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GUSTATIO Antipasti · Olive bianche e olive nere su Asinello di bronzo con bisacce · Spiedini di ghiri con salsa al miele e semi di papavero Istituto Professionale di Stato per i Servizi dell'Enogastronomia e Commerciali “A. Olivetti” Monza · Salsicciotti i grigliati con contorno di susine di Siria e melograno · uova di pavone ·beccaccino in crosta con salsa piccante di tuorlo serviti su vassoio di paglia con gallina di legno che cova · VINO: Falerno Opimiano PRIMAE MENSAE “Cosmologia Gastronomica” Teglia di Carne e Pesce misti serviti su vassoio giroscopico in 12 settori ·Ariete → ceci di Arezzo ·Toro → un quarto di bue ·Gemelli → testicoli e rognoni ·Cancro → una corona ·Leone → fico d’Africa ·Vergine → vulva di scrofa ·Libra → una bilancia con focaccia al cacio e focaccia al miele ·Scorpione→ pesce di mare ·Sagittario → 'occhiofisso' (polpo, aguglia, seppia, ombrina, totano) ·Capricorno → aragosta ·Acquario → oca · Pesci → due triglie Trionfo della Terra con Favo Carne e Cacciagione mista ·Sparpagliata di volatili e pancette su lepre alata Ragout di pesce in salsa piccante 4 sileni Marsia agli angoli della teglia con otricelli da cui scorre salsa Garum ·Porcus Troianus o Cinghiale 'pileato' con contorno di lattonzoli di pasta biscottata ·Maiale taglia extra al pepe e cumino ripieno di salsicce e cotechini fettine di vitello in punta di lama ARCHEOLOGIA GASTRONOMICA UN BANCHETTO ROMANO La cena di Trimalchione Workshop Consapevoli dei temi dell'alimentazione, fondativi del loro curricolo formativo, gli studenti di enogastronomia della 4Htsr (IPSSEC “Olivetti” ) concorrono - con progetto laboratoriale di gastronomia storica - a produrre materiale utile di apprendimento e forse un'eredità tangibile per i futuri studenti. Nel contesto di CulturaCibo Identità italiana, nasce l'esperienza di storia settoriale “Archeologia gastronomica: un banchetto romano”: la cultura del cibo nell'Impero disegna un'età della gola. La mobilitazione di conoscenze e competenze, a partire dalle fonti (Satyricon di Petronio, “La cena di Trimalchione”), ha generato un'azione di Performing Culture capace di sollecitare la multisensorialità in prospettiva estetica, cioè di educazione al Gusto. Il rigore filologico del lavoro si è arricchito dell'interpretazione creativa di ogni singolo studente, chiamato, col suo piatto, a contribuire all'allestimento di portate adeguate alla legge di Trimalchione: ”Prego, mangiamo! Questa è il sugo della cena!” SECUNDAE MENSAE e Patisserie La pièce montée Priapo dolce falloforico guarnito di frutti freschi e uva ·Tordi farciti di uva passa e noci ·Ricci di mela cotogna ·Tagli di maiale Si ringrazia per la supervisione nella realizzazione dei piatti di pregio lo Chef Vincenzo Butticè, Docente di Cucina A cura della Dott.ssa Lavinia Sforzini IL PROGETTO Una classe di Cucina, la 4H dell'IPSEC “Olivetti” di Monza si è dedicata al progetto di ricostruire il menu di una pantagruelica cena letteraria nella Roma Giulio-Claudia (I secolo d.C.): la "Cena di Trimalchione" (Satyricon). Trimalchione è un liberto arricchito, cafonesco e ridicolo, nato dalla penna di Petronio Arbitro. La qualità che rendeva caro a Nerone Petronio era il gusto estetico, che faceva di lui l'Arbitro indiscusso dello Stile (Arbiter Elegantiarum). Lo scrittore latino mostra una vena assolutamente raffinata nel dare in pasto alla lussuria, alla gola e al Kitsch, la coeva società dei nuovi arricchiti. La speciale qualità mimetica nel rappresentare il 'tranches de vie' della civiltà decrepita di un impero che si va sfasciando fa sì che la cena di Trimalchione, per quanto sfarzosa e volgare, resti una testimonianza interessante dell'evoluzione dei gusti alimentari e dell'edonismo nella classe dominante romana in età imperiale: al banchetto sono invitati tutti i sensi. ARCHEOLOGIA GASTRONOMICA Il banchetto (convivium) romano, nell'epoca imperiale, si apriva con abbondanti e stuzzicanti antipasti: era il momento della gustatio – o promulsis, dal nome del vino mielato (mulsum) con cui si accompagnava la degustazione di uova, frutti di mare e verdure. Seguivano piatti di carne e pesce, arrosti di cacciagione e piatti ricercati, immancabilmente accompagnati dalla salsa romana del Garum, ottenuto dalla fermantazione di piccoli pesci non eviscerati, pezzi di sgomberi e ricciole completi di interiora e teste, nelle qualità muria, allex, lymphatum, liquamen – prodotte e ampiamente commercializzate nell'impero. In questa fase centrale, chiamata primae mensae o caput cenae, venivano servite fino a sette portate, (fercula) di maiale, agnello, pollame, selvaggina e pesce. Il menù si completava con il dessert – indicato come secundae mensae - in cui venivano presentatii frutti freschi o secchi, dolci. A volte potevano essere cibi salati come salsicce (Marziale) o focacce al formaggio (Petronio). Semi-sdraiati sul triclinium, i commensali portavano il cibo alla bocca con le dita, dal momento che esso era già porzionato in pezzetti (pulmenta) dai servi (scissor, carptor, structor). Tra le posate, esisteva solo il cucchiaio (cochlear o ligula), in forme diverse per raccogliere salse e farinate; col manico a punta per lumache e uova. Dominava il lusso e la varietà delle portate: trionfi di pietanze poggiati su piatti da portata figurati o ricette ad “artificio” confondevano gli usi (prugne e chicchi di melograno sono posti sotto una griglia con salsicce sfrigolanti solo per l'effetto visivo delle braci accese). Salsicce e uccelletti venivano utilizzati per riempire la pancia di vitelli e maiali (il favoloso “Porcus Troianus”); lepri, che con l’aiuto di ali di pasta, si trasformavano nel cavallo alato Pegaso. Da altre fonti sono ache testimoniati esempi più sobri ed eleganti della tavola di Trimalchione, come testimonia il menù descritto da Plinio il Giovane nell'espistolario (I, 15): “Lattuga per ciascun invitato, tre lumache, due uova, una torta d'orzo con vino mielato e neve, olive, barbabietole, zucche, cipolle” e “mille altre cose non meno raffinate”. IL BANCHETTO, FIERA DEI SENSI il piacere conviviale è purtroppo limitato dalla natura nella durata e nella quantità. La capienza dello stomaco e le capacità digestive impongono un punto di arresto al piacere di mangiare . Per protrarlo al di là dei suoi confini naturali, gli uomini si sono ingegnati a concepire rimedi e sostituti , amplificando a dismisura tutto ciò che circonda, precede , segue l'evento. L'importanza antropologica del banchetto sta nell'essere il sostituto simbolico della scena primaria, quando l'uomo si è riunito con i suoi simili per spartire il bottino di caccia (Brillat-Savarin, Fisiologia del Gusto). Nel suo aspetto simbolico, perciò, il cibo è un linguaggio inteso a moltiplicare, nei fruitori, potenzialità sensoriali ed emozionali e il banchetto un evento che mobilita i sensi , le emozioni, l'immaginazione. Esso dirige una facoltà conoscitiva che declina una conoscenza del mondo diversa da quella intellettuale: è la conoscenza”sensibile” o estetica. Il banchetto, perciò, si configura come un' esperienza estetica che si affida all'artificio evocativo e colmativo della messinscena/imbandigione. Mettere a nudo le quinte e gli impianti del linguaggio gastronomico e delle sue significazioni , ovvero la macchina più o meno oliata dell'apparato scenico che rende possibile la fantasmagoria del banchetto, consentirà di cogliere le relazioni tra la risposta visuale ed emozionale, e l' evocazione gastronomica. L'elemento del gesto decorativo o spettacolare e le strategie della messinscena saranno inoltre presenze imprescindibili nell'allestimento dell'imbandigione che integra i piatti di una serie di messaggi collaterali, attraverso i quali transita il desiderio gastronomico. Saranno figure di una “retorica gastronomica” non ancora sufficientemente indagata che pure dispone di tecniche elevate a virtuosismo. Dell'arte scenotecnica del cuoco farà l'elogio lo stesso Trimalchione: «Possano tutte le mie ricchezze, e non la pancia, smettere di crescere, se non è vero che per fare tutte queste cose il mio cuoco ha usato solo carne di porco! Bravi come lui non ce ne sono: se solo lo volete, quello è capace che con una vulva vi fa un pesce, con un pezzo di lardo un piccione, con un prosciutto una tortora e con un culatello una gallina . Ed è per questo che io gli ho dato un nome bellissimo: l'ho chiamato Dedalo”. Animali da parata saranno “monumenti” di opulenza e cibo “concupiscente”. Presenze animate nascoste all'interno di preparazioni per uscirne vive, alle origini del “Porcus Troianus” 1 saranno alla base dei piatti evolutisi nelle forme dell' “arrosto misto” 2 e farcito. Le operazioni di taglio, eseguite da trincianti, sono spettacoli di plastica destrezza, che rendono coreografica e teatrale l'operazione pratica di agevolare il consumo delle carni o d'altro (come decapitare l'uovo, schiudere l'ostrica o detorsolare la mela). Alla tavola del liberto romano lo schiavo Trancia si misura con il Porcus Troianus: “un omone barbuto (…), impugnato un coltello da caccia, colpì con forza un fianco del cinghiale, dalla cui ferita uscì a volo uno stormo di tordi. Erano già pronti gli uccellatori con le canne e in un battibaleno li catturarono mentre svolazzavano per la sala da pranzo”. Tiene dietro un enorme maiale, che il cuoco sventra, menando colpi a destra e a sinistra. Ed ecco che dagli squarci che si dilatano per la pressione del ripieno vengono fuori salsicce e cotechini, esempio illustre di una pratica voluttuaria stipata, strabocchevole e sovrabbondante. 1 I dizionari concordano in un'origine storico-gastronomica; per riferirla usiamo le parole del Rigutini-Fanfani: “I romani chiamavano porcus troianus un Cignale (cinghiale, ndr) arrostito intero e riempito di molti altri animaletti a somiglianza del Cavallo di Troia, pieno di armati. G. Ballarini, Parole a fette. Nomi e soprannomi dei salumi italiani.TLC Editrice, Colorno (PR) 2001; Luigi Nardi (1813), Porcus troianus. la storia della porchetta in un trattato dell’Ottocento, (L. Bartolotti a cura di), Panozzo, Rimini 2011. 2 E' il caso del Turducken del Thankgiving Day: “Turducken-style layering had a long journey from Italy to America, from the he porcus Troianus ( a whole pig, stuffed with sausage) to gastronomist Grimod de La Reynière, who documented the most diversely avian dish ever created: the rôti sans pareil (roast without equal) by 17 birds, namely, bustard, turkey, goose, pheasant, chicken, duck, guinea fowl, teal, woodcock, partridge, plover, lapwing, quail, thrush, lark, Ortolan Bunting, and, last but not least, a garden warbler. Britain has made a more modest contribution to introducing dead birds to each other. Since the 18th century, rich English families have been serving the Yorkshire Christmas Pie, which assembles five birds – goose, turkey, chicken, pheasant, pigeon, all stuffed with sausage. Un secondo trinciante viene a misurarsi con vassoio che regge un vitello lesso con un elmo sulla testa e mima il personaggio mitico di Aiace impazzito. Brandendo la spada con gli occhi stravolti, lo fa a brandelli e, colpendo ora di taglio ora di punta, infilza i pezzetti sulla punta della lama e li distribuisce tra gli invitati, rimasti a bocca aperta. Quanto alle carni di grande pezzatura, la prestazione del trinciante, dunque, è improntata a un manierismo coreografico che vieta di sminuzzare la porzione oltre le dimensioni di una fetta. A morsi o a colpi di coltello, afferrando disinvoltamente il cibo tra i polpastrelli, spetterà al commensale sbocconcellarla perché, se l'azione del trinciante predispone il cibo per il consumo individuale, solo in pochi casi lo riduce effettivamente alla scala del boccone. La varietà degli artefatti è notevole: divertimenti inanimati sono prodotti dall'intervento plasmatore, secondo l'arte del travestimento che gioca sugli effetti della contraffazione: così le mele cotogne piene di spine per farle sembrare tanti ricci. Si gioca sugli ibridi (insaccati, pasticci, sformati e farce) o mascherati da un involucro esterno: carni o pesci “in crosta” sono il criterio che guida la composizione dei 'beccafichi' della Gustatio. Ci sono macinati (pane, focacce, biscotti, torte); impastati (pani e formaggi, frutta secca impastata nei dolciumi, tordi farciti di uva passa noci); materiali da 'costruzione': prugne di Siria e chicchi di melograno a raffigurare fuoco e brace sotto alla graticola delle salsicce grigliate. Ci sono le rappresentazioni a sfondo imitativo zoomorfo o fitomorfo (come i fruttini di marzapane, le verdure scolpite o le sfoglie modellate): sono i «maialini di pasta dura (minores porcelli ex coptoplacentis3 facti) distribuiti sul vassoio di portata come se fossero appesi alle mammelle di una scrofa». Ci sono casi in cui il gioco della fictio naturae prevale sulla realtà4: una gallina di legno cova uova, fatte di un impasto di farina che a sua volta celano un volatile (il beccafico). C'è, insomma, un uso strumentale della natura che anticipa più complicati effetti successivi degli animali da parata (il Cinghiale con pileo5 o Porcus Troianus6 nutrito da fichi fresci e secchi, il vitello clipeato, l' oca ingrassata con ragout di pesci e di volatili assortiti. Monumenti plastici scandiranno il Grand Buffet di Trimalchione in scene: l'asinello bronzeo della Gustatio non solo dispenserà olive verdi e nere dalle bisacce, ma reggerà con virtuosistico equilibrismo ghiri di glassa melata cosparsi di semi di papavero. L'artefatto della gallina di legno posata sulla paglia sarà dispensatrice di uova di pavone e beccafichi “in crosta”. Il piatto giroscopico zodiacale a dodici entrate - un mirabolante vassoio chiuso da un coperchio emisferico atto a svelare nella complessa presentazione, il suo trionfo centrale costituito da una lepre circondata da pollastre ed altre delicatezze e guarnita di ali come il mitico cavallo alato, mentre attorno, in una canaletta, sono impiattati pesci che sembra nuotino nella salsa - introduce invece le Primae Mensae componendo un pittoresco zibaldone di sapori e aromi che risulta improponibile per il gusto contemporaneo. Una interpretazione in chiave moderna ne vorrebbe la disaggregazione in componenti separate, che pur convivendo simultaneamente, mantengano la distinzione reciproca, fatto salvo che le diverse preparazioni siano situate sul medesimo livello del gusto e separate da contrappunti discreti, come sottili variazioni su un unico tema. L'aspetto metamorfico conferisce al gigantesco 'piatto unico' una superiore dignità gastronomica, guadagnando nel contempo in impatto scenografico e creatività, mentre l'ordine della degustazione viene suggerito dalla estemporanea ispirazione della gola, per cui attingere alle pietanze disegna percorsi di degustazione molteplici e imprevedibili. Note bibliografiche e Links J. Augier-Grimaud, “Nourriture et culture dans la Cena Trimalchionis: deux enjeux de puissance”, Camenulae no8 – janvier 2012 C. Ballestrazzi, Nutrire il corpo e lo spirito. Il significato simbolico del cibo nel mondo antico, http://www.poliarcheo.it/ N. Blanc et A. Nercessian, La cuisine romaine antique, Paris, Glénat, 1994 A.Cucchiarelli, « Mimo e mimesi culinaria nella Cena di Trimalchione (con un’esegesi di Satyr. 70) », Rheinisches Museum, 142, 1999, p. 176-188 F. Dupont, Le plaisir et la loi, Paris, Maspero, 1977 G.Marchesi, L.Vercelloni, La tavola imbandita. Storia estetica della cucina, Laterza, Bari 2001 C.P. Jones, « Dinner-theater », Dining in a Classical Context, éd. par W.J. Slater, Ann Arbor, Michigan Press, 1991 C. Guittard, « Les Saturnales à Rome : du Mythe de l’âge d’or au banquet de décembre », Symposium. Banquets et représentations en Grèce et à Rome (Colloque international « Le Banquet et ses représentations », Toulouse, 7-9 mars 2002), Pallas, 61, 2003 J. Pigeaud, « L’esthétisme de Trimalcion », Le banquet, Université de Nantes [Littérature, médecine et société, 12], 1994 G.Rosati, « Trimalchione in scena », Maia, 35, 1983, p. 213-227. E.Wolff, « Le mélange, idéal esthétique et social dans le Satiricon de Pétrone », Vita Latina, 155, 1999, p. 19-25. http://www.dl.ket.org/latin3/mores/food/01-1stcourse.htm http://ancienthistory.about.com/library/bl/bl_text_satyricon2.htm 3 coptoplacenta: "dolce a pasta croccante, marzapane": risulta composta da copta (focaccia di grano o di sesamo) e placenta (focaccia con miele) 4 «La sublimazione della realtà naturale (in questo caso, del cibo) si realizza mediante una illusionistica riproduzione di quella stessa realtà, secondo il principo dell’estetica della mimesi» G. Rosati, « Trimalchione in scena», Maia, 35, 1983, p. 222 5 Il berretto del liberto 6 Il richiamo al Cavallo di Troia non è inutile: dal ventre aperto del cinghiale (un cinghiale ripieno o farcito, verrebbe da dire) esce una schiera di tordi, come dal ventre del cavallo di legno uscì, nell'ultima notte di Troia, la schiera di Greci.. InformaMacrobio (Saturnali 3, 13, 13) dell'esistenza di un piatto lussuoso, menzionato come Porcus Troianus nel corso diun'orazione a sostegno di una legge suntuaria, la cosiddetta lex Fannia (metà del II sec. a. C.). Cf. anche Erasmo, Adagia 4.10.70: Porcus Troianus.Gulae veteres architecti et hoc commenti sunt, ut bos aut camelus, totus apponeretur, differtus intus variis animantium generibus. Hinc et porcus Troianus venit in populi fabulam Bene: sulla tavola di Trimalchione.: qui e in 49, 1-10 (maiale ripieno) ricchi e sofisticati piatti allusivi della Troiae halosis, la Presa di Troia. GUSTATIO1 servie avec du mulsum Istituto Professionale di Stato per i Servizi dell'Enogastronomia e Commerciali “A. Olivetti” Monza olives blanches et noires (présentées dans les bissacs d’un ânon en bronze de Corinthe) loirs saupoudrés de miel et de pavot saucisses brûlantes servies sur un gril d’argent où prunes de Damas et pépins de grenade simulent les braises PRIMAE MENSAE OEufs de pâte farcis d’un becfigue entouré d’un jaune d’oeuf au poivre et au garum (couvés par une poule de bois) Fercula 1 → Ferculum du zodiaque poulardes, tétines de truie, lièvre ailé Poissons nageant dans une sauce de garum au poivre (déversée des outres d’un Satyre Pain chaud présenté dans un clibanus d’argent) Fercula 2 → Sanglier coiffé d’un bonnet d’affranchi corbeilles portant l’une des dattes caryotes, l’autre des dattes de Thèbes tout autour sont rangés des marcassins en pâte Fercula 3 → Arrivée du Porcus Troianus porc farci de saucisses et boudins Fercula 4 → Veau bouilli servi entier (découpé par un esclave déguisé en Ajax frappé de folie) Fercula 5 → pâtisserie Priape portant des fruits d’où jaillit de l’eau safranée Fercula 6 → Poularde grasse désossée et oeufs d’oies SECUNDAE MENSAE DÎNER DE TRIMALCHION UNE CUISINE «TROMPEUSE» Workshop Trimalcion élabore une esthétique du choc qui a pour but de transformer son dîner en une expérience à la fois esthétique et herméneutique. Il accentue la dimension spectaculaire des plats: les plats sont toujours autre chose que ce qu’ils ont l’air d’être. Il les utilise pour remettre en question le rapport entre l’illusion et la réalité. Son festin se fonde sur une cuisine «trompeuse». Les descriptions des différents services mettent en avant l’aspect mimétique de la cuisine. Le cuisinier est d’ailleurs choisi par son maître pour ses capacités à donner forme à une réalité à partir d’une matière comestible quelconque. La nourriture peut donc être interprétée en tant qu’expression culturelle et politique d’une vision du monde, qui recherche par l’imitation du code aristocratique du banquet à prouver au monde qu’il fait désormais partie de l’élite. Grives de pâte farcies de raisins secs et de noix coings lardés d’épines pour figurer des hérissons Epidipnis (Après-repas) Oie grasse entourée de poissons de toutes sortes d’oiseaux faits de porc Escargots servis sur un gril d’argent 1 La gustatio est suivie de la cena, composée de plusieurs fercula: un premier plat (chapitre 35), un second, le sanglier, enfin vient le porc rempli de saucisse; Les secundae mensae [Voici le détail du menu:N. Blanc et A. Nercessian, La cuisine romaine antique, Paris, Glénat, 1994] A cura della Dott.ssa Lavinia Sforzini GUSTATIO appetizer white and black olives (arranged in panniers on a donkey made of Corinthian bronze) dormice sprinkled with poppyseed and honey Hot sausages embedded in damson plums and pomegranate seeds peahen's eggs fat fig-pecker embedded in shortcrust pastry shells yolk seasoned with pepper Istituto Professionale di Stato per i Servizi dell'Enogastronomia e Commerciali “A. Olivetti” Monza PRIMAE MENSAE a circular zodiac tray Fercula 1 → ram's vetches on Aries beef on Taurus kidney and lamb's fry on Gemini womb of unfarrowed sow on Virgo African fig on Leo tart and cake on Libra small seafish on Scorpio bull's eye on Sagittarius sea lobster on Capricornus goose on Aquarius two mullets on Pisces Unleavened bread Fercula 2 → stuffed capons and sow's bellies hare equipped with wings highly spiced sauce upon fish WAS THE ROMAN EMPIRE AN AGE OF GLUTTONY? An Historical Coocking Workshop Abstract Most of Petronius's criticism stresses the obscene display of wealth and pretention at Trimalchio's Dinner, but it is still the best example of the evolution of taste during Nero's Empire (I century A.D.). Students from a Cooking-Class will create a Roman decadent banquet, designed to both functional and decorative purposes. Fercula 3 → wild boar Porcus Troianus Syrian and Theban dates Fercula 4 → hog sesoned with pepper and cummin stuffed with sausages and black-puddings sliced boiled calf Fercula 5 → dessert Priapus cake fruit and grapes delicacies Fercula 6 → pig topped with black pudding and garnished with frittens and giblets chick-peas and lupines, nuts at discretion cream cheese flavored with wine jelly SECUNDAE MENSAE trushes of pastry, stuffed with raisins and walnuts quinces stuck over with thorns fatted goose with fish and fowl A cura della Dott.ssa Lavinia Sforzini ARCHEOLOGICAL GASTRONOMY Romans ate lying down at banquets. A fully furnished “triclinium” ('dining room') in an aristocratic household would have room for three dining couches arranged in an open “U” shape with the opening facing the atrium. Known as “convivium” (Latin: 'living together'), banquet, meant specific gatherings, such as “epulum” (public banquets) and ”cena” (dinner), a more private affair. The historian Tacitus writes of Petronius – author of the most well known Trimalchio's Dinner (Satyricon 31 – 70) - in his Annals and his account is almost all that we know of him. His days were passed in sleep and nights in business and pleasure. Lapsing into vicious indulgence, he was regarded as a man of luxury, whose word on all matters of taste was law. He was chosen by the Roman Emperor Nero to be one of his intimate associates. He was the leading cultural figure at Nero's palace and officially declared elegantiae arbiter, or arbiter of Taste. Nero, according to Tacitus, thought nothing charming or elegant without first consulting Petronius for his approval. The creator of Trimalchio had the experience, the inclinations and the literary gifts which would enable him to describe with forcible mockery the debaucheries of Nero. And the impression of his personality does correspond closely with Petronius's portrait, a mix of immoral sensualism with a rich vein of cynical humor and admirable taste. COOKERY DURING THE ROMAN EMPIRE. THE “FAIR OF SENSES” A proper Roman dinner would include three courses: the hors d'oeuvres (Gustatio) - appetizers including salted fish, pigs feet, hard boiled eggs, stuffed artichokes; - the main course (mensae primae); dessert at mensae secundae : dried fruits (raisins, currants, figs and dates); olives, both black and green; bread or rolls; cheese and fresh fruit made great snacks; nuts; almonds, walnuts or hazelnuts, raw or roasted without salt. The closest thing to a “cookie” would be a cracker ('water biscuit') with all-fruit spread over smooth cheese. Popular fare included pheasant, thrush (or other songbirds); raw oyster, lobster, shellfish; venison, wild boar, peacock, fattened fowls and sow's udders. Romans spiced their food with pine kernels, leeks, celery seeds, parsley, lovage (levisticum), dried mint, safflower, coriander, dates, honey, vinegar, and broth. Garum and the several fish sauces - muria, allex, lymphatum and liquamen - manufactured and widely traded in the Roman Empire were salty, slightly fish-flavored seasoning. Roman writers report garum was used for such a whole range of dishes as a today soy or Worcestershire sauces. Finally, food and drink were planned to perform functional, decorative and even dramatic purposes by employing exotic and wild animals, birds, meat and fish. Elaborated Roman recipes survive in a literary work known as Apicius ( that is a late Roman compilation of cookery recipes). However, in the fictional Cena Trimalchionis (Trimalchio's Dinner) - written by Petronius Arbiter during the Nero's Principate (54–68 A.D.) - the wealthy freedman Trimalchio serves his guests with several extravagant dishes, spread over a circular tray with the twelve signs of Zodiac, arranged with the most suitable food: roasted pig stuffed with sausages, a hare decorated with wings to resemble a Pegasus. De Martino Valentina Antipasto fagottini di bresaola e formaggio con pere e miele Accovacciato nel suo nido,dorme! il mio pensiero oggi e' ghiro, sente la tormenta del presente, e s' addormenta sulle note d' un adagio Alda Merini Ingredienti 1 pera Fette di bresaola Pecorino spalmabile Miele Ghiro con miele Gli antichi romani andavano molto ghiotti per il ghiro, il roditore noto per il suo proverbiale letargo. Procedimento Prendere le fette di bresaola e riempirle con il pecorino spalmabile, poi appallottolarle come se fossero tanti piccoli ghiri, tagliare le pere e cospargere il tutto con miele Le carni tenere e gustose di questo animaletto, lo resero un cibo particolarmente gradito nell’antichità e in poco tempo diventò una pietanza che non poteva mancare sulle mense dei romani più ricchi e raffinati. Durante la cena di Trimalcione, descritta da Petronio, e diventata la più celebre abbuffata dell’antichità, il ghiro viene infatti servito tra gli antipasti. Allevare e cucinare il ghiro era diventata una moda così diffusa che nel 115 a.C. si tentò, invano, di bandirlo dalle tavole attraverso una legge emanata per contenere lussi e inutili sprechi. Ma il suo uso e consumo continuarono ancora per diversi secoli; solamente nell’editto dei prezzi di Diocleziano, emanato nel 301 d.C., lo troviamo annoverato tra le merci con un prezzo abbastanza basso, segno evidente che la moda era finita. La ricetta che ci fornisce Apicio nel suo trattato di gastronomia prevedeva che il ghiro doveva essere farcito con chenelle di maiale (polpettine di carne magra insaporite con spezie e cotte in acqua bollente) e con frattaglie tritate dello stesso ghiro; dopo avere inserito il ripieno, la bestiola doveva essere ricucita per trattenere il ripieno; dopodichè si procedeva alla cottura, alla brace su una tegola, oppure arrosto in un forno a campana e poi servita cosparsa di salsa di miele e papavero. Il ghiro: specie protetta Il ghiro nel 2006 è stato inserito nella Lista Rossa degli animali a maggior rischio di estinzione in Italia, il Ghiro infatti è una specie non cacciabile e sta diventando sempre più raro a causa del bracconaggio e degli incendi. E il vostro antipasto è pronto!! Di Filippo Melania Colombo Stefano Libum di Catone Zuppetta di ceci e baccalà marinato Ottimo da servire con gli aperitivi Ingredienti 400 g. di filetti di baccalà pronti 1 l. di latte ½ cipolla 2 foglie di alloro 2 spicchi di aglio 1 cucchiaino di pepe in grani 2 cucchiai di olio extravergine 200 g. di ceci lessati 4 scalogni succo di limone 1 cucchiaino di colatura di alici Sale pepe Ingredienti Libum (per sei persone) Ricotta 400g Farina 400g Uovo 1 Sale un pizzico “Farai cosi' il libum. Sciogli bene in un mortaio due libre di formaggio. Quando lo avrai reso del tutto liscio impasta bene col formaggio una libbra di farina o, se lo vuoi piu' leggero , mezza libbra. Aggiungi un uovo e di nuovo e impasta tutto attentamente. Forma la pagnotta, ponila sopra un letto di foglie e falla cuocere lentamente in un forno caldo.” Libum e' una parola che deriva dal verbo latino libare,che significa fare una libagione questa preparazione rappresenta una focaccia che veniva offerta agli dei sopratutto per gli anniversari.Questa ricetta e' tratta dal libro "De Agricultura" di Catone. Procedimento Prendere la ricotta e incominciare a mescolare formandone una crema,poi aggiungeteci la farina continuando a mescolare,dopo di che' aggiungere un ovo,un pizzico di sale e un pizzico di pepe continuando a mescolare finche non si ottiene un composto del tutto omogeneo.Nella ricetta Catone ci propone di posare l'impasto su un "letto di foglie", Catone dava molta importanza all' alloro, ed e' per questo che in alcune ricette si possa trovare anche l'alloro ovviamente e' a vostra scelta metterlo oppure no.Per chi desidera l'aggiunta di alloro, quindi lavare ed asciugare l'alloro e porlo nella teglia con un filo di olio.Dopo di che' olearsi le mani, poiche' l'impasto e' molto appiccicoso e farne delle piccole palline.Far cuocere per circa 2530 minuti in forno a 170 gradi.Servirle calde.Vi consiglio di provarle con il miele davvero molto buone. Procedimento Mettete il baccalà in una casseruola con il latte, la mezza cipolla, il pepe, l’alloro e l’aglio. Portate a bollore, spegnete e lasciate riposare, coperto, per 5 minuti. Estraete quindi il baccalà ed eliminate la pelle ed eventuali spine. Tritate gli scalogni, rosolateli con l’olio e la colatura di alici, unite i ceci, baccalà, succo di limone, poco sale. Fate amalgamare e servite con pepe nero macinato. I ceci si classificano in due gruppi: il Kabuli ed il Desi, sono ceci a seme grosso. In Italia le cultivar maggiori sono: cece di Merella, il cece di Grosseto e il cece di Cicerale. Il nome deriva dal latino Cicer, il cognome di Cicerone discendeva da un suo antenato che aveva una verruca a forma di cece sul naso. Durante l’epoca di Carlo Magno era d’obbligo coltivare i ceci in ogni possedimento imperiale. Viene consumato principalmente nelle regioni meridionali insieme con la pasta e in Liguria, dove i piatti tipici a base di ceci sono la farinata e la panissa. Imperato Andrea Fancello Fabio Il pane non lievitato Fettine di manzo magro Ingredienti Ingredienti e dosi per 6 persone 400 gr di farina bianca 6 cucchiai di olio d'oliva 100 g di pancetta 100 gr di farina integrale 250 g di funghi champignon 350 gr di latte 30 cl di brodo 4 pomodori 1 cucchiaio di succo di limone 18 cipolline 4 scalogni un paio di cucchiai di olio evo 1 cucchiaino colmo di bicarbonato di soda 1 cucchiaino di sale Procedimento Versare in una ciotola tutti gli ingredienti secchi e quindi le farine, il sale, il bicarbonato e miscelare bene. In un’altra ciotola versare i liquidi e quindi il latte, il succo di limone e l’olio, e unire nella ciotola con le farine. Amalgamare bene dapprima con un cucchiaio e poi con l’aiuto delle mani e formare una palla. Lavorare l’impasto lo stretto necessario e formare una palla, disporla sulla placca del forno ricoperta di carta forno dopo averle dato la forma di una pagnotta tonda e infornare a 220C° per 40 minuti circa. Coprirla in cottura con un foglio di alluminio per evitare che si bruci in superficie e lasciarla dentro il forno spento per altri 10 minuti. 1750 g di polpa di manzo 4 ciuffi di prezzemolo Pepe 15 cl di vino bianco secco 3 rondelle di limone 1 foglia di alloro 1 pizzico di timo 3 cucchiai di erbe aromatiche Sale 4 spicchi di aglio Preparazione Oltre al tempo di preparazione e cottura (precisamente 6 ore e 15 minuti), è necessario tenere conto anche di 12 ore per la marinatura. Mondate l'aglio e tagliatelo in due nel senso della lunghezza. Puntatelo nella carne a intervalli regolari. Preparate la marinata: mettete il vino bianco, le rondelle di limone, il timo, le erbe e tre cucchiai di olio in una terrina abbastanza grande da contenere la carne. Pepate e mescolate Focaccia al farro Ingredienti 1 kg di farina di farro 650 ml d’acqua accuratamente. Aggiungete la carne, coprite e lasciate marinare per almeno dodici ore in frigorifero, voltando la carne ogni tanto. Terminate il tempo indicato per la marinata, mondate gli champignon, lavateli e tagliateli in quattro. Pelate i pomodori, tagliateli a metà, eliminate i semi e l'acqua di vegetazione e tritate la polpa. Mondate le cipolline, gli scalogni e tritate finemente questi ultimi. Eliminate la cotenna della pancetta e tenetela da parte. Tagliate la pancetta a dadini. In una casseruola, scaldate l'olio rimanente e fatevi dorare i dadini di pancetta per cinque minuti; sgocciolateli. Scolate la carne e conservate la marinata. Asciugate la carne con carta assorbente, salatela e pepatela. Rosolatela da ogni lato nel grasso della pancetta e poi 7 gr di lievito di birra 10 gr di sale toglietela dalla casseruola. Scaldate il forno a 110 gradi. Mettete la cotenna della pancetta nella casseruola, posatevi sopra la carne, circondatela con i dadini di pancetta rosolati, gli champignon, i pomodori, le cipolline, gli scalogni e il prezzemolo. Aggiungete il brodo e la marinata filtrata. Salate, pepate, coprite e infornate. Lasciate cuocere per sei ore. Quando il manzo è cotto, eliminate il filo e tagliatelo a fette spesse. Disponete le fette in un piatto di servizio e circondatele con i dadini di pancetta e le verdure. Sgrassate il sugo di cottura e versatelo sulla guarnizione. Vino consigliato: Barbera. Procedimento impastare tutti gli ingredienti con due cucchiai d'olio e far lievitare l'impasto ottenuto per almeno un paio d'ore, quindi stendere nella teglia, spargere il rosmarino lavato asciugato e tagliato grossolanamente con la mezzaluna sulla superficie della focaccia, aggiungere un filo d'olio e far lievitare ancora una mezz'ora. Trascorso questo tempo infornate la focaccia in forno già caldo a 190° per 15 minuti circa. Fancello Fabio Bocconcini di manzo con polenta Ingredienti per 4 persone 700 g di muscolo di manzo, 1 cipolla, 4 cucchiai di olio evo DANTE, 1 carota, 1 costa di sedano, 1/2 bicchiere di vino rosso robusto Valpolicella SARTORI, peperoncino in polvere q.b. TEC-AL, 1 foglia di alloro, 2-3 bacche di ginepro, 450 g di passata rustica CIRIO, sale iodato q.b. GEMMA DI MARE, pepe q.b. 250 g di polenta istantanea (antica macinazione a pietra) LA GRANDE RUOTA. Procedimento Mettete sul fuoco un tegame con l'olio e un trito di cipolla, sedano e carota. Aggiungete il manzo fatto a piccoli pezzi, l'alloro e le bacche di ginepro e lasciate stufare. Innaffiate col vino rosso e fate evaporare, quindi unite la passata di pomodoro e il peperoncino a secondo dei vostri gusti. Regolate di sale e pepe, aggiungete un pò d'acqua o brodo e lasciate cuocere per 2-3 ore a fuoco lento, sino a che la carne diventa tenerissima. Preparate la polenta: Cuocete la polenta secondo le istruzioni della confezione, regolando di sale. Appena pronta versatela su un tagliere di legno, quindi impiattate e servite con i bocconcini al ragù piccante! Fancello Fabio La pastissada de manzo La Pastissada de manzo è un’antica ricetta veneta, sembra che la sua ricetta sia originaria del veronese, vedi la più famosa pastissada de caval. Anche in questo caso esistono numerose varianti della ricetta, e qui di seguito, vi propongo la mia ricetta di famiglia e , come vino ho abbinato un vino prodotto nel mio paese. Ingredienti per 6 persone 1 kg. di manzo 1 vasetto di pomodoro del Piennolo 500 ml. di vino raboso 1 cipolla bianca di Chioggia 1 fettina di lardo 1 carota 1 spicchio d’aglio 1 costa di sedano verde ½ limone bio 2 chiodi di garofano un pizzico di cannella rosmarino, salvia , alloro sale fino pepe nero Ariosto olio extra vergine di oliva AlmaverdeBio 400 gr. di farina di mais integrale Valier Procedimento Fare un trito con la cipolla, il lardo, il sedano e la carota, farlo rosolare per alcuni minuti, poi aggiungere la carne e farla rosolare, aggiungere lo spicchio d’aglio con i due chiodi di garofano conficcati, la salvia, il rosmarino, l’alloro e il mezzo limone diviso in 2 spicchi. Quando la carne avrà preso un bel colore, versarci sopra il vino e i pomodori del Piennolo, coprire il tegame e dopo alcuni minuti spegnere il fuoco. Lasciar riposare il tegame in un luogo fresco per almeno 12 ore, l’ideale sarebbe una notte intera. Questo particolare procedimento dona alla carne un sapore forte e molto particolare. Per questa ricetta consiglio di usare un tegame di coccio che abbia le stesse dimensioni del pezzo di cane, e dai bordi alti, perché la carne durante le ore di riposo deve essere completamente coperta dal liquido. La mattina seguente rimette il tegame sul fuoco e fatelo cuocere a fuoco dolce per almeno 2 ore , 2 ore e mezzo. Quando la carne sarà tenera, lasciarla intiepidire , poi affettatela e rimettetela nel sugo caldo, lasciandola insaporire per alcuni minuti, prima di servirla. Questo piatto come da consuetudine viene abbinato alla polenta. Procedimento: portate a bollore l’acqua , aggiungete il sale grosso e la farina di mais a pioggia, mescolate molto velocemente onde evitare il formarsi di grumi, e fate cuocere per 50 minuti, mescolando spesso. Al termine incorporate un filo di olio extra vergine di oliva. Versate la polenta su un paiolo, poi con l’aiuto di un coppapasta ovale della Guardini ricavate delle forme ovali, che poi dividerete a metà realizzando degli spicchi. Siviero Marco Rognone trifolato Asanza Carlos Ricetta zodiacale Cancro Come ogni granchio si procede alla estrazione della polpa, cercando di stare attenti a mantenere intatto lo scheletro per usarlo come ottima decorazione, in quanto presenta un aspetto maestoso dato la sua grandezza. Procurarsi dei granchi freschissimi,possibilmente appena pescati. Immergeteli in una bacinella di acqua fredda e sciacquateli almeno 2 volte. Adagiateli nell'acqua fredda in una padella capiente,coprite,portate a ebollizione e lasciate cuocere per circa 15/20' minuti. Lavate sotto l'acqua corrente i granchi lessati e trasferiteli in una bacinella. Prendete un granchio e posizionatelo sul tagliere in posizione prona,aiutatevi con la punta del coltello ad alzare e togliere delicatamente il carapace .Con un cucchiaino separate le due metà dell'addome e scavatene l'interno ricavando la polpa. Per ricavare la polpa all'interno delle chele,dovete tagliare le chele stesse con e forbici,per poi estrarne la polpa. Perfetto ora che abbiamo la polpa fresca e lo scheletro intatto, possiamo divertirci a creare diversi tipi di piatti,da antipasti freddi a primi caldi. Antipasto freddo di granchio per 2 persone:Ricetta light tipicamente estiva, ideale per una cena tra amici. Ingredienti 2 Granchi da 500gr circa 1 carota 1 gambo di sedano 1 piccola cipolla 1 rametto di prezzemolo 2 foglie di lauro sale Ingredienti 2 rognoni 1/2 bicchiere di marsala secco. 1 spicchio d’aglio. 1 manciata di prezzemolo. 80 g. burro. 3 cucchiai d’aceto. Farina. Sale e pepe q.b. Preparazione Mettete in un recipiente, dopo aver eliminato la parti spugnose e il grasso, i rognoni e ricopriteli con acqua fredda e l’aceto e lasciateveli per un quarto d’ora. Scolateli asciugateli e tagliateli a fette. Preparate un trito fino di prezzemolo e aglio. In un tegame sciogliete il burro e unite i rognoni infarinati che farete rosolare. Bagnate con il marsala, salate pepate, coprite con un coperchio e cuocete e fuoco lento fino a completa asciugatura dei liquidi, rimestando spesso. Aggiungete il trito e servite ben caldo. Il rognone è il rene, ha un valore energetico molto elevato (120 kcal per 100 g di prodotto fresco), il suo apporto nutritivo è superato solo dal cervello, fa parte delle frattaglie rosse. Testicoli Un americano in Spagna va al ristorante, ordina da mangiare e vede che a tutti gli altri portano due cosa così nel piatto, il giorno dopo decide di ordinarle anche lui; però gli portano due cose simili, ma più piccole, chiede al cameriere come mai, il cameriere gli risponde: “Oggi ha vinto il toro!” Per la salsa rossa 1 cucchiaino di burro 1 cipollotto 1/2 bicchierino di brandy 3 cucchiai di passata di pomodoro 1/2 cucchiaino di semi di anice 1/2 cucchiaino di semi di coriandolo una punta di peperoncino Per la salsa verde 5-6 foglie di menta 3 rametti di timo il succo di 1 lime olio extra vergine di oliva sale pepe bianco Preparazione Usare il procedimento per ricavare la polpa come descritto sopra, aggiungendo alla cottura le verdure.Servire con le 2 salse rossa e verde.Salsa rossa:In un tegame rosolare il cipollotto tagliato finemente nel burro, sfumare con il brandy, aggiungere la passata di pomodoro e le spezie pestate nel mortaio o macinate in un mixer, salare e spegnere il fuoco.Salsa verde:Lavare e tritare finemente le erbe aromatiche, aggiungere all'emulsione di olio, lime, sale e pepe bianco. Viene paragonato a una corona in quanto la sua forma è bellezza sono molto simili, i rè nel medioevo ne erano molto ghiotti. Qarchaoui Saokaina Motta Loris Linguine ai fichi Maialino di latte in agrodolce Non far come gli antichi, che mangiavano le cocce e buttavano i fichi. Ingredienti: 350 g. linguine; 500 g. fichi (fondamentale la qualità); 50 g. burro; 250 g. panna; 150 g. prosciutto cotto; 50 g. parmigiano reggiano grattugiato; un bicchiere vino bianco da tavola; sale q.b.; pepe q.b. Ingredienti polpa di suino, 400g cipolle, 1 carote, 1 peperoni rossi, 1 peperoni verdi, 1 ananas, 150g olio di semi, 2 cucchiai Per la pastella: acqua, qb farina 00, 80g lievito in polvere, 1 cucchiaino olio di semi, 1 cucchiaio Preparazione: Lavate e sbucciate con cura i fichi ben maturi, versateli in una terrina e cospargete con un bicchiere di vino bianco secco, lasciateli insaporire per una decina di minuti e poi realizzate una crema con mixer o un passaverdure. In una pentola fate bollire dell’acqua per la pasta e versate le linguine. Salate a piacere e fate cuocere. In una grande padella antiaderente versate il burro, tagliate il prosciutto cotto in piccoli dadini, il passato di fichi, salate ed aggiungete del pepe a piacere. Fate cuocere per 5 minuti circa mescolando con cura fino ad ottenere un composto omogeneo. A questo punto scolate le linguine al dente e versatele in padella, fatele saltare con attenzione insieme al sugo preparato aggiungendo la panna. Spolverate con del Parmigiano Reggiano grattugiato e servite ben calda. Per la salsa agrodolce: acqua, 200ml aceto di vino bianco, 100ml zucchero di canna, 100g passata di pomodori, 200ml succo d' ananas, 3 cucchiai maizena, 2 cucchiai Preparazione iniziate tagliando la polpa di maiale in piccoli cubetti, poi pelate le carote e riducetele a bastoncini, lavate i peperoni, eliminate la parte bianca interna e tagliateli a bastoncini (della stessa dimensione delle carote), fate lo stesso con le cipolle. Infine tagliate l' ananas a cubetti grandi come la carne di maiale. Preparate la pastella mescolando in una ciotolina la farina con il lievito e un cucchiaio di olio di semi, aggiungete abbastanza acqua per ottenere una pastella piuttosto densa. Scaldate in una padella due dita di olio di semi, quando sarà a 180°C friggete i pezzettini di maiale intinti nella pastella e scossi per eliminare la pastella in eccesso. ! ! Quando i cubetti di maiale in pastella saranno ben dorati scolateli con una schiumarola e poneteli su di un foglio di carta assorbente per eliminare l' olio in eccesso. ! Eliminate l' olio che avete utilizzato per friggere dalla padella e sostituitelo con due ! cucchiai di olio di semi che farete scaldare, poi aggiungete la cipolla, la carota e i peperoni e fateli saltare a fuoco vivace, in ultimo aggiungete l' ananas e salate il tutto. ! ! Fate saltare nella padella le verdure per circa 3-4 minuti, dovranno risultare cotte ma ancora molto croccanti. Quando le verdure saranno pronte mettetele da parte e sempre nella stessa padella mettete la passata di pomodoro, lo zucchero di canna e l' aceto di vino bianc. Unite anche il succo d' ananas e portate a ebollizione; infine aggiungete due cucchiai abbondanti di maizena sciolti in 200ml di acqua fredda. Lasciate quindi che la salsa agrodolce si addensi. Quando sarà pronta aggiungete il maiale fritto e le verdure. Mescolate delicatamente per farle insaporire e scaldare il tutto (per circa un minuto) e servite il maiale in agrodolce ancora fumante. Ciarmoli Federico, Gesuita Nicolò Ciarmoli Federico, Gesuita Nicolò Focaccia dolce all’uva Polpettone con cuore di asparagi e carciofi Ingredienti per una teglia 30×40 cm Ingredienti per 2 polpettoni sufficienti per 8 persone 500 gr di farina 0; 100 gr di zucchero; 15 gr di lievito di birra; 250 ml di acqua; 50 gr di burro; 500 gr di uva; 850 g. di carne macinata di vitella; 3 uova piccole; 4 cucchiai di parmigiano grattugiato; 4 cucchiai di pangrattato; 5 fette di pancarre'; poco meno di 1 bicchiere di latte; 1/2 bicchiere di vino bianco; Uno spicchio d'aglio; Un ciuffetto di basilico, erba cipollina o altro aroma a scelta; 6 carciofi; 1 mazzetto di asparagi; 150 g di tuma (o altro formaggio a vostra scelta); 80 g di pancetta affumicata; 2 litri di sugo di pomodoro (sugo e non salsa); olio q.b.; Sale fino q.b. Tempo di preparazione: 30 min Tempo di cottura: 20 min Tempo totale: 50 min + 3 ore di lievitazione Preparazione In un’ampia ciotola disporre la farina mescolata allo zucchero.Fate un buco al centrro e aggiungete il lievito che avrete fatto disciogliere in un pò di acqua tiepida. Iniziare a lavorare l’impasto aggiungendo man mano l’acqua. Aggiungere ora il burro ammorbidito tagliato a tocchetti continuando sempre ad impastare. Trasferire l’impasto dalla focaccia su una spianatoia infarinata e lavorare l’impasto per circa 10 minuti o fino ad ottenere un panetto liscio ed omogeneo. Mettete l’impastonella ciotola, coprire con un canovaccio e lasciar a lievitare per circa 2 ore Trascorso il tempo, dividere il panetto in due e ricavare 2 rettangoli di pasta. Posizionate il primo rettangolo in una teglia imburrata e ricoprire con i chicchi d’uva (togliete se possibile i semini) e spolverate con lo zucchero. Preparazione Versare in una ciotola la carne macinata, unirvi le uova leggermente sbattute, il parmigiano, il pangrattato, il pancarre' privato della crosta, fatto a pezzetti e ammorbidito nel latte, l'aglio ed il basilico precedentemente tritati, e aggiustare di sale. Amalgamare bene tutti gli ingredienti con le mani e rovesciare l'impasto cosi' ottenuto in un foglio di carta da forno, allargandolo delicatamente sempre con le mani fino a formare un rettangolo spesso circa un cm. (per modellare meglio l'impasto, inumidirsi eventualmente le mani con acqua fredda o olio). Distribuite i carciofi e gli asparagi che avrete precedentemente pulito, affettato e saltato in padella con un pizzico di sale, e sfumati con vino bianco. Poi affettate grossolanamente le fette di tuma e pancetta e aggiungetele ai carciofi e agli asparagi. Ricoprite ora con l’altro rettangolo di pasta ripiegando i bordi per unirli e chiudere. Ricoprire con i restanti chicchi d’uva quindi mettere la focaccia all’uva a lievitare per ancora 1 ora. Spennellare la focaccia doilce all’uva con del burro fuso, spolverizzare con qualche cucchiaio di zucchero ed infornare a 200° in forno già caldo. Cuocere quindi per 20 minuti o fino a che non otterrete una crosticina croccante in superficie. Tagliare a quadrotti e servire. La focaccia, anche detta schiacciata, è un impasto di farina, acqua, lievito e sale, simile a quello del pane, cotto al forno o alla brace. Pur avendo in comune gli ingredienti base, la focaccia viene prodotta in una vastissima gamma di tipologie che differiscono per condimento e lavorazione, assumendo svariate denominazione: tra le più comuni, crescenta, schiaccia, chizzuola, pizza, fogazza, torta, gastella, messinese, pinza, cofaccia e altre. Aiutandovi con la carta da forno, arrotolate delicatamente il composto formando un grosso salame e sigillando bene all'interno la farcitura, ripetete l'operazione per entrambi i polpettoni, compattateli bene con le mani e assicuratevi che siano ben chiusi anche ai lati. Spostate i polpettoni in frigo e lasciateli lì per almeno mezz'ora, così che non corriate il rischio che possano aprirsi in cottura. Adesso viene la parte più delicata che non ho potuto fotografare, (ho solo 2 mani!), e cioè far passare il polpettone attraverso una bottiglia tagliata (calcolatevi attentamente il diametro!) alla cui estremità avrete avuto cura di arrotolare una rete elastica per alimenti, calate giù il polpettone, man mano si srotolerà la rete, poi zac, un colpo di forbice ed ecco il risultato. Sigillate in una padella bella grande i polpettoni, in abbondante olio evo, poi, non appena saranno ben dorati da tutti i lati, prendeteli e immergeteli nel sugo in bollore, lasciate cuocere a fuoco lento almeno un ora, un ora e mezza. Una volta cotto, recidete la rete e provvedete a tagliare con l'aiuto di un coltello lungo e affilato, delle fettine che avrete cura di disporre su un vassoio, velato dallo stesso sugo di cottura. Biffi Martina, Halfaoui Sara, Tota Danilo Motta Riccardo Latterini con erbe aromatiche e spiedini d’anguilla Polpo alla Trimalcioniana Ingredienti 500 g di Latterini 2 spicchi d'aglio 1 rametto di rosmarino e salvia 1 peperoncino 1 bicchiere d'aceto Sale Ingredienti Preparazione Pulite e lavate i Latterini, asciugateli, passateli nella farina bianca per poi friggerli in olio bollente salandoli appena saranno pronti. Mettete, poi, i Latterini in una terrina, copriteli con aceto bollente e cospargeteli di prezzemolo tritato. Aggiungete, infine, gli spicchi d'aglio, le erbe aromatiche e posate i Latterini su un piatto che eserciti su di loro una leggera pressione, occorre tenerli in questa marinatura circa sei ore prima di servirli. Salsa d'accompagnamento Ivs diabotanon in pisce frixo. Piscem quemlibet curas. lauas, friges. Teres piper, cuminum, coriandri semen, laseris radicem, origanum, rutam, fricabis, suffundes acetum, adices careotam, mel, defritum, oleum, liquamen, temperabis, refundes in caccabum, facies ut feueat. Cum ferbuerit, piscem frictum perfundes piper asperges et inferes. Salsa con erbe per pesce fritto. Tagliate, lavate e fate friggere il pesce (scelto a vostra scelta). Pestate, poi, il pepe, il cumino, i semi di coriandolo, la radice di laser, l'origano, la ruta. Triturate e temperate con l'aceto. Aggiungete, poi, i datteri carioti, il miele, il mosto cotto, garum, lavorate il tutto e versate in una pentola e portate ad ebollizione. Dopo che avete bollito, innaffiate il pesce fritto e spargetelo con del pepe ed, infine, servitelo. 600 g polpo 4 spicchi aglio 1 mazzetto di prezzemolo 500 g pomodori ciliegia 4 cucchiai olio d'oliva sale,pepe e peperoncino q.b. 1 cucchiaio capperi Pantelleria 2 cucchiai di olive di Gaeta 4 fette di pane Preparazione Pulire i polpi aprire la sacca lateralmente e svuotandola. Utilizzando delle forbici o un coltellino dalla punta affilata, togliere gli occhi e il dente lavare i polpi molto bene sotto l’acqua corrente per eliminare ogni residuo di sabbia, specialmente tra le ventose dei tentacoli. Pulire bene anche l’interno della testa che servirà per la farcitura. Prima di cominciare la cottura, riempire la testa dei polpi con qualche oliva intera, prezzemolo,due spicchi di aglio, metà dei capperi e richiudere la testa con uno o due stuzzicadenti ; poi metteteli a cuocere a testa in su in un ampio tegame con poco olio, peperoncino fresco, pepe macinato, poco aglio tritato , dopodiché quando i polpi saranno ben rosolati abbassare la fiamma e cuocere 30 minuti circa. Con questa cottura la pelle del polpo tende a rimanere attaccata, senza disfarsi eccessivamente. Lavare i pomodorini, tagliarli a metà e lasciateli scolare . In un’altra pentola intanto scaldare poco olio, 2/3 spicchi d’aglio tritati e far soffriggere, poi aggiungere l’acqua di vegetazione dei pomodorini . Dopo pochi minuti di cottura aggiungere i pomodori e salare leggermente ,lasciare cuocere per 20 minuti circa, schiacciandoli perché perdano l’acqua . Trascorso il tempo di cottura iniziale per il polpo, quando è ormai tenero, aggiungere le olive e i capperi rimasti e una manciata di prezzemolo ; poi circa a metà cottura aggiungere dei pomodori e unirli nella pentola col polpo e continuare a cuocerlo per altri 20/25 minuti . A questo punto preparare i crostini di pane: tagliare diagonalmente le fette di pane da baguette e tostatele in forno a 180 gradi per 5/7 minuti. Servire il polpo alla Luciana in un piatto fondo, coperto dalla sua salsa accompagnandolo con le fette di pane tostato. Tinarelli Giovanni Qarchaoui Douaa Carpaccio di polipo Aragosta in court-bouillon Preparazione Per 6 persone: Procurarsi 1,2 kg di polpo pulito e fallo bollire per 1 ora e 45 minuti in abbondante acqua non salata (N.B. si deve immergere il polpo nell’acqua bollente a poco a poco senza che l’acqua cessi di bollire). Una volta cotto il polpo, scolarlo e lasciarlo raffreddare. Conservare un bicchiere dell’acqua di cottura. Una volta freddo, tagliare il polpo a fette sottili. Creare in questo modo il condimento: in una bacinella versare 1 bicchiere di salsa di soia, 1 bicchiere d’acqua di cottura, 5 cucchiaini di pasta d’acciughe, abbondante pepe, due spicchi di aglio tritato; mescolare molto. Porre le fette di polpo in una terrina, alternando uno strato di polpo ad uno strato di salsa. Lasciare riposare per almeno due ore. Trascorse le due ore scolare le fettine di polpo, conservando la salsa e deporle in un piatto di portata o in sei piatti singoli. Cospargere le fettine con un goccio della loro salsa di marinatura. Servire fresco. NB: Il polpo è un alimento difficile da preparare. Si rischia infatti di ottenere un prodotto duro e gommoso che non assomiglia per niente al polpo. Oltre a seguire le raccomandazioni date nella ricetta, si possono provare anche alcuni altri metodi che la tradizione ci ha trasmesso per ottenere un polpo morbido e tenero: si racconta che facendolo bollire assieme a due tappi di sughero il risultato sia eccezionale. Ingredienti 1 aragosta da circa 1 kg 2 cucchiai di aceto di vino 2 foglie di alloro 1 carota 1 cipolla 1 fetta di limone 1 costa di sedano 1 ciuffo di prezzemolo 10 grani di pepe nero 1 rametto di timo 1 bicchiere di vino bianco Preparazione L’aragosta in court-bouillon è il crostaceo cotto nel brodo ristretto alla francese, nel nostro caso ulteriormente aromatizzato. In una grande pentola preparate il court-buillon facendo bollire in acqua salata per venti minuti assieme ortaggi, odori e spezie. Poi aggiungete il vino e lasciate andare finché il bollore riprende, che sarà il momento per immergere l’aragosta facendo attenzione che la coda resti stesa (ripiegata contro l’addome o legata a un cucchiaio di legno). L’aragosta dovrebbe essere viva: se questo vi crea qualche difficoltà, va bene un crostaceo surgelato da lasciar scongelare prima della bollitura. Lessate l’aragosta per circa venticinque minuti, a fuoco molto dolce. Quindi spegnete e aspettate che il crostaceo s’intiepidisca sempre immerso nel brodo. Scolate l’aragosta, dividetela a metà tagliando dalla parte superiore della testa e fino alla coda. Eliminate la sacca neradella sabbia (dalla testa) e il budello nero dal mezzo della coda. Estraete la polpa dal guscio, affettatela e rimettetela dentro. Il passaggio finale per l’aragosta in court-bouillon è la guarnizione. Riempite il vuoto della testa con il prezzemolo a ciuffetti oppure con una salsa, maionese oppure limone-olio-sale-pepe. Il piatto può essere decorato con lattuga, uova sode affettate, pomodorini o lessi di verdure. Carcellen Patricio Landivar Jonathan Stracotto d’oca Branzino in umido Ingredienti Ingredienti 1 oca di 3 kg Alcune fettine di pancetta 1 bottiglia di vino bianco secco 2 bicchieri di aceto di vino brodo 2 cipolle 1 foglia di alloro 1 pizzico di maggiorana e rosmarino 2 cucchiai di olio d'oliva Sale – grani di pepe 800 gr. di branzino 500 gr. di piselli 1 cipolla 250 gr. di pomodori pelati 1 spicchio d'aglio ½ bicchiere di vino bianco secco Farina sale e olio d'oliva prezzemolo tritato Per la salsa 2 limoni 2 acciughe Burro Preparazione Preparazione Fasciare l'oca con le fettine di pancetta, adagiarla sulla griglia del forno e cuocere per un'ora e mezza in forno preriscaldato a 190 gradi. Ritirare, eliminare la pancetta e sistemare il volatile in una pentola su misura con due cucchiai d'olio. Versare il vino, l’aceto e il brodo fino a coprirlo. Aggiungere alcuni grani di pepe, l'alloro, le cipolle intere, un pizzico di maggiorana e di rosmarino tritati e salate. Cuocere ancora per un'ora sul fornello a fuoco basso, poi togliere l'oca dal recipiente e tenerla al caldo. Per la salsa, unire al fondo di cottura la polpa a dadini di un limone sbucciato al vivo, le acciughe dissalate, diliscate e tritate. Mescolare, ritirare dal fuoco e mantecare il composto con una noce di burro. Disporre l'oca tagliata a fette su un piatto da portata. Ricoprire con la salsa e guarnire con l'altro limone a fettine. Scafate e sciacquate i piselli. Pulite e tagliate a pezzi il branzino. Infarinate e mettetele a soffriggere in una padella con olio d'oliva, uno spicchio d'aglio, la cipolla tagliata a piccoli pezzetti. Dopo qualche minuto aggiungete il vino bianco. Quando è evaporato, aggiungete i pomodori pelati tagliati a piccoli pezzi ed i piselli. Cuocete a fuoco lento con coperchio per circa 20 minuti, girando di tanto in tanto i pezzi delle "ciriole" per farle cuocere uniformemente. Prima di servire cospargete con prezzemolo tritato. Roma ha una grande tradizione per quanto riguarda i piatti di pesce, sia di mare che di lago. In particolare, questi, trionfano in occasione del cenone di Natale, ricchissimo di portate di pesce.Il pesce inizialmente veniva consumato soltanto nei periodi di carestia ma presto venne considerato un piatto prelibato e un alimento essenziale. Tra le specie più conosciute c’erano l’orata, il luccio, la sogliola e la triglia. Di solito il pesce veniva accompagnato da verdure bollite e anche da fegato e da carni varie. Fiorenza Antonio Cagiano Luca, Fausciana Rocco, Valenti Fabrizio Insalata di mare Lepre in agrodolce Ingredienti Ingredienti Polpo Patate Vongole Cozze Prezzemolo Olio Limone Preparazione 1 lepre intera già pulita, con fegato, cuore e polmoncini 50 g di olive verdi snocciolate 1 cucchiaio di farina 40 g di burro 1/2 bicchiere di vino bianco brodo di carne prezzemolo sale 1 cipolla 40 g di lardo pepe Mettere a bollire il polpo in una pentola con dell’acqua per circa 40 minuti,nello stesso tempo in un’altra pentola mettete le patate e fatele cuocere per 25 minuti fino a quando non diventano morbide. Dopo avere cotto le patate,cuocete anche cozze e vongole. Quando il polpo,le patate,cozze vongole sono pronte potete incominciare a pelare le patate e tagliarle a cubetti di 2-3 centimetri;per il polpo togliete la testa e tagliatela a julienne, per i tentacoli tagliateli ad uno spessore di 2 centimetri. Dopo aver tagliato i polpo e le patate unite cozze,vongole,patate,polpo e un po’ di prezzemolo tritato in un’unica bacinella. Quando avete messo tutto in una bacinella mescolate tutto il composto con una aggiunta di olio e limone per chi desidera e impiattate. Per la marinatura vino bianco secco 1 dl di aceto di vino bianco 20 g di pinoli 30 g di uvetta sultanina 1 cucchiaino di cannella in polvere la buccia tritata di 1/2 limone 3 cucchiai di zucchero Preparazione Fate marinare per almeno 4 ore il fegato, i polmoncini e il cuore della lepre con mezza bottiglia di vino bianco, l’aceto, i pinoli, l’uvetta sultanina ben lavata, la cannella in polvere, la buccia tritata di mezzo limone e lo zucchero. Trascorso questo tempo, sciacquate bene la lepre in acqua fredda corrente e tagliatela a pezzi regolari, quindi metteteli in un tegame capiente insieme con parti uguali di burro e lardo, una cipolla tritata, sale e pepe. Quando la carne sarà ben rosolata e la cipolla avrà preso un colore biondo, bagnate con un bicchiere di vino bianco e fatelo sfumare. Distribuite quindi sulla superficie un cucchiaio di farina, così che leghi la preparazione, e unite le interiora di lepre con la loro marinata e le olive verdi. Fate cuocere il tutto per almeno 50 minuti, bagnando di tanto in tanto con il brodo di carne tiepido. Cinque minuti prima che la cottura abbia termine distribuite sulla lepre un cucchiaio abbondante di prezzemolo tritato. Togliete dal fuoco e servite subito. Vescia Federico Qarchaoui SouKaina Pesce spada in salsa piccante Porcus Troianus: petto d’anatra con datteri e prosciutto di pollo Ingredienti Ingredienti 2 tranci di pesce spada 250 gr di pomodori maturi o pelati Una cucchiaiata di capperi 50 gr di olive nere Olio extra vergine d oliva Sale Pepe facoltativo Peperoncino 2 petti di anatra con la pelle 100 g di prosciutto crudo una cipolla 100 g di datteri surgelati (nei negozi di frutta e verdura) 20 g di burro chiodi di garofano in polvere un mazzetto di timo brodo vegetale un cucchiaio di aceto balsamico sale, pepe Preparazione Tritate i capperi , tagliuzzate le olive snocciolate e metterle al fuoco con qualche cucchiaiata di olio extravergine , aggiungete i pomodori sbucciati ,privati dei semi e tagliati a cubetti , salate e pepate . Lasciate sobbollire la salsa per circa 15 minuti. Mettete le fette di pesce spada leggermente salate e cuocete nel sugo per circa 20 minuti a fuoco moderato . Se si asciuga troppo aggiungete qualche cucchiaio d' acqua. Preparazione: Sbucciate la cipolla, tritatela e fatela appassire in padella con il burro; salate e pepate. Tritate il prosciutto e meta dei datteri snocciolati; mescolate i due ingredienti con la cipolla cotta, un pizzico di chiodi di garofano in polvere e qualche fogliolina di timo. se Incidete la pelle dei petti con taglietti paralleli, poi praticate in ciascun petto un'incisione profonda per creare una tasca. Farcite i petti con il composto di prosciutto e datteri e chiudeteli con uno stecchino. Rosolateli in una padella antiaderente senza condimento, trasferiteli in una teglia, bagnateli con l'aceto e passateli nel forno, a 200’c, per 15 minuti. Sfornate e unite al fondo di cottura i datteri tenuti da parte, anch'essi snocciolati e tagliati a spicchietti: bagnate con un mestolino di brodo, salate e lasciate restringere sul fuoco a fiamma bassa. Tagliate i petti di anatra a fette non troppo sottili e servite con la salsa, i datteri e qualche fogliolina di timo fresco. Zucchelli Andrea Cappone tartufato Piatto particolarmente indicato per il periodo natalizio, il cappone tartufato è stato menzionato persino nel libro per eccellenza della cucina Italiana, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, del patriarca del mangiar bene, Pellegrino Artusi, che ne esalta la bontà e al contempo la semplicità. Sicuramente l’ingrediente principe di questa ricetta, oltre al cappone, è il tartufo bianco che conferisce alla ricetta una certa raffinatezza mista ad un sapore particolare proprio del tartufo sulla carne. Preparazione La prima cosa da fare, se avete comprato un cappone intero, è privarlo del collo e delle zampe, quindi pulirlo all'interno e lavarlo. A questo punto, 12 ore prima della cottura, tagliate afettine molto sottili 20 gr di tartufo e inseritelo tra la pelle e la carne del cappone, spingendolo per bene fino alle cosce ma facendo attenzione a non rompere la pelle. Preparate un impasto con il lardo, il resto del tartufo, il marsala, il pepe ed un pizzico di sale e farciteci il cappone, inserendolo nello stomaco dell’animale prima della cottura. Per evitare che il ripieno fuoriesca, dovete cucire il cappone sia davanti che dietro con del filo. Ora il vostro cappone è pronto per essere cotto, quindi, fate preriscaldare il forno a 180° e, dopo averlo avvolto in un foglio di carta stagnola, fate cuocere il volatile per 1 ora, controllando di tanto in tanto la cottura con una forchetta o uno stuzzicadenti lungo.