E diventare suoi discepoli… per rimanere nel Suo Amore

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E diventare suoi discepoli… per rimanere nel Suo Amore
E diventare suoi discepoli… per rimanere nel Suo Amore
Approfondimento
Diventare discepole … nell’apertura della fede
(Gv 6,59-71)
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Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60 Molti dei suoi
discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?".
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Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo,
disse loro: "Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era
prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho
detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono". Gesù
infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che
lo avrebbe tradito. 65E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me,
se non gli è concesso dal Padre".
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Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più
con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?". 68Gli rispose
Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo
creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". 70Gesù riprese: "Non sono forse io
che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". 71Parlava di Giuda, figlio
di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.
Per l’ascolto
Al termine del discorso del pane di vita, Gesù si scontra ancora una volta con
l’incomprensione di chi lo segue. La sua parola è giudicata «dura» ed è in questo contesto
di crisi che Gesù fa appello alla fede dei discepoli, che resta un dono: «Nessuno può venire
a me, se non gli è concesso dal Padre» (6,65). Non basta riconoscerlo come «profeta» e
neanche come «re» messianico (Gv 6,14-15), perché è necessaria una fede completa nel
mistero di Cristo, che si presenta come Pane di vita.
La risposta di Pietro colma la mancanza di fede dei discepoli, quando prende la parola e
afferma «Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (6,69). Il Quarto
Vangelo associa credere e conoscere; si tratta di una conoscenza nuova, non secondo la
carne e il sangue. Siamo al culmine della confessione di fede di Pietro, che è l’adesione
senza riserve a Gesù.
È il cammino richiesto ai Dodici, menzionati come tali solo qui e al cap. 20,24. In un
contesto di crisi e di defezione di quei discepoli rimasti intimamente delusi dalla parola di
Gesù, a chi resta è chiesto di continuare a «rimanere nel suo amore». Essi si lasceranno
attirare dall’amore del Padre per andare da Gesù e accogliere le sue parole «dure», vale a
dire non riducibili al sentire e alle attese parziali dell’uomo.
Pietro si lascia “toccare” dal Signore attraverso l’umanità concreta di Gesù. Il Quarto
Vangelo situa il tradimento di Giuda come sfondo ai passi di Pietro, quasi a mostrare i vari
tipi di infedeltà e di non riconoscimento del Signore Gesù, che trovano sempre posto nella
comunità dei discepoli.
Fede e incredulità, apertura e chiusura al Suo mistero sono intrecciati e il credente è
chiamato sin dal Battesimo a questa lotta, per lasciare spazio all’azione dello Spirito.
La fede cristiana è sempre un pensare e un sentire altrimenti, nell’apertura di ciò che è
Itinerario formativo dell’anno 2010/11
E diventare suoi discepoli… per rimanere nel Suo Amore
umano al Mistero. L’adesione di fede che Pietro pronuncia a nome di tutti («Noi»),
confessa quel di più che l’uomo da solo non può inventare, ma solo scoprire come dono
che proviene da altri, da un Altro.
Pietro continuerà a seguire il suo Maestro tra alti e bassi, un passo dopo l’altro, eppure la
confessione di fede nel «Santo di Dio» resta un punto fermo, un dono che sembra
rinnovare per lui la chiamata della prima ora che, cambiandogli nome, lo aveva
trasformato per sempre.
La fede è un continuo convertirsi a Dio, un continuo consegnargli il cuore, cominciando
ogni giorno, in modo nuovo, a vivere la fatica di credere, di sperare, di amare e, proprio
per questo, a esistere per gli altri. In fondo il credente è un povero “ateo” che ogni giorno
si sforza di cominciare a credere (Bruno Forte).
Per questo è vitale «coltivare lo spazio del cuore, lasciarsi toccare da Dio – dagli uomini –
dalla storia» (Documento progettuale 2010-2014)
Dalle Costituzioni
Ci è chiesto semplicemente di “essere” e “stare”, certe che Lui non solo ci accompagna,
ma ci precede e fa delle nostre vite luoghi di bellezza frutto di un Incontro
«Guidata dallo Spirito, la Missionaria sceglie di seguire, nella fede, “il Figlio di Dio che si è
fatto nostra via” e di vivere nel mondo la forma di vita sua e della sua Santissima Madre.
Pellegrina sulle strade del mondo, vive libera da ogni attaccamento per restituire al
Signore Dio Altissimo e Sommo tutti i suoi beni, riconoscendo che tutti i beni sono suoi e
rendendogli grazie» (art. 14).
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