SCARICA IL PDF , Parte1 - Il Quaderno di Mauro Scardovelli

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VOLPINI Parte 1
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Trascrizione a cura di
Denis Burghelea
Mauro
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Lei ha visto un partigiano che ne uccideva un altro e lì lei ha preso una decisione :
voleva lavorare affinché nel mondo non succedessero più cose di questo tipo .
Abbiamo un’occasione unica di poterci confrontare con una persona che ha
sperimentato e sperimenta un livello di coscienza completamente diverso; nella quale il
mondo viene visto in modo completamente diverso.
E un altro modo di osservare.
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Angela Volpini
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Avevo intenzione di parlare direttamente dell’umanità realizzata: di come io ho visto le
possibilità dell’essere umano, al di fuori della mia esperienza, perché anziché aprire al
dialogo e alla comunicazione, mette un velo alla comunicazione, perché è
un’esperienza mistica.
Poi,durante la strada, ho cambiato idea: dovevo cominciare per forza dalla mia
esperienza.
Lì c’è il rapporto tra due persone reali . Quello che volevo comunicarvi è proprio
la realizzazione e la pienezza dell’umanità che non è un’astrazione, ma la realizzazione
delle nostre persone.
Mi è sembrato quindi giusto parlarvi della mia esperienza, perché è un incontro di due
persone, come quello di cui io ho avuto esperienza mistica: l’incontro di tutte le nostre
persone, in comunione che da senso alla nostra esistenza personale, perché se no è
facile scivolare in qualcosa che ci riunisce tutti, che ci fa sentire una sola cosa ma a
scapito della nostra persona, con la sua storia, che è un valore.
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due persone e hanno
vissuto la comunione che inglobava tutti e interessava tutto
Parto dalla mia esperienza perché si sono incontrate
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l’universo, perché partiva dalla soggettività di due persone in
comunione.
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Questa comunione tra le persone riesce a mettersi in comunione con tutto.
quest’esperienza è superbo volerla tradurre in parole.
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Avevo sette anni ed ero in un luogo simile a questo, al pascolo, appena dopo la guerra.
La mia famiglia era formata da contadini poveri e facevano ciò che erano capaci di fare:
portare le mucche al pascolo.
Ero con i miei amici, quando mi sono sentita prendere in braccio da una donna. Mi ha
preso da dietro le spalle e quindi io ho sentito il corpo di una donna sulla mia schiena,
e siccome ho intuito che era alto e snello questo corpo, pensavo che fosse una mia zia
e ho girato la testa senza nessuna sorpresa, pensando di incontrare mia zia.
Invece era una persona sconosciuta, una donna bellissima,dolcissima,ma
sconosciuta.
Dopo un primo momento di sorpresa e meraviglia, senza nessuna paura, c’è stato un
riconoscimento che naturalmente a sette anni non potevo fare. C’è stato
un’illuminazione attraverso la quale io
ho riconosciuto questa donna come
l’umanità realizzata come il mio fine, quello che potevo diventare io e ogni essere
umano. Questo era il fine di ogni essere umano.
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Dopo aver avuto questa prima percezione ne ho avuto immediatamente un’altra che
era la prima umanità realizzata: Maria, madre di Gesù.
Questa è stata l’esperienza mistica.
Questa donna aveva iniziato ad essere umanità realizzata molto prima di me, molto
prima di noi e per questo era stata la madre di Gesù.
Dopo, lei mi ha messo in terra e mi ha parlato. Mi ha detto che era venuta ad
insegnarci la via della felicità sulla terra.
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Attraverso queste parole e l’illuminazione, ho capito che il fine dell’essere umano è la
felicità, non è la sofferenza.
Avevo sette anni e avevo poche nozioni della nostra cultura, però io la nozione che la
vita era sofferenza ce l’avevo, perché questa è tipica dei contadini.
Lì ho cambiato pensiero e ho capito che la vita non era fatta per soffrire, ma per essere
felici. In questa comunicazione io ho avvertito anche come si può essere felici; cioè
qual è la via per arrivare alla felicità. Questa è la cosa essenziale per tutti noi.
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La via per essere felici è che ognuno sia se stesso fino in fondo, e che porti fino
in fondo la sua diversità da tutti gli altri, che aggiunga la sua caratteristica
essenziale, perché questo è il motivo per cui vive : per essere se stesso.
Essendo se stesso si può mettere in comunicazione col tutto e scegliere di
amare.
Essere se stesso è il primo passo, scegliere d’amare il secondo.
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Diamo una priorità in questo senso, in realtà io è proprio così che l’ho sentito.
Quello che io ho capito mi basta per tutta la vita e mi è bastato per tutta la vita e anche
per la vita che ci sarà ancora. Ho capito il valore dell’essere umano, cioè non solo il
suo fine, ma anche il valore essenziale ed originale dell’essere umano che è ben
diverso da quello che noi comunemente pensiamo o ci e stato trasmesso.
Io ho capito che l’essere umano è infinita possibilità. In queste infinite
possibilità ognuno di noi deve ritagliare quello che vuole essere, che può essere; cioè
essere se stessi.
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(08.58)
Io ho visto questo valore straordinario; l’essere umano è dotato di un potere creativo
straordinario.
Contemporaneamente, attraverso di lei, ho intuito il divino: la figura di
Dio,come amore e creazione, con un punto personale, una persona che voleva
creare e amare.
Questo amore,che intuivo attraverso maria, aveva riversato su di me e su ogni altro
essere umano il suo amore e il suo sogno.
Io mi sono sentita investita non solo dall’amore di Dio,ma anche dal suo desiderio; dal
suo sogno, cioè che io possa diventare me stessa ed essendo me stessa, che io possa
colloquiare con lui.
Questo è quello che io ho sentito pienamente.Tutto il mio potere e il suo amore l’ho
riconosciuto dentro di me e dentro gli esseri umani. Questo l’ho avvertito perché,
attraverso la comunicazione con Maria, una persona diversa da me, concreta, era la
comunicazione di tutti i passaggi che aveva fatto per la sua umanizzazione personale.
Nella misura in cui lei mi comunicava questi passaggi che l’hanno portata ad essere se
stessa, io vedevo che quegli stessi passaggi di consapevolezze e di scelte erano miei.
Io potevo fare, non dovevo, come ha fatto lei.
In lei c’era pienezza, in me incompiutezza. Nella misura in cui sceglievo di essere me
Lì ho capito che
questa comunicazione tra due persone reali e diverse ci arricchiva e
stessa, io capivo che io arricchivo lei come lei arricchiva me.
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produceva il divino attorno a noi. Quello che riuscivo a percepire
del divino era oltre noi, ma iniziava dalla nostra comunicazione.
Questa è l’esperienza straordinaria che io ho avuto e ricevuto, attraverso la quale ho
capito il valore straordinario dell’essere umano.
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(13.21)
Tornata alla realtà, ho visto un mondo artificiale, rispetto a quello che avevo vissuto,
che avevo riconosciuto come reale, come quello adatto a noi, quello che tutti vogliamo.
Nella vita reale c’era un obbrobrio: riconoscevo di essere un essere umano anche io,
ma i rapporti che c’erano tra gli esseri umani era così diverso e strano, rispetto alla
realtà che avevo visto possibile per gli esseri umani, che mi sembrava di essere dentro
un altro mondo irriconoscibile . Ho fatto una fatica non indifferente ad adattarmi al
nostro mondo, al mio quotidiano. Dovevo riconoscere che ero una persona umana,
come tutti gli altri, che avevo avuto questa visione che gli altri non avevano avuto. È per
questo che gli altri vivevano così miseramente, così al di sotto delle loro possibilità.
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Questo è quello che ho compreso.
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Voglio trasmettervi la mia fatica che dovrebbe essere anche la vostra.
Ho dovuto fare questa premessa per dirvi quale é stata la mia fatica.
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La mia fatica è stata quella di trovare la connessione tra il
mondo reale, cioè la vita umana, normale, con questa visione.
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Volevo trovare una connessione, capire a cosa serviva quella vita rispetto alla nostra.
Non potevo ritenerlo un sogno, perché era così forte quello che avevo vissuto... sentivo
che era quello omogeneo a me.
Il mondo normale non lo riconoscevo come mio.
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Io sono stata immediatamente analizzata da psichiatri e teologi, ma capivo che non mi
comprendevano perché avevano tutti una cultura del limite: i religiosi avevano il
peccato, e quelli non religiosi dicevano che noi siamo degli esseri limitati. Capivo che
non c’era possibilità di comprendersi, perché c’era una visione a monte
completamente diversa. Questo mi faceva un po paura perché pensavo di essere in un
mondo che io non riconosco.
Visto che attraverso la comunicazione razionale o sensoriale non c’era comunicazione,
io mi sono messa in ascolto.
Ho pensato che dovevo iniziare ad ascoltare gli esseri umani.
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Visto che avevo questo fenomeno pubblico, la gente veniva da me con l’idea che io,
avendo visto Maria, avessi poteri particolari.
Ma non ne avevo nessuno e non ne ho mai avuto nessuno. Io ho approfittato di questo
per conoscere le persone.
Visto che c’era questa predisposizione straordinaria all’apertura, io ne ho approfittato
per osservarle, ascoltarle e fare qualche piccola domanda.
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Nell’ascoltare gli esseri umani, di tutti i tipi, poiché non ho mai
fatto distinzione, mi sono accorta che tutti gli esseri umani
desideravano e volevano ciò che io avevo vissuto. Tutti
volevano essere accolti, riconosciuti e amati attraverso
la vita.
È entro il desiderio più profondo dell’essere umano che ho
trovato la connessione con ciò che ho visto. Il
riconoscimento di ciò che è bene per l’essere umano è la
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connessione.
Qui ho capito che quello che Maria mi aveva fatto comprendere era il desiderio più
profondo dell’essere umano, che ha accompagnato sempre tutta l’umanità.
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(20.07)
Gli esseri umani sono increduli rispetto alle possibilità che hanno di incarnare e
realizzare questo desiderio. Hanno avuto bisogno di qualcosa di diverso, di affidarsi a
Dio, ai santi, ai guru, perché realizzassero questo desiderio.
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Gli uomini hanno sempre sperato che qualcuno riuscisse a realizzare
quello che loro desideravano, non hanno mai compreso che erano
loro stessi che potevano dare una risposta a questo desiderio.
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Nessun altro può dare risposta a questo desiderio, nemmeno Dio stesso, perché la
nostra caratteristica è la nostra libertà, è il nostro senso di esistere.
Io ho capito che questo è l’unico modo di essere felici, perché diamo senso alla nostra
esistenza personale storica e a tutte le esistenze personali storiche che ci hanno
precedute e quelle che verranno. Noi possiamo costruire una comunione di
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persone straordinarie, e ho capito che essendo noi stessi fino in fondo
possiamo dare qualcosa agli altri, e che
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l’umanità di tutti è arricchita proprio dalla soggettività di
ciascuno se la pone sull’altare del mondo.
Ho capito che Maria non ha parlato a caso,ma ha parlato dalla sua esigenza storica
personale, e ne ha fatto il suo processo di umanizzazione.
Anche noi potevamo fare altrettanto a partire dallo stesso punto desiderante, e fare il
nostro processo di umanizzazione. Quello che lei ha fatto nella sua vita, nella sua
storia, noi tutti possiamo farlo nella nostra perché non abbiamo niente di diverso da lei
e lei non ha avuto niente di diverso da noi.
Ha avuto la sua vita fisica, concreta, spirituale e ha fatto di tutte queste qualità la sua
unità per realizzare quello che lei ha voluto realizzare: identificarsi in se stessa e
scegliere di amare.
Maria è stata una donna coraggiosa perché ha creduto in se stessa e ha sfidato il
mondo, la sua cultura, la sua religione.
Poteva essere lapidata immediatamente per quello che diceva, per quello che pensava
e per quello che ha fatto, ma non ha avuto timore: lei ha sfidato il mondo per essere se
stessa e noi per essere noi stessi dobbiamo fare la stessa cosa; dobbiamo sfidare il
mondo. Il mondo ci vuole omologare perché è più semplice organizzarci se siamo
omologati. È molto difficile organizzare una convivenza umana che dia la possibilità ad
ognuno di noi di esprimere la sua soggettività e di farne un dono a tutti gli altri. Non ci
siamo ancora riusciti. Ci riusciremo però perché siamo in buon cammino.
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Riportando ad oggi la mia esperienza, rispetto a sessantotto anni fa, c’è un salto di
qualità eccezionale. Io sentivo proprio che anche tra i più colti non capivano niente di
quello che dicevo. Oggi mi rendo conto che la gente, almeno un po', capisce di quello
che sto dicendo perché l’esigenza di essere noi stessi è riaffiorata , è
diventata a livello storico; è qualcosa di importante.
La gente ha capito che o la loro vita ha un senso, oppure la loro vita è inutile.
Questa consapevolezza è molto diffusa.
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C’è ancora un problema: noi cerchiamo fuori di noi una risposta, un’indicazione. Siamo
arrivati ad un livello di coscienza alta, in cui percepiamo che o la nostra vita ha un
senso o se no, non ne ha proprio, ma pensiamo che questo senso ci venga ancora da
fuori. Non siamo ancora preparati.
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Quello che posso dire è che il senso o ce lo diamo noi o non ce lo da nessuno, perché
questa è la nostra caratteristica. La vita degli esseri umani è questa. Noi siamo un
cumulo di possibilità e dobbiamo ritagliarci la nostra possibilità, quello che
vogliamo essere e questo è il senso della nostra vita.
Ognuno di noi deve dare un senso a se stesso e alla sua vita, perché la vita in
sè non ce l’ha, è pura possibilità.
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Questa è la nostra grandezza: ognuno di noi può dare il senso che vuole alla sua vita
ed è in questo che gli appartiene la sua vita, è in questo che diventa se stesso.
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Se invece cerchiamo il senso fuori da noi, viviamo la vita di un altro e non la nostra.
Questo è quello che ho capito del valore della persona.
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Come “umanità realizzata” ho capito che è proprio l’espressione della
soggettività di ognuno di noi offerta come dono agli altri che è la pienezza.
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La pienezza è l’integrazione permanente, continua e dinamica delle nostre
soggettività messe a disposizione di tutti.
Questo è quello che ho capito. Se devo immaginare al paradiso per me è questo.
La beatitudine avviene dal dono di sé all’altro e dalla capacità di ricevere il dono
dell’altro che continua ad alimentare la nostra umanità, a rendere sempre più grande la
nostra umanità.
Questa è la dinamica di quello che io immagino sia il paradiso, ma è la dinamica che
può esserci già adesso, perchè è una dinamica continua che può cominciare con la
nostra vita e non finire mai.
Non è al di là, ma è anche al di qua.
È una dinamica che possiamo mettere in atto noi, in questo momento, e che non finirà
mai più perchè ci alimentiamo dal dono reciproco.
La realizzazione della comunità sulla terra è possibile perchè noi ci siamo e possiamo
tentare di essere noi stessi, auto crearci e scegliere l’amore. Scegliere l’amore vuol
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dire mettere a disposizione di tutti quello che è solo tuo, la tua
originalità, che solo tu puoi offrire agli altri.
Questa è l’umanità realizzata.
È il concorso di ognuno di noi alla pienezza degli altri e tutti gli altri concorrono alla
nostra pienezza. Questo è un moto dell’anima, è una scelta di vita che va declinata in
una cultura diversa, una cultura del valore dell’essere umano, di una spiritualità diversa.
L’altro non deve essere il nemico, l’estraneo, ma è la tua ricchezza.
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Questo dovrebbe essere declinato poi nella politica, che deve essere molto di più che
un posto dove vivere decentemente; dovrebbe essere lo spazio dove ogni originalità
possa esprimersi per la ricchezza di tutti.
Quello che Mauro sta approfondendo e che a me piace molto è tutto il processo per
arrivare al dono, che è il dono di tutte le nostre conoscenze, fino ad arrivare al dono di
noi stessi per l’arricchimento di tutti.
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