Qualche suggerimento su come fare catechismo

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Qualche suggerimento su come fare catechismo
Qualche suggerimento su come fare catechismo
> E’ necessario che il catechista, nello svolgere l’ incontro di catechismo parta, sì, dal
testo o dai contenuti da trasmettere, ma mai perdendo di vista i bambini e la loro
capacità recettiva. Più che dai propri schemi, bisogna che il catechista si muova
partendo dal mondo del bambino. Ad es. il desiderio di tanti catechisti di dover svolgere
tutto il programma risente di un’ impostazione scolastica, e invece ciò che più deve
importare è che quanto viene trasmesso venga davvero interiorizzato dal bimbo. Un
catechista non si sente ha posto perché è riuscito a svolgere il programma ma perché ha
visto i suoi bimbi che hanno recepito. Qui sta l’obiettivo educativo. Catechismo non è
nozionismo ma iniziazione all’ incontro con Gesù: e come ogni incontro nella vita, pure
esso si colloca più nella linea esperienziale che in quella dottrinale. Se io vado in un bar
di S. Ilario e chiedo a qualcuno se si ricorda l’Ave Maria, quello potrebbe benissimo
ricordarla e recitarmela, e però semmai non va più in chiesa da decenni. Cosa voglio
dire? Che se uno, a seguito della frequentazione del catechismo, ha imparato le verità
cristiane, ma non ne ha fatto un percorso di vita, è segno che forse il catechismo non gli
è stato trasmesso come si doveva. Non basta ‘sapere’ la vita cristiana , occorre ‘iniziare’
alla vita cristiana. Anch’io conosco il marxismo ma non sono marxista, come ci sono atei
che conoscono la Bibbia ma rimangono atei. Sapere non è vivere: è a questa 2^ parola a
cui mira il catechismo.
> Attenti a non presentare, anche senza volere, Gesù come un poliziotto o un tutore
delle regole. Prima di presentarLo come Colui che vuole che si faccia a modo, occorre
consapevolizzare il bambino che Gesù è l’Amico più prezioso che ha in questo mondo.
E’ necessario che il bimbo riconosca in Gesù, il suo n° 1. Ne deriva che il 1° intento del
catechista è suscitare nel bimbo curiosità, interesse e ammirazione verso Gesù e il suo
messaggio. Senza questa scintilla, il percorso che viene chiesto al bambino non risulterà
supportato: sarebbe come “un far finta che”, senza conseguenze sulle proprie
convinzioni e scelte. Non ci capita a volte di dire: “E’ perché sei tu a chiedermelo che lo faccio,
fosse un altro, no!” E’ così anche con Gesù: il bimbo Gli obbedisce anche se non tutto del
Vangelo gli è chiaro, perché si fida cecamente di Lui. Prima c’è l’estasi, poi la morale:
prima c’è il fascino per Gesù, poi la sequela di Lui, che comporta l’ osservanza dei
comandamenti di Dio e dei precetti della Chiesa.
> E’ necessario che il catechista non si sottragga al confronto tra il proprio annuncio e
gli altri annunci che i bimbi ricevono. Non bisogna fare catechismo malgrado questo
mondo, ma nel contesto di questo mondo. Il mondo dei ragazzi va ben oltre la vita
parrocchiale: le giornate dei nostri ragazzi sono imbevute di famiglia, scuola, attività
sportiva, tecnologia, TV, musica, amici,... Essi arrivano in parrocchia dopo aver assorbito
le tante cose che offre la quotidianità. Ebbene, il catechista, lungi dall’ ignorare tutto
questo, è impegnato a far passare l’idea che se gli amici, lo sport, la musica e il
divertimento sono cose belle e piacevoli, vivere secondo Gesù non lo è di meno. Anzi,
solo con Gesù si fa il pieno di ogni cosa bella. Fare catechismo mira a far capire che
vivere “con Cristo, per Cristo e in Cristo” vale davvero la pena. Mentre a scuola il bimbo
non va sempre volentieri, a catechismo deve invece poter andare volentieri, perchè non
c’è al mondo cosa più bella del vivere in amicizia con Gesù. Ecco perché il catechismo
deve essere diverso dalla scuola.
> Occorre dunque che la catechesi vada oltre l’aspetto didattico e non proponga
traguardi teorici e utopici, ma possibili e raggiungibili. I bambini sono un po’ come
la 1^ comunità cristiana di Corinto, a cui S. Paolo diceva: “Vi ho dato da bere latte, non cibo
solido, perché non ne eravate ancora capaci.” (1 Cor. 3, 2)
Se la fede cristiana fosse un insieme di idee, basterebbe un insegnamento, ma essendo
l’incontro con Qualcuno, chiede una catechesi che faccia vedere, toccare, sperimentare.
Chi ascolta, dimentica. Chi vede, ricorda. Chi fa, impara. Ecco perché non bisogna
affidare tutto alle parole, ma anche all’esperienza e avviare un confronto critico e
costruttivo con quanto accade nel mondo. Una parola chiave della catechesi è: far
sperimentare! Tutto ciò che può essere “fatto” - “toccato” - “veduto” dai ragazzi rimane
di più dentro di loro, poi evidentemente ci si rifletterà su, ecco la catechesi!
> Occorre inoltre che il ragazzo sperimenti attorno a sé una parrocchia accogliente.
Se infatti il ragazzo continuerà, dopo la Cresima, la pratica cristiana, sarà, sì, perché avrà
avuto un bravo catechista, ma ancor di più per essersi sentito parte di una famiglia, di
altri ragazzi, di una comunità bella in cui si è venuto a trovare. Ecco perché il bravo
catechista deve coinvolgere i diversi responsabili e attività della parrocchia (la carità, la
liturgia, lo sport, il don,…) chiamando gli interessati a dare la propria testimonianza. In
parrocchia, il ragazzo deve sentirsi come in una famiglia e quindi i diversi protagonisti
della comunità li deve sentire come persone di casa. Ciò richiede che la vita parrocchiale
non sia troppo settorializzata.
> Altra cosa importante è il coinvolgimento dei genitori. Qui occorre una parola di
chiarimento. Se per coinvolgimento s’ intende limitarsi a chiedere ai genitori di venire a
Messa coi loro bimbi e di partecipare alle catechesi per loro del parroco, questo non è un
vero coinvolgimento. E’ vero coinvolgimento quello che responsabilizza e fa sentire
‘titolari’ di qualcosa. Se ad es, ai bimbi di qualche classe è chiesto di fare il presepio in
Oratorio, perché non domandare ai genitori di farsi carico di questa iniziativa? Perchè,
per iniziare i ragazzi alla carità, non si prevede almeno una volta in sostituzione del
catechismo, con la 1^ Media ad es., una visita alla casa protetta o alla casa della carità? E
l’organizzazione di tale iniziativa perché non affidarla proprio ai dei genitori? E perché
nella realizzazione di uno spettacolo dei bambini non coinvolgere i genitori in qualche
mansione collaterale? E perché, in prossimità della ricorrenza dei defunti, un catechista
non può prevedere l’ accompagnamento dei ragazzi, insieme ai genitori, al cimitero per
testimoniare il valore di coloro che ci hanno preceduto e che ci attendono in Cielo? So
bene che ai ragazzi non piace andare in un cimitero, ma è altrettanto vero che un valore
importante da trasmettere è il ricordo grato dei propri cari. Se il coinvolgimento è
siffatto, i genitori potrebbero affezionarsi di più alla parrocchia e venire poi, più
volentieri, sia a Messa coi propri figli sia all’incontro in parrocchia col sacerdote.
Per ora mi fermo qui, altre cose andrebbero dette ma avremo altre occasioni.
Buon anno catechistico!
S. Ilario, 17.10.2012
Intervento di don Fernando all’assemblea di inizio anno dei catechisti