il greggio verso la costa

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il greggio verso la costa
IL GREGGIO VERSO LA COSTA
Esplosa e poi affondata la piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico potrebbe essere il
peggior danno ecologico della storia degli Usa. La marea nera, 1.500 chilometri di superficie,
arriverà in Louisiana
Della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon ,nel Golfo del Messico, resta solo un enorme
colonna di fumo nero. situata a circa 70 km dalla costa della Louisiana, giovedì scorso è
definitivamente affondata nell’Oceano atlantico. a una settimana dalla sua esplosione il rischio
di una catastrofe ambientale è ormai realtà, l’incognita resta solo sulle dimensioni.
L’incidente ha causato la perdita di mille barili di petrolio al giorno, a questo bisogna aggiungere
però che solo nella notte scorsa la quantità di greggio fuoriuscita è stata del 50 per cento in più
rispetto agli scorsi giorni, la marea nera ha raggiunto ormai i 1.500 metri quadrati. La macchia
minaccia non solo le coste paludose della Louisiana ma anche il delicato ecosistema
dell’arcipelago delle Chandeleurs, un’oasi verde, a 30 chilometri dal disastro, in cui depongono
le uova pellicani e altri uccelli. Le isole erano state già pesantemente danneggiate dall’uragano
Katrina
nel 2005. Intanto da sabato scorso si sono concluse le ricerche degli 11 operai dispersi dopo
l’enorme incendio della piattaforma, con tutta probabilità sono morti. In tutto erano 126 le
persone presenti nell’impianto: i feriti sono 17, di cui quattro in gravi condizioni. La Deepwater
Horizon era un enorme impianto mobile off-shore in grado di contenere 2,6 milioni di litri di
petrolio ed estraeva 8.000barili di greggio al giorno (circa 90.000 litri). L’incidente di martedì
scorso sarebbe stato causato da un tubo di trivellazione che ha innescato un’esplosione e
sviluppato un incendio spento solo dopo giorni di gettito continuo d’acqua da parte della
Guardia costiera americana. Cessato il fuoco e messi a riparo i feriti, ora il lavoro dei tecnici è
tutto concentrato sull’apparentemente incontenibile disastro ecologico, sulla macchia stanno
disperdendo uno spray diluente. Come se non bastasse nei giorni scorsi anche le condizioni
meteorologiche si sono messe contro alle attività di intervento. Onde alte fino a due metri e
mezzo hanno di fatto impedito di portare avanti le operazioni di pulitura e monitoraggio durante
il fine settimana. solo ieri quindi la compagnia british petroleum (bp), propietaria e responsabile 1/2
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della piattaforma, ha potuto inviare 32 navi nell’area per riprendere le operazioni. secondo la bp,
la perdita viene da due buchi a 5.000 metri di profondità sull’impianto di risalitache collega la
bocca del pozzo alla piattaforma affondata, anche per questo è stato attivato un robot
sottomarino. «Quello che la compagnia sta cercando di fare - ha sintetizzato alla bbc
l’ingegnere meccanico del bp richard Metcalf - è di mettere un tappo di sughero a una bottiglia
di champagne» ma ci potrebbero volere anche «tre mesi » per la fine delle fuoriuscite. Dal
2001, secondo i dati diffusi dal Minerals Management service, ufficio statale americano
preposto ai controlli sulle risorse energetiche, sono 69 le persone morte in strutture off-shore
nel Golfo del Messico per incidenti analoghi, i feriti invece superano i 1.300. sul quotidiano
inglese The Guardian l’opinionista John sauven sottolinea non solo la tragedia umana e il
disastro ambientale, ma anche il preoccupante fenomeno in crescita delle estrazioni offshore,
finita «l’era petrolio facile ». a dimostrarlo anche il recente via libera dato dal presidente Obama
a nuove trivellazioni in alaska.
Susan Dabbous
TERRA
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