21 Euro e OCA

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21 Euro e OCA
Euro e OCA
1957  Trattato di Roma
1993  Trattato di Maastricht
1996  Atto Unico
2003  Trattato di Lisbona
• L’Atto Unico Europeo del 1986 raccomandava la rimozione di
molte barriere al commercio, ai flussi di capitale finanziario e
all’immigrazione entro dicembre 1992.
– Permise inoltre l’approvazione della politica UE senza richiedere un consenso
unanime tra i membri.
• Il Trattato di Maastricht, proposto nel 1991, stabiliva i 3
provvedimenti per trasformare lo SME in un’unione economica e
monetaria.
– Richiedeva inoltre la standardizzazione della regolamentazione e la
centralizzazione della politica estera e di difesa tra i paesi UE.
– Alcuni membri UE/SME non hanno ratificato tutte le clausole.
Euro e OCA
Unificazione Economica
Unificazione Politica
Mercato Unico
Diverse velocità e
obiettivi raggiunti
Mercato unico e tassi di cambio
• MU e cambi flessibili
• MU e cambi fissi
• MU ed Unione monetaria
Europa e tassi di cambio
Lo SME nel periodo 1979–1998
• Nel periodo 1979–1993, lo SME definiva il meccanismo
dei tassi di cambio per permettere alla maggior parte
delle valute di fluttuare di +/- 2,25% attorno al cambio
obiettivo.
• Il meccanismo dei tassi di cambio permise fluttuazioni
più ampie (+/- 6%) per le valute di Portogallo, Spagna,
Gran Bretagna (fino al 1992) e Italia (fino al 1990).
– Questi paesi volevano una maggior flessibilità nella politica
monetaria.
– Le bande più ampie erano anche pensate per evitare
speculazioni causate da diverse politiche monetarie e fiscali.
Lo SME nel periodo 1979–1998
Per evitare speculazioni,
• Inizialmente nello SME si applicarono anche dei
controlli valutari per limitare lo scambio di valute.
– Ma dal 1987 al 1990 questi controlli furono rimossi per
rendere l’UE un mercato comune per il capitale finanziario.
• Si sviluppò anche tra i membri SME un sistema di
credito per erogare prestiti ai paesi che avevano
bisogno di attività e di valute che erano molto
richieste nei mercati dei cambi.
Lo SME nel periodo 1979–1998
•
Shock esogeno: cade il muro di Berlino e la Germania si unifica
•
Aumento della spesa pubblica tedesca e politica monetaria
restrittiva, alti tassi d’interesse in Europa, recessione negli altri
Paesi
•
Ma a causa delle differenze delle politiche monetarie e fiscali
nello SME, gli operatori cominciarono ad acquistare attività
tedesche (per gli alti tassi di interesse tedeschi) e a vendere
altre attività SME.
• Di conseguenza, la Gran Bretagna lasciò lo SME nel 1992 e
permise la fluttuazione della sterlina contro le altre valute
europee.
•
Di conseguenza, il meccanismo dei tassi di cambio fu ridefinito
nel 1993 per permettere bande di +/-15% attorno al valore
obiettivo per svalutare molte valute rispetto al marco tedesco.
Crisi valutaria del settembre 1992
Alti tassi d’interesse tedeschi  rivalutazione del Marco e delle monete SME
La politica monetaria restrittiva e l’apprezzamento del cambio non erano
compatibili con gli obiettivi di equilibrio interno di molti Paesi Italia in testa
Instabilità politica  nel Giugno 92 la Danimarca boccia il referendum sul
trattato di Maastricht
Referendum francese dall’esito incerto
Attacchi speculativi contro le monete deboli. Lira in testa
Ciò provoca una forte diminuzione delle riserve della Banca d'Italia, da 103 mila
miliardi del mese di novembre 1991 esse scendono a poco più di 30 mila
nell'ottobre 1992.
Crisi valutaria del settembre 1992
La BdI aumenta il tasso di sconto portandolo prima a 15% , sul mercato
monetario i tassi d’interesse arrivano a sfiorare il 40% nei primi giorni di
settembre
L'Italia chiede:
• un riallineamento concertato e un
• allentamento della politica monetaria tedesca
Solo il secondo avviene solo formalmente: la Germania abbassa il tasso di
sconto di un quarto di punto
Neanche l’esito positivo del referendum francese placa i mercati
Il 16 settembre 92 Itala e GB lasciano lo SME
Protagonista dell’attacco speculativo il fondo Quantum di George Soros
Lo SME nel periodo 1979–1998
• Ma col tempo, ogni membro SME adottò
politiche fiscali e monetarie controllate e i
tassi di inflazione nello SME alla fine
conversero (e la speculazione rallentò o cessò)
– In effetti, i membri SME stavano seguendo le
politiche monetarie controllate della Germania, che
aveva registrato tradizionalmente bassa inflazione.
– Con il meccanismo dei tassi di cambio a bande fisse
dello SME, la Germania “esportava” la sua politica
monetaria.
Convergenza dei tassi di inflazione tra i
membri SME,1978–2000
La teoria delle aree valutarie ottimali
• La teoria delle aree valutarie ottimali
sostiene che l’area ottimale per un sistema di
cambi fissi, o per una valuta comune, sia
un’area fortemente integrata
economicamente.
– Integrazione economica significa liberi flussi di
• beni e servizi (commercio)
• capitale finanziario e capitale fisico
• lavoratori/lavoro (immigrazione ed emigrazione).
• La teoria fu sviluppata da Robert Mundell nel
1961.
La teoria delle aree valutarie ottimali
Benifici UM
• Diminuiscono i costi di transazione
• Diminuisce l’incertezza sul futuro e i costi
necessari per assicurarsi dai rischi di cambio
• Questi benefici sono più importanti quanto più
integrati sono i mercati, tanto maggiori sono gli
scambi fra i Paesi dell’area
La teoria delle aree valutarie ottimali
Benifici UM
• Si impediscono svalutazioni concorrenziali
• Se il tasso d’inflazione dipende dalla mancanza
di credibilità delle autorità monetarie nazionali,
allora una UM può diminuire i tassi d’inflazione
• Sono maggiori quanto è più imperfetta la
politica
• Se l’inflazione è solo un fenomeno monetario,
allora si stabilirà un solo tasso d’inflazione in
tutta l’area
Teoria della credibilità della banca centrale
La politica non ha effetti reali nel lungo periodo
Se i prezzi sono flessibili e le aspettative razionali non
ha effetti neanche nel breve periodo
L’unica politica monetaria che ha effetti è quella «a sorpresa»,
ovvero un aumento inatteso dell’offerta di moneta
Da questa teoria ne conseguono due cose
1. autonomia della banca centrale dal governo politico (la banca Centrale
non ha incentivo a gonfiare l’economia nel breve periodo perché non
ha finalità politiche)
2. se le AM non hanno sufficiente «credibilità antinflazionistica» gli
operatori si aspetteranno che effettui politiche espansive
La teoria delle aree valutarie ottimali
Costi UM
•
L’entità dei costi dipende da due fattori
a) grado d’integrazione fra le economie dell’area
b) esistenza ed efficienza di strumenti diversi da quello
del tasso di cambio come strumenti di politica
economica
Il grado d’integrazione fra le economie
dell’area quindi diminuisce i costi e
aumenta i benefici
La teoria delle aree valutarie ottimali
Costi UM
•
esistenza ed efficienza di strumenti diversi
da quello del tasso di cambio come strumenti
di politica economica
–
Mobilità del Lavoro
–
Politica Fiscale
A
B
La teoria delle aree valutarie ottimali
Costi UM
•
Se la domanda dei beni si sposta da B ad A
(shocks asimmetrico)
A
B
Se i prezzi e i salari di B non diminuiscono (e non
aumentano in A) allora
in B disoccupazione e deficit CA
in A surplus CA e tensione sul mercato del lavoro
EPA
PB
Se aumenta il tasso di cambio questo può
correggere lo shock iniziale, aumentando la
domanda relativa di beni di B
La teoria delle aree valutarie ottimali
Costi UM
EPA
PB
Il tasso reale di cambio deve variare per
compensare lo shock esogeno
Può avvenire in due modi
Svalutazione esterna
Svalutazione interna
E  PA
PB
E PA
PB 
La teoria delle aree valutarie ottimali
Costi UM
•
Se la domanda dei beni si sposta da B ad A
(shock asimmetrico)
A
B
Altrimenti se non si aggiusta E
1) i lavoratori si possono spostare da B (dove c’è
disoccupazione) verso A (dove la domanda di lavoro
eccede l’offerta)
2) la spesa pubblica può aumentare in B pagata da un
aumento della tassazione in A (se c’è un unione fiscale in
parte questi aggiustamenti sono automatici)
La teoria delle aree valutarie ottimali
Costi UM
•
Se la domanda dei beni si sposta da B ad A
(shock asimmetrico)
A
B
Quindi i costi di un UM sono minori quando esistono altri
meccanismi di aggiustamento
1) elevata mobilità del lavoro
2) un sistema fiscale integrato
La stessa cosa accade se un shock simmetrico colpisce
due economie strutturalmente differenti
L’UE è un’area valutaria ottimale?
Le differenze fra Europa e USA sono evidenti
a)
In EU la mobilità del lavoro è scarsa
b)
Negli USA è elevata
a)
In EU non c’è integrazione fiscale e la spesa
pubblica europea è molto bassa
b)
Negli USA la spesa federale è rilevante
L’UE è un’area valutaria ottimale?
L’UE è un’area valutaria ottimale?
• L’evidenza empirica inoltre mostra che le
differenze nei tassi di disoccupazione
regionali negli USA sono più limitate e meno
persistenti delle differenze nei tassi di
disoccupazione nazionali in UE, indice di una
mancanza di mobilità del lavoro in UE.
L’UE è un’area valutaria ottimale?
Le differenze fra Europa e USA sono evidenti
a)
I paesi europei esportano dal 10 al 20% verso
paesi comunitari.
b)
Gli stati americani molto di più
a)
La struttura economica è più diversificata in Eu
b)
La struttura economica è meno diversificata
negli USA
L’UE è un’area valutaria ottimale?
• Inoltre si verificano deviazioni dalla legge del
prezzo unico in molti mercati UE.
– Se i mercati UE fossero molto integrati, allora i
prezzi (corretti per la valuta) dei beni e dei servizi
dovrebbero essere quasi gli stessi nei diversi
mercati.
– Il prezzo della stessa automobile BMW varia del
29,5% tra il mercato britannico e quello olandese.
– Quanta discriminazione di prezzo esiste?
L’UE è un’area valutaria ottimale?
• L’evidenza empirica mostra che i flussi di capitale
finanziario sono più liberi in UE dopo il 1992 e il
1999.
• Ma la mobilità del capitale senza la mobilità del
lavoro può accrescere la perdita di stabilità
economica.
– Dopo una riduzione della domanda aggregata in un
particolare membro UE, il capitale finanziario potrebbe
essere facilmente trasferito altrove mentre il lavoro è
fisso.
– La perdita di capitale finanziario potrebbe ridurre
ulteriormente la produzione e l’occupazione.
L’UE è un’area valutaria ottimale?
• La struttura delle economie nell’unione
economica e monetaria dell’UE è importante
per determinare come i membri rispondono
a shock della domanda aggregata.
– Le economie dei membri UE sono simili nel senso
che c’è un alto volume di commercio intrasettoriale rispetto al volume totale.
– Sono diverse nel senso che i paesi dell’Europa
Settentrionale hanno alti livello di capitale fisico
per lavoratore e più lavoro qualificato rispetto ai
paesi dell’Europa Meridionale.