Fernanda Beozzo - Trentino Arcobaleno
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Fernanda Beozzo - Trentino Arcobaleno
Pedalando, osservando, riflettendo! Martedì, 16 settembre 2014 La strana estate o meglio; l’estautunno mi ha suggerito settembre, come periodo per le mie vacanze, non che per questo sia stata miracolata ma qualche giro in bicicletta me l’ho gustato! Durante l’estate, nelle rare apparizioni della “stella madre”, in sella alla mia bici, non molto distante da Trento, ho raggiunto laghi e torrenti. Ci sono dei posti magnifici nei nostri dintorni, che da noi trentini, andrebbero più considerati ! Come ci si organizza con la bicicletta? Benissimo, dico io, attribuendoli, da sempre, qualità e pregio a questo mezzo di trasporto. Ideale per liberare corpo e mente. Tu, sei il suo motore e la tua forza è la sua benzina. Ti porta ovunque. La bicicletta la paragono agli sci d’alpinismo. Ti permettono di raggiungere posti e luoghi dove neppure i mezzi a motore possono arrivare. Bici è libertà, scoperta ma anche fatica, sudore, ripagati in soddisfazioni e gioie. Lo senti perché il cuore vibra e gli occhi s’inumidiscono. Oggi voglio scrivere sul mio diario, (per la prima volta) l’esperienza della salita. E così decido di inerpicarmi, partendo da Ravina, fino al Santuario Madonna della Grotta di Villazzano. Sono sincera, lungo il percorso, ai pedali ho alternato i passi ma la meta prefissata l’ho raggiunta. Non sarà stata una grande un’impresa, comunque per la macchina a due ruote, (così era chiamata da mio nonno Titta negli anni sessanta) è stato di sicuro un’esperienza appagante. Te la voglio presentare; lei si chiama Elios, (divinità greca, dio dell’astro solare) è una city bike ed io che la conduco non amo particolarmente le salite. – Quelle, preferisco affrontarle a piedi con gli scarponi anziché a giri di ruota –. Durante la salita controllavo la fatica, ho preferito scendere, per dei brevi tratti, piuttosto che sentire il fiato spegnersi in gola. Le gocce di sudore mi percorrevano la schiena formando lunghe colonne in fila indiana . Ascoltavo il cuore e sentivo che reggeva bene lo sforzo. Arrivata al Santuario, (i luoghi del silenzio detergono la fatica) appoggiai lo sguardo sull’ampia veduta. E’ sempre magnifico il paesaggio visto dall’alto. La chiesa risale al 1200 le incisioni esterne confermano tale data. Amo l’antico e le sue vestigia che perpetuano nel susseguirsi delle generazioni. Seduta sul sacrato del Santuario lo sguardo a ovest mi regala riposo e quiete: La Paganella, il Monte Bondone, l e Dolomiti del Brenta, la Valle dell’Adige che accoglie la città di Trento dentro una grande culla. Vedo tetti rossi e case grigie, torri, cupole, spazi verdi, il mausoleo, il fiume. Una lieve foschia la rende velata, misteriosa. Lassù ho assaporato l’aria tiepida e il sole chiaro. Coccolata dagli ultimi raggi, osservavo la luce che filtrava fra i raggi della bicicletta proiettando sul muro della chiesa la mia e la sua ombra lunga e sottile. Il ritorno è stato allegro e divertente. Non ho lasciato la bicicletta scorazzare lungo le invitanti discese, ma con strizzatine ai freni ho ammirato ancora il paesaggio. L’arietta s’incontrava con il mio viso regalandomi un piacevole brivido. Caro diario domani si ritornerà al lavoro. Ti racconterò, le emozioni, ma anche i disagi, e a volte gli spaventi che vivo lungo i sette chilometri che percorro ogni volta che lo raggiungo. Giovedì, 18 settembre 2014 Quando vado al lavoro, in bicicletta, i miei borsoni da viaggio sono stracolmi come tinozze in piena vendemmia. Cibo, trucchi, vestiti. Tutto ciò che necessita, per rimanere fuori di casa l’intera giornata. Inforco la bici verso le ore sette e mezzo, il traffico è già sostenuto. Decido di percorrere la discesa di Ravina, che porta alla pista ciclabile, lungo il marciapiede. Non posso dire che il marciapiede sia più sicuro della strada, ma nel grande traffico mi sento più protetta! E’ dal mio personale pulpito che invito le Istituzioni e quanti promuovono le “Campagne ecologiche”: “Signori: servono più piste ciclabili per far muovere la gente! Ogni giorno, sulle strade si mette a rischio la propria incolumità”. Esperienza personale, fatta più volte. Condivido che la bicicletta sia un mezzo salutare, economico, ecologico, ma non dimentichiamoci che è un mezzo veramente vulnerabile. Per questo, la prudenza, deve essere un dovere di tutti. Ciclisti e automobilisti. Se il rispetto camminasse in uguale, misura tanti incidenti si potrebbero evitare. La mia è una considerazione quotidiana . Gli automobilisti si spazientiscono, facilmente, se devono ridurre l’andatura per colpa dei ciclisti .Dobbiamo educarci alla tolleranza. Le scene isteriche, di sgommate furiose , dopo aver rallentato per dieci metri o dato la precedenza,malvolentieri, le noto spesso. La pista ciclabile, che porta verso Trento, è stata recentemente rinnovata.” E’ un tavolo da bigliardo”; ho sentito dire da qualcuno. Lungo il percorso incontro signore con i cani, ragazze munite di cuffie sonore, (dicono sia un modo per non sentire la fatica, mah!) qualche ciclista in allenamento e i sostenitori del buon vivere, (anch’io ne faccio parte) sono sempre le stesse! Il vento che arriva da nord, rallenta la mia andatura. Al ponte di S. Giorgio incontro due papà, (ciclo munito) in giacca e cravatta, e di seguito i loro figlioletti corredati di zainetto che pedalano vorticosamente. Sorrido. Bravi papà! Quando pedalo, provo un senso di gaiezza, di libertà (forse proprio come i bambini). Guardo, ammiro, colgo. Raccatto tutto ciò che la natura mi offre: immagini, profumi, colori, ma anche suoni di clacson, traffico, nuvolette di smog. Guardo le macchine, con compassione: Cosa vi perdete! Mi ripeto sempre. Terminato il lavoro, (ore 17) riprendo la pista ciclabile in zona Roncafort. Il sole è già dietro la montagna, ma verso il ponte di S. Giorgio, riappare fino al ponte di S. Lorenzo. Ritornare a casa in bicicletta, mi fa sentire meno stanca, la bici mi da vigore. Sarà l’aria, saranno gli occhi che possono vagare in libertà, ma provo energia, benessere! Nell’ultimo tratto, (la salita che porta a Ravina) m’infilo sul marciapiede, sul lato sinistro della strada, ed è poco dopo che un signore, dall’importante macchina grigia, esce da una stradina guardando solo a sinistra, io che arrivo alla sua destra m’ignora. La sua macchina, già in movimento, viene verso me. Un attimo, freno, salto dalla bici e la lascio cadere. La sua frenata è brusca. Abbassa il finestrino e ripetutamente chiede scusa. Lo offendo dandole più volte dell’imbecille. Spaventatissima prendo da terra la bici e percorro a piedi i cinquecento metri che mi separano da casa. Lo so, per esperienza personale, che le biciclette sul marciapiede vengono multate! Sono amareggiata. Venerdì ,18 settembre 2014 Oggi Il cielo è incerto e lo sono anch’io dopo la tremarella di ieri sera. Sono dubbiosa se prendere o no la bicicletta. “Vuoi proprio rimanere schiacciata”, mi gridano i miei figli! “Cercherò di aumentare la mia prudenza”, rispondo senza dar troppa importanza all’accaduto. Ho percorso la pista ciclabile con l’umore basso, ma ugualmente ero contenta di pedalare. E’ così piacevole, e poi si arriva in ufficio col buon umore. Nell’ultimo tratto, verso nord, incontro la solita signora, (lei abita in un maso in mezzo alla campagna) che accompagna i figli a scuola in bicicletta. Il più grande quest’anno è attrezzato di bici e segue sua madre come fanno gli anatroccoli con mamma anatra. La bici della signora, da sempre, era dotata di due seggiolini, uno era messo davanti e l’altro dietro. Sembrava un trenino vederli insieme su un unico mezzo. Che tenerezza! La giornata, al lavoro, scorre veloce e senza intoppi. Il venerdì è il mio giorno preferito. A fine di giornata, in tutta calma, ripongo le mie cose nei borsoni da viaggio e con un giro diverso dal mattino, riprendo la pista ciclabile. Il tempo si fa grigio e qualche piccola goccia di pioggia inizia a cadere. La pista ciclabile e quasi deserta, i ciclisti abituali non fanno allenamento quando minaccia il tempo. Almeno così mi sembra. Per un lungo tratto sono sola, e mi gusto, da una parte il fiume che scorre placido dentro il suo letto e dall’altro lato la campagna ormai spogliata dei suoi frutti. Non ho fretta, pedalo piano, vorrei fare un giro in città, fino al duomo e sedermi sulla fontana del Nettuno come fanno i turisti. Quanto è bella la mia città. La fitta pioggia mi dissuade e continuo la strada verso casa. Tutto è calmo stasera, persino le macchine paiono silenziose. La pioggia scricchiola copiosa sul mio cappuccio. Assomiglia al crepitio del fuoco. Lunedì, 22 settembre 2014 Caro diario, svegliarsi allegri è un segno benaugurale per la giornata. Prima ancora di aprire gli scuri, per accertarmi del tempo, avevo già deciso di recarmi al lavoro in bicicletta. Il cielo era stupendamente azzurro, e questo ha tolto ogni dubbio. La macchina rimarrà in garage. Sono partita con quindici minuti d’anticipo: sette e un quarto! L’ho fatto per cogliere ogni sfumatura del giorno che riporterò, a fine giornata, sul diario. L’aria era fresca e trasparente. Pura. Da poco il sole, incredibilmente giallo-arancio, si era affacciato sulle cime del monte Bondone. Il contrasto netto fra luce e buio fa sempre un certo effetto. Poche macchine transitavano lungo la strada. Questo mi permise di percorrerla in tranquillità fino a raggiungere la pista ciclabile. Cercavo di carpire ogni particolare che si presentasse, hai miei occhi. Forse è meglio dire che non cercavo particolari ma aspettavo emozioni. I coniglietti selvatici che popolano le sponde del fiume non si erano ancora sporti dalle loro tane, anche le anatre solitamente sguazzanti nell’Adigetto erano accoccolate sull’erba, solo i merli zampettavano sulla pista e volteggiavano per brevi tratti scomparendo poi fra i cespugli. Nessuno transitava. Ero sola. All’altezza del Muse ho incontrato la prima bicicletta. Un signore, non più giovane, in tuta da ciclista pedalava con grande energia. Il sole comparve sulla chiesa di Sant’Apollinare nella sua bella forma bizantina –romanica ai margini del fiume tutto il resto, restava ancora nell’ombra. Proseguo sulla sinistra d’Adige, prudentemente, attraverso a piedi le strisce pedonali. Qualche vigile t’invita a farlo !L’ultimo tratto di strada è sicuramente quello che preferisco immersa nella natura tra fiume e campagna. Silenzio! Raggiungo il recinto dei cavalli, un arabo e un Haflinger: Daffi e Ave, (il nome è di mia invenzione) mi fermo spesso ad accarezzarli, loro mi raggiungono flemmaticamente alla staccionata. Girano il muso a destra e a manca. E si lasciano toccare. Sono ghiotti di coccole, e anche di caramelle gommose alla frutta. Eccolo il mio ufficio! Al ritorno, il sole sta tramontando e la sua luce, come uno scalatore, va verso le cime. L’aria è mite. E’ piacevolissimo pedalare. Dovrei passare in città per svolgere, velocemente, qualche acquisto. E’ stata una bella giornata e mi dispiace che sia già finita! Fernanda Beozzo