la gazzetta del mezzogiorno
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2 PRIMO PIANO Martedì 15 aprile 2014 ISTITUZIONI E PARTITI LE SCELTE DEL GOVERNO L'unico «numero 1» della vecchia guardia che conserva il posto è Gianni De Gennaro. Stipendi non oltre i 238mila euro Il premier annuncia le nomine tra rivoluzione e perplessità Moretti passa a Finmeccanica. All’Eni arriva la Marcegaglia. Arcuri verso Ferrovie l ROMA. La rivoluzione era stata promessa e la rivoluzione è arrivata, con il cambio di sette manager su otto, l’arrivo di tre donne alla presidenza e l’addio ai vecchi amministratori delegati dopo una decina d’anni di servizio. La nuova mappa delle partecipazioni statali indicata dalle liste comunicate da Palazzo Chigi, dove non viene specificato il ruolo cui i nomi sono destinati, ma tradizionalmente il primo è quello riservato al presidente e il secondo all’a.d, vede innanzi tutto un massiccio sbarco sulla scena delle donne (anche se, per la verità, non nel ruolo operativo di amministratore), così come avevano annunciato vari esponenti del governo Renzi, premier in testa. E quindi alla presidenza dell’Eni arriva l’ex numero uno di Confindustria, Emma Marcegaglia; a quella dell’Enel approda Patrizia Grieco, attualmente a capo di Olivetti; per le Poste, infine, è stata scelta Luisa Todini, ora nel cda della Rai e con un passato su posizioni di centrodestra. L'unico presidente della vecchia guardia che conserva il posto, confermando quindi ampiamente il toto-nomine impazzato nei giorni scorsi, è Gianni De Gennaro, che rimane a Finmeccanica. «Sono particolarmente soddisfatto per la forte presenza femminile, segno di un protagonismo che chiedeva da troppo tempo un pieno riconoscimento anche da parte del settore pubblico, in linea, anzi all’avanguardia, rispetto alle migliori esperienze europee ed internazionali", ha commentato Renzi. Altra novità, per i presidenti, sarà lo stipendio: al massimo 238mila euro annui lordi. Quattro volti nuovi, o in qualche caso semi-nuovi, invece, per la posizione di amministratore delegato. All’Eni e all’Enel finisce l’era rispettivamente di Paolo Scaroni e Fulvio Conti, che vengono sostituiti da due interni: al gruppo petrolifero viene promosso Claudio Descalzi, artefice della grande fortuna nell’esplorazione del Cane a sei zampe e unanimemente considerato il delfino del precedente a.d, mentre al gruppo FINMECCANICA Mauro Moretti elettrico Francesco Starace conquista la poltrona principale dopo aver gestito con successo il business delle rinnovabili con Enel Green Power. Le recenti polemiche sullo stipendio non hanno evidentemente influito sul destino di Mauro Moretti, che da amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato trasloca con la stessa posizione a gestire le complesse sfide, trasporto ferroviario in testa, che si trova ad affrontare Finmeccanica; alle Poste, infine, un’altra conferma delle indiscrezioni, con mister Agenda digitale, Francesco Caio, che la spunta su un altro nome circolato con insistenza, quello dell’ad dell’Espresso Monica Mondardini. Nessun nome, per il momento, su Terna, su cui deciderà Cdp, ma per la quale si fa per la presidenza il nome di Catia Bastioli, a.d. di Novamont, azienda novarese leader nella produzione di chimica e plastica 'verdè, e di Aldo Chiarini per il ruolo di a.d. Dopo quattro ore di riunione a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, dunque, le quattro grandi aziende di Stato hanno un nuovo management. Se per molti nomi le scelte non si sono discostate dalle voci che sono circolate nei giorni scorsi, in almeno un caso si può parlare di vera e propria sorpresa che non mancherà di destare qualche polemica: si tratta di Luisa Todini, imprenditrice, eletta deputata europea nelle liste di Forza Italia nel 1994. Una volta fatte le nomine principali, tuttavia, il lavoro del governo non può dirsi esaurito su questo fronte. Con la decisione di trasferire Moretti in Finmeccanica, infatti, si scopre una posizione alle Ferrovie e andrà quindi individuato un nuovo a.d, poltrona per la quale è circolato con insistenza il nome di Domenico Arcuri. Il successore di Moretti, ha assicurato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, sarà nominato «nelle prossime ore, nei prossimi giorni, non è un problema». Per alcuni dei manager dimessi, inoltre, potrebbero aprirsi altre porte. QUATTRO DONNE PRESIDENTI I consigli di amministrazione invasi da un esercito rosa l ROMA. Undici donne nei cda delle grandi società partecipate del Tesoro. È la «carica delle donne». Ecco di seguito chi sono e i profili delle quattro donne proposte per i vertici di Eni, Enel, Poste e Terna. ENEL - Patrizia Grieco presidente e Paola Giardinio membro del cda. La Grieco è dal 2013 presidente esecutivo di Olivetti. Milanese, classe 1952, laureata in Legge inizia la carriera nel 1977 presso Italtel. Da settembre 2003 a gennaio 2006 ricopre il ruolo di a.d. di Siemens Informatica. Da febbraio 2006 è Partner di Value Partners e a.d. del Gruppo Value Team. Siede nei consigli di amministrazione di Fiat Industrial e Italgas. ENI -Emma Marcegaglia presidente; Diva Moriani in cda; Paola Camagni e Stefania Bettoni nel collegio sindacale. La Marcegaglia, prima presidente donna di Confindustria è nata a Mantova nel 1965. In Confindustria è stata prima vicepresidente con delega per l'Europa; dal 1996 al 2000 presidente dei giovani; dal 2000 al 2008 vicepresidente; presidente fino al 2012. Presidente dell’università Luiss per nel 2010-2013 e quindi presidente di BusinessEurope. POSTE - Luisa Todini presidente e Elisabetta Fabbri nel cda. La Todini, membro del cda Rai (dal 2012, eletta in quota Lega/Pdl), è presidente della Todini Costruzioni Generali e di Todini Finanziaria. Nata a Perugia nel 1966 è eletta eurodeputata nel ‘94 per FI. È stata presidente della Federazione industria europea delle costruzioni dal 2010 al 2012, del Comitato Leonardo dal 2009, del Foro dialogo italo-russo dal 2004. TERNA -Catia Bastioli verso la presidenza. È amministratore delegato di Novamont. Nata a Foligno nel 1957, Bastioli è autrice di diverse invenzioni bioplastiche. FINMECCANICA - Marta Dassù e Marina Calderone nel cda. LA STRATEGIA IL PREMIER IMPONE LO SCHEMA DEL «CAMBIARE VERSO ALLE SOCIETÀ CHE RAPPRESENTANO ASSET FONDAMENTALI» Renzi a tutto campo ma prima sale al Colle La vicepresidente Reding Le quote rosa piacciono a Bruxelles «ma non è ancora sufficiente» BRUXELLES. Cresce in Italia il numero delle donne nei Consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa e la «rivoluzione rosa» piace a Bruxelles, che incoraggia ad andare avanti su questa strada. Tuttavia, col 15% di presenze femminili nei ruoli decisionali, il Belpaese resta al di sotto della media Ue, che si attesta al 17,8%. «E' negli Stati membri dove sono state introdotte leggi nazionali sulla parità di genere, che si notano i passi avanti più grandi», spiega il vicepresidente della Commissione Viviane Reding. La Francia è in testa. Ma anche «l'Italia ha fatto progressi molto forti, ed ha una legge sulle quote rosa», evidenzia l’esponente. Nel periodo tra l’ottobre 2010 e l’ottobre 2013 la percentuale di donne nei Cda è aumentata in 22 dei 28 Paesi dell’Unione. Le crescite più incisive si sono registrate in Francia (17,4%); Slovenia (11,8%); Italia (10,4%); Olanda (10,2%) e Germania (8,8%). La media europea ha fatto registrare il 5,9%, mentre la performance peggiore è stata della Romania, con una diminuzione di presenze del 13,5%. Tuttavia, i dati rivelano che nonostante la rincorsa degli ultimi anni, nel 2013 l’Italia col 15%, è rimasta al di sotto della media europea, che si è attestata al 17,8%. Le donne sono arrivate a rappresentare almeno un quarto dei membri dei board delle società solo in cinque Paesi. l ROMA. Rinnovamento e forte presenza femminile. E Matteo Renzi festeggia l’obiettivo raggiunto: vinte le resistenze, il premier impone il suo schema del «cambia verso» al vertice di società che «rappresentano asset fondamentali per il Paese» come Eni, Enel, Finmeccanica, Poste. Ma è stata una lunga giornata quella che precede l'annuncio della fine di una partita complicatissima che da sempre tocca interessi pesanti. Ore non facili, quindi. Un lunedì di fuoco chiuso a sorpresa con un colloquio con Silvio Berlusconi a palazzo Chigi teso a blindare il dossier riforme e a tranquillizzare un alleato assai nervoso in attesa delle decisioni del tribunale di sorveglianza di Milano. L'annuncio arriva con un comunicato della presidenza del Consiglio intorno alle 21, a mercati chiusi. In ambienti di governo in un primo momento si ipotizzava potesse arrivare nel pomeriggio, ma da Palazzo Chigi smentiscono ci sia stato alcun ritardo: semplicemente «l'attesa dell’after market», dicono. Renzi sottolinea il risultato: «una squadra di professionisti di grande qualità e riconosciuta autorevolezza» con una «forte presenza femminile, segno di protagonismo» che ci pone oggi in avanguardia in Europa. Un risultato di non poco conto per il premier, che manifesta la sua grande soddisfazione. Pronto al prossimo obiettivo. Renzi, che poco dopo l’annuncio riceve a Palazzo Chigi Silvio Berlusconi, vuole ora concentrare le sue energie sul taglio dell’Irpef che approderà venerdì in Cdm e sulla lotta alla burocrazia. Dei suoi progetti riferisce al presidente Giorgio Napolitano in mattinata, al Quirinale, di ritorno a Roma dalla sua Pontassieve. Tra nomine e annunciato taglio dell’Irpef, la settimana è cruciale per l’azione del governo sul fronte economico. E già domenica il capo del governo e il presidente della Repubblica si sentono al telefono: al centro del colloquio i temi dell’Expo dopo la visita di Renzi a Milano. Poi, in mattinata l’incontro di persona per una ricognizione sugli sviluppi della politica economica del governo, anche do- QUIRINALE Giorgio Napolitano e Matteo Renzi po gli incontri internazionali del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Fmi. Ma al centro del colloquio al Colle, riferiscono fonti parlamentari, c'è anche il delicato tema delle nomine. Alla stretta finale, si fanno roventi i telefoni, si intensificano i contatti. Renzi verso le 11.30 si concede, complice la giornata primaverile, una passeggiata a piedi dal Quirinale a Palazzo Chigi che si trasforma in un bagno di folla. Poi, si chiude nel suo ufficio a Palazzo Chigi dove con Graziano Delrio e Luca Lotti lavora per completare liste. Le resistenze, raccontano, fino all’ultimo non mancano. Verso l'ora di pranzo Renzi viene raggiunto a Palazzo Chigi da Padoan e si procede in «riunione permanente» per circa quattro ore. Ci sono contatti con i partiti: Angelino Alfano raggiunge Renzi nel suo ufficio e si segnalano contatti anche con Forza Italia e con i partiti del centro. Gianni De Gennaro, che andrà al vertice di Finmeccanica, viene avvistato nei pressi del palazzo del governo. L’uscente Paolo Scaroni viene ricevuto al Quirinale. Ore di attesa e di tensioni, poi l'annuncio: c'è il rinnovamento, c'è la «forte presenza femminile», sottolineano da Palazzo Chigi. Come promesso. Serenella Mattera