Noi siamo il mio libro preferito, quello che vorrei scrivere da tempo

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Noi siamo il mio libro preferito, quello che vorrei scrivere da tempo
Noi siamo il mio libro preferito, quello che vorrei scrivere da tempo ma per il quale
non trovo mai il coraggio. Sarebbe il libro che rileggerei ogni sera prima di
addormentarmi però sarebbe senza una fine o, se ci fosse, sarebbero pagine annegate
e sbiadite dalle mie lacrime. La parola “fine” non mi è mai piaciuta e forse è per
questo che non vorrei inserirla nel mio testo. Non sapremo mai quando una situazione
ha davvero raggiunto la sua conclusione, o forse la nostra speranza è cosi infinita che
noi stessi non riusciamo a dettare la parola “fine” ma perseveriamo con la parola
“continuazione”.
Le parole, su quei fogli volteggerebbero leggere come il vento e si poserebbero sulla
carta come foglie su di un prato in autunno. Non dovrei nemmeno sforzarmi di
pensare ai sinonimi o alla costruzione della frase, perché quando si tratta di te ogni
cosa mi riesce perfetta e semplice. Tutto sarebbe naturale, senza sforzo. Sarebbe un
libro fatto d'ispirazioni date dal momento, quelle che non vedi l'ora di scaraventare
sulla pagina e renderle così eterne, immortali: che neanche il tempo potrà scalfirle.
Penso che i gesti e le opere migliori nascano proprio da questi impulsi, che vengono
generati in una sera mentre guardi un video, ascolti una canzone, guardi delle
immagini o sfogli una rivista. Non sono nient'altro che piccoli scatti, piccoli sfoghi
della nostra mente. Ogni persona ha i propri: c'è chi l'interpreta disegnando, chi
scrivendo, chi cantando e poi c'è chi li sopprime. Oh! Quelle persone vorrei prenderle
e scuoterle, finché, stanche di essere scosse, esprimano tutto ciò che pensano e
provano. Dobbiamo liberarci in qualsiasi modo delle nostre emozioni, dei nostri
drammi e delle nostre azioni. Sfogarci.
Ultimamente quasi tutte le mie voglie di esprimermi riguardano te, quindi il libro
trasuderebbe di noi, di ogni nostro gesto, delle nostre avventure, di ciò che ci ha fatto
unire, che ci ha reso unici, che ci ha reso tristi ma soprattutto felici, perché essere
felici è la cosa più importante. Quei sorrisi dati senza pretendere nulla in cambio e
senza motivazione, puri, innocenti come quelli dei bambini. Quei baci, dati a lato
della bocca per non essere troppo invadenti, ma che racchiudevano una gran voglia di
gridare di non andartene. Quegli abbracci, inaspettati, con cui ti cingevo la vita e la
schiena per sentire il tuo calore ed il tuo profumo. Ah, quello non me lo scorderò mai!
Meraviglioso, mi faceva addormentare la notte e svegliare al mattino. Era tuo, ti
distingueva da chiunque altro. Era come volare, sai? Il mio vero volo era stare con te,
sotto ad una coperta con la luce affusolata: una sensazione unica, come provare
l’ebbrezza di lanciarsi da un dirupo e non sapere se il paracadute si aprirà. Stavo così,
incerta, fra la vita e la morte perché ad ogni tuo singolo gesto avrebbe potuto
rompersi, o aprirsi e sollevarmi in volo.
Infatti un libro non può avere solo gioie. Allora ci sarebbero anche pagine piene di
dolore, di pezzi di cuore ormai persi, di lacrime infinite, sorrisi spezzati e litigate che
ci hanno diviso.
Ed ora sono qui che riguardo a ritroso tutta la nostra storia. Sono come al centro di
una foresta da cui vedo solo pezzi di cielo, contornati dai rami degli alberi e dalle loro
foglie. Così sono i ricordi, come questo cielo che non riesco a vedere interamente ma
vedo solo in parte . Preferirei osservare quell'angolo in cui c'è il sole e dove volano
gli uccelli, ma non posso fermarmi solo ai particolari più belli. Tu per me eri come un
angolo di cielo, quel posto in cui rifugiarmi per evadere dal mondo ed essere lieti,
dove potevo essere me stessa ed avere accanto una delle persone più meravigliose che
conoscessi e che mi capisse senza bisogno di dover parlare. Un angolo di paradiso. E
mi sentivo ridicola quando mi lamentavo per qualche tuo piccolo difetto quando era
ciò che mi attraeva a te.
Ma ogni cosa cambia e anche in paradiso arriva il temporale. Le litigate, le fughe, le
grida, una porta che sbatte e tu che non ci sei più. E nelle mie mani solo ricordi,
ricordi che non fanno più ridere ma che ti fanno venire la voglia di strapparti i capelli
per la rabbia, di gridare contro il mondo e contro te. Passato tutto ciò, la rabbia si
trasforma in delusione, le lacrime in sentimenti repressi che il tempo cercherà di
sopire. Rimangono le domande, i dubbi, quelli che è meglio non tenersi mai, che ora
vorrei dirti tutti d'un fiato fino a levarmi il respiro per qualche minuto per poi
inspirare e sentirmi finalmente leggera. Sai qual è l'unica cosa che resta dopo tutto
questo e che ci permette di liberarci da tutti i sentimenti negativi? Le nostre
ispirazioni. La nostra voglia di rendere eterni i ricordi e le emozioni. Nel mio caso le
parole, dedicate a te, a me stessa, alle mie paranoie e a tutti i miei pensieri. Loro sono
le mie compagne, quelle che anche nella notte più buia, senza luce, non ti lasceranno
mai, ma ti accompagneranno per sempre, anche per tutta la vita se solo tu lo vorrai.
Loro sono la mia tribù. Sono degli amici che mi sostengono, che mi danno da
pensare, ma che mi fanno sfogare; i migliori. Mi sopportano, non si lamentano mai e
mi ascoltano in ogni momento della giornata. Io e la mia tribù siamo io e le mie
parole.