dog whisperer in italia? no, grazie

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dog whisperer in italia? no, grazie
DOG WHISPERER IN ITALIA? NO, GRAZIE
E' questo quanto dichiarano i Medici Veterinari Comportamentalisti insieme alla FNOVI
(Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani). Non si tratta di certo di antipatia personale
o di invidia per il successo che la serie televisiva in onda sui canali satellitari e promossa da
National Geographic riscuote. L'idea di riabilitare e fare adottare i cani dei canili è corretta ed
interessante, quello che non va sono i metodi "educativi" che il conduttore di Dog Whisperer
sostiene e che forse trovano il giusto terreno culturale in America dove è ancora permessa ad
esempio l'eutanasia degli animali dei canili oppure il taglio delle corde vocali. In Italia, almeno in
tema di gestione e cultura degli animali siamo un passo avanti, da noi i cani sono considerati, a
ragione, esseri senzienti e a nessun proprietario responsabile verrebbe in mente di educarli
spaventandoli a morte e provocandogli dolore.
La condizione dei cani abbandonati è molto difficile. Nel migliore dei casi vivono in una gabbia
sovraffollata in attesa di un colpo di fortuna: che qualcuno li adotti. Una fortuna che capita a pochi
e per molti ospiti dei canili la vita finisce nella gabbia che li ospita. I cani ricoverati nei canili non
devono essere sottoposti a ‘esperimenti mediatici’ di riabilitazione canina con metodi vetusti e spesso
inaccettabili dal punto di vista del benessere animale. Molti studi ci stanno dimostrando come il cane sia
dotato di capacità cognitive e caratteristiche comportamentali che lo rendono adatto a comprendere la
comunicazione umana: i metodi di Millan sono superati e estremamente pericolosi per il benessere dei cani
e per la sicurezza delle persone
Per questo il mondo veterinario italiano, in prima fila i medici veterinari comportamentalisti,
ritiene che questa idea di trasformare i canili italiani in un set televisivo, porti nuova fama e
ricchezza alla trasmissione, ma sia dannosa per i cani e chiedono ai Comuni ed alle autorità
preposte di non cedere alla lusinghe della show business, e di negare l’accesso ai canili da loro
gestiti.
La professione veterinaria si augura che per una volta prevalga il buon senso sulla vanità a scapito
di qualcuno che non può lamentarsi.