Galassia febbraio 2016 - Galassia Europa
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Galassia febbraio 2016 - Galassia Europa
Eventi opinioni argomenti e personaggi del mondo politico e culturale Newsletter di attualità italiana comunitaria e internazionale ———————————————————————————————————— L’ ITALIA APRE AI MIGRANTI, L’EUROPA CHIUDE LE FRONTIERE La Svezia annuncia che espellerà circa 80mila persone – L’Olanda rispedirà in Turchia i richiedenti asilo arrivati in Grecia via mare Mentre l’Italia continua a farsi carico dell’epocale flusso migratorio, Svezia, Olanda e Gran Bretagna stringono i cordoni della solidarietà. Il governo di Stoccolma ha fatto sapere che espellerà tra le 60mila e le 80mila persone a cui ha negato la richiesta di asilo. Un’operazione che vede la Svezia costretta a usare voli charter, poiché quelli commerciali utilizzati di consueto non bastano, considerando il numero di persone da espellere. Il governo svedese ha chiesto a polizia e ufficio migranti di organizzare le espulsioni, ma i tempi non saranno brevi: “Ci vorrà tempo, forse anni”, ha spiegato il ministro dell’Interno Anders Ygeman. Nel 2015 sono arrivati in Svezia circa 163mila richiedenti asilo, il numero più alto pro-capite in Europa (e delle circa 58.800 richieste di asilo valutate lo scorso anno fu accettato il 55% per cento). “Stiamo parlando di 60mila persone - ha detto il ministro - ma il numero potrebbe salire a 80mila”. La decisione è la conferma delle difficoltà dell’esecutivo svedese a gestire un così alto numero di migranti: in rapporto alla popolazione svedese, i 163mila rifugiati che hanno fatto richiesta di asilo in Svezia nel 2015 equivarrebbero a 1,3 milioni di persone in un Paese di 80 milioni di abitanti come la Germania (che, comunque, ha accolto l’anno scorso un milione e centomila rifugiati). Stoccolma ha annunciato la misura due giorni dopo l’uccisione di una 22enne, responsabile di un centro per minori stranieri alle porte di Goteborg, assassinata da un 15enne dopo un litigio. Come se non bastasse, Nelle altre pagine Renzi a Ventotene “Culla dell’Europa” Il carcere di S. Stefano diventerà museo Papa Francesco visita la Sinagoga di Roma Consultazioni Onu sulla crisi dei rifugiati Il “Simbolismo” al Palazzo Reale di Milano un altro segnale poco rassicurante per l’Unione arriva dall’Olanda: il Paese rispedirà in Turchia tutti i richiedenti asilo che arrivano in Grecia via mare in cambio di un piano di ingresso regolare in Europa per accogliere tra i 150mila e i 250mila rifugiati. Secondo il leader laburista Diederik Samson, il governo del premier Mark Rutte lavora da dicembre al piano. L’Olanda, che in questo semestre riveste la presidenza di turno del Consiglio Ue, ha già avviato i contatti con un gruppo di paesi dell’Unione e l’obiettivo è cominciare ad applicarlo a partire dalla primavera. Il piano olandese, che avrebbe il sostegno del premier Mark Rutte, è vincolato alla definizione di Turchia come Paese sicuro da parte dell’Onu. Il leader laburista ha spiegato che il programma è oggetto di discussione con i governi di Germania, Austria e Svezia e si spera che anche Francia, Spagna e Portogallo aderiscano all’iniziativa. Per quanto riguarda il Regno Unito, dopo alcuni segnali che suggerivano un esito diverso, il governo conservatore britannico ha fatto sapere che non accoglierà più i tremila profughi minorenni “non accompagnati” (giunti in Europa senza genitori o altri parenti stretti) che le associazioni umanitarie e la comunità internazionale avrebbero voluto indirizzare in Gran Bretagna. Secondo il Daily Telegraph, David Cameron ha preso questa decisione per non incoraggiare l’arrivo di nuovi migranti sulle coste europee. Ora, invece, si è deciso di ospitare “centinaia” di minorenni che arriveranno direttamente dai campi profughi in Siria, anche se il numero esatto non è stato specificato. Intanto, un report dell’Ue rivela che entro la fine del 2016 arriveranno 3 milioni di immigrati, per quello che potrebbe essere un esodo di proporzioni bibliche. E ciò si evince, di riflesso, dal boom di migranti in Italia nel solo mese di gennaio, oltre 5mila. E il mite clima invernale non ferma l'ondata umana. Mentre l'Ue sottolinea che “a questo stadio è difficile fare previsioni economiche dell'impatto dell'accoglienza dei richiedenti asilo”, la Marina Militare, inserita nel dispositivo aeronavale Mare Sicuro per la sicurezza delle acque del Mediter(Continua a pagina 5) raneo centrale, GALASSIA EUROPA – Direttore responsabile Elzbieta Cywiak Newsletter - Roma Febbraio 2016 - [email protected] http://galassiaeuropa.wordpress.com 2 IL PREMIER RENZI IN VISITA A VENTOTENE, CULLA DELL’EUROPA Omaggio ad Altiero Spinelli che partecipò alla stesura del “Manifesto” Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è stato in visita, il 30 gennaio a Ventotene, con il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Insieme hanno reso omaggio alla tomba di Altiero Spinelli nel piccolo cimitero dell'isola, nel trentennale della scomparsa dell'intellettuale antifascista che fu confinato a Ventotene e che contribuì alla stesura del “Manifesto”, grazie al quale, anni dopo venne avviata l’Unione Europea. L’isola di Ventotene deve la sua fama per essere stata la residenza coatta di illustri esiliati politici: da Sandro Pertini a Luigi Longo, da Giuseppe Di Vittorio a Camilla Ravera, da Giorgio Amendola a Girolamo Li Causi e Pietro Secchi. Pertini vi era stato inviato due volte: la prima nel 1929 quando fu rinchiuso nel penitenziario dell’isoletta di Santo Stefano; la seconda nel 1939, quando venne confinato sull'isola principale. Solo due anni dopo, a Ventotene, i “sorvegliati” Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni avrebbero individuato nella federazione europea la risposta ai nazionalismi e alla guerra, scrivendo il Manifesto per un’Europa Libera e Unita. Da Ventotene Matteo Renzi ha lanciato il suo appello: “L’Italia chiede più Europa, ma chiede un’Europa diversa che si concentri sulle questioni vere. Per dare un segnale in questa direzione abbiamo deciso di organizzare, il giorno dopo l’incontro di Berlino con Angela Merkel, una tappa a Ventotene, simbolica capitale dell’ideale europeo”. E ha così spiegato: “Durante la prigionia fascista Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e i loro compagni ebbero la lucidità e la visione di costruire il domani. Erano in carcere, fuori c’era la seconda guerra mondiale, eppure loro pensavano agli Stati Uniti d’Europa. L’Italia chiede più Europa. Più Europa sociale, più crescita, più diritti. Un’Europa capace di osare di più e di funzionare meglio di oggi”. Riferendosi poi ai recenti annunci di Svezia, Olanda e Gran Bretagna pronte a chiudere le frontiere per motivi di sicurezza antiterrorismo, Renzi ha affermato: "Non permetteremo la distruzione dell’accordo di Schengen e dell’Ue. L’Europa rischia di crollare quando perde il senso della propria vocazione e diventa semplicemente un insieme di egoismi. L’Europa non ha il futuro già scritto”. Il premier ha aggiunto: “Perciò c‘è bisogno dell’Italia non come rivendicazione, ma con l’orgoglio di chi sa qual è la sua storia. L'Italia non fa le bizze ma chiede di tornare agli ideali dell'Europa, al sogno". Sui migranti che affogano nel Mediterraneo, il premier ha detto che "non stanno venendo in gita ma stanno scappando da fame, guerra e mancanza di libertà. I bambini che muoiono nell'Egeo non sono sconosciuti, hanno un nome anche se non lo sappiamo". Può confortare l’accordo Ue raggiunto il 3 febbraio a Strasburgo sul fondo da tre miliardi di euro per la gestione della crisi dei rifugiati in Turchia. Il bilancio comunitario contribuirà per un miliardo e non più per 500 milioni, e gli Stati membri dovranno contribuire solo per due miliardi e non più per due miliardi e mezzo. Cambia il contributo nazionale: l'Italia parteciperà con 224,9 milioni di euro e non più 281,6 milioni. L'accordo è stato possibile grazie al voto unanime arrivato dopo che l'Italia ha tolto la sua riserva sull'intesa. In cambio del suo ok, il governo ha chiesto alla Commissione "un approccio coerente, durante la valutazione dei programmi di stabilità", ovvero dei bilanci nazionali degli stati membri, affinché non si prenda in considerazione "nel calcolo del deficit, ai fini del rispetto Veduta dell’Isola di Ventotene del patto di stabilità Ue, l'intero ammontare dei costi sostenuti dall'Italia fin dall'inizio della crisi in Libia". L'accordo sulla Turchia si inserisce nell'ampio confronto che il governo italiano sta portando avanti per ottenere maggiore flessibilità sui conti pubblici da parte dell'Europa. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan è tornato a chiedere a Bruxelles una decisione in tempi rapidi, perché "l'incertezza pesa", ribadendo che "l'Italia ha tutto il diritto a chiedere flessibilità". I 28 Stati membri dell'Ue, si legge in una nota, "hanno raggiunto l'accordo su come finanziare i tre miliardi di euro" per la Turchia. "Questo permetterà - prosegue il testo - di mettere a disposizione ulteriore assistenza umanitaria ai rifugiati in Turchia e alle loro comunità ospitanti. L'aiuto è focalizzato principalmente su cibo, servizi sanitari ed educativi". L'intesa sui tre miliardi destinati ai rifugiati siriani in Turchia prevede che un miliardo di euro sia finanziato dal budget europeo, mentre gli altri due miliardi dagli Stati, secondo il loro reddito nazionale lordo. Il contributo dell'Italia sarà il quarto più alto dopo Germania 427,5 milioni; Gran Bretagna 327,6 milioni e Francia 309,2 milioni. La Spagna è al quinto posto: verserà 152,8 milioni. (continua a pagina 3) 3 IL CARCERE DI SANTO STEFANO DIVENTERA’ MUSEO E SCUOLA D’EUROPA L’impotenza dell’Unione di fronte alle persistenti ondate migratorie Nell’isoletta di Santo Stefano il penitenziario dove hanno patito la prigionia i confinati politici diventerà un museo e sede di una scuola di formazione di ispirazione europeistica. Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi durante la sua recente visita. Ventotene si può considerare la “Culla dell’Europa”, proprio per il suo Manifesto che, in origine, prefigurava la necessità dell'istituzione di una federazione europea dotata di un parlamento europeo eletto a suffragio universale e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali come l'economia e la politica estera. Scritto nel 1944 da Altiero Spinelli insieme a Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann, il documento si articolava nei seguenti capitoli: Crisi della civiltà moderna, Compiti del dopoguerra, L'unità europea, La riforma della società. Il Manifesto, in origine ciclostilato, venne diffuso in clandestinità. moneta unica e lo stesso processo di unificazione europea. A questi si sono aggiunti i decisivi provvedimenti della Banca Centrale Europea e gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale. Il penitenziario di Santo Stefano Gli stessi governi hanno riconosciuto la precarietà di Propugnava ideali di unificazione dell'Europa in senso federale tali compromessi, fondandosi sui concetti di pace e libertà kantiana e sulla teoria prospettando una istituzionale del federalismo hamiltoniano. Gli estensori del Manife- “road map” per le sto sostenevano che era necessario creare una forza politica e- quattro unioni: sterna ai partiti tradizionali, inevitabilmente legati alla lotta politica bancaria, fiscale, Lapide che ricorda la prigionia di Pertini nazionale, e quindi incapaci di rispondere efficacemente alle sfide economica e politica. Illudendosi però che si potessero realizzare gradualmente ed in della crescente internazionalizzazione. questa successione, mentre solo l'unione politica rende attuabili le Questa forza politica nacque poco tempo dopo: il Movimento Fealtre tre. Invece ci si è fermati solo ad alcune tappe previste per deralista Europeo. Il trentesimo anniversario della scomparsa di l'unione bancaria (la vigilanza unica, Altiero Spinelli – osserva in una nota per di più solo per le grandi banche, ed il Movimento Federalista Europeo il fondo per la soluzione delle crisi bancoincide con un momento per molti carie, che andrà però a regime in ben 8 versi drammatico della costruzione anni) e l'Europa è caduta in un'impaseuropea. La crisi economica, che ha se. Nel frattempo le crescenti ondate avuto origine negli Stati Uniti, ha migratorie che si riversano sul Vecchio manifestato le sue conseguenze più Continente a causa di guerre, carestie, gravi in Europa. Adottato l'euro e Stati falliti e terrorismo, hanno rivelato portato a termine il più grande allarl'impotenza di tutti i paesi dell’Unione a gamento della sua storia, con il Trattrovare dei rimedi a problemi strutturali tato di Lisbona l'Unione pensava di e di lunga durata che impongono aver raggiunto un equilibrio stabile all'Europa di dotarsi, oltre che di una Altiero Spinelli per i prossimi decenni. I suoi strupolitica dell'immigrazione e dell'asilo, di menti e le sue procedure si sono invece rivelati inadeguati ad afuna politica estera e della sicurezza in grado di stabilire nuovi rapfrontare la crisi dell'Eurozona. L'Eurogruppo ha quindi dovuto metporti con la Russia, con il Medio Oriente e con l'Africa. tere in cantiere una serie di accordi intergovernativi per salvare la IL PREMIER RENZI IN VISITA A VENTOTENE, CULLA DELL’EUROPA (Continua da pagina 2) Dopo le tensioni degli ultimi tempi il presidente della Commissione europea Jean Claude-Juncker ha ringraziato l'Italia per l'impegno preso: "Ci tengo a ringraziare gli stati membri, e soprattutto l'Italia, che hanno dato prova di solidarietà. Il piano d'azione con la Turchia deve avere finalmente vita" perché "abbiamo degli impegni con Ankara e dobbiamo rispettarli. erogati". Da parte sua il premier Renzi ribadisce la volontà di affrontare concretamente il problema dell'immigrazione: "Serve una strategia per i prossimi anni e l'Italia farà tutti gli sforzi per salvare i popoli in mare. Siamo onorati di essere umani e il nuovo umanesimo vuol dire non permettere più alle persone di morire in mare". Renzi aggiunge che "al tempo stesso dobbiamo fare qualcosa insieLa Turchia ha circa tre milioni di profughi ed è quindi chiaro che i tre me per dare ai giovani possibilità di lavoro" e ribadisce l'impegno dell'Italia per aumentare i fondi della cooperazione internazionale. miliardi di sostegno per i rifugiati di Siria in Turchia devono essere 4 IL PAPA IN SINAGOGA: LA VIOLENZA E’ INCOMPATIBILE CON LA FEDE Fiori sulla lapide che ricorda la deportazione nel 1943 degli ebrei romani Omaggio a Stefano Gai Tachè, il bambino ucciso nell’attentato del 1982 Papa Francesco ha visitato, il 17 gennaio scorso, la Sinagoga di Roma. Al suo arrivo a Largo XVI Ottobre è stato accolto dai presidenti della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, e della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia. Dopo aver deposto dei fiori sulla lapide che ricorda la deportazione degli ebrei romani nel 1943, il Pontefice ha percorso Via Catalana, fino all'effige in ricordo di Stefano Gaj Tachè, il bambino ucciso nell'attentato terroristico palestinese del 1982. Anche qui ha deposto una corona di fiori e incontrato la famiglia Tachè e i feriti nell'attentato. Quindi ha raggiunto a piedi il cancello d’ingresso del Tempio Maggiore dove è stato accolto dai vicepreIl saluto del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni, a Papa Francesco sidenti Claudia Fellus e Ruben Della Rocca. Poi sulla scalinata, c’è stato il cordiale incontro con il Rabbino l’odio fanatico di chi usa il nome di Dio per uccidere. La visita di Francesco, ormai terza, dopo quella prima volta di Capo di Roma Riccardo Di Segni. Appena varcata la soglia della Papa Wojtyla nel 1986 e quella di Papa Ratzinger di sei anni fa, Sinagoga cominciano gli incontri informali con vari rappresentanti viene definita dal rabbino Di Segni una consuetudine fissa, una dell’ebraismo italiano che segnano momenti di grande commozio“chazaqà”, cioè il segno concreto di una nuova era dopo tutto ne durante i saluti scambiati con i deportati superstiti riuniti in quanto è successo nel passato”. A questa affermazione, accolta prima fila. dal Pontefice con chiaro compiacimento, il rabbino ha aggiunto: Il discorso di Papa Francesco è stato preceduto dagli interventi del “Interpretiamo tutto questo nel senso che la Ciesa cattolica non presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Renzo intende tornare indietro nel percorso di riconciliazione”. Rivolgendo il suo discorso al pubblico che gremiva il Tempio, Papa Francesco ha evocato il dramma della Shoah: "Il passato – ha detto - ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro: la Shoah ci insegna che occorre sempre massima vigilanza, per poter intervenire tempestivamente in difesa della dignità umana e della pace. Ha quindi ricordato che il popolo ebraico, nella sua storia, ha dovuto sperimentare la violenza e la persecuzione, fino allo sterminio degli ebrei europei durante la Shoah. “Sei milioni di persone, solo perché appartenenti al popolo ebraico, sono state vittime della più disumana barbarie, perpetrata in nome di un'ideologia che voleva sostituire l'uomo a Dio”. Ed ha precisato: “Il 16 ottobre 1943, oltre mille uomini, donne e bambini della comunità ebraica di Roma furono deportati ad Auschwitz. Oggi – ha precisaLe cupole della Sinagoga e della Basilica di San Pietro to il Papa - desidero ricordarli, con il cuore, in modo particolare: le loro sofferenze, le loro angosce, le loro lacrime non devono mai Gattegna, della presidente della Comunità romana, Ruth Dureessere dimenticate". ghello e del rabbino Riccardo di Segni. Tutti e tre gli oratori hanno "Conflitti, guerre, violenze ed ingiustizie aprono ferite profonde richiamato il contesto generale della visita di Papa Bergoglio al nell'umanità e ci chiamano a rafforzare l'impegno per la pace e la Tempio Maggiore di Roma che è quello di una delle crisi politiche giustizia - ha proseguito il Papa - La violenza dell'uomo sull'uomo più gravi che sta attraversando l’Europa dalla fine della seconda è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in guerra mondiale. E di fronte ai pericoli odierni della crisi economiparticolare con le tre grandi religioni monoteistiche. ca, del fondamentalismo islamico che minaccia tutti (gli stessi La vita è sacra, quale dono di Dio. Né la violenza né la morte amusulmani) col terrorismo, il vero antidoto può venire dal richiamo vranno mai l'ultima parola davanti a Dio, che è il Dio dell'amore e alla fede nel rispetto delle differenze che nel riconoscimento reci(Continua a pagina 5) della vita. proco delle diversità diventa un’arma essenziale per combattere 5 SERIE DI COSULTAZIONI ONU SULLA CRISI DEI RIFUGIATI DALLA SIRIA L’emergenza profughi, la grande crisi del nostro tempo, è al centro di una serie di grandi consultazioni internazionali sotto l’ombrello delle Nazioni Unite di qui all’autunno 2016. Lo ha annunciato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. A Londra, il 4 febbraio scorso si è tenuto un vertice sulla crisi dei rifugiati dalla Siria, organizzato da Regno Unito e Onu, con Norvegia, Kuwait e Germania. Il prossimo incontro si terrà in marzo in Svizzera. La riunione è stata convocata dal nuovo Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi: il filo conduttore sarà il resettlement dei profughi nei paesi di accoglienza, un argomento caldo tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, per non parlare delle nazioni del Medioriente (Libano, Giordania e Turchia) sulle quali più è forte il peso della crisi siriana. In maggio la questione dei profughi sarà affrontata ai margini del vertice mondiale umanitario a Istanbul, mentre in giugno sarà il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Mogens Lykketoft, a organizzare una riunione a tema. Infine il 19 settembre, alla vigilia della prossima assise, la crisi sarà al centro di un vertice a livello di capi di Stato e di governo. L’obiettivo – ha detto Ban Ki-moon è di arrivare a un “global compact” che mobiliti il mondo sull’emergenza profughi. Di rifugiati si è parlato anche a Roma, a metà dicembre, nel corso del convegno alla Farnesina sui 60 anni dell’Italia alle Nazioni Unite. Per affrontare la crisi dell’immigrazione serviranno “modalità nuove e più creative” e un “approccio operativo per migliorare l’accoglienza” che tra le altre cose “superi gli ostacoli da mancanza di coesione nell’Ue”, ha detto Filippo Grandi che il primo gennaio scorso si insediato a Ginevra al posto dell’ex premier portoghese Antonio Guterres. L’ ITALIA APRE AI MIGRANTI, L’EUROPA CHIUDE LE FRONTIERE (Continua dalla prima pagina) si sta adoperando in operazione di soccorso senza sosta. Le cifre parlano di 5.651 immigrati sbarcati in Italia contro i 3.258 dello stesso periodo del 2015, quasi il doppio. I pattugliatori Bettica e Spica e la fregata Aliseo intercettano e soccorrono imbarcazioni e gommoni in difficoltà al largo delle coste libiche, mentre sull'altro fronte caldo, quello sloveno, i migranti che hanno già percorso la “Rotta balcanica”, per dirigersi in Austria e Germania, sono 50.898. Il piccolo Paese alpino ha tentato di attrezzarsi per affrontare l'ondata di profughi, ma i campi d'accoglienza allestiti ai valichi di Petisovci e Gruskovje si sono dimostrati insufficienti alle reali esigenze.Prima della costruzione dei muri alle frontiere con Serbia e Croazia, i rifugiati passavano per l'Ungheria. Adesso dalla Serbia il flusso dei migranti si snoda per Croazia, in Ue ma fuori Schengen, e Slovenia, dentro, per passare il confine con l'Austria e poi della Germania.Il Mediterraneo è l'altro fronte caldo e gli oltre 5mila sbarchi nel solo mese di gennaio sono anche la conseguenza dell'instabilità dei paesi dell'Africa nera (Nigeria, Niger e Chad), dove Boko Haram non solo «spinge» una marea di profughi verso nord, ma si sta organizzando per infiltrare miliziani. IL PAPA IN SINAGOGA: LA VIOLENZA E’ INCOMPATIBILE CON LA FEDE (Continua da pagina 4) Noi dobbiamo pregarlo con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace, della riconciliazione, del perdono, della vita". Il Papa si è quindi soffermato sul rapporto tra ebrei e cristiani: "Con questa mia visita seguo le orme dei miei predecessori. Papa Giovanni Paolo II venne qui trent'anni fa, il 13 aprile 1986; e Papa Benedetto XVI è stato tra voi sei anni or sono. Giovanni Paolo II, in quella occasione, coniò la bella espressione 'fratelli maggiori', e infatti voi siete i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori nella fede. Tutti quanti apparteniamo ad un'unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo. Insieme, come ebrei e come cattolici, siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità per questa città, apportando il nostro contributo, anzitutto spirituale, e favorendo la risoluzione dei diversi problemi attuali. Mi auguro che crescano sempre più la vicinanza, la reciproca conoscenza e la stima tra le nostre due comunità di fede". Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, nel saluto con cui ha accolto il Pontefice ha voluto soffermarsi sul raffronto tra il passato e il presente: "Oggi scriviamo ancora una volta la storia. Più di mezzo secolo fa incontri come questo sarebbero stati difficili da immaginare". Dureghello ha quindi indicato la presenza in prima fila dei "sopravvissuti alla tragedia della Shoah" e il Santo Padre si è alzato in piedi per applaudirli. Poi la Dureghello ha lanciato un monito per oggi: "Molti si chiedono se il terrorismo islamico colpirà mai Roma. Signori, Roma è già stata colpita. Un solo nome: Stefano Gaj Taché, due anni, 9 ottobre 1982, ucciso da un commando di terroristi palestinesi". Dopo aver ribadito con forza “siamo italiani, profondamente orgogliosi di esserlo e allo stesso tempo siamo parte del Popolo di Israele” ha riaffermato che l’antisionismo è la forma più moderna di antisemitismo”. Avviandosi alla conclusione si è rivolta anche ai tanti musulmani “che condividono con noi la responsabilità di migliorare il mondo in cui viviamo” con il messaggio di una convivenza ispirata “all’accoglienza, alla pace e alla libertà”. 6 IN MOSTRA A PALAZZO REALE DI MILANO "IL SIMBOLISMO” ARTE IN EUROPA DALLA BELLE ÉPOQUE ALLA GRANDE GUERRA Un centinaio di dipinti provenienti da importanti musei, mettono a confronto rinomati autori italiani e stranieri - L’esposizione si concluderà il 5 giugno A Milano, le prestigiose sale di Palazzo Reale ospitano, dal 3 febbraio, la mostra "Il Simbolismo Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra" una rassegna che per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a circa un centinaio di dipinti, oltre alla scultura e una eccezionale selezione di grafica, che rappresenta uno dei versanti più interessanti della produzione artistica del Simbolismo, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private. La mostra, oltre a permettere un approfondito e aggiornato studio del periodo, ha reso possibile il restauro, la pulitura e la manutenzione di oltre dieci opere provenienti da Ca' Pesaro di Venezia, dell'Autoritratto di Arnold Böcklin, della Galleria degli Uffizi di Firenze e delle cornici de L'Eroica di Gaetano Previati, dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, e del polittico di Giulio Aristide Sartorio, Le Vergini Savie e Le Vergini Stolte, di proprietà della Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma. Attraverso 18 sezioni tematiche, il percorso espositivo si svolge tra atmosfere e dimensione oniriche: accompagnato dalle poesie di Baudelaire, tratte dalla raccolta 'I fiori del Male' il visitatore attraversa le sale della mostra passando dalle rappresentazioni demoniache di Odillon Redon, alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, al vitalismo di Ferdinand Hodler, al colorismo dei Nabis. Le interpretazioni dell'amore di Gio- vanni Segantini, l'immaginario divisionista di Gaetano Previati e la magia della decorazione di Galileo Chini renderanno conto, tra l'altro, dell'importanza del movimento simbolista in Italia, permettendo così di riscoprire nomi meno conosciuti: Luigi Bonazza, seguace italiano di Klimt, Leo Putz, Giorgio Kienerk e gli scultori Leonardo Bistolfi e Amleto Cataldi. Il percorso espositivo si chiude immergendo lo spettatore nell'atmosfera fantastica delle Mille e una notte, il ciclo decorativo realizzato da Zecchin alla vigilia della Grande Guerra. Una delle sezioni più scenografiche della mostra è dedicata alla Biennale del 1907: una straordinaria vetrina di confronto tra l'arte italiana più evoluta, cresciuta anche dal confronto con le grandi mostre della Secessione di Berlino e di Vienna. La mostra presenta per la prima volta in Italia alcuni tra i più significativi capolavori del Simbolismo europeo: innanzitutto alcune delle icone dell'idea simbolista del mondo: Carezze (L'Arte) la straordinaria donna/ghepardo di Fernad Khnopff; la testa di Orfeo galleggiante sull'acqua di Jean Delville, entrambi provenienti dal Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles; l'enorme, sublime opera di Ferdinand Hodler, intitolata l'Eletto, dall'Osthaus Museum di Hagen e Il silenzio della foresta di Arnold Böcklin, dalla Galleria Nazionale di Poznan. Si tratta di opere mai viste in Italia che già stanno generando una grande aspettativa fra pubblico e critica.