2001_Ratti_Il Sole

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28-01-2001
IL SOLE 24 ORE
DOMENICA
ARCHITETTURA
ARC-ET-SENANS - Una mostra discutibile, ma utile per capire la personalità di un architetto come Ledoux
La città ideale è in mezzo alle saline
Carlo Ratti
di Carlo Ratti
Della mostra <Alla ricerca della città ideale>, allestita alle Saline Reali di Arc-et-Senans, si può dire di tutto.
Che i percorsi espositivi non sono particolarmente chiari. Che i curatori, messi di fronte a temi ghiotti come la
città e l'utopia, non sono stati abbastanza selettivi. Che le opere in mostra, pur affascinanti come contenuti,
non sono di grande pregio o rarità. Ma non si può sostenere che manchi la scenografia.
Le Saline Reali, infatti, sono esse stesse una piccola città ideale. Situate in mezzo alle levigate colline della
Franche-Compté, vicino a Besanton, vennero commissionate dal Re Luigi XV per garantire lo sfruttamento
delle fonti salmastre di Salins. La manifattura di Arc-et-Senans avrebbe dovuto essere uno dei primi esempi di
insediamento produttivo integrato, composto da impianti industriali e unità abitative per i lavoratori. Fu ClaudeNicolas Ledoux, eminente progettista dell'epoca prerivoluzionaria, a intuire le potenzialità di un tale programma
urbanistico. Era probabilmente la prima volta nella storia che un architetto avrebbe potuto occuparsi della
progettazione globale di un centro industriale. Perché allora non fare delle Saline Reali un insediamento
modello? Nonostante le difficoltà e lo scetticismo di molti contemporanei, la prima fase del progetto andò in
porto. Ne sono testimonianza i grandiosi edifici in pietra che ancora oggi si possono ammirare ad Arc-etSenans, catalogati dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità e sottratti alla rovina dopo non poche
disavventure. L'impianto è radiocentrico, impostato intorno alla monumentale residenza del direttore, nucleo
primario di organizzazione e di controllo (qui è allestita la mostra sulla città ideale). Di fianco, sempre in
posizione centrale, si trovano gli atelier di produzione del sale, mentre le abitazioni degli operai sono dislocate
lungo un perimetro circolare, simbolicamente <puro come quello descritto dal sole nella sua corsa>.
L'uso di simboli e metafore figurative è alla base dell'architettura di Ledoux. Simpatizzando con una corrente di
pensiero all'epoca piuttosto diffusa, egli era convinto che ogni edificio dovesse comunicare in modo immediato
la propria funzione, contribuendo a istruire i cittadini e, per così dire, a edificarli. Le città avrebbero dovuto
diventare dei grandi libri aperti votati all'istruzione del pubblico, imponenti poemi figurativi composti secondo le
regole di un'architettura che si autoproclamava parlante. Questa ossessione didattica fu il carattere guida della
seconda parte del progetto visionario di Arc-et-Senans, purtroppo rimasto soltanto sulla carta. All'esterno del
nucleo produttivo già realizzato avrebbe dovuto svilupparsi, in tutta la sua complessità di funzioni, una vera e
propria città, ricca di viali alberati e di edifici pubblici di ogni genere. Monoliti quadrati, come il Pacifère o
Tempio della conciliazione, la cui semplice stereometria era un omaggio alla quadratura della legge. Oppure il
cimitero, una sfera gigantesca di 80 metri di diametro parzialmente interrata, che simbolizzava l'eternità e
l'imperturbabilità dei corpi celesti. L'edificio più noto tuttavia, è probabilmente l'Oikema, o Tempio delle
passioni. In base a un curioso metodo pedagogico, si proponeva di offrire agli abitanti della città piaceri
sensuali d'ogni genere, in modo che essi, nauseati, si allontanassero dal libertinaggio. Questo concetto era
espresso dalla massima incisa sul suo frontespizio: <Qui confiniamo le volubili grazie per immortalare la virtù>.
La metafora figurativa, riprodotta in pianta, era in questo caso decisamente "parlante" (un fallo), mentre le
facciate austere e senza decorazione si ispiravano alla logica del contrappasso: <questi muri tranquilli
nascondono le agitazioni dell'interno>. Proprio la purezza delle linee era una delle aspirazioni più alte di
Ledoux. Per questo suo minimalismo decorativo, oltre che per una concezione degli edifici come unità
autonome slegate dal contesto, viene spesso considerato un precursore del Movimento Moderno, idealmente
vicino, per esempio, al primo Le Corbusier. Ma la sua influenza è stata decisiva soprattutto sulle grandi utopie
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sociali e urbane dell'Ottocento: dalle cittadelle rurali e autosufficienti sognate da Charles Fourier, i cosiddetti
phalanstères, al radioso paese di Nowhere descritto da William Morris. Ancora oggi si può dire che Ledoux e i
suoi progetti visionari, a metà tra l'ideale e il surreale, costituiscano un riferimento importante per la pratica
dell'architettura.
<A la recherche de la cité idéale Salines Royales d'Arc-et-Senans> aperta tutti i giorni fino a fine 2001; tel.
0033-(0)381544545;
web:http://perso.wanadoo.fr/saline-royale/
Foto:
Pianta dell'Oikemao Tempio delle Passioni
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