1 La Spezia - Sarzana – Brugnato. Incontro con il Clero

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1 La Spezia - Sarzana – Brugnato. Incontro con il Clero
La Spezia - Sarzana – Brugnato. Incontro con il Clero
Celebrazione Eucaristica in onore del Preziosissimo Sangue di Cristo
Lunedì, 20 giugno 2011
Omelia di S.Em.R. il Card. Mauro Piacenza
Prefetto della Congregazione per il Clero
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Sia lodato Gesù Cristo!
Carissimo Fratello nell’Episcopato,
carissimi Sacerdoti e fedeli tutti,
nel Mistero del preziosissimo Sangue di Cristo, effuso per la nostra Salvezza,
come in quello del Sacro Cuore dal Quale è sgorgato, è racchiuso tutto l’Amore che Dio
nutre per noi fin dall’eternità. Più contempleremo questo straordinario Mistero, più ne
trarremo sostanza per la nostra santa fede, grande certezza nella speranza e meravigliosi
impulsi di reale carità. I tesori che questo Sangue racchiude, soprattutto per i sacerdoti,
resi partecipi dello stesso Amore del Cuore di Cristo, sono inesauribili!
Fare memoria del preziosissimo Sangue di Cristo, innanzitutto, significa prendere
sul serio l’Amore di Dio per noi: Cristo Signore ha consumato sul talamo della Croce il
Suo Amore per l’umanità, con divina compassione e con affetto umanissimo, con
determinazione e infinita condiscendenza, fino all’effusione di tutto il Suo Sangue.
Lasciamoci, pertanto, condurre dalla Liturgia sotto la Croce del Signore Gesù, con la
Vergine Addolorata, per contemplarne il costato aperto, per adorarne il Cuore ardente
d’Amore, totalmente umano e totalmente divino, per ricevere la sovrabbondanza del Suo
Sangue. Solo facendo memoria di questo Amore infinito, che si mostra nella Carne del
Crocifisso, ma che attinge copiosamente alla stessa Bontà Divina, riceveremo la reale
misura della predilezione di cui siamo oggetto.
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Non solo. Contemplando l’Amore incarnato e crocifisso, riceviamo anche
l’autentica misura della sequela che la nostra Vocazione domanda: la totalità. Dio ci ha
donato tutto Se stesso! Ne siamo certi e ne riceviamo quotidiana conferma, poiché ha
per noi effuso tutto il Suo Sangue e continuamente lo effonde sull’altare. L’unico modo
realmente adeguato per accogliere Colui che Si è fatto Dono per noi, è presentarGli tutta
la nostra vita, donarla a nostra volta. La misura dell’amore autentico, allora, è quella di
cui San Paolo parla nella Prima Lettera ai Corinzi: «Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto
sopporta» (1Cor 13,7).
Questo Sangue preziosissimo presenta poi due fondamentali caratteristiche, che si
irradiano su tutta la nostra esistenza: esso è “prima” di ogni nostro atto – «Mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8) – e, in secondo luogo, ci rende “familiari di
Dio” (Ef 2,19).
Quanto al primo aspetto, sappiamo che esso caratterizza tutta la realtà
sacramentale, e, quindi, il nostro stesso essere incorporati in Cristo. In virtù di questa
“precedenza” ontologica e storica, la relazione con Lui è divenuta il nostro stesso essere,
nel Battesimo e nell’Ordine Sacro, ed è a partire da questo nuovo essere, e non dalle
nostre capacità, ispirazioni, bisogni o idee, che ci muoviamo ed agiamo.
Inoltre, proprio all’interno di questa dimensione sacramentale della precedenza
dell’Amore di Dio, credo ci sia data la possibilità, unica al mondo, di radicare la certezza
di “essere amati”. Il “prima” di Dio ci dice che siamo voluti e amati da sempre e per
sempre, anche e soprattutto nella disarmata coscienza dei nostri limiti e del nostro
peccato; la precedenza dell’Amore di Dio riscrive, nella nostra storia e nella storia
dell’umanità intera, la dignità dell’uomo, secondo le parole che abbiamo ascoltato dalla
Prima Lettera di San Pietro Apostolo: «Non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro,
foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo».
Il Sangue prezioso di Cristo costituisce il prezzo della nostra libertà e salvezza! Tanto ha
voluto stimarci il Padre, tanto ha voluto amarci Cristo Signore, facendoci definitivamente
Suoi nell’Alleanza, nuova ed eterna, che ha sigillato con il Suo Sangue.
Questa certezza, poi, accolta, contemplata e purificata ogni giorno dinanzi al
Santissimo Sacramento, potrà arrivare a costituire la stessa fonte, sovrabbondane e
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vivificante, di ogni nostro pensare ed operare, collocando anche nella giusta posizione
ogni altro affetto, quale segno vivo, seppur temporaneo, dell’Amore di Cristo. Infine, se
l’Amore di Cristo ci precede sempre, il nostro corrispondere al Suo Amore non potrà
che avere il sapore, innanzitutto, della più gioiosa “gratitudine”!
In secondo luogo, il Sangue prezioso di Cristo ci trasforma, rendendoci “familiari
di Dio”, o, come dice ancora San Pietro Apostolo, “partecipi della Natura Divina” (2Pt
1,4). Egli, dopo aver assunto la nostra stessa carne, ha consumato tutto Se stesso sulla
Croce, donandoci fino all’ultima goccia del Suo Sangue: «Uno dei soldati con una lancia Gli
colpì il fianco, e subito ne uscì sangue ed acqua». Aprendo il Suo fianco, Egli ci ha accolti nella
Sua stessa Vita; ha reso ciascuno partecipe della Sua Figliolanza divina e ci ha costituito
quale Chiesa, Suo Corpo Mistico, per mezzo dello Spirito Santo.
Il Sangue versato dal fianco aperto del Signore, infatti, è il medesimo Sangue che
risplende sull’altare in ogni Celebrazione Eucaristica: «Prendete e bevetene tutti, questo è il
calice del Mio Sangue, per la nuova ed eterna Alleanza, versato per voi e per tutti, in remissione dei
peccati». Egli ci sfama con la Sua Carne e disseta con il Suo Sangue. Il Sangue del Figlio di
Dio diviene così il nostro stesso sangue e l’amore che scaturisce dal sempre rinnovato
incontro con Cristo, è chiamato a divenire, così, vera e propria identificazione con la Sua
Persona, con il Suo Cuore, con i Suoi sentimenti, con il Suo pensiero. E, infine, in questa
familiarità divina, si radica anche la dimensione penitenziale propria di ogni autentica
esistenza sacerdotale: infatti, se il Sangue di Cristo è diventato il nostro stesso sangue,
siamo misteriosamente attratti anche nel Mistero della sostituzione vicaria che Egli ha
operato in Se stesso, chiamati a versare quel Sangue anche dal nostro cuore, imparando a
farci carico del peccato dei fratelli perché anch’essi rinascano a vita nuova.
Dove tutto ciò diviene attuale per noi? Dove possiamo farne sempre nuova
esperienza? Accogliendo e vivendo la nuova identità che il Signore ci ha donato,
soprattutto in quel momento di massima verità ed intima unione che la Santa
Eucaristica, adorata e celebrata quotidianamente, offre a ciascuno di noi. Non occorre
nessun altro piano d’azione pastorale, se non la trasformante intimità con il Figlio di Dio,
che ci ha attratti definitivamente nella Sua realtà, nel Suo Cuore, donandoci il proprio
Sangue e trasformando così, dall’interno, ogni avvenimento, incontro e situazione in
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un’occasione nella quale corrispondere sempre più totalmente a questo Amore:
accogliamo la precedenza assoluta del Suo Dono, accogliamo la stima di Dio per
ciascuno di noi – solo così potremo guardare sotto la luce divina anche quanti
incontreremo – e lasciamoci immedesimare con Gesù, in tutto.
Non abbiamo alcun timore! Il Cuore di Dio, in Cristo Risorto, è definitivamente
aperto sul mondo e a noi è dato di guardare il mondo dal di dentro del Suo Cuore
Sacerdotale per attrarre gli uomini nell’Oceano dell’Amore. Maria, Madre del Redentore
e Regina degli Apostoli, Maria che stava ai piedi della Croce, ci custodisca e guidi in
quella perfetta unione con Cristo che ha fatto del Cuore Addolorato ed Immacolato di
Lei un’unica ed ineguagliabile fornace d’amore con il Cuore del Figlio, l’ha trafitto dalla
medesima lancia e l’ha resa partecipe, per prima, della Gloria della Risurrezione, con la
sua Assunzione. Amen!
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