella trasmissione era solo in
parte il gergo realmente utilizzato da questo gruppo di giovani.
Riassumendo in tre punti qual è l'influsso dei media sul linguaggio giovanile:
-molti termini singoli passano dalla lingua dei media all'italiano generale, ma non all'italiano
giovanile (con l'eccezione di alcuni nomi propri)
-i media creano dei tormentoni o delle battute stereotipate che entrano a far parte del lessico
giovanile per dei brevi periodi
-il ruolo dei media è soprattutto quello di diffondere termini già esistenti al di fuori dell'area di
origine
Le innovazioni e le mode linguistiche giovanili si diffondono dai gruppi che li hanno creati ad altri
gruppi giovanili, ed anche agli adulti, per due vie:
•
una via diretta: la comunicazione orale
•
una via indiretta: i mezzi di comunicazione di massa.
I mass-media risultano essere la fonte principale che permette la diffusione del linguaggio giovanile
fuori dai gruppi che lo parlano. La diffusione del lessico giovanile al di fuori del gruppo che lo
produce fa peró venir meno la motivazione primaria dell'esistenza di un linguaggio giovanile: la
volontà di rafforzare all'interno e di delimitare verso l'esterno il gruppo giovanile. Le conseguenze
potrebbero essere:
•
l'espulsione dal lessico giovanile delle forme diffuse dai mass-media e la loro sostituzione
con forme nuove
•
l'espansione del loro uso in gruppi giovanili periferici (regioni periferiche o piccole città
meno a contatto con la metropoli, maggiore creatrice di lessico giovanile).
Insomma è supponibile che l'aumento del numero di parlanti che fanno uso del lessico giovanile
rafforzi la differenziazione tra un centro produttore di innovazioni e una periferia che recepisce le
innovazioni in forma mediata e ritardata.
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6.
Uno strato costituito da inserti di lingue straniere (particolarmente inglese, ma anche
spagnolo). Gli internazionalismi svolgono una funzione opposta a quella dei dialettalismi.
Mentre i dialettalismi indicano l'appartenenza a una determinata realtà geografica, il ricorso
a prestiti stranieri evidenzia l'appartenenza a un piú vasto universo giovanile, di dimensioni
sovranazionali.
Esistono anche i falsi forestierismi, ad esempio la serie di pseudoanglicismi con terminazione in –
escion (con grafia italiana) o i falsi ispanismi come cucadòr. Sono soprattutto alcuni di questi
prestiti giocosi, diffusi attraverso la televisione o la stampa giovanile, a essere conosciuti da tutti i
gruppi giovanili.
In generale si nota una disponibilità da parte dei giovani a coniare ed usare parole straniere, anche
se di vita altamente effimera e circolazione limitata.
Nel parlato giovanile si notano particolari caratteristiche in fatto di pronuncia e di intonazione, con
storpiature, allungamenti vocalici, mutamenti d'accento, ma soprattutto una trascuratezza
nell'eloquio e una velocità di elocuzione notevole.
Sul piano sintattico si è notata una forte frammentarietà sintattica, in cui dominano frasi brevi, che
sembrano piú alludere a qualcosa già conosciuto dal gruppo, facendo ricorso spesso a elementi del
linguaggio non verbale.
Anche l'analisi del parlato dimostra che il carattere di fondo della lingua dei giovani non è l'intento
di porsi come codice alternativo rispetto alla lingua degli adulti, ma l'estremizzazione di alcuni tratti
(soprattutto quelli spontanei e quelli innovativi) della lingua comune, che è poi anche la lingua degli
adulti.
A.M. MIONI, Uao! Clap, clap! Ideòfoni e interiezioni nel mondo dei fumetti
Il mondo moderno cerca di colpire tutti i nostri sensi, in particolare vista e udito. Il binomio
suono/immagine occupa molte ore della vita dei piú giovani (televisione, videogiochi). Tale sistema
si estende anche al mondo della carta stampata che – attraverso i fumetti – riprende non solo la
parola articolata, ma anche alcuni rumori, che in parte si avvicinano a quelli dei cartoni animati o
dei videogiochi.
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Il problema dell'articolazione delle lingue e delle loro varie dimensioni di arbitrarietà: qui ci
interessa soprattutto l'arbitrarietà/convenzionalità del rapporto tra sequenza fonica significante e
cosa significata.
Tutte le comunità linguistiche usano dei 'rumori' di solito non riducibili a sequenze di fonemi della
lingua (fischio, schiocco), oppure solo parzialmente interpretabili con sequenze di fonemi della
lingua. Es: brrr, che descrive un brivido, non segue la fonotassi italiana, mentre patapunfete, che
descrive una caduta, la segue.
Si tratta spesso di forme di origine onomatopeica la cui articolazione è a volte incerta (quante 'r'
mettere in brrr ?). Presentano un certo grado di arbitrarietà, in quanto le diverse comunità
linguistiche hanno una lista di onomatopee/descrizioni di rumori sui quali esiste un certo accordo
intersoggettivo: l'anatra fra qua qua in italiano, ma fa couin couin in francese.
Nei fumetti, la scarsezza di spazio da dedicare al 'fumetto' vero e proprio ('balloon') porta alla
brevità delle frasi, che viene facilitata dall'uso di interiezioni, che esprimono sinteticamente il
pensiero del parlante, e da ideòfoni, che assolvono invece la funzione di commentare le immagini,
aggiungendovi una sorta di 'colonna sonora'.
La maggior parte dei rumori appartiene a due tipi di parte del discorso:
Esempi
IDEÒFONI
INTERIEZIONI
vrooom - bau bau - tic tac - glu glu -
eh eh! - brrr - ehm - uhm - ehi - puah -
bum - roar - ciom ciomp - coff coff -
gulp - mumble - urgh – puff
smack - bla bla - click - dring – bzzzz
- grat grat – splash
Contenuto semantico
Descrivono un rumore, sono spesso
Esprimono un sentimento e vogliono
onomatopeici
ottenere un effetto specifico, raramente
onomatopeiche
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Morfologia
Semplici, ev. con reduplicazione o
Semplici, ev. con reduplicazione
con variazione
Sintassi
Fonologia
Funzione
Uso olofrastico (formano una frase da
Uso olofrastico (formano una frase da
soli) o introdotti da dire/fare
soli) o introdotti da dire/fare
Raramente seguono le regole
Non sempre seguono le regole
fonotattiche della lingua
fonotattiche della lingua
Funzione descrittiva (generalm. di
Funzione emotiva/conativa/fatica:
rumore, raramente di movimento):
esprimono sinteticamente il pensiero del
commentano le immagini (colonna
parlante
sonora)
Collocazione
Posti vicino alla persona/cosa che
Incluse nel balloon o vicine alla bocca
produce il rumore
del personaggio
I criteri che delimitano le due categorie sono quindi:
-Contenuto semantico, collegato alla funzione svolta
N.b.: Quasi tutti gli ideòfoni sono onomatopeici, ma non tutte le onomatopee sono ideòfoni (alcune
sono interiezioni).
-frequente l'allungamento delle forme attraverso ripetizione del grafema (sop. di vocale, es.:
vroooom)
-presenza ormai acclimatata di alcune convenzioni grafiche inglesi
-ricorso a parole di origine inglese trascritte foneticamente (coff < ingl. cough; uao < ingl. wow)
-variabilità: gulp/ulp; roar/broar
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-iteratività: ripetizione delle vocali o dell'ideòfono stesso
-serialità: l'uso piú frequente è quello olofrastico, ma vi è la possibilità di sequenze ideofoniche che
descrivono sequenze di rumori diversi.
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BIBLIOGRAFIA
•
M.A. CORTELAZZO, Il parlato giovanile in Storia della lingua italiana Einaudi, II, pp. 291 –
317.
•
M.A. CORTELAZZO, L'influsso dei linguaggi settoriali in Il linguaggio giovanile degli anni
Novanta, Roma-Bari, Laterza, 1991, pp. 71 – 84.
•
A.M. MIONI, Uao! Clap, clap! Ideòfoni e interiezioni nel mondo dei fumetti, in Il linguaggio
giovanile degli anni Novanta, Roma-Bari, Laterza, 1991, pp. 85 – 96.
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