il lavoro - Associazione per l`Insegnamento della Fisica
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il lavoro - Associazione per l`Insegnamento della Fisica
Premio Cesare Bonacini Anno scolastico 2010/2011 INDAGINI SPERIMENTALI SULLA FISICA DEI GIOCHI DI PALLA E PALLONE: TIRI, TRAIETTORIE, RIMBALZI secondo premio Scuole Secondarie di 2° grado con la seguente motivazione: Per l’approfondita indagine sperimentale sui fenomeni studiati effettuata in laboratorio scolastico. Liceo Scientifico Statale “G. Ancina” Liceo Scientifico – Liceo Linguistico – Liceo delle Scienze Umane zza P. Don Mario Picco, 6 / Via Tripoli, 4 - 12045 FOSSANO (CN) Tel. 0172/694063 - Fax 0172/694044 Sito Web: www.liceoancina.it e-mail: [email protected] Studenti partecipanti: Simona ALBERTI (classe 3^ Sc) Sara COMBA (classe 3^ Sc) Matteo DALMAZZO (classe 3^ Sc) Giulia LINGUA (classe 3^ Sc) Francesca MONETTO (classe 3^ Sc) Luca RIBERI (classe 3^ Sc) Peter ROSSO (classe 3^ Sc) Docenti: prof. Fabio ALBERTI prof. Giuseppe OPERTI Introduzione: La prima volta che ci siamo riuniti per decidere come svolgere il lavoro, ed abbiamo letto il titolo assegnato, le idee e le proposte sono state le più varie. Nonostante ciascuna richiedesse una grande quantità di tempo e molti ci si sarebbero tuffati a capofitto, noi, al contrario, abbiamo preferito riflettere con calma e analizzare una ad una tutte le proposte, che pian piano abbiamo elencato su un foglio. Riteniamo infatti che una fase cruciale dello svolgimento di un elaborato come questo sia sicuramente quella di scegliere in quale modo farlo e cominciare solo una volta che si è stabilito come procedere. Dopo una lunga discussione, e non prima di aver vagliato attentamente punti a favore e a sfavore di ogni idea, abbiamo deciso di concentrarci sul gioco delle bocce, non perché fosse il nostro preferito, bensì perché sarebbe stata una scelta ardita, e, allo stesso tempo, originale. Se, per esempio, avessimo analizzato la pallavolo o il calcio avremmo potuto contare su molti più appigli e fonti di ispirazione. Così, invece, abbiamo potuto contare solamente sulle nostre conoscenze e capacità. Abbiamo deciso di studiare la cosa più difficile che si possa effettuare nel gioco delle bocce, la bocciata, e come obiettivo finale ci siamo proposti di arrivare perfino a stabilire una regola con cui effettuarla con una certa ripetibilità ed in quasi qualunque caso. Per arrivare a tanto siamo partiti da uno scopo molto più semplice: riprodurre un campo da bocce in scala, costruire un dispositivo di lancio che riuscisse a simulare il tiro con precisione e ripetibilità e, dopo questo, misurare la velocità della pallina all’uscita del nostro dispositivo di lancio e il relativo errore. ESPERIMENTO 1 Obiettivo: l’obiettivo di questo esperimento è quello di determinare l’errore della velocità di uscita dal dispositivo di lancio e valutarne così l’affidabilità. Materiale: -Tubo di alluminio -Pallina metallica Geomag -Magnete Geomag -Scala (o altri oggetti stabili a cui fissare il tubo di alluminio) -Fascette in plastica Consigliati: -Foglio di plastica Strumenti di misura: -Metro Portata: 2m Sensibilità: 1mm -Cronometro Pasco ME9215A: (vedi scheda tecnica 1) Descrizione esperimento: Abbiamo deciso di analizzare il gioco delle bocce riproducendolo in un sistema in scala. Per costruire quest’ultimo abbiamo preso come unità di misura una pallina Geomag, che avrebbe svolto la funzione di boccia, e da lì abbiamo trovato le misure in proporzione di tutto il campo. Per sapere le misure di quest’ultimo abbiamo cercato su Internet le dimensioni sul sito al punto 3 della sitografia. L’altro nostro obiettivo è stato quello di costruire un dispositivo di lancio affidabile che ci permettesse di misurare la velocità della pallina in uscita con il relativo errore. Per riprodurre uno dei lanci effettuabili dal giocatore, abbiamo utilizzato un tubo di alluminio di 2 metri c.a. e lo abbiamo inclinato di 30° con l’uso di un tornio a una trentina di centimetr i dalla fine, fino a ottenere due parti con lunghezze molto diverse. Per ridurre l’attrito all’interno del tubo lo abbiamo pulito con della pasta abrasiva. Quindi abbiamo legato con le fascette in plastica il tubo di alluminio ad un sostegno (nel nostro esperimento era una scala) in modo che l’estremità che avevamo appena piegato di 30° fosse appoggiata su un piano liscio (per noi un banco da laboratorio). Il primo problema in cui ci siamo imbattuti è stato quello di eliminare il dislivello dovuto allo spessore del tubo. Abbiamo così pensato di utilizzare un foglio di plastica per portare alla stessa altezza la superficie interna all’uscita del tubo di alluminio e il piano su cui scorrerà poi la pallina Geomag. In linea con il punto di uscita della pallina abbiamo posizionato il cronometro pasco ME9215A per ricavare la velocità della pallina, misurando, con il metro, la distanza tra i due rilevatori e, con il cronometro, il tempo impiegato dalla pallina a percorrere questo determinato spazio. La pallina non veniva lasciata scivolare nel tubo inserendola manualmente, perché sarebbe stata impressa comunque una diversa velocità iniziale ogni volta, bensì attraverso un magnete Geomag, che, allontanato da essa, dava il via all’esperimento. Abbiamo così effettuato più volte il lancio al fine di verificarne la ripetibilità. I risultati ottenuti sono stati i seguenti: s [cm] [± 0,1 cm] t [ms] [± 0,1] v [m·s-1] v ∆v [ms-1] E% 2,7 4,8 4,8 4,9 4,8 4,9 5,0 4,9 4,9 4,9 4,8 5,63 5,63 5,51 5,63 5,51 5,40 5,51 5,51 5,51 5,63 5,51 ± 0,12 2% Per calcolare l’errore assoluto della velocità abbiamo preferito utilizzare il metodo della semidispersione, rispetto al calcolo della deviazione standard, poiché le misure sono piuttosto ravvicinate, mentre, per il valore medio della velocità abbiamo utilizzato la media aritmetica. Per misurare la distanza tra le due fotocellule ci siamo serviti di un accorgimento: spingendo delicatamente una pallina Geomag trattenuta da un magnete abbiamo potuto valutare il punto in cui viene interrotto il raggio, segnando con una matita sulla guida di metallo. Con il metro è stato così possibile determinare la distanza percorsa dalla pallina. Conclusione: Siamo così giunti a determinare il valore della velocità della pallina in uscita dal dispositivo di lancio ( v = 5,51 m m ) e del suo errore assoluto ( ∆v = 0,12 ), arrotondandolo per eccesso e, di conseguenza, s s sovrastimandolo per avere una maggiore sicurezza. Il moto di questo esperimento è assimilabile ad uno in cui una pallina rotola in avanti a velocità costante. Esso può essere ritrovato anche in altri sport, oltre al gioco delle bocce. Di seguito riportiamo alcuni esempi: 1. Bowling: nella rincorsa il giocatore accompagna la palla con la mano e il movimento di polso finale serve solamente ad imprimere, oltre alla velocità ottenuta con la corsa, anche un impulso in modo da aumentare la sua quantità di moto e quindi la sua velocità. 2. Biliardo: in un tiro la pallina rotola in avanti fino alla sponda del campo o fino a colpirne un’altra, come per esempio in un classico colpo a inizio partita, quando l’intero set di queste è ancora raggruppato a triangolo. 3. Boccette: questo sport è una specie di biliardo in cui al posto delle stecche si utilizzano le mani. La situazione è praticamente identica alla precedente. È da notare il fatto che, nel lasciare la pallina, la mano del giocatore non imprime alcuna rotazione, cosa che rende questo moto uno tra i più simili a quello del nostro esperimento. 4. Golf: quando un giocatore compie un tiro di precisione per far finire in buca la pallina il suo moto è rettilineo e approssimativamente anche uniforme. L’unica differenza sta nel fatto che essa ha delle piccole concavità, che possono probabilmente aumentare l’attrito sia con l’aria sia con il terreno. 5. Calcio: anche nel calcio è presente questo genere di moto, infatti quando un calciatore corre in avanti con la palla (per esempio un esterno di centrocampo quando corre sulla fascia per effettuare un cross in area) quest’ultima rotola in modo molto simile a come sperimentato da noi in laboratorio. Ovviamente la palla (in qualsiasi sport tra questi) è sottoposta a forze di attrito con l’aria e con il terreno, le quali sono abbastanza superiori a quelle sulla nostra pallina Geomag durante l’esperimento. Tuttavia è proprio compito della fisica compiere sperimentazioni quanto più possibili teoriche e ideali e solo successivamente analizzare quali fattori le possano modificare poi nella vita quotidiana. Per questo motivo è importante anche sottolineare quali differenze possono intercorrere tra ciò che abbiamo studiato con il nostro esperimento e ciò che si presenta ai nostri occhi nei vari sport. Nel bowling vi è una forza di attrito con la pista, che è però molto piccola e per questo non influisce più di tanto. Nel biliardo, e allo stesso modo anche nelle boccette, la pallina rotola su un panno, il quale la rende più stabile quando è ferma, ma la frena quando è in movimento, tendendo a trasformare in energia termica la sua energia cinetica (per attrito). Nel golf e nel calcio è invece presente una forza di attrito con l’erba del campo. Ovviamente in tutti questi sport può esserci anche una componente della velocità (e quindi anche dello spostamento) trasversale al moto che ci interessa. Per esempio una palla da bowling può essere direzionata anche in modo non perfettamente parallela ai bordi della pista. Inoltre in questa trattazione non analizziamo eventuali tiri ad effetto che possono essere effettuati in tutti gli sport sopra elencati. A questo punto abbiamo riflettuto su come si sarebbe comportata la nostra boccia in un urto. Abbiamo così deciso di studiarlo contro diversi materiali utilizzando il nostro dispositivo di lancio, analizzando cosa sarebbe accaduto nei vari casi. ESPERIMENTO 2: Obiettivo: l’obiettivo di questo esperimento è quello di analizzare l’urto della pallina Geomag contro diversi tipi di materiali. Inizialmente volevamo misurare anche la quantità di velocità persa nell’urto; tuttavia alcuni problemi tecnici non ce l’hanno reso possibile. Le fotocellule che componevano il nostro cronometro infatti riuscivano a rilevare solamente il tempo (permettendoci, come descritto nell’esperimento 1, di calcolare la velocità) prima dell’urto e non quello subito dopo. Improponibile è l’idea di azzerare il timer del cronometro tra il primo e il secondo passaggio della pallina Geomag o simili, quindi abbiamo deciso di limitarci ad analizzare gli urti qualitativamente. Materiale: -Materiale utilizzato nell’esperimento 1 -Gommapiuma -Scatola di Cartone -Polistirolo -Spugna da lavagna -Metallo -Legno -Mattone Consigliati: -Sostegni per aste da laboratorio: -Barre di legno (una delle quali deve avere un foro al centro in modo da poter posizionare la parte finale del tubo di alluminio) Strumenti di misura: -Metro Portata: 2m Sensibilità: 1mm -Cronometro Pasco ME9215A: (vedi scheda tecnica 1) Descrizione esperimento: Dopo il primo esperimento abbiamo potuto procedere a studiare qualitativamente l’urto della pallina Geomag (la nostra “boccia” in miniatura) contro vari tipi di materiali. Abbiamo utilizzato: della gommapiuma, una scatola di cartone, del polistirolo, una spugna da lavagna, una piastra di metallo, una lastra di legno e un mattone. Utilizzando ciò che avevamo già costruito nell’esperimento precedente abbiamo stabilizzato l’estremità del tubo di alluminio, inserendola in una barra di legno. Su un lato abbiamo posizionato un metro incollato ad un supporto di legno per rilevare, nei filmati, la posizione della pallina, nonostante un minimo errore di parallasse. Sul fondo abbiamo invece posizionato via via i vari materiali con cui si voleva studiare l’urto, stabilizzandoli con dei sostegni per aste da laboratorio. Dopo alcune prove sperimentali ci siamo accorti che questi, soprattutto quelli più leggeri, si spostavano per effetto dell’urto con la pallina, quindi abbiamo posizionato una seconda sbarra di legno dietro ad ognuno di essi, ma sempre a stretto contatto con gli stessi, in modo da evitare che ci fosse una sorta di “doppio urto”: il primo tra la pallina e il materiale utilizzato e, immediatamente dopo, tra quest’ultimo e il supporto di legno. Solo a questo punto abbiamo analizzato i vari urti, facendo in modo che la pallina uscisse con una direzione parallela al piano di lavoro e rotolasse per un certo spazio fino a scontrarsi contro il materiale. Riportiamo di seguito i risultati ottenuti: 1) Gommapiuma: la durata di questo urto è relativamente elevata, quindi si perde molta velocità (non può essere considerato un urto elastico). Notevole è la buona direzionalità, grazie alla quale la pallina spesso ritorna addirittura nel tubo. Questo è dovuto al fatto che, durante l’impatto, la gommapiuma assume la forma della pallina Geomag e, tornando alla sua forma iniziale, permette ad essa di procedere quasi esattamente lungo la traiettoria seguita nella prima parte del moto. 2) Cartone: Con questo materiale la velocità diminuisce pochissimo, quindi l’urto può essere considerato elastico. Per quanto riguarda la direzionalità della pallina dopo l’impatto essa è buona (infatti ritorna sempre molto vicino all’uscita del tubo di alluminio), non quanto quella che si ha con la gommapiuma, ma pur sempre migliore di molti altri materiali. Da notare inoltre che, contro le nostre aspettative, il cartone utilizzato non si è deformato durante l’esperimento. 3) Polistirolo: l’urto avviene in un lasso di tempo breve ed è simile ad uno elastico. Tuttavia parte dell’energia viene persa poco dopo l’impatto perché la pallina, forse per effetto della rotazione iniziale, si stacca leggermente da terra. A differenza del materiale precedente, nel corso dell’esperimento il polistirolo si deforma, anche se sempre nello stesso punto. 4) Spugna da lavagna: questo è l’urto in cui si perde la maggior quantità di velocità (e quindi il meno elastico), ma è anche quello con la miglior direzionalità, infatti siamo riusciti sempre a far rientrare la pallina nel tubo. Questo materiale è assimilabile alla gommapiuma, con la differenza che le caratteristiche descritte nel punto 1 vengono accentuate moltissimo. 5) Metallo: Il tempo dell’urto contro una superficie metallica è molto breve, quindi è assimilabile, come per il cartone, ad un urto elastico. Degno di nota è il fatto che, nell’impatto, la direzione di rotazione della palla rimane invariata, quindi si ha un “effetto” che tende a rallentarla e a farla tornare indietro fino a urtare nuovamente la superficie metallica. 6) Legno: nell’urto contro una superficie di legno, il tempo di contatto con la sfera è molto breve, similmente a quanto successo con il metallo e con il cartone, quindi è un urto piuttosto elastico. La direzionalità è molto buona, infatti la pallina ritorna vicino all’uscita del tubo, seppur non rientrando sempre. Inoltre dopo l’urto la pallina, come nel caso del cartone, percorre un breve tratto in cui è in volo, perdendo poi parte della propria energia cinetica quando tocca terra. 7) Mattone: nell’urto contro un mattone la pallina ha una buona direzionalità, tornando molto vicino all’uscita del tubo e talvolta anche rientrando. Si nota, come nel caso precedente, un tratto in cui essa si stacca da terra, questa volta però in modo più accentuato L’urto di una palla o di una pallina con una superficie di uno dei materiali utilizzati nell’esperimento appena descritto può essere ritrovato in vari giochi o sport, tra cui: 1. Biliardo: i bordi di un campo, infatti, sono ricoperti di uno strato elastico in gomma, assimilabile alla gommapiuma che abbiamo utilizzato nel nostro esperimento. 2. Golf: nel golf è presente un urto tra la mazza e la pallina, il quale può coincidere con l’urto contro il metallo che abbiamo studiato precedentemente. 3. Baseball/ softball: nel baseball o nel softball il lanciatore scaglia la palla a velocità molto elevate e il battitore deve cercare di colpirla con una mazza di legno per ribatterla il più lontano possibile; quest’urto è riconducibile a quello che abbiamo riprodotto durante l’esperimento. 4. Racchettoni da spiaggia: in questo gioco, che si può vedere praticato in spiaggia durante una vacanza al mare, due giocatori si passano la palla colpendola con una racchetta di legno, e cercando di non far cadere la pallina. Quest’urto avviene quindi contro una superficie in legno praticamente liscia, proprio come abbiamo sperimentato in laboratorio. 5. Cricket: nel cricket i giocatori colpiscono la palla con una mazza di legno, in modo simile al baseball e, quindi riconducibile al nostro esperimento. 6. Pallacanestro: palleggiando i giocatori di pallacanestro fanno rimbalzare la palla sul campo, il quale è quasi sempre, soprattutto in partite ad alto livello, un parquet e quindi un materiale assimilabile al legno del nostro esperimento. 7. Calcetto (gabbia): nel calcetto, quando si gioca alla cosiddetta “gabbia”, in cui i muri fanno parte del terreno di gioco, si può anche tirare la palla contro la parete della palestra, quindi, anche in questo caso, simile al nostro urto tra la pallina Geomag e il mattone. Avendo utilizzato materiali casuali nel nostro esperimento e avendo, solo in un secondo momento, cercato dei riferimenti con altri sport, non siamo riusciti a trovarne nessuno in cui ci fosse un urto tra una palla, o una pallina, e una superficie di cartone, di polistirolo e di spugna. Sempre con lo scopo di arrivare alla bocciata, abbiamo deciso di alzare il tubo di alluminio ed effettuare qualche lancio al fine di valutare la loro ripetibilità, analizzando soprattutto la rosa di tiro ottenuta. ESPERIMENTO 3 Obiettivo: l’obiettivo di questo esperimento è quello di valutare la dispersione della rosa di tiro. Materiale: -Materiale utilizzato nell’esperimento 2 (tranne le superfici urtate dalla pallina) -Carta carbone -2 Fogli di carta -Sostegno per il tubo di alluminio (per noi dei mattoni) N.B.: in questo esperimento abbiamo utilizzato il campo da bocce in miniatura per uno scopo diverso: poter posizionarci sopra i fogli di carta e la carta carbone. Strumenti di misura: -Metro Portata: 2m Sensibilità: 1mm Descrizione esperimento: Per questo esperimento abbiamo utilizzato i montaggi di quello precedente. Abbiamo sollevato il tubo di alluminio ad una altezza di (20,0 ± 0,1) cm. Per sostenerlo ed evitare che, muovendosi, cambiasse la direzione e la velocità della pallina, abbiamo posizionato due mattoni sotto la sua estremità inferiore. Abbiamo posto nella zona di caduta il campo da bocce in miniatura con sopra un foglio di carta carbone tra due fogli di carta. Le modalità di lancio della pallina Geomag sono sempre le stesse. I diversi tiri della pallina, con l'utilizzo del solito dispositivo, ha fatto sì che questa colpisse per 5 volte lo stesso foglio, lasciando impressi i segni del punto di caduta, grazie alla carta carbone. Le tracce lasciate sono state, come auspicavamo, ben definite (vedi immagine a fianco). Per quanto riguarda la precisione del tiro, dopo un'accurata analisi della rosa ottenuta, possiamo dire che le palline si sono raggruppate tutte in una zona meno estesa rispetto alle aspettative, inoltre si sono disposte quasi in linea retta; molto probabilmente di conseguenza al tipo di lancio, in quanto il tubo limita gli spostamenti laterali, semplificando in due dimensioni un moto che sarebbe altrimenti stato in tre e, quindi, troppo complicato da analizzare per le nostre attuali conoscenze fisiche e matematiche. Possiamo considerare accettabile la rosata di collaudo in quanto, per prima cosa ha confermato le nostre aspettative, dimostrando la ripetibilità dei lanci attraverso il nostro dispositivo. Non avremmo ritenuto soddisfacente il risultato nel caso in cui la pallina non fosse caduta sempre nella stessa zona oppure nel caso in cui la rosata non fosse stata allineata lungo una retta, in quanto ciò avrebbe mostrato che le forze esterne al sistema formato dalla pallina Geomag, dal dispositivo e dal foglio di carta della zona di caduta avrebbero avuto troppa influenza sul moto studiato. Il moto della pallina è uno tipicamente parabolico, dalla teoria infatti sappiamo che, quando un oggetto parte con velocità v0 inclinata di un angolo α rispetto all’orizzontale, si hanno: un moto rettilineo uniforme con v x = v 0 ⋅ cos(α ) e uno uniformemente decelerato con v y = v 0 ⋅ sen (α ) e accelerazione a = −g . Nell’esperimento 1 ne abbiamo analizzato un caso particolare in cui α = 0 e quindi cos(α ) = 1 e sen(α ) = 0 . Questa volta, invece, abbiamo avuto la possibilità di esaminarne uno con α ≠ 0 , ossia un pari all’opposto quella gravitazionale, poiché si ha una decelerazione; in simboli: moto parabolico. Tuttavia non abbiamo sperimentato l’intera traiettoria per esigenze pratiche, bensì solamente la caduta di questa pallina dopo il raggiungimento dell’altezza massima. Questa semplificazione non significa che il moto che abbiamo studiato possa essere paragonato soltanto ad uno in cui una palla o una pallina si muova seguendo un ramo di una parabola discendente, ovvero con il coefficiente a < 0 , ma al contrario può essere assimilato a qualsiasi genere di moto parabolico, semplicemente tenendo conto di questa differenza. Tuttavia abbiamo preferito ideare un altro esperimento per riuscire ad analizzare più a fondo il moto parabolico prima di cercare eventuali analogie con altri sport. Abbiamo quindi pensato di simulare un tiro libero di basket, studiare la traiettoria della palla e da lì estendere il nostro studio ad altre discipline sportive con caratteristiche simili. ESPERIMENTO 4 Obiettivo: lo scopo di questo esperimento è quello di analizzare il gioco della pallacanestro nel nostro sistema in scala, simulando un tiro libero. Abbiamo osservato grazie al Tracker se la traiettoria di un tiro libero è realmente una parabola, oppure se è influenzata dall’attrito dell’aria o, eventualmente da altri fattori rilevanti. Materiale: -Pistola giocattolo -Porta imbuto di plastica -Bicchiere di plastica -2 palline (una di plastica e una di legno) -Carta stagnola -Dispositivo di lancio (vedi descrizione esperimento per i dettagli) Strumenti di misura: -Dispositivo di cronometraggio: (vedi descrizione esperimento per i dettagli) -Goniometro Per lo studio e la simulazione di un tiro libero abbiamo innanzitutto calcolato, grazie alle dovute proporzioni, le distanze tra il dispositivo di lancio e il canestro con il dispositivo di cronometraggio (vedi sotto per la costruzione). Siamo partiti considerando un’altezza di 2 m da cui far partire la nostra pallina nell’esperimento; questa altezza è facilmente raggiungibile da un qualsiasi giocatore ed anche da chiunque tra di noi. Misurando poi l’altezza della bocca da cui sarebbe uscita la nostra pallina e cercando su Internet alcune misure di un campo da basket regolamentare (vedi punto, 4 del nostro esperimento) abbiamo poi posto alle giuste distanze tutto il necessario per il nostro esperimento. Abbiamo utilizzato come lanciatore una pistola giocattolo funzionante con carica a molla. Prima di iniziare l’esperimento abbiamo assicurato la pistola ad una supporto circolare e ruotante e lo abbiamo fissato ad un banco mediante un morsetto da tavolo. Su un lato del supporto è stato collocato un goniometro. (Vedi immagine 4.2) Sul goniometro è stato fissato un filo a piombo che fornisce indicazioni sull’angolo di tiro con il quale viene puntata la pistola. É stato quindi realizzato un canestro in miniatura utilizzando un porta imbuti da laboratorio e un bicchierino da caffè. Per la misurazione abbiamo utilizzato un sistema basato sull’interruzione della continuità elettrica: come si vede dalla foto davanti alla pallina inserita di fronte alla bocca della pistola giocattolo abbiamo teso una striscia di carta stagnola, che va a chiudere un circuito a cui fa capo un cronometro digitale da laboratorio (nel nostro caso il MULTI-TIMER Paravia) (Vedi immagine 4.3). Abbiamo effettuato qualche lancio per avere un’idea della precisione e della ripetibilità dell’intero dispositivo. Una volta lanciata la pallina, questa rimuove la striscia aprendo il circuito elettrico e facendo partire il cronometro. Entrando nel canestro, la pallina di plastica preme su quella di legno, la quale chiude nuovamente il contatto (anche questo realizzato con fili elettrici e carta stagnola) ed arrestando il cronometro. (Vedi figura 4.4) Abbiamo eseguito una serie di lanci ( piuttosto nutrita, vista la difficoltà di fare “canestro”) registrando i tempi e filmando il tutto con una telecamera. Abbiamo utilizzato un Tracker per individuare le coordinate dei punti della traiettoria della pallina. Tempo di volo T ∆t [s] 0,41 mpallina 0,45 [g] 0,43 m 0,36 8,3 ± 0,1 0,35 ∆m ±0,01 0,42 angolo 0,35 [°] 0,37 α 0,44 45 ± ∆α 1 Il Tracker è un programma di analisi di video che ci permette di raccogliere dati di spazio sulla base di spostamenti rilevati dalla apparecchiatura di registrazione ed elaborarli in base al tempo scandito dai file video ottenuti. I marcatori, ovvero dei punti che indicano la posizione della massa presa in considerazione, hanno delle coordinate stabilite in funzione di due assi, posizionati in modo da avere l’asse delle ascisse parallelo al piano di lavoro. Per fare ciò il programma dispone del comando “punti di calibrazione”, il quale posiziona due punti di riferimento sul video in modo da avere gli assi paralleli a una linea immaginaria passante per gli stessi. Il Tracker inoltre è in grado di selezionare due altri punti del sistema filmato di cui conosciamo la distanza e utilizzarli come riferimento per calcolare tutte le altre grandezze riguardanti lo spazio di ciò che si vuole analizzare. Il tempo invece è scandito dalla divisione del video in fotogrammi. Con queste due grandezze il programma è in grado di calcolare altre grandezze fisiche quali velocità, accelerazione o energia cinetica. Gli errori degli spazi possono essere molteplici e spesso difficilmente quantificabili, dovuti o al posizionamento del marcatore, che può essere manuale o elettronico (il computer riconosce l’oggetto che si sposta di fotogramma in fotogramma), oppure alla suddivisione dei fotogrammi. Figura 4.1 Nel grafico si nota una parte orizzontale; questa imprecisione è dovuta all’utilizzo della scansione dei fotogrammi da parte del Tracker. In alcuni casi infatti la posizione della pallina può non essere ben definita in un determinato fotogramma, lasciando una traccia piuttosto che un punto. Inoltre i fotogrammi non indicano un istante preciso, come quello ottenuto da una misurazione con un cronometro, ma il periodo di tempo che intercorre tra l’inizio di uno di essi ed un altro, perciò quanto minore sarà la distanza tra due di questi, tanto maggiore sarà la rilevanza di questo errore e maggiore sarà la sua influenza sull’esperimento se si calcola la velocità di un oggetto, come nel nostro caso. Prendiamo ora in considerazione i dati rilevati con il Tracker e confrontiamoli con il tempo misurato: in un moto parabolico infatti si ha che: G = v x ⋅ t intendendo con G la gittata. Conoscendo quindi la velocità orizzontale e la gittata, si può calcolare il tempo con la formula: t = G . Per verificare l'attendibilità dei dati elaborati dal vx Tracker andiamo a confrontare la v x in due modi. Nel primo caso la v x del Tracker è definibile attraverso una media aritmetica delle grandezze elaborate dal software, mentre il suo errore assoluto invece utilizzando il metodo della semidispersione. In questo caso la velocità, calcolata con la formula v x = s , ∆t coincide con la misura del Tracker, tenendo ovviamente conto degli errori. Nel secondo caso partiamo sapendo che la velocità, in un moto rettilineo uniforme come quello percorso dalla pallina lungo l'asse delle ascisse, é definibile come pendenza della retta ottenuta in un grafico spazio/tempo. Il Tracker ci permette di analizzare i dati, sulla cui retta sono presenti degli errori che sono attribuibili, come scritto in precedenza, alla sovrapposizione di punti nei fotogrammi. Per quantificare l’errore assoluto, invece, grazie ad una delle funzioni del Tracker abbiamo cambiato la pendenza della retta indicante la velocità media facendo però sì che essa toccasse almeno uno dei punti individuati precedentemente. In questo modo siamo riusciti a definire le rette rispettivamente con coefficiente angolare minimo e massimo possibili. Queste due pendenze indicano il valore massimo e quello minimo che la velocità potrebbe assumere. A questo punto utilizziamo il metodo della semidispersione per quantificare l’errore assoluto. Per verificare l’attendibilità dei dati raccolti con il Tracker confrontiamo le velocità orizzontali ottenute con i dati del Tracker e con i dati rilevati manualmente. Utilizziamo due metodi di calcolo per ottenere la velocità orizzontale dal Tracker ne facciamo la media e per determinarne l’errore utilizziamo la semidispersione. Canestro 0769 Caso 1 Errore relativo Gittata [m] 0,65 ± 0,01 0,01 Tempo Cronometrato [s] 0,45 ± 0,01 0,02 vx [m/s] 1,44 ± 0,04 0,03 Er% 3 Velocità Tracker [m/s] 2,25 2,70 Media delle v x Tracker [m/s] 2,1 ∆v x Errore relativo ± 0,8 0,40 Er% 40 1,33 1,50 2,75 2,56 Confrontando le due misure possiamo dire che le due velocità sono diverse ma quella calcolata con i dati manuali rientra nel campo di errore di quella calcolata con i dati del Tracker. L’errore percentuale del Tracker in questo caso è c.a. del 40% giustificato dai % % 2,73 questo caso è c.a. del 40% giustificato dai significativi errori stabiliti prima. 2,77 1,39 1,10 Canestro 781 Errore relativo Gittata [m] 0,65 ± 0,01 0,01 ∆t [s] 0,36 ± 0,01 0,03 vx [m/s] 1,8 ± 0,1 0,04 Er% 3,6 Caso 2 Velocità Tracker Media = m della retta a=m= [m/s] aMax= 2,47 [m/s] aMin= 2,02 [m/s] 2,3 ± % ∆vx Errore relativo 0,2 0,10 Er% 9,9 % a= componente orizzontale della velocità della pallina =pendenza della retta intercetta m minimo m massimo Come visto nella schermata principale nell’immagine 4.1 oltre alla tabella dati abbiamo diversi grafici in cui noi possiamo scegliere le ascisse e le ordinate. Il grafico spazio/tempo é quello che abbiamo utilizzato per il calcolo della velocità orizzontale che corrisponde alla pendenza media. Essa in questi tratti è uguale e nel grafico spazio/tempo corrisponde alla v x di un moto parabolico, mentre in un moto parabolico la v y è data dall’equazione: v y = v 0 ⋅ sen(α ) + at . Salendo però a = − g e la v y diminuisce progressivamente fino a 0 m/s nel punto di hmax (vertice parabola). Dal punto di massima altezza l’accelerazione è sempre –g e la velocità continua a crescere se considerata in valore assoluto, ma nel verso opposto dell’asse di riferimento, quindi negativa. In un moto parabolico lo s y varia rispetto allo s x secondo la formula: y = tg (α ) − g ⋅ x2 2 2 ⋅ vx Che è l’equazione di un moto parabolico ed è ricavabile dal seguente sistema di equazioni: sx = vx ⋅ t y = v0 y + 1 ⋅a ⋅t2 2 Costruendo un conica per cinque punti con le coordinate dei marcatori non otterremo mai una parabola a causa dell’attrito che influisce sulla traiettoria dell’oggetto e per vari errori sistematici del programma. Bocca della pistola dispositivo Carta di alluminio Pistola giocattolo Pallina Goniometro Filo di ferro Filo a piombo Morsetti a coccodrillo Immagine 4.2 Immagine 4.3 Porta imbuto Cronometro Dispositivo di lancio Asta di metallo Cavi Immagine 4.4 Come detto in precedenza il moto parabolico è presente in molti sport e con numerose, e talvolta anche notevoli, varianti. Di seguito ne analizziamo alcuni: 1. Pallavolo: nella pallavolo la palla si muove, praticamente nel corso dell’intera durata della partita, di moto parabolico. Essa, dopo aver raggiunto una certa altezza massima, comincia a scendere, proprio come descritto nel nostro esperimento. Le uniche particolarità, in cui il moto parte da una fase successiva a quella descritta sperimentalmente, sono sostanzialmente rappresentate dalla schiacciata o da un’eventuale battuta diretta subito verso il basso oppure da un colpo cosiddetto “di seconda” da parte dell’alzatore. Inoltre con il nostro esperimento non ci possiamo accostare ad eventuali tiri ad effetto come le battute e le schiacciate di giocatori professionisti. 2. Basket: nella pallacanestro ci sono alcuni esempi di moti parabolici molto evidenti. I due più eclatanti sono: quando un giocatore effettua un passaggio per attraversare tutto il campo e servire un compagno in contropiede oppure, molto più frequentemente, in qualsiasi genere di tiro libero, da due punti o una cosiddetta “tripla”. Notevole è l’effetto che i giocatori realizzano nel secondo esempio: la palla infatti ruota in senso opposto alla direzione del vettore spostamento del suo centro di massa. Questo tuttavia non modifica tanto la traiettoria durante il volo, bensì consente al pallone di entrare nel canestro se dovesse colpire il ferro oppure il tabellone. Avendo quindi uno scopo puramente fine al gioco in sé, anche questo genere di lancio può essere annoverato tra quelli simili al nostro esperimento. Un’ultima osservazione da fare riguarda la superficie della palla: essa infatti è ruvida, proprio per aumentare l’attrito, in modo da permettere una migliore gestione da parte dei giocatori, ed in particolare per i “play-maker”. Tuttavia ciò non dovrebbe influire durante una fase di volo non alterando quindi la similarità a ciò che abbiamo studiato. 3. Golf: quando un giocatore di golf colpisce con la mazza la pallina cercando di avvicinarsi il più possibile alla buca, essa inizia un moto parabolico, in modo affine a come riprodotto in laboratorio. La grande velocità della pallina tuttavia rende molto più elevata la forza di resistenza aerodinamica, la quale è direttamente proporzionale al quadrato della velocità, secondo la 1 ⋅ C ⋅ ρ ⋅ A ⋅ v 2 , dove ρ è la densità della pallina, A è l’area della sua sezione 2 trasversale e C è un coefficiente, determinabile sperimentalmente, detto coefficiente di formula: F = resistenza del mezzo o coefficiente di resistenza aerodinamica oppure ancora più semplicemente coefficiente aerodinamico. 4. Calcio/ calcetto: Anche nel calcio a 11 giocatori o in quello a 5 sono presenti molte traiettorie paraboliche del pallone, per esempio quando un portiere compie una rimessa da fondocampo o in un qualsiasi tiro o colpo di testa. Sono diversi in quanto partono da un momento successivo della parabola eventuali passaggi rasoterra o, come accade molto frequentemente nel calcetto, quando il portiere lancia con le mani la palla verso il basso in direzione, per esempio, di un compagno a breve distanza. 5. Baseball, softball: in questi due sport sono presenti dei moti parabolici quando i giocatori si passano tra loro la pallina per riuscire eliminare i componenti della squadra avversaria prima che raggiungano la base successiva e, alla fine, segnino un punto. C’è però anche un altro esempio molto più degno di nota: quando un battitore colpisce con la mazza di legno la palla, quest’ultima schizza via (spesso a velocità molto elevate) disegnando in aria una parabola discendente. Tuttavia la traiettoria non è perfetta, infatti, come detto in parentesi, si raggiungono spesso grandi velocità, quindi anche la forza di attrito dell’aria sarà maggiore, accorciando così la gittata del moto. (Per approfondimenti teorici sulla resistenza dell’aria vedere il punto 3 riguardante il golf). 6. Tennis: anche nello sport del tennis sono presenti numerosi moti parabolici a partire dall’istante successivo all’urto tra la palla e la racchetta. Devono essere considerate in modo leggermente diverso per il solito motivo di essere subito dirette verso il basso le battute, le schiacciate ed eventuali altri tiri diretti. Inoltre non possiamo studiare eventuali effetti della pallina. Anche se essa non è perfettamente sferica dobbiamo, per semplicità supporla come tale. Inoltre questa raggiunge velocità esorbitanti, per esempio nelle battute, quindi anche la forza di attrito dell’aria sarà molto grande, accorciando così la gittata teorica del moto. (Per approfondimenti teorici sulla resistenza dell’aria vedere il punto 3 riguardante il golf). 7. Rugby: nel rugby ci sono due esempi di moto parabolico: la prima durante una rimessa in gioco con le mani, mentre l’altro è quando l’ovale (così viene chiamata la palla) viene calciata su punizione, o “calcio piazzato”, oppure quando questa viene colpita allo stesso modo, ma durante lo svolgimento di una azione di gioco. Notevole è la complessità del moto, infatti essendo la palla ovale si comporta in modo abbastanza diverso rispetto a quelli analizzati. Riducendo la palla ad una particella corrispondente con il centro di massa essa si muove lungo una traiettoria parabolica. Oltre a questo vi sono altre due rotazioni della palla: una rispetto all’asse longitudinale ed un’altra rispetto a quello trasversale. Entrambe possono probabilmente essere assimilate ad un moto circolare uniforme, anche se questa considerazione deriva solo da una osservazione del moto nella vita reale e non da uno studio approfondito in laboratorio, per cui sono solamente ipotesi, che richiederebbero molte altre analisi per essere verificate, e che però esulerebbero dallo scopo del nostro elaborato. Infine c’è sempre da tenere a mente l’effetto dell’attrito dell’aria, che però non può essere calcolato in modo bene definito con la formula scritta nel punto 3 dell’elenco, a causa della forma ovale e non sferica. 8. Getto del peso: gli atleti professionisti che partecipano ad una gara di getto del peso lo lanciano sostanzialmente in due modi: con la cosiddetta “traslocazione” oppure con una rotazione simile a quella presente nel lancio del disco, la quale però è molto difficile da perfezionare e rendere preferibile alla prima, per cui meno usata. Appena lasciata la mano dell’atleta, il peso si sposta seguendo una parabola. La velocità iniziale del moto dipende da due fattori: la velocità della persona nel compiere o la rotazione o la traslocazione e la forza, o meglio l’impulso (di conseguenza la forza media e il tempo di contatto secondo la formula I = F ⋅ ∆t ) applicato sul peso. 9. Lancio del martello: nel lancio del martello l’atleta compie alcune rotazioni su se stesso e poi lo scaglia il più lontano possibile. Questo moto è molto complesso e merita un’analisi; infatti è presente un moto parabolico, cosa che lo rende riconducibile al nostro esperimento, ma anche una rotazione attorno al centro di massa, provocata dal movimento dell’atleta negli istanti del lancio. La direzione dipende esclusivamente dalla direzione della velocità istantanea quando l’atleta lascia andare il martello, la quale però non coincide con una velocità tangenziale, poiché poco prima di lanciare egli imprime ancora un’ultima forza per guadagnare ancora alcuni metri, cambiando così leggermente direzione rispetto alla tangente alla circonferenza sulla quale si muoveva la testa del martello. La grande forza centripeta tuttavia provoca la rotazione attorno al centro di massa di cui avevamo parlato. Inoltre l’attrito dell’aria questa volta è maggiore rispetto al nostro esperimento non solo per la grande velocità con cui viene scagliato l’oggetto, ma anche, questa volta, per la sua densità. 10. Polo: nel polo la traiettoria della palla, che viene colpita dai giocatori con una mazza di bambù, è parabolica, dunque è simile al golf. La velocità della pallina dipende da quella con cui il giocatore arriva a cavallo e anche dall’impulso (vedi la formula del punto 8 concernente il getto del peso) trasmesso dalla mazza di bambù. 11. Ping-pong: nel ping-pong quando i giocatori colpiscono la pallina con la racchetta provocano ancora una volta un moto parabolico. Molto spesso però, soprattutto in partite ad alto livello, vengono impressi degli effetti di rotazione, i quali modificano totalmente il rimbalzo rispetto ad un tiro normale, ma non diversificano molto la traiettoria della fase di volo. Tutte queste considerazioni sono frutto, come nel punto 7 riguardante il rugby, di attente osservazioni, ma non di sperimentazioni in laboratorio, per cui possiamo solamente limitarci a compiere delle ipotesi credibili e forse anche veritiere. Infine dobbiamo ricordare che, in eventuali schiacciate, non viene disegnata un completo ramo di parabola, bensì solo una parte successiva al vertice, a seconda dell’inclinazione del vettore velocità nell’istante in cui la pallina si stacca dalla racchetta. 12. Pallanuoto, pallapugno, tamburello: abbiamo deciso di raggruppare insieme questi tre sport perché si trovano meno moti parabolici o, comunque, in momenti simili. Normalmente quando un giocatore passa la palla verso un compagno si ha un esempio di moto parabolico. Devono essere considerati in modo leggermente diverso dal nostro esperimento tiri o eventuali passaggi rivolti verso il basso, poiché coglieremmo il moto in un istante successivo a quello simulato in laboratorio. Tutti i moti analizzati finora, ed anche altri che non abbiamo elencato per non dilungarci troppo, possono tuttavia essere studiati anche in tre dimensioni, infatti spesso ci sono casi di uno spostamento che interessa un sistema di riferimento a tre assi cartesiani. Tuttavia nella maggior parte dei casi essi sono composti da un moto parabolico e due rettilinei uniformi sulle altre dimensioni. Alcuni fattori quali per esempio il vento (ovviamente se la pallina non pesa molto come nel caso del golf) possono provocare delle accelerazioni o decelerazioni anche sugli altri assi, ma in questi casi le nostre conoscenze matematiche e fisiche, oltre ai mezzi a noi disponibili, non ci permettono di entrare più di tanto nei particolari. A questo punto abbiamo potuto ideare un nuovo esperimento con il fine di riuscire a simulare con ripetibilità la cosa più difficile presente nel gioco delle bocce e che spesso rappresenta una vera e propria sfida per i giocatori: la bocciata. Con questo termine si intende l’ardua impresa di riuscire a colpire e sostituire una boccia in una buona posizione con la propria. Il nostro obiettivo finale è quello di determinare l’altezza dalla quale far partire la nostra pallina Geomag per colpire ed effettuare una bocciata con un’altra posta ad una certa distanza nota G. ESPERIMENTO 5 Obiettivo: il primo obiettivo di questo esperimento è quello di misurare la gittata di un lancio effettuato con il nostro dispositivo (costruito nell’esperimento 1 e modificato nel terzo) verificando la compatibilità tra quella misurata sperimentalmente e quella teorica calcolata attraverso la conservazione dell’energia meccanica e il moto parabolico, per valutare se i lanci hanno una certa accuratezza e che quindi l’attrito non influisca troppo nell’alterare le misure. Nell’esperimento 3, infatti, abbiamo stabilito che il nostro dispositivo effettua lanci ripetibili, mentre ora dobbiamo valutarne l’accuratezza. Il secondo obiettivo è quello di determinare l’altezza da cui far partire la pallina all’interno del tubo di alluminio in modo da colpire una sfera Geomag posta sul campo da bocce in miniatura in un punto a nostra discrezione posto ad una certa distanza nota G. Tuttavia abbiamo riscontrato degli errori troppo elevati tra i dati calcolati e quelli misurati, tali da non permettere la riuscita dell’obiettivo prefissato. La nuova finalità di questo esperimento è quindi quella di trovare le cause alla base dei problemi riscontrati. Materiale: -Pallina Geomag -Magnete Geomag -Dispositivo di lancio (vedi esperimento 1) -1 foglio di carta carbone -2 fogli di carta Consigliati: -3 morsetti multipli -treppiede con asta -asta di metallo Strumenti di misura: -Metro Portata: 2m -Cronometro Pasco ME9215A: (vedi esperimento 1) Immagine 5.1 Sensibilità: 1mm Descrizione dell’esperimento: Abbiamo sollevato il tubo di alluminio ad una altezza di (20,0 ± 0,1) cm ponendolo su un sostegno in modo che durante il nostro esperimento non si spostasse. Abbiamo posto nella zona di caduta il campo da bocce in miniatura con un foglio di carta carbone tra due di carta. All’uscita del tubo abbiamo posizionato le due fotocellule del cronometro Pasco, in modo da calcolare il tempo impiegato dalla pallina a percorrere la distanza tra una fotocellula e l’altra di (2,7 ± 0,1) cm al fine di calcolare la velocità (vedi immagine 5.1). I dati raccolti sono i seguenti: DATI MISURATI h [cm] h1 [cm] t [ms] s [0,1 cm] G1 [0,1 cm] [± 0,1 cm] [± 0,1 cm] [± 1 ms] [± 0,1 cm] [± 0,1 cm] 46 46 47 46 47 20,0 193,8 2,7 58,9 46 46 46 46 46 46 vx [m·s¯¹] Δvx [m·s¯¹] 5,87 0,35 5,87 0,35 5,74 0,34 5,87 0,35 5,74 0,34 5,87 0,35 5,87 0,35 5,87 0,35 5,87 0,35 5,87 0,35 t1 [s] DATI CALCOLATI Δt1 [s] G2 [cm] 0,20 0,01 117 ΔG2 [cm] G3 [cm] ΔG3 [cm] 35,4 123 2,5 LEGENDA: o h altezza misurata dall’uscita del tubo al livello del bancone da laboratorio su cui si è svolto l’esperimento; o h1 altezza misurata dal punto di lancio della pallina nel tubo al livello del bancone da laboratorio su cui si è svolto l’esperimento; o t tempo che la pallina impiega a compiere la distanza s (vedi sotto); o s distanza tra le fotocellule; o G1 gittata misurata sperimentalmente; o v x velocità della pallina tra le fotocellule ottenuta mediante la formula v x = o ∆v x errore assoluto di v x ; o t1 tempo di caduta della pallina nel moto parabolico dall’uscita del tubo al campo da bocce in s ; t miniatura; o G 2 gittata teorica, calcolata conoscendo la velocità tra le due fotocellule del cronometro Pasco secondo la formula: G 2 = v x ⋅ t1 ; o G3 gittata calcolata con la formula di conservazione dell’energia meccanica e con le formule del moto parabolico: m ⋅ g ⋅ h1 = 1 ⋅ m ⋅ v 2 G 3 = v ⋅ t1 ; 2 La gittata ottenuta in maniera teorica non coincide nel margine d’errore con quella sperimentale pertanto l’esperimento è fallito. Ci è parso quindi opportuno ripeterlo con 2 altezze diverse riducendo lo spazio tra le fotocellule a (1,8 ± 0,1) cm. Per sostenere il tubo di lancio ed evitare che cambi direzione e velocità della pallina, abbiamo fissato tramite i morsetti multipli un’estremità al treppiede con asta e una parte del tubo all’altra asta metallica fissata in precedenza al tavolo attraverso un ulteriore morsetto. I dati ottenuti sono i seguenti: DATI MISURATI ho [cm] ha [cm] t [ms] [± 0,1 cm] [± 0,1 cm] [± 1 ms] 53 52 53 53 51 21,2 195,0 52 50 52 52 51 va [m·s¯¹] Δva [m·s¯¹] 5,84 0,3 vb [m·s¯¹] Δv b [m·s¯¹] 5,84 G G' G'' 0,3 Ga [cm] [± 2 cm] ta [s] Δta [s] 0,21 0,01 tb [s] Δtb [s] 0,21 0,01 DATI MISURATI ho [cm] hb [cm] t [ms] [± 0,1 cm] [± 0,1 cm] [± 1 ms] 74 77 72 72 75 21,2 153,0 76 77 73 70 71 67 Gb [cm] [± 0,5 cm] 47,5 DATI CALCOLATI v x,a [m·s¯¹] Δvx,a [m·s¯¹] G'a [cm] ΔG'a [cm] G''a [cm] ΔG''a [cm] 3,47 0,26 123 DATI CALCOLATI vx,b [m·s¯¹] Δvx,b [m·s¯¹] G'b [cm] 2,44 GITTATE a b (67±2)cm (47,5±0,5)cm (123±11)cm (106±12)cm (73±9)cm (51±12)cm 0,17 106 11 73 9 ΔG'b [cm] G''b [cm] ΔG''b [cm] 12 51 12 LEGENDA: o h0 altezza misurata dall’uscita del tubo al livello del bancone da laboratorio su cui si è svolto l’esperimento; ha ; hb altezza misurata dal punto di lancio della pallina nel tubo al livello del bancone da o laboratorio su cui si è svolto l’esperimento; o t ; t a ; t b tempo che la pallina impiega a percorrere lo spazio tra le fotocellule; o o o G gittata misurata sperimentalmente; G ' gittata calcolata con la formula di conservazione dell’energia meccanica e con quelle del 1 2 moto parabolico: m ⋅ g ⋅ ha ;b = ⋅ m ⋅ v G ' ' = v ⋅ t1 ; 2 G ' ' gittata calcolata a partire dalla velocità tra le due fotocellule; v x = s t t1 = 2⋅ h g G ' ' = v x ⋅ t1 ; o v velocità orizzontale teorica della pallina ; o v x velocità tra le fotocellule, che è anche la velocità orizzontale del moto parabolico di caduta; Come si può notare dai dati riportati le gittate teoriche non corrispondono nuovamente a quelle ottenute nel nostro esperimento. Per tale motivo abbiamo deciso di modificare l’obiettivo iniziale e di studiare le cause e gli errori che ci hanno portato ad ottenere risultati così differenti. Abbiamo preso in considerazione l’ipotesi di aver trascurato l’intervento dell’attrito viscoso, cosa che potrebbe aver portato ad un errore elevato. Tuttavia la grande differenza tra le misure ottenute non può essere motivato solo da questo in quanto la sfera Geomag è molto piccola e la velocità non è molto elevata. La seconda motivazione riguarda il fatto che la pallina acquista una rotazione nel corso della sua discesa nel tubo di alluminio, quindi parte dell’energia potenziale iniziale viene trasformata in energia cinetica di rotazione, alterando forse la gittata calcolata con la conservazione dell’energia. Il terzo fattore di errore è costituito da un effetto simile alla portanza, solo che con verso della forza risultante opposto. Nella rotazione, infatti, la sfera “trascina” con sé degli strati d’aria creando una differenza di pressione e di velocità sopra e sotto, generando così una forza che, probabilmente, è rivolta verso il basso. Oltre a ciò possono essere intervenuti numerosi altri fattori, anche se influiscono sicuramente meno. Alla fine della nostra esperienza non siamo quindi riusciti a determinare una legge con cui prevedere una bocciata, tuttavia gli studi che abbiamo potuto effettuare sono stati sicuramente interessanti, dal punto di vista fisico, con stretti collegamenti con numerosi sport nella vita quotidiana. Scopo della Fisica è anche quello di studiare fenomeni che facciano parte della realtà quotidiana, proprio come nel nostro caso. Come si può notare dai dati riportati le gittate teoriche non corrispondono nuovamente a quelle ottenute nel nostro esperimento. Per tale motivo abbiamo deciso di modificare l’obiettivo iniziale e di studiare le cause e gli errori che ci hanno portato ad ottenere risultati così differenti. Abbiamo preso in considerazione l’ipotesi di aver trascurato l’intervento dell’attrito viscoso, cosa che potrebbe aver portato ad un errore elevato. Tuttavia la grande differenza tra le misure ottenute non può essere motivato solo da questo in quanto la sfera Geomag è molto piccola e la velocità non è molto elevata. La seconda motivazione riguarda il fatto che la pallina acquista una rotazione nel corso della sua discesa nel tubo di alluminio, quindi parte dell’energia potenziale iniziale viene trasformata in energia cinetica di rotazione, alterando forse la gittata calcolata con la conservazione dell’energia. Il terzo fattore di errore è costituito da un effetto simile alla portanza, solo che con verso della forza risultante opposto. Nella rotazione, infatti, la sfera “trascina” con sé degli strati d’aria creando una differenza di pressione e di velocità sopra e sotto, generando così una forza che, probabilmente, è rivolta verso il basso. Oltre a ciò possono essere intervenuti numerosi altri fattori, anche se influiscono sicuramente meno. Alla fine della nostra esperienza non siamo quindi riusciti a determinare una legge con cui prevedere una bocciata, tuttavia gli studi che abbiamo potuto effettuare sono stati sicuramente interessanti, dal punto di vista fisico, con stretti collegamenti con numerosi sport nella vita quotidiana. Scopo della Fisica è anche quello di studiare fenomeni che facciano parte della realtà quotidiana, proprio come nel nostro caso. Bibliografia: 1. Paravia : Catalogo materiale scientifico ed. 1990 2. Libri di testo: A. “Fondamenti di fisica” di Halliday David, Resnick Robert, Walker Jearl B. “Fisica” di John D. Cutnell, Kenneth W. Johnson Sitografia: 1. http://www.elitalia.it/ 2. http://www.cabrillo.edu/~dbrown/Tracker/ 3. http://www.archweb.it/dwg/sport_giochi/bocce/bocce_2d.htm 4. http://it.wikipedia.org/wiki/Pallacanestro N.B.: le fotografie relative alle apparecchiature ed alla documentazione degli esperimenti sono state scattate nel Laboratorio di Fisica del Liceo da Sara Comba. Solo le due immagini presenti nelle schede tecniche hanno una diversa provenienza, che è però segnata sia nella parte sottostante sia nella bibliografia o nella sitografia.