"TRIVERO - natura, cultura e lana" - Guida su
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"TRIVERO - natura, cultura e lana" - Guida su
Eventi & Progetti Editore via Milano, 94 - 13900 Biella www.e20progetti.it LE GUIDE DEL BIELLESE ISBN 978-88-89280-??-? Progetto promosso da: Comune di Trivero, Assessorato alla Cultura, Assessorato al Turismo testi Franco Bianchini, Giovanni Vachino, Grazie Imarisio, Vittorio Natale, Marco Cassisa. contributi di: Mina Novello, Massimo Biasetti, Franco Dessilani, Piergiorgio Bovo fotografie Mario Rossati-Fotogruppo Noveis, Angelo Giovinazzo, Fabrizio Lava e con il contributo di Franco Bianchini, Massimo Biasetti, Neviano Dalvici, Gianni Iannitto, Franco Grossso, sponsor del progetto: Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli S.p.a. Vitale Barberis Canonico S.p.a. Oasi Zegna Novacoop Farmacia Guelpa Farmacia Rollone Falpi s.r.l. Giardino Colori s.a.s. Cacciati s.r.l. Galizzi impianti s.r.l. Oreficeria Lachi progetto editoriale Fabrizio Lava progetto grafico e impaginazione E20Progetti - Biella stampa Arti Grafiche Biellese - Candelo (BI) Trivero montagna, natura e lana Presentazione 5 Libri e testi riguardanti il Triverese non mancano certamente. I vari aspetti del territorio sono però descritti in tante pubblicazioni diverse che trattano in modo specifico i singoli argomenti. L’idea di realizzare una guida su Trivero è nata proprio dalla necessita di avere un unico testo che descrivesse in modo sintetico, ma completo, la storia, le tradizioni, l’arte, il lavoro e la natura del nostro paese. Un libro dedicato soprattutto ai Triveresi, che possono così riscoprire la storia, la bellezza e le tradizioni del proprio paese. Un mezzo per valorizzare la nostra terra, da donare con orgoglio a chi vuole conoscere i vari aspetti e le tante opportunità che offre il territorio. Questa pubblicazione nasce dalla collaborazione di molte persone che da tempo hanno a cuore Trivero, colgo pertanto l’occasione per ringraziare l’Assessore alla Cultura Franco Bianchini che ha ideato, promosso il progetto ed ha curato la redazione dei testi con il DocBi, l’Associazione Il Prisma, la ProLoco e molti altri; in ultimo ringrazio tutte le attività industriali e commerciali che hanno permesso la realizzazione dell’opera. Massimo Biasetti Sindaco di Trivero Trivero: vista aerea 6 Presentazione 7 Trivero è storia. Nella Piana di Stavello il 23 marzo 1307, veniva catturato, dopo un lungo assedio e una cruenta battaglia, fra Dolcino, forse l’eretico mediovale più noto, in quanto le sue gesta sono state ricordate da Dante Alighieri nella Divina Commedia e da numerosi altri autori come Dario Fò ed Umberto Eco. Il 4 giugno 1403 i triveresi si sono ribellati alla tirannia dei Bulgaro e hanno cacciato la nobile e potente famiglia che ha dominato i territori biellesi per oltre quattro secoli. Trivero è arte. Ha un elevato numero di opere d’arte, in particolare è il comune con più alto numero di dipinti murari devozionali, spesso di pittori importanti come Antonio Ciancia, Pietro ed Emilio Mazzietti, Trivero è industria tessile Nel XX secolo era uno dei luoghi centrali dell’industria tessile mondiale e tuttora abbiamo aziende famose in tutto il mondo per la qualità dei loro tessuti. Trivero è natura Qui abbiamo un paesaggio splendido anche grazie all’intervento dell’uomo che ha saputo armonizzare l’artificio con la natura. Trivero è solidarietà. La presenza di numerose associazioni di volontariato in campo sociale, culturale e sportivo, garantiscono una qualità invidiabile della vita. Franco Bianchini Assessore alla Cultura di Trivero La conca dei rododendri 8 Trivero - montagna, natura e lana TERRITORIO Trivero - montagna, natura e lana 10 1.1 Territorio Il Comune di Trivero fa parte della Provincia di Biella e ha una superficie di 29,88 kmq. L’altitudine varia da una quota minima di 470 fino a quella massima di 1.937 m s.l.m.; la sede del municipio si trova in Frazione Ronco a 739 m. Il territorio del comune si estende dalle colline alle montagne del Biellese orientale, tra la Vallesessera ad est e la Valle Strona ad ovest, il Torrente Ponzone a sud e il Torrente Sessera a nord. Vista la sua ampia estensione e la conformazione diffusa nel territorio, anche dal punto di vista altimetrico, confina con numerosi comuni: Portula, Pray, Curino, Soprana, Mezzana, Strona, Valle Mosso, Mosso, Vallanzengo, Camandona, Valle San Nicolao, Scopello Crevacuore, Caprile, Coggiola. Il territorio su cui si situa, presenta due aspetti distinti e molto diversi dal punto di vista ambientale: a nord la parte montana, inserita nella selvaggia Alta Valsessera, è priva di nuclei abitati e ricca di boschi e alpeggi; a sud l’area urbana è caratterizzata da un elevato numero di borgate e da insediamenti industriali. Le numerose frazioni sono circondate da ampi spazi verdi, boschi di castagni e frassini, fino a 900 metri di quota, seguiti da abeti e larici fino a 1200, mentre più in alto betulle e bosco ceduo si alternano agli alpeggi e ai cespugli di rododendri e mirtilli. Il clima è caratterizzato da piogge primaverili e autunnali, estati fresche e inverni non eccessivamente freddi per le molte giornate di sole che si alternano alle nevicate. Il territorio montuoso presenta numerose macchie di boschi e profonde gole, regno degli ungulati (caprioli, camosci, cervi) e una grande varietà di fauna alpina, oltre al Carabus Olympiae, rarissimo coleottero dai colori iridescenti, divenuto il simbolo dell’Oasi Zegna. A sinistra: Il paese visto da sud sotto: cartina della linea Insubrica 1.2 Caratteristiche geologiche La storia geologica di Trivero è strettamente legata a quella della catena alpina. Il territorio comunale è infatti interessato da un limite geologico di primaria importanza: una faglia, detta “linea insubrica”. Questa cicatrice, che interessa tutte le Alpi dal Piemonte alla Slovenia, rappresenta il 11 Trivero - montagna, natura e lana 12 Il Carabus Olympiae Il Carabus Olympiae adulto misura 3-4 cm di lunghezza, ha colori verde smeraldo con riflessi iridescenti e bluastri che in alcuni casi sfumano verso il rosso. Nel lontano 1854 Olimpia Sella, una bambina di otto anni, giocando sui prati nei dintorni di Bocchetto Sessera, rinvenne, il cadavere di un piccolo insetto dai colori iridescenti, mai visto prima. Colpita dai colori dell’animale, la piccola lo portò al cugino Eugenio Sella, allora giovane entomologo, che comprese subito l’importanza della scoperta. Dopo averlo studiato, Sella classificò l’insetto come una nuova specie di Coleottero Carabidae e, in omaggio alla cuginetta, lo chiamò Carabus Olympiae. La notizia della scoperta e la localizzazione dellinsetto vennero tenute a lungo segrete, ma, in seguito, con la pubblicazione di numerose ricerche scientifiche sull’animale, venne svelato il suo sito e il suo habitat naturale e così si mobilitarono squadre di ricercatori ma anche avidi trafficanti di insetti, e dopo decenni di catture incontrollate, ritrovare il carabo fu impresa ardua. Grazie però all’intervento, nei primi anni ‘40, di entomologi di fama europea, furono gettate le basi per la tutela di questo prezioso coleottero. Oggi il carabo gode della protezione di una legge della Regione Piemonte. 13 Trivero - montagna, natura e lana 14 contatto tra due continenti: l’Europa e l’Africa. La formazione della catena alpina è legata ai movimenti tra i due continenti che allontanandosi in passato uno dall’altro, hanno dato origine ad un oceano. Il successivo riavvicinamento e la collisione tra le due masse continentali, iniziata 90 milioni di anni fa (eocene), ha determinato la chiusura dell’oceano e la formazione delle Alpi. La linea insubrica (vedi dis. sopra) interessa il territorio montano di Trivero, sviluppandosi tra il Bocchetto Sessera ed il Bocchetto della Boscarola e proseguendo in Valsesia. A Nord della linea insubrica, affiorano le rocce metamorfiche del complesso geologico denominato “Zona Sesia-Lanzo”, che va dalle valli di Lanzo alla Valsesia. Queste rocce formano le montagne di Mera e della media valle del Sesia. Al loro interno, nelle fasi finali della formazione della catena alpina (Oligocene, 30 milioni di anni fa), si è avuta l’intrusione di magmi, che hanno dato origine alla sienite della Valle del Cervo e ad una serie di lave vulcaniche, che affiorano lungo la faglia. A Sud della linea insubrica si incontrano le rocce magmatiche intrusive: gabbri e dioriti, della “Zona IvreaVerbano”, che formano i rilievi montuosi del Monte Rubello, San Bernardo e Monte Barone. A sinistra: Il torrente Sessera in Alta Valle, vista della valle dal Monticchio, in basso: il torrente Sessera scorre fra le rocce Una seconda importante faglia attraversa il territorio di Trivero tra le frazioni di Fila e Oro. E’ detta “linea della Cremosina”, poiché si sviluppa tra il Biellese e il lago d’Orta passando appunto per la Cremosina e separa le rocce della “Zona Ivrea-Verbano” dai graniti del “Massiccio granitico del Biellese”, che affiorano tra Ponzone, il Mortigliengo e Cossato. Le due faglie: la “linea insubrica” e la “linea della Cremosina” non rappresentano solo il limite tra formazioni geologiche differenti, ma determinano il confine tra zone caratterizzate da morfologia e paesaggio diversi. A Sud della linea della Cremosina prevalgono forme dolci, date da un susseguirsi di rilevi e dorsali collinari, dove sorgono gran parte delle frazioni di Trivero. A Nord, a monte di Oro, Lora e Bulliana, i versanti diventano decisamente più ripidi, con cime che superano i 1200 m di altezza (Monte Rubello e San Bernardo), fino a sfiorare i 2000 m in alta Valsessera (Cima della Mora, Cima di Bors). La linea insubrica forma un ulteriore gradino, i rilievi montuosi che si elevano a nord della faglia sono infatti caratterizzati da una maggiore altimetria, con cime che superano i 2500 m, come la cima di Bo in alta Valsessera. 1.3 Significato del nome In un diploma del 22 ottobre 988 di Ottone III, Imperatore del Sacro Romano Impero, Trivero era detto Treveres o Triverium Bugellensium. Secondo alcuni studiosi Treveres o Triverium deriva dal nome del gentilizio romano «Treverius”, riconducibile al nome della tribù gallica dei Treveri che a quei tempi popolavano queste zone. I Treveri provenivano dalla Renania, nei luoghi dove i romani nel 16 a. C. fondarono Treviri (nome tedesco: Trier), città che ha dato i natali a Karl Heinrich Marx (1818-1883) e attualmente sotto la tutela dell’UNESCO come bene inalienabile dell’umanità. Un’altra interpretazione deriva dal fatto che i Triveri di origine germanica, in seguito al loro insediamento in Gallia, accolsero elemen ti celtici, quindi il nome di Trivero deriverebbe dal celti- co var, che sta ad indicare corso d’acqua, ter che significa tre, quindi “tre corsi d’acqua”. Questi potrebbero essere i tre principali torrenti locali, che delimitano in parte i confini comunale: Sessera, Ponzone e Scoldo, oppure i tre corsi d’acqua che scendono, paralleli tra loro, dal Monte Rubello e attraversano il comune: Soldo, Nosetto e Viasca. Bugellensium, invece, aggiunto in un secondo momento, sottolinea la stretta dipendenza, che si era venuta a creare, di Trivero con la città di Biella, della quale seguì nei secoli l’alterno destino. Bugella era infatti l’an- 15 Trivero - montagna, natura e lana 16 tico nome di Biella e apparve la prima volta il 10 luglio 826, nell’atto di donazione fatto dagli Imperatori del Sacro Romano Impero, Ludovico il Pio e Lotario, figlio e nipote di Carlo Magno, a Bosone, Conte di Provenza, loro feudatario. 1.4 Lo stemma Lo stemma comunale, venne concesso il 6 ottobre 1953, a seguito di una Nel cuore della Biella Medioevale al naturale, sormontato da una stella d’argento; nel secondo d’azzurro al monte di verde”. 1.6 Andamento demografico Censimento 1861 4.418 Censimento 1901 4.763 Censimento 1921 5.014 Censimento 1931 6.897 Censimento 1936 7.591 Censimento 1951 8162 Censimento 1961 9.066 Censimento 1971 8.719 Censimento 1981 8.180 Censimento 1991 7.331 Censimento 2001 6.883 Popolazione al 31-12-2010: 6.204. 1.5 Frazioni richiesta fatta pervenire dall’allora sindaco di Trivero Sereno Lampo, al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Lo stemma è così descritto: “Troncato al primo di rosso al delfino Sono ben 37 le frazioni che compongono il comune di Trivero. Alcune di queste hanno assunto nel tempo le dimensioni di veri e propri paesi e i loro nomi, nell’uso del parlato comune, sono quasi indipendenti dalla loro effettiva appartenenza amministrativa a Trivero. La frazione di Ponzone La chiesa di Trivero Matrice Barbato, Barbero, Botto, Brughiera, Bulliana, Castello, Cereie, Dosso, Ferla, Ferrero, Fila, Giardino, Gioia, Grillero, Guala, Lora, Marone, Mazza, Mazzucco, Molino - Giara, Oro, Piana, Polto, Ponzone, Pramorisio, Pratrivero, Rivarolo, Ronco, Rondò, Roveglio, Sant’Antonio, Sella, Vaudano, Vico, Villaggio Residenziale, Zegna, Zoccolo 17 Trivero - montagna, natura e lana 18 Nel cuore della Biella Medioevale Trivero aperto al mondo A sinistra: Agadez (Niger) a destra una vista dei paesi di Kalnciems e Bujaraloz, con al centro i tre sindaci durante la cerimonia di gemellaggio Il Gemellaggio Venerdì 19 giugno 2009 al Teatro Giletti di Ponzone, si è svolta la Cerimonia di gemellaggio: il Sindaco di Trivero Massimo Biasetti, quello di Kalnciems, Ajia Tracuma e di Bujaraloz, Josè Ignazio Aguilar Camper, hanno firmato uno speciale “Patto di Fratellanza” voluto dal Programma Europeo “Europa per i Cittadini” nel quale si colloca il progetto il cui intento, si legge nel documento “è quello di avvicinare i cittadini Europei alle Istituzioni Comunitarie e all’Europa e risvegliare un senso di appartenenza e una unica identità comune tra realtà diverse della UE”. Con tale documento i tre rappresentanti dei rispettivi comuni hanno siglato la volontà di avviare scambi, visite, collaborazioni e progetti futuri coinvolgendo i loro cittadini perché tutti si possano sentire più “fratelli dell’Europa”. Progetto Niger Progetto di cooperazione decentrata con i Comuni di Agadez e Tchirozerine, presentato dal Comune di Trivero (BI) con Terre Solidali onlus, Nebbiuno (NO), Associazione Giorgio e Nino Maurel,Trivero (BI), Cooperativa Stile Libero Pray (BI). Attraverso questa azione è stato possibile costruire più silos per lo stoccaggio di cereali ad uso alimentare e destinati all’alimentazione degli animali, oltre l’acquisto di bestiame per il sostentamento delle famiglie al fine di migliorare la sicurezza alimentare e la condizione di vita delle famiglie aderenti alle cooperative. E’ stato così possibile avviare un rapporto di interscambio con i Comuni di Agadez e Tchirozerine, allo scopo di diffondere le peculiarità culturali del Niger e del Sahel, per favorire una cultura di solidarietà e coinvolgere i giovani, offrendo loro dei valori positivi a cui fare riferimento. 19 Trivero - montagna, natura e lana 20 Trivero nella storia 21 Trivero - montagna, natura e lana A destra mappa del 1793, particolare, Archivio Storico Comune di Trivero In basso: Mappa del xxxcccvvv 22 2.1 cronologia storica Anticamente abitato dai liguri, in un diploma del 22 ottobre 988 di Ottone III, Imperatore del Sacro Romano Impero, Trivero era detto Treveres o Triverium Bugellensium ed era annoverato tra le proprietà di Manfredo, figlio di Ajmone, Conte di Vercelli. Con un diploma del 7 maggio 999, Ottone III lo donò al Vescovo di Vercelli Leone che ottenne anche la carica di Conte. Si accentrò così nella sua persona e in quella dei suoi successori, sia il potere religioso che quello politico. Negli anni successivi i Vescovi di Vercelli continuarono a investire del feudo i Bulgaro, un’influente ed estesa famiglia ghibellina, potentissima nel Biellese e nel Vercellese. Il ramo principale e più antico dei Bulgaro risedette nell’attuale Borgovercelli, per questo chiamata dal 961 Bulgarus e dal 1156 Burgarus, da cui prese l’attuale nome. Il 5 febbraio 1198 i figli di Giacomo di Bulgaro, Raineri e Uberto, si divisero le terre biellesi poste lungo il torrente Cervo. Raineri entrò in possesso di Trivero, Rossiglione, Lessona, parte di Cossato, Villarboit e Candelo; al fratello L’obelisco eretto sul Monte Massaro nel 1907 in occasione del VI centenario, Cartolina d’epoca 23 Trivero - montagna, natura e lana 24 Stemma dei Delfino Stemma dei Bulgaro Uberto rimase Mottalciata, Gifflenga e Castellengo. Agli inizi del XIII sec., i Signori di Trivero, non riconoscendo l’ autorità dei vescovi, consegnarono il feudo al Comune di Vercelli, che però nel 1213 lo diede in pegno al proprio vescovo Umberto Avogadro di Valdengo. Nel corso del XIV secolo, Trivero conobbe uno degli episodi storici più significativi: l’ arrivo dalla vicina Valsesia dell’eresiarca fra Dolcino e dei suoi seguaci, che per un anno s’ arroccarono sul Monte Zibello, poi chiamato Rubello, per difendersi dall’assedio delle truppe capitanate dal Vescovo Raniero Avogadro di Pezzana, console di Vercelli. Trivero e i paesi vicini subirono mesi di violenze e scorrerie da parte degli assediati disperati e privi di mezzi, fino a quando il 23 marzo 1307, dopo un lungo assedio, nella Piana di Stavello si scatenò la battaglia finale: Dolcino, la sua compagna Margherita e il luo- gotenente Longino Cattaneo vennero catturati e condannati al rogo. Nel 1335, passata Vercelli dal dominio vescovile alla signoria dei Visconti (stemma 2), anche Trivero subì la stessa sorte dal 1351 al 1373, come attesta il “Biscione visconteo” scolpito sulla porta della chiesa di Matrice. Nel frattempo gli antichi feudatari del luogo, i Bulgaro, che non avevano mai rinunciato ai loro diritti, continuarono ad esigere dazi e gabelle; le loro richieste aumentarono sempre più, fino a sfociare in una vera e propria tirannia. I Triveresi, stanchi dei soprusi, il 4 giugno 1403 insorsero, cacciarono i feudatari ed occuparono l’antico castello, nominando dei propri castellani. Le liti però continuarono per tutto il 1400 come dimostrano numerosi documenti conservati presso l’archivio storico comunale; il castello, di cui oggi non rimane traccia, e le proprietà dei Bulgaro rimasero però ai Triveresi. Nel 1403 Trivero, nel frattempo, chiese la protezione dei Savoia e il 17 giugno 1430, Amedeo VIII, Duca di Savoia pubblicò dal castello di Chambery lo “Statuto Sabaudiae”, che regolamentava i territori posseduti e il 29 maggio 1434, assegnò Trivero alla giurisdizione di Biella. Nel corso degli anni, i Savoia, furono sempre riconoscenti al territorio biellese per gli aiuti in uomini, danaro e stoffe ricevuti durante la conquista del Piemonte. Nel XV e XVI secolo Trivero, come tutto territorio Vercellese e Biellese furono decimati da numerose pestilenze, tra le più famose da ricordare quella del 1432, 1457, 1497, 1522 e del 1599. Il 3 marzo 1619 Carlo Emanuele I, Duca di Savoia e Principe di Piemonte, con “Lettera Patente”, infeudò Trivero con il Mortigliengo e Giovanni Wilcardel, signore di Fleury, divenne Marchese di Mortigliengo e Trivero. Anche con i nuovi feudatari i triveresi e i comuni limitrofi ebbero numerose controversie. Ricondotto ai Savoia nel 1720, Trive- ro, venne venduto ai Delfino di Cuneo con titolo comitale del 1722. Nello stemma (disegno) di questa prestigiosa famiglia era presente tra l’altro, un delfino sormontato da una stella d’argento, che ritroviamo nell’attuale stemma del Comune di Trivero. Passò poi sotto il controllo di Domenico Della Chiesa, Conte di Cervignasco, fino alla fine del ‘700. Subì l’occupazione francese nel periodo napoleonico, tornando poi con la Restaurazione sotto i Savoia e rimanendovi fino alla loro caduta e all’avvento della Repubblica nel 1946. La resistenza nel Biellese Durante l’ultima guerra mondiale, la resistenza biellese ebbe un ruolo importante; si sviluppò soprattutto nel territorio pedemontano e montano, e assunse fin dall’inizio una marcata caratterizzazione operaia. Nelle varie valli del Biellese si costituirono fin dal 1943 numerose formazioni partigiane che svolsero un importante ruolo di sostegno a chi fuggiva dalla pianura e di aiuto agli alleati. Per questo motivo al territorio biellese, il 31 marzo 1980, il presidente della Repubblica Sandro Pertini ha assegnato la Medaglia d’oro al valore militare. 25 Trivero - montagna, natura e lana Cartolina del VI centenario, Collezione Sella di Monteluce Foundation 26 2.2 fRA DOLCINO Franco Dessilani Di fra Dolcino restano ancora sconosciuti sia l’anno sia il luogo di nascita, nonché i particolari sulla sua vita fino al 1300. La sua nascita va forse collocata nella bassa Valsesia (a Romagnano o a Prato Sesia, come affermano tradizioni posteriori) se non a Vercelli (come invece suggeriscono studi recenti). Egli deve aver ricevuto un’istruzione di tipo ecclesiastico, probabilmente in vista della sua preparazione al sacerdozio, nella stessa città di Vercelli, da cui pare essere fuggito improvvisamente per ragioni non chiarite (fu accusato di furto, ma potrebbe anche essere stato espulso per ragioni politiche). Le sue tracce sono invece documentate a partire dall’estate 1300. In luglio, a Parma, venne arso sul rogo Gherardino Segarelli, iniziatore e guida del movimento religioso popolare degli Apostolici, che da alcuni decenni percorreva le campagne emiliane predicando la penitenza e la povertà di vita. Pare che Dolcino (disegno) fosse seguace del Segarelli ed è certo che, alla sua morte, si pose a capo del movimento conferendogli una sistemazione teologica e dottrinale che già risulta con chiarezza dalla prima delle tre lettere che egli scrisse a tutti i membri del movimento. In essa Dolcino si presentava come capo della congregazione degli Apostolici, profetizzava la fine imminente della chiesa corrotta e l’avvento di un imperatore mandato da Dio (Federico III re d’Aragona e di Sicilia) e di un papa santo. Pietro Mazzietti, “La cattura”, 1880, Chiesa parrocchiale Trivero-Matrice 27 Negli anni seguenti la presenza e l’attività di predicazione di Dolcino si svolsero soprattutto tra il Lago di Garda e Trento: ospitato da fedeli di Cimego e di Arco. Egli predicava pubblicamente, accresceva il numero dei seguaci e veniva raggiunto da gruppi di fedeli apostolici emiliani. Nel frattempo, altri predicatori itineranti, appartenenti allo stesso movimento, risultano attivi tra il Canton Ticino e l’alto Lario, tra i quali Federico Grampa (forse di origini valsesiane). Nel dicembre 1303 Dolcino elabora e diffonde la seconda delle sue lettere (la terza risulta perduta), nella quale il movimento appare come strutturato attorno alla sua figura e retto gerarchicamente da un ristretto gruppo di «discipuli»: Federico Grampa, Longino da Bergamo, Alberto Carentino, Valderico da Brescia e, con essi, quella Margherita (disegno), detta, per il suo fascino, «la bella», che gli sarebbe stata a fianco più di ogni altro suo seguace fino alla fine, affrontando con lui e con Longino la stessa efferata morte fra le torture e il rogo. Nella seconda lettera il corso degli eventi costrinse fra Dolcino a procrastinare di un anno l’avvento già profetizzato di Federico di Sicilia, annunciando per il 1303 per mano sua, la morte di papa Bonifacio VIII, per il 1304 quella dei cardinali e del nuovo papa, per il 1305 la distruzione di tutti i religiosi malvagi e corrotti. Nel 1304, con i suoi seguaci, Dolcino lascia la zona gardesano-trentina per raggiungere il vercellese, insediandosi per qualche tempo a Gattinara e Serravalle, dove predica e fa seguaci, col favore della popolazione locale e del parroco di Serravalle. L’intervento dell’inquisizione, che porta ad arresti e processi, costringe Dolcino ad allontanarsi per trovare rifugio nel territorio bresciano, dove in estate si incontra nel castello di Martinengo con il capo del fronte ghibellino padano, Matteo Visconti, già signore di Milano e da alcuni anni esule dalla città ad opera della fazione guelfa dei Torriani. Matteo e Dolcino in quella occasione, con ogni probabilità concertano insieme l’occupazione della Valsesia. Tale operazione va vista nel quadro dei tentativi del Visconti di recu- Trivero - montagna, natura e lana 28 Antonio Ciancia (1924-1999) La cattura di Margherita e Fra Dolcino” 1867, Chiesa Matrice, Trivero perare il controllo di Lombardia e Piemonte orientale (dominati in quel momento da signori guelfi) e, contestualmente, in quello della realizzazione delle profezie dolciniane. La nuova chiesa attesa da Dolcino sarebbe infatti nata dalle ceneri della vecchia e del guelfismo che la sosteneva, col trionfo di Federico III e del ghibellinismo; questo sarebbe stato possibile con l’incoronazione imperiale dell’aragonese, vaticinata per il Natale 1305 o, al più, per il marzo 1306. Obbedendo all’invito del loro capo di radunarsi sui monti, dove attendere la realizzazione delle profezie, i dolciniani da ogni parte d’Italia risalivano la Valsesia (forse all’inizio del 1305) attestandosi nei dintorni di Campertogno alle pendici del monte Balme. Frattanto si mettevano in allarme gli inquisitori di Pavia, Genova, Alessandria, Cremona e l’arcivescovo di Milano, che bandivano contro di lui una prima crociata. Dal Monte Balme il folto gruppo (quasi sicuramente alcune centinaia di persone) si trasferì dapprima nei dintorni della Parete Calva, nella Valle di Rassa, e di là, con una epica e difficilissima marcia notturna attraverso sentieri impraticabili e tra nevi altissime, giunse sui monti sopra Trivero. L’arrivo sul Monte Zibello, poi chiamato Rubello, avvenne il 10 marzo 1306. Il tempo in cui le profezie si sarebbero dovute compiere era giunto, ma esse non si erano realizzate, né vi era da sperare che si potessero adempiere in breve tempo; l’inquisizione e le forze guelfe, d’altro canto, premevano dalla pianura e dalla bassa valle; Campertogno e i dintorni non potevano evidentemente essere più ritenuti un rifugio sicuro. Le numerose razzie ai danni dei centri abitati di Trivero, Mosso e dei Comuni limitrofi, non bastarono a garantire loro il sostentamento necessario né le forze e i mezzi per resistere. Papa Clemente V (disegno), sollecitato dal Vescovo di Vercelli Raniero Avogadro, capo dello schieramento antidol- ciniano, bandì nel settembre 1306 la crociata contro lo scismatico ed eretico. All’attacco sferrato dall’esercito dei crociati, formato dagli armati al servizio dei Vescovo e del Comune di Vercelli, con rinforzi novaresi, pavesi e genovesi, Dolcino oppose una tenace resistenza, edificando sui monti fortificazioni e camminamenti di cui forse restano ancor oggi i ruderi. Abbandonato da Matteo Visconti, ritiratosi momentaneamente dalla scena politica con la sconfitta subita nel 1306 a Vaprio d’Adda, Dolcino fu catturato il 23 marzo 1307 al termine di una violenta battaglia combattuta nella Piana di Stavello (fotografia). Con lui anche Margherita e Longino vennero incarcerati nelle prigioni vescovili di Biella, consegnati alla giustizia secolare e condannati al rogo. Dolcino fu arso vivo a Vercelli, dopo indicibili tormenti, sul greto del Cervo il 1° giugno 1307; Longino e Margherita ebbero la medesima tremenda sorte nella città di Biella. 2.3 Scavi e reperti dolciniani Giovanni Vachino La vicenda dolciniana ha lasciato nel territorio di Trivero dei “segni” che sono stati oggetto di studio, di analisi e di recupero nel recente passato quando, nell’ambito dell’iniziativa “Invito al restauro” - condotta dal DocBi in collaborazione con il Gruppo Giovani Imprenditori dell’UIBvennero esposti quei “materiali metallici di epoca dolciniana” rinvenuti nel 1938 sulla sommità del Monte Rubello e restaurati in quella occasione. A questa prima iniziativa ha fatto se- 29 Trivero - montagna, natura e lana Da Cesare Violini e Mauro Italo Mazzone, Fra Dolcino e la setta degli Apostoli, Torino 1942 30 31 Rampone da ghiaccio a base rettangolare, a quattro punte oblique angolari in ferro forgiato. Vomere a pala a larga lama triangolare con immanicatura per l’innesto. guito lo scavo delle fortificazioni antidolciniane condotta dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte e, più recentemente, nel 2001 e nel 2002 lo scavo parziale della fortificazione “crociata” sulla sommità del Monte Tirlo, eseguito per iniziativa del DocBi, grazie alla collaborazione con l’Università di Genova e all’Istituto Internazionale di Studi Liguri, con la direzione dei lavori della dott.ssa Gabriella Pantò della stessa Soprintendenza. I risultati degli scavi archeologici e dei reperti restaurati sono stati esposti in una mostra allestita congiuntamente dal Comune di Trivero e dal DocBi presso la “Fabbrica della Ruota”, nel 2007, in occasione del 700° anniversario dolciniano. Nella mostra era riprodotta anche l’i- conografia che la vicenda dolciniana ci ha lascito: la tela eseguita nel 1867 da Antonio Ciancia (riproduzione) e raffigurante “La cattura di Margherita e fra Dolcino”, attualmente collocata nella Sacrestia della Chiesa Parrocchiale di Trivero-Matrice e il successivo affresco del 1880 di Pietro Mazzietti eseguito a lato dell’ingresso principale della stessa chiesa. A queste opere riprodotte nella loro dimensione reale si è aggiunto un dipinto realizzato nel 1984 dal pittore triverese Ido Novello (1924-1999) raffigurante lo stesso episodio. La mostra era completata da una cronologia sintetica della vicenda dolciniana e da una raccolta dei giornali dell’epoca, nei quali era stato pubblicato il resoconto degli avvenimenti connessi con il sesto centenario della cattura di fra Dolcino, culminati con la costruzione dell’obelisco ad opera dei socialisti biellesi. 2.5 Scritti su fra Dolcino Numerosi personaggi storici si sono interessati alle vicende dell’eretico medievale italiano più famoso e contribuirono ad aumentare la sua fama; qui vogliamo ricordare i più significativi. Papa Clemente V, appresa la notizia della cattura di fra Dolcino, scrisse al re di Francia Filippo: “Ci sono giunte notizie graditissime, feconde di gioia ed esultanza, perché quel demone pestifero, figlio di Belial e orrendissimo eresiarca Dolcino, dopo lunghi pericoli, fatiche, stragi e frequenti interventi, finalmente coi suoi seguaci è prigioniero nelle nostre carceri, per opera del nostro venerabile fratello Raniero, vescovo di Vercelli, catturato nel giorno della santa cena del Signore, e la numerosa gente che era con lui, infettata dal contagio, fu uccisa quel giorno stesso” “Historia fratris Dulcini heresiarchae” (1307). E’ un testo di autore ignoto, che alcuni studiosi ipotizzano essere il vescovo di Vercelli Raniero Avogadro di Pezzana o, più probabilmente, qualcuno a lui vicino. Lo scritto narra le vicende di fra Dolcino sul Monte Zibello di Trivero, dal 1306 al 1307 e deve il titolo, nel 1706, allo storico Ludovico Antonio Muratori, che lo attribuì ad un Anonimo Sincrono. “Dalla creazione di Adamo, nessuna setta vi fu mai al mondo tanto esecrabile, tanto abominevole, tanto orribile o che in così breve spazio abbia commesso tanti e tali misfatti e nefandezze quanti ne commisero Dolcino ed i suoi seguaci Trivero - montagna, natura e lana Bozza del discorso di Emanuele Sella in occasione dell’inaugurazione dell’Obelisco del 1907. Collezione Sella di Monteluce Foundation 32 durante la permanenza su questi monti (…) l’eresiarca Dolcino fu preso vivo sui monti di Trivero insieme con Margherita di Trento sua compagna e Longino di Bergamo” Bonaccio Giovanni da Trivero, pubblico notaio e storico. Scrisse nel 1308 un “additamentum” alla “Historia fratris Dulcini heresiarchae” in cui dice: “Addita sunt suprascripta post historiam suprascriptam Fratris Dulcini per dominum Johannem Bonaccium notarium pubblicum de Trivero. Quae omnia notoria sunt et manifesta ad laudem et honorem omnipotentis Dei” Bernardo Gui (1261-1331) Discendente dei re di Francia. Uno tra i più crudeli inquisitori della storia della Chiesa, scrisse nel 1316 “De secta illorum qui se dicunt esse de ordine apostolorum”. “Dolcino radunò nella sua setta ereticale molte migliaia di persone di entrambi i sessi, da ogni dove (…) e a loro trasmise una dottrina pestifera e predisse molti avvenimenti futuri con spirito, non tanto profetico quanto fanatico ed insensato, affermando e fingendo di avere da Dio delle rivelazioni e uno spirito profetico (…)” Albero Genealogico di Bernardo Gui Frontespizio del libro di Giovanni Florio Documenti inquisitoriali Numerosi manoscritti dei processi inquisitoriali contro fra Dolcino e gli Apostolici sono stati conservati mentre sono andati perduti quelli dei processi verificatisi prima e durante la crociata bandita dal Vescovo di Vercelli nel 1306; sono andati perduti soprattutto quelli relativi agli atti giudiziari contro fra Dolcino e Margherita, seguiti alla loro cattura. I documenti conservati si dividono in tre periodi, che segnano anche il percorso dolciniano: Bologna dal 1299 al 1310, Milano nel 1303 e Arco di Trento dal 1332 al 1333. Questi ultimi sono relativi ai membri della setta dolciniana, ancora attivi dopo molti anni dalla morte della loro guida spirituale. 33 Trivero - montagna, natura e lana 34 Dante Alighieri (1265-1321). Inferno, Canto XXVIII, vs. 55-60, ricorda fra Dolcino, per voce di Maometto, collocato tra gli scismatici e seminatori di discordie: “Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi, tu che forse vedrai il sole in breve s’ello non vuol qui tosto seguitarmi, sì di vivanda che stretta di neve non rechi la vittoria al Noarese ch’altrimenti acquistar non sarìa lève.” Ludovico Antonio Muratori (16721750), storico. In “Rerum Italicarum Scriptores” (1723-1738) , opera di XXVIII volumi, che raccoglie gli scritti degli storici italiani dal 500 al 1500 e da lui ordinata, troviamo: “quest’empio co’ suoi seguaci nel 1306 distrusse ed incendiò il luogo di Trivero (..) ma ch’egli Ido Novello (1924-1999) “Fra Dolcino” Collezione privata fu poi battuto e preso il 23 di marzo del 1307 sul monte Zibello, che fu poi appellato monte dei Gazzari al dissopra di Trivero, ove dopo avere attraversato la Valsesia era venuto a fortificarsi”. Florio Giovanni prof. da Broglio. Nel 1836 l’autore aveva visitato i luoghi dolciniani e ne aveva relazionato: “Di una salita sul monte del San Bernardo e dei superstiti avanzi delle fortificazioni dei Gazzari e della Lega Cattolica sui monti biellesi erette. Ragguaglio adorno d’una carta topografica” Goffredo Casalis (1781-1856). Storico, nella sua opera “Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale” (1838-1855) di XXVIII volumi, racconta: “Vestiva Dolcino nel predicare l’abito lungo bianco, e usava sandali per calzari. (…) Con nuova gente rientrato nel biellese, lo saccheggiò per lo tratto di dieci miglia. Il vescovo allora colla permissione di Clemente V gli bandì contro la crociata. (…) Durarono così ferocemente le zuffe, che il vescovo fu costretto a munire il suo campo. Fu però rincalzato l’eretico dall’uno all’altro giogo; ed in fine rinserrato in una valle, ove per la penuria di provvigioni, fu vinto.” Arnaldo Segarizzi (1872-1924), bibliotecario, storico. Nel 1907, in occasione del 600° anniversario dolciniano, per l’opera “Rerum Italicarum Scriptores”, raccolse tutte le testimonianze relative a fra Dolcino fino ai suoi tempi. Raniero Orioli Con l’opera “Fra’ Dolcino. Nascita, vita e morte di un’eresia medievale”, pubblicata nel 1988, Orioli ha compiuto la più importante ricerca storica su fra Dolcino, legando tra loro le varie fonti, in un’unica sequenza narrativa. Lo svolgimento dell’opera principia dalla nascita del movimento apostolico con Gerardo Segarelli, prosegue con le drammatiche vicende di fra Dolcino, fino alla sua quasi epica morte. Federica Borgogno “Dolcino da Novara: il problema delle fonti”, 2007. Secondo l’autrice gli scritti di Segarizzi e di Orioli, hanno dato troppa importanza alle fonti storiche postume agli eventi, a scapito dei testi più contemporanei e quindi il mito ha prevalso sulla storia, per il forte impatto delle vicende dolciniane sull’immaginario collettivo. Altra tesi di Borgogno è che le fonti coeve arbitrarie su Dolcino abbiano volutamente creato la continuità fra il movimento di Segarelli e quello di Dolcino, abbiano dato un’immagine eccessiva di Dolcino come eretico, ribelle e violento e che il carattere apocalittico della dottrina dolciniana sia stato esagerato. Marcel Schwob(1867-1905). In “Vite immaginarie” del 1896, racconta la vita di fra Dolcino: “Dolcino non stabilì una regola né ordine alcuno, essendo certo che tale era la dottrina degli apostoli e che ogni cosa doveva essere nella carità”. Nel 1969 Dario Fo, premio Nobel” per la Letteratura nel 1997, inserisce la vicenda di fra Dolcino in una delle “giullarate” di “Mistero Buffo”. “Scampò uno solo. Si chiamava fra’ Dolcino, e si ritirò dalle sue parti, dalle parti di Vercelli: ma invece di starsene a casa in pace e in silenzio, visto il rischio che aveva corso, nossignori, andò intorno ancora a provocare i contadini, a fare il giullare”. Nel 1980 fra Dolcino fu inserito da Umberto Eco nel suo celebre romanzo “Il nome della rosa”: “E cosa c’entra con queste cose fra’ Dolcino? - C’entra, e questo ti dice come l’eresia sopravviva alla distruzione stessa degli eretici”. Il Centro Studi Dolciniani di Biella, fondato nel 1974, è un centro di ricerca, documentazione e divulgazione, ha pubblicato numerosissimi scritti di esperti dolciniani come Corrado Mornese e Gustavo Buratti. Fra Dolcino, Margherita e i ribelli della montagna”, disegno di Dario Fo (1974). Proprietà Centro Studi Dolciniani di Biella 35 Trivero - montagna, natura e lana I tre spettacoli in occasione delle celebrazioni del °700 centenario della cattura di Fra Dolcino 36 2.5 Il mito di fra Dolcino Il mito di Dolcino ha resistito nei secoli e si è accentuato nell’ottocento. Nel clima fortemente anticlericale che seguì l’Unità d’Italia, infatti, molti esponenti della cultura, anche di estrazione diversa (liberale e socialista, ad esempio) si trovarono concordi nel presentare Dolcino come un simbolo della resistenza alla repressione ecclesiastica. Quello che era un episodio della storia religiosa medievale, finì al centro di una vera campagna di “controinformazione”, gestita da un nutrito gruppo di intellettuali piemontesi e biellesi in particolare. Nel 1907 per il 600° anniversario della morte, alla presenza di oltre diecimila persone, venne eretto e inaugurato dai socialisti in memoria dei dolciniani un obelisco alto 12 metri sul Monte Massaro (Immagine). Promotore della iniziativa fu Emanuele Sella, letterato ed economista di fama nazionale, che vantava trascorsi in seno al socialismo: fu soprattutto lui a suggerire un accostamento tra le istanze dolciniane e quelle socialiste Nel 1927 i fascisti lo abbatterono. La volontà di riedificare il monumento acquistò quindi grande valore simbolico e, nella prospettiva seguita alla Liberazione, Dolcino, che si era ritirato sulle montagne biellesi per sacrificarvi la vita in difesa dei propri ideali, poté essere interpretato quasi come una sorta di “protopartigiano” Nel 1974, sullo stesso punto dove si trovava l’obelisco, venne eretto un cippo alla presenza di Dario Fo e Franca Rame (immagine), che recitarono sul posto la “giullarata” di “Mistero Buffo” che narra le vicende dolciniane. Nel 2007, per il 700° anniversario della morte di fra Dolcino, si sono svolte numerosi eventi in suo ricordo. Luigi Tribaudino, gli ha dedicato un poema “La fenice libertaria”, mentre Giulio Pavignano ha scritto il libro “Dolcino l’ultimo eretico”. Il regista Werner Weick ha girato un documentario sull’eresia dei catari e dei dolciniani “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”; la la Ruggi Film ha realizzato un documentario dal titolo “L’Eretico”. L’Assessorato alla Cultura del Comune di Trivero, in occasione di tale ricorrenza, ha presentato numerosi eventi culturali: convegni, mostre, spettacoli teatrali e un annullo filatelico. Al Teatro Giletti di Ponzone, Mario Pirovano artisticamente da lungo tempo considerato “figlio di Dario” ha recitato “Mistero Buffo” di Dario Fo e il M° Gianmario Cavallaro ha diretto i “Carmina Burana” di Carl Orff. Sono inoltre state allestite alcune opere per tale ricorrenza e presentate a Trivero in prima assoluta: “Dolcino, viaggio senza scarpe né padrone” opera lirica con musica di Daniele Vineis e testo di Enrico Strobino (Immagine), “All’ombra del Monte Rubello”, racconto musicale degli alunni delle Scuole Medie di Trivero in collaborazione con il prof. Giovan- ni Iannitto e la prof. Flavia Grosso, “Dolcino fra parole e musica”, composizioni musicali antiche della corale “Aurora Montis” di PratriveroTrivero e della corale alpina “Cesare Rinaldo” di Coggiola con intermezzi di brani recitati sulle vicende dolciniane, “Vox in rama” di Marco Ivaldi, “Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi” di Beppe Pellitteri (Immagine), e “Fra Dolcino, la cattura” di Luca Rameletti, prima rappresentazione delle vicende storiche dolciniane, realizzata nella Piana di Stavello, sugli stessi luoghi dove si erano verificati i fatti 37 Trivero - montagna, natura e lana Le frazioni di Mazzucco, Piane di Barbato, Ferrero e Castello 38 2.6 La cacciata dei Bulgaro “Trovasi in Trivero un forte castello che sorgeva nella borgata che tuttora ne porta il nome; i Triveresi dicono per tradizione che i loro figli venivano trattati con somma barbarie dai loro primitivi signori”. Così è riportato da Goffredo Casalis, dottore di belle lettere, nel suo “Dizionario geografico-storico-statisticocommerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna”, edito a Torino tra il 1833 e il 1856. I nobili in questione erano i Bulgaro, una estesa famiglia ghibellina, influente nei territori biellesi e vercellesi. Nel secolo XI furono investiti del feudo dai Vescovi di Vercelli ed essi legarono il proprio nome a Trivero con alterne vicende fino al XV secolo. I rapporti tra i feudatari e la popolazione risultarono nel corso degli anni sempre più conflittuali con numerose liti. I nobili Bulgaro vivevano in un castello, con mura robuste, fossato e ponte levatoio, mentre i Triveresi vivevano in cantoni che avevano le seguenti denominazioni: Vexio, De la cruce, Buliane, Barbate, Monte, Novellina, Vice, Cerexella, Vallis de canepa, Trabuco, Ciretis, Colla, Sella, Plana, Grbiate, Roncho, Valle, Revellio, Morzereo, Oro, Pratis, Giovalo, Ferrario, Castagneta superiori e inferiori, Rosate, Bogio, Solivo, Megola, Granaria, Messerenga. Praticamente vi erano già quasi tutte le frazioni attuali di Trivero più quelle di Portula, che dipendeva da Trivero stesso. Tutto questo è stato confermato, inaspettatamente, dai numerosi manoscritti ritrovati in seguito al riordino dell’archivio comunale di Trivero ef- fettuato dal Dottor Teresio Gamaccio dal 1990 al 1994. I resti di un documento del 30 marzo 1392 fa riferimento ad un commissario speciale nominato da Gian Galeazzo Visconti o Conte di Virtù, signore di Milano e di Trivero, per definire i reciproci diritti e doveri, poiché i rapporti tra Triveresi e i Bulgaro risultarono sempre più conflittuali con liti. Numerosi furono i tentativi di pace, imposti sia dai Vescovi di Vercelli sia dai Visconti prima e dai Savoia poi, ma questi venivano regolarmente ignorati dalle due parti (Immagine pagina di manoscritto). Le pretese dei nobili si facevano sempre più pressanti e i Triveresi non riuscivano a soddisfare le loro richieste. Da un manoscritto si evince che i Triveresi già dal secolo XII dovevano ai Bulgaro ogni anno 854 lire in moneta pavese, 14 libbre di pepe al San Martino di ogni anno, 17 tome e cinque carichi di legna da ardere da parte di ogni famiglia. In una pergamena del 12 febbraio 1400 gli abitanti di Trivero venivano obbligati al pagamento di 2.500 ducati ai Bulgaro. Nell’anno 1403 i Triveresi, dopo l’imposizione da parte dei Bulgaro di nuovi dazi e gabelle, insorsero, cacciarono i feudatari e occuparono il castello nominando loro i castellani. Le controversie però continuarono per tutto il 1400 come dimostrano numerosi documenti del tempo: in particolare è stato ritrovato un manoscritto di 156 fogli, in discreto stato di conservazione, scritto in latino, in cui vengono riportati i verbali redatti tra il 2 dicembre 1429 e il 4 febbraio 1430 durante l’escussione dei testimoni tenutasi a Caresana, su mandato ducale. In tale vertenza i Bulgaro chiedevano di tornare in possesso del castello e dei territori da cui erano stati cacciati, assistiti dal giureconsulto Tommaso Alamaro. I sindaci di Trivero Bernardino Calza e Quirico Taverna erano invece assistiti dal loro procuratore, il nobile Antonio de Godano. Da tali documenti si evince che i Bulgaro erano già stati estromessi dai Triveresi e spogliati di ogni loro diritto nel 1399. Il podestà di Vercelli fece riaccompagnare sotto scorta il nobile Angelino Bulgaro a Trivero nel 1401, per riprendere possesso del castello. Da tale anno furono castellani: Ubertino figlio di Antonio, lo zio Giacomo e suo figlio Angelino, Antonio de la Plana di Mosso detto Frignocca. Il 4 giugno 1403, mentre si teneva l’affollata fiera del bestiame, i Triveresi, guidati dai fratelli Giovanni e Antonio della Costanza e Dongiovanni de Roncho cacciarono i Bulgaro e presero possesso del castello nominando castellano un uomo di loro fiducia: Vercellone de Valle di Trivero. Contemporaneamente i Triveresi chiesero e ottennero la protezione dei Savoia, che erano riusciti a limitare il potere dei Visconti di Milano, prima del principe Ludovico e, alla sua morte nel 418, del Duca Amedeo VIII di Savoia. Per tale motivo, verificato il nuovo contesto politico, ai Triveresi fu concesso di mantenere il possesso del castello, anche se furono costretti per anni a pagare ai Bulgaro, come dimostrano alcune pergamene ritrovate, una fittanza fino alla fine del 1400, quando presumibilmente il castello venne distrutto e cessò tale tributo. 39 Trivero - montagna, natura e lana Lanificio Fratelli Zegna di Angelo, reparto finissaggio, 1933 ca. Foto L’Icaro, Milano Lanificio Fratelli Zegna di Angelo, veduta dalla frazione Lora, 1920 ca. Studio Rossetti, Biella 40 TRIVERO NEL xix secolo Nel “Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale” edito dal 1833 al 1856, di Goffredo Casalis (1781-1856), così viene descritto il comune di Trivero: “Sta in luogo alpestre ed è diviso in 37 villate assai discoste le une dalle altre; le quali compongono cinque parrocchie conosciute sotto le denominazioni di Matrice, Bugliano, Pray (ora Pratrivero), Trivero. Botto e Cereje. Parecchie ne sono le vie comunali; una detta di Ponzone, della lunghezza di metri 4118, da Croce Mosso tende a Flecchia; un’altra pel tratto di metri 350 volge a Mezzana; una terza per l’estensione di metri 878 va ad unirsi colla strada che chiamasi della Dogana; la quarta che è appunto la strada detta della Dogana, principia sul confine di Portula, e dopo un tratto di metri 3091 si unisce alla via detta di Fango, la quale si diparte sul confine con Mosso Valle inferiore, ed è della lunghezza di metri 2387; una sesta via dipartesi dal comune di Portula, e per l’estensione di metri 3111 scorge a Mosso Valle superiore. Oltre alle anzidette strade ve ne sono altre vicinali in numero di ventotto. Il suolo di questo comune è bagnato da due torrenti, cioè dal Sessera, e dal Ponzone. Il primo contiene trote ed altri pesci: gli soprastà un piccolo ponte in pietra, che dà passaggio alle alpi di proprietà del comune; il Ponzone è torrente di poca considerazione. Il territorio è discretamente fecondo, e sarebbe assai più produttivo qualora fosse coltivato con maggior solerzia; le principali ricolte ne sono quelle del fieno, delle patate, della segale e delle castagne; il soprappiù di queste si vende in sui mercati dei paesi circonvicini, e perfino in Vercelli; le altre sopraddette produzioni si consumano dagli abitanti; attesa la quantità del fieno, abbonda il comune di bestie bovine, di pecore e di capre: la cui lana vi è un oggetto assai rilevante di traffico. Evvi una pubblica scuola elementare pei ragazzi nel distretto della parrocchia matrice. Vi sono varie congregazioni di carità che soccorrono gli indigenti del comune. Gli abitanti sono generalmente robusti, pacifici, e di mente svegliata. Popolazione 2000 circa”. 2.7 Trivero industriale A Trivero l’artigianato laniero è praticato già nel Medioevo. Le lavorazioni laniere, assieme alla pastorizia, occupavano ogni nucleo familiare. Le manifatture erano diffuse ovunque già nei secoli XVI e XVII, specialmente nelle frazioni Castagnea (che in quell’epoca faceva ancora parte del comune di Trivero) e Cereie, luoghi di origine di alcune tra le più importanti famiglie industriali del Biellese. Il passaggio dal periodo manifatturiero a quello industriale, scandito dall’introduzione delle prime macchine tessili che Pietro Sella importò dal Belgio nel 1817, non ebbe immediato riscontro nel Triverese a causa della mancanza di corsi d’acqua, ma ben presto gli imprenditori si resero conto che per reggere la concorrenza dovevano anch’essi installare le nuove “meccaniche”. Trasferirono quindi le loro attività nella valle del Ponzone, che conobbe a partire dagli ultimi decenni dell’800 uno straordinario sviluppo, in Valsessera e nella vicina Valsesia costruendovi alcuni tra i più importanti lanifici e dimostrando la capacità di guardare oltre ai propri confini. L’avvento dell’energia elettrica come forza motrice rese possibile, all’inizio del Novecento, la localizzazione degli opifici anche nelle frazioni “alte” ed ecco nascere e svilupparsi quelli che in breve diventeranno tra i più importanti lanifici d”Italia. È questo il caso del lanificio Fratelli Zegna di Angelo, fondato nel 1910 e poi ampliato da Ermenegildo che edificò anche il complesso del Centro Zegna, inaugurato nel 1933, e la strada Panoramica. Nascono inoltre la filatura pettinata fon- data da Quirico Lora Lamia nel 1911 nella frazione S. Antonio, il lanificio e la filatura Lesna nelle frazione Ferrero e Lora, lo stabilimento Cerino Zegna nella frazione Sella, e molte altre attività tessili. A Pratrivero le famiglie Barberis Canonico, attive nel settore laniero già nel XVII secolo, diedero vita a vari lanifici. Il lanificio Vitale Barberis Canonico che occupa attualmente circa 400 dipendenti, è uno dei più conosciuti ed apprezzati. La costruzione della nuova strada provinciale Biella-Valsesia favorì, negli anni Settanta dell’Ottocento, il rapido sviluppo industriale della valle del Ponzone. I Cerino Zegna, i Loro Piana, i Giardino, i Tonella, i Trabaldo, gli Ubertino, gli Zignone ed altri imprenditori provenienti dalle frazioni di Trivero e del Mortigliengo, edificarono i primi lanifici lungo il corso del torrente dal quale traevano l’energia idrica. In breve la valle del Ponzone divenne un importante centro industriale - specializzato nella lavorazione della lana meccanica- che ricevette forte impulso dal Lanificio Giletti, 41 Trivero - montagna, natura e lana 42 Stabilimento Vitale Barberis Canonico a Pratrivero a sinistra: lavorazioni di tessitura e orditura a Trivero fondato da Anselmo (1857-1927) e sviluppato dal figlio Oreste (18901958) fino ad occupare quasi 1000 operai. I Giletti avviarono la costruzione di case operaie, del dopolavoro, dell’asilo e delle scuole, favorirono la costituzione della parrocchia, trasformando un agglomerato di industrie nella più popolosa ed attiva frazione di Trivero. La valle del Ponzone ha mantenuto la tradizionale connotazione tessile; sono attivi i lanifici Egidio Ferla, Boggio Casero, le Tintorie Tonella, Beretta, le tessiture e le filature Giletti, Loro Piana, e molteplici attività collaterali. Imprenditori migranti Sono molti gli imprenditori biellesi che esportarono in Italia ed all’estero, fino all’America latina, le loro attività laniere alla ricerca di nuovi mercati. Tra questi i Triveresi furono in prima fila già a partire dalla fine del sec XIX. Si deve infatti proprio ai componenti di alcune famiglie storicamente attive nel comparto laniero, da sempre radicato nel territorio, l’industrializzazione tessile della vicina Valsesia sviluppata anche attraverso un’accorta politica matrimoniale. Il primo fu Michele Zignone Pellicciaro di Cereie che nel 1895 installò una nuova fabbrica nel Vitale Barberis Canonico Storia prestigiosa, qualità eccelsa e rispetto dell’ambiente. Sono le tre credenziali che attestano la leadership di un’azienda tessile biellese che è triplice anche nel nome: Vitale Barberis Canonico. L’attività laniera svolta dalla famiglia risale addirittura a prima del 1663, data che attesta un pagamento di tasse da parte di Ajmo Barbero al Duca di Savoia per la produzione di un antico tessuto ordinario, la “saia grisa”. Selezione delle lane migliori del mondo (in prevalenza saxon merinos, le più pregiate dell’Australia) e il rigore dei processi produttivi fanno sì che l’azienda produca il top dei tessuti tradizionali per uomo: la finezza media dei 2 milioni di chili lavorati all’anno è di soli 17,8 omicron. Vitale Barberis Canonico è oggi anche un esempio di responsabilità sociale, dato che la sala di tessitura di Pratrivero è l’unica al mondo in cui, grazie a speciali cabine insonorizzate che coprono gli 88 telai, l’inquinamento acustico medio è inferiore a 85 decibel, mentre grande è pure l’attenzione ai consumi nei processi di tintoria e finissaggio (vengono consumati solo 34 litri d’acqua per metro di tessuto finito contro la media del settore tessile di 50-60 litri). 43 Trivero - montagna, natura e lana 44 Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli Spa Nella parte alta del territorio triverese, ai piedi delle montagne della Valsessera, è attivo da ormai più di un secolo il Lanificio Zegna. Alla sua storia è fortemente legata quella della comunità di Trivero che ha trovato, nella capacità imprenditoriale di Ermenegildo Zegna e dei suoi successori, un solido punto di riferimento economico e occupazionale. Nato nel 1910 come piccolo nucleo preesistente (di proprietà di Costanzo Giardino Vitri a cui si erano associati i tre fratelli Edoardo, Mario ed Ermenegildo Zegna nella ditta Zegna & Giardino), diventò di lì a breve il Lanificio Fratelli Zegna di Angelo che registrò due importanti ampliamenti rispettivamente nel 1919 e nel 1929. Dopo la divisione dal fratello Mario, avvenuta nel 1941 (Edoardo aveva da tempo lasciato l’azienda), Ermenegildo Zegna ingrandì ulteriormente lo stabilimento, anche in altezza conferendogli l’aspetto attuale che comprende anche le due ville padronali, una delle quali ospita Casa Zegna. Quello che dal 1944 si chiama Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli è un insieme di edifici nei quali le prerogative ingegneristiche di un impianto produttivo sono fuse con l’attenzione per il gusto estetico (un esempio è lo scalone di ingresso realizzato da Otto Maraini nei primi anni ’40). In esso si producono tessuti maschili di altissima qualità. Il Lanificio Zegna è “una fabbrica a impatto ambientale zero”, nella quale viene sempre più privilegiata la produzione di energia pulita da fonti rinnovabili (acqua e sole) per bilanciare le esigenze energetiche dello stabilimento. A sinistra Stabilimento Zegna a Trivero, ritratto di Ermenegildo Zegna sotto: XXX YYY XXCC molino Angelino ad Aranco. Sempre ad Aranco, nel 1906 è attivo un altro opificio di filatura e tessitura, dei figli di Michele Giardino. Luigi Zignone (1852-1917), nativo di Cereie, fu l’imprenditore che diede inizio all’industria tessile a Quarona anche con l’intento di trasferire la propria attività dalla Valsessera dopo gli scioperi del 1908. Sempre a Quarona, nel 1904, venne fondata dai Fratelli Ottavio e Severino Lora, provenienti dall’omonima frazione di Trivero, una società per “la fabbricazione ed il commercio di pannilani”. Gli stessi fondano un’altra azienda in società con Luigi Zignone e, nel 1905, una terza con Giacomo Loro Piana. I figli dei fratelli Lora trasferirono poi l’attività in Borgosesia in società con i Festa Bianchet, originari di Barbato, dando origine alla ditta Lora e Festa poi trasferita nella regione Rondò di Borgosesia ed ancora attiva. Anche l’attuale Loro Piana Spa, una delle più importanti realtà del tessile mondiale, è di origini triveresi. Venne infatti fondata nel 1924 dall’ing. Pietro Loro Piana originario dell’omonima borgata della frazione Cereie. Giovanni Fila (1848-1921), originario della frazione Vico, fu il fondatore della Fratelli Fila con sedi a Coggiola e Cossato, che diventerà uno dei più prestigiosi marchi internazionali. Giovanni Tonella (1852-1907) fu il fondatore della ditta G. Tonella & figli di Pray oggi di proprietà del Lanificio Vitale Barberis Canonico. Felice Trabaldo (1839-1906) nato a Cereie, vera culla dell’industria laniera triverese, fu il fondatore della ditta omonima di Crevacuore specializzata nella filatura cardata. Un altro gigante Giletti spa L’azienda, leader nel mondo della produzione di filati, nasce nel cuore del biellese nel 1884. Infatti, più di un secolo fa, ad opera di Anselmo Giletti, nella verde vallata attraversata dal torrente Ponzone, prende avvio quella che diventerà l’attuale azienda: una struttura che negli anni si è sviluppata fino a raggiungere gli attuali 36000 mq di superficie. Dal 1884 Giletti spa lavora le fibre, le commercializza, le trasforma con la costante continua ambizione di legare l’uomo all’ambiente, nella convinzione che anche in un filo può essere racchiuso un corretto modo di rapportarsi con il proprio habitat. Fedeltà alla consolidata tradizione di azienda tecnologicamente avanzatissima nello sviluppo del proprio ciclo produttivo, innovazione nella ricerca e nell’utilizzo dei materiali, affidabilità nel modo di porsi al servizio della clientela sono i punti focali intorno ai quali l’azienda sta affrontando con successo il mercato del nuovo millennio e della globalizzazione. 45 Trivero - montagna, natura e lana 46 arte e architettura La fontana della Brughiera 47 Trivero - montagna, natura e lana 48 3.1 Santuari, chiese, oratori Santuario di Nostra Signora della Brughiera. Situato su un altopiano prativo è oggetto di grande devozione locale. La sua edificazione si collega ad una vicenda miracolosa avvenuta nel Cinquecento, quando la Vergine apparve a una pastorella muta che così recuperò la parola. Situato al confine tra Trivero e Mosso, fu in passato motivo di numerose contese tra i due comuni, che cessarono con la battaglia del 25 marzo 1643, nella quale, si racconta dell’apparizione nel cielo della Vergine, che raccolse nelle sue mani le palle dei fucili così che nes-suno rima-nesse offeso. Un cartello ricorda tale evento: “nel bel mezzo della mischia apparve la Madonna in atto di raccogliere le palle uscite dai fucili affinché nessuno avesse a patire danni”. Un grande quadro ancor oggi con- La cappelletta della Brughiera, le croci sulla facciata esterna Affreschi nella Brughiera, Interno della chiesetta servato nella chiesa grande ricorda quella cruenta vicenda: la “tela delle sparate”, dipinta sul finire del secolo XVII probabilmente da Pietro Lace e sulla quale è scritto: “Il 25 marzo 1643, giorno della Nunciata, si spararono molte sparate, senza offesa ad alcuno per miracolo di Maria Vergine”. Il santuario è costituito da due chiese distinte. La più piccola risale all’inizio del XVI secolo ed è preceduta da un portico affrescato del secolo successivo. La seconda, costruita probabilmente a seguito dell’episodio delle “sparate”, ma soprattutto per far fronte all’aumentato numero di fedeli che affluivano al santuario, rappresenta una delle migliori espressioni barocche del Seicento biellese. Ad un esterno molto semplice fa da contrasto un interno a tre navate caratterizzato dalla forza di otto colonne in serizzo e da un’abside ottagonale decorata con affreschi relativi alla vita della Madonna (1880). Sull’altare maggiore spicca una pregevole icona lignea e, al centro, una “Natività di Gesù” di gran pregio, la “Adorazione dei Magi” del pittore cremasco Gian Giacomo Inchiocchio detto il Barbelli (1604 -1656), mentre gli affreschi della volta e delle pareti del presbiterio sono di Pietro Lace di Adorno (1700). In sacrestia è conservato un pulpito ligneo di origine valsesiana. 49 Trivero - montagna, natura e lana 50 51 ANCONA DELLA BRUGHIERA La grande ancona lignea secentesca dell’altare maggiore, splendente nella sua policromia e doratura, e la pala in essa racchiusa, raffigurante l’Adorazione dei pastori costituiscono, dal punto di vista artistico, un insieme di assoluto interesse che arricchisce e caratterizza il santuario. L’ancona, datata 1651, ricca di fregi, sculture e decorazioni, è composta da dieci tondi raffiguranti scene di vita della Madonna sormontati da un riquadro con l’incoronazione della Vergine; è probabilmente opera di uno scultore valsesiano ancora non identificato con certezza. L’autore dell’“Adorazione dei pastori” è Giovanni Giacomo Inchiocco (16041656) figlio di Giovan Angelo, che firmò tutte le sue opere con l’appellativo Barbelli, il soprannome della sua famiglia. Il Barbelli, che iniziò la sua carriera artistica a Crema nella bottega di Tommaso Pombioli, fu un artista prolifico; gli sono infatti attribuite molte opere tra le quali spicca un’altra Natività, di proprietà privata, del tutto simile a quella della Brughiera. Quest’opera, “elegantissime depicta”, ritenuta uno dei più alti esempi della pittura secentesca esistenti nel Biellese, è datata 1659, tre anni dopo la scomparsa del suo autore; ne consegue che la tela è stata probabilmente completata, come del resto era consuetudine, dalla sua bottega della quale facevano parte Carlo Antonio e Giovan Angelo, due degli otto figli del maestro. Il soggetto della tela, l’Adorazione dei pastori, non è stato scelto casualmente dal suo anonimo donatore; al contrario lo stesso rivela come il santuario della Brughiera possa essere considerato “un santuario pastorale”. Lo testimoniano vari elementi, iniziando dalla sua stessa collocazione lungo una delle strade della transumanza che dalla pianura Biellese e Vercellese conducevano ai pascoli dell’Alta Valsessera e da qui alla Valsesia ed alla Valle d’Aosta. L’ancona lignea e la tela in essa contenuta sono state oggetto di recenti restauri eseguiti, per iniziativa del Docbi, rispettivamente da Cristina Rapa e Tiziana Carbonati. Trivero - montagna, natura e lana Giovanni Battista Giovenone e Francesco da Gattinara, Martirio di Sant’Agata, 1546, Trivero Matrice Il campanile di Matrice, Sotto: Parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano di Bulliana 52 Parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta. Ricostruita tra il XV e XVI secolo sulle fondamenta di una chiesa romanica. Dell’edificio originario rimane solo la base del campanile (inizio sec. XIV), e ulteriori interventi vennero effettuati nel XVIII secolo quando venne completata dall’ampia facciata (1717) caratterizzata da cinque oculi digradanti (Immagine). L’interno è formato da tre navate arricchite da numerosi affreschi fra i quali spicca la Cattura di Dolcino di Pietro Mazzietti (1880), una Madonna con Bambino e Santi Battista e Antonio Abate con il Martirio di Sant’Agata (‘700), e il Martirio di San Quirico. Di notevole interesse anche alcune sculture lignee come la Via Crucis di A. Sarpentiero, e l’Altare della Madonna del Rosario del XVII secolo recentemente restaurato. Nella sacrestia della Chiesa si trova la tela dipinta da Antonio Ciancia raffigurante La cattura di Margherita e fra Dolcino (1867) Parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano di Bulliana (festa patronale il 20 gennaio). Risale al XVII secolo e presenta una struttura a navata unica con otto cappelle laterali, risultato della ristrutturazione di un edificio cinquecentesco; il crollo di parte della volta affrescata da Antonio Ciancia nel 1876 ha poi reso necessaria una nuova decorazione realizzata nel 53 1912 da S. Nizza e nel 1916 da Crida e Aluffo. Parrocchiale di S. Giuseppe (festa patronale 19 marzo). A Pratrivero, del Seicento, contiene un altar maggiore di Francesco Oliati di Viggiù e opere lignee del XVIII secolo Parrocchiale della Santissima Trinità di Cereie Edificata nel 1859 su disegno dell’Architetto Gaspare Maggia ad un’unica navata con due cappelle laterali; il campanile venne costruito nel 1886. Trivero - montagna, natura e lana Parrocchiale della Santissima Trinità di Cereie 54 MadonnA del CARMINE La Madonna del Carmine, presso la chiesa parrocchiale Matrice, è opera di Giovanni Mainoldo (Varallo 1662 - ?) eseguito nel 1718. L’artista si era impegnato a realizzare una scultura di major belezza e perfetione, rispetto a quelle esistenti nei vicini santuari della Novareia e del Cavallero e, nell’arco di soli due mesi, “crea un capolavoro di grazia, eleganza e raffinatezza”. Eretta su un grande magma di nubi cosparso di cherubini, Maria, reggente il vispo e dinamico Bimbo, è riccamente abbigliata con vesti colte in un vortice di continui e arditi drappeggi accentuati dalla finissima policromia a motivi floreali dorati. La conduzione morbida e volumetrica dei modellati anatomici e la scrittura stilizzata e friabile dei panni, inducono a ritenere possibile, nell’iter formativo dell’artista, uno studio attento dei prodotti di area ticinese e, in particolare, della raffinata produzione scultorea di Giovanni Battista Bonzanigo, assai attivo, negli stessi anni, nell’astigiano. Mainoldo riuscì a farsi apprezzare sia in Valsesia che nel Biellese, come testimoniano i suoi lavori presenti in entrambi i territori ad indicare interscambi culturali con la feconda tradizione lignea della Valle. La scultura è stata restaurata nel 1991 da Cristina Rapa per iniziativa del Docbi. 55 La via Crucis Bulliana-Barbato Ai margini dell’antica mulattiera che da Bulliana reca al Santuario, sorgono le quattordici cappelle della Via Crucis. Il decreto di costruzione, fu emesso nel 1475 dal vescovo Giovanni Pietro Solaro e sottoscritto dal vicario generale Stefano Gentile, a seguito della supplica del parroco (don Giovanni Pietro Cerino) e del popolo di Bulliana. Le cappelle vennero però costruite solo nel 1833 come risulta dal “Tenor d’ordinato relativo alla fabbricazione delle nuove cappelle della via Crucis” conservato presso l’archivio parrocchiale di Bulliana e le ultime cinque addirittura nel novembre 1878. Anche i dipinti della Via Crucis vennero fatti a più riprese. I primi affreschi furono infatti realizzati dal pittore Giovanni Avondo di Balmuccia nel 1835 (Avondo di Varallo), ma vennero poi restaurate o ridipinte nel 1880-1881 da Antonio Ciancia da Caprile. Parrocchiale della Visitazione a Santa Elisabetta di Botto (festa patronale 2 luglio). E’ un rifacimento nel XIX secolo di un piccolo oratorio del XVII secolo; costruito a una sola navata con quattro cappelle, è stato decorato all’inizio del Novecento dall’Aluffo e da Paolo Giovanni Crida da Graglia. Parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù di Ponzone (festa patronale ultima domenica di giugno). Iniziata nel 1935 e ultimata nel ’50, a croce greca in stile moderno. Santuario di S. Bernardo. Nel XV sec. sulla vetta del Monte Rubello venne eretta una cappella, dedicata a San Bernardo da Mentone, a ricordo della cattura di fra Dolcino ad opera delle truppe capitanate dal Vescovo di Vercelli Raniero Avogadro. Il santuario vero e proprio fu costruito nel 1839; nel tempo vennero apportate modifiche e rifacimenti (immagine) e proprio durante i lavori del 1936 vennero ritrovate punte di lance, resti di picche e ramponi da ghiaccio d’epoca dolciniana, reperti Trivero - montagna, natura e lana 56 a lato: Oratorio di San Rocco, sotto: santuario di San Bernardo in una cartolina del 1909 e il Santurio in inverno LA CHIESA PARROCCHIALE DEL SACRO CUORE DI GESÙ A PONZONE Nel 1930 iniziano i lavori lavori di costruzione della nuova chiesa su progetto dell’arch. Pier Vincenzo Bellia (18661949), affermato professionista e impresario edile discendente da una famiglia di industriali tessili di Pettinengo), suocero di Oreste Giletti, generoso filantropo. Il Bellia ha allora già convalidato una vasta e pregevole produzione architettonica come la chiesa dedicata a San Francesco di Sales nel complesso salesiano di Valsalice, sulla collina torinese. Quest’ultima ha pianta a croce greca, replicata nella Parrocchiale di Ponzone. Sul piano stilistico la chiesa riflette il dualismo tra tradizione storicistica e modernità tecnologica strutturale, proprio della cultura del Bellia e di molta architettura del tempo, sospesa tra stile Beaux Arts, gusto Déco, “mediterraneità” e Movimento moderno. Il rigore geometrico-strutturale della maglia portante in calcestruzzo armato e il senso di ritmo che presiede all’organizzazione dei volumi e all’articolarsi di pieni e vuoti stemperano l’eterogeneità delle citazioni formali e stilistiche, tra le quali spiccano nel soffitto lacunari desunti dal Pantheon e dalla tradizione paleocristiana e muqarnas di derivazione islamica. Fregio e memento sono le iscrizioni recanti i Comandamenti, che concorrono alla catarsi luministica operata dalle vetrate tenuamente policrome. Più accesa la gamma tonale delle due vetrate figurate nei bracci trasversali, preludio all’elogio dell’immagine ricorrente nella parte bassa della chiesa, alla cui sacralità concorre la schiera di plastici, ma incorporei, serafini impegnati nel perpetuo canto di lode al Signore cui sono demandati. L’altare maggiore in marmo è opera della ditta Pallavicino di Cuneo su disegno del geom. Michelangelo Vachino di Ponzone. Lo completa un pregevole tabernacolo in ferro lavorato di Carlo Giattoni, mentre l’ancóna reca la prestigiosa firma di Luigi Guglielmino (1885-1962) da Susa, allievo del Reffo. Sulla fronte, il monumentale gruppo statuario in cemento e polvere di marmo che sovrasta il pronao reca la firma dello scultore torinese Emilio Musso (1890-1973) e raffigura il Sacro Cuore, la personificazione delle virtù teologali e un tessitore. Con la sua massiccia mole contrasta l’aspirazione all’ascesi culminante nello snello campanile, alto 52 metri, con concerto di campane fuse dalla ditta Roberto Mazzola di Valduggia. Carattere parimenti simbolico assumono le coeve piccole cappelle a croce greca elevate lungo le strade e i sentieri più battuti per delimitare il territorio di pertinenza della parrocchia, eretta con decreto nel 1935. Grazie anche a diversi restauri, la Parrocchiale di Ponzone conserva oggi tutta la sua singolare e, a tratti, fantasiosa carica espressiva. 57 ORATORI Sono numerosi gli oratori presenti quasi in ognuna delle tante frazioni del Comune. Oratorio di S. Antonio Abate in frazione S. Antonio. Esistente dal 1497, rifatto nel 1640, con un bel portico del sec. XVIII (immagine). Oratorio di S. Rocco in fraz. San Rocco. Esistente dal 1537 e completamente rifatto nel 1665. Oratorio di S. Giovanni in fraz. Piana. Esistente dal 1616, ricostruito nel 1711, possiede un tabernacolo ligneo cinquecentesco. oggi conservati presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte di Torino. La festa del Santuario si celebra la prima domenica di luglio, con processione della parrocchia di Trivero, unica rimasta di quante, fino alla fine del ’700, vi salivano dai numerosi paesi della zona, a ricordo della cattura di Dolcino. Il Santuario fa parte degli itinerari delle Valli della Fede. E’ questo il punto più alto di tutto il territorio, e, da qui, si può osservare un meraviglioso panorama a 360°, dalla Pianura Padana al Monviso, al Massiccio del Monte Rosa fino alle montagne Lombarde, mentre l’Alta Valsessera si mostra in tutta la sua selvaggia bellezza. Oratorio di S. Lucia in fraz. Barbato. E’ di fine XIX sec. con affreschi di Pietro Mazzetti. Oratorio di S. Martino in fraz. Lora. Edificato nel XIX sec. al posto di un pilone dedicato al Santo. Oratorio di S. Teodoro in fraz. Fila. Eretto nel 1661. Oratorio di S. Liberata in fraz. Barbero. Risalente ai primi anni del XIX sec., ricostruito più volte, l’attuale venne benedetto nel 1962. Oratorio di S. Defendente in fraz. Pramorisio. La data sullo stipite in pietra della porta è 1647 e conserva un affresco settecentesco oltre ad un altare di forma primitiva. Trivero - montagna, natura e lana Oratorio di San Defendente, interno della navata e affresco dell’abside Madonna con Bambino, secolo xvii 58 a lato: Madonna delle Grazie fraz. Vico 55, cm 70x140, Emilio Mazzietti, 1906 sotto: Madonna della Neve con santi e graziati fraz. Barbato 19-20, cm 120x160, Emilio Mazzietti (?), 1899 nei comuni e nelle borgate montane. Si tratta di una vera e propria pinacoteca a cielo aperto di raffigurazioni sacre realizzate nell’arco di mezzo millennio a partire dal XVI secolo . Il comune di Trivero conserva 75 dipinti, sparsi nelle varie frazioni, che sono Madonna di Oropa fraz. Barbato 49 cm 80x150, 1848 Oratorio di S. Carlo in fraz. Sella. Esistente dal 1600, fu rifatto nel sec. XVIII. Oratorio della Madonna del Buon Consiglio in fraz. Marone. Risale al XVIII secolo. Oratorio Madonna della Neve in fraz. Ferrero. Non si conosce il periodo di costruzione, contiene un piccolo altare in muratura e diverse pitture. Cappella degli Alpini sulla Panoramica Zegna. E’ nei pressi della mulattiera che porta al Santuario di S. Bernardo, inaugurata nel 1955 ricorda le chiese alpine d’oltralpe ad unico vano con soffitto in legno. Cappella della Casa di Riposo M. Zegna. Si trova al piano terreno e reca, sopra l’altare, un polittico quattrocentesco su tavola. 3.2 dipinti devozionali Il territorio biellese conserva un ingente patrimonio costituito da oltre 1200 dipinti a soggetto religioso eseguiti sulle facciate delle abitazioni, in prevalenza 59 Trivero - montagna, natura e lana 60 A lato: Casa Zegna sotto Installazione Le bandiere e Le panchine con i cani, Archivio tessile a Casa Zegna stati oggetto di censimento e di studio con l’intento di favorirne la riappropriazione, attraverso la conoscenza e di conseguenza la conservazione. Le motivazioni di questi dipinti sono varie: oltre ad un aspetto puramente devozionale, risulta evidente anche il desiderio di assolvere ad un voto, richiamando la tradizione diffusa dei dipinti votivi consegnati nei santuari. Una motivazione meno esplicita é quella apotropaica. Molti dipinti sono infatti eseguiti sulle facciate delle case che per vari motivi rimanevano disabitate per lunghi periodi dell’anno. È questo il caso di Barbato, frazione un tempo abitata prevalentemente dai pastori e dai malgari che praticavano la transumanza. Qui sono stati realizzati ben sedici dipinti che, in qualche caso, raccontano avvenimenti legati alla vita alpigiana; è stata ad esempio raffigurata la frana che travolse di Giò Marone Cappetto nel 1848, lasciandolo indenne. Un altro dipinto ricorda l’incendio avvenuto nel 1899, causato da una brace sfuggita dal camino sul quale viene riscaldato il latte per preparare la toma, che provocò la distruzione dell’alpeggio, in alta Valsessera, abitato dai bambini Giovanni e Quirico Festa Bianchet. Dal 1984 per iniziativa della Pro Loco del Docbi e dell’associazione Il Prisma, sono stati eseguiti da alcuni artisti selezionati, dipinti a soggetto religioso sui muri di decine di abitazioni triveresi per continuare una tradizione ben radicata. 3.3 Installazioni DELLA Fondazione Zegna A Trivero è possibile entrare in contatto con la Fondazione Zegna, nata nel 2000 per volontà della Famiglia Zegna. 61 Trivero - montagna, natura e lana 62 La Fondazione è una realtà filantropica internazionale che, dando continuità ai valori, al pensiero e all’azione di Ermenegildo (fondatore del Gruppo), e si occupa di protezione dell’ambiente naturale, di benessere sociale e di sviluppo culturale nella comunità locale e nel mondo. A Trivero la Fondazione ha dato vita a Casa Zegna a ridosso dell’omonimo Lanificio, in una palazzina anni ’30 che fu la casa di famiglia; è stato collocato e valorizzato l’archivio storico del Gruppo ed è stato creato un polo di aggregazione culturale. Casa Zegna rappresenta una straordinaria sintesi di storia e di esperienze, ma allo stesso tempo uno spazio polifunzionale sempre attivo, fucina di nuove idee, dove la tradizione si fonde con la trasformazione. All’interno, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto ha realizzato il progetto Habitus Zegna con installazioni permanenti che presentano, attraverso strumenti interattivi, la “filosofia” del Gruppo, dall’accurata selezione delle materie prime al prodotto finale, declinata secondo i suoi quattro elementi costitutivi: la mano, la mente, il prodotto e l’ambiente. La Fondazione Zegna ha dato vita anche al progetto All’aperto, con l’intento di rendere sempre più fruibile alla collettività l’accesso all’arte contemporanea, sviluppando interventi sul territorio da parte di artisti di calibro internazionale con impatto ridotto sull’ambiente. La prima installazione visibile, “Le banderuole colorate”, è un lavoro realizzato nel 2007 dal francese Daniel Buren sulle terrazze del Lanificio Zegna: i 135 drapeaux dell’artista formano un arcobaleno fluttuante tra il verde e l’azzurro, in base a una sequenza di sette differenti tonalità che per effetto ottico sembrano fondersi in un unico colore, inedito e variabile a seconda delle condizioni del vento e della luce. Un’altra installazione riguarda “Le panchine con i cani” di Alberto Garutti, l’artista italiano (nato a Galbiate nel 1948) ha realizzato e disposto sul territorio triverese (nelle frazioni Villaggio residenziale, Centro Zegna, Gioia, Ronco, Cereie e Ponzone) 9 panchine in cemento, ognuna ritraente un cane. Su ciascuna è inciso il lungo titolo dell’opera, che ne chiarisce gli intenti: “Il cane qui ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero. Quest’opera è dedicata a loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno”. 63 IL LIBERTY A TRIVERO Emblema di status, volto al contempo a ornare «tutte le forme materiali dell’esistenza», il Liberty interessa a Trivero alcuni edifici connessi all’architettura industriale, come documenta in via Roma, località Lora, la floreale Villa Rosalba (1907). L’iscrizione è sul fastigio d’ingresso ai contigui fabbricati produttivi, dove in origine era impresso Filatura Lesna e Tamellino. Di fronte permane una fantasiosa palazzina dall’alzato mosso, connotata da un telamone reggi mensola, vetrate policrome e fasce floreali dipinte. Lungo quest’arteria, sino a via Marconi, l’arte nuova echeggia in diverse case da pigione per assumere un ductus franco-belga in alcune parti dell’originario Lanificio fratelli Zegna di Angelo (1910), mentre carattere aulico rivela nell’attuale stabilimento la più tarda zona di rappresentanza affacciata sul vallone, nella quale le scritte sono elemento dichiaratamente decorativo. In via Marconi, il Liberty di gusto chalet connota Villa Gallo, eretta per la famiglia della moglie di Ermenegildo Zegna ed immersa in un vasto parco all’inglese, componente essenziale dello scenario antropico e sociale Biellese e topos carico di significati e simbologie. Dedicata alla consorte di Oreste Giletti è Villa Bianca Maria (1924) a Ponzone, dove l’arte nuova assume cadenze neorinascimentali, riprese nella grotta dei varesini Bianchi e Cominetti, fulcro compositivo dell’insieme residenza-parco. Di stile paesaggistico, questo è diaframma tra case operaie e convitto e digrada verso lo stabilimento, fondato nel 1897. Una torretta merlata neomedievaleggiante emula per certi versi nuove forme di incastellamento in Villa Barberis Canonico (1923) a Pratrivero, voluta da Oreste in prossimità del lanificio di famiglia. L’ampliato e ammodernato stabilimento, oggi Vitale Barberis Canonico, conserva bei cancelli in ferro lavorato a coup de fouet, prossimi per fattura a quelli della vicina Scuola Materna e di alcune edicole funerarie nel locale camposanto. Nei pressi del municipio, è l’Asilo Cerino Zegna a fornire ulteriore prova della varietà del Liberty triverese. Trivero - montagna, natura e lana 64 65 3.4 “LA SCUOLA DI TRIVERO” Nella seconda metà del XX secolo Trivero ha vissuto un periodo di particolare vitalità artistica: venne infatti organizzata, nel 1963, la prima edizione del premio nazionale di pittura “Aspetti del triverese” a cui parteciparono i più noti artisti nazionali dell’epoca e nel 1981 la prima edizione del “Concorso nazionale di pittura contemporanea”, uno dei più importanti a livello nazionale. Ma già negli ultimi anni Cinquanta, a Trivero, si registrò il formarsi, attorno ad Ido Novello di quella “scuola pittorica triverese”, mai dichiarata ma di fatto attiva e feconda che comprendeva oltre a Ido Novello, Giorgio Loro Piana, Ermes Cancelliere e Alberico Verzoletto. I quattro pittori non sono stati certamente gli unici attivi a Trivero negli ultimi decenni, è sufficiente sfogliare i cataloghi delle varie edizioni del concorso nazionale di pittura contemporanea, sopra richiamato, per rendersene conto. Nel 2010, proprio con l’intento di dare una prospettiva nuova nell’ambiente artistico triverese degli ultimi decenni, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trivero, il DocBi e l’associazione culturale “Il Prisma” , hanno presentato, insieme per la prima volta, gli artisti della suddetta “Scuola di Trivero”, in una mostra antologica curata dal Maestro Angelo Gilardino, che oltre ad essere il più noto compositore chitarristico internazionale in attività, è anche un profondo conoscitore degli artisti presentati e delle loro opere. Ido Novello (1914-1996) fu pittore autentico, generoso e spontaneo (immagine). La sua pittura non si pone all’osservazione in modo criptico, al contrario risulta immediatamente leggibile e tuttavia, per essere pienamente apprezzata, deve essere colta per quello che fu all’origine e nel suo processo formativo: il vertice poetico in un quadro culturale che si distingue per la sua ampiezza e per la sua profondità. Giorgio Loro Piana (1930-1998) fu il più enigmatico. La giovialità e la risolutezza dell’uomo celavano un animo pittorico incline a una solitudine pensierosa e quasi grave. Tale inclinazione lo spinse a evocare nei suoi paesaggi visioni in cui aleggia un senso di irreversibile abbandono, di silenzio accumulato dopo addii e partenze, di luoghi perduti e non più toccati da visite, lavori, feste. Ermes Cancelliere (1929-2007) fu un pittore lirico e intimista. La sua pittura si può definire opera poetica per immagini, volta a infondere a ogni soggetto rappresentato, il soffio di una delicata e a volte dolente trasfigurazione. Rispettoso della realtà, egli non ne accettò mai l’incombenza chiassosa e pesante, e seppe rendere ogni aspetto attraverso il filtro di una sublimazione dettata non dall’esuberanza immaginifica o dal virtuosismo pittorico, ma da un’innata e coltivata vena elegiaca. Alberico Verzoletto ha un’innata capacità di percezione, non del genius loci ma dell’anima mundi, in qualunque parte della terra si trovi: è una percezione che va alParticolare di là dellearchitettonico connotazioni geografiche e ambientali e che riconosce, di ogni luogo, nel Ricetto l’anima. Tale riconoscimento ha luogo anche se non si è nativi o abitanti di una terra: trasformarlo in immagini è compito e dominio specifico della pittura ed è quello che Verzoletto fa da sempre, con fedeltà e pazienza. Angelo Gilardino Immagine ritrovata Ermes Cancelliere La fabbrica della Ruota in inverno, 1956 Ido Novello, Giorgio Loro Piana La Cà dal Caplan, 1982 Paesaggio blu, 1987 Alberico Verzoletto Trivero - montagna, natura e lana Annibale Follini, Paesaggio, 1987 Davide De Agostini, Sceneggiata, 2010 Giuseppe Nardi, Nero Marte, 2008 Giuliano Censini, Di notte con la Luna, 2010 66 3.5 Concorso nazionale di pittura contemporanea Il “Concorso Nazionale di Pittura Contemporanea”, “Premio Comune di Trivero”, si svolge dal 1981 ed è uno dei più importanti concorsi a livello nazionale, giunto nel 2010 alla venticinquesima edizione. In questi anni è stato organizzato sia dall’Amministrazione Comunale, che da alcune associazioni locali. Dal 2001 è promosso dall’Associazione culturale “Il Prisma”, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trivero. Scorrendo i nomi degli artisti premiati in queste prime ventiquattro edizioni si evidenzia il valore assoluto di questo concorso: 1981: Giorgio Loro Piana - Trivero, (estemporanea) 1982: Enzo Bellini - Milano 1983: Giorgio Rinaldini - Rimini 1984: Giulio Picelli - Milano 1985: Francesco Mariani - Lissone 1986: Gastone Cecconello - Salussola 1987: Annibale Follini - Melegnano 1988: Alberto Cavallari - Modena 1989: Mario Bardi - Milano 1990: Piero Arrighini - Vaiano 1991: Enrico Villani - Vercelli 1992: Mariano Pieroni - Solbiate Arno 1993: Vanni Saltarelli - Saronno 1994: Davide De Agostini - Torino 1995: Luigi Stradella - Monza 1998: Granco Pogni - Livorno 1999: Piero Paoli - Firenze 2000: Giuseppe Siccardi - Vigodarzese 2001: Antonio Carena - Rivoli 2002: Lina Mannu - Dualchi 2003: Tullio Tlliach - Beinasco 2005: Luigi Stradella - Monza 2006: Davide De Agostini - Torino 2008: Giuseppe Nardi - Venezia 2010: Giuliano Censini - Torrita di Siena Le opere degli artisti vincitori, insieme ad altre classificatesi ai primi posti, sono esposte presso la sede del Municipio di Trivero, che può essere quindi considerato una galleria d’arte contemporanea, visitabile durante gli orari di apertura degli uffici comunali. 67 Trivero - montagna, natura e lana 68 ITINERARI 69 Trivero - montagna, natura e lana 70 Trivero è ricco di itinerari e di luoghi da visitare. Tra questi ricordiamo la strada della lana, la via della fede, la grande attraversata del biellese, il Centro, la Panoramica e l’Oasi Zegna, la Brughiera e numerosi sentieri. 4.1 La strada della lana La “Strada della lana” è un itinerario, progettato dal DocBi e dal Politecnico di Torino, che collega le città di Biella e Borgosesia con un percorso che si sviluppa attraverso la Valle Strona e la Valsessera, nelle quali è nata l’industrializzazione tessile. E’ lungo circa cinquanta chilometri ed offre la possibilità di scoprire decine di siti industriali storici. Il territorio “laniero” è caratterizzato dalla presenza di tipiche ciminiere e opere idrauliche per lo sfruttamento delle acque, da villaggi operai, da complessi ricreativi e dopolavoristici come il Centro Zegna di Trivero. Da Biella la strada principale giunge a Pettinengo, Vallemosso, Ponzone, Pray (ove si può visitare la Fabbrica della Ruota posta al centro del percorso), Crevacuore e Borgosesia. Un percorso alternativo da Crocemosso conduce a al Centro Zegna per tornare a Ponzone attraversando il centro industriale di Partrivero. 4.2 La via della fede La “Via della Fede” è un itinerario che collega il Santuario di Oropa, il Sacro Monte di Varallo e il Sacro Monte di Orta, monumenti inseriti dall’UNESCO nel ristretto novero dei siti mondiali “Patrimonio dell’umanità”. Lungo il percorso si trovano numerosi altri santuari, impropriamente definiti minori, che rappresentano l’espressione più alta della storia e A sinistra Lanificio Zegna, 1987 Boschi nell’Oasi Zegna Il Monte Barone sullo sfondo della Valsessera dell’arte di queste terre. Attraverso il ripristino dei percorsi di collegamento, voluto dalle comunità montane locali, con una chiara segnaletica, si ha l’opportunità di conoscere e frequentare un vasto di territorio ricco di contenuti artistici, storici, religiosi e ambientali. Trivero ha ben due santuari su tale percorso: il Santuario della Brughiera e il Santuario di San Bernardo, collegati da un sentiero, che partendo dalla Brughiera, raggiunge la chiesetta Alpina sulla Panoramica Zegna e da qui San Bernardo. 4.3 La grande traversata del Biellese La Grande Traversata del Biellese (GTB) è un itinerario escursionistico di circa 200 chilometri di sentieri e stradine pedonali, dotati di segnaletica e pannelli illustrativi. L’iniziativa, volta alla riscoperta del territorio biellese, presenta modeste difficoltà e si svolge a quote comprese tra i 400 e gli 800 metri di altitudine, per questo è percorribile in ogni stagione. Le tappe che compongono la GTB hanno inizio e termine in località con adeguate strutture ricettive, o collegate con mezzi pubblici a centri attrezzati e possono quindi essere percorse anche singolarmente, partendo da qualunque località dell’itinerario. Il percorso comprende Oropa, la Serra, il Lago di Viverone, la Burcina, Masserano, la Valsessera, Trivero e la Valle Cervo. 4.4 La strada Panoramica, il Centro Zegna e l’ Oasi Zegna Nel 1932, Ermenegildo Zegna, tito- lare del maggiore lanificio triverese, iniziò a edificare le Opere Assistenziali Zegna. Il primo nucleo di quello che sarebbe presto diventato il Centro Zegna fu inaugurato il 15 ottobre 1933. L’idea di Ermenegildo Zegna, sviluppatasi a tappe successive fino al secondo Dopoguerra, era quella di urbanizzare una parte di Trivero e di dotare la comunità di servizi altrimenti assenti: un polo ospedaliero inclusivo di un reparto maternità, un luogo di aggregazione sociale con impianti sportivi e ricreativi (tra cui un cineteatro e una piscina coperta), spazi commerciali e volumetrie residenziali ed una scuola di avvia- 71 Trivero - montagna, natura e lana 72 73 LA BRUGHIERA La documentazione orale narra come agli inizi del ‘500, una pastorella sordomuta dalla nascita abbia ricevuto in modo meraviglioso la grazia della parola e dell’ascolto. La devozione popolare alla Madonna si concretizzo’ in fervore d’opere che nel sei-settecento porto’, senza strade carrozzabili, prima alla costruzione della Chiesa Antica, poi alla realizzazione della Chiesa Grande affrescata successivamente da Pietro Lace di Andorno (16481733). La Brughiera di Trivero, con il Santuario della Madonna della Brughiera e le Piane di Barbato è uno dei luoghi più frequentati del triverese. E’ una zona ricca di castagni e prati da pascolo ed è punto di arrivo o di partenza di numerosi sentieri. Trivero - montagna, natura e lana 74 mento al tessile. Nello stesso periodo Ermenegildo Zegna operò per la valorizzazione delle risorse montane e paesaggistiche. A partire dal 1938 furono recuperati sentieri e mulattiere, e impiantate oltre 500.000 conifere, e molte centinaia di rododendri ed ortensie. Il lungo intervento di bonifica e di cura dell’ambiente alpestre ha trovato continuità d’ideali e d’intenti attraverso le generazioni della Famiglia Zegna fino a culminare nel progetto denominato Oasi Zegna. Nata nel 1993, l’Oasi Zegna è un progetto di studio, sviluppo, promozione e valorizzazione della montagna dove E Zegna ha operato, mirando a diventare un “laboratorio all’aria aperta” di oltre 100 km2 nell’area prealpina biellese orientale e in Valsessera, dove si insiste molto sulla relazione tra uomo, cultura della montagna e natura. Elemento di raccordo tra la montagna e il sito abitativo-produttivo di Trivero è la strada Panoramica Zegna; la necessità di rompere l’isolamento della parte più alta del territorio triverese e biellese in generale, convinse Ermenegildo Zegna a realizzare una strada in quota con uno speciale percorso panoramico. Avviato il cantiere nel 1938, la Panoramica arriva nella Valle del Cervo e poi, passando per il Santuario di Oropa, collega il Biellese alla Valle d’Aosta. Il tratto triverese fu concluso appena dopo l’ultima guerra e, oltre a consentire di raggiungere punti di interesse paesaggistico come la piana di Stavello o il monte Rubello, la strada si è rivelata fondamentale per lo sviluppo edilizio di Trivero e per la realizzazione di altre strutture di servizio, come il brefotrofio “Gianni Zegna” (intitolato a un nipotino di Ermenegildo Zegna morto in tenera età) poi trasformato in Istituto Provinciale per l’Infanzia Abbandonata, il cimitero del Craviolo e l’albergo San Bernardo poi divenuto sede della locale scuola alberghiera. 4.5 I sentieri Una fitta rete di sentieri attraversa il territorio di Trivero, collegando le tante frazioni che formano il nostro Comune. Di particolare interesse sono quelli della montagna, che uniscono il Triverese ai pascoli dell’Alta Valsessera, che per centinaia d’anni hanno rappresentato A sinistra Lanificio Zegna, 1987 Boschi nell’Oasi Zegna Il Monte Barone sullo sfondo della Valsessera una fonte di vita e di lavoro per tante famiglie che con le mandrie passavano l’estate in montagna. Il solo Comune di Trivero contava ben 60 alpeggi di cui in molti casi rimangono solo alcuni ruderi. I sentieri dell’Alta Valsessera rappresentavano vere e proprie vie di comunicazione con la Valsesia; partivano da Barbato ed arrivavano a Scopello, in circa 8 ore di cammino, attraverso la Bocchetta di Stavello, il Ponte della Babbiera e la Bocchetta della Boscarola. Molti di questi sentieri sono percorsi da escursionisti, cacciatori e pastori e per questo sono ancora praticabili, altri invece si sono persi a causa dell’invasione della vegetazione, delle frane o semplicemente per l’incuria. 4.6 I sentieri del Monte Rubello Si tratta, oltre che dei sentieri che portavano alle cascine e agli alpeggi, anche di una serie di tracciati realizzati da Ermenegildo Zegna a partire dagli anni ‘20’ per la costruzione della strada Panoramica e per le opere di rimboschimento. Sono stati recentemente oggetto di interventi di sistemazione e ripulitura e quindi di valorizzazione da parte dell’Oasi Zegna, della Com. Montana Valle di Mosso e del Comune di Trivero. Nella carta allegata sono riportati i sentieri principali. La segnaletica utilizzata è quella in uso. 4.7 Itinerari triveresi Bulliana - Brughiera - San Bernardo (1 ora e 30 minuti) (1 ora e 30 minuti) Il sentiero L3 parte dalla frazione di Bulliana, percorre la Via Crucis fino al Santuario Madonna della Brughie- ra, che oltrepassa sulla destra, poi sale raggiungendo una zona prativa e pianeggiante. Lascia sulla sinistra l’Ostello, il piccolo Eremo e, in lontananza, la cascina del campanile (886 m), attraversa la strada delle Piane di Barbato e raggiunge la Chiesetta Alpina sulla Pano- ramica Zegna (1275 m). Da qui sulla destra della strada parte il sentiero L4 che raggiunge il Colle di San Bernardo (1332 m) e da qui, dopo alcuni tornanti, l’omonimo santuario (1408 m), punto panoramico spettacolare sulla pianura e sul Monte Rosa. Lora - San Bernardo (1 ora e 35 minuti) Il sentiero L5 parte dal “burnel” (fontana), nel centro di frazione Lora. Il primo tratto segue un’ampia mulattiera fino al ponticello sul Rio Scoldo, si procede quindi lungo il sentiero fino a località Bellavista e dopo aver attraversato la strada Panoramica Zegna e risalita una scalinata si riprendere il sentiero che porta a Caulera. Dopo aver seguito per un breve tratto la Panoramica Zegna, si procede sulla sinistra lungo una strada secondaria 75 Trivero - montagna, natura e lana 76 77 Trivero - montagna, natura e lana 78 che passa a monte della Scuola Alberghiera e quindi si segue il sentiero G13a, che sale fino alla cima di S. Bernardo. Barbato - Stavello (1 ora e 15 minuti) Rappresenta il primo tratto della storica strada Barbato-Scopello. Dalla chiesetta di Santa Lucia si prende il sentiero L5a che attraversa le Piane di Barbato e sale fino a Bellavista e seguendo il sentiero L5 si giunge a Caulera. Si prosegue quindi lungo la strada Panoramica Zegna fino alla fontana delle tre pisse e attraverso il vecchio sentiero si raggiunge in breve la bocchetta di Stavello. Stavello - Margosio - Stavello (1 ora e 40 minuti) È il sentiero più panoramico poiché si sviluppa prevalentemente lungo le creste di S. Bernardo e del M. Rubello. Dal piazzale di Stavello si risale il pendio prativo fino allo chalet gestito dal gruppo Scout di Trivero. Si prosegue quindi lungo il sentiero L5 fino alla cima di S. Bernardo. Seguendo la cresta (sentiero L3) si scende alla bocchetta di S. Bernardo per proseguire lungo la cresta del M. Rubello, dove è possibile raggiungere il cippo in memoria dell’eretico Dolcino. Si scende quindi alla bocchetta di Margosio. Da qui lungo il sentiero F3a, che attraversa i boschi del versante settentrionale del M. Rubello, in circa 40 minuti si ritorna a Stavello. Bellavista - Luvera - Margosio - Bellavista (2 ore e 45 minuti) Dal tornante della strada Panoramica Zegna si segue l’ampio sentiero L2 (sentiero delle more) fino alla Cascina Oro. Si prosegue quindi lungo il sentiero L22 fino alla Bocchetta di Luvera. Seguendo quindi il sentiero F3, lungo il versante settentrionaledella cima della Ragna, si giunge alla Bocchetta di Margosio. Si scende attraverso il sentiero L22 alla Cascina Oro dove si riprende il sentiero L2 fino a Bellavista. Stavello - Luvera - Stavello (2 ore e 15 minuti) Il sentiero F7 porta da Stavello alla Bocchetta di Luvera, lungo il versante nord del Monte Rubello. Il ritorno a Stavello può essere effettuato o con il sentiero F3a o con il sentiero F3 Ponte di Babbiera (1 ora) Dalla Bocchetta di Stavello il sentiero F2 scende al Ponte della Babbiera. Il Ponte di Babbiera è a due arcate in pietra con schiena di mulo che consentiva l’attraversamento del torrente Sessera a greggi ed armenti diretti agli alpeggi dell’alta Val Sessera e della Valsesia. Si presume che sia molto antico per la tipologia di costruzione che potrebbe essere anche medievale. 4.9 Sentieri dell’Oasi Zegna Dei 28 sentieri complessivi con partenza dalla Panoramica Zegna, riportiamo in questo elenco solo i sentieri presenti nel territorio del Comune di Trivero. 1 - Sentiero rododendri (40 min) Dal Centro Zegna di Trivero (750 m) alla località Baso (912 m) e rientro. E’ una passeggiata ad anello che comprende il percorso della Valletta dei Rododendri, particolarmente scenografico per la fioritura tra maggio e Sullo sfondo salita al Monticchio Alpeggio Baraccone, Sentieri nell’Oasi Il monte Tirlo visto dalla Panoramica Zegna, Il monte Rosa dalla Bocchetta di Margosio 79 Trivero - montagna, natura e lana Trote fario nel Sessera, il ponte della Babbiera 80 settembre degli spettacolari cespugli variopinti. 2 - Sentiero delle more (1 ora) Dal tornante di Bellavista (1009m), alla località Oro (1181 m). In lieve ascesa tra i dossi boscosi del Monte Rubello, con vasti panorami sulla pianura. 3 - Sentiero della civetta (50 min) Dall’ottavo ed ultimo tornante della Panoramica Zegna (1155 m) raggiunge, con un percorso pianeggiante, la Bocchetta di Stavello (1206 m). Compie il periplo del Monte Tirlo ed è attrezzato come “percorso fitness”. 4 - Sentiero del ponte (1 ora) Da Stavello (1206 m), in discesa tra i boschi, al Ponte della Babbiera (692 m). E’ un’antica mulattiera utilizzata Itinerari dolciniani La grande marcia È il presumibile itinerario compiuto da fra Dolcino e dagli Apostolici dalla Parete Calva di Rassa, alla Bocchetta di Stavello, attraverso tre valli: Sorba, Dolca e Valsessera. Due giorni di cammino con possibilità di sosta a metà percorso all’Alpe La Peccia. I sentieri dolciniani Triveresi A - Percorso del primo anello Dal lato sud della piana di Stavello, parte un sentiero che porta ad un colle a quota 1250 metri. Dopo tre tornanti si arriva sulla cima del Monte Tirlo, dove sono visibili fossati e spiazzi difensivi realizzati dai dolciniani. Si ripercorrere lo stesso itinerario della salita fino al colle, da qui in direzione est si scende per un sentiero seguendo la dorsale fino a raggiungere la Bocchetta di Pontiggie a 1165 metri. Dalla bocchetta si raggiunge il Monte Civetta, su cui sono visibili scavi difensivi, con un sentiero che segue la dorsale, e raggiunge la cima in 15 minuti. Rientrati alla Bocchetta di Pontiggie si torna a Stavello attraverso la pista sterrata che circonda il Monte Tirlo. Giro completo: 1h.25’. dagli alpigiani di Trivero per entrare in Alta Valsessera. 5 - Sentiero dei funghi (50 min) Dalla chiesetta Alpina (1246 m) alla Brughiera (811 m). Bella escursione sul versante sud del Monte Rubello, attraverso boschi cedui e piccoli coltivi. 6 - Cammino di San Bernardo (30 min) Dalla panoramica (1275 m) poco dopo la Chiesetta Alpina, in ascesa fino all’oratorio di San Bernardo (1408 m), costruito a partire dal XVI sec. per celebrare la vittoria su fra Dolcino. Grandiosi panorami sulla Pianura Padana e sulle Alpi, dalle Marittime alle Retiche. Consorzio Turistico Oasi Zegna Su iniziativa del Gruppo Zegna, si è costituito un Consorzio Turistico con l’intento di raccogliere e coordinare tutti gli attori locali negli eventi e nelle iniziative legate alla valorizzazione e promozione del territorio dell’Oasi Zegna. Il monte Rosa dalla Bocchetta di Margosio La conca dei rododentri B - Percorso del secondo anello Vedi itinerario Stavello - Margosio Stavello. La “grotta” di fra Dolcino Si tratta di una grande nicchia all’interno della quale è stata posta una lapide inneggiante a fra Dolcino e sarebbe legata ad un’imboscata tesa dai dolciniani ai crociati che li assediavano. Per raggiungerla dalla Bocchetta di Margosio scendere per poco meno di cento di metri lungo la strada Panoramica Zegna fino ad incontrare, sulla propria destra, uno slargo (quota 1290 metri) e una strada secondaria che scende ad una colonia. Da qui scendere lungo la montagna tenendosi leggermente a sinistra. A quota 1245 metri, poco a monte di un sentiero, ai piedi di una parete si incontra la grotta. Tempo di percorrenza da Margosio 20 minuti. 81 Trivero - montagna, natura e lana 82 4.9 L’Alta VALSESSERA Affacciandoci dalla Bocchetta di Stavello o dalla Bocchetta di Margosio sull’Alta Valsessera scopriamo un ambiente completamente diverso dal resto del territorio abitato di Trivero e dei paesi vicini. Non vi sono abitati ma solo boschi, pascoli, alpeggi e montagne. L’Alta Valsessera è una valle particolare proprio per la sua asprezza che si riesce raggiungere solo attraverso le “bocchette”, perché le strette gole rocciose del Piancone impediscono un facile accesso dal basso. Andare dentro, -n’dinta-, dicevano gli alpigiani quando vi si recavano, proprio perché dopo essere saliti alle “bocchette” entravano nella valle dall’alto. Nonostante questo territorio appaia disabitato e inospitale è stato per secoli una fonte di lavoro e sopravvivenza per tante famiglie che nel periodo estivo si recavano in alpeggio con gli armenti. Due estratti del testo di Franco Grosso intitolato “Vita d’alpe”, in cui l’autore, grazie a memorie d’epoca, ricostruisce in forma di racconto una giornata come tante all’Alpe Artignaga nel 1920, possono dare l’idea di come si svolgesse la vita in questa porzione di Valsessera: “Qui all’alpe, da maggio ad ottobre siamo su in quattro: padre, madre, io e mia sorella Cunda. E poi, 16 mucche da latte, una decina di manze, la mula e il cane, qualche gallina e metà di un maiale. L’altra metà è di quelli del Bertin e lo alleviamo assieme. Gli altri fratelli sono giù al paese, due lavorano in fabbrica, mentre Giovanni, con il più piccolo e le sorelle stanno dietro ai lavori nelle cascine. Quelli che possono vengono su a fine giugno per aiutarci a fare il fieno e a tirarlo su nelle méie. (…) All’Artignaga salgono d’estate otto famiglie, tutte di Mosso. C’è posto per oltre cento bestie e per starci dietro ci sono più di cinquanta persone, un mezzo paese. I lavori comuni, come tenere pulita la strada e le fontane, si fanno a turno, con l’aiuto di tutti. La rúggia tocca pulirla a noi e a quelli del Frat. Le nostre famiglie non si parlano, per questioni di confini giù al paese. A noi giovani di queste beghe interessa poco, ma un po’ per convenienza ci adattiamo. E poi bisogna sempre avere qualcuno con cui prendersela. Allora erano assai più diffusi, ma oggi, i prati-pascoli occupano ancora alcune aree meglio esposte e poco ripide, mentre dove non sono più curati si ha l’invasione di cespugliame ed il graduale ritorno del bosco. Le aree a pascolo naturale e le praterie in quota coprono circa il 22% del territorio e sono utilizzate da bovini e ovicaprini, per circa 120 gg. all’anno. Attualmente sono alcune decine gli alpeggi utilizzati con una presenza che pochi anni fa superava i 2000 capi. E’ importante sottolineare come anche i pascoli contribuiscono alla tutela ambientale e paesaggistica; se ben curati, con carichi di bestiame adeguati alle disponibilità del territorio favoriscono un miglioramento della qualità e produttività dello strato erboso con una drastica riduzione delle graminacee considerate pessime anche per gli animali selvatici. Sono stati censiti, solo nel comune di Trivero, ben 60 alpeggi; in alta Valsessera molti di questi sono stati ricostruiti ma i nuovi edifici, certamente 83 più funzionali, non hanno niente in comune con la tradizione culturale che attraverso i secoli ha consegnato alla Valsessera un patrimonio di architettura povera meritevole di una più attenta tutela. Oltre ai fabbricati, con il tetto in pietra (lose), che si incontrano ovunque sulle Alpi, tipiche della Valsessera sono le “tegge”, edifici ricoperti in materiale vegetale: felci, ginestre, zolle d’erba, che venivano edificate in quelle zone dove non sono reperibili rocce facilmente riducibili in lastre. Il Comune di Trivero conta ancora 4 alpeggi “caricati” in estate da bovini, caprini e ovini: si tratta degli gli alpeggi di Camparient, Lavaggi, Campo e Fon- tana Mora, ubicati nel bacino del torrente Dolca, al confine con la Valsesia. Trivero - montagna, natura e lana 84 flora La copertura vegetale dell’Alta Valle Sessera, grazie al clima temperatofresco con abbondanti precipitazioni, è lussureggiante e si sviluppa tra i 600 m circa ed i 2556 metri. La vegetazione dell’intera zona ha subito gli interventi dell’uomo per ricavarne legname e pascoli. Questa valle che già in passato era stata depauperata nel suo patrimonio forestale per fornire legname alle industrie estrattive site in località Piana del Ponte, non ha potuto sottrarsi alle necessità della I e II guerra mondiale subendo disastrosi disboscamenti; ben tre teleferiche lavorarono per anni per portare il legname a fondovalle. Perciò ad esclusione di piccoli lembi di bosco maturo, salvatisi per difficoltà di esbosco, gli alberi ricresciuti sono databili dall’inizio degli anni 40 o poco prima. Al di sotto dei 900/1000 metri, vegetano, pur con notevoli varianti secondo le particolari situazioni microclimatiche, castagni, querce, ciliegi, betulle, noccioli, pioppi tremoli, saliconi, e lungo i torrenti l’ontano bianco e l’ontano nero. Nell’orizzonte inferiore del Piano montano si trovano la faggeta ed i prati-pascoli. Il faggio è accompagnato da acero di monte e nelle zone di transizione da maggiociondolo, sorbo montano, sorbo degli uccellatori, sambuco di monte e nocciolo. Numerose sono le aree rimboschite con l’impiego di varie specie di Conifere: abete rosso, abete bianco, larice, pino uncinato e pino laricio. La boscosità del bacino è calcolata attualmente intorno al 50% e una sua caratteristica è la notevole differenza altitudinale che la vegetazione forestale raggiunge in relazione all’esposizione dei versanti: fino a circa 1700 m sui versanti volti a Nord, soltanto 1400 m in quelli esposti a Sud. Una particolare menzione merita il bosco naturale di abeti bianchi dell’Alpe Cusogna situato sulle pendici Nord dell’Asnas ad un’altitudine tra i 1300 ed i 1600 metri. Tale bosco riveste un alto valore naturalistico e storico perchè dimostra che in passato le Conifere erano presenti sui nostri monti e che solo una gestione di rapina delle risorse naturali ne hanno causato la scomparsa. Nessun motivo naturale, sia climatico che di composizione del suolo ma soltanto l’azione dell’uomo col disboscamento, il pascolo disordinato ed incontrollato e soprattutto con l’abitudine dell’abbruciamento dei pascoli, ha decretato la scomparsa delle Conifere spontanee dal Biellese. Questo bosco si è probabilmente salvato per la felice combinazione di trovarsi in una zona poco accessibile all’uomo e situata sul versante Nord dove la lunga permanenza di neve e umidità impedisce la presa degli incendi. Il prato raso presenta un notevole numero di specie che vivacizzano con i loro colori il tappeto verde di graminacee. Sono anemoni, arniche, campanule, centauree, cardi, genziane, ipocheridi, potentille, trifogli, ranuncoli, ecc. Il Vaccinieto a mirtillo di palude, accompagnato da rododendri, felci e veratro bianco, è caratteristico delle zone più fresche. La ricchezza floristica della Valsessera , che è stata evidenziata negli ultimi 85 Trivero - montagna, natura e lana 86 cinquant’anni, è dovuta principalmente alla costituzione geologica del settore orientale, perché è proprio nella sua parte orientale che la flora presenta numerose specie rare o rarissime. Le maggiori entità floristiche di questo settore sono: Allium narcissiflorum, Centaurea bugellensis, Cytisus proteus, Genista radiata var. sericopetala (che nel Biellese è presente solo in Valsessera e, con le non lontane stazioni valsesiane, costituisce l’estremo popolamento occidentale della specie in Italia), Scopola carniolica. Le peculiarità botaniche di questo territorio non si limitano alle cinque “famose” specie fin qui elencate ma si estendono a molti altri elementi floristici legati al substrato basico quali: Allium ochroleucum, Clematis alpina, Daphne cneorum, Erica carnea, Genziana asclepiadea, Gypsophila repens, Linum alpinum, subsp. julicum, Phyteuma globulariifolium ssp. pedemontanum, Phyteuma umile, Pinus mugo. Un particolare cenno meritano le Orchidacee, tutte a protezione assoluta, presenti in Alta Valsessera con 6 specie: Platanthera bifolia, Gymnadenia conopsea, Pseudorchis albida, Nigritella rhellicani (N. nigra) Dactylorhiza fuchsii, Dactylorhiza sambucina. Degna di nota è la discesa in alcune località di elementi montani a quote inferiori, ad esempio: Alnus viridis, Carex frigida, Primula pedemontana, Rhododendron ferrugineum, Salix appendiculata, Saxifraga cotyledon che da un livello inferiore normale posto tra 1200/1500 m scendono ad una quota tra 550/600 metri. FAUNA Se la flora fà della Valsessera un’area di rilevante interesse per il botanico, è invece la sua fauna a renderla così attraente sia per il naturalista che per l’escursionista o per il cacciatore. Come per la flora così per la fauna è impensabile un accurato elenco di specie, limiti di spazio e di opportunità non lo consentono. È però necessario segnalare quelle specie che per richiamo turistico o venatorio, oppure per interesse scientifico, fanno dell’Alta Valle Sessera un’isola felice. In primis abbiamo gli ungulati col Camoscio (all’attuale consistenza stimata intorno ai 600 capi ) che rappresenta l’elemento principe della fauna biellese e della valle in particolare. L’areale di distribuzione della specie, pari a circa l’80% della superficie dell’Alta Valsessera, è situato tra i 600/700 e i 2300/2400 m con variazioni stagionali di quota e di esposizione. Il Capriolo è stato reintrodotto negli anni dal 1971 al 1976 in alcune aree della Valsessera e a partire da questo 87 Trivero - montagna, natura e lana 88 periodo è risultato in forte espansione demografica. In Valsessera il suo areale è pari al 96% dell’intera superficie con esclusione delle quote più elevate. E’ importante ricordare che dopo molti secoli sulla montagne biellesi è tornato il Cervo, reintrodotto il 7 febbraio 1997 proprio in Valsessera con 31 individui, di cui 19 femmine Pratetto e alla Cascina Lunga a Sud; finora non risultano avvistamenti nel settore orientale della valle. Dagli anni 90 anche il Cinghiale è presente in Valsessera e, come dimostrano gli avvistamenti e i danneggiamenti ai prati pascoli, ha ormai occupato tutte le aree idonee della Valle. Tutte le tipologie ambientali, boschi di latifoglie e boschi (provenienti dalla Riserva Nazionale di Chambord) e oggi è stimabile in circa 250 capi. Attraverso il monitoraggio si è scoperto che la specie, dopo 10 anni dal rilascio ha ormai occupato una vasta porzione di territorio con una estensione altitudinale tra gli 800 e i 1900 m L’area abitualmente frequentata è quella compresa tra gli alpeggi Campo della Quara, Briolo e Casarin; vari avvistamenti e quindi possibili nuove aree di colonizzazione vanno dal Camparient e dalla Peccia a Nord al misti, boschi di conifere, brughiere e cespuglieti ecc. sono habitat ideali per il cinghiale; purtroppo l’impatto esercitato sui pascoli e sulle praterie in quota è assai negativo. Una specie di origine steppica, la Marmotta, ha trovato nei pascoli aperti e soleggiati, dai 1400 m in su, un ambiente consono alle sue abitudini. Essa costituisce, durante la buona stagione, la principale risorsa alimentare dell’Aquila reale, presente nella valle con due coppie di adulti. L’Aquila reale dopo anni di assurde persecuzioni è riuscita a sopravvivere ed oggi, dichiarata specie particolarmente protetta, è in espansione su tutto l’arco alpino dove rappresenta un importante indicatore biologico sullo stato di salute dell’habitat. Tra i rapaci diurni, oltre all’Aquila, si possono vedere la Poiana, il Gheppio ed il Falco pecchiaiolo; meno frequenti sono l’Astore e lo Sparviero. Tra i rapaci notturni è presente l’Allocco (soprattutto intorno ai Santuari del Cavallero e della Novareia per la presenza del castagno, essenza assai gradita da questo rapace) e il raro Gufo reale, il più grande rapace notturno che predilige gli ambienti dirupati. Una particolare segnalazione meritano le tre specie di Galliformi: il Gallo forcello o Fagiano di monte e la Pernice bianca. In Valsessera oltre al comune Picchio rosso maggiore è presente il grande Picchio nero. Una delle meraviglie dell’avifauna europea, il Picchio muraiolo, lo troviamo, con buona fortuna, sulle pareti rocciose mentre si arrampica ispezionando le fessure o si sposta col suo volo da farfalla. Cinque sono le specie di Corvidi che abitano la valle: il Corvo imperiale, il Gracchio alpino, la Ghiandaia, la Nocciolaia e l’invadente Cornacchia grigia. A partire dalla metà degli anni 80 è comparso in Alta Valle Sessera anche l’Airone cenerino, tipico abitante della pianura vercellese. In conclusione, è importante sottolineare che in questo territorio di soli 9000 ettari, chiuso tra i monti, sono state contate 70 specie di uccelli nidificanti. 89 Trivero - montagna, natura e lana 90 ITInerari DI TRADIZIONE E TERRITORIO 91 Trivero - montagna, natura e lana 92 5.1 IN CUCINA Nell’articolato panorama della cucina tradizionale biellese, un tempo basata sull’impiego quasi quotidiano della castagna, molte sono le ricette che, a Trivero, si distinguono per originalità negli ingredienti o nell’esecuzione. E’ il caso dei capunet, i ben noti involtini di norma preparati con foglie di verza, che qui invece si approntano rigorosamente utilizzando il lembo verde della costa; in passato, ben chiusi e legati con il refe, erano cotti in brodo per essere poi mangiati con il cucchiaio, oppure stufati in tegame con cipolla e pomodoro: gli uni e gli altri erano sempre pietanza da polenta. E’ il caso anche della süpa mitunà -letteralmente zuppa sobbollita - che nel triverese si distingueva per l’equilibrio dei sapori grazie alla presenza, insieme con le verdure dell’orto o del prato, di formaggio grattugiato “doppio uso” (oggi sostituibile con il “grana”), al posto della più consueta, ma in questo piatto eccessiva, toma. E ancora le frittate in grande varietà (con l’acetosa, il luppolo, i cipollotti, gli asparagi selvatici…) tra cui, molto originale, quella con i fiori delle primule che una spolverata di zucchero poteva trasformare in un dolce fragrante e delicato. Il baccalà ammollato e cucinato con le cipolle, piatto classico dei giorni di magro e diffuso ovunque, era qui era addolcito da una generosa aggiunta di latte, che ne ammorbidisce consistenza e sapore. A Natale si facevano ravioli speciali - ai tre arrosti - più ricchi di quelli ordinari, confezionati di solito allo scopo di recuperare le carni avanzate e detti “verdi” per la vistosa presenza di biete e prezzemolo. Si riciclavano i resti del bollito allestendo ravioli senza sfoglia detti raviole biutte oppure, con l’aggiunta di una patata lessata, frittelle un poco speziate e gustosissime chiamate, alla francese, subrìc. Nei quaderni di cucina che ci sono stati tramandati troviamo insieme alle ricette più prevedibili e diffuse quali la frittura dolce, le trote del torrente Dolca fritte con abbondante burro Prodotti tipici biellesi d’alpeggio, la verzata, altrimenti detta coj an brot o verse grasse, anche la testina in umido da mangiare con la polenta, il fritto di animelle, cervella e sangue di pollo, la lingua in casseruola, i por panà (porri lessati interi, arrotolati a spirale, fissati con uno stecchino e passati prima nell’uovo , poi nel pangrattato e quindi fritti nel burro), e nel vastissimo campionario di minestre, tra cui primeggiava il mac con riso latte e castagne, quella di riso e milza. Pure nelle confetture non mancava l’originalità: con le susine si confezionava una composta deliziosa combinando il sapore acidulo delle prugne con quello aromatico del sambuco, e anche la mostarda, l’onnipresente salsa biellese ottenuta cuocendo a lungo il succo delle mele, a Trivero si faceva partendo da succo misto di pere e di mele. E non di mele ordinarie, bensì di pum dla sunaja, varietà autoctona caratteristica per avere i semi liberi che tintinnano come un sonaglio quando la si scuote. 93 Trivero - montagna, natura e lana 94 LE MIAScE DI FRA DOLCINO... Le celebrazioni per il 700° anniversario dolciniano avevano offerto l’occasione per allestire presso la Fabbrica della Ruota un buffet medievale con piatti e bevande ripresi da ricettari anonimi del ‘300 ai quali si era voluto aggiungere un dolce che esprimesse legami sia con il territorio sia con il periodo storico in questione. Era nata cos’ l’idea di una “miascia”, vale a dire di una cialda cotta tra le ganasce arroventate di un apposito ferro, croccante e leggera, dedicata a fra Dolcino. L’origine più probabile del termine dialettale “miascia” va ricercata in 5.1 fontane e sorgenti La presenza di un’acqua particolarmente “buona” e leggera che ha favorito nel Biellese lo sviluppo dell’industria tessile e, tra Otto e Novecento, la fortunata “stagione” dell’idroterapia, trova riscontro, a Trivero, nelle numerose fontane sparse nelle frazioni e nelle borgate. Due di queste, alimentate da altrettante sorgenti, sono comprese nel progetto “Sorgenti di cultura” che il DocBi ha attivato con l’intento di favorire la riscoperta del “gusto” dell’acqua di alcune sorgenti storiche. Il burnel del santuario della Brughiera, probabilmente coevo con il santuario stesso, è alimentato da una sorgente che sgorga a circa mille metri di altezza nella regione Ciotta. L’acqua, povera di sali e quasi priva di ferro, risulta particolarmente leggera ed è molto apprezzata dai numerosi pellegrini e visitatori del santuario che non manca un documento del 1488 (Cronaca latina di Biella di Giacomo Orsi) in cui viene fatto esplicito riferimento a “miliacijsque calefacto ferro decoctis”, stiacciatine di farina di miglio cotte su un ferro riscaldato direttamente sul fuoco. Con questa tecnica vengono ancor oggi preparate utilizzando una pastella fluida, versata a cucchiaiate sulla lastra caldissima. Per rispettare appieno la tradizione medievale nella ricetta delle “Miasce di fra Dolcino” si scelse di utilizzare farina di miglio da mescolare a uova, latte, burro e sale, con una concessione però al gusto attuale: una congrua dose di zucchero che ai tempi sarebbe stata davvero assai dispendiosa essendo lo zucchero di canna una rarità da comprarsi presso gli speziali in via eccezionale e in quantità molto limitate, quasi alla stregua di un farmaco. no di farne adeguata scorta. La fontana delle “Tre Pisse “ sgorga nei pressi di un’area di sosta lungo la Panoramica Zegna a valle di Stavello. Anche questa può essere definita una sorgente “storica” in quanto punto di sosta irrinunciabile per gli assetati escursionisti ed i ciclisti che percorrono la Panoramica. Si racconta che fosse particolarmente gradita ad Ermenegildo Zegna il quale mandava il proprio autista a farne scorta prima di mettersi in viaggio dal momento che la consumava abitualmente. Altre fontane, alimentate da sorgenti o dagli acquedotti frazionali, sgorgano dai vari burnel in pietra che l’amministrazione comunale di Trivero ha fatto costruire nelle principali borgate all’inizio del secolo scorso. Tra questi è molto frequentato ed apprezzato per la qualità della sua acqua, quello della frazione Lora. 95 Trivero - montagna, natura e lana 96 LA TRANSUMNAZA La Transumanza è la forma più antica utilizzata nell’allevamento per spostare il bestiame da un pascolo ad un altro, dalla pianura all’alpeggio. Il biellese è un territorio dove ancor oggi questa tradizione resta viva e diffusa: in primavera assistiamo al passaggio delle mucche verso la montagna ed in autunno al ritorno delle mandrie presso le cascine di pianura. Dal 2000 viene organizzata, in collaborazione con l’Oasi Zegna e le Comunità Montane Valle di Mosso e Valsessera, la manifestazione “Transumando”, una giornata al seguito di una mandria con partenza da Cerale di Camandona e salita al Bocchetto Sessera, lungo l’antica “strada dell’alpe”. La manifestazione si inserisce nell’impegno di riscoperta, valorizzazione e divulgazione del mondo dell’alpe e delle sue tradizioni, elementi essenziali dell’identità biellese. È questa una delle più importanti vie della transumanza che collegavano un tempo le pianure della “bassa biellese” con i pascoli alpini: percorrendo questa mulattiera le mandrie e le greggi salivano dal punto di sosta di Pianezze, dove i cinque comuni della zona possedevano una porzione di territorio su cui far sostare gratuitamente gli armenti, fino al Bocchetto Sessera. Da qui proseguivano verso gli alpeggi comunali dell’alta valle; attraverso il Bocchetto della Boscarola scendevano verso la Valsesia, dove alcuni margari di Camandona affittavano alpeggi, oppure verso la valle di Gressoney. Sempre su impulso del DocBi, dal 2005, in collaborazione con il Comune di Biella e l’Associazione Allevatori di Biella e Vercelli, in occasione del rientro autunnale delle mandrie alle stalle di pianura, viene organizzata la manifesta- Prodotti tipici biellesi 97 zione “Transumando in Città” con lo scopo di recuperare, in una dimensione urbana, il rapporto con la civiltà contadina, con gli allevatori ed i pastori che si muovono con le loro mandrie sul territorio, e accogliere in un momento di festa per le vie cittadine una mandria di mucche al ritorno dalla transumanza. Si tratta di iniziative che pongono al centro la “trasmissione” dei saperi antichi e il ricordo/recupero di una pratica consueta fino a poche generazioni fa e che, vissuta oggi, suggerisce a chi partecipa l’impegno a non far smarrire il significato di questo “viaggio”. Cosa vuol dire, infatti, andare all’alpeggio? Per prima cosa, è certo che non si tratti di una vacanza; significa, in definitiva, rispettare ciò che i propri avi hanno trasmesso con la loro saggezza e la loro fatica alle nuove generazioni. La dedizione alla montagna, la cura degli animali e la sopportazione delle difficoltà sono gli elementi basilari per poter affrontare la vita dell’allevatore. Ci sono anche aspetti profondamente emotive nel lavoro del margaro, che un momento come la transumanza condensa e permette così di avvicinare: in sintesi, accogliere con benevolenza e fede tutto ciò che la natura offre a lui e alle sue bestie. Cercare un vitello, contare le mucche dopo il temporale o preoccuparsi della qualità dell’erba, sono la consuetudine; in alcuni alpeggi oggi ci sono stalle attrezzate che in minima parte aiutano il lavoro, ma sono i ritmi della montagna e degli animali che scandiscono ogni momento della giornata. Anche guardarsi indietro, nei documenti e nelle testimonianze storiche, per leggere la transumanza e conoscerla come momento vitale delle valli Biellesi, ha un valore niente affatto secondario. Nel 2004 ha preso avvio un progetto di studio dedicato alla transumanza finalizzato all’approfondimento degli aspetti etnografici, storici, artistici e archeologici legati a questa tradizione millenaria, attraverso lo studio dei percorsi medioevali, delle mappe catastali, dei dipinti murali e degli ex voto. All’interno del “Progetto Transumanza” si collocano le ricerche effettuate da Alberto Vaudagna nell’ambito del “Progetto Alte Valli”: attraverso la ricerca archeologica nelle Alpi biellesi vengono identificate le tracce di frequentazioni correlabili alle fasi iniziali del popolamento della fascia montana alle quote degli alpeggi, tra 1000 e 2000 m. di altitudine. L’indagine prevede le prospezioni sul terreno, il censimento e posizionamento GPS dei reperti di interesse archeologico e la predisposizione di una carta archeologica digitale. Trivero - montagna, natura e lana 98 Bielmonte fra sport e natura L’Oasi Zegna ha, tra le sue vocazioni, quella di rappresentare anche un’area dedicata a e strutturata per accogliere numerose attività all’aria aperta: la particolare conformazione naturale del territorio e la notevole dotazione di infrastrutture eco-compatibili permettono di praticare una serie di attività sportive, durante tutto l’anno. Durante la stagione invernale, il comprensorio sciistico di Bielmonte, denominato “il parco della neve”, offre sia un’ampia varietà di piste per gli appassionati di sci da discesa, sci da fondo, snowboard, sci da escursionismo, kite-ski, che emozionanti gite con le racchette da neve in compagnia delle guide naturalistiche. Paesaggisticamente, la zona si presenta come una grande balconata naturale a ridosso delle Prealpi biellesi, un angolo incantevole che si affaccia sulla Pianura Padana e regala alla vista scenari “da incorniciare”. La dotazione di impianti di risalita a fune è composta da 5 seggiovie, 2 skilift, oltre a 2 tapis roulant, dislocati su più versanti, che accompagnano gli sciatori su diverse tipologie di piste, dalle più facili ed adatte a principianti e famiglie, alle nere per gli sciatori più esperti. La Scuola di Sci di Bielmonte offre la possibilità di corsi per tutti i livelli, sia in gruppo che individuali. Per gli amanti dello sci di fondo, sono state tracciati 20 Km di piste che si snodano nell’incontaminata Valle Sessera. Particolarmente apprezzata è la favorevole esposizione di Bielmonte sul versante sud che permette di godere del calore del sole in ogni stagione. Sci notturno, pattinaggio su ghiaccio, passeggiate con le ciaspole, kiteski ed una parete di arrampicata indoor, sono le nuove opportunità di questa piccola, ma grande stazione sciistica. Con l’arrivo della primavera, ripartono via via nell’Oasi Zegna anche tutte le attività sportive rivolte agli appassionati di escursionismo, dal trekking d’altura alla mountain bike, dall’equitazione alla palestra di roccia fino al fitness, calcetto, corse podistiche in montagna (sky running), bocce, nel rispetto del territorio e dei suoi ecosistemi. Gli appassionati della Mountain Bike trovano qui una località particolarmente vocata: noleggio bici e attrezzature per pedalare lungo sentieri tracciati e appositamente segnalati, con suggestivi punti panoramici, in solitudine o in compagnia dei maestri federali della Scuola di Mountain Bike. Altresì notevole è l’esperienza del Nordic walking (tecnica di camminata in quota affine allo sci di fondo, che coinvolge quindi anche le braccia, grazie all’uso di bastoncini da impugnare) con la possibilità di escursioni e corsi in quota con istruttori certificati ANWI – Associazione Nordic 99 Trivero - montagna, natura e lana 100 Walking Italia – e in possesso di patentino internazionale INWA – International Nordic Walking Association. Tale attività, che permette un’immersione nella natura senza dimenticare la componente di benessere derivato dall’ attività fisica, si abbina al “Mou- tain Fitness”: in collaborazione con la Federazione Sport Alta Quota, è stato disegnato e dotato di punti informativi un sentiero segnalato con specifiche indicazioni per valutare il proprio stato di forma. A 1.400 m di quota e con suggestivo panorama, si segnala anche la presenza del centro equestre, situato sempre a Bielmonte, in località Marchetta: tra le attività de centro, pensione per cavalli, lezioni di equitazione e passeggiate a cavallo per tutte le età. A circa 1.300 m di altitudine, sulle pendici della Rocca di Argimonia, la palestra di roccia offre numerosi itinerari attrezzati, di difficoltà mediofacile, su una parete rocciosa di ottima qualità e senza pericoli oggettivi, adatta anche a principianti, presso la quale sono anche organizzati corsi per scolaresche e gruppi. Infine, una particolare tipologia di attività all’aria aperta, coniuga qui il gioco e la scenografia naturalistica migliore possibile: si tratta di tutte le iniziative per gli appassionati di aquilonismo e aeromodellismo che tramite corsi e dimostrazioni di volo di aquiloni semplici e acrobatici possono considerare l’Oasi Zegna un territorio a loro assai affine. Per gli appassionati di kite-surf (sia bambini che adulti) , è possibile utilizzare vele da trazione con skateboard a ruote gonfiabili, con speedsail o con buggy ed è disponibile anche un campo volo in altura per modelli radiocomandati. 101 Trivero - montagna, natura e lana 102 INFORMAZIONI 103 Trivero - montagna, natura e lana INFORMAZIoni Comune di Trivero Fraz. Ronco 1, 13835 Trivero, BI tel: 015 7592111, fax: 015 75026 www.comune.trivero.bi.it [email protected] Natale a Trivero La Pro Loco e le attività commerciali di frazione Lora e Centro Zegna, in concomitanza delle festività natalizie, augurano Buon Natale con mercatini, musica e prelibatezze. Pro Loco Trivero La Pro Loco Trivero, dagli anni ‘70 promuove e valorizza il territorio locale attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni. Il gruppo, interamente composto da volontari, si impegna inoltre a mantenere vive le tradizioni popolari del territorio. Ufficio turistico: aperto da lunedì a sabato dalle ore 9.00 alle 12,15. Presidente: Stefano Corinaldesi V. Marconi 41, 13835 Trivero, BI tel. e fax: 015 756129 www.prolocotrivero.it Concorso nazionale di pittura L’Associazione Culturale “Il Prisma”, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trivero, organizza dal 1981 un Concorso nazionale di pittura: “Premio Comune di Trivero”, giunto nel 2010 alla XXV edizione. Consorzio Turistico Oasi Zegna Promuovere e coordina gli eventi e le iniziative legate alla tutela, valorizzazione e promozione del territorio dell’Oasi Zegna. Responsabile: Laura Zegna tel. 015.744167 www.oasizegna.com MANIFESTAZIONI Trivero in fiore Organizzata dalla Pro Loco Trivero; si svolge nel mese di maggio, lungo le vie fiorite di frazione Lora con bancarelle di hobbisti e dimostrazioni di pittori paesaggisti. Festa di San Quirico In occasione della festa patronale di San Quirico e Giulitta del 16 giugno, la Pro Loco organizza ogni anno una serie di eventi musicali e gastronomici. Musica al Centro E’ una rassegna musicale presentata nel periodo estivo al Centro Zegna e ideata per riportare la musica tra la gente. E’ stata ideata dall’Associazione Musicale Euphòria e propone gruppi musicali di livello nazionale ed internazionale. Concerto di Natale Ogni anno, prima di Natale, al Teatro Giletti di Ponzone, viene presentato il “Concerto di Natale”, momento di incontro e di scambio di auguri tra gli amministratori comunali, le associazioni di volontariato e i cittadini. ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO, SOCIETÀ SPORTIVE, PROTEZIONE CIVILE Già nel “Dizionario geografico - storico - statistico - commerciale” del Casalis, si evidenziava che a Trivero “vi sono varie congregazioni di carità che soccorrono gli indigenti del comune”. Nel Comune di Trivero esistono numerose associazioni di volontariato a carattere sociale, Personaggi biellesi illustri culturale, sportivo e ricreativo che assicurano importanti servizi. ASSOCIAZIONI SOCIO - ASSISTENZIALI “Progetto TRIamicoVERO” Il progetto, nato nel giugno 2008, è finalizzato a sostenere le persone che si trovano in stato di bisogno o in situazioni di emergenza socio-economica, con modalità e tempi più rapidi rispetto a quelli dei Servizi e degli Enti preposti. Gli interventi vengono effettuati tramite un “fondo” per il pagamento di bollette, spese mediche, buoni spesa, ed altre primarie necessità. Tra le diverse associazioni partecipanti, il Centro di Ascolto Caritas, l’Ufficio di Solidarietà della parrocchia di Ponzone, l’Amministrazione Comunale e i Servizi Sociali, si è creato un “lavoro di rete”, grazie al quale le risorse e le energie vengono utilizzate al meglio e in maniera più efficace. c/o Comune di Trivero Referente: Lorella Zago, cell. 335 7084829 Scheda 1: NONNOBUS Associazione volontariato Delfino L’associazione, costituita nel 2002, svolge servizi per il trasporto di persone anziane, disagiate, sole o disabili, presso strutture sanitarie in caso di visite, esami e terapie. Supporta le famiglie bisognose per piccoli lavori domestici, fare la spesa, ritirare la pensione, svolgere pratiche burocratiche, fornire compagnia, consegnare pasti e medicinali urgenti a domicilio e sostenere nello studio i ragazzi che frequentano la scuola. Gestisce inoltre il Centro Incontro per Anziani, allestito dall’Amministrazione Comunale presso la residenza “Il sole” dove vengono svolte numerose attività ricreative. Presidente: Ernesto Giardino Referente: Lorella Zago Fraz. Ponzone 162, cell. 335 7084829 www.avdelfino.it Associazione Antonio Barioglio L’associazione lavora principalmente in funzione del “progetto domiciliarità” che sta alla base del suo statuto. Assiste sia pazienti con importanti patologie come il morbo di Alzheimer, stadi terminali di gravi malattie, convalescenze post-operatorie, sia persone anziane, sole e fragili, con incontri programmati con lo scopo di evitare loro, se possibile, inutili o precoci ingressi in istituti di cura. Inoltre, l’associazione supporta le famiglie informandole sui diritti, sulle varie pratiche burocratiche, ma anche sulle modalità di relazione e interazione con i propri famigliari malati. Presidente: Emanuela Zanotti Via Roma 71, tel. 015 75587 cell. 340 2894263 www.antoniobarioglio.it AVIS-Trivero Fa parte della sezione provinciale AVIS di Biella. Organizza manifestazioni per sensibilizzare alla donazione del sangue a favore degli ammalati. Gestisce la distribuzione, in uso gratuito, di ausili sanitari, alle persone bisognose. Presidente: Rita Fila Pizzo Fraz. Guala 3, tel. - fax 015 75381 [email protected] 105 Trivero - montagna, natura e lana 106 AIDO-Trivero Promuove iniziative per sensibilizzare alla donazione di organi e di tessuti. Referente: Roberto Iseni Fraz. Pratrivero, tel. 015 779147 C. R. I. - Comitato di Trivero Organizza il trasporto dialisi presso i centri di riferimento ed accompagna i pazienti bisognosi di indagini ematocliniche presso le strutture ospedaliere ed i presidi sanitari locali. I servizi sono svolti, su prenotazione, dalle ore 08.00 alle 20.00 da lunedì a venerdì. Il sabato il centro è attivo solo per le emergenze. Fraz. Ponzone 181, tel. 015 779019 Prenotazioni: tel. 015 922148 [email protected] Caritas Zonale Triverese Gestisce un centro di ascolto, aperto il martedì dalle 9.00 alle 11.30, allo scopo di venire in aiuto alle persone bisognose. c/o Municipio di Trivero cell. 3338755331 Associazione Giorgio e Nino Maurel Costituita nel 2003 per volontà dei famigliari ed amici di Giorgio e svolge direttamente un’opera umanitaria di raccolta fondi a sostegno delle popolazioni più disagiate. Presidente: Miari Arturo Roberto Via Roma 28, cell. 333.9541469 www.ninomaurel.it Mani Tese - Pratrivero Il gruppo, fondato da Giovanni Nicola, fa parte della ONG Mani Tese che opera per lo sviluppo tra tutti i popoli, fondato sulla giustizia, la pace e la solidarietà. Reperisce fondi con la raccolta di materiali riciclabili, mostre-mercato di artigianato afro-asiatico e mercatini dell’usato. Presidente: Roberto dalle Nogare c/o Parrocchia Pratrivero tel. 015 779231 www.manitese.it [email protected] Associazione Girotondo Ha lo scopo di raccogliere fondi da destinare alla ricerca scientifica ed aiutare i bambini affetti da S.M.A. (Atrofie Muscolari Spinali). Presidente: Simona Taverna Fraz. Pratrivero, tel. 015 7388282 www.atrofiaspinale.it Operazione Mato Grosso Gli aderenti raccolgono fondi facendo vari lavori manuali. c/o Marta Biasetti, cell. 3298155511 ASSOCIAZIONI CULTURALI Il Prisma Si è costituito nel 2001 e promuove numerosi eventi culturali, tra cui ricordiamo il Premio Nazionale di Pittura Contemporanea “Comune di Trivero”, giunto alla XXV edizione. Organizza visite guidate alle più importanti mostre d’arte, corsi di lingue straniere, di informatica, di disegno e pittura. Promuove proiezioni cinematografiche e spettacoli teatrali. Presidente: Roberto Caccia c/o Biblioteca Comunale “Ermes Cancelliere” Centro Zegna, tel. 015 756263 107 Trivero - montagna, natura e lana 108 Associazione Euphòria Nasce nel 2007 per gestire le attività dell’Orchestra di Fiati Euphòria e della Scuola di Formazione Musicale Euphòria. L’orchestra è composta da oltre quaranta musicisti provenienti dai Conservatori del Nord Italia. La scuola di musica gestisce corsi di formazione e di educazione musicale di base, di formazione professionale e di perfezionamento rivolti principalmente ai giovani. Direttore Orchestra: M°: Edoardino (Dino) Pozza Fraz. Ronco 1, cell. 3466242134 www.euphoriaorchestra.it Aurora Montis La corale “Aurora Montis” di Pratrivero, fu fondata da Don Fernando Marchi negli anni ‘60 e si sciolse negli anni ‘80 a causa del trasferimento di don Marchi a Biella in qualità di vicario episcopale. Nel 1997, dopo molti anni di inattività, nuovi e vecchi coristi, sotto la direzione del Maestro Prof. Gianluigi Colpo, si sono riproposti in una nuova formazione, mantenendo il nome storico e l’obiettivo di promuovere la musica corale impegnativa. Il repertorio comprende brani d’autore e soprattutto di polifonia sacra, con particolare attenzione all’esecuzione di Messe. Non mancano canti della tradizione popolare biellese e regionale ed anche qualche brano di musica leggera. Direttore: M° Prof. Ganluigi Colpo Organista: M° Prof. Ivan Cantarutti Presidente: Bollo Federico Fraz. Pratrivero tel. 015 7387784 - 015 777431 digilander.libero.it/auroramontis scheda 2: Il Teatro a Trivero DocBi - Centro Studi Biellesi Documenta e tutela la cultura biellese tramite convegni, pubblicazioni e restauri. Presidente: Giovanni Vachino Recapito a Trivero: Fraz Ponzone 195, tel. 015 7388393 www.docbi.it Fotogruppo Noveis Valorizza, con il mezzo fotografico l’aspetto paesaggistico, storico ed artistico del nostro territorio. Responsabile: Mario Rossati Recapito a Trivero: fraz. Ponzone 195, tel. 015 7387601, fax. 015777111 www.fotogrupponoveis.altervista.org La Tegia Compagnia culturale biellese che organizza ogni anno, alla Bocchetta di Margosio, “La festa della Teggia”, allo scopo di promuovere il territorio dell’Alta Valsessera, i suoi piatti tipici, le musiche e i giochi della tradizione locale. Recapito a Trivero: Silvano Civra Dano Via Marconi 31, tel 015 757096 ASSOCIAZIONI SPORTIVE Lo sport a Trivero ha sempre avuto un ruolo molto importante, soprattutto in rapporto ai giovani. Atleti di livello mondiale hanno iniziato qui la loro attività, come Fabia Trabaldo ed Elena Romagnolo. U.S.S.A. Unione Sportiva Stella Alpina 109 Trivero - montagna, natura e lana 110 L’U.S.S.A, nata nel 1919 per promuovere il gioco del calcio, raggiunse i massimi risultati nelle stagioni 194610947 e 1947-1948 con la disputa di due campionati di serie C. Tra i giocatori di allora è doveroso ricordare Armando Malinverni che, passato in serie A nella squadra del Modena, debuttò nella mitica Nazionale di Vittorio Pozzo allo stadio Prater di Vienna. Successivamente, fu rifondata come U.S. Ponzone, che si distinse negli anni 60, con l’avvento del Comm. Ermanno Botto. Nel 1994 si è fusa con l’A.C. Trivero, altra squadra di calcio operante nel Comune, per dare origine ad un’unica società che prese di nuovo il nome di U.S.S.A.. Partecipa ai campionati dilettantistici e con le diverse squadre giovanili alle rispettive competizioni di categoria. Presidente: Silvio Caparoni Fraz. Lora 60, cell. 3294232941 creativi e sportivi. Nel 1947 la società si rifondò come “Dopolavoro Azienda Zegna”, che oltre alle varie attività sportive agonistiche promuoveva eventi di livello nazionale come le 25 edizioni della “Corsa ciclistica Ponzone-Stavello”, le oltre 50 edizioni della “Gara Nazionale Bocciofila di Stavello”, numerose gare nazionali podistiche e un “Campionato Italiano assoluto di Cross”. Dal 1998, la società, porta la nuova denominazione di “Gruppo Sportivo Ermenegildo Zegna”. A testimonianza dell’alto livello tecnico raggiunto sono da ricordare i numerosi titoli conquistasti nella sua storia, tra i quali: 1 titolo italiano assoluto, 26 titoli italiani di categoria e 12 medaglie azzurre nell’atletica, 14 titoli italiani nella marcia alpina e 1 titolo nazionale nelle bocce. Centro Zegna 40, www.gszegna.altervista.org Trivero Basket Nasce il 30 agosto 2005, dopo tre anni dedicati all’attività agonistica seniores, nel 2008 promuove anche il settore giovanile, in collaborazione con il Minibasket Point di Cossato, che cresce e si sviluppa, fino a contare oggi numerose squadre. Per gestire le varie attività, la società si avvale dell’opera gratuita sia degli allenatori che di diversi genitori entrati nella dirigenza della società. Presidente: Marco Mazzoleni Fraz. Sella 1/p, tel. 015 75181 Pagina Facebook: Trivero Basket SCHEDA 3: OLIMPIADI Gruppo Sportivo E. Zegna E’ nato nel 1933 come “Dopolavoro Aziendale Fratelli Zegna di Angelo” che abbracciava interessi culturali, ri- TRIVERO 111 ALLE Trivero Nuoto Promuove e realizza, dal 2002, presso la Piscina Comunale di Trivero “E. Zegna”, con istruttori federali o laureati SUISM, corsi di nuoto per bambini e per adulti, attività in acqua per la terza età, acquaticità per bambini dai 3 mesi in poi, acquagym e ginnastica dolce, corsi specifici di nuoto per tutte le età e svolge attività agonistica giovanile e master. Via Marconi 54, tel. 015 757151 www.atheneumgroup.com Sci Club Bielmonte Fondato nel 1965 allo scopo di avviare i giovani alla pratica dello sci alpino, Azienda qualificata SOA Categoria OG 6 classe II Categoria OS 3 classe V Categoria OS 28 classe V GALIZZI IMPIANTI s.r.l. via Noveis, 67/69 13867 PRAY (BI) tel. 015.767087 (4 linee r.a.) fax 015.767992 c.f. / p.iva 02200860027 [email protected] www. galizzi-impianti.it IMPIANTI INDUSTRIALI VAPORE CONDIZIONAMENTO RISCALDAMENTO ENERGIE ALTERNATIVE ANTICENDIO IDRICO SANITARIO IRRIGAZIONE METANO-GPL CONDOTTE AERAULICHE COPERTURE E LATTONERIA ISOLAMENTO TUBAZIONI LAVORI CON PIATTAFORMA AEREA IMPIANTI ELETTRICI RIPARTIZIONE E CONTABILIZZAZIONE CALORE progetti 112 partecipa ed organizza gare nazionali ed internazionali. Numerosi atleti si sono imposti a livello nazionale come Riccardo Rolando e Claudio Ravetto, attuale direttore tecnico della Nazionale Italiana di sci. Centro Zegna, 38 Presidente: Giovanni Foglia tel: 015 75279 Ginnastica Villaggio Lamarmora E una scuola di ginnastica, attiva a Trivero da molti anni, che coinvolge numerosi ragazzi con corsi specifici e mirati anche alla formazione preagonistica e agonistica. Partecipa ai più importanti circuiti di gare della Federazione Ginnastica d’Italia. Referente: Elisabetta Ara cell. 3496197280 www.ginnasticalamarmora.it Compagnia Arcieri del Dahù Fondata nel 1998, accoglie al proprio interno numerosi atleti, soprattutto giovani. In un ampio spazio a Ponzone, concesso dal Comune, ha allestito un percorso di allenamento, mentre presso la sede sociale si trova una palestra di tiro al coperto. Tutti gli arcieri svolgono un’intensa attività agonistica e mietono successi a livello regionale e nazionale in tutte le categorie. Presidente: Aldo Carrara www.arcierideldahu.it M.T.B. Scuola Nazionale Oasi Zegna Organizza corsi per adulti e bambini con istruttori specializzati, manifestazioni promozionali ed agonistiche. V. Roma 99/100, tel. 015 744126 Referenti: Giorgio Tura, cell. 3397037640 www.oasizegna.com Atletica 2001 La società è nata nel anni 70 dedicandosi prevalentemente all’attività podistica. Ha organizzato numerose manifestazioni sportive come la Maratonina di Ponzone e di San Silvestro. Referente: Franco Sartori Fraz. Gioia 20, tel. 015 75329 Free Bike Trivero E’ stata fondata da un gruppo di ciclisti amatoriali nel 2004, con l’intento di avvicinare i giovani a questo sport sia a livello cicloturistico che agonistico. Presidente: Giglio Verzoletto Fraz. Ponzone 347/A, tel. 015.7388340 ecosostenibili per l’igiene ambientale Trivero - montagna, natura e lana 113 Trivero Ponzone calcio a 5 La società muove i suoi primi passi nella stagione 2002-2003, con la volontà di riunire alcuni ragazzi di Trivero, appassionati di calcio a 5. Referente: Alessandro Coltro Fraz. Ferrero 41, tel. 015 756342, cell. 3332230784 www.tpcalcioa5.it Varadero Calcio a 5 La squadra è nata nel 2004 ed è formata da un gruppo di amici, allo scopo di ritrovarsi e fare insieme un po’ di sport. c/o Francesco Albanese Via Roma 125 [email protected] Bocciofila Cereje La società è stata fondata nel 1949 per propagandare il gioco delle bocce. Il risultato più prestigioso è stato raggiunto da Enzo Casetto, che è stato Via Diagonale 120 - 13832 - Trivero Ponzone BI - [email protected] t +39 015 738 77 77 - f +39 015 738 82 26 - www.falpi.it Trivero - montagna, natura e lana 114 vicecampione d’Italia nella categoria D nel 1966. c/o Carlo Gregoletto Fraz. Vaudano, tel. 015 779274 Bocciofila Oro c/o Bar Babar Fraz. Oro 39, tel. 015 75156 Bocciofila Arci Bulliana E’ attiva presso il bocciodromo del Circolo Arci di Bulliana e partecipa a numerose manifestazioni organizzate dall’Arci provinciale. Fraz. Bulliana 77, tel. 015 75117 Associazione pescatori Trivero E’ nata nel 1946 come supporto al Consorzio biellese tutela pesca e si è sempre occupata soprattutto di ripopolamento. Fraz. Fila 18 Associazione pescatori Stella Alpina Fondata nel 1971, pratica attività amatoriali ed agonistiche ed è specializzata nella pesca di trota di lago e di torrente. C/o Giancarlo Perin, tel. 015 737549 Moto Club Trivero Ponzone. Organizza motoraduni e manifestazioni motociclistiche c/o Francesco Riccio, tel. 015 759055 Minibasket Point E’ un’associazione di Biella che svolge regolarmente corsi di basket per ragazzi presso il Palazzetto dello sport di Ponzone. c/o Patrizia Zignone, tel. 015 777109 ASSOCIAZIONI RICREATIVE GRAP - Gruppo ricreativo attività ponzonese Nato agli inizi degli anni ‘80, per volontà di alcuni abitanti di Ponzone, è storicamente importante per avere realizzato 15 edizioni della “Festalunga”, durante la quale, la strada che attraversa il paese veniva chiusa per ospitare numerose bancarelle, stand, punti ristoro, gruppi musicali, gare sportive. giochi per bambini. Tale iniziativa richiamava migliaia di persone da tutti i paesi vicini. L’ultima edizione è stata realizzata nel 1995. Circolo ARCI di Bulliana Nasce nel 1984 allo scopo di avere un punto di ritrovo ricreativo per gli abitanti della zona. Presidente: Daniele Farinone Fraz. Bulliana,77, tel. 01575117 Associazione S. Lucia - Barbato Tutela e valorizza l’ambiente frazionale. C/o Festa Bianchet Bruno tel. 015 75415, cell. 3357827394 Facebook/Associazione S. Lucia di Barbato Gruppo Ricreativo Trivero c/o Roberta Faggio, tel. 015 779097 Centro incontro pensionati c/o Parrocchia Pratrivero tel. 015 777286 ANA – Associazione Nazionale Alpini Trivero Gestisce attività ricreative ed è molto presente in ambito sportivo. Gestisce il servizio “Nonnobus”. Capogruppo: Giuseppe Stella Soprana, cell. 3339929777 Facebook/Gruppo alpini Trivero ANA – Associazione Nazionale Alpi- 115 Trivero - montagna, natura e lana 116 ni Ponzone L’associazione si propone di mantenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini. Capogruppo: Mario Mancin Valle Mosso, tel. 015 737017 Associazione Arma Aeronautica Sezione di Trivero c/o Rizzà Gianni, cell.3357228068 Fraz. Guala www.assoaeronautica.it Associazione S. Barbara c/o Ermino Capparoni fraz. Cereie 128, tel. 015 779165 Associazione Nazionale Bersaglieri Sezione di Trivero c/o Giordano Villanova Fraz. Cereie 165 www.bersaglieri.net Associazione Carabinieri in congedo, Via Fabbriche 136, Valle Mosso PUBBLICA SICUREZZA E PROTEZIONE CIVILE Il comando dei Carabinieri di Trivero, i volontari dei Vigili del Fuoco distaccamento di Ponzone, ed alcune associazioni presenti sul territorio, hanno da sempre rappresentato punti di riferimento importanti per la sicurezza dei cittadini triveresi. Comando dei Carabinieri di Trivero Via G. Marconi 57, tel. 015 75050, fax: 015 757234 www.carabinieri.it Vigili del Fuoco Volontari, Distaccamento di Ponzone Fraz. Ponzone 259/B tel. 015 7387668, www.anvvfv.org 117 Corpo Forestale dello Stato, Stazione di Trivero Fraz. Guala, tel. 015 75243 www.corpoforestale.it AIB - Antincendi Boschivi, Squadra di Trivero Fraz. Botto 3, tel. 015 7369931 www.aib.it Soccorso alpino italiano e speleologico Fraz. Cappio 35, Strona www.cnsas.it Soccorso piste Bielmonte [email protected] AIR - Associazione Radioamatori Italiani Via Roma 40/A, Valle Mosso www.ari.it ALTRE ASSOCIAZIONI Comitato Benefico Bullianese Costituito nel 1947, riveste una grande importanza storica per aver realizzazione “La Sacra Rappresentazione della Natività” raffigurata dagli stessi abitanti di Bulliana, per 32 anni, fino al 2005. Dal 2001 è un associazione di volontariato che organizza numerosi eventi come il Carnevale benefico dei bambini, la ,Via Crucis del Venerdì Santo, la Bulliana Summer Fest e collabora alla rassegna del Festival Internazionale “Storici Organi del Biellese” di cui la Parrocchia di Bulliano con il suo organo realizzato da Camillo Bianchi Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli S.p.A. nel 1876 è una delle sedi. Promuove inoltre feste come “La Riffa” e “La Castagnata Benefica” per raccogliere fondi per sostenere le iniziative delle associazioni locali che si occupano di assistenza alle persone bisognose. Fraz. Bulliana, tel. 015 75117 www.bulliana.org C.A.I. - Club Alpino Italiano Sezione di Trivero La sezione triverese del C.A.I. è nata nel 1952, come sottosezione del C.A.I. di Biella, con il reggente sig. Giuseppe Perolo. Nel 1994 l’Assemblea Generale ha deliberato la sua trasformazione in Sezione. Ha più di 500 soci e promuove numerose gite sociali per far scoprire, far amare e promuovere la montagna. La sede è aperta tutti i venerdì dalle 21:00 alle 23:00 Presidente: Stefano Strona Fraz. Guala 5, tel. 015 756246 caitrivero.wordpress.com Gruppo Scout Trivero 1° Il Gruppo Scout di Trivero, appartiene all’Agesci ed è sorto nel 1976 per iniziativa del capo scout Gianluigi Griffa e di un gruppo di giovani. L’Associazione ha coinvolto generazioni di triveresi che hanno trovato nello scautismo una scuola di vita. Nel 1986 il gruppo ha raggiunto la massima estensione con 130 iscritti; attualmente sono circa 70 e gestiscono, sulle pendici del Monte Rubello, il rifugio Scout Stavello e tutti gli anni nel mese di giugno, organizzano il “Trofeo Argimonia”, nel quale si cimentano, in una gara a passo libero, numerose coppie di corridori, divisi per categorie. c/o Vaudano Andrea Fraz. Dosso 13, tel. 015 7387828 [email protected] Azione Cattolica c/o Parrocchia Matrice Referente:Alessandra Foglia cell. 3283391352 Circolo ANSPI di Pratrivero c/o Dalle Nogare Roberto Fraz. Barbero 10, tel. 015 779231 [email protected] Gruppo Animatori di Trivero e Pratrivero-Ponzone Organizzano i Centri Estivi per ragazzi. Parrocchia Matrice, tel. 015 75188 Parrocchia Pratrivero, tel. 015 777286 Unità Pastorale di San Bernardo Parrocchia SS. Quirico e Giulitta, fraz. Gioia 38, tel. 015 75188 Unità Pastorale del basso Triverese c/o Parrocchia Pratrivero, tel. 015 777286 Associazione Amici del Santuario della Brughiera Organizza eventi, feste, concerti per le ricorrenze, servizio ai pellegrini e varie attività a favore del santuario. Fraz. Brughiera 3, tel. 015 75087, cell. 335 123 23 43 www.santuariodellabrughiera ANPI Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Sezione Alta Valle Strona Associazione molto attiva nella promozione di eventi in ricordo della Resistenza e nella tutela dei suoi valori. Fa parte dell’ANPI provinciale di Biella e comprende i Comuni di Trivero, 119 Trivero - montagna, natura e lana 120 Portula, Soprana, Mosso, Valle Mosso, Camandona e Veglio. Presidente: Giovanni Guala Fraz. Gioia, ex scuola di Matrice tel. 015 756873, www.anpi.it [email protected] Comitato Federativo della Resistenza c/o Girardi Umberto, tel 015 777033 STRUTTURE COMUNALI, CULTURALI E SPORTIVE Biblioteca Comunale “Ermes Cancelliere” Oltre al patrimonio librario formato da più di 14.000 volumi è anche sede di una sala convegni che ospita numerosi incontri culturali. Centro Zegna, tel. 015 756263 Apertura al pubblico: Lunedì. Giovedì 16.00-18.30 Venerdì 20.30-21.30 Teatro Giletti Al Teatro Giletti di Ponzone, vengono presentati numerosi eventi culturali, spettacoli di prosa, musica, cabaret e proiezioni cinematografiche durante tutto l’anno. Piscina comunale Situata presso il Centro Zegna, è punto di riferimento delle attività natatorie di tutto il territorio biellese orientale. Via G. Marconi 54, tel. 015 757151 Palazzetto dello Sport Presso il Palazzetto delle Sport di Ponzone vengono svolte numerose attività sportive: dal basket, al calcio a cinque, al volley, alla danza ed è attiva un’area fitness. Aggregato al Palazzetto esiste una struttura all’aperto per Calcetto e tennis. Campo di calcio “O. Giletti” Si trova a Ponzone ed è gestito dalla società sportiva U.S.S.A. Palestra “Adolfo Rolando” Spazio disponibile, presso il Centro Zegna, per lo svolgimento di attività delle società sportive triveresi. Palestra Scuole di Ronco Oltre alle attività ginniche della scuola, accoglie anche gli allenamenti delle società sportive locali. Campo di atletica, Ronco Spazio polivalente di atletica presso le Scuole di frazione Ronco. DOVE MANGIARE • I Tigli, ristorante-pizzeria, fraz. Ponzone 260, tel. 015 7388237 • Antica Taverna, ristorante-pizzeria, fraz. Ponzone 235, tel. 015 777229 • Italia, ristorante-pizzeria, fraz. Ponzone 187, tel. 015 777310 • Nekenie, pizza da asporto, fraz. Ponzone 182, tel. 015 779181 • Da panda, trattoria, fraz. Cereie 97, tel. 015 777382 •L’ustaria dal Pre’, ristorante- pizzeria, fraz. Pratrivero 57 • Baba, ristorante, fraz. Oro 93, tel. 015 75156 • Tre stelle, ristorante-pizzeria, Via Roma 77, tel. 015 757998 • Al Centro, ristorante, Via Marconi 41, tel. 015 756100 • Castagneto, ristorante-pizzeria, fraz. Brughiera 1, tel. 015 7158175 • La sosta nella Pineta, ristorante-pizzeria, fraz. Zegna 47, tel. 015 757969 121 Trivero - montagna, natura e lana 122 DOVE ALLOGGIARE • I Tigli, locanda, fraz. Ponzone 260, tel. 0157388237 • Antica taverna, albergo, fraz. Ponzone 235, tel. 015 777229 • La Stalla, agriturismo, Barbato 5, cell. 33497838977 • Castagneto, albergo, fraz. Brughiera 1, tel. 015 7158175 INDICE Presentazione Prefazione pag. 00 pag. 00 TERRITORIO Significato del nome Caratteristiche geologiche Stemma Frazioni Andamento demografico pag. 00 STORIA Cronologia storica Fra Dolcino Reperti dolciniani Scritti su fra Dolcino Il mito di fra Dolcino I Bulgaro XIX secolo L’economia triverese L’industria Personaggi illustri triveresi pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 ARTE e ARCHITETTURA Santuari, chiese, oratori Via Crucis Bulliana-Barbato I santi sui muri Installazioni Fondazione E. Zegna Opere d’arte Edifici notevoli ITINERARI E SENTIERI Via della lana Le valli della fede La grande attraversata del biellese Panoramica Zegna e Oasi Zegna I sentieri dell’Oasi Zegna La Brughiera Sentieri dolciniani Altri sentieri pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 pag. 00 123 Finito di stampare nel mese di Aprile 2011 presso le Arti Grafiche Biellesi - Candelo (BI)