i ragazzi del catechismo - Diocesi di Concordia
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i ragazzi del catechismo - Diocesi di Concordia
I RAGAZZI DEL CATECHISMO I ragazzi a catechismo scoprono: - un gruppo diverso da quello della scuola: a catechismo non ci sono professori, compiti da fare, lezioni da imparare, voti, esame finale; - spesso isolati a scuola, qui si trovano insieme, e questo li rende fiduciosi; - adulti che non appartengono né all’ambito familiare, né a quello scolastico, e li accolgono e li trattano con simpatia; - adulti che lavorano per loro gratis, e questo li meraviglia. “Non sei pagato per questo? Perché lo fai?”; - ragazzi “curiosi di Dio” come loro. Scoprono di essere capaci: - di rispettarsi, di ascoltarsi; il parlare, l’ascoltare sono incoraggiati e favoriscono l’assimilazione della parola di Dio, - di creare vincoli molto stretti. I ragazzi imparano a stare insieme, diventano amici; - di fare silenzio, meditare, pregare; - di fare scoperte sulla fede e condividerle. Così Caty, una ragazzina di otto anni, dopo aver mimato con il suo gruppo gli apostoli che hanno scoperto il sepolcro vuoto il giorno di Pasqua, commenta: “La fede li ha fatti uscire di casa e correre al sepolcro nonostante la loro paura. Anche noi, non avremmo imparato niente se fossimo rimasti a casa!”. Scoprono la vita di figli di Dio: - la storia dell’alleanza del Popolo di Dio; - la venuta di Gesù Cristo, duemila anni fa, per rivelare l’amore del Padre all’umanità; - la forza dello Spirito Santo all’opera del mondo; - le testimonianze di fede dei cristiani nel corso dei secoli; - la vita in una porzione di Chiesa, la vita di gruppo, con quello che comporta di amore, difficoltà, perdono, gioie, pene; - l’apertura agli altri. Queste cose sono importanti Coni ragazzi di questa età alcune attenzioni sono indispensabili per raggiungere con loro qualche risultato: ♦ Ogni ragazzo ha il suo vocabolario, il suo modo di esprimersi. Essi interiorizzano le leggi che hanno osservato nei loro genitori, negli amici e nella scuola. Formulano i propri giudizi, si costruiscono la loro morale. Creano il loro mondo interiore a misura delle loro aspirazioni. ♦ I legami di un bambino e di un ragazzo con l'adulto e i sentimenti che nutrono per lui hanno grande importanza. Essi sono sensibilissimi alla disponibilità dell'adulto e al suo comportamento e restano colpiti se l'adulto è ingiusto, se ha delle preferenze. Possono reagire opponendosi o criticando aspramente. Essi in particolare interiorizzano tutte le parole degli adulti. Prima dell'adolescenza non amano esprimere giudizi negativi sui loro genitori. ♦ I ragazzi si proiettano facilmente in un racconto, una parabola e sono capaci di riflettere quando vengono interpellati: «E tu, che cosa avresti fatto?». Raccontano le cose in modo concreto, spesso con osservazioni improvvise. Invece, per parlare di se stessi, si esprimono più facilmente mediante attività, mimi, il corpo e il disegno che non mediante le parole. ♦ Spesso sono sconcertati da quanto vedono attorno a sé e che li supera (povertà, guerre...) e presentano a volte soluzioni. davvero paradossali e semplicistiche. Il catechista deve trovare il tempo per parlare con loro di ciò che vedono alla televisione. E deve lasciare che facciano le loro domande. ♦ Bambini e ragazzi vivono la fede in modo semplice, ma non di rado anche piuttosto superficialmente. A loro non dispiace sentire parlare di Gesù, credere che Dio è loro vicino e li sostiene. Ma a volte sono sfiorati dalla sensazione che questo sia tutto un mondo poco reale, quasi di fiaba. La riflessione sui testi biblici li aiuterà a capire meglio il comportamento di Dio, a riconoscerlo vivo e presente nella loro vita. Essi entrano però facilmente in una visione ecclesiale quando vivono qualcosa che li coinvolge molto, quando sono felici insieme. ♦ I ragazzi possono accorgersi che i loro desideri non sono necessariamente quelli di Dio, che Dio è molto vicino, ma è diverso, che Dio è onnipotente, ma non in modo magico, che la preghiera è una domanda, ma non un ordine. Nella Bibbia i personaggi che entrano in rapporto con Dio non sono tutti perfetti: commettono colpe gravi, tradiscono le promesse fatte. Molti racconti biblici dimostrano che Dio è vicino agli uomini anche nei loro fallimenti e nei loro rifiuti. Su queste basi, il catechista può aiutare i ragazzi a servirsi di tutte le loro esperienze, buone e cattive, per avvicinarsi a Dio, dar loro un senso, e maturare. Da ricordare che, oltre ai condizionamenti dell'età, ogni ragazzo ha un suo proprio ritmo di apprendimento. La catechesi non è un ambiente «scolastico». Si devono privilegiare forme espressive simpatiche e immediate: test, conversazioni, mimo, canto, gestualità e tecniche manuali, come l'uso dei colori e del disegno. Ogni ragazzo deve poter trovare il proprio modo personale e non faticoso di esprimersi e di maturare. Piccoli giocatori crescono Ecco come descrive i ragazzi di questa fascia di età (7-12 anni) il professor Luca Bignami per una società sportiva che allena i «pulcini» del calcio. Ne riportiamo qualche passaggio, utile al nostro scopo. Ricordiamoci che: ♦ Ogni bambino reagisce differentemente alla stessa situazione. ♦ Non è assolutamente vero che tutti i bambini sono uguali e vanno trattati allo stesso modo: esistono situazioni particolari che necessitano di attenzione e interventi diversi. ♦ Il background culturale e familiare è da tenere sempre in considerazione, perché potrebbe essere la causa della maggior parte di problemi legati al comportamento. ♦ La motivazione è il punto imprescindibile d'ogni comportamento (= forza che mette in atto il comportamento) e l'istruttore deve essere abile a sfruttarla per ottenere i risultati non solo sportivi ricercati. Infatti sappiamo bene che esistono sempre dei motivi, delle ragioni dei bisogni che spingono l'uomo e il bambino in generale ad agire. ♦ Per i bambini è assolutamente necessario: orientarli verso uno scopo speciale (può essere la collaborazione, l'esecuzione corretta di un esercizio, la risoluzione di un problema tattico) e soprattutto dargli la soddisfazione di raggiungere lo scopo (quindi attenzione a proposte per loro irrealizzabili). ♦ Il bambino non raggiungendo la soddisfazione va incontro alla frustrazione. L'aggressività L'aggressività è un comportamento indirizzato - consapevolmente o non - a recare danni, offese o distruzione a qualcuno, oppure impulso di farlo. Perché un bambino talvolta è aggressivo? Che cosa significa la sua aggressività? Come agire? ♦ I bambini si comportano aggressivamente per molti motivi, tra cui: - imitano gli atti aggressivi e punitivi che hanno osservato dai genitori a casa; - c'è l'influsso della televisione (grossa fatica a distinguere tra realtà e irrealtà); - osservazione diretta dell'adulto - magari dell’educatore - che punisce o urla verso un suo compagno. Come agire di fronte all'aggressività ♦ Non esiste un modo standard d'azione valido per tutti. Come dicevamo, i bambini sono diversi tra loro. - In primo luogo valutare sempre la situazione familiare o scolastica, cosa che ci darà sicuramente un punto di vista più ampio. - Osservare il bambino in situazione isolata, per vedere come si comporta senza la presenza dei compagni. - Se aveva qualcosa da fare, vedere come ha svolto il suo compito (con applicazione o sufficienza). - Analizzare il proprio comportamento nei confronti del bambino: è stato trattato come tutti gli altri, oppure troppo tutelato o messo da parte? - Parlare con il genitore della situazione. - Capire che cosa desidera e motivarlo fortemente. ♦ Ricordiamoci che un bambino aggressivo messo in un contesto con persone tranquille e pacate, interessate al lavoro che eseguono, con un -clima positivo e sereno, modifica fortémente il proprio comportamento. Quindi in alcune situazioni è opportuno che l'educatore modifichi il clima di lavoro: se fosse troppo rigido e portato alla punizione, stimola l'allievo a trasgredire. L'organizzazione di un incontro ♦ Preparare l'ambiente, sapere cosa far fare; ♦ Preparare il materiale prima dell'inizio della seduta; ♦ Fare lavorare tutti contemporaneamente; ♦ Modulare con attenzione il tono di voce: alzarlo in continuazione, perde la sua valenza dopo poco tempo, perché gli allievi non capiranno più la motivazione dell'innalzamento e si perderà efficacia. Inoltre dopo poco la forza detta voce finisce; ♦ Non lasciare mai uno o più ragazzi inoperosi, mentre gli altri lavorano; ♦ Lavorare insieme, due educatori, con lo stesso gruppo di ragazzi è una cosa auspicabile e opportuna: attenzione a stabilire prima le competenze, onde evitare spiacevoli equivoci (uno dice una cosa e l'altro l'opposto); ♦ Quando si spiega è importantissimo che tutti siano attenti e l'educatore sia visibile per tutti: scegliere sempre la corretta posizione per parlare od osservare i ragazzi; ♦ Attenzione al clima: dev'essere sereno, rilassato, divertente, partecipato: non instaurare mai un clima di terrore. Anche per possibili ritardi, chiedere il perché in modo ragionevole: 'Come mai sei in ritardo? La prossima volta cerca di essere puntuale»; e non: «Ancora tardi? La prossima volta non giochi». Una scheda da conservare All’inizio del tempo di catechesi, per conoscere bene ogni ragazzo (a uso esclusivo del catechista): - Identità e famiglia Nome _______________________________________________________________ Cognome ____________________________________________________________ Data di nascita: _______________________________________________________ Data di battesimo: _____________________________________________________ Indirizzo: ____________________________________________________________ Scuola: ______________________________________________________________ Classe: ______________________________________________________________ - Abita con suo padre e/o sua madre? _____________________________________ - Ha fratelli e sorelle? ___________________________________________________ - Qual è la sua posizione tra loro? _________________________________________ Durante l’anno il catechista può notare altre informazioni che gli permetteranno di conoscerlo meglio: - Chi sono i suoi amici preferiti? nel gruppo di catechesi _________________________________________________ in classe _____________________________________________________________ nel quartiere __________________________________________________________ - Qual è il suo gioco o sport preferito? _____________________________________ - Va in vacanza (mai, qualche volta, spesso)? Dove: colonia, campo, famiglia? ____________________________________________________________________ - Parla volentieri nel gruppo? _____________________________________________ - È contento di venirci? _________________________________________________ - Si esprime più volentieri: ( ) con la parola ( ) con lavori manuali ( ) con il disegno ( ) con gli audiovisivi ( ) con il canto ( ) in altri modi - Data del suo onomastico (per non dimenticare di festeggiarlo) _________________ Per capire la fede… giochiamo! Esercizi proposti da M. Diana per sperimentare che cosa significa af-fidarsi (in l’Ora di Religione, n.7, a.s. 2004-2005). 1. A occhi bendati, a turno, si fa uno scatto, come se si dovessero correre i 100 metri, verso l’animatore. Ci si fermerà solo al suo STOP! 2. Ci si dispone a coppie. A turno, il primo, a occhi aperti, guida l’altro, bendato, attraverso un percorso ad ostacoli, semplicemente chiamandolo per nome e stando a 5-6 metri di distanza. 3. Ci si dispone a gruppi di 5-6 e si mette un bambino, bendato, al centro. Questi, ben piantato a terra, si lascia cadere, e i compagni lo sostengono, spingendolo di qua e di là. Al termine degli esercizi si può invitare i bambini a verbalizzare quanto è accaduto e che cosa hanno provato. 4. Un ultimo esercizio: Seduti a terra, in cerchio. A turno un bambino al centro, con gli occhi chiusi. Tutti gli altri esprimono con i gesti una manifestazione di affetto. Questo serve per imparare a dare e ricevere affetto, a comunicare con le emozioni.