7 settembre 2010 - Circolo di lettura "Enzo Baldoni"

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7 settembre 2010 - Circolo di lettura "Enzo Baldoni"
Annalisa, Sonia, Antonella, Angela, Mariella, Milla, Mimmo,
Donatella, Dario, Giovanna
Circolo di
A quest'altezza cronologica, per la verità, sarebbe stato arduo reperire nell'opera di Chiara progetti romanzeschi di una certa portata, nati come tali. fino
alla metà degli anni Settanta, gli spunti narrativi più articolati si risolvevano
generalmente nella dimensione del racconto medio/lungo. Fra le trenta e le
settanta cartelle, per intendersi: una misura nella quale rientrano la prima stesura di Con la faccia per terra, Il ponte di Queensboro, Sotto la Sua mano, Il
giocatore Coduri e La Banca di Monate, su cui in un primo momento Chiara
avrebbe voluto agire per espansioni e approfondimenti, sino a ricavarne un
testo in grado di essere stampato per conto proprio, sotto la dicitura di romanzo: esattamente ciò che fece per altri lavori, come La spartizione e Il pretore di
Cuvio.
Non ha goduto, Piero Chiara, del consenso della critica. Se è vero che, quando scriveva i primi libri, era stimato da scrittori del valore di Sciascia, Sereni,
Moretti, poi l'apprezzamento si ridusse di molto, forse perché il successo quattrocentomila copie a titolo per gli ultimi romanzi - lo rese imputabile di
cedimenti commerciali (Giorgio Manganelli diceva di insospettirsi, quando gli
capitava di vedere un buon libro nelle classifiche di vendita). I recensori del
tempo avrebbero inserito il narratore luinese - per dirla con le parole di Vittorio
Spinazzola - nella categoria della letteratura d'intrattenimento: "prodotti sorretti
ancora da una preoccupazione di decoro formale o almeno non del tutto insensibili ai problemi di tecnica espressiva, ma volti dichiaratamente a uno scopo di piacevolezza ricreativa, di gratificante rilassamento psichico". E magari
Chiara non avrebbe avuto difficoltà a riconoscervisi, dotato d'ironia com'era.
Eppure, quest'autore atipico in tutto - in un paese di debutti letterari in verde
età, egli si prese la libertà di esordire nel romanzo nel '62, quasi cinquantenne
- è, tra quelli indigeni della seconda metà del secolo, uno tra i più eleganti e
talentuosi: un acuto ritrattista, che ha popolato la sua provincia (Luino e il lago
Maggiore, con rare incursioni in altri territori) di personaggi - direbbe Paolo
Conte - andanti (bellimbusti, seduttori attempati, perdigiorno, piccoli impiegati,
giocatori, zitellone, donne sensuali) alle prese con amori di straforo ed intrighi
da seminterrato. È un umorismo lieve, con momenti di pura ilarità, la chiave di
volta delle vicende raccontate: ma è il presagio della morte ad attraversarle,
pur se essa colpisce di rado i protagonisti. Tutti alla ricerca di un rimedio, uno
scampo a un'inquietudine che premeva sempre più d'intorno; tutti perduti a
rintracciar nella vita, tramite il piacere, un senso che s'ostina a restare celato.
lettura
E. Baldoni
7 settembre 2010
L’autore
Piero Chiara nasce a Luino il 23 marzo 1913, ma le sue origini sono ben pià
profonde, infatti la sua famiglia è di origine siciliana. Studia in diversi collegi
religiosi e interrotti gli studi classici si trasferisce in Francia alla ricerca di un
lavoro. Dopo un breve soggiorno a Nizza, Lione e Parigi rientra in Italia, finisce
gli studi e partecipa ad un concorso come "aiutante volontario cancelliere".
Vince il concorso e inizia a peregrinare come dipendente dello Stato nel Veneto e nella Venezia Giulia, per approdare infine a Varese.
Negli anni trenta in pieno fascismo la provincia rappresenterà la sua oasi di
libertà e di vita individualistica che gli permetterà di pensare e agire senza
subire pressioni di sorta. Lavorare nell'amministrazione pubblica significa avere molto tempo libero e Chiara lo trascorre nei caffè tra il tavolo delle carte e il
biliardo, traendo una profonda esperienza di ambienti e di persone che sarà
messa a frutto molti anni più tardi.. Gli anni trenta sono anche quelli della sua
formazione letteraria e dello "studio serio": la lettura dei classici , le ricognizioni nella storia e nella filosofia . Chiara è orgoglioso di essere un autodidatta
“come tutti gli scrittori e poeti da Omero a Montale...” dirà qualche anno più
tardi. Si sposa nel 1936 con Jula Scherb una ragazza svizzera dalla quale
avrà un figlio.
Nel 1940 è richiamato alle armi, ma viene congedato poco tempo dopo. Ritornato a Varese rischia il confino perché considerato antifascista , e viene salvato dall'intervento di alcuni "autorevoli fascisti bonaccioni di provincia", estimatori divertiti dei racconti del giovane Chiara e dei suoi compagni al tavolo delle
carte. Durante gli anni della guerra lo scrittore fa le prove generali: racconta le
sue storie a una piccola cerchia di amici .
All'inizio del 1944 Chiara viene a conoscenza di un mandato di cattura emesso nei suoi confronti dal Tribunale Speciale Fascista. Si dà alla latitanza e si
rifugia in Svizzera . Verrà condannato in contumacia a quindici anni di reclusione. Nell'ottobre del 1945 rientra in Italia e vede la luce la sua prima opera
letteraria, una raccolta di poesie dal titolo Incantavi.
Abbandonata l'amministrazione della giustizia, può dedicarsi alla letteratura,
come curatore di opere classiche , in particolare del Settecento, tanto da essere considerato un'autorità nel campo degli studi casanoviani.
Piero Chiara passa dal racconto orale alla narrazione scritta. E' l'erede naturale di una letteratura che, come sostenne Carlo Bo in una recensione di Sotto
la sua mano comparsa sul Corriere della sera nel 1974, conta più narratori e
novellieri che non romanzieri; soprattutto, il genere della novella appare privilegiato se non più connaturato a quelle che sono le abitudini e le regole della
società . Nel 1962 Niccolò Gallo e Vittorio Sereni, suo concittadino, lo ospitano
nella nuova collana di Mondadori " Il Tornasole". Nasce così Il Piatto piange
accolto con unanimità di consensi dalla critica e dai lettori. Alla tenera età di
cinquant'anni Chiara inizia a inanellare una serie di successi : nel 1964 viene
pubblicata La spartizione che vince il premio Alpi Apuane e il premio Selezione Campiello. Nel 1965 è la volta dei racconti con la faccia per terra, nel 1967
Il balordo, che vince il premio Bagutta, nel 1969 L'uovo al cianuro .
Qual è la ragione di tanto successo? A parte l'indiscusso talento dello scrittore
di Luino, l’accostamento al neorealismo è quanto mai illuminante: le navigazioni di Chiara nella realtà non sono lunghe e assolute ma vicine e con un
sapore di casa.
Negli anni settanta la notorietà lo porta a viaggiare non solo per diletto ma
anche per lavoro. In occasione della presentazione dei suoi libri o di conferenze rivisita i luoghi della giovinezza: Parigi, la Svizzera dell'esilio, l'Olanda , la
Spagna e la Germania. Il successo non stempera la sua passione per le carte
e il biliardo . I caffè fumosi rimangono i luoghi eletti dello scrittore, dove reale e
immaginario s'incontrano per dare vita ai personaggi che popolano le sue storie.
Nel 1976 viene pubblicato La stanza del Vescovo e nel 1978 Il Cappotto di
astrakan che vengono ridotti anche per il grande schermo.
Nel 1980 alla soglia dei settant'anni Chiara continua a scrivere con una forza
creativa che egli stesso definisce "un dono "arrivato senza aver fatto nulla per
meritarlo . Morirà nel 1986 a Varese, dopo aver anche ricoperto numerosi
incarichi nel Partito Liberale Italiano
Il libro
(“Tre racconti”)
Anche nei confronti di Chiara ha agito il pregiudizio comune secondo il quale
di rado gli scrittori avvezzi al racconto conseguono esiti eccellenti, allorché si
volgono a narrazioni di più vasto impegno; e viceversa. A riprova di tale assunto, in un noto intervento Alberto Moravia arrivava a chiamare in causa i
romanzi di due maestri del calibro di Cechov e Maupassant, bocciati senza
appello.
Curiosamente, i medesimi nomi vengono evocati da Vittorio Sereni in una
lettera del 16 ottobre 1975, nella quale rimprovera a Chiara un'irredimibile
«fragilità della struttura portante», in cui ricadrebbe a ogni escursione al di
fuori dei bastioni del racconto: «In fondo, io penso da sempre che sei un eccellente scrittore di racconti (niente di male se pensi a Maupassant o a Cechov) e meno eccellente ai romanzi anche brevi».