Costruire in silenzio – articolo
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Costruire in silenzio – articolo
LACRIME, ABBRACCI E SORRISI Lacrime Le lacrime di gioia versate dai naufraghi che approdano salvi e quelle di dolore di coloro che hanno perso i compagni di viaggio nel tentativo di fuggire da fame, guerre e persecuzioni. Le lacrime che ci velano gli occhi davanti al Siddharta, libro appartenuto e molto amato da Giulio Regeni, che ci introduce alla mostra. Le lacrime di orrore e rabbia davanti alle immagini che scorrono sui monitor del museo, tratte dalle Teche della Rai, che narrano il cammino, il respingimento alle frontiere ed il naufragio di migliaia di profughi e quelle davanti ai poveri resti esposti, appartenuti ai naufraghi che non ce l’hanno fatta. Le lacrime di commozione davanti ai disegni di guerra, fuga e muri realizzati dalla piccola siriana Shahrazad a Idomeni, l’enorme campo profughi al confine con la Macedonia, sgombrato con violenza da poliziotti greci in tenuta antisommossa pochi giorni fa. Le lacrime umanissime e appena trattenute di Pietro Bartolo, il medico eroe di Lampedusa, mentre mi racconta dei drammi umani a cui ha assistito in questi anni. Abbracci L’abbraccio metaforico dell’installazione Cà Semu/You Are Here dell’artista palermitano Gandolfo Gabriele David, 32 bandiere - realizzate con giacche di salvataggio - che sventolano sul tetto del museo, segnale di approdo sicuro per chi arriva al porto di Lampedusa. L’abbraccio rappresentato dai pani votivi provenienti da vari paesi del bacino del Mediterraneo, prestati dal MuCEM (Le Musée des civilisations de l'Europe et de la Méditerranée ) di Marsiglia, simboli di legame e condivisione tra i popoli. L’abbraccio spontaneo e commosso tra Sergio Mattarella e Pietro Bartolo. L’abbraccio che questa isola meravigliosa riserva a chi vi approda, turisti o migranti, un senso di ospitalità che è tratto culturale, che affonda nella notte dei tempi e si offre con naturalezza, senza chiedere nulla in cambio - ben rappresentato dal Santuario della Madonna di Porto Salvo, costituito fino al secolo scorso da due sale di preghiera – una per gli islamici e una per i cattolici – in cui vigeva l’usanza di lasciare viveri per i naufraghi e gli schiavi fuggitivi di passaggio. Sorrisi Il sorriso enigmatico della maschera femminile del VI secolo di origine fenicia, una delle opere più belle e rare della Mostra proveniente dal Museo del Bardo di Tunisi e scelta dal direttore Moncef Ben Moussa perché “messaggera di pace e felicità e rappresentazione di tutto il Mediterraneo”. Il sorriso appena accennato dell’Amorino Dormiente del Caravaggio, simbolo della mostra, proveniente dagli Uffizi, che richiama alla memoria i bambini che hanno perso la vita in mare, dipinto quando l’artista, profugo anch’egli, fu esiliato a Malta. I sorrisi incantevoli dei tantissimi bambini, che agitando palloncini e bandierine sulla piazza assolata, hanno atteso festanti il nostro capo di Stato. “Appena vedo il Presidente gli grido: sua maestà!” mi ha confessato tutto eccitato un bimbetto di non più di 5 anni. Il sorriso timido, gentile ed impacciato di Mattarella, Presidente schivo che ha commosso tutti con il suo comportamento fuori dal cerimoniale e il suo discorso a braccio, semplice e partecipe. I nostri sorrisi felici alla fine della giornata inaugurale, che ha già visto la presenza in un paio di ore di quasi 600 visitatori. I sorrisi di Giacinto, Alessandro, Giulio, Marta, Valerio, Vincenzo, Angela, dei Direttori dei musei Schmidt (Uffizi Firenze), Ben Moussa (Bardo Tunisi), Chougnet (MuCEM Marsiglia), di tutti quelli che con il loro contributo, piccolo o grande, hanno reso reale questo scrigno di solidarietà, arte e cultura. Paola Vinciguerra