Consumatori: Che cos`è la Lotta integrata

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Consumatori: Che cos`è la Lotta integrata
Consumatori:
Che cos'è la Lotta integrata
La lotta integrata
Nata in origine dall'esigenza di contenere i costi dei trattamenti chimici sulle
colture, la lotta integrata interviene con la chimica solo quando il potenziale
danno arrecato al raccolto supera il costo del trattamento stesso. In ogni caso
il prodotto da lotta integrata è più "pulito" di quello convenzionale e di minor
impatto ambientale. Analisi di laboratorio rilevano, infatti, quantità minime di
residui di pesticidi perché i trattamenti chimici, in lotta integrata, sono ridotti in
media del 50%.
E’ una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione
dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si
ricordano:
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l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti
utili;
la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di
diffusori di ferormoni);
fitofarmaci selettivi (che eliminano solo alcuni insetti);
fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione
biochimica del terreno e dall'aria; ...
La lotta integrata è una tecnica di produzione agricola che consente di
ridurre i residui di fitofarmaci nei prodotti agricoli che finiscono sulle
nostre tavole e ridurre di conseguenza l'impatto ambientale dovuto all'uso
indiscriminato di prodotti chimici di sintesi; e ciò è possibile mantenendo gli
insetti distruttori a livelli tali da non compromettere la produzione e la
sua redditività.
Riconosciuta e regolamentata dall'Unione Europea, la lotta integrata è un
metodo di coltivazione mista, che cioè utilizza sia la chimica che i metodi
naturali di difesa dai parassiti.
Perché "lotta integrata"?
Perché gli strumenti utilizzati per combattere gli attacchi parassitari sono
molteplici e combinati sapientemente fra di loro: metodi che valorizzano
le risorse naturali e i meccanismi di regolazione degli ecosistemi, e
metodi chimici sono accuratamente equilibrati e tengono in conto della
salubrità del prodotto e della protezione ambientale.
L'obiettivo non è di eliminare bensì di mantenere gli insetti dannosi al di
sotto della soglia di tolleranza.
Si tratta pertanto di un sistema di controllo degli agenti che provocano
danno alle coltivazioni.
Si pensi ad esempio alla presenza di siepi o fasce di vegetazione che
contribuiscano allo sviluppo di nicchie favorevoli ad animali che si
nutrono degli insetti dannosi.
Così come agli interventi di tipo agronomico, quali rotazioni, sfalci,
potature, diserbo, irrigazioni, possono condizionare, direttamente o
indirettamente, la presenza dei nemici colturali.
Un'altra tecnica di lotta è l'introduzione di fattori di disturbo per le specie
nocive, quali piante-esca che distolgano dalle varietà coltivate, oppure
l'introduzione di maschi sterili che riducano l'incremento numerico degli
organismi dannosi.
Quando le varie tecniche biologiche, agronomiche e fisiche non sono
sufficienti a mantenere i parassiti sotto il livello di tolleranza si ricorre ai
prodotti chimici di sintesi, ma in modo limitato e giudizioso.
Il risultato di questo metodo di coltivazione è una riduzione (rispetto al
massimo ammesso per legge) del residuo di fitofarmaci sul prodotto
finito, assicurando un maggiore rispetto ambientale e riducendo le fonti
attuali di inquinamento agricolo dell'ambiente.
E per essere certi che tutto ciò non sia solo un'autodichiarazione del
produttore è bene che la produzione integrata sia certificata da un ente
terzo indipendente.
Si tratta di una certificazione di prodotto, basata su una norma volontaria
(il riferimento per la lotta integrata è il DTP 021), con cui l'azienda sceglie
volontariamente di assicurare un prodotto con determinate caratteristiche
qualificanti.
Garante è l'ente di certificazione che effettua i controlli sia sulle coltivazioni,
sia sul prodotto finito.