Consiglio regionale della Lombardia - Il Consiglio

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Atti consiliari
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Regione Lombardia
IX LEGISLATURA - RESOCONTO DELLE DISCUSSIONI - SEDUTA N. 3 DEL 25 MAGGIO 2010
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
(Argomento n. 4 all’ordine del giorno)
PRESIDENTE
Siamo alla quinta e ultima interrogazione:
ITR/1005/QT, in data 20 maggio 2010, a firma dei Consiglieri Prina, Alfieri, Costanzo, Villani e
Alloni, concernente gli interventi della Giunta regionale a sostegno dell’attività edilizia.
La parola al Consigliere Prina.
PRINA Francesco
Signor Presidente, questa interrogazione, posta alla Giunta e al Presidente della Regione Lombardia, riguarda il famoso piano casa che piano casa non era; giustamente, come diceva lei, Presidente,
era un provvedimento sulle azioni straordinarie per lo sviluppo e la riqualificazione del patrimonio
edilizio e urbanistico della Lombardia.
Era un provvedimento urgente ed era limitato a diciotto mesi; ebbene, ne sono già passati più di
dieci, per cui è giunto il momento di verificare la bontà e l’efficacia di questa legge. Ma, come è vostro solito, è stato lo stile di cinque anni di questa maggioranza, avete gonfiato o comunque sottolineato l’importanza di questa legge, creando anche delle aspettative effettivamente andate deluse.
Io mi limito, Presidente, a leggere testualmente l’organo di informazione della Giunta regionale,
non porto niente di mio. Il 14 luglio 2009 l’organo di informazione della Giunta diceva così: “Molto
soddisfatto il Presidente Formigoni, che ha sottolineato come la maggioranza compatta abbia approvato il provvedimento con cui la Giunta si è impegnata a rilanciare il settore edilizio in Lombardia. Un
testo, ha aggiunto, che si attaglia come un vestito sulla nostra Regione, un vestito che da oggi potrà essere ancora più bello, più forte e più adatto alle esigenze delle famiglie. Con questa legge diamo impulso al settore edilizio... Notevoli anche le ricadute positive sia per quanto riguarda l’economia che
l’occupazione. L’insieme degli investimenti potenziali - e qui arriviamo al paradosso - è stimato tra
5,8 e 6,5 miliardi di euro; positiva anche la ricaduta sull’indotto occupazionale, valutabile in 30.000
nuovi posti di lavoro, e sul profilo energetico con un risparmio annuo valutabile in circa 44 milioni di
euro. Entusiasta anche l’Assessore Boni, che ha sottolineato la strategicità di tale legge in un momento
particolarmente difficile per l’economia italiana”.
Ebbene, dicevo, dopo dieci mesi a noi sembra che la montagna abbia partorito un topolino, nel senso che ci risulta che sui 1.546 Comuni della Lombardia poche decine di Comuni hanno risposto alle richieste di poche decine di cittadini, di famiglie.
Allora, la domanda all’Assessore e al Vice Presidente della Giunta è questa: innanzitutto se tale dato che noi abbiamo rilevato è un dato veritiero, è un dato che corrisponde alla realtà. Dopodiché, se la
Giunta intende adottare altri provvedimenti o emendamenti al provvedimento che abbiamo approvato
l’anno scorso, affinché l’attività edilizia possa realmente uscire dalla crisi per trainare lo sviluppo
complessivo della Regione, quello che in più dieci mesi non abbiamo visto. L’efficacia, insomma. Ecco, noi non diremmo che questa legge non è stata efficace, ma è stato un vero e proprio flop.
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PRESIDENTE
La parola all’Assessore Gibelli.
GIBELLI Andrea
Signor Presidente, per quanto riguarda gli strumenti che sono stati adottati, Consigliere Prina, le
consiglio di contestualizzarli alla situazione economica, che conosce forse meglio di me.
In realtà, la risposta a questo question time ha due indici di confronto. Il primo è sui dati a cui lei
faceva riferimento, l’altro è relativo al tema delle attività produttive nel loro complesso, dove il settore
dell’edilizia è sicuramente uno di quelli più significativi.
La legge regionale n. 13/2009, “Azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio e urbanistico della Lombardia”, è stata accompagnata da un sistema di monitoraggio
regionale per verificarne l’attuazione nel tempo. Da tale informativa, basata sull’inserimento via web
dei dati da parte degli uffici tecnici comunali, alla data del 24 maggio 2010, risulta che cinquanta Comuni hanno già applicato sul proprio territorio, con almeno un intervento, le opportunità offerte dalla
legge e che, alla stessa data, sono stati attivati 91 interventi, di cui 35 permessi di costruire e 56 denunce di inizio attività.
Di questi interventi, 52 si riferiscono all’ampliamento di edifici residenziali, 24 risultano di volumi
esistenti, 10 si riferiscono alla sostituzione di edifici esistenti con nuovi edifici ad uso residenziale, 4
ad interventi ad uso residenziale in aree agricole ed uno ad un edificio ad uso industriale e artigianale.
Per una corretta valutazione dei dati sopra riportati, occorre mettere in evidenza che l’impatto iniziale della legge sul territorio è stato significativo, come attesta l’interesse dimostrato dai Comuni che,
entro il 15 ottobre 2009, potevano dettagliarne l’applicazione sul proprio territorio con specifica deliberazione consiliare. Si ritiene, infatti, che i Comuni che hanno attuato tale adempimento siano ancora
di più rispetto agli 890 che, allo stato attuale, ne hanno dato formale comunicazione.
La legge, poi, dà tempo fino al 15 aprile 2011 per presentare le domande relative agli interventi
edilizi e al 15 ottobre 2011 per gli interventi di edilizia residenziale pubblica. Ed è presumibile che le
richieste di intervento, soprattutto le più complesse, si riscontrino nell’ultimo periodo di validità.
Inoltre, è importante considerare che, contemporaneamente all’applicazione della legge regionale
n. 13/2009, la disciplina urbanistica in Regione sta radicalmente cambiando, in quanto 980 Comuni, ai
sensi della legge regionale n. 12/2005, dovranno approvare (entro il 31 marzo 2011) nuovi piani del
governo del territorio. Tale circostanza può, naturalmente, spostare l’interesse di cittadini e operatori
verso la definizione di nuove scelte urbanistiche, a scapito delle opportunità offerte in via contingente
dalla legge n. 13/2009, ed è una condizione che troviamo abbastanza consolidata nelle aspettative rispetto a questi nuovi strumenti urbanistici.
Nella prospettiva generale del rilancio del settore edilizio va segnalata, inoltre, l’imminente entrata
in vigore della nuova disciplina statale relativa all’attività edilizia libera introdotta dal cosiddetto “decreto incentivi”. E mi permetto di sottolineare di averla vissuta in prima persona. Le do testimonianza
della sproporzione tra le risorse messe a disposizione alle condizioni economiche date e le aspettative
dei settori produttivi, che tengono però conto di una filosofia di rigore della spesa che potrebbe avere
ampio dibattito in quest’aula, anche sulla manovra attuale, ma che io le riscontro solo in termini di
stretta ragioneria.
Si tratta di una serie di interventi che possono essere realizzati senza alcun titolo abitativo. Tra questi, anche alcune tipologie di manutenzione straordinaria, era il riferimento per cui le facevo alcune
precisazioni. Questo regime semplificato troverà immediata applicazione anche in Regione Lombar-
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dia, in quanto la sopraggiunta disciplina statale si configura come norma di principio e non più, come
avvenuto in precedenza, di dettaglio.
Per quanto riguarda, invece, le linee che sottintendono strettamente all’Assessorato di mia competenza, vorrei sottolineare che, nei prossimi anni, il settore delle costruzioni lombarde sarà chiamato ad
affrontare importanti sfide, certamente strategiche per lo sviluppo della Lombardia, dalla sicurezza sul
lavoro al risparmio energetico, dalla qualità urbana al piano casa per risorse housing, fino alla grande
vetrina internazionale rappresentata dall’Expo per Milano nel 2015.
Alla luce di tali considerazioni, con la DGR numero 11328 del 10 febbraio 2010, si è voluta avviare una nuova politica per il settore, volta a favorire, da un lato, la razionalizzazione degli assetti produttivi, sostenendo processi di aggregazione dal basso delle imprese di costruzioni, e, dall’altro, l’incentivazione dell’avvio di percorsi di qualificazione e innovazione dei processi produttivi, con particolare riferimento alla sicurezza sul lavoro e alla sostenibilità energetico-ambientale.
Rispetto a questo punto è importante sottolineare - aggiungo io - che oggi, nella frammentazione
delle imprese, trovare le modalità che consentano l’accessibilità da parte di queste forme aggregate a
fette di mercato significative a livello locale è un tema importante, che dovremo affrontare rispetto alla
logica dell’appalto complessivo sui grandi numeri, dove l’accessibilità, soprattutto di soggetti più piccoli, risulta effettivamente difficile.
Si vuole in questo senso favorire, quindi, lo sviluppo delle micro e piccole imprese edili verso imprese strutturate, evolute e caratterizzate dalla presenza al loro interno di un ricco know-how multisettoriale e da una propensione all’innovazione tecnologica, agli investimenti in ricerca, qualità e sicurezza in grado di meglio rispondere sul mercato, intercettando le tendenze e le competenze sulle scelte
nazionali e internazionali.
In applicazione della legge regionale n. 1 del 2 febbraio 2007, “Strumenti di competitività per le
imprese e per il territorio della Lombardia”, con la quale Regione Lombardia intende supportare la
crescita competitiva del sistema produttivo territoriale e sociale lombardo, sono state delineate, quindi,
due prime linee guida: quella relativa all’aggregazione delle imprese di costruzione e quella relativa
allo sviluppo aziendale in edilizia. Dentro questi due parametri ci sarà tutta la sfida e, quindi, anche il
contributo del Consiglio, e non solo della Giunta, su queste modalità aggregative che fanno passare il
settore dei vecchi consorzi a forme strutturate, che consentono di meglio rispondere a quella domanda,
che ho rivolto soprattutto a me stesso, sulla capacità aggregata di poter intervenire in settori sempre
più stretti, che riguardano la casistica degli appalti del livello di intervento locale di aziende strutturate
in un settore che nell’artigianato è decisivo non solo per il rilancio, ma anche per il peso che ha sulla
nostra economia.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Prina per la replica.
PRINA Francesco
Rileviamo, innanzitutto, che anche all’Assessore corrispondono i nostri dati. Insomma, questa legge che noi avevamo così osteggiato e criticato è stata una legge che, effettivamente, ha risposto a poche decine di casi di famiglie lombarde. Quindi, non sbagliavamo quando l’abbiamo definita sovrastrutturale e incapace di incidere profondamente, sia rispetto al bisogno casa, perché un vero e proprio
piano casa non era, e in effetti si è rivelata tale, sia anche incapace di innescare dei processi virtuosi,
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come lei ben stava descrivendo, nel settore edilizio, che è un settore strategico che può trainare l’economia lombarda per uscire dalla crisi.
Ho apprezzato, comunque, il suo sforzo per far capire a quest’aula - che vedo piuttosto spopolata
rispetto a un discorso e a un argomento importante, come lei faceva intendere - per far comprendere ai
Consiglieri presenti che, per quanto riguarda i provvedimenti per rilanciare i settori produttivi, non è
sufficiente una legge di programmazione territoriale. Il territorio deve essere virtuosamente connesso
con quelle che sono le politiche industriali che lei stava descrivendo.
Spero che in questa nuova legislatura ciò avvenga. Noi, nelle sedi opportune di Commissione, faremo il nostro lavoro e contribuiremo perché ciò avvenga.