Migranti, fra i disperati del Pireo iSognare l Italia costa

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ATENE. «Un passaggio per l’Italia, via Albania, 2.200 euro». Alla Borsa dei disperati del Pireo,
un migliaio di rifugiati accampati da giorni al molo E2 del porto
ateniese, il Belpaese è tornato
all’improvviso a far prezzo. «E’
la legge della domanda e dell’offerta», scherza - ce la fa ancora –
Yasser Zubeidi, partito tre settimane fa dalla Siria e seduto
all’ombra del Knossos Palace, il
maxi-traghetto della Minoan Lines. L’Europa ha chiuso le frontiere e messo in quarantena la
Grecia. Oltre 45mila migranti
sono intrappolati nel limbo ellenico. E a fregarsi le mani, rilanciando la “Destinazione Italia”,
è il triste caravanserraglio dei
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ultimi 5 giorni. I posti letto per i
rifugiati sono 33mila («arriveremo presto a 50mila”, promette
il sottosegretario alla Difesa Dimitris Vitsas), 10mila in meno
di quelli necessari. E se il summit di domani tra Bruxelles e Ankara non fermerà lo tsunami –
«non ci sono ancora le condizioni per un accordo», ha ammesso
il presidente Ue Donald Tusk - la
situazione potrebbe esplodere.
«Qui è il caos – dice Raina, insegnante afgana di 23 anni in
viaggio con marito e figlio di 7
mesi -. Non sappiamo più dove
andare. Indietro però non torniamo». Lei si è sistemata con altri
3.500 disperati in quel che è rimasto del vecchio aeroporto Hellinikon a Glyfada. «Abbiamo 20
gabinetti chimici, ci aiutano i
medici di “Doctors of the World”
e un paio di Ong ci portano i pasti», racconta. Quattromila migranti sono sistemati al campo
di baseball delle Olimpiadi
2004. Un altro migliaio nel palaz-
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trafficanti d’uomini, rispuntati
come parassiti attorno ai campi
profughi nati dal nulla ad Atene.
«L’Italia ce l’hanno già proposta tre persone – spiega Yasser -.
Sappiamo che il corridoio albanese è pericoloso. C’è montagna
e neve, poi l’Adriatico. I “mafiosi” di Tirana sono crudeli. Ma
qualcuno cederà alla tentazione. L’unica prospettiva che abbiamo – con la Macedonia off-limits - è quella che ci offrono loro». Difficile dargli torto. L’Europa si è lavata la coscienza firmando un assegno da 750 milioni per l’emergenza al governo
Tsipras. E il cerino del dramma
dei migranti è rimasto in mano
alla Grecia, impegnata in una
corsa contro il tempo per evitare che la situazione degeneri –
come temono le Nazioni Unite –
«in una crisi a tutto campo». I numeri fotografano da soli la tragedia ellenica: l’accordo Ue-Turchia non ha fermato gli arrivi sulle isole dell’Egeo, 10mila negli
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«Non bisogna dimenticare che nonostante tutta l’attenzione rivolta alla situazione dei rifugiati in Europa, la pressione maggiore è
ancora in Medio Oriente». Lo ha detto Angelina Jolie, visitando alcuni campi di profughi siriani in Libano. L’attrice americana è inviata speciale dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati.
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zetto del Taekwondo. I volontari ellenici – un raggio di luce nel
buio di questa tragedia - fanno
miracoli. Diecimila greci hanno
portato in piazza Syntagma
qualche giorno fa tonnellate di
aiuti tra cibo e vestiti. Ma per Filippo Grandi, Alto Commissario
per i rifugiati dell’Onu, non basta: «Non c’è più tempo. Dobbiamo dare risposte immediate».
Il governo Tsipras fa il possibile. «L’esercito è al lavoro per offrire sistemazioni decenti a tutti», dice Vritsas. Tsipras ha messo in piedi un comitato d’emergenza con tecnici di Difesa, Interni e Sanità. Primo obiettivo:
spostare «senza usare la forza» i
12mila accampati a Idomeni, al
confine con Macedonia. «Io da
qui non mi sposto» dice fermo
Mohamed Chawki, ex tornitore
pachistano appena arrivato al Pireo da Lesbos mentre ritira coperte e medicinali dall’ex noleggio di Mini-minor diventato centro smistamento di beni di pri-
ma necessità al molo E7. Un pullman blu è fermo davanti a lui,
pronto a portare 50 persone al
campo di Volos. «Non sono scappato per farmi intrappolare in
una tendopoli – continua - Voglio raggiungere mio cugino in
Svezia». Ce la farà? Non sarà
semplice. L’Europa in allerta
per l’apertura di nuove rotte della migrazione (l’allarme è nelle
bozze d’accordo del vertice di domani) si è impegnata «ad assorbire 6mila migranti al mese».
«Quanti ne arrivano in Grecia in
quattro giorni», dice scorato Petros, fornaio che porta qui ogni
sera due sacchi di pane. Dei
160mila ricollocamenti promessi da Bruxelles, ne sono andati
in porto solo 385. Mohamed
scuote la testa e si fa da parte
per evitare di essere imbarcato
sul bus. Passerà un’altra notte
in tenda nel porto. E domani,
magari, guarderà meglio quelle
offerte per l’Italia.
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