Dopo Sarkozy l`Africano: ancora un posto al sole per la Francia?

Transcript

Dopo Sarkozy l`Africano: ancora un posto al sole per la Francia?
3 maggio 2012
Dopo Sarkozy l’Africano: ancora un posto al sole per la Francia?
Lia Quartapelle(*)
È sull’Africa – intesa in senso ampio, continentale – che Nicolas Sarkozy si è giocato una parte
importante dei suoi cinque anni di mandato non solo in termini di politica estera. Con la nomina di
Rachida Dati, figlia di genitori maghrebini, a ministro della Giustizia e di Rama Yade, nata in
Senegal e naturalizzata francese, a vice-ministro degli Esteri, il presidente francese aveva voluto
dare un segnale tangibile del contributo che le cosiddette seconde generazioni – per la maggior
parte africane – potevano dare alla politica francese.
Nel luglio del 2008, a poco più di un anno dall’inizio della presidenza, Sarkozy ha poi lanciato a
Parigi l’ambizioso progetto dell’Unione per il Mediterraneo, punto cardine della sua proposta
politica già dall’insediamento: un organismo intercontinentale che vedeva la partecipazione dei 27
membri dell’Unione europea e dei 16 paesi del Mediterraneo, dai Balcani al Marocco, passando
per Israele, con l’obiettivo di «costruire insieme un futuro di pace, democrazia, prosperità,
comprensione umana, sociale e culturale». Il vertice, che vide anche un colloquio definito “molto
positivo” tra l’allora premier israeliano e il presidente palestinese Abu Mazen, aveva l’obiettivo di
caratterizzare in modo netto l’azione diplomatica della Francia, media potenza più grande delle
altre, all’interno dell’Unione europea (di cui in quei mesi Parigi era presidente di turno).
Il progetto, già di fatto congelato a partire dal 2009 in seguito all’attacco israeliano a Gaza, è
risultato fuori luogo dopo la Primavera araba. Le foto del lancio dell’Unione per il Mediterraneo, con
Sarkozy di fianco al presidente egiziano Hosni Mubarak, sono apparse totalmente anacronistiche
allo scoppio delle rivolte in Tunisia: il grandioso tentativo di estendere la politica europea di vicinato
si è trasformato nella prova visiva del rapporto privilegiato tra Parigi e i dittatori contro cui i cittadini
del Nord Africa – a partire dalla Tunisia – si stavano ribellando. Il protagonismo francese in Libia è
sembrato la logica conseguenza di un presidente in calo di popolarità che voleva far dimenticare
alla propria opinione pubblica, grazie anche al sostegno di intellettuali e politici di punta, alcune
scelte di un mandato non sempre in sintonia con il proprio elettorato, così come il tentativo, goffo,
ma con qualche successo, di dare un segnale ai cittadini dei paesi nordafricani.
Anche la politica verso la Françafrique sotto Sarkozy avrebbe dovuto essere di rottura: questo
proposito veniva già annunciato nel 2006, in un discorso in Gabon, per poi essere ribadito nel
discorso inaugurale del presidente, in cui si delineava una politica estera in difesa dei diritti umani.
Tentativo in parte andato a buon fine: l’intervento misto Onu-Francia in Costa d’Avorio è da
leggersi in questa chiave, così come l’avere sostituito la cellula dell’Eliseo che si occupava di
Africa – il regno di Jacques Foccart – con un consigliere diplomatico per l’Africa. È difficile però
immaginare come un presidente in cerca di un posto di rilevanza globale per il proprio paese
potesse rinunciare a una relazione privilegiata con quei 15-20 paesi in Africa che, nelle parole di
François Mitterand, legittimano un posto nella storia del Ventunesimo secolo alla Francia. Per
questo, le relazioni economiche, culturali, di sicurezza che legano la madrepatria alle sue exLe opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI.
(*) Lia Quartapelle, Research Fellow ISPI, Programma Africa.
2
colonie nel continente nero non sono cambiate nel corso dell’ultima
presidenza, come testimoniato dalle polemiche avvenute nel 2010, in
occasione di un pranzo organizzato all’Eliseo per festeggiare i 50
anni delle indipendenze africane che aveva come ospiti d’onore gli
ex-presidenti africani. La politica africana di Sarkozy si è invece
estesa a nazioni al di fuori della tradizionale sfera d’influenza: il
venticinquesimo vertice Africa-Francia ha avuto come ospiti d’onore il
presidente sudafricano Zuma e la Nigeria, paesi anglofoni
tradizionalmente lontani da Parigi con cui Sarkozy ha cercato di
rafforzare i rapporti.
È difficile immaginare un cambio radicale di rotta nelle relazioni tra la
Francia e l’Africa per il prossimo mandato presidenziale, chiunque ne
esca vincitore: da un lato perché il paradigma dei diritti umani su cui
si sta provando a ricostruire l’immagine della Francia in Nord Africa è
molto caro all’opinione pubblica francese, ma anche perché, per
quanto riguarda il coté sub-sahariano, i rapporti tra la Francia e il
continente nero sono ancora troppo cruciali nella definizione del
posto di Parigi nel mondo.
ISPI - Commentary
La ricerca ISPI analizza le
dinamiche politiche,
strategiche ed economiche
del sistema internazionale
con il duplice obiettivo di
informare e di orientare le
scelte di policy.
I risultati della ricerca
vengono divulgati attraverso
pubblicazioni ed eventi,
focalizzati su tematiche di
particolare interesse per
l’Italia e le sue relazioni
internazionali.
Le pubblicazioni online
dell’ISPI sono realizzate
anche grazie al sostegno
della Fondazione Cariplo.
ISPI
Palazzo Clerici
Via Clerici, 5
I - 20121 Milano
www.ispionline.it
© ISPI 2012