Il legame di attaccamento uomo-cane

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Il legame di attaccamento uomo-cane
Il legame di attaccamento uomo-cane
Essere sociale, essere parte di una relazione, essere un cane
Nei mammiferi ci sono diversi tipi di relazioni tra individui di una stessa specie sociale e queste
relazioni si sviluppano lungo diverse dimensioni: funzione, durata, intensita’ emozionale ed
esclusivita’. Legami emozionali durevoli nei mammiferi sono principalmente ristretti a due contesti
sociali: la relazione genitori-figli e la relazione tra maschio e femmina non parenti.
La relazione tra due adulti non e’ necessariamente vincolata solo ad una unione per scopi
riproduttivi ma anche di amicizia come nel caso dei primati, dei cavalli, delle mucche, dei meerkat e
dei corvidi. Ci sono anche casi in cui l relazione di amicizia e’ anche interspecifica (cavallo-asino).
La relazione uomo-cane puo’ essere descritta sotto 3 prosettive diverse:
1) Modello lupomorfo: basato sulla metafora del “lupo vestito da cane”.
Secondo questo modello la gerarchia sociale e’ lineare con al vertice il soggetto Alpha. Nella
famiglia che accoglie il cane quindi il proprietario e’ il soggetto Alpha al quale il cane deve
sottomettersi. Questa organizzazione sociale e’ stata fortemente dibattuta e alla fine
sostituita dall’evidenza scientifica con il modello Resouces Holding Potential (RHP) di John
Bradshaw. Ovvero il modello lupomorfo non e’ piu’ adatto a spiegare la relazione tra
proprietario e il suo cane ne’ quella tra piu’ cani conviventi nello stesso nucleo familiare
2) Modello babymorfo: basato sulla metafora del “lupo vestito da bambino”.
Secondo questo modello la relazione uomo-cane e’ una relazione asimmetrica basata sulle
similiarita’ cognitive e comportamentali tra il cane ed il bambino (Hare, Tomasello). In
questa prospettiva, il cane forma un legame con il proprietario equiparabile al legame tra il
bambino ed i genitori. A supporto di questo punto di vista, c’e’ l’evidenza che i proprietari, in
particolare la donne, parlano al loro cane usando il linguaggio e le modalita’ usate dalle
mamme con i figli (“motherese”) e accudiscono e mantenogno il contatto fisico con il cane
con forte somiglianza a quanto fa la madre con il figlio.
3) Modello di amicizia: basato su una relazione di uguaglianza (egalitarian relationship)
(Miklosi).
Questo modello e’ tuttativa difficile da giustificare ed applicare nel caso della relazione del
cane con il proprietario perche’ la relazione di amicizia e’ caratterizzata da uno scambio
reciproco ed equivalente. Nel caso del cane e’ difficile individuare delle condizioni di
reciprocita’ equivalente.
Attaccamento: un ponte tra etologia e psicologia
Il concetto di attaccamento e’ stato usato per la prima volta da John Bowlby nel 1958 per spiegare
la natura del legame che si sviluppa tra i bambini e la madre. Le teorie classiche di Freud e Sears
(1957) riconducevano il legame di attaccamento come una conseguenza della gratificazione del cibo
fornito dalla madre. Bolwby invece ha seguito l’approccio etologico di Konrad Lorenz e Harlow e ha
osservato come specie precocial (es. uccelli) pur provvedendo da soli al cibo sin dalle prime ore di
vita, dimostrano distress quando la madre si allontana. In specie altricial (rhesus monkeys) Harlow
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ha dimostrato come il cucciolo prefersica un surrogato di madre con pelliccia anche se non fornisce
alimentazione, rispetto ad un surrogato di madre metallico che pero’ fornisce cibo (latte). I cuccioli
di rhesus prendevano il latte dalla madre metallica ma cercavano confort e sicurezza dalla madre
con pelliccia. Harlow pertanto ha ipotizzato che il legame di attaccamento andava oltre al fabbisogno
di nutrimento e che il “contatto” materno era un elemento cruciale per lo sviluppo psicologico e
fisico del cucciolo/infante.
Bolwby e la collega Ainsworth hanno quindi riformulato il concetto di attaccamento da un punto di
vista etologico e quindi come il risultato della pressione evolutiva della specie.
L’attaccamento quindi puo’ essere considerato come un legame affettivo particolare che un
individuo puo’ formare lungo l’arco della vita con un altro individuo percepito come piu’ forte e
piu’ saggio (Ainsworth 1989).
Secondo Ainsworth il legame affettivo risponde ai seguenti criteri:
1) Dura nel tempo
2) Prevede uno specifico individuo che non e’ intercambiabile con nessun altro (figura
referenziale)
3) E’ significativo dal punto di vista emozionale
4) Promuove la prossimita’-ricerca di contatto con la figura referenziale
5) E’ caratterizzata da una reazione di distress quando avviene una separazione involontaria
dalla figura referenziale
6) L’individuo cerca la prossimita’ della figura referenziale ma ha anche la capacita’ di staccarsi
con confidenza da essa per svolgere altre attivita’
La risposta di attaccamento viene espressa in conseguenza a certi stimoli esterni (pericolo,
minaccia) o interni (fame, dolore, malattia). Si manifesta secondo patterns comportamentali
specie-specifici quali vocalizzazioni, pianto, seguire, avvicinarsi per ripristinare la prossimita’ ed
il contatto con la figura referenziale in presenza di stressors interni o esterni. Al contempo il
legame di attaccamento e’ funzionale alla figura referenziale perche’ da un punto di vista
evoluzionistico aumenta la capacita’ riproduttiva.
Questa dinamica bidirezionale di attivazione del legame di attaccamento e’ supportato
dall’evidenza sperimentale che tutti i mammiferi hanno networks inerenti il meccanisno delle
emozioni in regioni del cervello omologhe1 che mediano le esperienze affettive quando i soggetti
sono emozionalmente attivati (Panksepp 2011).
Ainsworth (1970) ha sviluppato il protocollo sperimentale “strange situation” per misurare
appunto il legame di attaccamento nei bambini. Tale protocollo ha permesso di evidenziare
diversi stili di attaccamento nei bambini: sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente,
insicuro-disorganizzato.
Sulla base di tale protocollo sperimentale e della teoria etologica dell’attaccamento si e’ esteso
l’applicazione sperimentale anche ad altre specie come scimpanzee, gatti e cane.
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Omologo: stesso antenato – strutture uguali che possono acquisire funzioni diverse (es. ala-gamba).
Analogo: stesso ambiente – strutture diverse con funzioni uguali (ala uccello – ala insetto)
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Sulla natura del legame uomo-cane
Si ipotizza che la relazione tra il cane ed il proprietario rappresenti un attaccamento simile a quello
visto nei bambini verso i genitori. Questa ipotesi e’ in parte supportata dall’evidenza che i cani sono
completamente dipendenti dalle cure umane per quanto riguarda il welfare, la protezione e
l’affetto; inoltre i cani mostrano una morfologia e tratti comportamentali tipici degli animali giovani
(neotenia), caratteristica questa che elicita (fa emergere) il sistema di care-giving (prestare le cure)
nei proprietari.
Nel testare il legame di attaccamento nel cane si e’ dunque usato il protocollo del Strange Situation
Test di Ainsworth in modo da valutare se venivano esibiti i 3 componenti comportamentali
caratterizzanti il legame di attaccamento:
a) Ricerca e mantenimento della prossimita’
b) Distress durante la separazione
c) Effetto base sicura
Topal (1998) ha analizzato sperimentalmente in soggetti adulti un test riadattato per i cani e i
risultati hanno evidenziato che:
-
i cani esplorano e giocano di piu’ se sono in presenza del loro proprietario in contrasto a
quanto succede se in presenza di uno sconosciuto;
al momento della riunione i cani giocano molto piu’ entusiasticamente con i proprietari che
non con uno sconosciuto;
i cani rimangono in prossimita’ della porta piu’ a lungo quando separati dal proprietario che
non quando separati da una persona sconosciuta.
Inoltre, l’analisi comportamentale ha evidenziato che la reazione durante il Strange Situation
Test puo’ essere descritta in termini di 3 variabili:
a) Risposta all’ambiente non familiare (ansia)
b) Attitudine verso la persona sconosciuta (accettazione)
c) Risposta alla separazione dal proprietario (attaccamento)
I risultati del test hanno confermato la presenza di comportamenti tipici al legame di
attaccamento: i cani cercano il proprietario e quando vengono separati dal lui, grattano e saltano
alla porta oppure rimangono orientati verso la porta e vocalizzano. I cani salutano piu’
entusiasticamente il ritorno del proprietario rispetto a quello della persona sconosciuta. L’effetto
base sicura e’ stato suggerito dal fatto che i cani accettano il gioco con lo sconosciuto di piu’ in
presenza del loro proprietario piuttosto che in sua assenza e in generale accettano un
ambiente/situazione non conosciuta con maggior tranquillita’ se in presenza del proprietario.
Da notare che questo legame di attaccamento nel cane rimane presente lungo tutta la vita
dell’animale, fino a tarda eta’ (anche nell’anziano, anzi nell’anziano aumenta ancora di piu’(ref.
Adamelli & Mangillo) a differenza del bambino che maturando perde il legame di attaccamento con
la madre per creare un nuovo legame di reciproco attaccamento con il partner.
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Gli studi di Bolwby sul legame di attaccamento del bambino – un breve
richiamo per capire meglio l’ontogenesi del cane
Gli studi di Bowlby e dei suoi collaboratori hanno evidenziato come il legame iniziale che ogni
bambino instaura con la propria madre dipenda da un bisogno innato di entrare in contatto con i
suoi simili. Il comportamento di attaccamento è quella condotta che il bambino manifesta verso un
adulto di riferimento, che ritiene in grado di affrontare il mondo in modo adeguato.
Questo comportamento diviene evidente ogni volta che il bambino è spaventato, stanco, malato, e si
attenua quando riceve conforto e cure. L’obiettivo del sistema di attaccamento è da un lato
garantire la vicinanza al caregiver, dall’altro è motivare il bambino alla ricerca di una sicurezza
interna. Questo comportamento e’ adattivo in quanto funzionale alla sopravvivenza dell’individo in
crescita e della specie piu’ in generale.
Il compito dell’adulto caregiver è quello di essere una base sicura per il bambino, che gli permetta
di esplorare e a cui possa ritornare sapendo che sarà accolto, nutrito, rassicurato, confortato.
Quindi il ruolo del caregiver è quello di essere disponibile e responsivo quando chiamato in causa,
intervenendo solo quando è necessario. Così facendo, il bambino si sentirà parte della famiglia,
anche nei momenti più critici del suo ciclo di vita. Si instaura così un circolo virtuoso in cui il bambino
accrescerà la sua autostima e la capacità di gestione delle situazioni in cui dovrà confrontarsi.
Se qualcosa non funziona in questo primo scambio relazionale, il bambino potrà mettere in atto
comportamenti che possono aiutarlo a difendersi, anche se in modo disfunzionale per la sua crescita
e il suo benessere futuro. L’indisponibilità dell’adulto di riferimento, da cui il bambino dipende per la
sua protezione e sopravvivenza, creerà nel bambino una vulnerabilità verso la paura della perdita
dell’altro.
Questo primo scambio relazionale e la conseguente sicurezza (o insicurezza) interiore che il bambino
sviluppa sono connessi alla futura capacità di autorealizzazione. La capacità di affrontare gli eventi
in momenti critici o di cambiamento, dipenderà proprio dal senso di sé, cioè dall’autostima che ha
potuto sviluppare in questa fase della vita.
La sicurezza interiore e il senso di autostima richiedono la capacità di integrare due bisogni: il
bisogno di autorealizzazione (essere se stessi) e il bisogno di appartenere. L’essere autonomo nella
relazione, il divenire in grado di allontanarsi dalla famiglia sono strettamente connessi al senso di
fiducia in sé, e ciò è più facile se si è avuto un caregiver, solitamente la mamma, responsiva e non
invasiva o invischiante.
Sono stati individuati quattro stili di attaccamento:
– sicuro: nell’attaccamento sicuro, l’accessibilità materna rende il bambino tranquillo nello spingersi
a esplorare le novità. Le persone con attaccamento sicuro sono sicuri delle proprie idee e delle
proprie capacità (esplorazione equilibrata)
– insicuro evitante: I bambini con attaccamento insicuro-evitante hanno sperimentato più volte la
difficoltà ad accedere alla figura di attaccamento e hanno imparato progressivamente a farne a
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meno. Le persone con questo tipo di attaccamento si comportano come se gli altri non esistessero.
Lo stile cognitivo è quello dell’immunizzazione: minimizzano, fino ad annullarli, gli effetti
dell’invalidazione (esplorazione non equilibrata).
– insicuro ambivalente: I bambini con attaccamento insicuro-ambivalente, avendo sperimentato
l’imprevedibilità della figura di attaccamento, tentano di mantenere con lei una vicinanza
strettissima, rinunciando a qualsiasi movimento esplorativo autonomo. Lo stile cognitivo
corrispondente è quello dell’evitamento: queste persone tentano di evitare le invalidazioni, non
mettendo alla prova le proprie ipotesi (esplorazione inibita)
– insicuro disorganizzato: L’attaccamento disorganizzato-disorientato si realizza quando la figura di
attaccamento è sperimentata come minacciosa. Il bambino è portato a leggere sul volto della figura
di attaccamento messaggi di pericolo. Lo stile cognitivo è quello dell’ostilità: un modo di reagire alle
invalidazioni caratterizzato da una costruzione della realtà fallimentare, l’altro è da ignorare o da
sopraffare (esplorazione non equilibrata).
I bambini con attaccamento sicuro risolvono i problemi evolutivi in modo adattivo. Al contrario,
quelli con attaccamento insicuro mostrano difficoltà nella tarda infanzia, che includono eccessiva
dipendenza, competenza sociale limitata e una minor forza dell’io.
L’origine del legame uomo-cane: che cosa sappiamo?
A partire dai primi studi sull’ontogenesi di Scott & Fuller (1965) e’ ormai condiviso il fatto che si
possono distinguere 4 periodi sensibili durante i quali i soggetti sono particolarmente sensibili
all’ambiente e alle esperienze:
1)
2)
3)
4)
Periodo neonatale: 0-14 giorni
Periodo di transizione: 15-20 giorni
Periodo di socializzazione: 21-60 giorni
Periodo giovanile: dai 60 giorni fino ai 6/8 mesi
E’ fondamentale l’esperienza con le persone nel periodo della socializzazione (3).
Si e’ voluto testare sperimentalmente se il legame di attaccamento e’ la conseguenza della
domesticazione o dell’essere accudito dall’uomo (Topal 2005). Sono stati considerati tre gruppi: a)
cuccioli di cane separati dalla madre a 5 giorni e accuditi solo dall’uomo b) cuccioli di lupo separati
dalla madre a 5 giorni e accuditi solo dall’uomo c) cuccioli di cane separati dalla madre a 8
settimane. I tre gruppi sono stati testati a 16 settimane. I risultati hanno evidenziato che i cani, sia
allevati solo dall’uomo dai 5 giorni in su (gruppo “a”) sia quelli allevati dalla loro madre per 8
settimane (gruppo “b”) e poi accuditi dall’uomo, nel Strange Situation Test hanno evidenziato uno
spiccato comportamento di ansia all’allontanamento dal proprietario mentre i lupi (usando lo stesso
protocollo sperimentale) no. Cio’ a dimostrare che il legame di attaccamento e’ il risultato del
processo di domesticazione e non l’effetto di una socializzazione intensa.
Bibliography
Ainsworth, MDS & Wittig, BA 1969, 'Attachment and the exploratory behaviour of one-year-olds in a
strange situation', in BM Foss (ed.), Determinants of the infant behaviour, London.
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Bowlby, J 1989, Una base sicura. Applicazioni cliniche alla teoria dell'attaccamento, Cortina Raffaello,
Milano.
Prato Previde, E & Valsecchi, P 2014, 'The Immaterial Cord: The Dog-Human Attachment Bind', in J
Kaminsky, S Marshall-Pescini (eds.), The Social Dog: Behaviour and Cognition, London (UK).
Riproduzione vietata.
Dott.ssa Luisa Trani
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