IC S. Giorgio la Molara - Testo Argomentativo
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IC S. Giorgio la Molara - Testo Argomentativo
MISURE DI ACCOMPAGNAMENTO 2013-2014 PROGETTO DI FORMAZIONE E RICERCA Rete Scolastica INNOVARE RINNOVANDO – LA RETE CHE ACCOGLIE DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA Nome della scuola “O. FRAGNITO” DI SAN GIORGIO LA MOLARA Tipo di Scuola ISTITUTO COMPRENSIVO DI SCUOLA DELL’INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA DI I° Docente Maria Teresa Di Giulio Classe coinvolta Classe prima secondaria di I° grado composta da n. 7 alunni maschi.. PROCESSO COGNITIVO: DIALETTICO Tipologia di esercitazione: TESTO ARGOMENTATIVO La classe prima Secondaria ha sperimentato il processo di costruzione di un testo argomentativo. Modalità, fasi e strumenti di realizzazione La sperimentazione legata al processo cognitivo di tipo dialettico è stata portata avanti senza la partecipazione di altri docenti della classe; pertanto, essendo da sola ho potuto lavorare su tempi lunghi, ma, soprattutto, programmando, a seconda dei contenuti, l’avvicendarsi delle attività legate allo sviluppo della Ricerca – Azione, inserendole direttamente nel percorso di insegnamento/apprendimento quotidiano. Non è stato necessario, infatti, curvare eccessivamente la programmazione didattico/educativa già predisposta con il relativo curricolo, in quanto c’era la convinzione che i suggerimenti ricevuti potessero integrarsi perfettamente con le scelte didattiche già in atto e con le strategie operative già in possesso della nostra esperienza. La sperimentazione ha dato una spinta in più alla sistematicità degli interventi e, soprattutto, alla consapevolezza che documentare in maniera sistematica il processo cognitivo può favorirne la condivisione. Grande importanza assume il fatto che l’intero processo è sottoposto all’autovalutazione degli alunni, che ne confermano la valenza, non solo attraverso la valutazione personale dell’esperienza, ma anche attraverso i risultati di miglioramento delle prestazioni da essi fornite. FASE N. 1 Lo spunto per iniziare questo nuovo percorso relativo ai processi dialettici è venuto al momento della conclusione di quello legato al testo descrittivo: cioè quando si è arrivati a descrivere per uno scopo, nel caso specifico per convincere qualcuno a fare qualcosa. Tra le tante possibili consegne da dare agli alunni, due mi sono sembrate adatte per introdurre in modo apparentemente involontario 1 un’argomentazione, che prevede l’esposizione di due punti di vista diversi tra loro. La prima consegna suggeriva di descrivere un oggetto tecnologico in modo talmente convincente da indurre i genitori ad acquistarlo per se stesso. La seconda chiedeva di descrivere le proprietà e le caratteristiche dello stesso oggetto ad un amico, che si era consigliato con lui per fare una scelta oculata. Gli alunni, quindi si sono cimentati nelle due consegne e viene riportato un esempio per ogni consegna. Testo originale degli alunni Voglio il nuovo IPad 3! -Mamma! Papà! Voglio il nuovo IPad 3! È stupendo! Con tre colori disponibili: bianco, blu e nero. Con 12 megapixel, 7 pollici, con sistema 3D, HD (High Definition), schermo con funzione Retina! Lo voglio! Lo voglio! Lo voglio! E poi, non vi assillerò più! Per il telefono, per la promozione. Lo voglio! Lo voglio! Immagazzinerà i nostri ricordi! Un giorno, il mio migliore amico si voleva comprare un nuovo telefonino e mi ha chiesto di aiutarlo a decidere quale fosse il migliore. Allora, siamo andati a Benevento al centro Vodafon e gli ho fatto vedere vari modelli. Gli ho proposto un telefonino e gli ho spiegato le sue caratteristiche, che erano: il menù Window 7, Internet, Facebook, Play Store, la fotocamera da 10 M.P.G. sia interna che esterna e costava solo € 180,00. Se l’è comprato ed è rimasto contento. FASE N. 2 Viene chiesto agli alunni di scrivere un primo testo argomentativo, così come ne hanno memoria, rifacendosi alla loro precedente esperienza senza l’interferenza dell’insegnante, in modo da avere testimonianza di un PRIMO LIVELLO, che costituirà il punto di partenza per la Ricerca – Azione e sarà valutato come livello 0 ( zero) nel grafico relativo alla valutazione dei prodotti. Argomentazione: Meglio vivere in campagna o in città? Testo di Leoluca Salvatore 2 Vivere in città o in campagna ha i suoi pregi e difetti. La gente in campagna è più calma, silenziosa, ha tempo per tutto, preferisce la felicità piuttosto dei soldi, anche se questo non significa che i soldi non la interessino. L’aria è molto più pulita. La vita è più sana. Eppure c’è il rovescio della medaglia. Lì tutti conoscono tutti e sanno tutto degli altri. La gente là è molto più ficcanaso e indiscreta. C’è anche il problema dell’accesso agli edifici pubblici (ospedali, talvolta scuole, ecc.). Tuttavia la gente è anche meno colta. Ovviamente la città può servirsi di questi servizi e comfort. C’è la facilità d’accesso. Il posto di lavoro che si può trovare più facilmente (in certe circostanze c’è anche la raccomandazione). La città in certe circostanze è migliore, per certi punti di vista, ma c’è anche il problema dello smog. Nonostante la semplice accessibilità alle strutture pubbliche, c’è il dilemma del parcheggio. Come detto, la città, come la campagna, ha tanti pregi ma anche tante difetti. Oltretutto, in città c’è la tendenza a intraprendere zuffe e liti, a volte, per sciocchezze. Dai testi degli alunni stessi è stato facile portarli alla discussione clinica sulle modalità linguistiche che si possono usare per argomentare su un tema e/o convincere le persone della validità del proprio punto di vista. Gli alunni hanno subito individuato nell’argomentazione il processo mentale necessario per far sentire la propria opinione, esponendo a supporto di essa una serie di idee e convinzioni, riportando dati conosciuti, informandosi sull’argomento per rendere la propria tesi convincente e sostenerla fino a che l’altro non abbia più argomenti per confutarla. FASE N. 3 Viene posto alla classe il problema di chiarirsi prima di tutto: Cos’è un testo argomentativo? L’insegnante propone la lettura di un breve testo dal quale si evincono due argomentazioni opposte in un dialogo tra madre e figlia. Gli alunni devono ascoltare la lettura del dialogo e rispondere alle domande: Madre: “Per favore, rimetti a posto tutto nella tua stanza” Figlia: ”Ma oggi devo studiare per la verifica di Storia e non ho tempo per mettere ordine!” Madre: “ Non voglio sentire ragioni, la tua stanza è in disordine; e tuo compito riordinarla; questi sono gli accordi. Se ti prendi un impegno devi mantenerlo.” 3 Figlia: “ Senti, facciamo un patto; finisco questo capitolo, mi servono cinque o dieci minuti, poi sistemo: d’accordo?” 1. Qual è il problema sul quale si discute? 2. Qual è l’idea espressa dalla madre? 3. Qual è invece quella della figlia? 4. Che cosa dice la madre per convincere la figlia? 5. Che cosa risponde la figlia? Risposte di Giuseppe De Conno 1. Il problema proposto sul quale si discute è che la figlia deve mettere a posto la sua stanza ma non può farlo perché deve studiare la Storia. 2. L’ idea della madre è di dire alla figlia di mettere a posto la sua camera. 3. L’idea della figlia è che lei non può perché deve ripetere Storia 4. La madre, per convincere la figlia, le dice che è un suo dovere . 5. La figlia le risponde che deve aspettare dieci minuti per consentirle di finire di imparare il capitolo di Storia e poi avrebbe messo a posto la sua stanza. Risposte di Leoluca Salvatore 1. 2. 3. 4. Si discute del disordine della stanza della figlia. La madre esprime l’idea di riordinare. La figlia le risponde che deve studiare per la verifica di Storia. La madre le risponde che quelli sono gli ordini, ovvero quando la stanza è in disordine, la deve pulire. 5. La figlia risponde che finisce di leggere il capitolo, 5 -10 minuti al massimo, e poi metterà in ordine. 4 Risposte di Gabriele De Francesco 1. 2. 3. 4. Che la camera della figlia è in disordine. Che la figlia deve mettere apposto la stanza. Che non poteva mettere apposto la stanza perché doveva studiare Storia. Che è suo compito mettere apposto la stanza e quando fa una promessa la deve mantenere. 5. Che finiva di studiare i capitolo, tra i 5 e i 10 minuti e poi ordinava la stanza. 5 Dopo aver analizzato nei suoi elementi costitutivi il brano letto e le varie risposte secondo i due punti di vista della madre e della figlia, viene chiesto agli alunni di dare una definizione su cos’ è per loro un testo argomentativo. Esempio di risposta: Leoluca: Per me, un testo argomentativo è un’espressione della realtà che si può vedere sia da un lato sia dall’altro. Esso non esprime una sola opinione, anzi, fa riflettere su due espressioni diverse: una pro e una contro, a seconda del tipo di argomento su cui uno si trova a discutere. All’inizio c’è la cornice, dove si ragiona sui difetti del problema, poi, sono da considerare i primi e i secondi argomenti, che sono dati certi, seguono la tesi e l’antitesi, che sono rispettivamente il pro e il contro dell’argomento. Infine c’è la conclusione, che è la parte più neutrale delle strutture dette: non esprime una chiara soluzione, ma ti deve far riflettere, poiché non può raccontare quale sia la parte giusta, per motivi burocratici. Vista la definizione personale, viene cercata la definizione ufficiale sul libro di testo: Definizione di argomentazione sul libro di testo: Esporre una propria opinione o idea e cercare di dimostrare che è quella vera o quella migliore, utilizzando esempi o argomenti a sostegno. A questo punto, l’insegnante ritiene di dover mettere alla prova gli alunni prima in forma verbale e poi per iscritto, perciò chiede loro di formare delle coppie, le quali devono scegliere un argomento a piacere su cui confrontarsi sostenendo tesi opposte; quindi, organizza una specie di tribuna, dove si alternano a parlare un alunno alla volta, esponendo chi le argomentazioni a favore, chi quelle contrarie. Vengono affrontati episodi realmente accaduti o altri di cui hanno parlato i mass-media, come, per esempio, gli episodi di bullismo a scuola, di violenza negli stadi, avvenuti nel periodo in cui si stava lavorando, l’invasione dei cellulari nel mondo della comunicazione, l’uso della televisione, l’abuso delle droghe, ecc… Alla fine, viene chiesto agli alunni di riprodurre in uno schema i vari elementi che compongono il testo argomentativi e di cui si sono serviti per affrontare l’argomentazione verbalmente. 6 Quindi, viene fatto rappresentare lo schema qui di seguito sul quaderno di ognuno. 7 Com’è fatto un testo argomentativo? Elaborazione di uno schema per rappresentare com’è fatto un testo argomentativo Termini del problema Tesi Argomenti a sostegno Antitesi o confutazione Conclusione Chi parla espone la propria opinione e prende posizione Chi parla esplicita la propria opinione Chi parla fornisce argomenti a sostegno della propria tesi, presentando documenti, riferendo citazioni, leggi, ecc… Chi scrive o parla esprime una tesi opposta a quella dichiarata e si incarica di dimostrarla falsa o peggiore Chi scrive presenta infine una conclusione, nella quale ribadisce la propria opinione FASE N. 4 Chiuse queste fasi preliminari, si passa ad affrontare una Ricerca- Azione fondata su un argomento scelto dalla classe e su cui gli alunni stessi avessero raccolto dei dati oggettivi per affrontare la sperimentazione in modo più scientifico. Motivazione alla Ricerca – Azione Poiché nell’ultimo periodo si sono evidenziati nelle classi comportamenti che denunciano la forte dipendenza delle nuove generazioni dai telefoni cellulari, specialmente quelli di ultima generazione con i quali si può fare di tutto, ma che isolano l’utente dal mondo esterno e limitano fortemente la comunicazione interpersonale, si è pensato di sfruttare questo argomento per avviare una Ricerca – Azione che mettesse in evidenza come è cambiata la comunicazione interpersonale dall’avvento dei telefoni cellulari, di iniziare un percorso, che riuscisse a far conoscere ai ragazzi qual è la situazione oggi, ma anche come era un tempo, come si è sviluppata la tecnologia, quali e quanti modi ci sono per comunicare insomma che portasse gli alunni a sviluppare la capacità dialettica a sostegno o a sfavore dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, ma soprattutto insegnasse loro ad usare in 8 modo corretto tutte le tecnologie innovative, senza diventarne schiavi e rinunciare alla propria identità. Per avviare una ricerca azione che abbia un senso si ha bisogno di dati oggettivi rilevati attraverso indagini e/o interviste fatti da altri oppure realizzati da se stessi; così, il primo passo verso questo processo dialettico è stato fatto inducendo gli alunni ad interrogarsi sull’argomento in modo da formulare delle domande da sottoporre poi ad un campione di persone adulte e di coetanei o più grandi di loro dalle cui risposte trarre dei dati oggettivi da analizzare e commentare e sui ci impiantare la discussione del problema posto. Quindi, è stato elaborato un questionario con cinque domande ed è stato sottoposto a degli adulti e a degli adolescenti. Il questionario è il seguente: Intervista 1) 2) 3) 4) 5) A che età avete acquistato il primo telefonino? Era più bello comunicare ieri o oggi? Con che mezzo comunicavate negli anni 60 (solo per gli anziani)? Quale linguaggio è più comprensibile, quello di ieri o quello di oggi? I rapporti delle persone sono migliorati o peggiorati con l’ intervento della tecnologia? Rispondono: Danilo 1) Il primo telefonino l’ho acquistato a sette anni. 2) E’ più bello comunicare oggi. 4) Il linguaggio più comprensibile è quello di ieri. 5) I rapporti tra le persone sono migliorati con l’intervento della tecnologia. Gianluca 1) Il primo telefonino l’ho acquistato a cinque anni. 2) E’ più bello comunicare oggi. 4) Il linguaggio più comprensibile è quello di ieri. 5) I rapporti delle persone sono migliorati con lo intervento della tecnologia. Vincenzo 1) Ho acquistato il mio primo telefonino a trentasei anni. 2) Era più bello comunicare ieri. 3) Negli anni sessanta comunicavo col telefono fisso. 4) Il linguaggio più comprensibile è quello di oggi. 5) I rapporti delle persone sono migliorati con lo intervento della tecnologia. Intervista Dai 65 ai 1…. Anni di età 1) Ho acquistato il primo telefonino a 75 anni . 2) Secondo me era più bello comunicare ieri . 3) Negli anni 50 comunicavo attraverso le lettere, le cartoline e i rari telefoni pubblici 4) Per me è meglio il linguaggio con cui si comunicava ieri. 5)Secondo me il rapporto delle persone con l’intervento della tecnologia è migliorato. Dai 40 ai 65 anni di età 1) Ho acquistato il primo telefonino a 30 anni 2) Secondo me era più bello comunicare ieri 3) Negli anni 50 comunicavo attraverso le lettere 4) Per me è meglio il linguaggio con cui si comunicava ieri 5) Secondo me il rapporto delle persone con l’intervento della tecnologia sono peggiorati Dai 16 ai 40 anni di età 1) Ho comprato il primo telefonino a 9 anni 9 2) Secondo me è meglio comunicare oggi 3) Per me è meglio comunicare con il linguaggio di oggi 4) Secondo me i rapporti con l’intervento della tecnologia sono migliorati FASE N. 5 Testo di sintesi sull’uso dei cellulari Vengono analizzate le risposte e viene indotta la riflessione sui dati oggettivi che emergono dall’intervista; quindi, gli alunni stessi evidenziano verbalmente come l’età in cui si è acquistato un cellulare è andata progressivamente diminuendo di molto dagli ottantenni ai ragazzi preadolescenti. Le persone più anziane affermano di preferire il modo di comunicare del passato attraverso le lettere, le cartoline e le rare telefonate nei centralini dei telefoni pubblici, ritenendo che i rapporti privati siano peggiorati rispetto al passato; mentre i più giovani preferiscono sia il modo che il linguaggio di oggi, che ritengono abbia migliorato i rapporti interpersonali. Analizzati con cura i dati raccolti, l’insegnante chiede agli alunni di scrivere un breve testo argomentativo che sintetizzi i dati oggettivi ed evidenzi i due diversi modi di pensare circa l’uso dei telefoni cellulari. Pro cellulari: I cellulari, in un modo o nell’altro, hanno migliorato la nostra esistenza. I cellulari vengono usati da tutti i cittadini del mondo, diciamo che avere un telefonino e una “ MODA”. Immaginate noi, quelli della nostra generazione, come quelli degli anni ’40-’50-’60 o delle generazioni ancora più lontane senza la possibilità di comunicare in tempo reale tra di noi, senza WhatsApp e senza Google! Come sarebbe nostra la nostra vita! Mettiamo che, succedesse una tragedia, come potremmo venire a saperla in tempo reale? Prima le cose si sapevano in ritardo, solo attraverso l’unico telegiornale per televisione oppure sul quotidiano del giorno seguente. Ambulanze, polizie, forze dell’ordine arrivavano (o non arrivavano proprio), a cose già fatte. Una cosa buona dei telefonini e che, se sei fuori oppure ti sei perso, fai una telefonata ai tuoi genitori e possono venirti a prendere. L’utilizzo del cellulare per la nostra generazione costituisce un elemento assolutamente positivo perché ci consente di essere sempre aggiornati sulle cose che accadono nel mondo, di essere sempre in contatto con parenti ed amici, conoscere in tempo reale gli avvenimenti che accadono prima nel nostro piccolo e poi nel mondo intero. Grazie alle applicazioni installate sui telefoni possiamo chattare, connetterci, scrivere pro-memorie, trovare un luogo sconosciuto, ecc… Prima dell’avvento dei telefonini, per comunicare si usavano lettere, cartoline o telegrammi, che arrivano dopo alcuni giorni e per una risposta si aspettavano mesi, addirittura anni, oppure tutta la vita. Contro i cellulari: -I cellulari hanno anche peggiorato la nostra esistenza. Prima forse si stava meglio, come si dice ‘Si stava meglio quando si stava peggio’. Adesso avere un cellulare è una moda, se non ce l’hai, sei uno sfigato, se un indegno. I ragazzi già dai sette/ otto anni di età cominciano a chiede ai genitori di comprare un cellulare per uso personale. Cominciano molto presto a sentire questa necessità perché molti bambini come loro già li posseggono e senza questo “ Status symbol” non si sentono uguali agli altri. Infatti, spesso accade che vengono emarginati e derisi quelli che non ce l’hanno, creando problemi psicologici seri in una fase così delicata della crescita. Ci sono stati casi di bambini che hanno manifestato malori o si sono addirittura chiusi in casa soffrendo di solitudine e di emarginazione a causa del fatto di essere presi 10 in giro per il mancato possesso del cellulare. Situazioni del genere possono portare a episodi di vero e proprio bullismo, o perfino a tentativi di autolesionismo. Il cellulare, per quanto può essere difficile da capire, nuoce anche alla salute. I raggi X trasmessi dal vetro del cellulare provenienti dalle batterie plastificate, provocano problemi agli occhi, all’orecchio e, talvolta, anche conseguenze più gravi, come i tumori. FASE N. 6 Ogni alunno si cimenta nella scelta di un argomento da affrontare, utilizzando lo schema di rappresentazione del testo argomentativo. L’alunno Angelo Varricchio ha affrontato il problema degli immigrati in Italia. Termini del problema Tesi In Italia arrivano molti immigrati dall’Africa per cercare lavoro o un’altra sistemazione. Il problema non deve essere risolto solo dall’Italia, ma da tutti i paesi del mondo. Primo argomento Secondo argomento Gli africani per venire in Italia pagano 1.000 euro a persona Antitesi e confutazione Conclusione Noi non li vogliamo perché vengono a lavorare al posto degli Italiani, che rimangono senza impiego. Per me bisogna trovare una soluzione generale, che vale per tutti i paesi occidentali ,assistendo gli emigrati nel loro paese di origine, in uno spazio neutro a loro dedicato, dove ricevere assistenza e cure e, poi,secondo un programma internazionale sotto la tutela dell’ONU, cominciare ad inviarli nei paesi che possono accoglierli, dopo aver concordato le modalità di accoglienza e di sistemazione. Noi diamo loro il cibo e tante altre cose. Però, i nostri centri sono molto lenti e strapieni e non possiamo accudirli tutti. 11 Dopo questa fase propedeutica di rappresentazione attraverso lo schema, si passa alla spiegazione della teoria di EDWARD DE BONO circa i SEI CAPPELLI PER PENSARE. Vengono presentate agli alunni le slide preparate dal Prof. Carlo Petracca relative ai processi cognitivi dialettici ed in particolare viene spiegata la teoria dei Sei cappelli per pensare, evidenziando le caratteristiche comunicative corrispondenti ad ogni cappello di colore diverso. SEI CAPPELLI PER PENSARE CAPPELLO BIANCO Il bianco è un colore neutro ed oggettivo. Il cappello bianco riguarda fatti e dati oggettivi. CAPPELLO ROSSO Il rosso suggerisce l’istintività, emozione. Vedere rosso significa fornire il punto di vista emotivo CAPPELLO NERO Il colore nero è cupo e negativo CAPPELLO GIALLO Il giallo è un colore solare e positivo CAPPELLO VERDE Il verde indica crescita fertile, la primavera, la novitò “Niente interpretazione, solo fatti per favore” -Fatti controllati e accertati -Fatti non accertati -Grado di verosimiglianza delle informazioni “L’opposto dell’informazione neutra oggettiva” -Il pensatore col cappello rosso è legittimato a dire “Questa la mia esperienza su ciò” -Emozioni e sensazioni -Il giudizio critico, la valutazione negativa -Indica le lacune di qualche cosa, i suoi errori - L’avvocato del diavolo Positività Sano ottimismo Il pensiero costruttivo, propositivo, efficiente Il pensiero creativo Nuove idee, nuovi approcci ai problemi Cambio di schemi La logica dell’assurdo Non giudicare, ma muovere il pensiero 12 CAPPELLO BLU Il blu è il colore del cielo che tutto sovrasta. E’ il colore della calma, del controllo. Il pensatore col cappello blu pensa ad organizzare il suo pensiero E’ simile ad un direttore d’orchestra: dirige gli altri cappelli Cerca ordine e sintesi Gli alunni Leoluca Salvatore e Giuseppe De Conno hanno scelto di discutere del problema della legalizzazione delle droghe leggere, avvenuto nel periodo in cui si lavorava al testo argomentativo, applicando la teoria dei sei cappelli e rappresentando il loro pensiero attraverso una schema al computer. Testo argomentativo: Legalizzazione delle droghe leggere La legalizzazione delle droghe leggere è un problema per la società odierna perché potrebbero essere messi in libertà molti, e soprattutto, pericolosi, tossico-dipendenti. Termini del problema o cornice Noi siamo favorevoli alla legalizzazione, ma, solo per scopi medici e terapeutici. Tesi 13 Alle ore 16.04 del 20 marzo 2014, viene emanata la legge n.36 Si tratta del DL 36/2014, spesso abbreviata come legge 36, approvato dalla Camera a fine aprile e che ora, in mezzo alle opposizioni e alle polemiche, ha tempo fino al prossimo 20 maggio per ottenere la firma del presidente Napolitano, necessaria per l’entrata in vigore. Essa consiste nella legalizzazione delle droghe leggere, cioè nella liberalizzazione di sostanze stupefacenti non molto “pesanti”, ma, appunto, “leggere”. Cappello Bianco Secondo me, o meglio noi, questa legge dovrebbe essere cancellata, perché, sì, sono leggere e non molto pesanti, ma sono comunque droghe; e, visto che sono tali, dovrebbero essere bandite. Cappello Rosso Ci sono, però, certa persone, che non aspettavano altro, poiché, diventate legali, potrebbero farne uso in modo illimitato e a loro piacimento. Cappello Nero Comunque la legge potrebbe portare grandi passi avanti nel mondo farmaceutico. Un esempio è la marijuana usata come medicinale, che in minime dosi è utile per placare la tosse o il raffreddore oppure calmare i forti dolori nelle malattie terminali. Come spiegato nella tabella precedente, dove abbiamo parlato della marijuana come medicinale, le droghe non sono solo “cattive”, ma possono essere, appunto, usate nell’ambito farmaceutico.. Cappello Giallo Cappello Verde 14 Riassumendo tutti questi discorsi: . -Pro: le droghe possono essere usate in modo farmaceutico e terapeutico, e questa, alla fine , è una grande opportunità per lenire la sofferenza dei malati terminali; -Contro: Le droghe leggere sono comunque droghe e fanno male all’organismo a lungo andare, inoltre, potrebbe essere messi in libertà maniaci e tossicodipendenti, che non aspettavano altro che questa possibilità legalizzata per poterne usufruire in tutti i modi e circostanze. La soluzione potrebbe essere quella di far valere questa legge solo per scopi terapeutici, farmaceutici e medici, senza aggravare ulteriormente le problematiche sociali e nazionali. Cappello Blu Conclusione Altri due alunni Gabriele Antonucci e Gabriele De Francesco hanno concordato di affrontare il problema del bullismo, ispirandosi ad episodi realmente accaduti all’interno delle classi di scuola secondaria. 15 Il Bullismo Il bullismo è un problema serio a livello sociale. Esso viene messo in atto all’interno dei gruppi di appartenenza, ma soprattutto all’interno delle scuole. Chi lo interpreta non solo danneggia i compagni, ma, istigandolo con i suoi comportamenti scorretti e violenti, ne aggrava la personalità in modo così grave da indurre la vittima ad isolarsi, a deprimersi fino, a volte, al suicidio. Per me, si deve intervenire sia sul bullo che sulla vittima, facendo capire ad entrambi che sono degli esseri umani e come tali vanno rispettati, e se accadono episodi di sopraffazione o sopruso bisogna subito parlarne con gli adulti, come i propri genitori, gli insegnanti, il parroco o altre persone di fiducia. Bullismo a scuola : 37% degli studenti vittime, 51% testimoni. Chiara Angioletti, Laura Michelotto e Cristina Rachi, tre persone attive all’interno della associazione Telefono Azzurro, hanno fatto una ricerca in merito. Molti ragazzi si sono suicidati per colpa dei bulli che li prendevano in giro e li picchiavano. Milano- “Hai le orecchie a sventola”, 11enne si impicca a casa “Corriere della sera”, 25/10/07. Repubblica, 11 dic. 2007: “Botte alla compagna di banco, la classe guarda e non interviene” .Le vittime sono dello più sottomesse o passive, si comportano in modo non adeguato come: • sono solitamente ansiose; • reagiscono piangendo; • soffrono di una scarsa autostima; • non hanno amici in classe… Termine del problema o cornice Tesi Cappello bianco 16 Io ho un amico che solitamente viene preso in giro da un altro della nostra classe, che è più grande di noi perché ha ripetuto un anno. Questa cosa non mi piace per niente perché siamo tutti uguali e nessuno deve essere considerato diverso. Chi fa il bullo è un in cerca di un’identità, deve trovare un posto nel mondo in maniera eclatante, rapida e sovversiva e quella che costa meno fatica. La maggioranza degli spettatori fa finta di nulla e lascia che il bullo e la vittima se la sbrighino da soli, tanto non sono fatti loro. Cappello rosso Cappello nero Spesso diventa bullo chi ha dei problemi in famiglia oppure chi ha delle difficoltà a scuola. Il motivo principale si conosce Cappellonon giallo poiché questo non è né un lavoro né un hobby né altro; si potrebbe affermare che si diventa bullo per naturale predisposizione. Cappello giallo È difficile correggere i prepotenti. Si può e si deve tentare comunque, ma sono tanti e tali i vantaggi che essi traggono dalla loro condotta, che difficilmente sono disposti a cambiare. Si deve tentare, allora, soprattutto di agire sul gruppo, di frequente complice, a causa del diminuito controllo delle proprie tendenze aggressive, nel perseguitare e isolare la vittima. La scuola deve, magari proprio a partire dall'analisi e dalla discussione di eclatanti fatti di bullismo, insegnare ai ragazzi a confrontarsi con le proprie emozioni, a diffondere una cultura della solidarietà, della tolleranza, del rispetto reciproco anche nella differenza e nella diversità. Organizzare attività ludico-recreative, lavorare sull’autostima del singolo, come il teatro, i giochi di squadra, la partecipazione ad associazioni di volontariato, impegnare, cioè i ragazzi in attività utili per se stessi e per gli altri. Cappello blu 17 • Riferire all’insegnante quello che accade • Incoraggiare chi sta subendo la prepotenza di un bullo a parlarne con gli adulti • Consigliare a chi ha visto qualcuno fare il bullo con un altro di raccontare tutto agli insegnanti • Chiedere che qualcuno venga a scuola a parlare del bullismo e spiegare come affrontarlo. Se la tua scuola non presta attenzione al bullismo o non lo considera un problema, non devi accettare di subire. Hai molte altre possibilità per affrontare la Secondo me, il bullismo è una cosa bruttissima, che nessuna persona dovrebbe subire perché nessuno ha diritto di far del male, o prendere in giro gli altri. Bisogna indagare alla radice del fenomeno e tutte le istituzioni dovrebbero organizzarsi per far fronte a questo fenomeno sociale, che incide negativamente sulla crescita degli adolescenti, specialmente in un mondo dominato dai social- network, sui quali è più facile agire in incognito perseguitando delle vittime inconsapevoli Cappello verde Conclusione 18 FASE N. 7 Si passa, quindi, alla produzione di un testo argomentativo completo e discorsivo sulla seguente tesi: Tesi: Troppa TV fa male? La televisione, nonostante si sia autodeclassata, rimane sempre un mezzo di comunicazione fondamentale per la vita quotidiana. La televisione scandisce i tempi della nostra giornata. Quando non abbiamo nulla da fare, ci mettiamo davanti alla TV, sperando che qualcosa ci prenda l’attenzione, e, la maggior parte delle volte, ci riesce perfettamente. Essa, negli ultimi tempi, si basa sulla volgarità, sulla violenza gratuita. A volte, le persone che le dirigono, sono individui stravaganti, improponibili e, talvolta, assecondano troppo l’esigenze del pubblico. La crisi della TV è in corso e dubito si risolva velocemente, anzi, molto probabilmente, si ridurranno al minimo i documentari storico-scientifici o altri programmi a carattere culturale. Ormai nemmeno i reality-show, a mio parere, la TV spazzatura più accreditata, sono in grado di raggiungere i risultati sperati e hanno termini d’ascolto che si stanno abbassando progressivamente. In termini di share, si sottovalutano i contenuti e soprattutto si tende a non rispettare il pubblico televisivo, scadendo spesso in volgarità gratuite solo allo scopo di conquistare maggiore audience. Molte persone però la pensano diversamente replicando che si stanno scatenando molte proteste contro la televisione spazzatura. Guardando la TV odierna ci si accorge che i programmi illustrati sono demenziali, e, i vecchi documentari hanno lasciato il posto a degli spettacoli dove le persone mettono in mostra la propria privacy per un po’ di fama. Questo rapido declino della TV “intelligente” porta ad un involuzione del lessico usato nelle trasmissioni fino all’utilizzo di termini rozzi e poco consoni. In questo modo la TV influenza anche lo stile di vita delle persone che la seguono inducendoli a comportarsi come le persone famose che, talora, sono di cattivo esempio; ovviamente questa situazione è evitabile alzando il livello culturale delle trasmissioni televisive, anche se questo frangente è più facile a dirsi che a farsi. Infatti, sembra che al pubblico piacciano molto più le trasmissioni “spazzatura” che quelle “educative”. Anche la pubblicità, a dispetto di quella di una volta, è parecchio più sgarbato; infatti negli spot odierni escono immagini al limite del pudore accompagnata da doppi sensi e allusioni implicite. Tutto questo è per due motivi principali: audience nel caso di trasmissione oppure rendere ulteriormente interessante un prodotto nel caso delle pubblicità. È tutta una corsa per creare un programma più stupido possibile … sembra quasi che più sia volgare il programma più esso ottiene successo. Ne sono chiari esempi: “Grande Fratello”, “L’isola dei famosi”, “La talpa”, “Distraction”. Quasi tutti questi programmi sono realizzati da Mediaset, una TV più commerciale della Rai, che nonostante cerchi di passare programmi più educativi, anch’essa si sta portando all’immensa quantità di stupidaggini che stanno colonizzando i nostri tempi. Anche se molti canali sono pieni di queste idiozie, alcune di queste reti televisive hanno aumentato i canali per trasmettere i programmi “intelligenti”. Non è tutta colpa della TV. Essa è anche influenzata dalla popolazione comune, poiché l’uso delle parolacce e della volgarità sono meno sconvenienti nelle case della gente. Comunque è una reazione a catena: le famiglie “volgari” influenzano al TV, però, anche la TV influenza la nostra popolazione. In modo secondario le nostre attitudini vengono condizionate da alcuni atteggiamenti informali 19 rifilati da alcuni sportivi che vengono meno alle norme morali del fair play. Però questo è un altro contesto. Probabilmente la TV continuerà a decadere, e queste circostanze non cambieranno. Però ricordiamoci una cosa: noi siamo padroni del nostro futuro. Leoluca Salvatore 20 Prodotto ottenuto I prodotti ottenuti sono abbastanza buoni tenuto presente che si tratta di una prima media e gli ultimi mesi di scuola sono stati intervallati da una serie di giornate di vacanze istituzionali che hanno impedito la continuità nella ricerca-azione e una più florida produzione di elaborati personali. La macro competenza programmata è stata elaborata nella comprensione e produzione di un testo argomentativi, seguendo un itinerario simile a quello condotto per il testo descrittivo e riassuntivo, che sono tutti documentati nel CD allegato alla presente relazione. Valutazione degli alunni Sono state poste agli alunni le seguenti domande per l’autovalutazione: 1. Che cosa hai imparato? 2. Quando lo hai imparato? 3. Che valore dai alle attività svolte? 4. Che valutazione dai alle tue produzioni? 1. Leoluca S.: Ho imparato ad essere più sintetico nelle risposte senza fare troppi giri di parole, e penso che adesso io scriva con delle parole diverse senza ripetere sempre gli stessi verbi, nomi o aggettivi. 2. L’ho imparato dopo 2-3 mesi dall’inizio dell’anno scolastico, capendo che, utilizzando il mio “vecchio stile”, non avrei fruttato quello sperato. 3. Do un valore diverso, rispetto alle vecchie attività, poiché era la prima volta che iniziavo a scrivere usando terminologie differenti, e, senza saperlo, mi procurai dei bei risultati. 4. Ovviamente il mio lavoro non era perfetto, non valeva 10, ma penso che, come primo impatto con questo tipo di strutture, un buon 7 - 7.5 ci stia. Valutazione dell’insegnante L’esperienza che sto vivendo con gli alunni di prima media è molto faticosa, ma anche assai stimolante per me, in quanto, pur avendo inserito nel curricolo disciplinare gli interventi di Ricerca-Azione, mi hanno indotta a riflettere sulle modalità di approccio alle competenze da sviluppare, declinando con maggiore consapevolezza conoscenze ed abilità e finalizzando progressivamente gli interventi alle varie fasi senza accavallamenti o vuoti di interventi didattici. L’attività, senz’altro, appare rallentata, ma, alla fine, riconoscere la crescita progressiva degli alunni e ascoltare le loro valutazioni sul lavoro svolto, ci fa rendere conto dell’importanza del processo attuato e dei risultati gratificanti e sicuramente molto più stabili nel tempo ottenuti dagli alunni stessi. . 21 Valutazione delle varie fasi da parte dell’insegnante: CLASSE SECONSA SECONDARIA DI I ° 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Antonucci Gabriele Ciriello Pierpaolo De Conno Giuseppe De Francesco Gabriele Dell’Infante Lorenzo Salvatore Leoluca Varricchio Angelo 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 fase 1 fase 2 fase 3 fase 4 fase 5 fase 6 fase 7 1 2 3 4 5 6 7 Docente sperimentatore Maria Teresa Di Giulio 22