Claude-Nicolas Ledoux (1735-1806), Rotonde de la Villette, Parigi

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Claude-Nicolas Ledoux (1735-1806), Rotonde de la Villette, Parigi
Claude-Nicolas Ledoux (1735-1806), Rotonde de la Villette, Parigi,
1784-89
Negli anni '80 del '700 il fisco francese (Ferme générale) costruì una
cinta daziaria intorno a Parigi, una muraglia alta 3 m. e spessa appena
1 m., pertanto priva di valore militare:
“L'inconcepibile muraglia che tra non molto cingerà interamente Parigi,
dovrebbe costare 12 milioni; ma visto che dovrebbe fruttarne due
all'anno è chiaro che è un buon investimento. Far pagare il popolo per
farlo poi pagare ancora di più: cosa c'è di più bello? Ma ciò che è
rivoltante sotto tutti i punti di vista, è vedere gli antri del fisco trasformati
in palazzi a colonne, in vere fortezze. Alcune figure colossali
accompagnano questi monumenti. Ne vediamo una, dalla parte di
Passy, che tiene in mano delle catene e le offre a chi arriva; il genio
fiscale personificato con le sue vere caratteristiche. Ah! Signor Ledoux,
lei è un terribile architetto!” (L. S. Mercier, Ritratto di Parigi, 1781).
Ledoux progettò 55 barriere, o caselli daziari, ispirate ai modelli
dell'antichità o del Rinascimento (Pantheon, Tempietto di Bramante,
Rotonda di Palladio), combinati con molta immaginazione: “L'artista si è
accontentato di dare a questi uffici un carattere pubblico, e affinché
l'architettura non venisse inghiottita da spazi immensi ha pensato di
utilizzare uno stile più severo e più deciso”.
La Rotonde de la Villette è una delle poche barriere di Parigi
sopravvissute alle distruzioni della Rivoluzione del 1789.
La pianta è a croce greca, sormontata da un cilindro, con effetto imponente. Drammatico è il contrasto tra le forme
circolari e quelle squadrate, come tra i pieni e i vuoti.
La barriera non è solo un’architettura funzionale, ma è anche un’architettura parlante, ha un valore simbolico. Della città
capitale essa è la prima immagine, quella che ne denuncia il ruolo di dominio e controllo sull’intera nazione e proprio
come simboli dell’assolutismo le barriere furono prese d’assalto e distrutte dai rivoluzionari.
Nonostante l’aspetto visionario, le architetture progettate da
Ledoux sono pratiche e funzionali: hotels particuliers, palazzi di
giustizia, prigioni, teatri, scuole, dogane, strutture industriali,
magazzini e mercati.
Gli edifici per la città ideale di Chaux e per il villaggio di
Maupertuis arrivano al massimo della comunicazione simbolica e
metaforica, fino ad essere fisiognomici, a scapito della
funzionalità: una sfera diventa la sede delle guardie campestri, un
cilindro in orizzontale diventa l’abitazione del bottaio, un ponte
diventa la casa del sorvegliante del fiume (isomorfismo).
Si conferma la tendenza visionaria radicale verso la
combinazione di forme architettoniche geometriche, pure,
primarie, elementari.
C.-N. Ledoux, Casa del direttore delle sorgenti, Chaux,
(in alto); Casa delle guardie forestali, Maupertuis (in
basso); Oikema (progetto di una casa di piacere, a
destra)
Le Saline Reali di Arc-et-Senans sono situate in mezzo alle colline della Franche-Comté, vicino a
Besancon. Vennero commissionate dal re Luigi XV per garantire lo sfruttamento delle fonti
salmastre di Salins-les-Bains. La manifattura di Arc-et-Senans avrebbe dovuto essere uno dei
primi esempi di insediamento produttivo integrato, composto da impianti industriali e unità
abitative per i lavoratori.
Claude-Nicolas Ledoux, eminente progettista dell'epoca prerivoluzionaria, fu il primo architetto
nella storia ad occuparsi della progettazione globale di un centro industriale, per fare delle Saline
Reali un insediamento modello.
Solo la prima fase del progetto andò in porto. L'impianto è radiocentrico, impostato intorno alla
monumentale residenza del direttore, nucleo primario di autorità, organizzazione e controllo. Di
fianco, sempre in posizione centrale, si trovano gli atelier di produzione del sale, mentre gli alloggi
e i servizi per gli operai sono dislocati lungo un perimetro circolare, simbolicamente “puro come
quello descritto dal sole nella sua corsa”.
L'uso di simboli e metafore visive, o figurative, è alla base dell'architettura di Ledoux, convinto che
ogni edificio dovesse comunicare in modo immediato la propria funzione, ma anche istruire i
cittadini ed edificarli, seguendo le teorie di Rousseau e gli ideali della Massoneria. Le città
avrebbero dovuto diventare dei grandi libri aperti votati al soddisfacimento dei bisogni materiali e
spirituali dell'uomo, ma anche alla sua istruzione, imponenti poemi figurativi composti secondo le
regole di un'architettura che si autoproclamava “parlante”.
Questa ossessione didattica fu il carattere guida della seconda parte del progetto visionario di
Arc-et-Senans, purtroppo rimasto soltanto sulla carta. All'esterno del nucleo produttivo già
realizzato avrebbe dovuto svilupparsi, in tutta la sua complessità di funzioni, una vera e propria
città, ricca di viali alberati e di edifici pubblici di ogni genere: la città di Chaux.
La città doveva estendersi intorno alla fabbrica in modo disperso nel verde, secondo il principio
della “città come bosco” di Laugier, preludio delle future città-giardino. La sua struttura era
rappresentata da un viale concentrico alla piazza centrale ellittica e da altri viali radiali. Mentre i
viali radiali erano destinati all'insediamento residenziale basato sul principio della casa
unifamiliare isolata, gli edifici pubblici avrebbero dovuto sorgere lungo il perimetro della piazza e
lungo il viale concentrico: monoliti quadrati come il tribunale (Pacifère o Tempio della
Conciliazione), la cui semplice stereometria era un omaggio alla quadratura della legge, oppure il
cimitero, una sfera gigantesca di 80 metri di diametro parzialmente interrata, che simbolizzava
l'eternità e l'imperturbabilità dei corpi celesti. L'edificio più noto tuttavia, è l'Oikema, o Tempio delle
Passioni: in base ad un curioso metodo pedagogico, si proponeva di offrire agli abitanti della città
piaceri sensuali d'ogni genere, in modo che essi, nauseati, si allontanassero dal libertinaggio,
scegliendo il matrimonio. Questo concetto era espresso dalla massima incisa sul suo frontespizio:
“Qui confiniamo le volubili grazie per immortalare la virtù”. La metafora figurativa, riprodotta in
pianta, era in questo caso decisamente "parlante" (un fallo), mentre le facciate austere e senza
decorazione si ispiravano alla logica del contrappasso: “Questi muri tranquilli nascondono le
agitazioni dell'interno”.
La purezza delle linee era una delle aspirazioni più alte di Ledoux. Per questo suo minimalismo
decorativo, oltre che per una concezione degli edifici come unità autonome slegate dal contesto,
Ledoux viene considerato un precursore del Movimento Moderno, idealmente vicino, per esempio,
al primo Le Corbusier. Ma la sua influenza è stata decisiva soprattutto sulle grandi utopie sociali e
urbane dell'Ottocento, dalle cittadelle rurali e autosufficienti sognate da Charles Fourier, i
cosiddetti phalanstères, al radioso paese di Nowhere descritto da William Morris.