musica e strumenti musicali nella roma antica

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musica e strumenti musicali nella roma antica
MUSICA
W.
Maioli: E STRUMENTI MUSICALI NELLA ROMA ANTICA: DALLA
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Musica
e strumenti musicali
nellaSTRUMENTI
Roma antica: dalla
ricostruzione
degli DELLE MUSICHE.
RICOSTRUZIONE
DEGLI
ALLA
IDEAZIONE
strumenti
alla ideazione
delle musiche. Resoconto di un’esperienza
RESOCONTO
DI UN’ESPERIENZA
di Walter Maioli (*)
RISCOPERTA E RIVALUTAZIONE DEL PATRIMONIO
MUSICALE DELL’ANTICHITA’
Gli storici della musica e i musicologi si sono sempre meravigliati del fatto che i popoli antichi come i Mesopotamici, gli Egiziani,
i Greci e i Romani, capaci di architetture e tecnologie raffinatissime, possedessero degli strumenti musicali a parer loro così primitivi che di conseguenza dovevano produrre una musica povera e limitata.
E così ovviamente è anche l‘opinione divulgata e presente nell’immaginario della cultura occidentale. Ma se questi strumenti sono
stati impiegati per migliaia di anni per ottenere un’elevazione spirituale una ragione profonda deve esserci.
Ritengo che non si sia mai preso bene in considerazione l’aspetto funzionale della musica, il valore psicoacustico di certi suoni e
delle loro combinazioni (musica=ciò che appartiene alle muse).
Secondo i recenti studi scientifici sulle funzioni dell’ascolto, si ha
sempre più la conferma che gli strumenti musicali dell’antichità erano costruiti, abbinati e impiegati per ottenere effetti neuropsicologici
ben precisi. Gli antichi erano coscienti dei diversi poteri dei suoni,
capaci di influenzare le emozioni, incitare o addolcire, addirittura
“incantare” e la musica poteva educare il comportamento umano
ed essere quindi usata come una terapia, come certi suoni degli
strumenti musicali impiegati nei culti misterici per favorire il risveglio e l’elevazione spirituale.
Curt Sachs, il più autorevole e conosciuto etnomusicologo nel
prestigioso libro: “La musica nel mondo antico” un classico del 1943,
tuttora universalmente consultato, riporta nelle 330 pagine notizie
sulle origini della musica, in medio oriente, in Asia orientale, in India
e mentre dedica 78 pagine alla Grecia, sulla musica dell’antica Roma
non trova molto da dire tanto da concludere con: “preferiamo tirare
un velo su questa parte della storia della musica.”
Ma recenti studi e quindi nuove considerazioni hanno portato a
“svelare” questa parte della storia della musica e sostenere che i
Romani rappresentarono il culmine finale dei mondi antichi, per
quanto riguarda gli strumenti musicali, in quanto assimilarono e in
certi casi perfezionarono strumenti musicali giunti da tutto il mondo conosciuto. Non si riscontrano altrove così tante variazioni di
trombe, che erano originariamente etrusche, così per le tibiae, si
ritrovano quelle mesopotamiche, egiziane, etrusche, le varianti greche e quelle con il cornetto giunte con il culto di Cybele, così le
numerose diversificazioni della cithara e lo svariatissimo numero
di strumenti a corde.
Questi fattori sfatano il mito che i Romani fossero un popolo poco
interessato alla musica, anzi la musica era onnipresente nella Roma
imperiale, sottolineava ogni attività. Cicerone sosteneva “la natura
ci ha fatto l’orecchio musicale” e anche gli studi sul teatro antico di
(*) - Coordinatore del Gruppo di Ricerca Musicale “Synaulia”.
Walter Maioli durante la sua relazione al
convegno di Villadose
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F. Dupont, rivelano la predilezione dei Romani per un ascolto musicale a teatro e nella vita.
Attraverso i reperti archeologici, gli oggetti, le rappresentazioni
figurate e le fonti letterarie d’epoca sono stati identificati gli strumenti musicali impiegati dagli antichi romani, ma anche le combinazioni tra i diversi strumenti, le descrizioni sulle tecniche strumentali, sulla musica, sulla sua funzione e le occasioni in cui la si
ascoltava.
Gli antichi romani, come gli altri popoli dell’antichità, non impiegavano come norma la scrittura della musica, in quanto la musica
era considerata un’arte a tradizione orale, spesso colta e segreta
che si trasmetteva direttamente da maestro ad allievo, tipico dei
culti dei misteri e delle tradizioni popolari nelle quali sono tuttora
usati alcuni antichi strumenti musicali, con le stesse tecniche e gli
stessi modi per suonarli.
Le composizioni musicali del nostro gruppo di ricerca sono caratterizzate dallo strumento impiegato e dalle sue possibilità espressive/sonore, melodiche e ritmiche. Abbiamo impiegato “modi musicali archetipi”, tipici dell’area italica e mediterranea, considerando anche che nella Roma imperiale, a cui ci ispiriamo, confluirono
culture e strumenti musicali da tutte le parti dell’impero e oltre.
Anche per la danza abbiamo proceduto utilizzando i medesimi
criteri, accostando l’antico al presente, considerando anche che
molti gesti e suoni hanno talvolta perso la loro devozione divina per
un cambio di valori e credenze.
La musica come la danza esprimeva direttamente la spiritualità
e l’incanto ed erano vissute più come un fenomeno psicoacustico,
motorio ed estatico che estetico e le ultime ricerche sulle funzioni
dell’ascolto confermano “il potere dei suoni degli antichi strumenti
musicali”.
I nostri brani musicali sono ispirati ai personaggi mitologici che
sono delle rappresentazioni di caratteri arcaici preistorici, quali
Fauno-Pan e le Ninfe che esprimono il mondo della foresta e dell’incanto e delle forze della natura, Bacco-Dioniso portatore della
cultura e delle arti primordiali, che si manifestano con gli strumenti
musicali a fiato e a percussione mentre Mercurio e Febo-Apollo
suonavano la lira e la cetra, espressione delle coincidenze matematiche, dell’ordine e della musica “colta”.
I SUONI DEI MISTERI
La magica formula di Bacco e Cibele: tympanum, tibiae e
cymbalum, dalla preistoria i misteriosi rhombus e turbo, i richiami
d’amore di Venere, l’incanto di Orfeo, i misteri contenuti nei suoni
del flauto egizio come nei tintinnii purificatori dei sistri di Iside, tutto
questo diventa un incontro spettacolo di alta suggestione, un‘esperienza psicoacustica nell’udire i “magici” suoni sacri che ascoltavano gli antichi migliaia di anni fa. Ciò è stato possibile grazie alla
riscoperta e la ricostruzione degli antichissimi strumenti musicali
W. Maioli:
Musica e strumenti musicali nella Roma antica: dalla ricostruzione degli
strumenti alla ideazione delle musiche. Resoconto di un’esperienza
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Esibizione del gruppo Synaulia in concerto nel
corso della III edizione della rievocazione del
mercato della centuriazione romana a
Villadose.
che raggiunsero la maggior diffusione e raffinatezza nella Roma
imperiale in quanto confluirono da tutte le parti dell’impero e oltre.
Decine di strumenti, costumi, danze, maschere e azioni teatrali
per quadri a tema, dove i soggetti principali sono gli strumenti
musicali stessi, le loro sonorità e le possibili combinazioni acustiche anche con il luogo del concerto ci sono stati di riferimento
prezioso.
Tutto ciò ci porta a tentare di ricreare l’antico incanto racchiuso in
questi magici strumenti e nella coscienza degli uomini.
La musica ci ricollega oggi come ieri a qualcosa che già esiste
nell’Universo, che l’uomo cerca di catturare e dal quale viene catturato.
Secondo i recenti studi scientifici sulle funzioni dell’ascolto si ha
sempre più la conferma che gli strumenti musicali dell’antichità erano costruiti, abbinati e impiegati per ottenere effetti neuropsicologici
ben precisi.
Per Platone la musica è igiene mentale; il pensiero platonico poggia su cinque costanti:
a) il mondo è costituito secondo principi musicali;
b) la musica ha il potere incantatorio sulla parte irrazionale dell’Io;
c) la vita intera dell’uomo è dominata dall’armonia e dal ritmo;
d) una giusta educazione musicale può garantire la formazione
del carattere;
e) la filosofia è l’espressione più alta della musica.
Vi sono psicosuoni prodotti da antichissimi strumenti, “i primi” di
cui si ha traccia 40.000 anni fa nel paleolitico superiore, contemporaneamente all’arte visuale. Questi rombi volanti sono strumenti
impiegati da sempre per i rituali “segreti” nelle culture sciamaniche
di tutto il mondo. I Greci li chiamavano rhombus e i Romani anche
turbo. Risuonavano a notte fonda. Cosa significassero era un
mistero allora come tuttora in quanto pochissimo è stato scritto
nell’antichità su questi strumenti, tipici dei culti misterici. Ora sono
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oggetto di attento studio da parte di specialisti di diverse discipline.
Parte fondamentale per “elevazioni sensoriali” richieste dai riti
per Bacco e Cibele era l’impiego di determinati strumenti musicali.
Ampiamente e quasi ossessivamente raffigurati per questi scopi
erano strumenti che si suonavano mentre contemporaneamente
si danzava: il tympanum, le tibiae e i cymbalum (da Cibele). I suoni
di questa magica orchestrazione risalente alle prime civiltà sono
capaci di coprire tutta la gamma uditiva - i suoni bassi con il
tympanum: tamburo, i medi con le tibiae : doppi strumenti a fiato e
gli acuti con i Cymbala dischi di bronzo - e generare combinazioni
sonore dalle proprietà psicoacustiche straordinarie.
Si pensi poi alla relazione suoni - colori : il basso è il rosso, il
medio il giallo, gli alti il blu sino agli acuti “ celestiali”. Con questi tre
colori fondamentali si ottengono tutti i colori.
Si scopre anche attraverso le apparecchiature elettroniche che i
doppi strumenti a fiato : ance o flauti a zeppa erano così onnipresenti
nell’antichità perché strumenti evoluti, capaci di facilitare “ l’accordatura “ dei due emisferi cerebrali.
I Romani ritualizzavano sempre considerando la parte destra,
entravano in casa con il piede destro e durante le cerimonie di fronte all’ara, il suonatore di tibiae, ampiamente raffigurato, suona sempre nell’orecchio destro del sacerdote che presiede la cerimonia,
questo per tenere un contatto con la sorgente di beatitudine da
dove proviene la musica e per coprire i suoni inpuri. Molti sono gli
studi in corso sulla destralità dell’ascolto.
Anche i cortei di Dioniso - Bacchus che torna da viaggi esotici tra
cui l’India trasportando tra l’altro strumenti musicali, tipico del mito
preistorico dei portatori di cultura, vuole accostamenti sonori interessanti, tra cui gli strumenti raffigurati in questi turbinosi cortei dei
“ misteri“; oltre a quelli sopraccitati si aggiungono bucine e tube
ovvero corni e trombe e i flauti di Pan, la divinità dei boschi al seguito del corteo, e tutore di Bacco. Pan è affiancato da personaggi del
suo mondo: ninfe e fauni, così compare anche Chirone centauro
con la lyra ed Erato, musa della poesia amorosa con la cithara.
Quando Isis, la dea egizia giunse a Roma con il suo culto si diffuse ampiamente l’uso del sistro, sonagliera di bronzo o argento e
oro dai suoni acuti rivitalizzanti per la mente come lo sono i
tintinnabula, campanelli protettori e guide. Più raro e misterioso il
flauto egiziano, antico di millenni ( ne abbiamo realizzato varie ricostruzioni a partire da un reperto del museo del Cairo ) sicuramente
è il flauto chiamato “obliquo calamo “, di cui parla Apuleio nell’”Asino
d’oro”, in mano ai musicisti di Serapide . Osiride come tramandato
nei paesi arabi contiene nei suoi suoni, per chi è capace di intenderli, “misteri” non trascrivibili.
Lynx è il nome greco e scientifico dell’uccello torcicollo ed è anche il nome dello strumento a rotazione, un “ronzatore“ impiegato
nei misteriosi culti per l’innamoramento legati a Venere.
Abbiamo ricostruito anche la lyra e la cithara, riunendo varie co-
Uso di strumenti a fiato durante il concerto alla
rievocazione del mercato della centuriazione
romana di Villadose del 1998.
W. Maioli:
Musica e strumenti musicali nella Roma antica: dalla ricostruzione degli
strumenti alla ideazione delle musiche. Resoconto di un’esperienza
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noscenze acquisite in questo secolo da diversi ricercatori e
ricostruttori.
La cithara di Orfeo dono di Apollo, simbolo del potere dell’incanto. Ecco perché gli antichi insieme alle tibiae stereofoniche di Marsia
hanno impiegato per millenni la cithara (entrambi gli strumenti appaiono già presso i Sumeri e gli Egizi) perché ha un suono stupendo che incanta veramente. A questo punto più che parlare delle
proporzioni a misura umana della cassa di risonanza preferiamo
sottolineare che per comprendere l’incanto della cithara e del suono degli altri “misteriosi“ strumenti riscoperti bisogna innanzitutto
ricostruirli e quindi “ ascoltarli“. Troppo tempo sono rimasti muti
nomi presenti nei testi classici e nelle mani delle silenziose statue
di marmo. Bisogna reinparare anche ad “ascoltare“, un po’ come
si guarda estasiati una danza e partecipare al “segreto“ messaggio della musica come nei culti misterici.
TRENT’ANNI DI SPERIMENTAZIONE PRATICA TRA SCIENZA
E MONDO DELLO SPETTACOLO
Prima del mio lavoro iniziato negli anni ‘80, nell’archeologia sperimentale della musica, ben poco o nulla era stato fatto sia nella
ricostruzione dei primi strumenti musicali del paleolitico ma anche
per quelli di epoca classica e soprattutto per quanto riguardava la
sperimentazione pratica del loro impiego.
STRUMENTARIO DELL’ANTICA ROMA
TROMBE: tuba,lituus,cornu,bucina
FLAUTI:
siringa,fistulae,tibiae,obliqum
calamo,acutus
ANCE: tibiae pares, impares, elymoi
TAMBURI: tympanum
PERCUSSIONI (idiofoni): crotala, scabillum,
crepundia, sistrum, tintinnambulum, cymbalum,
discos, rhombus, turbo
CORDE: lyra, cithara, pandura, sambuca,
chordae obliquae
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Il primo passo è stato di aver ricostruito o fatto ricostruire o reperito
gli attuali strumenti sopravissuti dall’antichità nelle culture tradizionali, sia quelli preistorici che quelli della cultura classica soprattutto
dell’epoca romana imperiale e di valutarne le possibilità musicali.
Nasceva perciò la necessità di sperimentare la funzionalità negli
ambienti naturali e architettonici e soprattutto di valutare gli effetti
sonori su noi musicisti ma anche sul pubblico.
Desideravo verificare se era proprio vero che certi strumenti erano in grado di generare quei suoni sciamanici e sacri come descrivevano gli antichi, suoni misterici che favorivano un contatto con il
divino e con i mondi invisibili.
E quali effetti acustici si potevano ottenere nelle caverne e nei
diversi ambienti naturali?
E come si udivano trombe, tibiae e cithare negli anfiteatri, in un
teatro antico o durante una pompa (parata)?
In questi casi solo la sperimentazione col pubblico ha portato ad
analizzare appieno il fenomeno. Lavorando al fianco del grande
archeologo Marcus Junkelmann negli anfiteatri di Trier (Augusta
Treverorum) e di Xanten (Colonia Ulpia Traiana) e accompagnando i ludi ginnici e gladiatori del gruppo Ars Dimicandi nelle ricostruzioni storiche di Corfinio, Villadose, Villa del Foro ad Alessandria e
Ferentino ho potuto trarre grandi soddisfazioni.
Quindi il migliore modo di testare la funzionalità di uno strumento
musicale antico ricostruito, è quella di impiegarlo in un contesto in
cui l’artista possa riscoprire gli stimoli cui lo stesso musicista antico era sottoposto. E’ il caso della cithara di epoca romana ricostruita con corde di budello: avrebbe veramente resistito l’accordatura ai cambi climatici dei differenti luoghi mantenendo anche una
bella sonorità? Il suo uso è stato sperimentato nell’accompagnamento alle declamazioni dell’attore Giorgio Albertazzi che affascinato dal suo suono l’ha voluta nel suo spettacolo: “Eros voglio cantare”. E così nell’estate 1999 col nostro gruppo abbiamo impiegato
con notevole successo e nessun problema pratico la cithara accompagnando la voce del maestro in una ventina di rappresentazioni.
Questa esperienza segna il successo dell’archeologia sperimentale della musica applicata allo spettacolo, abbinando la
sperimentazione a rappresentazioni di successo, affascinanti per
il pubblico che viene messo in grado di riscoprire nuovi aspetti culturali degli antichi.
Sperimentazione della cithara, ricostruita
artigianalmente. Riproduzione del tipo usato
nella antica Roma.