I giovani musulmani vanno diritti alla cittadinanza
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I giovani musulmani vanno diritti alla cittadinanza
I giovani musulmani vanno diritti alla cittadinanza Si è svolto in dicembre a Torino il congresso annuale dei Giovani Musulmani. Un’associazione di ragazzi, spesso nati in Italia, che coniugano l’Islam alla riflessione su tematiche sociali e politiche che li riguardano da vicino. 27-01-2010 UN DIRITTO E UN DOVERE «Combattere per ciò che ti spetta di diritto, perché nel resto d'Europa è un diritto garantito. In Italia no. In Italia non basta essere nati qui, ma ci devi passare diciotto anni. Poi, alla maggiore età, finalmente arriva quel pezzo di carta che hai atteso una vita». Va dritta al punto Shaima Sehlaoui, diciotto anni, da tre settimane cittadina italiana a tutti gli effetti, musulmana praticante e praticamente italiana. «Sono cresciuta tra due culture, quella marocchina dei miei genitori e quella italiana. Che è mia, perché ci sono nata, perché mi piace». Da un anno Shaima è nel direttivo torinese dei Giovani Musulmani, decisa, consapevole, fiera. «È vero, ci sono spinte disgregatrici all'interno del Paese, il leghismo è solo un esempio. E c'è poco senso del dovere nei confronti dello Stato. Noi, che dobbiamo costantemente dimostrare la nostra "italianità", crediamo che essere cittadino non sia solo un diritto ma, appunto, un dovere». Un dovere che svolgono incontrandosi, dibattendo di attualità, democrazia e Islam. ISLAMOFOBIA «C'è un brutto clima in Italia. La politica e i media non fanno altro che diffondere un'immagine negativa dell'Islam, e da dopo l'11 settembre l'islamofobia si è diffusa un po' ovunque in Europa ma qui è più forte che altrove». Lo è tanto che molte famiglie di musulmani stanno partendo, soprattutto per il Belgio e l'Olanda: «Ne conosco tanti. Erano in Italia da anni, ma non si sentivano sicuri a far crescere qui i propri figli. Ed ecco che gli stranieri integrati se ne vanno, e il loro posto lo prendono nuovi immigrati, disperati e spesso delinquenti. Sembra che l'Italia voglia proprio avercelo questo "problema immigrazione"!». «Non è solo una questione amministrativa, sono nato e cresciuto qui» afferma Yassin Lafram, membro del direttivo nazionale. «Non è solo un modo per evitare quelle interminabili attese, di notte all'aperto davanti alla questura, tra vecchi e bambini piccoli. Bambini che stanno crescendo in un Paese che li insulta, che li educa all'odio invece che al rispetto». CITTADINI PER 200 EURO «Quanti anni ci vogliono per essere italiani?» si chiede Yassin Naoum, metalmeccanico di giorno e la sera studente dell'istituto tecnico Guarini. «C'è chi vive qui da vent'anni e neanche parla la lingua. Come si può certificare il livello di integrazione con il solo requisito dell'età? Bisognerebbe controllare se la persona ha studiato in Italia, se vuole rimanerci. Invece la cittadinanza sembra un modo per fare cassa: a noi le pratiche costano 200 euro. A un "italiano" la carta d'identità ne costa solo cinque». Lo scorso ottobre il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha proposto di concedere la cittadinanza all'età di undici anni a coloro che sono giunti nel nostro Paese molto piccoli o che ci sono nati. Lo scorso dicembre si è svolto a Torino il convegno nazionale «Musulmani 2G in Italia. Diritti e doveri di cittadinanza dei musulmani di seconda generazione».Segno che qualcosa si muove. E più di tutto si muovono loro, i giovani musulmani, che hanno voglia di dimostrare il loro valore, con onestà e tenacia. http://www.digi.to.it/notizieDettaglio.asp?idNews=921