IC S. Giorgio la Molara - Testo Argomentativo

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IC S. Giorgio la Molara - Testo Argomentativo
MISURE DI ACCOMPAGNAMENTO 2013-2014
PROGETTO DI FORMAZIONE E RICERCA
Rete Scolastica
INNOVARE RINNOVANDO – LA RETE CHE ACCOGLIE
DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Nome della scuola
“O. FRAGNITO” DI SAN GIORGIO LA MOLARA
Tipo di Scuola
ISTITUTO COMPRENSIVO DI SCUOLA DELL’INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA DI
I°
Docente
Maria Teresa Di Giulio
Classe coinvolta
Classe prima secondaria di I° grado composta da n. 7 alunni maschi..
PROCESSO COGNITIVO: DIALETTICO
Tipologia di esercitazione: TESTO ARGOMENTATIVO
La classe prima Secondaria ha sperimentato il processo di costruzione di un testo argomentativo.
Modalità, fasi e strumenti di realizzazione
La sperimentazione legata al processo cognitivo di tipo dialettico è stata portata avanti senza la
partecipazione di altri docenti della classe; pertanto, essendo da sola ho potuto lavorare su tempi
lunghi, ma, soprattutto, programmando, a seconda dei contenuti, l’avvicendarsi delle attività legate
allo sviluppo della Ricerca – Azione, inserendole direttamente nel percorso di
insegnamento/apprendimento quotidiano. Non è stato necessario, infatti, curvare eccessivamente la
programmazione didattico/educativa già predisposta con il relativo curricolo, in quanto c’era la
convinzione che i suggerimenti ricevuti potessero integrarsi perfettamente con le scelte didattiche
già in atto e con le strategie operative già in possesso della nostra esperienza. La sperimentazione ha
dato una spinta in più alla sistematicità degli interventi e, soprattutto, alla consapevolezza che
documentare in maniera sistematica il processo cognitivo può favorirne la condivisione. Grande
importanza assume il fatto che l’intero processo è sottoposto all’autovalutazione degli alunni, che
ne confermano la valenza, non solo attraverso la valutazione personale dell’esperienza, ma anche
attraverso i risultati di miglioramento delle prestazioni da essi fornite.
FASE N. 1
Lo spunto per iniziare questo nuovo percorso relativo ai processi dialettici è venuto al momento
della conclusione di quello legato al testo descrittivo: cioè quando si è arrivati a descrivere per uno
scopo, nel caso specifico per convincere qualcuno a fare qualcosa. Tra le tante possibili consegne da
dare agli alunni, due mi sono sembrate adatte per introdurre in modo apparentemente involontario
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un’argomentazione, che prevede l’esposizione di due punti di vista diversi tra loro.
La prima consegna suggeriva di descrivere un oggetto tecnologico in modo talmente convincente da
indurre i genitori ad acquistarlo per se stesso.
La seconda chiedeva di descrivere le proprietà e le caratteristiche dello stesso oggetto ad un amico,
che si era consigliato con lui per fare una scelta oculata. Gli alunni, quindi si sono cimentati nelle
due consegne e viene riportato un esempio per ogni consegna.
Testo originale degli alunni
Voglio il nuovo IPad 3!
-Mamma! Papà! Voglio il nuovo IPad 3! È stupendo! Con tre colori disponibili: bianco, blu e nero.
Con 12 megapixel, 7 pollici, con sistema 3D, HD (High Definition), schermo con funzione Retina!
Lo voglio! Lo voglio! Lo voglio! E poi, non vi assillerò più! Per il telefono, per la promozione. Lo
voglio! Lo voglio! Immagazzinerà i nostri ricordi!
Un giorno, il mio migliore amico si voleva comprare un nuovo telefonino e mi ha chiesto di
aiutarlo a decidere quale fosse il migliore. Allora, siamo andati a Benevento al centro Vodafon e
gli ho fatto vedere vari modelli. Gli ho proposto un telefonino e gli ho spiegato le sue
caratteristiche, che erano: il menù Window 7, Internet, Facebook, Play Store, la fotocamera da 10
M.P.G. sia interna che esterna e costava solo € 180,00. Se l’è comprato ed è rimasto contento.
FASE N. 2
Viene chiesto agli alunni di scrivere un primo testo argomentativo, così come ne hanno memoria,
rifacendosi alla loro precedente esperienza senza l’interferenza dell’insegnante, in modo da
avere testimonianza di un PRIMO LIVELLO, che costituirà il punto di partenza per la Ricerca –
Azione e sarà valutato come livello 0 ( zero) nel grafico relativo alla valutazione dei prodotti.
Argomentazione: Meglio vivere in campagna o in città?
Testo di Leoluca Salvatore
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Vivere in città o in campagna ha i suoi pregi e difetti.
La gente in campagna è più calma, silenziosa, ha tempo per tutto, preferisce la felicità piuttosto dei
soldi, anche se questo non significa che i soldi non la interessino. L’aria è molto più pulita. La vita è
più sana. Eppure c’è il rovescio della medaglia. Lì tutti conoscono tutti e sanno tutto degli altri. La
gente là è molto più ficcanaso e indiscreta. C’è anche il problema dell’accesso agli edifici pubblici
(ospedali, talvolta scuole, ecc.). Tuttavia la gente è anche meno colta. Ovviamente la città può
servirsi di questi servizi e comfort. C’è la facilità d’accesso. Il posto di lavoro che si può trovare più
facilmente (in certe circostanze c’è anche la raccomandazione). La città in certe circostanze è
migliore, per certi punti di vista, ma c’è anche il problema dello smog. Nonostante la semplice
accessibilità alle strutture pubbliche, c’è il dilemma del parcheggio. Come detto, la città, come la
campagna, ha tanti pregi ma anche tante difetti. Oltretutto, in città c’è la tendenza a intraprendere
zuffe e liti, a volte, per sciocchezze.
Dai testi degli alunni stessi è stato facile portarli alla discussione clinica sulle modalità linguistiche
che si possono usare per argomentare su un tema e/o convincere le persone della validità del proprio
punto di vista. Gli alunni hanno subito individuato nell’argomentazione il processo mentale
necessario per far sentire la propria opinione, esponendo a supporto di essa una serie di idee e
convinzioni, riportando dati conosciuti, informandosi sull’argomento per rendere la propria tesi
convincente e sostenerla fino a che l’altro non abbia più argomenti per confutarla.
FASE N. 3
Viene posto alla classe il problema di chiarirsi prima di tutto: Cos’è un testo argomentativo?
L’insegnante propone la lettura di un breve testo dal quale si evincono due argomentazioni
opposte in un dialogo tra madre e figlia.
Gli alunni devono ascoltare la lettura del dialogo e rispondere alle domande:
Madre: “Per favore, rimetti a posto tutto nella tua stanza”
Figlia: ”Ma oggi devo studiare per la verifica di Storia e non ho tempo per mettere ordine!”
Madre: “ Non voglio sentire ragioni, la tua stanza è in disordine; e tuo compito riordinarla; questi
sono gli accordi. Se ti prendi un impegno devi mantenerlo.”
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Figlia: “ Senti, facciamo un patto; finisco questo capitolo, mi servono cinque o dieci minuti, poi
sistemo: d’accordo?”
1. Qual è il problema sul quale si discute?
2. Qual è l’idea espressa dalla madre?
3. Qual è invece quella della figlia?
4. Che cosa dice la madre per convincere la figlia?
5. Che cosa risponde la figlia?
Risposte di Giuseppe De Conno
1. Il problema proposto sul quale si discute è che la figlia deve mettere a posto la sua stanza ma
non può farlo perché deve studiare la Storia.
2. L’ idea della madre è di dire alla figlia di mettere a posto la sua camera.
3. L’idea della figlia è che lei non può perché deve ripetere Storia
4. La madre, per convincere la figlia, le dice che è un suo dovere .
5. La figlia le risponde che deve aspettare dieci minuti per consentirle di finire di imparare il
capitolo di Storia e poi avrebbe messo a posto la sua stanza.
Risposte di Leoluca Salvatore
1.
2.
3.
4.
Si discute del disordine della stanza della figlia.
La madre esprime l’idea di riordinare.
La figlia le risponde che deve studiare per la verifica di Storia.
La madre le risponde che quelli sono gli ordini, ovvero quando la stanza è in
disordine, la deve pulire.
5. La figlia risponde che finisce di leggere il capitolo, 5 -10 minuti al massimo, e poi
metterà in ordine.
4
Risposte di Gabriele De Francesco
1.
2.
3.
4.
Che la camera della figlia è in disordine.
Che la figlia deve mettere apposto la stanza.
Che non poteva mettere apposto la stanza perché doveva studiare Storia.
Che è suo compito mettere apposto la stanza e quando fa una promessa la deve
mantenere.
5. Che finiva di studiare i capitolo, tra i 5 e i 10 minuti e poi ordinava la stanza.
5
Dopo aver analizzato nei suoi elementi costitutivi il brano letto e le varie risposte secondo i due
punti di vista della madre e della figlia, viene chiesto agli alunni di dare una definizione su cos’ è
per loro un testo argomentativo.
Esempio di risposta:
Leoluca: Per me, un testo argomentativo è un’espressione della realtà che si può vedere sia da un
lato sia dall’altro. Esso non esprime una sola opinione, anzi, fa riflettere su due espressioni diverse:
una pro e una contro, a seconda del tipo di argomento su cui uno si trova a discutere. All’inizio c’è
la cornice, dove si ragiona sui difetti del problema, poi, sono da considerare i primi e i secondi
argomenti, che sono dati certi, seguono la tesi e l’antitesi, che sono rispettivamente il pro e il contro
dell’argomento. Infine c’è la conclusione, che è la parte più neutrale delle strutture dette: non
esprime una chiara soluzione, ma ti deve far riflettere, poiché non può raccontare quale sia la parte
giusta, per motivi burocratici.
Vista la definizione personale, viene cercata la definizione ufficiale sul libro di testo:
Definizione di argomentazione sul libro di testo:
Esporre una propria opinione o idea e cercare di dimostrare che è quella vera o quella migliore,
utilizzando esempi o argomenti a sostegno.
A questo punto, l’insegnante ritiene di dover mettere alla prova gli alunni prima in forma verbale e
poi per iscritto, perciò chiede loro di formare delle coppie, le quali devono scegliere un argomento a
piacere su cui confrontarsi sostenendo tesi opposte; quindi, organizza una specie di tribuna, dove si
alternano a parlare un alunno alla volta, esponendo chi le argomentazioni a favore, chi quelle
contrarie. Vengono affrontati episodi realmente accaduti o altri di cui hanno parlato i mass-media,
come, per esempio, gli episodi di bullismo a scuola, di violenza negli stadi, avvenuti nel periodo in
cui si stava lavorando, l’invasione dei cellulari nel mondo della comunicazione, l’uso della
televisione, l’abuso delle droghe, ecc…
Alla fine, viene chiesto agli alunni di riprodurre in uno schema i vari elementi che compongono
il testo argomentativi e di cui si sono serviti per affrontare l’argomentazione verbalmente.
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Quindi, viene fatto rappresentare lo schema qui di seguito sul quaderno di ognuno.
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Com’è fatto un testo argomentativo?
Elaborazione di uno schema per rappresentare com’è fatto un testo argomentativo
Termini del problema
Tesi
Argomenti a sostegno
Antitesi o confutazione
Conclusione
Chi parla espone la
propria opinione e prende
posizione
Chi parla esplicita la propria
opinione
Chi parla fornisce argomenti a
sostegno della propria tesi,
presentando documenti,
riferendo citazioni, leggi,
ecc…
Chi scrive o parla esprime una
tesi opposta a quella dichiarata
e si incarica di dimostrarla falsa
o peggiore
Chi scrive presenta infine una
conclusione, nella quale
ribadisce la propria opinione
FASE N. 4
Chiuse queste fasi preliminari, si passa ad affrontare una Ricerca- Azione fondata su un
argomento scelto dalla classe e su cui gli alunni stessi avessero raccolto dei dati oggettivi per
affrontare la sperimentazione in modo più scientifico.
Motivazione alla Ricerca – Azione
Poiché nell’ultimo periodo si sono evidenziati nelle classi comportamenti che denunciano la forte
dipendenza delle nuove generazioni dai telefoni cellulari, specialmente quelli di ultima generazione
con i quali si può fare di tutto, ma che isolano l’utente dal mondo esterno e limitano fortemente la
comunicazione interpersonale, si è pensato di sfruttare questo argomento per avviare una Ricerca –
Azione che mettesse in evidenza come è cambiata la comunicazione interpersonale dall’avvento dei
telefoni cellulari, di iniziare un percorso, che riuscisse a far conoscere ai ragazzi qual è la situazione
oggi, ma anche come era un tempo, come si è sviluppata la tecnologia, quali e quanti modi ci sono
per comunicare insomma che portasse gli alunni a sviluppare la capacità dialettica a sostegno o a
sfavore dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, ma soprattutto insegnasse loro ad usare in
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modo corretto tutte le tecnologie innovative, senza diventarne schiavi e rinunciare alla propria
identità.
Per avviare una ricerca azione che abbia un senso si ha bisogno di dati oggettivi rilevati attraverso
indagini e/o interviste fatti da altri oppure realizzati da se stessi; così, il primo passo verso questo
processo dialettico è stato fatto inducendo gli alunni ad interrogarsi sull’argomento in modo da
formulare delle domande da sottoporre poi ad un campione di persone adulte e di coetanei o più
grandi di loro dalle cui risposte trarre dei dati oggettivi da analizzare e commentare e sui ci
impiantare la discussione del problema posto.
Quindi, è stato elaborato un questionario con cinque domande ed è stato sottoposto a degli adulti
e a degli adolescenti. Il questionario è il seguente:
Intervista
1)
2)
3)
4)
5)
A che età avete acquistato il primo telefonino?
Era più bello comunicare ieri o oggi?
Con che mezzo comunicavate negli anni 60 (solo per gli anziani)?
Quale linguaggio è più comprensibile, quello di ieri o quello di oggi?
I rapporti delle persone sono migliorati o peggiorati con l’ intervento della tecnologia?
Rispondono:
Danilo
1) Il primo telefonino l’ho acquistato a sette anni.
2) E’ più bello comunicare oggi.
4)
Il linguaggio più comprensibile è quello di ieri.
5)
I rapporti tra le persone sono migliorati con l’intervento della tecnologia.
Gianluca
1) Il primo telefonino l’ho acquistato a cinque anni.
2) E’ più bello comunicare oggi.
4)
Il linguaggio più comprensibile è quello di ieri.
5)
I rapporti delle persone sono migliorati con lo intervento della tecnologia.
Vincenzo
1) Ho acquistato il mio primo telefonino a trentasei anni.
2) Era più bello comunicare ieri.
3) Negli anni sessanta comunicavo col telefono fisso.
4) Il linguaggio più comprensibile è quello di oggi.
5) I rapporti delle persone sono migliorati con lo intervento della tecnologia.
Intervista
Dai 65 ai 1…. Anni di età
1) Ho acquistato il primo telefonino a 75 anni .
2) Secondo me era più bello comunicare ieri .
3) Negli anni 50 comunicavo attraverso le lettere, le cartoline e i rari telefoni pubblici
4) Per me è meglio il linguaggio con cui si comunicava ieri.
5)Secondo me il rapporto delle persone con l’intervento della tecnologia è migliorato.
Dai 40 ai 65 anni di età
1) Ho acquistato il primo telefonino a 30 anni
2) Secondo me era più bello comunicare ieri
3) Negli anni 50 comunicavo attraverso le lettere
4) Per me è meglio il linguaggio con cui si comunicava ieri
5) Secondo me il rapporto delle persone con l’intervento della tecnologia sono peggiorati
Dai 16 ai 40 anni di età
1) Ho comprato il primo telefonino a 9 anni
9
2) Secondo me è meglio comunicare oggi
3) Per me è meglio comunicare con il linguaggio di oggi
4) Secondo me i rapporti con l’intervento della tecnologia sono migliorati
FASE N. 5
Testo di sintesi sull’uso dei cellulari
Vengono analizzate le risposte e viene indotta la riflessione sui dati oggettivi che emergono
dall’intervista; quindi, gli alunni stessi evidenziano verbalmente come l’età in cui si è acquistato un
cellulare è andata progressivamente diminuendo di molto dagli ottantenni ai ragazzi preadolescenti.
Le persone più anziane affermano di preferire il modo di comunicare del passato attraverso le
lettere, le cartoline e le rare telefonate nei centralini dei telefoni pubblici, ritenendo che i rapporti
privati siano peggiorati rispetto al passato; mentre i più giovani preferiscono sia il modo che il
linguaggio di oggi, che ritengono abbia migliorato i rapporti interpersonali.
Analizzati con cura i dati raccolti, l’insegnante chiede agli alunni di scrivere un breve testo
argomentativo che sintetizzi i dati oggettivi ed evidenzi i due diversi modi di pensare circa
l’uso dei telefoni cellulari.
Pro cellulari:
I cellulari, in un modo o nell’altro, hanno migliorato la nostra esistenza. I cellulari vengono usati da
tutti i cittadini del mondo, diciamo che avere un telefonino e una “ MODA”. Immaginate noi, quelli
della nostra generazione, come quelli degli anni ’40-’50-’60 o delle generazioni ancora più lontane
senza la possibilità di comunicare in tempo reale tra di noi, senza WhatsApp e senza Google! Come
sarebbe nostra la nostra vita!
Mettiamo che, succedesse una tragedia, come potremmo venire a saperla in tempo reale?
Prima le cose si sapevano in ritardo, solo attraverso l’unico telegiornale per televisione oppure sul
quotidiano del giorno seguente. Ambulanze, polizie, forze dell’ordine arrivavano (o non arrivavano
proprio), a cose già fatte.
Una cosa buona dei telefonini e che, se sei fuori oppure ti sei perso, fai una telefonata ai tuoi
genitori e possono venirti a prendere.
L’utilizzo del cellulare per la nostra generazione costituisce un elemento assolutamente positivo
perché ci consente di essere sempre aggiornati sulle cose che accadono nel mondo, di essere sempre
in contatto con parenti ed amici, conoscere in tempo reale gli avvenimenti che accadono prima nel
nostro piccolo e poi nel mondo intero. Grazie alle applicazioni installate sui telefoni possiamo
chattare, connetterci, scrivere pro-memorie, trovare un luogo sconosciuto, ecc… Prima dell’avvento
dei telefonini, per comunicare si usavano lettere, cartoline o telegrammi, che arrivano dopo alcuni
giorni e per una risposta si aspettavano mesi, addirittura anni, oppure tutta la vita.
Contro i cellulari:
-I cellulari hanno anche peggiorato la nostra esistenza.
Prima forse si stava meglio, come si dice ‘Si stava meglio quando si stava peggio’. Adesso avere un
cellulare è una moda, se non ce l’hai, sei uno sfigato, se un indegno. I ragazzi già dai sette/ otto anni
di età cominciano a chiede ai genitori di comprare un cellulare per uso personale. Cominciano
molto presto a sentire questa necessità perché molti bambini come loro già li posseggono e senza
questo “ Status symbol” non si sentono uguali agli altri. Infatti, spesso accade che vengono
emarginati e derisi quelli che non ce l’hanno, creando problemi psicologici seri in una fase così
delicata della crescita. Ci sono stati casi di bambini che hanno manifestato malori o si sono
addirittura chiusi in casa soffrendo di solitudine e di emarginazione a causa del fatto di essere presi
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in giro per il mancato possesso del cellulare. Situazioni del genere possono portare a episodi di vero
e proprio bullismo, o perfino a tentativi di autolesionismo.
Il cellulare, per quanto può essere difficile da capire, nuoce anche alla salute. I raggi X trasmessi dal
vetro del cellulare provenienti dalle batterie plastificate, provocano problemi agli occhi, all’orecchio
e, talvolta, anche conseguenze più gravi, come i tumori.
FASE N. 6
Ogni alunno si cimenta nella scelta di un argomento da affrontare, utilizzando lo schema di
rappresentazione del testo argomentativo.
L’alunno Angelo Varricchio ha affrontato il problema degli immigrati in Italia.
Termini del
problema
Tesi
In Italia arrivano
molti immigrati
dall’Africa per
cercare lavoro o
un’altra
sistemazione.
Il problema non
deve essere
risolto solo
dall’Italia, ma da
tutti i paesi del
mondo.
Primo
argomento
Secondo
argomento
Gli africani per
venire in Italia
pagano 1.000
euro a persona
Antitesi e
confutazione
Conclusione
Noi non li
vogliamo perché
vengono a
lavorare al posto
degli Italiani, che
rimangono senza
impiego.
Per me bisogna
trovare una
soluzione
generale, che
vale per tutti i
paesi occidentali
,assistendo gli
emigrati nel loro
paese di origine,
in uno spazio
neutro a loro
dedicato, dove
ricevere
assistenza e cure
e, poi,secondo un
programma
internazionale
sotto la tutela
dell’ONU,
cominciare ad
inviarli nei paesi
che possono
accoglierli, dopo
aver concordato
le modalità di
accoglienza e di
sistemazione.
Noi diamo loro
il cibo e tante
altre cose. Però, i
nostri centri sono
molto lenti e
strapieni e non
possiamo
accudirli tutti.
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Dopo questa fase propedeutica di rappresentazione attraverso lo schema, si passa alla spiegazione
della teoria di EDWARD DE BONO circa i SEI CAPPELLI PER PENSARE. Vengono
presentate agli alunni le slide preparate dal Prof. Carlo Petracca relative ai processi cognitivi
dialettici ed in particolare viene spiegata la teoria dei Sei cappelli per pensare, evidenziando le
caratteristiche comunicative corrispondenti ad ogni cappello di colore diverso.
SEI CAPPELLI PER PENSARE
CAPPELLO BIANCO
Il bianco è un colore neutro ed
oggettivo. Il cappello bianco riguarda
fatti e dati oggettivi.
CAPPELLO ROSSO
Il rosso suggerisce l’istintività,
emozione. Vedere rosso significa
fornire il punto di vista emotivo
CAPPELLO NERO
Il colore nero è cupo e negativo
CAPPELLO GIALLO
Il giallo è un colore solare e positivo
CAPPELLO VERDE
Il verde indica crescita fertile, la
primavera, la novitò
“Niente interpretazione, solo fatti per
favore”
-Fatti controllati e accertati
-Fatti non accertati
-Grado di verosimiglianza delle
informazioni
“L’opposto dell’informazione neutra
oggettiva”
-Il pensatore col cappello rosso è
legittimato a dire “Questa la mia
esperienza su ciò”
-Emozioni e sensazioni
-Il giudizio critico, la valutazione
negativa
-Indica le lacune di qualche cosa, i
suoi errori
- L’avvocato del diavolo
Positività
Sano ottimismo
Il pensiero costruttivo, propositivo,
efficiente
Il pensiero creativo
Nuove idee, nuovi approcci ai
problemi
Cambio di schemi
La logica dell’assurdo
Non giudicare, ma muovere il pensiero
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CAPPELLO BLU
Il blu è il colore del cielo che tutto
sovrasta. E’ il colore della calma, del
controllo.
Il pensatore col cappello blu pensa ad
organizzare il suo pensiero
E’ simile ad un direttore d’orchestra:
dirige gli altri cappelli
Cerca ordine e sintesi
Gli alunni Leoluca Salvatore e Giuseppe De Conno hanno scelto di discutere del problema della
legalizzazione delle droghe leggere, avvenuto nel periodo in cui si lavorava al testo argomentativo,
applicando la teoria dei sei cappelli e rappresentando il loro pensiero attraverso una schema al
computer.
Testo argomentativo:
Legalizzazione delle droghe leggere
La legalizzazione delle droghe leggere è un
problema per la società odierna perché potrebbero
essere messi in libertà molti, e soprattutto,
pericolosi, tossico-dipendenti.
Termini del problema o
cornice
Noi siamo favorevoli alla legalizzazione, ma, solo
per scopi medici e terapeutici.
Tesi
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Alle ore 16.04 del 20 marzo 2014, viene emanata la
legge n.36 Si tratta del DL 36/2014, spesso
abbreviata come legge 36, approvato dalla Camera a
fine aprile e che ora, in mezzo alle opposizioni e alle
polemiche, ha tempo fino al prossimo 20
maggio per ottenere la firma del presidente
Napolitano, necessaria per l’entrata in vigore. Essa
consiste nella legalizzazione delle droghe leggere,
cioè nella liberalizzazione di sostanze stupefacenti
non molto “pesanti”, ma, appunto, “leggere”.
Cappello Bianco
Secondo me, o meglio noi, questa legge dovrebbe
essere cancellata, perché, sì, sono leggere e non
molto pesanti, ma sono comunque droghe; e, visto
che sono tali, dovrebbero essere bandite.
Cappello Rosso
Ci sono, però, certa persone, che non aspettavano
altro, poiché, diventate legali, potrebbero farne uso
in modo illimitato e a loro piacimento.
Cappello Nero
Comunque la legge potrebbe portare grandi passi
avanti nel mondo farmaceutico. Un esempio è la
marijuana usata come medicinale, che in minime
dosi è utile per placare la tosse o il raffreddore
oppure calmare i forti dolori nelle malattie
terminali.
Come spiegato nella tabella precedente, dove
abbiamo parlato della marijuana come medicinale,
le droghe non sono solo “cattive”, ma possono
essere, appunto, usate nell’ambito farmaceutico..
Cappello Giallo
Cappello Verde
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Riassumendo tutti questi discorsi:
. -Pro: le droghe possono essere usate in modo
farmaceutico e terapeutico, e questa, alla fine , è una
grande opportunità per lenire la sofferenza dei
malati terminali;
-Contro: Le droghe leggere sono comunque droghe
e fanno male all’organismo a lungo andare, inoltre,
potrebbe essere messi in libertà maniaci e tossicodipendenti, che non aspettavano altro che questa
possibilità legalizzata per poterne usufruire in tutti i
modi e circostanze.
La soluzione potrebbe essere quella di far valere
questa legge solo per scopi terapeutici, farmaceutici
e medici, senza aggravare ulteriormente le
problematiche sociali e nazionali.
Cappello Blu
Conclusione
Altri due alunni Gabriele Antonucci e Gabriele De Francesco hanno concordato di affrontare
il problema del bullismo, ispirandosi ad episodi realmente accaduti all’interno delle classi di
scuola secondaria.
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Il Bullismo
Il bullismo è un problema serio a livello
sociale. Esso viene messo in atto all’interno
dei gruppi di appartenenza, ma soprattutto
all’interno delle scuole. Chi lo interpreta non
solo danneggia i compagni, ma, istigandolo
con i suoi comportamenti scorretti e violenti,
ne aggrava la personalità in modo così grave
da indurre la vittima ad isolarsi, a deprimersi
fino, a volte, al suicidio.
Per me, si deve intervenire sia sul bullo che
sulla vittima, facendo capire ad entrambi che
sono degli esseri umani e come tali vanno
rispettati, e se accadono episodi di
sopraffazione o sopruso bisogna subito
parlarne con gli adulti, come i propri genitori,
gli insegnanti, il parroco o altre persone di
fiducia.
Bullismo a scuola : 37% degli studenti vittime,
51% testimoni.
Chiara Angioletti, Laura Michelotto e Cristina
Rachi, tre persone attive all’interno della
associazione Telefono Azzurro, hanno fatto una
ricerca in merito. Molti ragazzi si sono suicidati
per colpa dei bulli che li prendevano in giro e li
picchiavano.
Milano- “Hai le orecchie a sventola”, 11enne si
impicca a casa “Corriere della sera”,
25/10/07.
Repubblica, 11 dic. 2007: “Botte alla
compagna di banco, la classe guarda e non
interviene”
.Le vittime sono dello più sottomesse o passive,
si comportano in modo non adeguato come:
• sono solitamente ansiose;
• reagiscono piangendo;
• soffrono di una scarsa autostima;
• non hanno amici in classe…
Termine del problema o cornice
Tesi
Cappello bianco
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Io ho un amico che solitamente viene preso in
giro da un altro della nostra classe, che è più
grande di noi perché ha ripetuto un anno. Questa
cosa non mi piace per niente perché siamo tutti
uguali e nessuno deve essere considerato
diverso.
Chi fa il bullo è un in cerca di un’identità, deve
trovare un posto nel mondo in maniera
eclatante, rapida e sovversiva e quella che
costa meno fatica. La maggioranza degli
spettatori fa finta di nulla e lascia che il bullo e
la vittima se la sbrighino da soli, tanto non
sono fatti loro.
Cappello rosso
Cappello nero
Spesso diventa bullo chi ha dei problemi in
famiglia oppure chi ha delle difficoltà a
scuola. Il motivo principale
si conosce
Cappellonon
giallo
poiché questo non è né un lavoro né un hobby
né altro; si potrebbe affermare che si diventa
bullo per naturale predisposizione.
Cappello giallo
È difficile correggere i prepotenti. Si può e si
deve tentare comunque, ma sono tanti e tali i
vantaggi che essi traggono dalla loro
condotta, che difficilmente sono disposti a
cambiare. Si deve tentare, allora, soprattutto
di agire sul gruppo, di frequente complice, a
causa del diminuito controllo delle proprie
tendenze aggressive, nel perseguitare e
isolare la vittima. La scuola deve, magari
proprio a partire dall'analisi e dalla
discussione di eclatanti fatti di bullismo,
insegnare ai ragazzi a confrontarsi con le
proprie emozioni, a diffondere una cultura
della solidarietà, della tolleranza, del rispetto
reciproco anche nella differenza e nella
diversità.
Organizzare attività ludico-recreative,
lavorare sull’autostima del singolo, come il
teatro, i giochi di squadra, la partecipazione
ad associazioni di volontariato, impegnare,
cioè i ragazzi in attività utili per se stessi e
per gli altri.
Cappello blu
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• Riferire
all’insegnante quello
che accade
• Incoraggiare chi sta
subendo la
prepotenza di un
bullo a parlarne con
gli adulti
• Consigliare a chi ha
visto qualcuno fare il
bullo con un altro di
raccontare tutto agli
insegnanti
• Chiedere che
qualcuno venga a
scuola a parlare del
bullismo e spiegare
come affrontarlo.
Se la tua scuola non
presta attenzione al
bullismo o non lo
considera un
problema, non devi
accettare di subire.
Hai molte altre
possibilità per
affrontare la
Secondo me, il bullismo è una cosa
bruttissima, che nessuna persona dovrebbe
subire perché nessuno ha diritto di far del
male, o prendere in giro gli altri. Bisogna
indagare alla radice del fenomeno e tutte le
istituzioni dovrebbero organizzarsi per far
fronte a questo fenomeno sociale, che incide
negativamente sulla crescita degli
adolescenti, specialmente in un mondo
dominato dai social- network, sui quali è più
facile agire in incognito perseguitando delle
vittime inconsapevoli
Cappello verde
Conclusione
18
FASE N. 7
Si passa, quindi, alla produzione di un testo argomentativo completo e discorsivo
sulla seguente tesi:
Tesi: Troppa TV fa male? La televisione, nonostante si sia autodeclassata, rimane
sempre un mezzo di comunicazione fondamentale per la vita quotidiana.
La televisione scandisce i tempi della nostra giornata.
Quando non abbiamo nulla da fare, ci mettiamo davanti alla TV, sperando che qualcosa ci prenda
l’attenzione, e, la maggior parte delle volte, ci riesce perfettamente.
Essa, negli ultimi tempi, si basa sulla volgarità, sulla violenza gratuita. A volte, le persone che le
dirigono, sono individui stravaganti, improponibili e, talvolta, assecondano troppo l’esigenze del
pubblico.
La crisi della TV è in corso e dubito si risolva velocemente, anzi, molto probabilmente, si
ridurranno al minimo i documentari storico-scientifici o altri programmi a carattere culturale. Ormai
nemmeno i reality-show, a mio parere, la TV spazzatura più accreditata, sono in grado di
raggiungere i risultati sperati e hanno termini d’ascolto che si stanno abbassando progressivamente.
In termini di share, si sottovalutano i contenuti e soprattutto si tende a non rispettare il pubblico
televisivo, scadendo spesso in volgarità gratuite solo allo scopo di conquistare maggiore audience.
Molte persone però la pensano diversamente replicando che si stanno scatenando molte proteste
contro la televisione spazzatura.
Guardando la TV odierna ci si accorge che i programmi illustrati sono demenziali, e, i vecchi
documentari hanno lasciato il posto a degli spettacoli dove le persone mettono in mostra la propria
privacy per un po’ di fama.
Questo rapido declino della TV “intelligente” porta ad un involuzione del lessico usato nelle
trasmissioni fino all’utilizzo di termini rozzi e poco consoni.
In questo modo la TV influenza anche lo stile di vita delle persone che la seguono inducendoli a
comportarsi come le persone famose che, talora, sono di cattivo esempio; ovviamente questa
situazione è evitabile alzando il livello culturale delle trasmissioni televisive, anche se questo
frangente è più facile a dirsi che a farsi. Infatti, sembra che al pubblico piacciano molto più le
trasmissioni “spazzatura” che quelle “educative”.
Anche la pubblicità, a dispetto di quella di una volta, è parecchio più sgarbato; infatti negli spot
odierni escono immagini al limite del pudore accompagnata da doppi sensi e allusioni implicite.
Tutto questo è per due motivi principali: audience nel caso di trasmissione oppure rendere
ulteriormente interessante un prodotto nel caso delle pubblicità.
È tutta una corsa per creare un programma più stupido possibile … sembra quasi che più sia volgare
il programma più esso ottiene successo. Ne sono chiari esempi: “Grande Fratello”, “L’isola dei
famosi”, “La talpa”, “Distraction”. Quasi tutti questi programmi sono realizzati da Mediaset, una
TV più commerciale della Rai, che nonostante cerchi di passare programmi più educativi, anch’essa
si sta portando all’immensa quantità di stupidaggini che stanno colonizzando i nostri tempi.
Anche se molti canali sono pieni di queste idiozie, alcune di queste reti televisive hanno aumentato i
canali per trasmettere i programmi “intelligenti”.
Non è tutta colpa della TV. Essa è anche influenzata dalla popolazione comune, poiché l’uso delle
parolacce e della volgarità sono meno sconvenienti nelle case della gente.
Comunque è una reazione a catena: le famiglie “volgari” influenzano al TV, però, anche la TV
influenza la nostra popolazione.
In modo secondario le nostre attitudini vengono condizionate da alcuni atteggiamenti informali
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rifilati da alcuni sportivi che vengono meno alle norme morali del fair play. Però questo è un altro
contesto.
Probabilmente la TV continuerà a decadere, e queste circostanze non cambieranno. Però
ricordiamoci una cosa: noi siamo padroni del nostro futuro.
Leoluca Salvatore
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Prodotto ottenuto
I prodotti ottenuti sono abbastanza buoni tenuto presente che si tratta di una prima media e gli
ultimi mesi di scuola sono stati intervallati da una serie di giornate di vacanze istituzionali che
hanno impedito la continuità nella ricerca-azione e una più florida produzione di elaborati
personali.
La macro competenza programmata è stata elaborata nella comprensione e produzione di un testo
argomentativi, seguendo un itinerario simile a quello condotto per il testo descrittivo e riassuntivo,
che sono tutti documentati nel CD allegato alla presente relazione.
Valutazione degli alunni
Sono state poste agli alunni le seguenti domande per l’autovalutazione:
1. Che cosa hai imparato?
2. Quando lo hai imparato?
3. Che valore dai alle attività svolte?
4. Che valutazione dai alle tue produzioni?
1. Leoluca S.: Ho imparato ad essere più sintetico nelle risposte senza fare troppi giri di
parole, e penso che adesso io scriva con delle parole diverse senza ripetere sempre gli stessi
verbi, nomi o aggettivi.
2. L’ho imparato dopo 2-3 mesi dall’inizio dell’anno scolastico, capendo che, utilizzando il
mio “vecchio stile”, non avrei fruttato quello sperato.
3. Do un valore diverso, rispetto alle vecchie attività, poiché era la prima volta che iniziavo a
scrivere usando terminologie differenti, e, senza saperlo, mi procurai dei bei risultati.
4. Ovviamente il mio lavoro non era perfetto, non valeva 10, ma penso che, come primo
impatto con questo tipo di strutture, un buon 7 - 7.5 ci stia.
Valutazione dell’insegnante
L’esperienza che sto vivendo con gli alunni di prima media è molto faticosa, ma anche assai
stimolante per me, in quanto, pur avendo inserito nel curricolo disciplinare gli interventi di
Ricerca-Azione, mi hanno indotta a riflettere sulle modalità di approccio alle competenze da
sviluppare, declinando con maggiore consapevolezza conoscenze ed abilità e finalizzando
progressivamente gli interventi alle varie fasi senza accavallamenti o vuoti di interventi didattici.
L’attività, senz’altro, appare rallentata, ma, alla fine, riconoscere la crescita progressiva degli
alunni e ascoltare le loro valutazioni sul lavoro svolto, ci fa rendere conto dell’importanza del
processo attuato e dei risultati gratificanti e sicuramente molto più stabili nel tempo ottenuti dagli
alunni stessi.
.
21
Valutazione delle varie fasi da parte dell’insegnante:
CLASSE SECONSA SECONDARIA DI I °
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Antonucci Gabriele
Ciriello Pierpaolo
De Conno Giuseppe
De Francesco Gabriele
Dell’Infante Lorenzo
Salvatore Leoluca
Varricchio Angelo
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
fase 1
fase 2
fase 3
fase 4
fase 5
fase 6
fase 7
1
2
3
4
5
6
7
Docente sperimentatore
Maria Teresa Di Giulio
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