"TRIVERO - natura, cultura e lana" - Guida su

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"TRIVERO - natura, cultura e lana" - Guida su
Eventi & Progetti Editore
via Milano, 94 - 13900 Biella
www.e20progetti.it
LE GUIDE DEL BIELLESE
ISBN 978-88-89280-??-?
Progetto promosso da:
Comune di Trivero, Assessorato alla Cultura, Assessorato al Turismo
testi
Franco Bianchini, Giovanni Vachino, Grazie Imarisio, Vittorio Natale, Marco
Cassisa.
contributi di:
Mina Novello, Massimo Biasetti, Franco Dessilani, Piergiorgio Bovo
fotografie
Mario Rossati-Fotogruppo Noveis, Angelo Giovinazzo, Fabrizio Lava
e con il contributo di Franco Bianchini, Massimo Biasetti, Neviano Dalvici, Gianni
Iannitto, Franco Grossso,
sponsor del progetto:
Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli S.p.a.
Vitale Barberis Canonico S.p.a.
Oasi Zegna
Novacoop
Farmacia Guelpa
Farmacia Rollone
Falpi s.r.l.
Giardino Colori s.a.s.
Cacciati s.r.l.
Galizzi impianti s.r.l.
Oreficeria Lachi
progetto editoriale
Fabrizio Lava
progetto grafico e impaginazione
E20Progetti - Biella
stampa
Arti Grafiche Biellese - Candelo (BI)
Trivero
montagna, natura e lana
Presentazione
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Libri e testi riguardanti il Triverese non mancano certamente. I vari aspetti
del territorio sono però descritti in tante pubblicazioni diverse che trattano in
modo specifico i singoli argomenti.
L’idea di realizzare una guida su Trivero è nata proprio dalla necessita di
avere un unico testo che descrivesse in modo sintetico, ma completo, la storia,
le tradizioni, l’arte, il lavoro e la natura del nostro paese.
Un libro dedicato soprattutto ai Triveresi, che possono così riscoprire la
storia, la bellezza e le tradizioni del proprio paese. Un mezzo per valorizzare la
nostra terra, da donare con orgoglio a chi vuole conoscere i vari aspetti e le tante
opportunità che offre il territorio.
Questa pubblicazione nasce dalla collaborazione di molte persone che da
tempo hanno a cuore Trivero, colgo pertanto l’occasione per ringraziare l’Assessore alla Cultura Franco Bianchini che ha ideato, promosso il progetto ed ha
curato la redazione dei testi con il DocBi, l’Associazione Il Prisma, la ProLoco
e molti altri; in ultimo ringrazio tutte le attività industriali e commerciali che
hanno permesso la realizzazione dell’opera.
Massimo Biasetti
Sindaco di Trivero
Trivero: vista aerea
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Presentazione
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Trivero è storia.
Nella Piana di Stavello il 23 marzo 1307, veniva catturato, dopo un lungo
assedio e una cruenta battaglia, fra Dolcino, forse l’eretico mediovale più noto,
in quanto le sue gesta sono state ricordate da Dante Alighieri nella Divina Commedia e da numerosi altri autori come Dario Fò ed Umberto Eco.
Il 4 giugno 1403 i triveresi si sono ribellati alla tirannia dei Bulgaro e hanno
cacciato la nobile e potente famiglia che ha dominato i territori biellesi per oltre
quattro secoli.
Trivero è arte.
Ha un elevato numero di opere d’arte, in particolare è il comune con più
alto numero di dipinti murari devozionali, spesso di pittori importanti come
Antonio Ciancia, Pietro ed Emilio Mazzietti,
Trivero è industria tessile
Nel XX secolo era uno dei luoghi centrali dell’industria tessile mondiale e
tuttora abbiamo aziende famose in tutto il mondo per la qualità dei loro tessuti.
Trivero è natura
Qui abbiamo un paesaggio splendido anche grazie all’intervento dell’uomo
che ha saputo armonizzare l’artificio con la natura.
Trivero è solidarietà.
La presenza di numerose associazioni di volontariato in campo sociale, culturale e sportivo, garantiscono una qualità invidiabile della vita.
Franco Bianchini
Assessore alla Cultura di Trivero
La conca dei rododendri
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Trivero - montagna, natura e lana
TERRITORIO
Trivero - montagna, natura e lana
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1.1 Territorio
Il Comune di Trivero fa parte della
Provincia di Biella e ha una superficie di 29,88 kmq. L’altitudine varia da
una quota minima di 470 fino a quella
massima di 1.937 m s.l.m.; la sede del
municipio si trova in Frazione Ronco
a 739 m.
Il territorio del comune si estende dalle colline alle montagne del Biellese
orientale, tra la Vallesessera ad est e la
Valle Strona ad ovest, il Torrente Ponzone a sud e il Torrente Sessera a nord.
Vista la sua ampia estensione e la
conformazione diffusa nel territorio,
anche dal punto di vista altimetrico,
confina con numerosi comuni: Portula, Pray, Curino, Soprana, Mezzana,
Strona, Valle Mosso, Mosso, Vallanzengo, Camandona, Valle San Nicolao, Scopello Crevacuore, Caprile,
Coggiola.
Il territorio su cui si situa, presenta
due aspetti distinti e molto diversi dal
punto di vista ambientale: a nord la
parte montana, inserita nella selvaggia Alta Valsessera, è priva di nuclei
abitati e ricca di boschi e alpeggi; a
sud l’area urbana è caratterizzata da
un elevato numero di borgate e da insediamenti industriali.
Le numerose frazioni sono circondate da ampi spazi verdi, boschi di castagni e frassini, fino a 900 metri di
quota, seguiti da abeti e larici fino a
1200, mentre più in alto betulle e bosco ceduo si alternano agli alpeggi e ai
cespugli di rododendri e mirtilli.
Il clima è caratterizzato da piogge
primaverili e autunnali, estati fresche
e inverni non eccessivamente freddi
per le molte giornate di sole che si
alternano alle nevicate.
Il territorio montuoso presenta numerose macchie di boschi e profonde
gole, regno degli ungulati (caprioli,
camosci, cervi) e una grande varietà di fauna alpina, oltre al Carabus
Olympiae, rarissimo coleottero dai
colori iridescenti, divenuto il simbolo
dell’Oasi Zegna.
A sinistra:
Il paese visto da sud
sotto:
cartina della linea Insubrica
1.2 Caratteristiche geologiche
La storia geologica di Trivero è strettamente legata a quella della catena
alpina. Il territorio comunale è infatti interessato da un limite geologico
di primaria importanza: una faglia,
detta “linea insubrica”. Questa cicatrice, che interessa tutte le Alpi dal
Piemonte alla Slovenia, rappresenta il
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Trivero - montagna, natura e lana
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Il Carabus Olympiae
Il Carabus Olympiae adulto misura 3-4 cm di lunghezza, ha colori verde smeraldo con riflessi iridescenti e bluastri che in alcuni casi sfumano verso il rosso.
Nel lontano 1854 Olimpia Sella, una bambina di otto anni, giocando sui prati
nei dintorni di Bocchetto Sessera, rinvenne, il cadavere di un piccolo insetto dai
colori iridescenti, mai visto prima. Colpita dai colori dell’animale, la piccola lo
portò al cugino Eugenio Sella, allora giovane entomologo, che comprese subito
l’importanza della scoperta. Dopo averlo studiato, Sella classificò l’insetto come
una nuova specie di Coleottero Carabidae e, in omaggio alla cuginetta, lo chiamò Carabus Olympiae.
La notizia della scoperta e la localizzazione dell’insetto vennero tenute a lungo
segrete, ma, in seguito, con la pubblicazione di numerose ricerche scientifiche
sull’animale, venne svelato il suo sito e il suo habitat naturale e così si mobilitarono squadre di ricercatori ma anche avidi trafficanti di insetti, e dopo decenni di
catture incontrollate, ritrovare il carabo fu impresa ardua. Grazie però all’intervento, nei primi anni ‘40, di entomologi di fama europea, furono gettate le basi
per la tutela di questo prezioso coleottero. Oggi il carabo gode della protezione
di una legge della Regione Piemonte.
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contatto tra due continenti: l’Europa
e l’Africa. La formazione della catena
alpina è legata ai movimenti tra i due
continenti che allontanandosi in passato uno dall’altro, hanno dato origine ad un oceano.
Il successivo riavvicinamento e la collisione tra le due masse continentali,
iniziata 90 milioni di anni fa (eocene),
ha determinato la chiusura dell’oceano e la formazione delle Alpi.
La linea insubrica (vedi dis. sopra) interessa il territorio montano di Trivero, sviluppandosi tra il Bocchetto Sessera ed il Bocchetto della Boscarola e
proseguendo in Valsesia.
A Nord della linea insubrica, affiorano le rocce metamorfiche del complesso geologico denominato “Zona
Sesia-Lanzo”, che va dalle valli di
Lanzo alla Valsesia. Queste rocce
formano le montagne di Mera e della
media valle del Sesia.
Al loro interno, nelle fasi finali della
formazione della catena alpina (Oligocene, 30 milioni di anni fa), si è
avuta l’intrusione di magmi, che hanno dato origine alla sienite della Valle
del Cervo e ad una serie di lave vulcaniche, che affiorano lungo la faglia.
A Sud della linea insubrica si incontrano le rocce magmatiche intrusive:
gabbri e dioriti, della “Zona IvreaVerbano”, che formano i rilievi montuosi del Monte Rubello, San Bernardo e Monte Barone.
A sinistra:
Il torrente Sessera in Alta Valle, vista della valle
dal Monticchio, in basso: il torrente Sessera
scorre fra le rocce
Una seconda importante faglia attraversa il territorio di Trivero tra le
frazioni di Fila e Oro. E’ detta “linea
della Cremosina”, poiché si sviluppa
tra il Biellese e il lago d’Orta passando appunto per la Cremosina e separa
le rocce della “Zona Ivrea-Verbano”
dai graniti del “Massiccio granitico
del Biellese”, che affiorano tra Ponzone, il Mortigliengo e Cossato.
Le due faglie: la “linea insubrica” e la
“linea della Cremosina” non rappresentano solo il limite tra formazioni
geologiche differenti, ma determinano il confine tra zone caratterizzate da
morfologia e paesaggio diversi.
A Sud della linea della Cremosina
prevalgono forme dolci, date da un
susseguirsi di rilevi e dorsali collinari,
dove sorgono gran parte delle frazioni di Trivero.
A Nord, a monte di Oro, Lora e Bulliana, i versanti diventano decisamente più ripidi, con cime che superano
i 1200 m di altezza (Monte Rubello
e San Bernardo), fino a sfiorare i
2000 m in alta Valsessera (Cima della
Mora, Cima di Bors).
La linea insubrica forma un ulteriore
gradino, i rilievi montuosi che si elevano a nord della faglia sono infatti
caratterizzati da una maggiore altimetria, con cime che superano i 2500 m,
come la cima di Bo in alta Valsessera.
1.3 Significato del nome
In un diploma del 22 ottobre 988 di
Ottone III, Imperatore del Sacro Romano Impero, Trivero era detto Treveres o Triverium Bugellensium.
Secondo alcuni studiosi Treveres o Triverium deriva dal nome del gentilizio
romano «Treverius”, riconducibile al
nome della tribù gallica dei Treveri che
a quei tempi popolavano queste zone.
I Treveri provenivano dalla Renania,
nei luoghi dove i romani nel 16 a.
C. fondarono Treviri (nome tedesco:
Trier), città che ha dato i natali a Karl
Heinrich Marx (1818-1883) e attualmente sotto la tutela dell’UNESCO
come bene inalienabile dell’umanità.
Un’altra interpretazione deriva dal fatto che i Triveri di origine germanica, in
seguito al loro insediamento in Gallia,
accolsero elemen ti celtici, quindi il
nome di Trivero deriverebbe dal celti-
co var, che sta ad indicare corso d’acqua, ter che significa tre, quindi “tre
corsi d’acqua”.
Questi potrebbero essere i tre principali torrenti locali, che delimitano
in parte i confini comunale: Sessera,
Ponzone e Scoldo, oppure i tre corsi
d’acqua che scendono, paralleli tra
loro, dal Monte Rubello e attraversano
il comune: Soldo, Nosetto e Viasca.
Bugellensium, invece, aggiunto in
un secondo momento, sottolinea la
stretta dipendenza, che si era venuta a creare, di Trivero con la città di
Biella, della quale seguì nei secoli l’alterno destino. Bugella era infatti l’an-
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tico nome di Biella e apparve la prima volta il 10 luglio 826, nell’atto di
donazione fatto dagli Imperatori del
Sacro Romano Impero, Ludovico il
Pio e Lotario, figlio e nipote di Carlo
Magno, a Bosone, Conte di Provenza,
loro feudatario.
1.4 Lo stemma
Lo stemma comunale, venne concesso il 6 ottobre 1953, a seguito di una
Nel cuore della Biella Medioevale
al naturale, sormontato da una stella
d’argento; nel secondo d’azzurro al
monte di verde”.
1.6 Andamento demografico
Censimento 1861 4.418
Censimento 1901 4.763
Censimento 1921 5.014
Censimento 1931 6.897
Censimento 1936 7.591
Censimento 1951 8162
Censimento 1961 9.066
Censimento 1971 8.719
Censimento 1981 8.180
Censimento 1991 7.331
Censimento 2001 6.883
Popolazione al 31-12-2010: 6.204.
1.5 Frazioni
richiesta fatta pervenire dall’allora
sindaco di Trivero Sereno Lampo,
al Presidente della Repubblica Luigi
Einaudi.
Lo stemma è così descritto:
“Troncato al primo di rosso al delfino
Sono ben 37 le frazioni che compongono il comune di Trivero. Alcune di
queste hanno assunto nel tempo le
dimensioni di veri e propri paesi e i
loro nomi, nell’uso del parlato comune, sono quasi indipendenti dalla loro
effettiva appartenenza amministrativa
a Trivero.
La frazione di Ponzone
La chiesa di Trivero Matrice
Barbato,
Barbero,
Botto,
Brughiera,
Bulliana,
Castello,
Cereie,
Dosso,
Ferla,
Ferrero,
Fila,
Giardino,
Gioia,
Grillero,
Guala,
Lora,
Marone,
Mazza,
Mazzucco,
Molino - Giara,
Oro,
Piana,
Polto,
Ponzone,
Pramorisio,
Pratrivero,
Rivarolo,
Ronco,
Rondò,
Roveglio,
Sant’Antonio,
Sella,
Vaudano,
Vico,
Villaggio Residenziale,
Zegna,
Zoccolo
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Trivero - montagna, natura e lana
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Nel cuore della Biella Medioevale
Trivero aperto al mondo
A sinistra:
Agadez (Niger)
a destra una vista dei paesi di
Kalnciems e Bujaraloz, con al
centro i tre sindaci durante la
cerimonia di gemellaggio
Il Gemellaggio
Venerdì 19 giugno 2009 al Teatro Giletti di Ponzone, si è svolta la Cerimonia di
gemellaggio: il Sindaco di Trivero Massimo
Biasetti, quello di Kalnciems, Ajia Tracuma
e di Bujaraloz, Josè Ignazio Aguilar Camper,
hanno firmato uno speciale “Patto di Fratellanza” voluto dal Programma Europeo
“Europa per i Cittadini” nel quale si colloca
il progetto il cui intento, si legge nel documento “è quello di avvicinare i cittadini Europei alle Istituzioni Comunitarie e all’Europa e risvegliare un senso di appartenenza e
una unica identità comune tra realtà diverse
della UE”.
Con tale documento i tre rappresentanti
dei rispettivi comuni hanno siglato la volontà di avviare scambi, visite, collaborazioni e progetti futuri coinvolgendo i loro
cittadini perché tutti si possano sentire più
“fratelli dell’Europa”.
Progetto Niger
Progetto di cooperazione decentrata con i
Comuni di Agadez e Tchirozerine, presentato dal Comune di Trivero (BI) con Terre
Solidali onlus, Nebbiuno (NO), Associazione Giorgio e Nino Maurel,Trivero (BI),
Cooperativa Stile Libero Pray (BI).
Attraverso questa azione è stato possibile
costruire più silos per lo stoccaggio di cereali ad uso alimentare e destinati all’alimentazione degli animali, oltre l’acquisto di bestiame per il sostentamento delle famiglie
al fine di migliorare la sicurezza alimentare
e la condizione di vita delle famiglie aderenti alle cooperative.
E’ stato così possibile avviare un rapporto
di interscambio con i Comuni di Agadez
e Tchirozerine, allo scopo di diffondere le
peculiarità culturali del Niger e del Sahel, per favorire una cultura di solidarietà
e coinvolgere i giovani, offrendo loro dei valori positivi a cui fare riferimento.
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Trivero nella storia
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Trivero - montagna, natura e lana
A destra
mappa del 1793, particolare,
Archivio Storico Comune di Trivero
In basso:
Mappa del xxxcccvvv
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2.1 cronologia storica
Anticamente abitato dai liguri, in un
diploma del 22 ottobre 988 di Ottone III, Imperatore del Sacro Romano
Impero, Trivero era detto Treveres o
Triverium Bugellensium ed era annoverato tra le proprietà di Manfredo,
figlio di Ajmone, Conte di Vercelli.
Con un diploma del 7 maggio 999,
Ottone III lo donò al Vescovo di
Vercelli Leone che ottenne anche
la carica di Conte. Si accentrò così
nella sua persona e in quella dei suoi
successori, sia il potere religioso che
quello politico.
Negli anni successivi i Vescovi di Vercelli continuarono a investire del feudo i Bulgaro, un’influente ed estesa
famiglia ghibellina, potentissima nel
Biellese e nel Vercellese.
Il ramo principale e più antico dei
Bulgaro risedette nell’attuale Borgovercelli, per questo chiamata dal 961
Bulgarus e dal 1156 Burgarus, da cui
prese l’attuale nome.
Il 5 febbraio 1198 i figli di Giacomo
di Bulgaro, Raineri e Uberto, si divisero le terre biellesi poste lungo il
torrente Cervo.
Raineri entrò in possesso di Trivero,
Rossiglione, Lessona, parte di Cossato, Villarboit e Candelo; al fratello
L’obelisco eretto
sul Monte Massaro nel 1907
in occasione del VI centenario,
Cartolina d’epoca
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Stemma dei Delfino
Stemma dei Bulgaro
Uberto rimase Mottalciata, Gifflenga
e Castellengo.
Agli inizi del XIII sec., i Signori di
Trivero, non riconoscendo l’ autorità
dei vescovi, consegnarono il feudo al
Comune di Vercelli, che però nel 1213
lo diede in pegno al proprio vescovo
Umberto Avogadro di Valdengo.
Nel corso del XIV secolo, Trivero
conobbe uno degli episodi storici
più significativi: l’ arrivo dalla vicina
Valsesia dell’eresiarca fra Dolcino e
dei suoi seguaci, che per un anno s’
arroccarono sul Monte Zibello, poi
chiamato Rubello, per difendersi
dall’assedio delle truppe capitanate dal Vescovo Raniero Avogadro di
Pezzana, console di Vercelli. Trivero
e i paesi vicini subirono mesi di violenze e scorrerie da parte degli assediati disperati e privi di mezzi, fino
a quando il 23 marzo 1307, dopo un
lungo assedio, nella Piana di Stavello
si scatenò la battaglia finale: Dolcino,
la sua compagna Margherita e il luo-
gotenente Longino Cattaneo vennero
catturati e condannati al rogo.
Nel 1335, passata Vercelli dal dominio vescovile alla signoria dei Visconti (stemma 2), anche Trivero subì la
stessa sorte dal 1351 al 1373, come
attesta il “Biscione visconteo” scolpito sulla porta della chiesa di Matrice.
Nel frattempo gli antichi feudatari
del luogo, i Bulgaro, che non avevano
mai rinunciato ai loro diritti, continuarono ad esigere dazi e gabelle; le
loro richieste aumentarono sempre
più, fino a sfociare in una vera e propria tirannia.
I Triveresi, stanchi dei soprusi, il 4 giugno 1403 insorsero, cacciarono i feudatari ed occuparono l’antico castello,
nominando dei propri castellani.
Le liti però continuarono per tutto il
1400 come dimostrano numerosi documenti conservati presso l’archivio
storico comunale; il castello, di cui
oggi non rimane traccia, e le proprietà
dei Bulgaro rimasero però ai Triveresi.
Nel 1403 Trivero, nel frattempo,
chiese la protezione dei Savoia e il 17
giugno 1430, Amedeo VIII, Duca di
Savoia pubblicò dal castello di Chambery lo “Statuto Sabaudiae”, che regolamentava i territori posseduti e il
29 maggio 1434, assegnò Trivero alla
giurisdizione di Biella.
Nel corso degli anni, i Savoia, furono
sempre riconoscenti al territorio biellese per gli aiuti in uomini, danaro e
stoffe ricevuti durante la conquista
del Piemonte.
Nel XV e XVI secolo Trivero, come
tutto territorio Vercellese e Biellese
furono decimati da numerose pestilenze, tra le più famose da ricordare
quella del 1432, 1457, 1497, 1522 e
del 1599.
Il 3 marzo 1619 Carlo Emanuele I,
Duca di Savoia e Principe di Piemonte, con “Lettera Patente”, infeudò
Trivero con il Mortigliengo e Giovanni Wilcardel, signore di Fleury,
divenne Marchese di Mortigliengo e
Trivero. Anche con i nuovi feudatari
i triveresi e i comuni limitrofi ebbero
numerose controversie.
Ricondotto ai Savoia nel 1720, Trive-
ro, venne venduto ai Delfino di Cuneo con titolo comitale del 1722.
Nello stemma (disegno) di questa
prestigiosa famiglia era presente tra
l’altro, un delfino sormontato da
una stella d’argento, che ritroviamo
nell’attuale stemma del Comune di
Trivero. Passò poi sotto il controllo
di Domenico Della Chiesa, Conte di
Cervignasco, fino alla fine del ‘700.
Subì l’occupazione francese nel periodo napoleonico, tornando poi con
la Restaurazione sotto i Savoia e rimanendovi fino alla
loro caduta e all’avvento della Repubblica nel 1946.
La resistenza nel Biellese
Durante l’ultima guerra mondiale, la resistenza biellese ebbe un ruolo importante; si sviluppò soprattutto nel territorio pedemontano e montano, e
assunse fin dall’inizio una marcata caratterizzazione operaia.
Nelle varie valli del Biellese si costituirono fin
dal 1943 numerose formazioni partigiane che
svolsero un importante
ruolo di sostegno a chi
fuggiva dalla pianura e di
aiuto agli alleati.
Per questo motivo al
territorio biellese, il 31
marzo 1980, il presidente
della Repubblica Sandro
Pertini ha assegnato la
Medaglia d’oro al valore
militare.
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Trivero - montagna, natura e lana
Cartolina del VI centenario,
Collezione Sella di Monteluce Foundation
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2.2 fRA DOLCINO
Franco Dessilani
Di fra Dolcino restano ancora sconosciuti sia l’anno sia il luogo di nascita,
nonché i particolari sulla sua vita fino
al 1300.
La sua nascita va forse collocata nella
bassa Valsesia (a Romagnano o a Prato Sesia, come affermano tradizioni
posteriori) se non a Vercelli (come
invece suggeriscono studi recenti).
Egli deve aver ricevuto un’istruzione
di tipo ecclesiastico, probabilmente
in vista della sua preparazione al sacerdozio, nella stessa città di Vercelli,
da cui pare essere fuggito improvvisamente per ragioni non chiarite (fu
accusato di furto, ma potrebbe anche
essere stato espulso per ragioni politiche).
Le sue tracce sono invece documentate a partire dall’estate 1300. In luglio, a Parma, venne arso sul rogo
Gherardino Segarelli, iniziatore e guida del movimento religioso popolare
degli Apostolici, che da alcuni decenni percorreva le campagne emiliane
predicando la penitenza e la povertà
di vita.
Pare che Dolcino (disegno) fosse seguace del Segarelli ed è certo che, alla
sua morte, si pose a capo del movimento conferendogli una sistemazione teologica e dottrinale che già risulta con chiarezza dalla prima delle tre
lettere che egli scrisse a tutti i membri
del movimento.
In essa Dolcino si presentava come
capo della congregazione degli Apostolici, profetizzava la fine imminente
della chiesa corrotta e l’avvento di un
imperatore mandato da Dio (Federico III re d’Aragona e di Sicilia) e di
un papa santo.
Pietro Mazzietti, “La cattura”, 1880, Chiesa parrocchiale Trivero-Matrice
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Negli anni seguenti la presenza e
l’attività di predicazione di Dolcino
si svolsero soprattutto tra il Lago di
Garda e Trento: ospitato da fedeli di
Cimego e di Arco.
Egli predicava pubblicamente, accresceva il numero dei seguaci e veniva
raggiunto da gruppi di fedeli apostolici emiliani.
Nel frattempo, altri predicatori itineranti, appartenenti allo stesso movimento, risultano attivi tra il Canton
Ticino e l’alto Lario, tra i quali Federico Grampa (forse di origini valsesiane).
Nel dicembre 1303 Dolcino elabora
e diffonde la seconda delle sue lettere
(la terza risulta perduta), nella quale
il movimento appare come strutturato attorno alla sua figura e retto gerarchicamente da un ristretto gruppo di
«discipuli»: Federico Grampa, Longino da Bergamo, Alberto Carentino,
Valderico da Brescia e, con essi, quella Margherita (disegno), detta, per il
suo fascino, «la bella», che gli sarebbe
stata a fianco più di ogni altro suo seguace fino alla fine, affrontando con
lui e con Longino la stessa efferata
morte fra le torture e il rogo.
Nella seconda lettera il corso degli
eventi costrinse fra Dolcino a procrastinare di un anno l’avvento già
profetizzato di Federico di Sicilia, annunciando per il 1303 per mano sua,
la morte di papa Bonifacio VIII, per il
1304 quella dei cardinali e del nuovo
papa, per il 1305 la distruzione di tutti i religiosi malvagi e corrotti.
Nel 1304, con i suoi seguaci, Dolcino
lascia la zona gardesano-trentina per
raggiungere il vercellese, insediandosi
per qualche tempo a Gattinara e Serravalle, dove predica e fa seguaci, col
favore della popolazione locale e del
parroco di Serravalle.
L’intervento dell’inquisizione, che
porta ad arresti e processi, costringe
Dolcino ad allontanarsi per trovare
rifugio nel territorio bresciano, dove
in estate si incontra nel castello di
Martinengo con il capo del fronte
ghibellino padano, Matteo Visconti,
già signore di Milano e da alcuni anni
esule dalla città ad opera della fazione
guelfa dei Torriani. Matteo e Dolcino
in quella occasione, con ogni probabilità concertano insieme l’occupazione della Valsesia.
Tale operazione va vista nel quadro
dei tentativi del Visconti di recu-
Trivero - montagna, natura e lana
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Antonio Ciancia (1924-1999) La cattura di Margherita e Fra Dolcino” 1867, Chiesa Matrice, Trivero
perare il controllo di Lombardia e
Piemonte orientale (dominati in quel
momento da signori guelfi) e, contestualmente, in quello della realizzazione delle profezie dolciniane.
La nuova chiesa attesa da Dolcino
sarebbe infatti nata dalle ceneri della
vecchia e del guelfismo che la sosteneva, col trionfo di Federico III e del
ghibellinismo; questo sarebbe stato
possibile con l’incoronazione imperiale dell’aragonese, vaticinata per il
Natale 1305 o, al più, per il marzo
1306. Obbedendo all’invito del loro
capo di radunarsi sui monti, dove
attendere la realizzazione delle profezie, i dolciniani da ogni parte d’Italia
risalivano la Valsesia (forse all’inizio
del 1305) attestandosi nei dintorni di
Campertogno alle pendici del monte
Balme.
Frattanto si mettevano in allarme gli
inquisitori di Pavia, Genova, Alessandria, Cremona e l’arcivescovo di
Milano, che bandivano contro di lui
una prima crociata.
Dal Monte Balme il folto gruppo
(quasi sicuramente alcune centinaia
di persone) si trasferì dapprima nei
dintorni della Parete Calva, nella Valle di Rassa, e di là, con una epica e difficilissima marcia notturna attraverso
sentieri impraticabili e tra nevi altissime, giunse sui monti sopra Trivero.
L’arrivo sul Monte Zibello, poi chiamato Rubello, avvenne il 10 marzo
1306. Il tempo in cui le profezie si
sarebbero dovute compiere era giunto, ma esse non si erano realizzate,
né vi era da sperare che si potessero
adempiere in breve tempo; l’inquisizione e le forze guelfe, d’altro canto,
premevano dalla pianura e dalla bassa
valle; Campertogno e i dintorni non
potevano evidentemente essere più
ritenuti un rifugio sicuro.
Le numerose razzie ai danni dei centri
abitati di Trivero, Mosso e dei Comuni limitrofi, non bastarono a garantire
loro il sostentamento necessario né
le forze e i mezzi per resistere. Papa
Clemente V (disegno), sollecitato dal
Vescovo di Vercelli Raniero Avogadro, capo dello schieramento antidol-
ciniano, bandì nel settembre 1306 la
crociata contro lo scismatico ed eretico. All’attacco sferrato dall’esercito
dei crociati, formato dagli armati al
servizio dei Vescovo e del Comune di
Vercelli, con rinforzi novaresi, pavesi
e genovesi, Dolcino oppose una tenace resistenza, edificando sui monti
fortificazioni e camminamenti di cui
forse restano ancor oggi i ruderi.
Abbandonato da Matteo Visconti, ritiratosi momentaneamente dalla scena politica con la sconfitta subita nel
1306 a Vaprio d’Adda, Dolcino
fu catturato il 23 marzo 1307 al termine di una violenta battaglia combattuta nella Piana di Stavello (fotografia).
Con lui anche Margherita e Longino
vennero incarcerati nelle prigioni vescovili di Biella, consegnati alla giustizia secolare e condannati al rogo.
Dolcino fu arso vivo a Vercelli, dopo
indicibili tormenti, sul greto del Cervo il 1° giugno 1307; Longino e Margherita ebbero la medesima tremenda
sorte nella città di Biella.
2.3
Scavi e reperti dolciniani
Giovanni Vachino
La vicenda dolciniana ha lasciato nel
territorio di Trivero dei “segni” che
sono stati oggetto di studio, di analisi e di recupero nel recente passato
quando, nell’ambito dell’iniziativa
“Invito al restauro” - condotta dal
DocBi in collaborazione con il Gruppo Giovani Imprenditori dell’UIBvennero esposti quei “materiali metallici di epoca dolciniana” rinvenuti
nel 1938 sulla sommità del Monte Rubello e restaurati in quella occasione.
A questa prima iniziativa ha fatto se-
29
Trivero - montagna, natura e lana
Da Cesare Violini e Mauro Italo Mazzone,
Fra Dolcino e la setta degli Apostoli,
Torino 1942
30
31
Rampone da ghiaccio a base rettangolare,
a quattro punte oblique angolari in ferro
forgiato. Vomere a pala a larga lama triangolare
con immanicatura per l’innesto.
guito lo scavo delle fortificazioni antidolciniane condotta dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte e,
più recentemente, nel 2001 e nel 2002
lo scavo parziale della fortificazione
“crociata” sulla sommità del Monte Tirlo, eseguito per iniziativa del
DocBi, grazie alla collaborazione con
l’Università di Genova e all’Istituto
Internazionale di Studi Liguri, con
la direzione dei lavori della dott.ssa
Gabriella Pantò della stessa Soprintendenza. I risultati degli scavi archeologici e dei reperti restaurati sono
stati esposti in una mostra allestita
congiuntamente dal Comune di Trivero e dal DocBi presso la “Fabbrica
della Ruota”, nel 2007, in occasione
del 700° anniversario dolciniano.
Nella mostra era riprodotta anche l’i-
conografia che la vicenda dolciniana
ci ha lascito: la tela eseguita nel 1867
da Antonio Ciancia (riproduzione)
e raffigurante “La cattura di Margherita e fra Dolcino”, attualmente
collocata nella Sacrestia della Chiesa
Parrocchiale di Trivero-Matrice e il
successivo affresco del 1880 di Pietro
Mazzietti eseguito a lato dell’ingresso
principale della stessa chiesa.
A queste opere riprodotte nella loro
dimensione reale si è aggiunto un dipinto realizzato nel 1984 dal pittore
triverese Ido Novello (1924-1999)
raffigurante lo stesso episodio.
La mostra era completata da una cronologia sintetica della vicenda dolciniana e da una raccolta dei giornali
dell’epoca, nei quali era stato pubblicato il resoconto degli avvenimenti
connessi con il sesto centenario della
cattura di fra Dolcino, culminati con
la costruzione dell’obelisco ad opera
dei socialisti biellesi.
2.5 Scritti su fra Dolcino
Numerosi personaggi storici si sono
interessati alle vicende dell’eretico medievale italiano più famoso e contribuirono ad aumentare la sua fama; qui
vogliamo ricordare i più significativi.
Papa Clemente V, appresa la notizia
della cattura di fra Dolcino, scrisse al
re di Francia Filippo:
“Ci sono giunte notizie graditissime,
feconde di gioia ed esultanza, perché
quel demone pestifero, figlio di Belial e orrendissimo eresiarca Dolcino,
dopo lunghi pericoli, fatiche, stragi e
frequenti interventi, finalmente coi
suoi seguaci è prigioniero nelle nostre
carceri, per opera del nostro venerabile fratello Raniero, vescovo di Vercelli, catturato nel giorno della santa
cena del Signore, e la numerosa gente
che era con lui, infettata dal contagio,
fu uccisa quel giorno stesso”
“Historia fratris Dulcini heresiarchae”
(1307). E’ un testo di autore ignoto,
che alcuni studiosi ipotizzano essere il
vescovo di Vercelli Raniero Avogadro
di Pezzana o, più probabilmente, qualcuno a lui vicino.
Lo scritto narra le vicende di fra Dolcino sul Monte Zibello di Trivero, dal
1306 al 1307 e deve il titolo, nel 1706,
allo storico Ludovico Antonio Muratori, che lo attribuì ad un Anonimo
Sincrono.
“Dalla creazione di Adamo, nessuna
setta vi fu mai al mondo tanto esecrabile, tanto abominevole, tanto orribile o
che in così breve spazio abbia commesso
tanti e tali misfatti e nefandezze quanti
ne commisero Dolcino ed i suoi seguaci
Trivero - montagna, natura e lana
Bozza del discorso di Emanuele Sella
in occasione dell’inaugurazione
dell’Obelisco del 1907.
Collezione Sella di Monteluce Foundation
32
durante la permanenza su questi monti (…) l’eresiarca Dolcino fu preso
vivo sui monti di Trivero insieme con
Margherita di Trento sua compagna e
Longino di Bergamo”
Bonaccio Giovanni da Trivero, pubblico notaio e storico. Scrisse nel
1308 un “additamentum” alla “Historia fratris Dulcini heresiarchae” in cui
dice: “Addita sunt suprascripta post
historiam suprascriptam Fratris Dulcini per dominum Johannem Bonaccium
notarium pubblicum de Trivero. Quae
omnia notoria sunt et manifesta ad
laudem et honorem omnipotentis Dei”
Bernardo Gui (1261-1331)
Discendente dei re di Francia.
Uno tra i più crudeli inquisitori della
storia della Chiesa, scrisse nel 1316
“De secta illorum qui se dicunt esse de
ordine apostolorum”.
“Dolcino radunò nella sua setta
ereticale molte migliaia di persone di
entrambi i sessi, da ogni dove (…) e
a loro trasmise una dottrina pestifera
e predisse molti avvenimenti futuri
con spirito, non tanto profetico quanto
fanatico ed insensato, affermando
e fingendo di avere da Dio delle
rivelazioni e uno spirito profetico (…)”
Albero Genealogico di Bernardo Gui
Frontespizio del libro di Giovanni Florio
Documenti inquisitoriali
Numerosi manoscritti dei processi
inquisitoriali contro fra Dolcino e gli
Apostolici sono stati conservati mentre
sono andati perduti quelli dei processi
verificatisi prima e durante la crociata bandita dal Vescovo di Vercelli nel
1306; sono andati perduti soprattutto
quelli relativi agli atti giudiziari contro
fra Dolcino e Margherita, seguiti alla
loro cattura.
I documenti conservati si dividono in
tre periodi, che segnano anche il percorso dolciniano: Bologna dal 1299 al
1310, Milano nel 1303 e Arco di Trento dal 1332 al 1333.
Questi ultimi sono relativi ai membri
della setta dolciniana, ancora attivi
dopo molti anni
dalla morte della
loro guida spirituale.
33
Trivero - montagna, natura e lana
34
Dante Alighieri (1265-1321). Inferno,
Canto XXVIII, vs. 55-60, ricorda fra
Dolcino, per voce di Maometto, collocato tra gli scismatici e seminatori di
discordie:
“Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi,
tu che forse vedrai il sole in breve
s’ello non vuol qui tosto seguitarmi,
sì di vivanda che stretta di neve
non rechi la vittoria al Noarese
ch’altrimenti acquistar non sarìa lève.”
Ludovico Antonio Muratori (16721750), storico. In “Rerum Italicarum
Scriptores” (1723-1738) , opera di
XXVIII volumi, che raccoglie gli scritti degli storici italiani dal 500 al 1500 e
da lui ordinata, troviamo: “quest’empio
co’ suoi seguaci nel 1306 distrusse ed incendiò il luogo di Trivero (..) ma ch’egli
Ido Novello (1924-1999)
“Fra Dolcino” Collezione privata
fu poi battuto e preso il 23 di marzo del
1307 sul monte Zibello, che fu poi appellato monte dei Gazzari al dissopra di
Trivero, ove dopo avere attraversato la
Valsesia era venuto a fortificarsi”.
Florio Giovanni prof. da Broglio. Nel
1836 l’autore aveva visitato i luoghi
dolciniani e ne aveva relazionato:
“Di una salita sul monte del San Bernardo e dei superstiti avanzi delle fortificazioni dei Gazzari e della Lega Cattolica
sui monti biellesi erette. Ragguaglio
adorno d’una carta topografica”
Goffredo Casalis (1781-1856). Storico, nella sua opera “Dizionario
geografico-storico-statistico-commerciale” (1838-1855) di XXVIII volumi,
racconta: “Vestiva Dolcino nel predicare l’abito lungo bianco, e usava sandali per calzari. (…) Con nuova gente
rientrato nel biellese, lo saccheggiò per
lo tratto di dieci miglia. Il vescovo allora colla permissione di Clemente V gli
bandì contro la crociata. (…) Durarono
così ferocemente le zuffe, che il vescovo
fu costretto a munire il suo campo. Fu
però rincalzato l’eretico dall’uno all’altro giogo; ed in fine rinserrato in una
valle, ove per la penuria di provvigioni,
fu vinto.”
Arnaldo Segarizzi (1872-1924), bibliotecario, storico. Nel 1907, in occasione
del 600° anniversario dolciniano, per
l’opera “Rerum Italicarum Scriptores”,
raccolse tutte le testimonianze relative
a fra Dolcino fino ai suoi tempi.
Raniero Orioli
Con l’opera “Fra’ Dolcino. Nascita, vita
e morte di un’eresia medievale”, pubblicata nel 1988, Orioli ha compiuto
la più importante ricerca storica su fra
Dolcino, legando tra loro le varie fonti, in un’unica sequenza narrativa. Lo
svolgimento dell’opera principia dalla
nascita del movimento apostolico con
Gerardo Segarelli, prosegue con le
drammatiche vicende di fra Dolcino,
fino alla sua quasi epica morte.
Federica Borgogno
“Dolcino da Novara: il problema delle
fonti”, 2007.
Secondo l’autrice gli scritti di Segarizzi
e di Orioli, hanno dato troppa importanza alle fonti storiche postume agli
eventi, a scapito dei testi più contemporanei e quindi il mito ha prevalso
sulla storia, per il forte impatto delle
vicende dolciniane sull’immaginario
collettivo. Altra tesi di Borgogno è che
le fonti coeve arbitrarie su Dolcino abbiano volutamente creato la continuità
fra il movimento di Segarelli e quello
di Dolcino, abbiano dato un’immagine eccessiva di Dolcino come eretico,
ribelle e violento e che il carattere apocalittico della dottrina dolciniana sia
stato esagerato.
Marcel Schwob(1867-1905).
In “Vite immaginarie” del
1896, racconta la vita di fra
Dolcino: “Dolcino non stabilì
una regola né ordine alcuno,
essendo certo che tale era la
dottrina degli apostoli e che
ogni cosa doveva essere nella carità”.
Nel 1969 Dario Fo,
premio Nobel” per la
Letteratura nel 1997,
inserisce la vicenda
di fra Dolcino in una
delle “giullarate” di
“Mistero Buffo”.
“Scampò uno solo. Si chiamava fra’
Dolcino, e si ritirò dalle sue parti, dalle
parti di Vercelli: ma invece di starse­ne a
casa in pace e in silenzio, visto il rischio
che aveva cor­so, nossignori, andò intorno ancora a provocare i contadini, a fare
il giullare”.
Nel 1980 fra Dolcino fu inserito da
Umberto Eco nel suo celebre romanzo “Il nome della rosa”:
“E cosa c’entra con queste cose fra’ Dolcino? - C’entra, e questo ti dice come
l’eresia sopravviva alla distruzione stessa degli eretici”.
Il Centro Studi Dolciniani di Biella, fondato nel 1974, è un centro di
ricerca, documentazione e divulgazione, ha pubblicato numerosissimi
scritti di esperti dolciniani come Corrado Mornese e Gustavo Buratti.
Fra Dolcino, Margherita e i ribelli della montagna”, disegno di Dario Fo (1974).
Proprietà Centro Studi Dolciniani di Biella
35
Trivero - montagna, natura e lana
I tre spettacoli in occasione
delle celebrazioni del °700 centenario
della cattura di Fra Dolcino
36
2.5 Il mito di fra Dolcino
Il mito di Dolcino ha resistito nei secoli e si è accentuato nell’ottocento.
Nel clima fortemente anticlericale
che seguì l’Unità d’Italia, infatti, molti esponenti della cultura, anche di
estrazione diversa (liberale e socialista, ad esempio) si trovarono concordi nel presentare Dolcino come un
simbolo della resistenza alla repressione ecclesiastica.
Quello che era un episodio della storia religiosa medievale, finì al centro
di una vera campagna di “controinformazione”, gestita da un nutrito
gruppo di intellettuali piemontesi e
biellesi in particolare.
Nel 1907 per il 600° anniversario della morte, alla presenza di oltre diecimila persone, venne eretto e inaugurato dai socialisti in memoria dei
dolciniani un obelisco alto 12 metri
sul Monte Massaro (Immagine).
Promotore della iniziativa fu Emanuele Sella, letterato ed economista di
fama nazionale, che vantava trascorsi
in seno al socialismo: fu soprattutto
lui a suggerire un accostamento tra le
istanze dolciniane e quelle socialiste
Nel 1927 i fascisti lo abbatterono. La
volontà di riedificare il monumento
acquistò quindi grande valore simbolico e, nella prospettiva seguita alla
Liberazione, Dolcino, che si era
ritirato sulle montagne biellesi per
sacrificarvi la vita in difesa dei propri
ideali, poté essere interpretato quasi
come una sorta di “protopartigiano”
Nel 1974, sullo stesso punto dove
si trovava l’obelisco, venne eretto
un cippo alla presenza di Dario Fo
e Franca Rame (immagine), che recitarono sul posto la “giullarata” di
“Mistero Buffo” che narra le vicende
dolciniane.
Nel 2007, per il 700° anniversario della morte di fra Dolcino, si sono svolte
numerosi eventi in suo ricordo.
Luigi Tribaudino, gli ha dedicato un
poema “La fenice libertaria”, mentre
Giulio Pavignano ha scritto il libro
“Dolcino l’ultimo eretico”.
Il regista Werner Weick ha girato un
documentario sull’eresia dei catari e
dei dolciniani “Uccideteli tutti, Dio
riconoscerà i suoi”; la la Ruggi Film ha
realizzato un documentario dal titolo
“L’Eretico”.
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Trivero, in occasione di tale
ricorrenza, ha presentato numerosi
eventi culturali: convegni, mostre,
spettacoli teatrali e un annullo filatelico.
Al Teatro Giletti di Ponzone, Mario
Pirovano artisticamente da lungo
tempo considerato “figlio di Dario”
ha recitato “Mistero Buffo” di Dario
Fo e il M° Gianmario Cavallaro ha
diretto i “Carmina Burana” di Carl
Orff.
Sono inoltre state allestite alcune opere per tale ricorrenza e presentate a
Trivero in prima assoluta:
“Dolcino, viaggio senza scarpe né padrone” opera lirica con musica di Daniele Vineis e testo di Enrico Strobino
(Immagine), “All’ombra del Monte
Rubello”, racconto musicale degli
alunni delle Scuole Medie di Trivero
in collaborazione con il prof. Giovan-
ni Iannitto e la prof. Flavia Grosso,
“Dolcino fra parole e musica”, composizioni musicali antiche della corale “Aurora Montis” di PratriveroTrivero e della corale alpina “Cesare
Rinaldo” di Coggiola con intermezzi
di brani recitati sulle vicende dolciniane, “Vox in rama” di Marco Ivaldi,
“Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi” di Beppe Pellitteri (Immagine), e
“Fra Dolcino, la cattura” di Luca Rameletti, prima rappresentazione delle
vicende storiche dolciniane, realizzata nella Piana di Stavello, sugli stessi
luoghi dove si erano verificati i fatti
37
Trivero - montagna, natura e lana
Le frazioni di Mazzucco,
Piane di Barbato, Ferrero e Castello
38
2.6 La cacciata dei Bulgaro
“Trovasi in Trivero un forte castello
che sorgeva nella borgata che tuttora
ne porta il nome; i Triveresi dicono
per tradizione che i loro figli venivano
trattati con somma barbarie dai loro
primitivi signori”.
Così è riportato da Goffredo Casalis,
dottore di belle lettere, nel suo “Dizionario geografico-storico-statisticocommerciale degli Stati di S. M. il Re
di Sardegna”, edito a Torino tra il
1833 e il 1856.
I nobili in questione erano i Bulgaro, una estesa famiglia ghibellina,
influente nei territori biellesi e vercellesi. Nel secolo XI furono investiti
del feudo dai Vescovi di Vercelli ed
essi legarono il proprio nome a Trivero con alterne vicende fino al XV
secolo. I rapporti tra i feudatari e la
popolazione risultarono nel corso
degli anni sempre più conflittuali con
numerose liti.
I nobili Bulgaro vivevano in un castello, con mura robuste, fossato e
ponte levatoio, mentre i Triveresi
vivevano in cantoni che avevano le
seguenti denominazioni: Vexio, De
la cruce, Buliane, Barbate, Monte,
Novellina, Vice, Cerexella, Vallis de
canepa, Trabuco, Ciretis, Colla, Sella,
Plana, Grbiate, Roncho, Valle, Revellio, Morzereo, Oro, Pratis, Giovalo,
Ferrario, Castagneta superiori e inferiori, Rosate, Bogio, Solivo, Megola,
Granaria, Messerenga. Praticamente
vi erano già quasi tutte le frazioni attuali di Trivero più quelle di Portula,
che dipendeva da Trivero stesso.
Tutto questo è stato confermato, inaspettatamente, dai numerosi manoscritti ritrovati in seguito al riordino
dell’archivio comunale di Trivero ef-
fettuato dal Dottor Teresio Gamaccio
dal 1990 al 1994.
I resti di un documento del 30 marzo
1392 fa riferimento ad un commissario
speciale nominato da Gian Galeazzo
Visconti o Conte di Virtù, signore di
Milano e di Trivero, per definire i reciproci diritti e doveri, poiché i rapporti
tra Triveresi e i Bulgaro risultarono
sempre più conflittuali con liti.
Numerosi furono i tentativi di pace,
imposti sia dai Vescovi di Vercelli sia
dai Visconti prima e dai Savoia poi, ma
questi venivano regolarmente ignorati
dalle due parti (Immagine pagina di
manoscritto). Le pretese dei nobili si
facevano sempre più pressanti e i Triveresi non riuscivano a soddisfare le
loro richieste.
Da un manoscritto si evince che i Triveresi già dal secolo XII dovevano ai
Bulgaro ogni anno 854 lire in moneta
pavese, 14 libbre di pepe al San Martino di ogni anno, 17 tome e cinque
carichi di legna da ardere da parte di
ogni famiglia.
In una pergamena del 12 febbraio
1400 gli abitanti di Trivero venivano
obbligati al pagamento di 2.500 ducati
ai Bulgaro.
Nell’anno 1403 i Triveresi, dopo l’imposizione da parte dei Bulgaro di nuovi dazi e gabelle, insorsero, cacciarono
i feudatari e occuparono il castello nominando loro i castellani.
Le controversie però continuarono
per tutto il 1400 come dimostrano numerosi documenti del tempo: in particolare è stato ritrovato un manoscritto
di 156 fogli, in discreto stato di conservazione, scritto
in latino, in cui vengono riportati i verbali redatti tra il 2 dicembre 1429 e il
4 febbraio 1430 durante l’escussione
dei testimoni tenutasi a Caresana, su
mandato ducale.
In tale vertenza i Bulgaro chiedevano
di tornare in possesso del castello e dei
territori da cui erano stati cacciati, assistiti dal giureconsulto Tommaso Alamaro. I sindaci di Trivero Bernardino
Calza e Quirico Taverna erano invece
assistiti dal loro procuratore, il nobile
Antonio de Godano.
Da tali documenti si evince che i Bulgaro erano già stati estromessi dai Triveresi e spogliati di ogni loro diritto
nel 1399. Il podestà di Vercelli fece
riaccompagnare sotto scorta il nobile
Angelino Bulgaro a Trivero nel 1401,
per riprendere possesso del castello.
Da tale anno furono castellani: Ubertino figlio di Antonio, lo zio Giacomo e
suo figlio Angelino, Antonio de la Plana di Mosso detto Frignocca.
Il 4 giugno 1403, mentre si teneva l’affollata fiera del bestiame, i Triveresi,
guidati dai fratelli Giovanni e Antonio della Costanza e Dongiovanni de
Roncho cacciarono i Bulgaro e presero possesso del castello nominando
castellano un uomo di loro fiducia:
Vercellone de Valle di Trivero.
Contemporaneamente i Triveresi chiesero e ottennero la protezione dei Savoia, che erano riusciti a limitare il potere dei Visconti di Milano, prima del
principe Ludovico e, alla sua morte nel
418, del Duca Amedeo VIII di Savoia.
Per tale motivo, verificato il nuovo
contesto politico, ai Triveresi fu concesso di mantenere il possesso del
castello, anche se furono costretti per
anni a pagare ai Bulgaro, come dimostrano alcune pergamene ritrovate,
una fittanza fino alla fine del 1400,
quando presumibilmente il castello
venne distrutto e cessò tale tributo.
39
Trivero - montagna, natura e lana
Lanificio Fratelli Zegna di Angelo,
reparto finissaggio, 1933 ca.
Foto L’Icaro, Milano
Lanificio Fratelli Zegna di Angelo,
veduta dalla frazione Lora, 1920 ca.
Studio Rossetti, Biella
40
TRIVERO NEL xix secolo
Nel “Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale” edito dal 1833
al 1856, di Goffredo Casalis (1781-1856), così viene descritto il comune di
Trivero: “Sta in luogo alpestre ed è diviso in 37 villate assai discoste le une dalle altre; le quali compongono
cinque parrocchie conosciute
sotto le denominazioni di
Matrice, Bugliano, Pray (ora
Pratrivero), Trivero. Botto e
Cereje. Parecchie ne sono le
vie comunali; una detta di
Ponzone, della lunghezza di
metri 4118, da Croce Mosso
tende a Flecchia; un’altra
pel tratto di metri 350 volge
a Mezzana; una terza per l’estensione di metri 878 va ad
unirsi colla strada che chiamasi della Dogana; la quarta
che è appunto la strada detta
della Dogana, principia sul
confine di Portula, e dopo
un tratto di metri 3091 si unisce alla via detta di Fango, la quale si diparte sul
confine con Mosso Valle inferiore, ed è della lunghezza di metri 2387; una sesta via dipartesi dal comune di Portula, e per l’estensione di metri 3111 scorge
a Mosso Valle superiore. Oltre alle anzidette strade ve ne sono altre vicinali in
numero di ventotto. Il suolo di questo comune è bagnato da due torrenti, cioè
dal Sessera, e dal Ponzone. Il primo contiene trote ed altri pesci: gli soprastà
un piccolo ponte in pietra, che dà passaggio alle alpi di proprietà del comune;
il Ponzone è torrente di poca considerazione.
Il territorio è discretamente fecondo, e sarebbe assai più produttivo qualora
fosse coltivato con maggior solerzia; le principali ricolte ne sono quelle del
fieno, delle patate, della segale e delle castagne; il soprappiù di queste si vende
in sui mercati dei paesi circonvicini, e perfino in Vercelli; le altre sopraddette
produzioni si consumano dagli abitanti; attesa la quantità del fieno, abbonda
il comune di bestie bovine, di pecore e di capre: la cui lana vi è un oggetto assai
rilevante di traffico.
Evvi una pubblica scuola elementare pei ragazzi nel distretto della parrocchia
matrice. Vi sono varie congregazioni di carità che soccorrono gli indigenti del
comune. Gli abitanti sono generalmente robusti, pacifici, e di mente svegliata.
Popolazione 2000 circa”.
2.7 Trivero industriale
A Trivero l’artigianato laniero è praticato già nel Medioevo.
Le lavorazioni laniere, assieme alla
pastorizia, occupavano ogni nucleo
familiare. Le manifatture erano diffuse ovunque già nei secoli XVI e XVII,
specialmente nelle frazioni Castagnea
(che in quell’epoca faceva ancora parte del comune di Trivero) e Cereie,
luoghi di origine di alcune tra le più
importanti famiglie industriali del
Biellese.
Il passaggio dal periodo manifatturiero
a quello industriale, scandito dall’introduzione delle prime macchine tessili
che Pietro Sella importò dal Belgio nel
1817, non ebbe immediato riscontro
nel Triverese a causa della mancanza di
corsi d’acqua, ma ben presto gli imprenditori si resero conto che per reggere la concorrenza dovevano anch’essi installare le nuove “meccaniche”.
Trasferirono quindi le loro attività nella
valle del Ponzone, che conobbe a partire dagli ultimi decenni dell’800 uno
straordinario sviluppo, in Valsessera e
nella vicina Valsesia costruendovi alcuni tra i più importanti lanifici e dimostrando la capacità di guardare oltre ai
propri confini.
L’avvento dell’energia elettrica come
forza motrice rese possibile, all’inizio
del Novecento, la localizzazione degli
opifici anche nelle frazioni “alte” ed
ecco nascere e svilupparsi quelli che
in breve diventeranno tra i più importanti lanifici d”Italia. È questo il caso
del lanificio Fratelli Zegna di Angelo,
fondato nel 1910 e poi ampliato da
Ermenegildo che edificò anche il complesso del Centro Zegna, inaugurato
nel 1933, e la strada Panoramica. Nascono inoltre la filatura pettinata fon-
data da Quirico Lora Lamia nel 1911
nella frazione S. Antonio, il lanificio e
la filatura Lesna nelle frazione Ferrero
e Lora, lo stabilimento Cerino Zegna
nella frazione Sella, e molte altre attività tessili.
A Pratrivero le famiglie Barberis Canonico, attive nel settore laniero già
nel XVII secolo, diedero vita a vari lanifici. Il lanificio Vitale Barberis Canonico che occupa attualmente circa 400
dipendenti, è uno dei più conosciuti
ed apprezzati.
La costruzione della nuova strada
provinciale Biella-Valsesia favorì, negli
anni Settanta dell’Ottocento, il rapido
sviluppo industriale della valle del
Ponzone. I Cerino Zegna, i Loro Piana, i Giardino, i Tonella, i Trabaldo,
gli Ubertino, gli Zignone ed altri imprenditori provenienti dalle frazioni
di Trivero e del Mortigliengo, edificarono i primi lanifici lungo il corso del
torrente dal quale traevano l’energia
idrica. In breve la valle del Ponzone
divenne un importante centro industriale - specializzato nella lavorazione
della lana meccanica- che ricevette
forte impulso dal Lanificio Giletti,
41
Trivero - montagna, natura e lana
42
Stabilimento
Vitale Barberis Canonico a Pratrivero
a sinistra:
lavorazioni di tessitura e orditura a
Trivero
fondato da Anselmo (1857-1927) e
sviluppato dal figlio Oreste (18901958) fino ad occupare quasi 1000
operai. I Giletti avviarono la costruzione di case operaie, del dopolavoro,
dell’asilo e delle scuole, favorirono la
costituzione della parrocchia, trasformando un agglomerato di industrie
nella più popolosa ed attiva frazione
di Trivero.
La valle del Ponzone ha mantenuto
la tradizionale connotazione tessile; sono attivi i lanifici Egidio Ferla,
Boggio Casero, le Tintorie Tonella,
Beretta, le tessiture e le filature Giletti, Loro Piana, e molteplici attività
collaterali.
Imprenditori migranti
Sono molti gli imprenditori biellesi
che esportarono in Italia ed all’estero,
fino all’America latina, le loro attività
laniere alla ricerca di nuovi mercati.
Tra questi i Triveresi furono in prima
fila già a partire dalla fine del sec XIX.
Si deve infatti proprio ai componenti
di alcune famiglie storicamente attive
nel comparto laniero,
da sempre
radicato nel
territorio,
l’industrializzazione
tessile della
vicina Valsesia sviluppata anche
attraverso
un’accorta
politica matrimoniale. Il primo fu Michele Zignone Pellicciaro di Cereie che nel
1895 installò una nuova fabbrica nel
Vitale Barberis Canonico
Storia prestigiosa, qualità eccelsa e
rispetto dell’ambiente. Sono le tre
credenziali che attestano la leadership di un’azienda tessile biellese
che è triplice anche nel nome: Vitale Barberis Canonico. L’attività
laniera svolta dalla famiglia risale
addirittura a prima del 1663, data
che attesta un pagamento di tasse
da parte di Ajmo Barbero al Duca
di Savoia per la produzione di un
antico tessuto ordinario, la “saia
grisa”. Selezione delle lane migliori
del mondo (in prevalenza saxon
merinos, le più pregiate dell’Australia) e il rigore dei processi produttivi fanno sì che l’azienda produca il top dei tessuti tradizionali
per uomo: la finezza media dei 2
milioni di chili lavorati all’anno è
di soli 17,8 omicron. Vitale Barberis Canonico è oggi anche un
esempio di responsabilità sociale,
dato che la sala di tessitura di Pratrivero è l’unica al mondo in cui,
grazie a speciali cabine insonorizzate che coprono gli 88 telai,
l’inquinamento
acustico medio
è inferiore a 85
decibel, mentre
grande è pure
l’attenzione ai
consumi
nei
processi di tintoria e finissaggio (vengono
consumati solo
34 litri d’acqua per metro di tessuto finito contro la media del settore
tessile di 50-60 litri).
43
Trivero - montagna, natura e lana
44
Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli Spa
Nella parte alta del territorio triverese, ai piedi delle montagne della Valsessera, è attivo da ormai più di un secolo il Lanificio Zegna. Alla sua storia
è fortemente legata quella della comunità di Trivero che ha trovato, nella
capacità imprenditoriale di Ermenegildo Zegna e dei suoi successori, un solido punto di riferimento economico e occupazionale. Nato nel 1910 come
piccolo nucleo preesistente (di proprietà di Costanzo Giardino Vitri a cui
si erano associati i tre fratelli Edoardo, Mario ed Ermenegildo Zegna nella
ditta Zegna & Giardino), diventò di lì a breve il Lanificio Fratelli Zegna di
Angelo che registrò due importanti ampliamenti rispettivamente nel 1919 e
nel 1929. Dopo la divisione dal fratello Mario, avvenuta nel 1941 (Edoardo
aveva da tempo lasciato l’azienda), Ermenegildo Zegna ingrandì ulteriormente lo stabilimento, anche in altezza conferendogli l’aspetto attuale che
comprende anche le due ville padronali, una delle quali ospita Casa Zegna.
Quello che dal 1944 si chiama Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli è un
insieme di edifici nei quali le prerogative ingegneristiche di un impianto
produttivo sono fuse con l’attenzione per il gusto estetico (un esempio è lo
scalone di ingresso realizzato da Otto Maraini nei primi anni ’40). In esso si
producono tessuti maschili di altissima qualità.
Il Lanificio Zegna è “una fabbrica a impatto ambientale zero”, nella quale
viene sempre più privilegiata la produzione di energia pulita da fonti rinnovabili
(acqua e sole) per bilanciare le esigenze
energetiche dello stabilimento.
A sinistra
Stabilimento Zegna a Trivero,
ritratto di Ermenegildo Zegna
sotto:
XXX YYY XXCC
molino Angelino ad Aranco. Sempre
ad Aranco, nel 1906 è attivo un altro
opificio di filatura e tessitura, dei figli
di Michele Giardino. Luigi Zignone
(1852-1917), nativo di Cereie, fu l’imprenditore che diede inizio all’industria tessile a Quarona anche con l’intento di trasferire la propria attività
dalla Valsessera dopo gli scioperi del
1908. Sempre a Quarona, nel 1904,
venne fondata dai Fratelli Ottavio e
Severino Lora, provenienti dall’omonima frazione di Trivero, una società
per “la fabbricazione ed il commercio di pannilani”. Gli stessi fondano
un’altra azienda in società con Luigi
Zignone e, nel 1905, una terza con
Giacomo Loro Piana. I figli dei fratelli Lora trasferirono poi l’attività
in Borgosesia in società con i Festa
Bianchet, originari di Barbato, dando origine alla ditta Lora e Festa poi
trasferita nella regione Rondò di Borgosesia ed ancora attiva. Anche l’attuale Loro Piana Spa, una delle più
importanti realtà del tessile mondiale, è di origini triveresi. Venne infatti
fondata nel 1924 dall’ing. Pietro Loro
Piana originario dell’omonima borgata della frazione Cereie. Giovanni Fila
(1848-1921), originario della frazione
Vico, fu il fondatore della Fratelli Fila
con sedi a Coggiola e Cossato, che
diventerà uno dei più prestigiosi marchi internazionali. Giovanni Tonella
(1852-1907) fu il fondatore della ditta
G. Tonella & figli di Pray oggi di proprietà del Lanificio Vitale Barberis
Canonico.
Felice Trabaldo (1839-1906) nato a
Cereie, vera culla dell’industria laniera triverese, fu il fondatore della ditta
omonima di Crevacuore specializzata
nella filatura cardata. Un altro gigante
Giletti spa
L’azienda, leader nel mondo della produzione di filati, nasce nel
cuore del biellese nel 1884. Infatti, più di un secolo fa, ad opera di
Anselmo Giletti, nella verde vallata
attraversata dal torrente Ponzone,
prende avvio quella che diventerà l’attuale azienda: una struttura
che negli anni si è sviluppata fino
a raggiungere gli attuali 36000 mq
di superficie.
Dal 1884 Giletti spa lavora le fibre,
le commercializza, le trasforma con
la costante continua ambizione di
legare l’uomo all’ambiente, nella
convinzione che anche in un filo
può essere racchiuso un corretto
modo di rapportarsi con il proprio
habitat. Fedeltà alla consolidata
tradizione di azienda tecnologicamente avanzatissima nello sviluppo
del proprio ciclo produttivo, innovazione nella ricerca e nell’utilizzo
dei materiali, affidabilità nel modo
di porsi al servizio della clientela
sono i punti focali intorno ai quali
l’azienda sta affrontando con successo il mercato del nuovo millennio e della globalizzazione.
45
Trivero - montagna, natura e lana
46
arte e architettura
La fontana della Brughiera
47
Trivero - montagna, natura e lana
48
3.1 Santuari, chiese,
oratori
Santuario
di Nostra Signora della Brughiera.
Situato su un altopiano prativo è
oggetto di grande devozione locale.
La sua edificazione si collega ad una
vicenda miracolosa avvenuta nel
Cinquecento, quando la Vergine apparve a una pastorella muta che così
recuperò la parola.
Situato al confine tra Trivero e Mosso, fu in passato motivo di numerose contese tra i due comuni, che
cessarono con la battaglia del 25
marzo 1643, nella quale, si racconta dell’apparizione nel cielo della
Vergine, che raccolse nelle sue mani
le palle dei fucili così che nes-suno
rima-nesse offeso.
Un cartello ricorda tale evento: “nel
bel mezzo della mischia apparve la
Madonna in atto di raccogliere le
palle uscite dai fucili affinché nessuno avesse a patire danni”.
Un grande quadro ancor oggi con-
La cappelletta della Brughiera,
le croci sulla facciata esterna
Affreschi nella Brughiera,
Interno della chiesetta
servato nella chiesa grande ricorda quella cruenta vicenda: la “tela
delle sparate”, dipinta sul finire del
secolo XVII probabilmente da Pietro Lace e sulla quale è scritto:
“Il 25 marzo 1643, giorno della
Nunciata, si spararono molte sparate, senza offesa ad alcuno per miracolo di Maria Vergine”.
Il santuario è costituito da due chiese distinte. La più piccola
risale all’inizio del
XVI secolo ed è preceduta da un portico
affrescato del secolo
successivo.
La seconda, costruita probabilmente a
seguito dell’episodio
delle “sparate”, ma soprattutto per far fronte
all’aumentato numero
di fedeli che affluivano
al santuario, rappresenta una delle migliori
espressioni barocche
del Seicento biellese.
Ad un esterno molto
semplice fa da contrasto un interno a
tre navate caratterizzato dalla forza di
otto colonne in serizzo e da un’abside
ottagonale decorata con affreschi relativi alla vita della Madonna (1880).
Sull’altare maggiore spicca una pregevole icona lignea e, al centro, una
“Natività di Gesù” di gran pregio, la
“Adorazione dei Magi” del pittore
cremasco Gian Giacomo Inchiocchio
detto il Barbelli (1604 -1656), mentre
gli affreschi della volta e delle pareti
del presbiterio sono di Pietro Lace di
Adorno (1700).
In sacrestia è conservato un pulpito
ligneo di origine valsesiana.
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Trivero - montagna, natura e lana
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51
ANCONA DELLA BRUGHIERA
La grande ancona lignea secentesca dell’altare maggiore, splendente nella sua
policromia e doratura, e la pala in essa racchiusa, raffigurante l’Adorazione dei
pastori costituiscono, dal punto di vista artistico, un insieme di assoluto interesse
che arricchisce e caratterizza il santuario. L’ancona, datata 1651, ricca di fregi,
sculture e decorazioni, è composta da dieci tondi raffiguranti scene di vita della
Madonna sormontati da un riquadro con l’incoronazione della Vergine; è probabilmente opera di uno scultore valsesiano ancora non identificato con certezza.
L’autore dell’“Adorazione dei pastori” è Giovanni Giacomo Inchiocco (16041656) figlio di Giovan Angelo, che firmò tutte le sue opere con l’appellativo
Barbelli, il soprannome della sua famiglia. Il Barbelli, che iniziò la sua carriera
artistica a Crema nella bottega di Tommaso Pombioli, fu un artista prolifico; gli
sono infatti attribuite molte opere tra le quali spicca un’altra Natività, di proprietà privata, del tutto simile a quella della Brughiera. Quest’opera, “elegantissime
depicta”, ritenuta uno dei più alti esempi della pittura secentesca esistenti nel
Biellese, è datata 1659, tre anni dopo la scomparsa del suo autore; ne consegue
che la tela è stata probabilmente completata, come del resto era consuetudine,
dalla sua bottega della quale facevano parte Carlo Antonio e Giovan Angelo,
due degli otto figli del maestro. Il soggetto della tela, l’Adorazione dei pastori,
non è stato scelto casualmente dal suo anonimo donatore; al contrario lo stesso
rivela come il santuario della Brughiera
possa essere considerato “un santuario pastorale”. Lo testimoniano vari
elementi, iniziando dalla sua stessa collocazione lungo una delle strade della
transumanza che dalla pianura Biellese
e Vercellese conducevano ai pascoli
dell’Alta Valsessera e da qui alla Valsesia ed alla Valle d’Aosta.
L’ancona lignea e la tela in essa contenuta sono state oggetto di recenti restauri eseguiti, per iniziativa del Docbi,
rispettivamente da Cristina Rapa e Tiziana Carbonati.
Trivero - montagna, natura e lana
Giovanni Battista Giovenone e Francesco da Gattinara,
Martirio di Sant’Agata, 1546, Trivero Matrice
Il campanile di Matrice,
Sotto:
Parrocchiale dei Santi Fabiano
e Sebastiano di Bulliana
52
Parrocchiale dei Santi Quirico e
Giulitta.
Ricostruita tra il XV e XVI secolo sulle fondamenta di una chiesa
romanica. Dell’edificio originario
rimane solo la base del campanile
(inizio sec. XIV), e ulteriori interventi vennero effettuati nel XVIII
secolo quando venne completata
dall’ampia facciata (1717) caratterizzata da cinque oculi digradanti
(Immagine). L’interno è formato da
tre navate arricchite da numerosi affreschi fra i quali spicca la Cattura
di Dolcino di Pietro
Mazzietti (1880), una
Madonna con Bambino e Santi Battista
e Antonio Abate con
il Martirio di Sant’Agata (‘700), e il Martirio di San Quirico.
Di notevole interesse anche alcune
sculture lignee come
la Via Crucis di A.
Sarpentiero, e l’Altare della Madonna
del Rosario del XVII
secolo recentemente
restaurato.
Nella sacrestia della Chiesa si trova
la tela dipinta da Antonio Ciancia
raffigurante La cattura di Margherita e fra Dolcino (1867)
Parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano di Bulliana (festa patronale
il 20 gennaio).
Risale al XVII secolo e presenta
una struttura a navata unica con
otto cappelle laterali, risultato della
ristrutturazione di un edificio cinquecentesco; il crollo di parte della
volta affrescata da Antonio Ciancia
nel 1876 ha poi reso necessaria una
nuova decorazione realizzata nel
53
1912 da S. Nizza e nel 1916 da Crida e Aluffo.
Parrocchiale di S. Giuseppe (festa
patronale 19 marzo). A Pratrivero,
del Seicento, contiene un altar maggiore di Francesco Oliati di Viggiù e
opere lignee del XVIII secolo
Parrocchiale
della Santissima Trinità di Cereie
Edificata nel 1859 su disegno
dell’Architetto Gaspare Maggia ad
un’unica navata con due cappelle
laterali; il campanile venne costruito nel 1886.
Trivero - montagna, natura e lana
Parrocchiale
della Santissima Trinità di Cereie
54
MadonnA del CARMINE
La Madonna del Carmine, presso la chiesa
parrocchiale Matrice, è opera di Giovanni
Mainoldo (Varallo 1662 - ?) eseguito nel 1718.
L’artista si era impegnato a realizzare una
scultura di major belezza e perfetione,
rispetto a quelle esistenti nei vicini
santuari della Novareia e del Cavallero
e, nell’arco di soli due mesi, “crea
un capolavoro di grazia, eleganza e
raffinatezza”.
Eretta su un grande magma di nubi
cosparso di cherubini, Maria,
reggente il vispo e dinamico
Bimbo, è riccamente
abbigliata con vesti colte
in un vortice di continui
e arditi drappeggi
accentuati dalla finissima
policromia a motivi
floreali dorati. La
conduzione morbida e
volumetrica dei modellati
anatomici e la scrittura
stilizzata e friabile dei
panni, inducono a ritenere
possibile, nell’iter formativo
dell’artista, uno studio
attento dei prodotti di area
ticinese e, in particolare,
della raffinata produzione
scultorea di Giovanni
Battista Bonzanigo, assai
attivo, negli stessi anni,
nell’astigiano. Mainoldo
riuscì a farsi apprezzare sia
in Valsesia che nel Biellese,
come testimoniano i suoi
lavori presenti in entrambi
i territori ad indicare
interscambi culturali con la
feconda tradizione lignea
della Valle.
La scultura è stata restaurata
nel 1991 da Cristina Rapa per
iniziativa del Docbi.
55
La via Crucis
Bulliana-Barbato
Ai margini dell’antica mulattiera
che da Bulliana reca al Santuario, sorgono le quattordici cappelle della Via Crucis. Il decreto
di costruzione, fu emesso nel
1475 dal vescovo Giovanni Pietro Solaro e sottoscritto dal vicario generale Stefano Gentile, a
seguito della supplica del parroco (don Giovanni Pietro Cerino)
e del popolo di Bulliana.
Le cappelle vennero però costruite solo nel 1833 come risulta dal “Tenor d’ordinato relativo alla fabbricazione delle
nuove cappelle della via Crucis”
conservato presso l’archivio parrocchiale di Bulliana e le ultime
cinque addirittura nel novembre
1878. Anche i dipinti della Via
Crucis vennero fatti a più riprese. I primi affreschi furono infatti realizzati dal pittore Giovanni
Avondo di Balmuccia nel 1835
(Avondo di Varallo), ma vennero poi restaurate o ridipinte nel
1880-1881 da Antonio Ciancia
da Caprile.
Parrocchiale della Visitazione a
Santa Elisabetta di Botto (festa patronale 2 luglio). E’ un rifacimento
nel XIX secolo di un piccolo oratorio del XVII secolo; costruito a una
sola navata con quattro cappelle, è
stato decorato all’inizio del Novecento dall’Aluffo e da Paolo Giovanni Crida da Graglia.
Parrocchiale del Sacro Cuore di
Gesù di Ponzone (festa patronale
ultima domenica di giugno).
Iniziata nel 1935 e ultimata nel ’50, a
croce greca in stile moderno.
Santuario di S. Bernardo.
Nel XV sec. sulla vetta del Monte
Rubello venne eretta una cappella,
dedicata a San Bernardo da Mentone, a ricordo della cattura di fra
Dolcino ad opera delle truppe capitanate dal Vescovo di Vercelli Raniero Avogadro.
Il santuario vero e proprio fu costruito nel 1839; nel tempo vennero apportate modifiche e rifacimenti (immagine) e proprio durante i lavori
del 1936 vennero ritrovate punte di
lance, resti di picche e ramponi da
ghiaccio d’epoca dolciniana, reperti
Trivero - montagna, natura e lana
56
a lato: Oratorio di San Rocco,
sotto: santuario di San Bernardo in una cartolina del 1909 e il Santurio in inverno
LA CHIESA
PARROCCHIALE DEL
SACRO CUORE DI GESÙ
A PONZONE
Nel 1930 iniziano i lavori lavori di costruzione della nuova
chiesa su progetto dell’arch.
Pier Vincenzo Bellia (18661949), affermato professionista e impresario edile discendente da una famiglia di industriali tessili di Pettinengo), suocero di Oreste Giletti, generoso filantropo.
Il Bellia ha allora già convalidato una vasta e pregevole produzione architettonica come la chiesa dedicata a San Francesco di Sales nel complesso
salesiano di Valsalice, sulla collina torinese. Quest’ultima ha pianta a croce
greca, replicata nella Parrocchiale di Ponzone. Sul piano stilistico la chiesa
riflette il dualismo tra tradizione storicistica e modernità tecnologica strutturale, proprio della cultura del Bellia e di molta architettura del tempo, sospesa tra stile Beaux Arts, gusto Déco, “mediterraneità” e Movimento moderno.
Il rigore geometrico-strutturale della maglia portante in calcestruzzo armato e il senso di ritmo che presiede all’organizzazione dei volumi e all’articolarsi di pieni e vuoti stemperano l’eterogeneità delle citazioni formali e
stilistiche, tra le quali spiccano nel soffitto lacunari desunti dal Pantheon e
dalla tradizione paleocristiana e muqarnas di derivazione islamica. Fregio
e memento sono le iscrizioni recanti i Comandamenti, che concorrono alla
catarsi luministica operata dalle vetrate tenuamente policrome. Più accesa
la gamma tonale delle due vetrate figurate nei bracci trasversali, preludio
all’elogio dell’immagine ricorrente nella parte bassa della chiesa, alla cui sacralità concorre la schiera di plastici, ma incorporei, serafini impegnati nel
perpetuo canto di lode al Signore cui sono demandati. L’altare maggiore in
marmo è opera della ditta Pallavicino di Cuneo su disegno del geom. Michelangelo Vachino di Ponzone. Lo completa un pregevole tabernacolo in ferro
lavorato di Carlo Giattoni, mentre l’ancóna reca la prestigiosa firma di Luigi
Guglielmino (1885-1962) da Susa, allievo del Reffo.
Sulla fronte, il monumentale gruppo statuario in cemento e polvere di marmo che sovrasta il pronao reca la firma dello scultore torinese Emilio Musso
(1890-1973) e raffigura il Sacro Cuore, la personificazione delle virtù teologali e un tessitore. Con la sua massiccia mole contrasta l’aspirazione all’ascesi
culminante nello snello campanile, alto 52 metri, con concerto di campane
fuse dalla ditta Roberto Mazzola di Valduggia.
Carattere parimenti simbolico assumono le coeve piccole cappelle a croce
greca elevate lungo le strade e i sentieri più battuti per delimitare il territorio
di pertinenza della parrocchia, eretta con decreto nel 1935.
Grazie anche a diversi restauri, la Parrocchiale di Ponzone conserva oggi
tutta la sua singolare e, a tratti, fantasiosa carica espressiva.
57
ORATORI
Sono numerosi gli oratori presenti
quasi in ognuna delle tante frazioni
del Comune.
Oratorio di S. Antonio Abate in
frazione S. Antonio. Esistente dal
1497, rifatto nel 1640, con un bel
portico del sec. XVIII (immagine).
Oratorio di S. Rocco in fraz. San
Rocco. Esistente dal 1537 e completamente rifatto nel 1665.
Oratorio di S. Giovanni in fraz. Piana. Esistente dal 1616, ricostruito
nel 1711, possiede un tabernacolo
ligneo cinquecentesco.
oggi conservati presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del
Piemonte di Torino.
La festa del Santuario si celebra la
prima domenica di luglio, con processione della parrocchia di Trivero,
unica rimasta di quante, fino alla
fine del ’700, vi salivano dai numerosi paesi della zona, a ricordo della
cattura di Dolcino. Il Santuario fa
parte degli itinerari delle Valli della
Fede. E’ questo il punto più alto di
tutto il territorio, e, da qui, si può
osservare un meraviglioso panorama a 360°, dalla Pianura Padana al
Monviso, al Massiccio del Monte
Rosa fino alle montagne Lombarde,
mentre l’Alta Valsessera si mostra in
tutta la sua selvaggia bellezza.
Oratorio di S. Lucia in fraz. Barbato. E’ di fine XIX sec. con affreschi
di Pietro Mazzetti.
Oratorio di S. Martino in fraz. Lora.
Edificato nel XIX sec. al posto di un
pilone dedicato al Santo.
Oratorio di S. Teodoro in fraz. Fila.
Eretto nel 1661.
Oratorio di S. Liberata in fraz. Barbero. Risalente ai primi anni del XIX
sec., ricostruito più volte, l’attuale
venne benedetto nel 1962.
Oratorio di S. Defendente in fraz.
Pramorisio. La data sullo stipite in
pietra della porta è 1647 e conserva
un affresco settecentesco oltre ad un
altare di forma primitiva.
Trivero - montagna, natura e lana
Oratorio di San Defendente, interno della
navata e affresco dell’abside Madonna con
Bambino, secolo xvii
58
a lato: Madonna delle Grazie
fraz. Vico 55, cm 70x140,
Emilio Mazzietti, 1906
sotto: Madonna della Neve con santi
e graziati fraz. Barbato 19-20, cm 120x160,
Emilio Mazzietti (?), 1899
nei comuni e nelle borgate montane. Si
tratta di una vera e propria pinacoteca
a cielo aperto di raffigurazioni sacre realizzate nell’arco di mezzo millennio a
partire dal XVI secolo .
Il comune di Trivero conserva 75 dipinti, sparsi nelle varie frazioni, che sono
Madonna di Oropa
fraz. Barbato 49
cm 80x150, 1848
Oratorio di S. Carlo in fraz. Sella.
Esistente dal 1600, fu rifatto nel sec.
XVIII.
Oratorio della Madonna del Buon
Consiglio in fraz. Marone. Risale al
XVIII secolo.
Oratorio Madonna della Neve in fraz.
Ferrero. Non si conosce il periodo di
costruzione, contiene un piccolo altare in muratura e diverse pitture.
Cappella degli Alpini sulla Panoramica Zegna. E’ nei pressi della
mulattiera che porta al Santuario di
S. Bernardo, inaugurata nel 1955 ricorda le chiese alpine d’oltralpe ad
unico vano con soffitto in legno.
Cappella della Casa di Riposo M.
Zegna. Si trova al piano terreno
e reca, sopra l’altare, un polittico
quattrocentesco su tavola.
3.2 dipinti devozionali
Il territorio biellese conserva un ingente
patrimonio costituito da oltre 1200 dipinti a soggetto religioso eseguiti sulle
facciate delle abitazioni, in prevalenza
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Trivero - montagna, natura e lana
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A lato:
Casa Zegna
sotto
Installazione Le bandiere e Le panchine
con i cani, Archivio tessile a Casa Zegna
stati oggetto di censimento e di studio
con l’intento di favorirne la riappropriazione, attraverso la conoscenza e di conseguenza la conservazione.
Le motivazioni di questi dipinti sono varie: oltre ad un aspetto puramente devozionale, risulta evidente anche il desiderio di assolvere ad un voto, richiamando
la tradizione diffusa dei dipinti votivi
consegnati nei santuari. Una motivazione meno esplicita é quella apotropaica.
Molti dipinti sono infatti eseguiti sulle
facciate delle case che per vari motivi rimanevano disabitate per lunghi periodi
dell’anno. È questo il caso di Barbato,
frazione un tempo abitata prevalentemente dai pastori e dai malgari che praticavano la transumanza. Qui sono stati
realizzati ben sedici dipinti che, in qualche caso, raccontano avvenimenti legati
alla vita alpigiana; è stata ad esempio
raffigurata la frana che travolse di Giò
Marone Cappetto nel 1848, lasciandolo
indenne. Un altro dipinto ricorda l’incendio avvenuto nel 1899, causato da
una brace sfuggita dal camino sul quale
viene riscaldato il latte per preparare
la toma, che provocò la distruzione
dell’alpeggio, in alta Valsessera, abitato dai bambini Giovanni e Quirico
Festa Bianchet.
Dal 1984 per iniziativa della Pro
Loco del Docbi e dell’associazione Il
Prisma, sono stati eseguiti da alcuni
artisti selezionati, dipinti a soggetto
religioso sui muri di decine di abitazioni triveresi per continuare una tradizione ben radicata.
3.3 Installazioni
DELLA Fondazione Zegna
A Trivero è possibile entrare in contatto con la Fondazione Zegna, nata nel
2000 per volontà della Famiglia Zegna.
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Trivero - montagna, natura e lana
62
La Fondazione è una realtà filantropica internazionale che, dando continuità ai valori, al pensiero e all’azione di
Ermenegildo (fondatore del Gruppo),
e si occupa di protezione dell’ambiente
naturale, di benessere sociale e di sviluppo culturale nella comunità locale
e nel mondo. A Trivero la Fondazione
ha dato vita a Casa Zegna a ridosso
dell’omonimo Lanificio, in una palazzina anni ’30 che fu la casa di famiglia;
è stato collocato e valorizzato l’archivio storico del Gruppo ed è stato creato un polo di aggregazione culturale.
Casa Zegna rappresenta una straordinaria sintesi di storia e di esperienze,
ma allo stesso tempo uno spazio polifunzionale sempre attivo, fucina di
nuove idee, dove la tradizione si fonde
con la trasformazione.
All’interno,
Cittadellarte-Fondazione Pistoletto ha realizzato il
progetto Habitus Zegna con installazioni permanenti che presentano,
attraverso strumenti interattivi, la
“filosofia” del Gruppo,
dall’accurata selezione delle materie prime al prodotto finale, declinata secondo
i suoi quattro elementi costitutivi: la mano, la mente,
il prodotto e l’ambiente.
La Fondazione Zegna ha
dato vita anche al progetto
All’aperto, con l’intento di
rendere sempre più fruibile alla collettività l’accesso
all’arte
contemporanea,
sviluppando interventi sul
territorio da parte di artisti di calibro internazionale con impatto ridotto
sull’ambiente. La prima
installazione visibile, “Le
banderuole colorate”, è un
lavoro realizzato nel 2007
dal francese Daniel Buren
sulle terrazze del Lanificio Zegna:
i 135 drapeaux dell’artista formano
un arcobaleno fluttuante tra il verde
e l’azzurro, in base a una sequenza
di sette differenti tonalità che per
effetto ottico sembrano fondersi in
un unico colore, inedito e variabile
a seconda delle condizioni del vento
e della luce.
Un’altra installazione riguarda “Le
panchine con i cani” di Alberto
Garutti, l’artista italiano (nato a
Galbiate nel 1948) ha realizzato e
disposto sul territorio triverese (nelle frazioni Villaggio residenziale,
Centro Zegna, Gioia, Ronco, Cereie
e Ponzone) 9 panchine in cemento,
ognuna ritraente un cane. Su ciascuna è inciso il lungo titolo dell’opera, che ne chiarisce gli intenti: “Il
cane qui ritratto appartiene a una
delle famiglie di Trivero. Quest’opera è dedicata a loro e alle persone
che sedendosi qui ne parleranno”.
63
IL LIBERTY A TRIVERO
Emblema di status, volto
al contempo a ornare
«tutte le forme materiali
dell’esistenza», il Liberty
interessa
a
Trivero
alcuni
edifici
connessi
all’architettura industriale,
come documenta in via Roma, località Lora, la floreale Villa Rosalba
(1907). L’iscrizione è sul fastigio d’ingresso ai contigui fabbricati
produttivi, dove in origine era impresso Filatura Lesna e Tamellino.
Di fronte permane una fantasiosa palazzina dall’alzato mosso,
connotata da un telamone reggi mensola, vetrate policrome e fasce
floreali dipinte.
Lungo quest’arteria, sino a via Marconi, l’arte nuova echeggia in
diverse case da pigione per assumere un ductus franco-belga in
alcune parti dell’originario Lanificio fratelli Zegna di Angelo (1910),
mentre carattere aulico rivela nell’attuale stabilimento la più tarda
zona di rappresentanza affacciata sul vallone, nella quale le scritte
sono elemento dichiaratamente decorativo.
In via Marconi, il Liberty di gusto chalet connota Villa Gallo, eretta
per la famiglia della moglie di Ermenegildo Zegna ed immersa in
un vasto parco all’inglese, componente essenziale dello scenario
antropico e sociale Biellese e topos carico di significati
e simbologie.
Dedicata alla consorte di Oreste Giletti è Villa Bianca
Maria (1924) a Ponzone, dove l’arte nuova assume
cadenze neorinascimentali, riprese nella grotta dei
varesini Bianchi e Cominetti, fulcro compositivo
dell’insieme residenza-parco. Di stile paesaggistico,
questo è diaframma tra case operaie e convitto e
digrada verso lo stabilimento, fondato nel 1897.
Una torretta merlata neomedievaleggiante emula per
certi versi nuove forme di incastellamento in Villa
Barberis Canonico (1923) a Pratrivero, voluta da
Oreste in prossimità del lanificio di famiglia. L’ampliato
e ammodernato stabilimento, oggi Vitale Barberis
Canonico, conserva bei cancelli in ferro lavorato a
coup de fouet, prossimi per fattura a quelli della vicina
Scuola Materna e di alcune edicole funerarie nel
locale camposanto. Nei pressi del municipio, è l’Asilo
Cerino Zegna a fornire ulteriore prova della varietà
del Liberty triverese.
Trivero - montagna, natura e lana
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3.4 “LA SCUOLA DI TRIVERO”
Nella seconda metà del XX secolo Trivero ha vissuto un periodo di particolare
vitalità artistica: venne infatti organizzata, nel 1963, la prima edizione del premio nazionale di pittura “Aspetti del triverese” a cui parteciparono i più noti
artisti nazionali dell’epoca e nel 1981 la prima edizione del “Concorso nazionale di pittura contemporanea”, uno dei più importanti a livello nazionale.
Ma già negli ultimi anni Cinquanta, a Trivero, si registrò il formarsi, attorno ad
Ido Novello di quella “scuola pittorica triverese”, mai dichiarata ma di fatto
attiva e feconda che comprendeva oltre a Ido Novello, Giorgio Loro Piana,
Ermes Cancelliere e Alberico Verzoletto.
I quattro pittori non sono stati certamente gli unici attivi a Trivero negli ultimi decenni, è sufficiente sfogliare i cataloghi delle varie edizioni del concorso
nazionale di pittura contemporanea, sopra richiamato, per rendersene conto.
Nel 2010, proprio con l’intento di dare una prospettiva nuova nell’ambiente
artistico triverese degli ultimi decenni, l’Assessorato alla Cultura del Comune
di Trivero, il DocBi e l’associazione culturale “Il Prisma” , hanno presentato,
insieme per la prima volta, gli artisti della suddetta “Scuola di Trivero”, in una
mostra antologica curata dal Maestro Angelo Gilardino, che oltre ad essere il
più noto compositore chitarristico internazionale in attività, è anche un profondo conoscitore degli artisti presentati e delle loro opere.
Ido Novello (1914-1996) fu pittore autentico, generoso e spontaneo (immagine).
La sua pittura non si pone all’osservazione in modo criptico, al contrario risulta
immediatamente leggibile e tuttavia, per essere pienamente apprezzata, deve essere colta per quello che fu all’origine e nel suo processo formativo: il vertice poetico
in un quadro culturale che si distingue per la sua ampiezza e per la sua profondità.
Giorgio Loro Piana (1930-1998) fu il più enigmatico. La giovialità e la risolutezza
dell’uomo celavano un animo pittorico incline a una solitudine pensierosa e quasi
grave. Tale inclinazione lo spinse a evocare nei suoi paesaggi visioni in cui aleggia
un senso di irreversibile abbandono, di silenzio accumulato dopo addii e partenze,
di luoghi perduti e non più toccati da visite, lavori, feste.
Ermes Cancelliere (1929-2007) fu un pittore lirico e intimista. La sua pittura si
può definire opera poetica per immagini, volta a infondere a ogni soggetto rappresentato, il soffio di una delicata e a volte dolente trasfigurazione. Rispettoso della
realtà, egli non ne accettò mai l’incombenza chiassosa e pesante, e seppe rendere
ogni aspetto attraverso il filtro di una sublimazione dettata non dall’esuberanza
immaginifica o dal virtuosismo pittorico, ma da un’innata e coltivata vena elegiaca.
Alberico Verzoletto ha un’innata capacità di percezione, non del genius loci ma
dell’anima mundi, in qualunque parte della terra si trovi: è una percezione che va
alParticolare
di là dellearchitettonico
connotazioni
geografiche e ambientali e che riconosce, di ogni luogo,
nel Ricetto
l’anima. Tale riconoscimento ha luogo anche se non si è nativi o abitanti
di una terra: trasformarlo in immagini è compito e dominio specifico della
pittura ed è quello che Verzoletto fa
da sempre, con fedeltà e pazienza.
Angelo Gilardino
Immagine ritrovata
Ermes Cancelliere
La fabbrica della Ruota in
inverno, 1956
Ido Novello,
Giorgio Loro Piana
La Cà dal Caplan, 1982
Paesaggio blu, 1987
Alberico Verzoletto
Trivero - montagna, natura e lana
Annibale Follini, Paesaggio, 1987
Davide De Agostini, Sceneggiata, 2010
Giuseppe Nardi, Nero Marte, 2008
Giuliano Censini, Di notte con la Luna, 2010
66
3.5 Concorso nazionale di
pittura contemporanea
Il “Concorso Nazionale di Pittura Contemporanea”, “Premio Comune di Trivero”, si svolge dal 1981 ed è uno dei
più importanti concorsi a livello nazionale, giunto nel 2010 alla venticinquesima edizione.
In questi anni è stato organizzato sia
dall’Amministrazione Comunale, che
da alcune associazioni locali.
Dal 2001 è promosso dall’Associazione
culturale “Il Prisma”, in collaborazione
con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trivero.
Scorrendo i nomi degli artisti premiati
in queste prime ventiquattro edizioni
si evidenzia il valore assoluto di questo
concorso:
1981: Giorgio Loro Piana - Trivero,
(estemporanea)
1982: Enzo Bellini - Milano
1983: Giorgio Rinaldini - Rimini
1984: Giulio Picelli - Milano
1985: Francesco Mariani - Lissone
1986: Gastone Cecconello - Salussola
1987: Annibale Follini - Melegnano
1988: Alberto Cavallari - Modena
1989: Mario Bardi - Milano
1990: Piero Arrighini - Vaiano
1991: Enrico Villani - Vercelli
1992: Mariano Pieroni - Solbiate Arno
1993: Vanni Saltarelli - Saronno
1994: Davide De Agostini - Torino
1995: Luigi Stradella - Monza
1998: Granco Pogni - Livorno
1999: Piero Paoli - Firenze
2000: Giuseppe Siccardi - Vigodarzese
2001: Antonio Carena - Rivoli
2002: Lina Mannu - Dualchi
2003: Tullio Tlliach - Beinasco
2005: Luigi Stradella - Monza
2006: Davide De Agostini - Torino
2008: Giuseppe Nardi - Venezia
2010: Giuliano Censini - Torrita di Siena
Le opere degli artisti vincitori, insieme ad altre classificatesi ai primi posti,
sono esposte presso la sede del Municipio di Trivero, che può essere quindi
considerato una galleria d’arte contemporanea, visitabile durante gli orari di
apertura degli uffici comunali.
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Trivero - montagna, natura e lana
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ITINERARI
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Trivero - montagna, natura e lana
70
Trivero è ricco di itinerari e di luoghi da visitare. Tra questi ricordiamo
la strada della lana, la via della fede,
la grande attraversata del biellese, il
Centro, la Panoramica e l’Oasi Zegna, la Brughiera e numerosi sentieri.
4.1 La strada della lana
La “Strada della lana” è un itinerario,
progettato dal DocBi e dal Politecnico di Torino, che collega le città di
Biella e Borgosesia con un percorso
che si sviluppa attraverso la Valle
Strona e la Valsessera, nelle quali è
nata l’industrializzazione tessile.
E’ lungo circa cinquanta chilometri ed offre la possibilità di scoprire
decine di siti industriali storici. Il
territorio “laniero” è caratterizzato
dalla presenza di tipiche ciminiere e
opere idrauliche per lo sfruttamento delle acque, da villaggi operai, da
complessi ricreativi e dopolavoristici
come il Centro Zegna di Trivero.
Da Biella la strada principale giunge
a Pettinengo, Vallemosso, Ponzone,
Pray (ove si può visitare la Fabbrica
della Ruota posta al centro del percorso), Crevacuore e Borgosesia.
Un percorso alternativo da Crocemosso conduce a al Centro Zegna
per tornare a Ponzone attraversando
il centro industriale di Partrivero.
4.2 La via della fede
La “Via della Fede” è un itinerario
che collega il Santuario di Oropa,
il Sacro Monte di Varallo e il Sacro
Monte di Orta, monumenti inseriti
dall’UNESCO nel ristretto novero
dei siti mondiali “Patrimonio dell’umanità”.
Lungo il percorso si trovano numerosi altri santuari, impropriamente
definiti minori, che rappresentano
l’espressione più alta della storia e
A sinistra
Lanificio Zegna, 1987
Boschi nell’Oasi Zegna
Il Monte Barone sullo sfondo della Valsessera
dell’arte di queste terre. Attraverso il
ripristino dei percorsi di collegamento, voluto dalle comunità montane
locali, con una chiara segnaletica, si
ha l’opportunità di conoscere e frequentare un vasto di territorio ricco
di contenuti artistici, storici, religiosi e ambientali. Trivero ha ben due
santuari su tale percorso: il Santuario
della Brughiera e il Santuario di San
Bernardo, collegati da un sentiero,
che partendo dalla Brughiera, raggiunge la chiesetta Alpina sulla Panoramica Zegna e da qui San Bernardo.
4.3 La grande traversata
del Biellese
La Grande Traversata del Biellese
(GTB) è un itinerario escursionistico
di circa 200 chilometri di sentieri e
stradine pedonali, dotati di segnaletica e pannelli illustrativi.
L’iniziativa, volta alla riscoperta
del territorio biellese, presenta modeste difficoltà e si svolge a quote comprese tra i 400 e gli 800 metri
di altitudine, per questo è percorribile in ogni stagione.
Le tappe che compongono la GTB
hanno inizio e termine in località con
adeguate strutture ricettive,
o collegate con mezzi pubblici a
centri attrezzati e possono quindi
essere percorse anche singolarmente, partendo da qualunque località
dell’itinerario. Il percorso comprende
Oropa, la Serra, il Lago di Viverone,
la Burcina, Masserano, la Valsessera,
Trivero e la Valle Cervo.
4.4 La strada Panoramica,
il Centro Zegna
e l’ Oasi Zegna
Nel 1932, Ermenegildo Zegna, tito-
lare del maggiore lanificio triverese,
iniziò a edificare le Opere Assistenziali Zegna. Il primo nucleo di quello
che sarebbe presto diventato il Centro Zegna fu inaugurato il 15 ottobre
1933. L’idea di Ermenegildo Zegna,
sviluppatasi a tappe successive fino
al secondo Dopoguerra, era quella
di urbanizzare una parte di Trivero
e di dotare la comunità di servizi altrimenti assenti: un polo ospedaliero
inclusivo di un reparto maternità, un
luogo di aggregazione sociale con
impianti sportivi e ricreativi (tra cui
un cineteatro e una piscina coperta), spazi commerciali e volumetrie
residenziali ed una scuola di avvia-
71
Trivero - montagna, natura e lana
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73
LA BRUGHIERA
La documentazione orale narra
come agli inizi del ‘500, una pastorella sordomuta dalla nascita abbia
ricevuto in modo meraviglioso la
grazia della parola e dell’ascolto.
La devozione popolare alla Madonna si concretizzo’ in fervore d’opere
che nel sei-settecento porto’, senza strade carrozzabili, prima alla
costruzione della Chiesa Antica,
poi alla realizzazione della Chiesa
Grande affrescata successivamente
da Pietro Lace di Andorno (16481733).
La Brughiera di Trivero, con il Santuario della Madonna della Brughiera e le Piane di Barbato è uno dei
luoghi più frequentati del triverese.
E’ una zona ricca di castagni e prati
da pascolo ed è punto di arrivo o di
partenza di numerosi sentieri.
Trivero - montagna, natura e lana
74
mento al tessile. Nello stesso periodo Ermenegildo Zegna operò per la
valorizzazione delle risorse montane
e paesaggistiche. A partire dal 1938
furono recuperati sentieri e mulattiere, e impiantate oltre 500.000 conifere, e molte centinaia di rododendri
ed ortensie. Il lungo intervento di
bonifica e di cura dell’ambiente alpestre ha trovato continuità d’ideali
e d’intenti attraverso le generazioni
della Famiglia Zegna fino a culminare
nel progetto denominato Oasi Zegna.
Nata nel 1993, l’Oasi Zegna è un progetto di studio, sviluppo, promozione
e valorizzazione della montagna dove
E Zegna ha operato, mirando a diventare un “laboratorio all’aria aperta” di
oltre 100 km2 nell’area prealpina biellese orientale e in Valsessera, dove si
insiste molto sulla relazione tra uomo,
cultura della montagna e natura.
Elemento di raccordo tra la montagna e il sito abitativo-produttivo di
Trivero è la strada Panoramica Zegna;
la necessità di rompere l’isolamento
della parte più alta del territorio triverese e biellese in generale, convinse
Ermenegildo Zegna a realizzare una
strada in quota con uno speciale percorso panoramico. Avviato il cantiere
nel 1938, la Panoramica arriva nella
Valle del Cervo e poi, passando per il
Santuario di Oropa, collega il Biellese
alla Valle d’Aosta. Il tratto triverese fu
concluso appena dopo l’ultima guerra e, oltre a consentire di raggiungere
punti di interesse paesaggistico come
la piana di Stavello o il monte Rubello, la strada si è rivelata fondamentale
per lo sviluppo edilizio di Trivero e
per la realizzazione di altre strutture
di servizio, come il brefotrofio “Gianni Zegna” (intitolato a un nipotino di
Ermenegildo Zegna morto in tenera
età) poi trasformato in Istituto Provinciale per l’Infanzia Abbandonata,
il cimitero del Craviolo e l’albergo
San Bernardo poi divenuto sede della
locale scuola alberghiera.
4.5 I sentieri
Una fitta rete di sentieri attraversa il
territorio di Trivero, collegando le tante
frazioni che formano il nostro Comune.
Di particolare interesse sono quelli della montagna, che uniscono il Triverese
ai pascoli dell’Alta Valsessera, che per
centinaia d’anni hanno rappresentato
A sinistra
Lanificio Zegna, 1987
Boschi nell’Oasi Zegna
Il Monte Barone sullo sfondo della Valsessera
una fonte di vita e di lavoro per tante
famiglie che con le mandrie passavano
l’estate in montagna. Il solo Comune di
Trivero contava ben 60 alpeggi di cui in
molti casi rimangono solo alcuni ruderi.
I sentieri dell’Alta Valsessera rappresentavano vere e proprie vie di comunicazione con la Valsesia; partivano
da Barbato ed arrivavano a Scopello,
in circa 8 ore di cammino, attraverso
la Bocchetta di Stavello, il Ponte della
Babbiera e la Bocchetta della Boscarola. Molti di questi sentieri sono percorsi
da escursionisti, cacciatori e pastori e
per questo sono ancora praticabili, altri
invece si sono persi a causa dell’invasione della vegetazione, delle frane o
semplicemente per l’incuria.
4.6
I sentieri del Monte Rubello
Si tratta, oltre che dei sentieri che
portavano alle cascine e agli alpeggi,
anche di una serie di tracciati realizzati da Ermenegildo Zegna a partire
dagli anni ‘20’ per la costruzione della
strada Panoramica e per le opere di
rimboschimento.
Sono stati recentemente oggetto di
interventi di sistemazione e ripulitura e quindi di valorizzazione da parte
dell’Oasi Zegna, della Com. Montana
Valle di Mosso e del Comune di Trivero.
Nella carta allegata sono riportati i
sentieri principali. La segnaletica utilizzata è quella in uso.
4.7 Itinerari triveresi
Bulliana - Brughiera - San Bernardo
(1 ora e 30 minuti)
(1 ora e 30 minuti)
Il sentiero L3 parte dalla frazione di
Bulliana, percorre la Via Crucis fino
al Santuario Madonna della Brughie-
ra, che oltrepassa sulla destra, poi sale
raggiungendo una zona prativa e pianeggiante.
Lascia sulla sinistra l’Ostello, il piccolo Eremo e, in lontananza, la cascina
del campanile (886 m), attraversa la
strada delle Piane di Barbato e raggiunge la Chiesetta Alpina sulla Pano-
ramica Zegna (1275 m). Da qui sulla
destra della strada parte il sentiero L4
che raggiunge il Colle di San Bernardo (1332 m) e da qui, dopo alcuni tornanti, l’omonimo santuario (1408 m),
punto panoramico spettacolare sulla
pianura e sul Monte Rosa.
Lora - San Bernardo
(1 ora e 35 minuti)
Il sentiero L5 parte dal “burnel” (fontana), nel centro di frazione Lora. Il
primo tratto segue un’ampia mulattiera fino al ponticello sul Rio Scoldo,
si procede quindi lungo il sentiero
fino a località Bellavista e dopo aver
attraversato la strada Panoramica Zegna e risalita una scalinata si riprendere il sentiero che porta a Caulera.
Dopo aver seguito per un breve tratto
la Panoramica Zegna, si procede sulla
sinistra lungo una strada secondaria
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Trivero - montagna, natura e lana
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Trivero - montagna, natura e lana
78
che passa a monte della Scuola Alberghiera e quindi si segue il sentiero G13a, che sale fino alla cima di S.
Bernardo.
Barbato - Stavello
(1 ora e 15 minuti)
Rappresenta il primo tratto della storica strada Barbato-Scopello. Dalla
chiesetta di Santa Lucia si prende il
sentiero L5a che attraversa le Piane
di Barbato e sale fino a Bellavista e
seguendo il sentiero L5 si giunge a
Caulera. Si prosegue quindi lungo
la strada Panoramica Zegna fino alla
fontana delle tre pisse e attraverso il
vecchio sentiero si raggiunge in breve
la bocchetta di Stavello.
Stavello - Margosio - Stavello
(1 ora e 40 minuti)
È il sentiero più panoramico poiché
si sviluppa prevalentemente lungo le
creste di S. Bernardo e del M. Rubello. Dal piazzale di Stavello si risale il
pendio prativo fino allo chalet gestito
dal gruppo Scout di Trivero. Si prosegue quindi lungo il sentiero L5 fino
alla cima di S. Bernardo. Seguendo la
cresta (sentiero L3) si scende alla bocchetta di S. Bernardo per proseguire
lungo la cresta del M. Rubello, dove
è possibile raggiungere il cippo in memoria dell’eretico Dolcino. Si scende
quindi alla bocchetta di Margosio. Da
qui lungo il sentiero F3a, che attraversa i boschi del versante settentrionale
del M. Rubello, in circa 40 minuti si
ritorna a Stavello.
Bellavista - Luvera - Margosio - Bellavista (2 ore e 45 minuti)
Dal tornante della strada Panoramica
Zegna si segue l’ampio sentiero L2
(sentiero delle more) fino alla Cascina
Oro. Si prosegue quindi lungo il sentiero L22 fino alla Bocchetta di Luvera. Seguendo quindi il sentiero F3,
lungo il versante settentrionaledella
cima della Ragna, si giunge alla Bocchetta di Margosio. Si scende attraverso il sentiero L22 alla Cascina Oro
dove si riprende il sentiero L2 fino a
Bellavista.
Stavello - Luvera - Stavello
(2 ore e 15 minuti)
Il sentiero F7 porta da Stavello alla
Bocchetta di Luvera, lungo il versante
nord del Monte Rubello. Il ritorno a
Stavello può essere effettuato o con il
sentiero F3a o con il sentiero F3
Ponte di Babbiera (1 ora)
Dalla Bocchetta di Stavello il sentiero
F2 scende al Ponte della Babbiera. Il
Ponte di Babbiera è a due arcate in pietra con schiena di mulo che consentiva
l’attraversamento del torrente Sessera
a greggi ed armenti diretti agli alpeggi dell’alta Val Sessera e della Valsesia.
Si presume che sia molto antico per la
tipologia di costruzione che potrebbe
essere anche medievale.
4.9 Sentieri dell’Oasi Zegna
Dei 28 sentieri complessivi con partenza dalla Panoramica Zegna, riportiamo in questo elenco solo i sentieri
presenti nel territorio del Comune di
Trivero.
1 - Sentiero rododendri (40 min)
Dal Centro Zegna di Trivero (750
m) alla località Baso (912 m) e rientro. E’ una passeggiata ad anello che
comprende il percorso della Valletta
dei Rododendri, particolarmente scenografico per la fioritura tra maggio e
Sullo sfondo salita al Monticchio
Alpeggio Baraccone,
Sentieri nell’Oasi
Il monte Tirlo visto dalla Panoramica Zegna,
Il monte Rosa dalla Bocchetta di Margosio
79
Trivero - montagna, natura e lana
Trote fario nel Sessera,
il ponte della Babbiera
80
settembre degli spettacolari cespugli
variopinti.
2 - Sentiero delle more (1 ora)
Dal tornante di Bellavista (1009m),
alla località Oro (1181 m).
In lieve ascesa tra i dossi boscosi del
Monte Rubello, con vasti panorami
sulla pianura.
3 - Sentiero della civetta (50 min)
Dall’ottavo ed ultimo tornante della
Panoramica Zegna (1155 m) raggiunge, con un percorso pianeggiante, la
Bocchetta di Stavello (1206 m).
Compie il periplo del Monte Tirlo ed
è attrezzato come “percorso fitness”.
4 - Sentiero del ponte (1 ora)
Da Stavello (1206 m), in discesa tra i
boschi, al Ponte della Babbiera (692
m). E’ un’antica mulattiera utilizzata
Itinerari dolciniani
La grande marcia
È il presumibile itinerario compiuto
da fra Dolcino e dagli Apostolici dalla
Parete Calva di Rassa, alla Bocchetta
di Stavello, attraverso tre valli: Sorba, Dolca e Valsessera. Due giorni
di cammino con possibilità di sosta a
metà percorso all’Alpe La Peccia.
I sentieri dolciniani Triveresi
A - Percorso del primo anello
Dal lato sud della piana di Stavello,
parte un sentiero che porta ad un
colle a quota 1250 metri. Dopo tre
tornanti si arriva sulla cima del Monte Tirlo, dove sono visibili fossati e
spiazzi difensivi realizzati dai dolciniani. Si ripercorrere lo stesso itinerario
della salita fino al colle, da qui in direzione est si scende per un sentiero
seguendo la dorsale fino a raggiungere la Bocchetta di Pontiggie a 1165
metri. Dalla bocchetta si raggiunge
il Monte Civetta, su cui sono visibili
scavi difensivi, con un sentiero che
segue la dorsale, e raggiunge la cima
in 15 minuti. Rientrati alla Bocchetta
di Pontiggie si torna a Stavello attraverso la pista sterrata che circonda il
Monte Tirlo. Giro completo: 1h.25’.
dagli alpigiani di Trivero per entrare in
Alta Valsessera.
5 - Sentiero dei funghi (50 min)
Dalla chiesetta Alpina (1246 m) alla
Brughiera (811 m). Bella escursione sul
versante sud del Monte Rubello, attraverso boschi cedui e piccoli coltivi.
6 - Cammino di San Bernardo (30 min)
Dalla panoramica (1275 m) poco dopo
la Chiesetta Alpina, in ascesa fino
all’oratorio di San Bernardo (1408
m), costruito a partire dal XVI sec.
per celebrare la vittoria su fra Dolcino. Grandiosi panorami sulla Pianura
Padana e sulle Alpi, dalle Marittime
alle Retiche.
Consorzio Turistico Oasi Zegna
Su iniziativa del Gruppo Zegna, si è
costituito un Consorzio Turistico con
l’intento di raccogliere e coordinare
tutti gli attori locali negli eventi e nelle
iniziative legate alla valorizzazione e
promozione del territorio dell’Oasi
Zegna.
Il monte Rosa dalla Bocchetta di Margosio
La conca dei rododentri
B - Percorso del secondo anello
Vedi itinerario Stavello - Margosio
Stavello.
La “grotta” di fra Dolcino
Si tratta di una grande nicchia all’interno della quale è stata posta una
lapide inneggiante a fra Dolcino e
sarebbe legata ad un’imboscata tesa
dai dolciniani ai crociati che li assediavano.
Per raggiungerla dalla Bocchetta di
Margosio scendere per poco meno di
cento di metri lungo la strada Panoramica Zegna fino ad incontrare, sulla
propria destra, uno slargo (quota
1290 metri) e una strada secondaria
che scende ad una colonia. Da qui
scendere lungo la montagna tenendosi leggermente a sinistra. A quota
1245 metri, poco a monte di un sentiero, ai piedi di una parete si incontra
la grotta.
Tempo di percorrenza da Margosio 20
minuti.
81
Trivero - montagna, natura e lana
82
4.9 L’Alta VALSESSERA
Affacciandoci dalla Bocchetta di Stavello o dalla Bocchetta di Margosio
sull’Alta Valsessera scopriamo un
ambiente completamente diverso dal
resto del territorio abitato di Trivero e
dei paesi vicini. Non vi sono abitati ma
solo boschi, pascoli, alpeggi e montagne. L’Alta Valsessera è una valle particolare proprio per la sua asprezza che
si riesce raggiungere solo attraverso le
“bocchette”, perché le strette gole rocciose del Piancone impediscono un facile accesso dal basso. Andare dentro,
-n’dinta-, dicevano gli alpigiani quando vi si recavano, proprio perché dopo
essere saliti alle “bocchette” entravano
nella valle dall’alto.
Nonostante questo territorio appaia
disabitato e inospitale è stato per secoli una fonte di lavoro e sopravvivenza per tante famiglie che nel periodo
estivo si recavano in alpeggio con gli
armenti.
Due estratti del testo di Franco Grosso
intitolato “Vita d’alpe”, in cui l’autore,
grazie a memorie d’epoca, ricostruisce in forma di racconto una giornata come tante all’Alpe Artignaga nel
1920, possono dare l’idea di come si
svolgesse la vita in questa porzione di
Valsessera:
“Qui all’alpe, da maggio ad ottobre
siamo su in quattro: padre, madre, io e
mia sorella Cunda. E poi, 16 mucche da
latte, una decina di manze, la mula e il
cane, qualche gallina e metà di un maiale.
L’altra metà è di quelli del Bertin e lo alleviamo assieme. Gli altri fratelli sono giù
al paese, due lavorano in fabbrica, mentre
Giovanni, con il più piccolo e le sorelle
stanno dietro ai lavori nelle cascine.
Quelli che possono vengono su a
fine giugno per aiutarci a fare il fieno e a
tirarlo su nelle méie. (…)
All’Artignaga salgono d’estate otto
famiglie, tutte di Mosso. C’è posto per
oltre cento bestie e per starci dietro ci
sono più di cinquanta persone, un mezzo
paese.
I lavori comuni, come tenere pulita
la strada e le fontane, si fanno a turno,
con l’aiuto di tutti.
La rúggia tocca pulirla a noi e a
quelli del Frat. Le nostre famiglie non
si parlano, per questioni di confini giù al
paese. A noi giovani di queste beghe interessa poco, ma un po’ per convenienza
ci adattiamo. E poi bisogna sempre avere
qualcuno con cui prendersela.
Allora erano assai più diffusi, ma oggi,
i prati-pascoli occupano ancora alcune aree meglio esposte e poco ripide,
mentre dove non sono più curati si ha
l’invasione di cespugliame ed il graduale ritorno del bosco.
Le aree a pascolo naturale e le praterie in quota coprono circa il 22% del
territorio e sono utilizzate da bovini e
ovicaprini, per circa 120 gg. all’anno.
Attualmente sono alcune decine gli alpeggi utilizzati con una presenza che
pochi anni fa superava i 2000 capi. E’
importante sottolineare come anche i
pascoli contribuiscono alla tutela ambientale e paesaggistica; se ben curati,
con carichi di bestiame adeguati alle
disponibilità del territorio favoriscono
un miglioramento della qualità e produttività dello strato erboso con una
drastica riduzione delle graminacee
considerate pessime anche per gli animali selvatici.
Sono stati censiti, solo nel comune di
Trivero, ben 60 alpeggi; in alta Valsessera molti di questi sono stati ricostruiti ma i nuovi edifici, certamente
83
più funzionali, non hanno niente in
comune con la tradizione culturale
che attraverso i secoli ha consegnato
alla Valsessera un patrimonio di architettura povera meritevole di una più
attenta tutela. Oltre ai fabbricati, con il
tetto in pietra (lose), che si incontrano
ovunque sulle Alpi, tipiche della Valsessera sono le “tegge”, edifici ricoperti in materiale vegetale: felci, ginestre,
zolle d’erba, che venivano edificate in
quelle zone dove non sono reperibili
rocce facilmente riducibili in lastre.
Il Comune di Trivero conta ancora 4
alpeggi “caricati” in estate da bovini,
caprini e ovini: si tratta degli gli alpeggi
di Camparient, Lavaggi, Campo e Fon-
tana Mora, ubicati nel bacino del torrente Dolca, al confine con la Valsesia.
Trivero - montagna, natura e lana
84
flora
La copertura vegetale dell’Alta Valle
Sessera, grazie al clima temperatofresco con abbondanti precipitazioni,
è lussureggiante e si sviluppa tra i 600
m circa ed i 2556 metri.
La vegetazione dell’intera zona ha
subito gli interventi dell’uomo per
ricavarne legname e pascoli. Questa
valle che già in passato era stata
depauperata nel suo patrimonio
forestale per fornire legname alle
industrie estrattive site in località Piana
del Ponte, non ha potuto sottrarsi alle
necessità della I e II guerra mondiale
subendo disastrosi disboscamenti; ben
tre teleferiche lavorarono per anni
per portare il legname a fondovalle.
Perciò ad esclusione di piccoli lembi
di bosco maturo, salvatisi per difficoltà
di esbosco, gli alberi ricresciuti sono
databili dall’inizio degli anni 40 o poco
prima.
Al di sotto dei 900/1000 metri,
vegetano, pur con notevoli varianti
secondo le particolari situazioni
microclimatiche, castagni, querce,
ciliegi, betulle, noccioli, pioppi tremoli,
saliconi, e lungo i torrenti l’ontano
bianco e l’ontano nero. Nell’orizzonte
inferiore del Piano montano si trovano
la faggeta ed i prati-pascoli.
Il faggio è accompagnato da acero
di monte e nelle zone di transizione
da maggiociondolo, sorbo montano,
sorbo degli uccellatori, sambuco di
monte e nocciolo.
Numerose sono le aree rimboschite
con l’impiego di varie specie di
Conifere: abete rosso, abete bianco,
larice, pino uncinato e pino laricio.
La boscosità del bacino è calcolata
attualmente intorno al 50% e una sua
caratteristica è la notevole differenza
altitudinale che la vegetazione forestale
raggiunge in relazione all’esposizione
dei versanti: fino a circa 1700 m sui
versanti volti a Nord, soltanto 1400 m
in quelli esposti a Sud. Una particolare
menzione merita il bosco naturale
di abeti bianchi dell’Alpe Cusogna
situato sulle pendici Nord dell’Asnas
ad un’altitudine tra i 1300 ed i 1600
metri.
Tale bosco riveste un alto valore
naturalistico e storico perchè dimostra
che in passato le Conifere erano
presenti sui nostri monti e che solo una
gestione di rapina delle risorse naturali
ne hanno causato la scomparsa.
Nessun motivo naturale, sia climatico
che di composizione del suolo ma
soltanto l’azione dell’uomo col
disboscamento, il pascolo disordinato
ed incontrollato e soprattutto con
l’abitudine dell’abbruciamento dei
pascoli, ha decretato la scomparsa
delle Conifere spontanee dal Biellese.
Questo bosco si è probabilmente
salvato per la felice combinazione di
trovarsi in una zona poco accessibile
all’uomo e situata sul versante Nord
dove la lunga permanenza di neve
e umidità impedisce la presa degli
incendi.
Il prato raso presenta un notevole
numero di specie che vivacizzano
con i loro colori il tappeto verde di
graminacee. Sono anemoni, arniche,
campanule, centauree, cardi, genziane,
ipocheridi,
potentille,
trifogli,
ranuncoli, ecc.
Il Vaccinieto a mirtillo di palude,
accompagnato da rododendri, felci e
veratro bianco, è caratteristico delle
zone più fresche.
La ricchezza floristica della Valsessera
, che è stata evidenziata negli ultimi
85
Trivero - montagna, natura e lana
86
cinquant’anni, è dovuta
principalmente
alla
costituzione geologica del
settore orientale, perché
è proprio nella sua parte
orientale che la flora
presenta numerose specie
rare o rarissime.
Le
maggiori
entità
floristiche
di
questo
settore
sono:
Allium
narcissiflorum, Centaurea
bugellensis,
Cytisus
proteus, Genista radiata
var. sericopetala (che nel
Biellese è presente solo in
Valsessera e, con le non
lontane stazioni valsesiane,
costituisce
l’estremo
popolamento occidentale
della specie in Italia),
Scopola carniolica.
Le peculiarità botaniche
di questo territorio non
si limitano alle cinque
“famose” specie fin qui
elencate ma si estendono a
molti altri elementi floristici
legati al substrato basico
quali: Allium ochroleucum,
Clematis alpina, Daphne
cneorum, Erica carnea,
Genziana
asclepiadea,
Gypsophila repens, Linum
alpinum, subsp. julicum,
Phyteuma globulariifolium
ssp.
pedemontanum,
Phyteuma umile, Pinus
mugo.
Un particolare cenno
meritano le Orchidacee,
tutte a protezione assoluta,
presenti in Alta Valsessera
con 6 specie: Platanthera
bifolia,
Gymnadenia
conopsea,
Pseudorchis
albida,
Nigritella
rhellicani (N. nigra) Dactylorhiza
fuchsii, Dactylorhiza sambucina.
Degna di nota è la discesa in alcune
località di elementi montani a quote
inferiori, ad esempio: Alnus viridis,
Carex frigida, Primula pedemontana,
Rhododendron ferrugineum, Salix
appendiculata, Saxifraga cotyledon
che da un livello inferiore normale
posto tra 1200/1500 m scendono ad
una quota tra 550/600 metri.
FAUNA
Se la flora fà della Valsessera un’area
di rilevante interesse per il botanico,
è invece la sua fauna a renderla così
attraente sia per il naturalista che per
l’escursionista o per il cacciatore.
Come per la flora così per la fauna è
impensabile un accurato elenco di
specie, limiti di spazio e di opportunità
non lo consentono.
È però necessario segnalare quelle
specie che per richiamo turistico
o venatorio, oppure per interesse
scientifico, fanno dell’Alta Valle
Sessera un’isola felice.
In primis abbiamo gli ungulati col
Camoscio (all’attuale consistenza
stimata intorno ai 600 capi ) che
rappresenta
l’elemento
principe
della fauna biellese e della valle in
particolare.
L’areale di distribuzione della specie,
pari a circa l’80% della superficie
dell’Alta Valsessera, è situato tra
i 600/700 e i 2300/2400 m con
variazioni stagionali di quota e di
esposizione.
Il Capriolo è stato reintrodotto negli
anni dal 1971 al 1976 in alcune aree
della Valsessera e a partire da questo
87
Trivero - montagna, natura e lana
88
periodo è risultato in forte espansione
demografica.
In Valsessera il suo areale è pari al 96%
dell’intera superficie con esclusione
delle quote più elevate.
E’ importante ricordare che dopo
molti secoli sulla montagne biellesi
è tornato il Cervo, reintrodotto il 7
febbraio 1997 proprio in Valsessera
con 31 individui, di cui 19 femmine
Pratetto e alla Cascina Lunga a Sud;
finora non risultano avvistamenti nel
settore orientale della valle.
Dagli anni 90 anche il Cinghiale
è presente in Valsessera e, come
dimostrano gli avvistamenti e i
danneggiamenti ai prati pascoli,
ha ormai occupato tutte le aree
idonee della Valle. Tutte le tipologie
ambientali, boschi di latifoglie e boschi
(provenienti dalla Riserva Nazionale
di Chambord) e oggi è stimabile in
circa 250 capi.
Attraverso il monitoraggio si è
scoperto che la specie, dopo 10 anni
dal rilascio ha ormai occupato una
vasta porzione di territorio con una
estensione altitudinale tra gli 800 e i
1900 m
L’area abitualmente frequentata è
quella compresa tra gli alpeggi Campo
della Quara, Briolo e Casarin; vari
avvistamenti e quindi possibili nuove
aree di colonizzazione vanno dal
Camparient e dalla Peccia a Nord al
misti, boschi di conifere, brughiere
e cespuglieti ecc. sono habitat ideali
per il cinghiale; purtroppo l’impatto
esercitato sui pascoli e sulle praterie in
quota è assai negativo.
Una specie di origine steppica, la
Marmotta, ha trovato nei pascoli
aperti e soleggiati, dai 1400 m in
su, un ambiente consono alle sue
abitudini. Essa costituisce, durante
la buona stagione, la principale
risorsa alimentare dell’Aquila reale,
presente nella valle con due coppie
di adulti. L’Aquila reale dopo anni
di assurde persecuzioni è riuscita
a sopravvivere ed oggi, dichiarata
specie particolarmente protetta, è
in espansione su tutto l’arco alpino
dove rappresenta un importante
indicatore biologico sullo stato di
salute dell’habitat. Tra i rapaci diurni,
oltre all’Aquila, si possono vedere
la Poiana, il Gheppio ed il Falco
pecchiaiolo; meno frequenti sono
l’Astore e lo Sparviero.
Tra i rapaci notturni è presente
l’Allocco (soprattutto intorno ai
Santuari del Cavallero e della Novareia
per la presenza del castagno, essenza
assai gradita da questo rapace) e il
raro Gufo reale, il più grande rapace
notturno che predilige gli ambienti
dirupati.
Una particolare segnalazione meritano
le tre specie di Galliformi: il Gallo
forcello o Fagiano di monte e la
Pernice bianca.
In Valsessera oltre al comune Picchio
rosso maggiore è presente il grande
Picchio nero. Una delle meraviglie
dell’avifauna europea, il Picchio
muraiolo, lo troviamo, con buona
fortuna, sulle pareti rocciose mentre si
arrampica ispezionando le fessure o si
sposta col suo volo da farfalla.
Cinque sono le specie di Corvidi che
abitano la valle: il Corvo imperiale,
il Gracchio alpino, la Ghiandaia, la
Nocciolaia e l’invadente Cornacchia
grigia. A partire dalla metà degli anni
80 è comparso in Alta Valle Sessera
anche l’Airone cenerino, tipico
abitante della pianura vercellese. In
conclusione, è importante sottolineare
che in questo territorio di soli 9000
ettari, chiuso tra i monti, sono state
contate 70 specie di uccelli nidificanti.
89
Trivero - montagna, natura e lana
90
ITInerari
DI TRADIZIONE E TERRITORIO
91
Trivero - montagna, natura e lana
92
5.1 IN CUCINA
Nell’articolato panorama della cucina
tradizionale biellese, un tempo basata
sull’impiego quasi quotidiano della
castagna, molte sono le ricette che, a
Trivero, si distinguono per originalità
negli ingredienti o nell’esecuzione.
E’ il caso dei capunet, i ben noti
involtini di norma preparati con foglie
di verza, che qui invece si approntano
rigorosamente utilizzando il lembo
verde della costa; in passato, ben
chiusi e legati con il refe, erano cotti
in brodo per essere poi mangiati
con il cucchiaio, oppure stufati in
tegame con cipolla e pomodoro: gli
uni e gli altri erano sempre pietanza
da polenta. E’ il caso anche della
süpa mitunà -letteralmente zuppa
sobbollita - che nel triverese si
distingueva per l’equilibrio dei sapori
grazie alla presenza, insieme con
le verdure dell’orto o del prato, di
formaggio grattugiato “doppio uso”
(oggi sostituibile con il “grana”),
al posto della più consueta, ma in
questo piatto eccessiva, toma.
E ancora le frittate in grande varietà
(con l’acetosa, il luppolo, i cipollotti,
gli asparagi selvatici…) tra cui,
molto originale, quella con i fiori
delle primule che una spolverata di
zucchero poteva trasformare in un
dolce fragrante e delicato.
Il baccalà ammollato e cucinato con
le cipolle, piatto classico dei giorni di
magro e diffuso ovunque, era qui era
addolcito da una generosa aggiunta
di latte, che ne ammorbidisce
consistenza e sapore. A Natale si
facevano ravioli speciali - ai tre
arrosti - più ricchi di quelli ordinari,
confezionati di solito allo scopo di
recuperare le carni avanzate e detti
“verdi” per la vistosa presenza di
biete e prezzemolo. Si riciclavano
i resti del bollito allestendo ravioli
senza sfoglia detti raviole biutte
oppure, con l’aggiunta di una patata
lessata, frittelle un poco speziate e
gustosissime chiamate, alla francese,
subrìc.
Nei quaderni di cucina che ci sono
stati tramandati troviamo insieme alle
ricette più prevedibili e diffuse quali
la frittura dolce, le trote del torrente
Dolca fritte con abbondante burro
Prodotti tipici biellesi
d’alpeggio, la verzata, altrimenti detta
coj an brot o verse grasse, anche la
testina in umido da mangiare con la
polenta, il fritto di animelle, cervella e
sangue di pollo, la lingua in casseruola,
i por panà (porri lessati interi,
arrotolati a spirale, fissati con uno
stecchino e passati prima nell’uovo ,
poi nel pangrattato e quindi fritti nel
burro), e nel vastissimo campionario
di minestre, tra cui primeggiava il mac
con riso latte e castagne, quella di riso
e milza. Pure nelle confetture non
mancava l’originalità: con le susine si
confezionava una composta deliziosa
combinando il sapore acidulo delle
prugne con quello aromatico del
sambuco, e anche la mostarda,
l’onnipresente salsa biellese ottenuta
cuocendo a lungo il succo delle mele,
a Trivero si faceva partendo da succo
misto di pere e di mele. E non di mele
ordinarie, bensì di pum dla sunaja,
varietà autoctona caratteristica per
avere i semi liberi che tintinnano
come un sonaglio quando la si scuote.
93
Trivero - montagna, natura e lana
94
LE MIAScE DI FRA DOLCINO...
Le celebrazioni per il 700° anniversario dolciniano avevano offerto
l’occasione per allestire presso la
Fabbrica della Ruota un buffet medievale con piatti e bevande ripresi
da ricettari anonimi del ‘300 ai quali
si era voluto aggiungere un dolce che
esprimesse legami sia con il territorio
sia con il periodo storico in questione. Era nata cos’ l’idea di una “miascia”, vale a dire di una cialda cotta
tra le ganasce arroventate di un
apposito ferro,
croccante e leggera, dedicata
a fra Dolcino.
L’origine
più
probabile del
termine dialettale “miascia”
va ricercata in
5.1 fontane e sorgenti
La presenza di un’acqua particolarmente “buona” e leggera che ha favorito nel Biellese lo sviluppo dell’industria tessile e, tra Otto e Novecento, la
fortunata “stagione” dell’idroterapia,
trova riscontro, a Trivero, nelle numerose fontane sparse nelle frazioni e
nelle borgate.
Due di queste, alimentate da altrettante sorgenti, sono comprese nel progetto “Sorgenti di cultura” che il DocBi
ha attivato con l’intento di favorire la
riscoperta del “gusto” dell’acqua di
alcune sorgenti storiche.
Il burnel del santuario della Brughiera,
probabilmente coevo con il santuario
stesso, è alimentato da una sorgente
che sgorga a circa mille metri di altezza nella regione Ciotta. L’acqua, povera di sali e quasi priva di ferro, risulta
particolarmente leggera ed è molto
apprezzata dai numerosi pellegrini e
visitatori del santuario che non manca
un documento del 1488 (Cronaca
latina di Biella di Giacomo Orsi) in
cui viene fatto esplicito riferimento a
“miliacijsque calefacto ferro decoctis”, stiacciatine di farina di miglio
cotte su un ferro riscaldato direttamente sul fuoco. Con questa tecnica
vengono ancor oggi preparate utilizzando una pastella fluida, versata
a cucchiaiate sulla lastra caldissima.
Per rispettare appieno la tradizione
medievale nella ricetta delle “Miasce
di fra Dolcino” si scelse di utilizzare
farina di miglio da mescolare a uova,
latte, burro e sale, con una concessione però al gusto attuale: una congrua dose di zucchero che ai tempi
sarebbe stata davvero assai dispendiosa essendo lo zucchero di canna
una rarità da comprarsi presso gli
speziali in via eccezionale e in quantità molto limitate, quasi alla stregua
di un farmaco.
no di farne adeguata scorta.
La fontana delle “Tre Pisse “ sgorga
nei pressi di un’area di sosta lungo la
Panoramica Zegna a valle di Stavello.
Anche questa può essere definita una
sorgente “storica” in quanto punto
di sosta irrinunciabile per gli assetati
escursionisti ed i ciclisti che percorrono la Panoramica.
Si racconta che fosse particolarmente
gradita ad Ermenegildo Zegna il quale mandava il proprio autista a farne
scorta prima di mettersi in viaggio dal
momento che la consumava abitualmente. Altre fontane, alimentate da
sorgenti o dagli acquedotti frazionali,
sgorgano dai vari burnel in pietra che
l’amministrazione comunale di Trivero ha fatto costruire nelle principali
borgate all’inizio del secolo scorso.
Tra questi è molto frequentato ed apprezzato per la qualità della sua acqua,
quello della frazione Lora.
95
Trivero - montagna, natura e lana
96
LA TRANSUMNAZA
La Transumanza è la forma più antica utilizzata nell’allevamento per
spostare il bestiame da un pascolo ad
un altro, dalla pianura all’alpeggio. Il
biellese è un territorio dove ancor oggi
questa tradizione resta viva e diffusa:
in primavera assistiamo al passaggio
delle mucche verso la montagna ed in
autunno al ritorno delle mandrie presso le cascine di pianura.
Dal 2000 viene organizzata, in collaborazione con l’Oasi Zegna e le Comunità
Montane Valle di Mosso e Valsessera,
la manifestazione “Transumando”, una
giornata al seguito di una mandria con
partenza da Cerale di Camandona e salita al Bocchetto Sessera, lungo l’antica
“strada dell’alpe”. La manifestazione
si inserisce nell’impegno di riscoperta, valorizzazione e divulgazione del
mondo dell’alpe e delle sue tradizioni,
elementi essenziali dell’identità biellese.
È questa una delle più importanti vie
della transumanza che collegavano un
tempo le pianure della “bassa biellese”
con i pascoli alpini: percorrendo questa
mulattiera le mandrie e le greggi salivano dal punto di sosta di Pianezze, dove
i cinque comuni della zona possedevano una porzione di territorio su cui far
sostare gratuitamente gli armenti, fino al
Bocchetto Sessera. Da qui proseguivano
verso gli alpeggi comunali dell’alta valle;
attraverso il Bocchetto della Boscarola
scendevano verso la Valsesia, dove alcuni margari di Camandona affittavano
alpeggi, oppure verso la valle di Gressoney. Sempre su impulso del DocBi, dal
2005, in collaborazione con il Comune
di Biella e l’Associazione Allevatori di
Biella e Vercelli, in occasione del rientro autunnale delle mandrie alle stalle di
pianura, viene organizzata la manifesta-
Prodotti tipici biellesi
97
zione “Transumando in Città” con lo
scopo di recuperare, in una dimensione
urbana, il rapporto con la civiltà contadina, con gli allevatori ed i pastori che
si muovono con le loro mandrie sul territorio, e accogliere in un momento di
festa per le vie cittadine una mandria di
mucche al ritorno dalla transumanza.
Si tratta di iniziative che pongono al
centro la “trasmissione” dei saperi antichi e il ricordo/recupero di una pratica
consueta fino a poche generazioni fa e
che, vissuta oggi, suggerisce a chi partecipa l’impegno a non far smarrire il
significato di questo “viaggio”.
Cosa vuol dire, infatti, andare all’alpeggio? Per prima cosa, è certo che non si
tratti di una vacanza; significa, in definitiva, rispettare ciò che i propri avi
hanno trasmesso con la loro saggezza
e la loro fatica alle nuove generazioni.
La dedizione alla montagna, la cura
degli animali e la sopportazione delle
difficoltà sono gli elementi basilari per
poter affrontare la vita dell’allevatore.
Ci sono anche aspetti profondamente
emotive nel lavoro del margaro, che un
momento come la transumanza condensa e permette così di avvicinare: in
sintesi, accogliere con benevolenza e
fede tutto ciò che la natura offre a lui e
alle sue bestie.
Cercare un vitello, contare le mucche
dopo il temporale o preoccuparsi della
qualità dell’erba, sono la consuetudine;
in alcuni alpeggi oggi ci sono stalle attrezzate che in minima parte aiutano il
lavoro, ma sono i ritmi della montagna
e degli animali che scandiscono ogni
momento della giornata.
Anche guardarsi indietro, nei documenti e nelle testimonianze storiche,
per leggere la transumanza e conoscerla come momento vitale delle valli
Biellesi, ha un valore niente affatto
secondario.
Nel 2004 ha preso avvio un progetto
di studio dedicato alla transumanza
finalizzato all’approfondimento degli
aspetti etnografici, storici, artistici e
archeologici legati a questa tradizione millenaria, attraverso lo studio
dei percorsi medioevali, delle mappe
catastali, dei dipinti murali e degli ex
voto. All’interno del “Progetto Transumanza” si collocano le ricerche effettuate da Alberto Vaudagna nell’ambito del “Progetto Alte Valli”: attraverso la ricerca archeologica nelle Alpi
biellesi vengono identificate le tracce
di frequentazioni correlabili alle fasi
iniziali del popolamento della fascia
montana alle quote degli alpeggi, tra
1000 e 2000 m. di altitudine. L’indagine prevede le prospezioni sul terreno,
il censimento e posizionamento GPS
dei reperti di interesse archeologico e
la predisposizione di una carta archeologica digitale.
Trivero - montagna, natura e lana
98
Bielmonte
fra sport e natura
L’Oasi Zegna ha, tra le sue vocazioni,
quella di rappresentare anche un’area
dedicata a e strutturata per accogliere numerose attività all’aria aperta: la
particolare conformazione naturale
del territorio e la notevole dotazione di
infrastrutture eco-compatibili permettono di praticare una serie di attività
sportive, durante tutto l’anno.
Durante la stagione invernale, il comprensorio sciistico di Bielmonte, denominato “il parco della neve”, offre
sia un’ampia varietà di piste per gli appassionati di sci da discesa, sci da fondo, snowboard, sci da escursionismo,
kite-ski, che emozionanti gite con le
racchette da neve in compagnia delle
guide naturalistiche.
Paesaggisticamente, la zona si presenta
come una grande balconata naturale a
ridosso delle Prealpi biellesi, un angolo incantevole che si affaccia sulla
Pianura Padana e regala alla vista scenari “da incorniciare”. La dotazione di
impianti di risalita a fune è composta
da 5 seggiovie, 2 skilift, oltre a 2 tapis
roulant, dislocati su più versanti, che
accompagnano gli sciatori su diverse
tipologie di piste, dalle più facili ed
adatte a principianti e famiglie, alle
nere per gli sciatori più esperti. La
Scuola di Sci di Bielmonte offre la possibilità di corsi per tutti i livelli, sia in
gruppo che individuali. Per gli amanti
dello sci di fondo, sono state tracciati
20 Km di piste che si snodano nell’incontaminata Valle Sessera. Particolarmente apprezzata è la favorevole
esposizione di Bielmonte sul versante
sud che permette di godere del calore
del sole in ogni stagione. Sci notturno,
pattinaggio su ghiaccio, passeggiate
con le ciaspole, kiteski ed una parete
di arrampicata indoor, sono le nuove opportunità di questa piccola, ma
grande stazione sciistica.
Con l’arrivo della primavera, ripartono via via nell’Oasi Zegna anche tutte
le attività sportive rivolte agli appassionati di escursionismo, dal trekking
d’altura alla mountain bike, dall’equitazione alla palestra di roccia fino al
fitness, calcetto, corse podistiche in
montagna (sky running), bocce, nel
rispetto del territorio e dei suoi ecosistemi.
Gli appassionati della Mountain Bike
trovano qui una località particolarmente vocata: noleggio bici e attrezzature per pedalare lungo sentieri
tracciati e appositamente segnalati,
con suggestivi punti panoramici, in solitudine o in compagnia dei maestri federali della Scuola di Mountain Bike.
Altresì notevole è l’esperienza del
Nordic walking (tecnica di camminata
in quota affine allo sci di fondo, che
coinvolge quindi anche le braccia,
grazie all’uso di bastoncini da impugnare) con la possibilità di escursioni
e corsi in quota con istruttori certificati ANWI – Associazione Nordic
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Trivero - montagna, natura e lana
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Walking Italia – e in possesso di patentino internazionale INWA – International Nordic Walking Association.
Tale attività, che permette un’immersione nella natura senza dimenticare
la componente di benessere derivato
dall’ attività fisica, si abbina al “Mou-
tain Fitness”: in collaborazione con la
Federazione Sport Alta Quota, è stato
disegnato e dotato di punti informativi un sentiero segnalato con specifiche
indicazioni per valutare il proprio stato di forma.
A 1.400 m di quota e con suggestivo
panorama, si segnala anche la presenza del centro equestre, situato sempre
a Bielmonte, in località Marchetta:
tra le attività de centro, pensione per
cavalli, lezioni di equitazione e passeggiate a cavallo per tutte le età.
A circa 1.300 m di altitudine, sulle
pendici della Rocca di Argimonia, la
palestra di roccia offre numerosi itinerari attrezzati, di difficoltà mediofacile, su una parete rocciosa di ottima qualità e senza pericoli oggettivi,
adatta anche a principianti, presso la
quale sono anche organizzati corsi per
scolaresche e gruppi.
Infine, una particolare tipologia di
attività all’aria aperta, coniuga qui il
gioco e la scenografia naturalistica
migliore possibile: si tratta di tutte le
iniziative per gli appassionati di aquilonismo e aeromodellismo che tramite
corsi e dimostrazioni di volo di aquiloni semplici e acrobatici
possono considerare l’Oasi Zegna un territorio a
loro assai affine. Per gli
appassionati di kite-surf
(sia bambini che adulti) ,
è possibile utilizzare vele
da trazione con skateboard a ruote gonfiabili,
con speedsail o con buggy ed è disponibile anche
un campo volo in altura
per modelli radiocomandati.
101
Trivero - montagna, natura e lana
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INFORMAZIONI
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Trivero - montagna, natura e lana
INFORMAZIoni
Comune di Trivero
Fraz. Ronco 1, 13835 Trivero, BI
tel: 015 7592111, fax: 015 75026
www.comune.trivero.bi.it
[email protected]
Natale a Trivero
La Pro Loco e le attività commerciali
di frazione Lora e Centro Zegna, in
concomitanza delle festività natalizie,
augurano Buon Natale con mercatini,
musica e prelibatezze.
Pro Loco Trivero
La Pro Loco Trivero, dagli anni ‘70
promuove e valorizza il territorio locale attraverso l’organizzazione di
eventi e manifestazioni. Il gruppo,
interamente composto da volontari,
si impegna inoltre a mantenere vive le
tradizioni popolari del territorio.
Ufficio turistico: aperto da lunedì a sabato dalle ore 9.00 alle 12,15.
Presidente: Stefano Corinaldesi
V. Marconi 41, 13835 Trivero, BI
tel. e fax: 015 756129
www.prolocotrivero.it
Concorso nazionale di pittura
L’Associazione Culturale “Il Prisma”,
in collaborazione con l’Assessorato
alla Cultura del Comune di Trivero,
organizza dal 1981 un Concorso nazionale di pittura: “Premio Comune
di Trivero”, giunto nel 2010 alla XXV
edizione.
Consorzio Turistico Oasi Zegna
Promuovere e coordina gli eventi e
le iniziative legate alla tutela, valorizzazione e promozione del territorio
dell’Oasi Zegna.
Responsabile: Laura Zegna
tel. 015.744167
www.oasizegna.com
MANIFESTAZIONI
Trivero in fiore
Organizzata dalla Pro Loco Trivero; si
svolge nel mese di maggio, lungo le vie
fiorite di frazione Lora con bancarelle
di hobbisti e dimostrazioni di pittori
paesaggisti.
Festa di San Quirico
In occasione della festa patronale di
San Quirico e Giulitta del 16 giugno,
la Pro Loco organizza ogni anno una
serie di eventi musicali e gastronomici.
Musica al Centro
E’ una rassegna musicale presentata
nel periodo estivo al Centro Zegna e
ideata per riportare la musica tra la
gente. E’ stata ideata dall’Associazione
Musicale Euphòria e propone gruppi
musicali di livello nazionale ed internazionale.
Concerto di Natale
Ogni anno, prima di Natale, al Teatro
Giletti di Ponzone, viene presentato
il “Concerto di Natale”, momento di
incontro e di scambio di auguri tra gli
amministratori comunali, le associazioni di volontariato e i cittadini.
ASSOCIAZIONI DI
VOLONTARIATO,
SOCIETÀ SPORTIVE,
PROTEZIONE CIVILE
Già nel “Dizionario geografico - storico
- statistico - commerciale” del Casalis, si
evidenziava che a Trivero “vi sono varie
congregazioni di carità che soccorrono
gli indigenti del comune”. Nel Comune
di Trivero esistono numerose associazioni di volontariato a carattere sociale,
Personaggi biellesi illustri
culturale, sportivo e ricreativo che assicurano importanti servizi.
ASSOCIAZIONI
SOCIO - ASSISTENZIALI
“Progetto TRIamicoVERO”
Il progetto, nato nel giugno 2008, è finalizzato a sostenere le persone che si
trovano in stato di bisogno o in situazioni di emergenza socio-economica,
con modalità e tempi più rapidi rispetto a quelli dei Servizi e degli Enti
preposti.
Gli interventi vengono effettuati tramite un “fondo” per il pagamento di
bollette, spese mediche, buoni spesa, ed altre primarie necessità. Tra le
diverse associazioni partecipanti, il
Centro di Ascolto Caritas, l’Ufficio di
Solidarietà della parrocchia di Ponzone, l’Amministrazione Comunale e i
Servizi Sociali, si è creato un “lavoro
di rete”, grazie al quale le risorse e le
energie vengono utilizzate al meglio e
in maniera più efficace.
c/o Comune di Trivero
Referente: Lorella Zago,
cell. 335 7084829
Scheda 1: NONNOBUS
Associazione volontariato Delfino
L’associazione, costituita nel 2002,
svolge servizi per il trasporto di persone anziane, disagiate, sole o disabili,
presso strutture sanitarie in caso di visite, esami e terapie.
Supporta le famiglie bisognose per
piccoli lavori domestici, fare la spesa,
ritirare la pensione, svolgere pratiche burocratiche, fornire compagnia,
consegnare pasti e medicinali urgenti
a domicilio e sostenere nello studio i
ragazzi che frequentano la scuola.
Gestisce inoltre il Centro Incontro per
Anziani, allestito dall’Amministrazione Comunale presso la residenza “Il
sole” dove vengono svolte numerose
attività ricreative.
Presidente: Ernesto Giardino
Referente: Lorella Zago
Fraz. Ponzone 162,
cell. 335 7084829
www.avdelfino.it
Associazione Antonio Barioglio
L’associazione lavora principalmente
in funzione del “progetto domiciliarità” che sta alla base del suo statuto.
Assiste sia pazienti con importanti patologie come il morbo di Alzheimer,
stadi terminali di gravi malattie, convalescenze post-operatorie, sia persone anziane, sole e fragili, con incontri
programmati con lo scopo di evitare
loro, se possibile, inutili o precoci ingressi in istituti di cura.
Inoltre, l’associazione supporta le famiglie informandole sui diritti, sulle
varie pratiche burocratiche, ma anche
sulle modalità di relazione e interazione con i propri famigliari malati.
Presidente: Emanuela Zanotti
Via Roma 71, tel. 015 75587
cell. 340 2894263
www.antoniobarioglio.it
AVIS-Trivero
Fa parte della sezione provinciale
AVIS di Biella. Organizza manifestazioni per sensibilizzare alla donazione
del sangue a favore degli ammalati.
Gestisce la distribuzione, in uso gratuito, di ausili sanitari, alle persone
bisognose.
Presidente: Rita Fila Pizzo
Fraz. Guala 3, tel. - fax 015 75381
[email protected]
105
Trivero - montagna, natura e lana
106
AIDO-Trivero
Promuove iniziative per sensibilizzare
alla donazione di organi e di tessuti.
Referente: Roberto Iseni
Fraz. Pratrivero, tel. 015 779147
C. R. I. - Comitato di Trivero
Organizza il trasporto dialisi presso i
centri di riferimento ed accompagna i
pazienti bisognosi di indagini ematocliniche presso le strutture ospedaliere ed i presidi sanitari locali. I servizi
sono svolti, su prenotazione, dalle ore
08.00 alle 20.00 da lunedì a venerdì.
Il sabato il centro è attivo solo per le
emergenze.
Fraz. Ponzone 181,
tel. 015 779019
Prenotazioni: tel. 015 922148
[email protected]
Caritas Zonale Triverese
Gestisce un centro di ascolto, aperto
il martedì dalle 9.00 alle 11.30, allo
scopo di venire in aiuto alle persone
bisognose.
c/o Municipio di Trivero
cell. 3338755331
Associazione
Giorgio e Nino Maurel
Costituita nel 2003 per volontà dei famigliari ed amici di Giorgio e svolge
direttamente un’opera umanitaria di
raccolta fondi a sostegno delle popolazioni più disagiate.
Presidente: Miari Arturo Roberto
Via Roma 28, cell. 333.9541469
www.ninomaurel.it
Mani Tese - Pratrivero
Il gruppo, fondato da Giovanni Nicola, fa parte della ONG Mani Tese che
opera per lo sviluppo tra tutti i popoli,
fondato sulla giustizia, la pace e la solidarietà. Reperisce fondi con la raccolta
di materiali riciclabili, mostre-mercato
di artigianato afro-asiatico e mercatini
dell’usato.
Presidente: Roberto dalle Nogare c/o
Parrocchia Pratrivero
tel. 015 779231
www.manitese.it
[email protected]
Associazione Girotondo
Ha lo scopo di raccogliere fondi da destinare alla ricerca scientifica ed aiutare i bambini affetti da S.M.A. (Atrofie
Muscolari Spinali).
Presidente: Simona Taverna
Fraz. Pratrivero, tel. 015 7388282
www.atrofiaspinale.it
Operazione Mato Grosso
Gli aderenti raccolgono fondi facendo
vari lavori manuali.
c/o Marta Biasetti,
cell. 3298155511
ASSOCIAZIONI CULTURALI
Il Prisma
Si è costituito nel 2001 e promuove
numerosi eventi culturali, tra cui ricordiamo il Premio Nazionale di Pittura
Contemporanea “Comune di Trivero”, giunto alla XXV edizione. Organizza visite guidate alle più importanti
mostre d’arte, corsi di lingue straniere,
di informatica, di disegno e pittura.
Promuove proiezioni cinematografiche e spettacoli teatrali.
Presidente: Roberto Caccia
c/o Biblioteca Comunale
“Ermes Cancelliere”
Centro Zegna, tel. 015 756263
107
Trivero - montagna, natura e lana
108
Associazione Euphòria
Nasce nel 2007 per gestire le attività dell’Orchestra di Fiati Euphòria e
della Scuola di Formazione Musicale
Euphòria. L’orchestra è composta da
oltre quaranta musicisti provenienti
dai Conservatori del Nord Italia. La
scuola di musica gestisce corsi di formazione e di educazione musicale di
base, di formazione professionale e
di perfezionamento rivolti principalmente ai giovani.
Direttore Orchestra:
M°: Edoardino (Dino) Pozza
Fraz. Ronco 1, cell. 3466242134
www.euphoriaorchestra.it
Aurora Montis
La corale “Aurora Montis” di Pratrivero, fu fondata da Don Fernando
Marchi negli anni ‘60 e si sciolse negli
anni ‘80 a causa del trasferimento di
don Marchi a Biella in qualità di vicario episcopale.
Nel 1997, dopo molti anni di inattività,
nuovi e vecchi coristi, sotto la direzione del Maestro Prof. Gianluigi Colpo,
si sono riproposti in una nuova formazione, mantenendo il nome storico e
l’obiettivo di promuovere la musica
corale impegnativa. Il repertorio comprende brani d’autore e soprattutto di
polifonia sacra, con particolare attenzione all’esecuzione di Messe.
Non mancano canti della tradizione
popolare biellese e regionale ed anche
qualche brano di musica leggera.
Direttore: M° Prof. Ganluigi Colpo
Organista: M° Prof. Ivan Cantarutti
Presidente: Bollo Federico
Fraz. Pratrivero
tel. 015 7387784 - 015 777431
digilander.libero.it/auroramontis
scheda 2: Il Teatro a Trivero
DocBi - Centro Studi Biellesi
Documenta e tutela la cultura biellese tramite convegni, pubblicazioni e
restauri.
Presidente: Giovanni Vachino
Recapito a Trivero:
Fraz Ponzone 195,
tel. 015 7388393
www.docbi.it
Fotogruppo Noveis
Valorizza, con il mezzo fotografico l’aspetto paesaggistico, storico ed artistico del nostro territorio.
Responsabile: Mario Rossati
Recapito a Trivero:
fraz. Ponzone 195,
tel. 015 7387601, fax. 015777111
www.fotogrupponoveis.altervista.org
La Tegia
Compagnia culturale biellese che organizza ogni anno, alla Bocchetta di
Margosio, “La festa della Teggia”,
allo scopo di promuovere il territorio
dell’Alta Valsessera, i suoi piatti tipici,
le musiche e i giochi della tradizione
locale.
Recapito a Trivero:
Silvano Civra Dano
Via Marconi 31, tel 015 757096
ASSOCIAZIONI SPORTIVE
Lo sport a Trivero ha sempre avuto un
ruolo molto importante, soprattutto
in rapporto ai giovani. Atleti di livello mondiale hanno iniziato qui la loro
attività, come Fabia Trabaldo ed Elena
Romagnolo.
U.S.S.A.
Unione Sportiva Stella Alpina
109
Trivero - montagna, natura e lana
110
L’U.S.S.A, nata nel 1919 per promuovere il gioco del calcio, raggiunse i
massimi risultati nelle stagioni 194610947 e 1947-1948 con la disputa di
due campionati di serie C.
Tra i giocatori di allora è doveroso
ricordare Armando Malinverni che,
passato in serie A nella squadra del
Modena, debuttò nella mitica Nazionale di Vittorio Pozzo allo stadio Prater di Vienna.
Successivamente, fu rifondata come
U.S. Ponzone, che si distinse negli
anni 60, con l’avvento del Comm. Ermanno Botto. Nel 1994 si è fusa con
l’A.C. Trivero, altra squadra di calcio
operante nel Comune, per dare origine ad un’unica società che prese di
nuovo il nome di U.S.S.A..
Partecipa ai campionati dilettantistici
e con le diverse squadre giovanili alle
rispettive competizioni di categoria.
Presidente: Silvio Caparoni
Fraz. Lora 60, cell. 3294232941
creativi e sportivi.
Nel 1947 la società si rifondò come
“Dopolavoro Azienda Zegna”, che
oltre alle varie attività sportive agonistiche promuoveva eventi di livello
nazionale come le 25 edizioni della
“Corsa ciclistica Ponzone-Stavello”, le
oltre 50 edizioni della “Gara Nazionale Bocciofila di Stavello”, numerose
gare nazionali podistiche e un “Campionato Italiano assoluto di Cross”.
Dal 1998, la società, porta la nuova
denominazione di “Gruppo Sportivo
Ermenegildo Zegna”.
A testimonianza dell’alto livello tecnico raggiunto sono da ricordare i
numerosi titoli conquistasti nella sua
storia, tra i quali: 1 titolo italiano assoluto, 26 titoli italiani di categoria e 12
medaglie azzurre nell’atletica, 14 titoli
italiani nella marcia alpina e 1 titolo
nazionale nelle bocce.
Centro Zegna 40,
www.gszegna.altervista.org
Trivero Basket
Nasce il 30 agosto 2005, dopo tre anni
dedicati all’attività agonistica seniores,
nel 2008 promuove anche il settore
giovanile, in collaborazione con il Minibasket Point di Cossato, che cresce e
si sviluppa, fino a contare oggi numerose squadre.
Per gestire le varie attività, la società si
avvale dell’opera gratuita sia degli allenatori che di diversi genitori entrati
nella dirigenza della società.
Presidente: Marco Mazzoleni
Fraz. Sella 1/p, tel. 015 75181
Pagina Facebook: Trivero Basket
SCHEDA 3:
OLIMPIADI
Gruppo Sportivo E. Zegna
E’ nato nel 1933 come “Dopolavoro
Aziendale Fratelli Zegna di Angelo”
che abbracciava interessi culturali, ri-
TRIVERO
111
ALLE
Trivero Nuoto
Promuove e realizza, dal 2002, presso
la Piscina Comunale di Trivero “E. Zegna”, con istruttori federali o laureati
SUISM, corsi di nuoto per bambini e
per adulti, attività in acqua per la terza
età, acquaticità per bambini dai 3 mesi
in poi, acquagym e ginnastica dolce,
corsi specifici di nuoto per tutte le età
e svolge attività agonistica giovanile e
master.
Via Marconi 54, tel. 015 757151
www.atheneumgroup.com
Sci Club Bielmonte
Fondato nel 1965 allo scopo di avviare
i giovani alla pratica dello sci alpino,
Azienda qualificata SOA
Categoria OG 6 classe II
Categoria OS 3 classe V
Categoria OS 28 classe V
GALIZZI IMPIANTI s.r.l.
via Noveis, 67/69
13867 PRAY (BI)
tel. 015.767087 (4 linee r.a.)
fax 015.767992
c.f. / p.iva 02200860027
[email protected]
www. galizzi-impianti.it
IMPIANTI INDUSTRIALI
VAPORE
CONDIZIONAMENTO
RISCALDAMENTO
ENERGIE ALTERNATIVE
ANTICENDIO
IDRICO SANITARIO
IRRIGAZIONE
METANO-GPL
CONDOTTE AERAULICHE
COPERTURE E LATTONERIA
ISOLAMENTO TUBAZIONI
LAVORI CON
PIATTAFORMA AEREA
IMPIANTI ELETTRICI
RIPARTIZIONE E
CONTABILIZZAZIONE CALORE
progetti
112
partecipa ed organizza gare nazionali
ed internazionali. Numerosi atleti si
sono imposti a livello nazionale come
Riccardo Rolando e Claudio Ravetto,
attuale direttore tecnico della Nazionale Italiana di sci.
Centro Zegna, 38
Presidente: Giovanni Foglia
tel: 015 75279
Ginnastica Villaggio Lamarmora
E una scuola di ginnastica, attiva a
Trivero da molti anni, che coinvolge
numerosi ragazzi con corsi specifici e
mirati anche alla formazione preagonistica e agonistica.
Partecipa ai più importanti circuiti
di gare della Federazione Ginnastica
d’Italia.
Referente: Elisabetta Ara
cell. 3496197280
www.ginnasticalamarmora.it
Compagnia Arcieri del Dahù
Fondata nel 1998, accoglie al proprio
interno numerosi atleti, soprattutto
giovani. In un ampio spazio a Ponzone, concesso dal Comune, ha allestito
un percorso di allenamento, mentre
presso la sede sociale si trova una palestra di tiro al coperto. Tutti gli arcieri
svolgono un’intensa attività agonistica
e mietono successi a livello regionale e
nazionale in tutte le categorie.
Presidente: Aldo Carrara
www.arcierideldahu.it
M.T.B.
Scuola Nazionale Oasi Zegna
Organizza corsi per adulti e bambini
con istruttori specializzati, manifestazioni promozionali ed agonistiche.
V. Roma 99/100, tel. 015 744126
Referenti: Giorgio Tura,
cell. 3397037640
www.oasizegna.com
Atletica 2001
La società è nata nel anni 70 dedicandosi prevalentemente all’attività podistica. Ha organizzato numerose manifestazioni sportive come la Maratonina
di Ponzone e di San Silvestro.
Referente: Franco Sartori
Fraz. Gioia 20, tel. 015 75329
Free Bike Trivero
E’ stata fondata da un gruppo di ciclisti amatoriali nel 2004, con l’intento di
avvicinare i giovani a questo sport sia
a livello cicloturistico che agonistico.
Presidente: Giglio Verzoletto
Fraz. Ponzone 347/A,
tel. 015.7388340
ecosostenibili
per l’igiene ambientale
Trivero - montagna, natura e lana
113
Trivero Ponzone calcio a 5
La società muove i suoi primi passi
nella stagione 2002-2003, con la volontà di riunire alcuni ragazzi di Trivero,
appassionati di calcio a 5.
Referente: Alessandro Coltro
Fraz. Ferrero 41, tel. 015 756342, cell.
3332230784
www.tpcalcioa5.it
Varadero Calcio a 5
La squadra è nata nel 2004 ed è formata da un gruppo di amici, allo scopo
di ritrovarsi e fare insieme un po’ di
sport.
c/o Francesco Albanese
Via Roma 125
[email protected]
Bocciofila Cereje
La società è stata fondata nel 1949 per
propagandare il gioco delle bocce.
Il risultato più prestigioso è stato raggiunto da Enzo Casetto, che è stato
Via Diagonale 120 - 13832 - Trivero Ponzone BI - [email protected]
t +39 015 738 77 77 - f +39 015 738 82 26 - www.falpi.it
Trivero - montagna, natura e lana
114
vicecampione d’Italia nella categoria
D nel 1966.
c/o Carlo Gregoletto
Fraz. Vaudano, tel. 015 779274
Bocciofila Oro
c/o Bar Babar
Fraz. Oro 39, tel. 015 75156
Bocciofila Arci Bulliana
E’ attiva presso il bocciodromo del
Circolo Arci di Bulliana e partecipa a
numerose manifestazioni organizzate
dall’Arci provinciale.
Fraz. Bulliana 77, tel. 015 75117
Associazione pescatori Trivero
E’ nata nel 1946 come supporto al
Consorzio biellese tutela pesca e si è
sempre occupata soprattutto di ripopolamento. Fraz. Fila 18
Associazione pescatori Stella Alpina
Fondata nel 1971, pratica attività
amatoriali ed agonistiche ed è specializzata nella pesca di trota di lago e di
torrente. C/o Giancarlo Perin, tel. 015
737549
Moto Club Trivero Ponzone.
Organizza motoraduni e manifestazioni motociclistiche
c/o Francesco Riccio, tel. 015 759055
Minibasket Point
E’ un’associazione di Biella che svolge regolarmente corsi di basket per
ragazzi presso il Palazzetto dello sport
di Ponzone.
c/o Patrizia Zignone, tel. 015 777109
ASSOCIAZIONI RICREATIVE
GRAP - Gruppo ricreativo attività
ponzonese
Nato agli inizi degli anni ‘80, per volontà di alcuni abitanti di Ponzone,
è storicamente importante per avere
realizzato 15 edizioni della “Festalunga”, durante la quale, la strada che
attraversa il paese veniva chiusa per
ospitare numerose bancarelle, stand,
punti ristoro, gruppi musicali, gare
sportive. giochi per bambini.
Tale iniziativa richiamava migliaia di
persone da tutti i paesi vicini. L’ultima
edizione è stata realizzata nel 1995.
Circolo ARCI di Bulliana
Nasce nel 1984 allo scopo di avere un
punto di ritrovo ricreativo per gli abitanti della zona.
Presidente: Daniele Farinone
Fraz. Bulliana,77, tel. 01575117
Associazione S. Lucia - Barbato
Tutela e valorizza l’ambiente frazionale. C/o Festa Bianchet Bruno
tel. 015 75415, cell. 3357827394
Facebook/Associazione S. Lucia di
Barbato
Gruppo Ricreativo Trivero
c/o Roberta Faggio, tel. 015 779097
Centro incontro pensionati
c/o Parrocchia Pratrivero
tel. 015 777286
ANA – Associazione Nazionale Alpini Trivero
Gestisce attività ricreative ed è molto
presente in ambito sportivo. Gestisce
il servizio “Nonnobus”.
Capogruppo: Giuseppe Stella
Soprana, cell. 3339929777
Facebook/Gruppo alpini Trivero
ANA – Associazione Nazionale Alpi-
115
Trivero - montagna, natura e lana
116
ni Ponzone
L’associazione si propone di mantenere vive e tramandare le tradizioni degli
Alpini. Capogruppo: Mario Mancin
Valle Mosso, tel. 015 737017
Associazione Arma Aeronautica Sezione di Trivero
c/o Rizzà Gianni, cell.3357228068
Fraz. Guala
www.assoaeronautica.it
Associazione S. Barbara
c/o Ermino Capparoni
fraz. Cereie 128, tel. 015 779165
Associazione Nazionale Bersaglieri Sezione di Trivero
c/o Giordano Villanova
Fraz. Cereie 165
www.bersaglieri.net
Associazione Carabinieri
in congedo, Via Fabbriche 136, Valle
Mosso
PUBBLICA SICUREZZA E
PROTEZIONE CIVILE
Il comando dei Carabinieri di Trivero,
i volontari dei Vigili del Fuoco distaccamento di Ponzone, ed alcune associazioni presenti sul territorio, hanno
da sempre rappresentato punti di riferimento importanti per la sicurezza dei
cittadini triveresi.
Comando dei Carabinieri
di Trivero
Via G. Marconi 57, tel. 015 75050, fax:
015 757234
www.carabinieri.it
Vigili del Fuoco Volontari, Distaccamento di Ponzone
Fraz. Ponzone 259/B
tel. 015 7387668,
www.anvvfv.org
117
Corpo Forestale dello Stato, Stazione
di Trivero
Fraz. Guala, tel. 015 75243
www.corpoforestale.it
AIB - Antincendi Boschivi, Squadra
di Trivero
Fraz. Botto 3, tel. 015 7369931
www.aib.it
Soccorso alpino italiano
e speleologico
Fraz. Cappio 35, Strona
www.cnsas.it
Soccorso piste Bielmonte
[email protected]
AIR - Associazione Radioamatori
Italiani
Via Roma 40/A, Valle Mosso
www.ari.it
ALTRE ASSOCIAZIONI
Comitato Benefico Bullianese
Costituito nel 1947, riveste una grande importanza storica per aver realizzazione “La Sacra Rappresentazione
della Natività” raffigurata dagli stessi
abitanti di Bulliana, per 32 anni, fino
al 2005.
Dal 2001 è un associazione di volontariato che organizza numerosi eventi
come il Carnevale benefico dei bambini, la ,Via Crucis del Venerdì Santo,
la Bulliana Summer Fest e collabora
alla rassegna del Festival Internazionale “Storici Organi del Biellese” di cui
la Parrocchia di Bulliano con il suo
organo realizzato da Camillo Bianchi

Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli S.p.A.

nel 1876 è una delle sedi. Promuove
inoltre feste come “La Riffa” e “La
Castagnata Benefica” per raccogliere
fondi per sostenere le iniziative delle
associazioni locali che si occupano di
assistenza alle persone bisognose.
Fraz. Bulliana, tel. 015 75117
www.bulliana.org
C.A.I. - Club Alpino Italiano
Sezione di Trivero
La sezione triverese del C.A.I. è nata
nel 1952, come sottosezione del C.A.I.
di Biella, con il reggente sig. Giuseppe
Perolo. Nel 1994 l’Assemblea Generale ha deliberato la sua trasformazione
in Sezione. Ha più di 500 soci e promuove numerose gite sociali per far
scoprire, far amare e promuovere la
montagna. La sede è aperta tutti i venerdì dalle 21:00 alle 23:00
Presidente: Stefano Strona
Fraz. Guala 5, tel. 015 756246
caitrivero.wordpress.com
Gruppo Scout Trivero 1°
Il Gruppo Scout di Trivero, appartiene
all’Agesci ed è sorto nel 1976 per iniziativa del capo scout Gianluigi Griffa
e di un gruppo di giovani. L’Associazione ha coinvolto generazioni di triveresi che hanno trovato nello scautismo
una scuola di vita. Nel 1986 il gruppo
ha raggiunto la massima estensione
con 130 iscritti; attualmente sono circa
70 e gestiscono, sulle pendici del Monte Rubello, il rifugio Scout Stavello e
tutti gli anni nel mese di giugno, organizzano il “Trofeo Argimonia”, nel
quale si cimentano, in una gara a passo
libero, numerose coppie di corridori,
divisi per categorie.
c/o Vaudano Andrea
Fraz. Dosso 13, tel. 015 7387828
[email protected]
Azione Cattolica
c/o Parrocchia Matrice
Referente:Alessandra Foglia
cell. 3283391352
Circolo ANSPI di Pratrivero
c/o Dalle Nogare Roberto
Fraz. Barbero 10, tel. 015 779231
[email protected]
Gruppo Animatori di Trivero e Pratrivero-Ponzone
Organizzano i Centri Estivi per ragazzi. Parrocchia Matrice, tel. 015 75188
Parrocchia Pratrivero, tel. 015 777286
Unità Pastorale di San Bernardo
Parrocchia SS. Quirico e Giulitta,
fraz. Gioia 38, tel. 015 75188
Unità Pastorale del basso
Triverese
c/o Parrocchia Pratrivero,
tel. 015 777286
Associazione Amici
del Santuario della Brughiera
Organizza eventi, feste, concerti per le
ricorrenze, servizio ai pellegrini e varie
attività a favore del santuario.
Fraz. Brughiera 3, tel. 015 75087, cell.
335 123 23 43
www.santuariodellabrughiera
ANPI Associazione Nazionale Partigiani
Italiani, Sezione Alta Valle Strona
Associazione molto attiva nella promozione di eventi in ricordo della Resistenza e nella tutela dei suoi valori.
Fa parte dell’ANPI provinciale di Biella e comprende i Comuni di Trivero,
119
Trivero - montagna, natura e lana
120
Portula, Soprana, Mosso, Valle Mosso,
Camandona e Veglio.
Presidente: Giovanni Guala
Fraz. Gioia, ex scuola di Matrice
tel. 015 756873, www.anpi.it
[email protected]
Comitato Federativo della Resistenza
c/o Girardi Umberto, tel 015 777033
STRUTTURE COMUNALI,
CULTURALI E SPORTIVE
Biblioteca Comunale
“Ermes Cancelliere”
Oltre al patrimonio librario formato
da più di 14.000 volumi è anche sede
di una sala convegni che ospita numerosi incontri culturali.
Centro Zegna, tel. 015 756263
Apertura al pubblico:
Lunedì. Giovedì 16.00-18.30 Venerdì
20.30-21.30
Teatro Giletti
Al Teatro Giletti di Ponzone, vengono
presentati numerosi eventi culturali,
spettacoli di prosa, musica, cabaret e
proiezioni cinematografiche durante
tutto l’anno.
Piscina comunale
Situata presso il Centro Zegna, è punto di riferimento delle attività natatorie
di tutto il territorio biellese orientale.
Via G. Marconi 54, tel. 015 757151
Palazzetto dello Sport
Presso il Palazzetto delle Sport di Ponzone vengono svolte numerose attività
sportive: dal basket, al calcio a cinque,
al volley, alla danza ed è attiva un’area
fitness. Aggregato al Palazzetto esiste
una struttura all’aperto per Calcetto e
tennis.
Campo di calcio “O. Giletti”
Si trova a Ponzone ed è gestito dalla
società sportiva U.S.S.A.
Palestra “Adolfo Rolando”
Spazio disponibile, presso il Centro
Zegna, per lo svolgimento di attività
delle società sportive triveresi.
Palestra Scuole di Ronco
Oltre alle attività ginniche della scuola,
accoglie anche gli allenamenti delle società sportive locali.
Campo di atletica, Ronco
Spazio polivalente di atletica presso le
Scuole di frazione Ronco.
DOVE MANGIARE
• I Tigli, ristorante-pizzeria, fraz. Ponzone 260, tel. 015 7388237
• Antica Taverna, ristorante-pizzeria,
fraz. Ponzone 235,
tel. 015 777229
• Italia, ristorante-pizzeria, fraz. Ponzone 187, tel. 015 777310
• Nekenie, pizza da asporto, fraz. Ponzone 182, tel. 015 779181
• Da panda, trattoria, fraz. Cereie 97,
tel. 015 777382
•L’ustaria dal Pre’, ristorante- pizzeria,
fraz. Pratrivero 57
• Baba, ristorante, fraz. Oro 93,
tel. 015 75156
• Tre stelle, ristorante-pizzeria,
Via Roma 77, tel. 015 757998
• Al Centro, ristorante, Via Marconi
41, tel. 015 756100
• Castagneto, ristorante-pizzeria, fraz.
Brughiera 1, tel. 015 7158175
• La sosta nella Pineta, ristorante-pizzeria, fraz. Zegna 47, tel. 015 757969
121
Trivero - montagna, natura e lana
122
DOVE ALLOGGIARE
• I Tigli, locanda, fraz. Ponzone 260,
tel. 0157388237
• Antica taverna, albergo, fraz. Ponzone 235, tel. 015 777229
• La Stalla, agriturismo, Barbato 5,
cell. 33497838977
• Castagneto, albergo, fraz. Brughiera
1, tel. 015 7158175
INDICE
Presentazione
Prefazione
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TERRITORIO
Significato del nome
Caratteristiche geologiche Stemma
Frazioni
Andamento demografico pag. 00
STORIA
Cronologia storica
Fra Dolcino
Reperti dolciniani
Scritti su fra Dolcino
Il mito di fra Dolcino
I Bulgaro
XIX secolo
L’economia triverese L’industria
Personaggi illustri triveresi
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ARTE e ARCHITETTURA
Santuari, chiese, oratori
Via Crucis Bulliana-Barbato
I santi sui muri
Installazioni Fondazione E. Zegna
Opere d’arte Edifici notevoli ITINERARI E SENTIERI
Via della lana
Le valli della fede La grande attraversata del biellese Panoramica Zegna e Oasi Zegna
I sentieri dell’Oasi Zegna
La Brughiera
Sentieri dolciniani
Altri sentieri
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Finito di stampare nel mese di Aprile 2011
presso le Arti Grafiche Biellesi - Candelo (BI)