Patto Casalesi-Misso-Lepre: 12 arresti

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Patto Casalesi-Misso-Lepre: 12 arresti
Destinatari misura cautelare
1) ALFIERO MASSIMO “'O CAPRITTO”, CASAL DI PRINCIPE, 04.03.1972
2) BIDOGNETTI RAFFAELE, VILLARICCA, 10.02.1974,
FIGLIO DEL CAPOCLAN FRANCESCO DETTO “CICCIOTTO 'E MEZZANOTTE
3) CERULLO ANTONIO, CASAL DI PRINCIPE, 30.03.1966
4) CIRILLO ALESSANDRO “'O SERGENTE”, CASERTA ,12.11.1976
5) CIRILLO BERNARDO, CASAL DI PRINCIPE, 06.10.1966
6) FIORETTO GIOSUÈ, MUGNANO, 04.05.1963
7) LEPRE CIRO “'O SCERIFFO”, NAPOLI, 26.02.1962
8) LEPRE PATRIZIO “'O NENNILLO”, NAPOLI, 27.07.1964
9) LETIZIA GIOVANNI “'O ZUOPPO”, AVERSA, 24.11.1980
10) RUSSO ANTONIO “'O 'NTOST”, NAPOLI, 24.07.1953
11) SAVARESE MARIO, NAPOLI, 01.07.1952
12) SPENUSO SALVATORE, NAPOLI, 25.03.1974
CAMORRA
3
PRIMO PIANO
sabato 16 febbraio 2013
Indagati a piede libero
1) PELLEGRINO GIUSEPPE, GIUGLIANO, 12.01.1973
Collaboratori di giustizia
1) ALBINO FRANCO, NAPOLI, 28.05.1971
2) PICCIRILLO SALVATORE, NAPOLI, 03.06.1953
2) AMATRUDI MASSIMO, GIUGLIANO, 26.08.1969
3) SCARALLO FRANCESCO, NAPOLI, 02.06.1967
3) DI CATERINO EMILIO, AVERSA, 27.04.1974
4) GRASSIA LUIGI, CASAL DI PRINCIPE, 09.06.1973
5) GUIDA LUIGI, NAPOLI, 18.04.1956
6) MICHELANGELO MAZZA ,NAPOLI, 18.02.1974
7) MISSO GIUSEPPE, NAPOLI, 06.07.1947
LA “SPA” DELLE COSCHE.
LE VITTIME DOVEVANO VERSARE 10MILA
EURO PER CLAN A PASQUA, NATALE E FERRAGOSTO. A RISCHIO I POSTI DI LAVORO
8) SPAGNUOLO ORESTE, CASTEL VOLTURNO, 05.05.1979
9) TARTAGLIONE LUIGI, CASAL DI PRINCIPE, 02.11.1969
LE TRE COSCHE IMPONEVANO IL PIZZO ALLA “AMERICAN LAUNDRY” CHE OPERA IN MOLTI OSPEDALI DELLA REGIONE
Patto Casalesi-Misso-Lepre: 12 arresti
di Luigi Sannino
NAPOLI. Una media di 10mila
Ciro Lepre
Patrizio Lepre
Raffaele Bidognetti
Alessandro Cirillo
Giovanni Letizia
Massimo Alfiero
Massimo Amatrudi
Giuseppe Misso
IL PENTITO
euro di “pizzo” per tre volte l’anno a ognuno dei clan federati: i
Misso della Sanità, i Lepre del
Cavone e i Casalesi, fazione Bidognetti. Ecco quanto erano costretti a pagare i titolari di una
grossa società di lavanderia che
lavora in appalto in diverse strutture sanitarie della Campania, al
punto da sfiorare la crisi e mettere a repentaglio l’organico del
personale. Ma un’indagine dei
poliziotti della Squadra Mobile di
Caserta, con la collaborazione dei
colleghi di Napoli, ha permesso
di incastrare 12 estorsori e infliggere l’ennesimo colpo alle due
cosche napoletane e a quella casertana. Tra gli indagati, a parte
gli ex boss oggi pentiti Giuseppe Misso e Michelangelo Mazza
e altri collaboratori di giustizia, ci
sono ras di spicco: Raffaele Bidognetti (figlio di Francesco detto
“Cicciotto ‘e mezanotte”), Ciro e
Patrizio Lepre, Giovanni Letizia
del gruppo di fuoco di Setola.
All’alba di ieri sono state eseguite le 12 ordinanze di custodia
cautelare, la maggior parte in carcere a detenuti per altri reati, scaturite da un’inchiesta della Dda
di Napoli sulle estorsioni ai danni della “American Laundry
Ospedaliera”, società di lavanderia titolare di appalti in numerose strutture sanitarie della
Campania, tra cui l’ospedale dei
Pellegrini alla Pignasecca.
Secondo le indagini, i responsabili dell'azienda, che conta oltre
400 dipendenti, in occasione delle ricorrenze di Natale, Pasqua e
Ferragosto, erano costretta a versare tangenti ai clan camorristici quantificate fra gli 8.000 e i
12.000 euro a ciascuna organizzazione camorristica. L'attività
criminale, scrive la Procura antimafia, “ha determinato una crisi
finanziaria dell’azienda, ponendo in pericolo la sua stessa sopravvivenza e i 400 posti di lavoro”.
L’operazione è frutto di una complessa e articolata attività investigativa, coordinata dai magistrati Federico Cafiero De Raho e
Cesare Sirignano, che ha svelato
l’esistenza di un “patto criminale” sancito agli inizi degli anni
2000 tra il clan dei Casalesi-fazione Bidognetti, e i Misso e i Lepre. Gli emissari delle tre cosche,
agendo in sinergia, avevano imposto il pagamento degli ingenti
ratei estorsivi; in particolare,
quando la reggenza dei Bidognetti fu assunta da Luigi Guida
detto “’o ‘nrink”, originario della
Sanità e che aveva mantenuto i
rapporti con i Misso, i Casalesi
pretesero che l’impresa avrebbe
dovuto pagare il “pizzo” in relazione alle commesse ottenute
nella zona della Domitiana.
Infatti, l’“American Laundry
Ospedaliera s.p.a”, già aggiudicataria di numerose commesse
da parte della Regione Campania
per enti ospedalieri e assistenziali, aveva vinto anche l’appalto
dei servizi di lavanderia di un importante ente ospedaliero di Castel Volturno, in relazione alla
quale i Bidognetti, pretesero che
una parte dei versamenti spettassero a loro.
Un contributo decisivo all’inchiesta lo hanno fornito i pentiti,
rivelando circostanze precise sulle modalità dell’accordo criminale.
PARLA LUIGI GUIDA “’O ‘NDRINK”: MI RACCOMANDARONO CIRO LEPRE
«Ecco il business tra zio e nipote»
NAPOLI. Un ruolo di particolare
rilievo nelle estorsioni alla società di lavanderia lo ha senz’altro
avuto, come lui stesso ha raccontato ai pm antimafia una volta deciso di passare dalla parte
dello Stato, Luigi Guida detto “’o
‘ndrink”. Napoletano originario
del rione Sanità, vicino alla malavita del quartiere, si trasferì negli anni duemila nel Casertano
avvicinandosi ai Casalesi, e in
particolare al gruppo Bidognetti.
Avendo mantenuto buoni rapporti con esponenti della camorra partenopea, agì come cerniera
nell’attività illecita nei confronti
dei titolari dell’impresa sotto
pressione. Ecco cosa ha dichiarato nell’interrogatorio dell’8 novembre 2010, con la consueta
IL RACCONTO
premessa che le persone tirate in
ballo devono essere ritenute
estranee ai fatti narrati fino a prova contraria.
«Ricordo di un’estorsione ai danni di una ditta che gestiva il servizio di lavanderia negli ospedali della zona del Cavone. L’estorsione a questa ditta è stata chiusa proprio da me nell’anno
2001/2002 ossia dopo la mia scarcerazione avvenuta nell’agosto
2001, e gestita personalmente sino al 2005 o meglio fino a luglio
2005, periodo in cui sono stato di
nuovo tratto in arresto. La prima
volta che ho sentito parlare di
questa ditta è stato quando Michelangelo Mazza, nipote di Giuseppe Misso detto “’o nasone” e
avente un ruolo di spicco nella
criminalità napoletana, mi chiese di intervenire per chiudere
l’estorsione ai danni della citata
ditta anche in favore dello “sceriffo” (Ciro Lepre, ndr), elemento
apicale dei Misso e responsabile
della zona del “Cavone”, piazza
Dante, luogo in cui era ubicato
uno degli ospedali serviti dalla
ditta».
«In realtà - ha continuato Luigi
Guida nel corso dello stesso interrogatorio - prima di incontrare Michelangelo Mazza e di discutere su questa estorsione,
avevo già incontrato Giuseppe
Misso, Michelangelo Mazza e
un’altra persona a casa dei Misso in largo Donnaregina e li avevo rassicurati sull’assenza di ostilità nei loro confronti. E soprat-
PARLA L’EX “GUAGLIONE” FRANCO ALBINO
tutto, mostrandomi disponibile
per qualsiasi cosa: in quella sede
feci comprendere che per me non
vi era stata alcuna guerra con il
loro gruppo ad eccezione dei contrasti sul calcio scommesse. Dopo un po’ di tempo, si presentò
appunto Michelangelo Mazza e
mi chiese di intervenire nella
questione relativa all’estorsione
alla ditta di lavanderia, facendomi presente che ci tenevano moltissimo a favorire un loro affiliato
denominato “’o sceriffo”, ex affiliato ai Mariano. Ricordo anche
che Mazza, nel chiedere il mio intervento, mi prospettò un collegamento tra la ditta e il clan Bidognetti utilizzando l’espressione: “abbiamo saputo che la ditta
appartiene a voi».
luisan
IL RETROSCENA
Da sinistra, i pentiti Luigi Guida “ʼo ʻndink” e Michelangelo Mazza
L’EX RAS DEL RIONE SANITÀ ERA REGGENTE DEI CASALESI
«La prima estorsione al vecchio Pellegrini» L’accordo sotto l’egida di Luigi “’o ndrink”
NAPOLI. Tra le dichiarazioni
che rappresentano buona parte
dell’accusa nei confronti dei 24
indagati (in origine erano 25, ma
uno è deceduto nel frattempo),
ci sono anche quelle di Franco
Albino: un personaggio che, prima di collaborare con la giustizia, ha frequentato ambienti di
mala dei Quartieri Spagnoli, del
Cavone e dell’Arenella. Ecco cosa mise a verbale il 18 febbraio
2005, con la consueta premessa
che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti
narrati fino a prova contraria.
Ovviamente tutti gli indagati sono da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
«La prima di queste quattro
estorsioni in ordine temporale è
stata commessa in danno dell’ospedale Vecchio Pellegrini
(nella foto). Preciso che due volte ho commesso l’estorsione in
parola; una volta ho portato i soldi a Salvatore Piccirillo e un’altra
volta allo “sceriffo” e cioè Ciro
Lepre. Quest’ultimo, dopo che
io ero passato alle sue dipen-
denze, m’incaricò di andare a
prendere l’estorsione di 2500 euro dalla ditta che svolge l’attività di lavaggio biancheria presso
il Vecchio Pellegrini. Un giorno
infatti, sotto le feste di Natale del
2002, Ciro Lepre m’incaricò di
andare a chiedere i soldi a questa ditta che consegnava la
biancheria pulita all’ospedale in
genere alle 8 di ogni mattina. Fu
così che mi recai all’ospedale
Pellegrini intorno alle 8; all’interno c’era già il camion con
l’autista, che io già conoscevio
perché, in occasione del Ferragosto precedente, mi aveva pagato l’estorsione che poi avevo
consegnato a Salvatore Piccirillo. So che questa ditta pagava
una quota fissa annua di 2.500
luisan
euro».
NAPOLI. L’accordo di spartizio-
ne, definito dai magistrati della
Dda “patto criminale”, fu favorito da una precisa circostanza: la
reggenza del clan Bidognetti affidata a Luigi Guida detto “o
‘nrink”, napoletano originario del
rione Sanità ma legatosi soprattutto ai Casalesi negli anni Duemila. Lui, Giosuè Fioretto (nella
foto) e Salvatore Spenuso mantenevano i contatti tra i tre clan. Ecco ciò che scrive a proposito la
procura antimafia.
“Tra i citati clan è nato un rapporto basato sulla reciproca convenienza nel gestire un settore
criminale che per ragioni di
“competenza territoriale” interessava le organizzazioni criminali. L’accordo nasce nel periodo
in cui il clan dei Casalesi, fazio-
ne Bidognetti, era gestito da Luigi Guida (oggi collaboratore di
giustizia). Il Guida, in quanto di
origini napoletane, aveva mantenuto rapporti con esponenti della criminalità organizzata partenopea. Un significativo ruolo di
collegamento tra le due aree criminali, come emerso dal conte-
nuto delle narrazioni dei collaboranti, è riferibile anche gli indagati Giosuè Fioretto e Salvatore
Spenuso, ai quali è stato attribuito il compito di consegnare le
somme di danaro percepite dai
Casalesi di spettanza “napoletana” ai proprio referenti dei clan
Misso e Lepre”.
L’inchiesta si basa essenzialmente sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia ritenuti affidabili e che, circostanza ovviamente tenuta in grande considerazione dagli inquirenti, hanno
reso dichiarazioni sovrapponibili e convergenti. Spetterà ora al
Gip ed eventualmente ai giudici
del tribunale del Riesame accogliere o meno le richieste di revoca della misura cautelare.
luisan