L`ammortizzatore ha il compito di smorzare le oscillazioni
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L`ammortizzatore ha il compito di smorzare le oscillazioni
TECNICA testi e disegni di PIERO PLINI AMMORTIZZATORI E HANDLING MASSE IN AGITAZIONE L’ammortizzatore ha il compito di smorzare le oscillazioni delle sospensioni; ecco come agisce e perché la sua taratura influenza la guidabilità e la sicurezza di marcia della vettura assetto è senza dubbio uno degli aspetti più ostici della tecnica, poiché anche intervenendo su un solo parametro, inevitabilmente e “subdolamente” se ne modificano altri. Ai più esperti potrà sembrare strano che molti appassionati d’auto facciano spesso confusione tra l’operato delle molle L’ e quello degli ammortizzatori, ma non avere le idee chiare su un meccanismo complesso come quello delle sospensioni (che collegano le ruote al telaio del veicolo) è comprensibile. Questa, dunque, potrebbe essere una buona occasione per fare luce sull’argomento partendo dalle nozioni di base. A COSA SERVONO Gli ammortizzatori non svolgono una funzione “portante” come i bracci della sospensione o le molle (che quando vengono rimosse fanno inclinare il veicolo da un lato) perché, anche se vengono eliminati, l’altezza da terra della scocca non cambia. L’azione di sostegno della carrozzeria infatti spetta alla molla o meglio all’elemento elastico, poiché può essere anche una barra di torsione o una balestra. Tuttavia quest’organo non può garantire Oltre alla gamma di ammortizzatori sportivi Special conosciuti come “rossi”, Koni propone anche il kit completo di molle abbinate agli Sport (ribattezzati “gialli”), regolabili in estensione. 94 ELABORARE 121 il comfort, la tenuta di strada e tantomeno la stabilità del veicolo. Infatti, soltanto una piccola porzione dell’energia prodotta dalle sollecitazioni stradali è assorbita dalla molla, poiché la sua elasticità provvede a restituirla quasi totalmente alla sospensione. Ciò causa una serie di oscillazioni delle ruote o del telaio, che pregiudicano la sicurezza di marcia e la qualità della vita a bordo. All’ammortizzatore spetta il compito di smorzare questi ondeggiamenti, agendo come un “freno” che rallenta i movimenti dell’elemento elastico Monitor FIGURA 1 La linea nera riproduce l’escursione di una sospensione dotata del solo elemento elastico, in questo caso le oscillazioni sono rapide e numerose. Quella blu è riferita a un sistema dotato di ammortizzatore con taratura soft che rallenta il movimento e abbatte le fluttuazioni. Una taratura più energica, linea rossa, fa assorbire l’energia ancor più lentamente e annulla i rimbalzi. cui è collegato in parallelo. La Figura 1 mostra l’escursione della sospensione rispetto al tempo (a seguito di una sollecitazione esterna) in tre casi diversi: solo con la molla e con l’aggiunta dell’ammortizzatore con taratura sia blanda che energica. Nel primo caso le oscillazioni sono numerose e rapide (cioè a elevata frequenza); nel secondo diminuiscono, sono molto smorzate e più lente (con frequenza più bassa); nell’ultimo caso invece non ci sono rimbalzi e la dissipazione dell’energia è più graduale. IN PRATICA I tre casi illustrati in precedenza evidenziano l’azione di smorzamento dovuta all’ammortizzatore che, con l’ausilio della Figura 2 (sospensione posteriore della Lancia Lybra), ci permettono di fare interessanti osservazioni di carattere pratico: la molla determina quanto è ampia l’escursione della sospensione, mentre l’ammortizzatore regola la durata del movimento (cioè la velocità con la quale si muove l’articolazione). In altre parole, se si desidera limitare il coricamento della scocca durante le manovre (frenata, curva o accelerazione), si devono usare elementi elastici più rigidi; se invece si desidera “rallentarlo”, si devono impiegare ammortizzatori più frenati. Questa sintesi aiuta a focalizzare meglio l’argomento, ma per comprendere come ciò possa influenzare l’handling, deve essere supportata da altre considerazioni di primaria importanza. MASSE DIVERSE Le sospensioni collegano le ruote al telaio che è molto più pesante e, quando un fattore esterno le sollecita, esse reagiscono in modo diverso secondo il verso di applicazione della forza. Quando l’auto s’imbatte in un dosso o una buca è la ruota a muoversi rispetto alla carrozzeria, mentre se il conducente frena o sterza, è il corpo vettura a inclinarsi sollecitando le sospensioni. Per comprendere il lavoro degli ammortizzatori nei due casi è necessario suddividere il peso totale della vettura in due: la massa degli elementi sospesi e quella degli organi ancorati al terreno. La prima comprende il telaio e ciò che esso contiene, l’altra è la ruota. Il peso delle sospensioni, che collegano entrambe le zone, viene ripartito a metà tra la massa sospesa e quella non sospesa. Quest’ultima, evidenziata in rosso nella Figura 3, comprende il 50% di molla, ammortizzatori e braccetti delle sospensioni. Poniamo che un’auto pesi 1.320 kg, mentre tutte le sue masse non sospese facciano registrare 120 chili; ogni “gruppo ruota” pertanto peserà 30 kg, mentre la “scocca” 1.200 kg. Come si può trovare un compromesso accettabile per far lavorare la sospensione, sapendo che essa collega ai suoi estremi due masse (una è 40 volte più piccola dell’altra) così diverse? Poiché la molla è insensibile al verso della sollecitazione, l’unica soluzione al problema è realizzare uno “smorzatore” capace di reagire in modo diverso quando è la ruota a muoversi rispetto alla scocca e viceversa. In fase di beccheggio e rollio, che interessano le masse sospese, l’ammortizzatore è sollecitato con velocità fino a 0,2-0,3 metri/secondo; mentre velocità superiori, che solitamente raggiungono 0,5 m/s (ma in alcuni casi si spingono a 1 m/s), sono tipiche del “gruppo ruota”, ovvero delle masse non sospese che seguono le imperfezioni del fondo stradale, cordoli compresi! COM’È FATTO? L’ammortizzatore moderno può essere realizzato in vari modi ma sempre ricalcando lo schema di base costituito da un cilindro sigillato pieno di olio, all’interno del quale si muove uno stantuffo solidale a uno stelo. Queste due parti sono collegate da un lato alla carrozzeria, dall’altro alla sospensione. Il pistone che è libero di muoversi all’interno del cilindro, è dotato di piccoli buchi attraverso i quali fluisce l’olio. Quest’ultimo deve necessariamente passare da un lato all’altro dello stantuffo per compensare la variazione di volume tra le due camere che si formano all’interno del cilindro. Il calibro dei fori e la viscosità del fluido, stabiliscono il grado di smorzamento del dispositivo: l’olio denso che fluisce attraverso piccole cavità determina una vigorosa frenatura della sospensione e Gli ammortizzatori Bilstein possono essere abbinati sia alle molle di serie (B6), sia a quelle ribassate (B8 con stelo accorciato). FIGURA 2 Un particolare del retrotreno della Lancia Lybra evidenzia i componenti che compongono una sospensione. L’elemento elastico a molla (colorato in marrone) determina l’ampiezza della sua escursione, mentre l’ammortizzatore azzurro smorza le oscillazioni del sistema e rallenta il movimento dell’articolazione. ELABORARE 121 95 TECNICA FIGURA 3 La sospensione collega le masse sospese (telaio) con quelle non sospese (ruote) colorate in rosso. Il peso degli organi che la compongono (molla, ammortizzatori, bracci), è ripartito al 50% tra le due masse, di cui una (masse sospese) è decine di volte maggiore dell’altra e sollecita l’ammortizzatore con una velocità molto minore. Per questa ragione la taratura in estensione e in compressione dello smorzatore sono diverse tra loro. viceversa. Gli ammortizzatori sono in genere idraulici a gas (bassa o alta pressione, monotubo o bitubo) ma si stanno diffondendo anche quelli a controllo elettronico, di cui non ci occuperemo in questa sede. Per capire come la taratura possa essere sensibile al verso di sollecitazione, è necessario entrare più nel dettaglio. La Figura 4 mostra i componenti interni di un “monotubo a gas”; ovviamente si tratta di uno schema semplificato per comprendere meglio il funzionamento dei vari componenti. SICUREZZA AMMORTIZZATORI INEFFICIENTI ■ Peggiorano la tenuta di strada ■Peggiorano notevolmente la stabilità del veicolo ■Allungano gli spazi d’arresto ■Facilitano l’insorgere dell’aquaplaning ■Limitano l’efficacia dei dispositivi elettronici di sicurezza (ABS e ESP) ■Causano consumo precoce e irregolare dei pneumatici ■Riducono il comfort ■La vita degli ammortizzatori regolabili si può allungare agendo sulle tarature per ripristinarne l’efficienza 96 LA TARATURA Il pistone in realtà è un gioiello della fluidodinamica, assai diverso da quello appena descritto. Ha una forma complessa con fori di diverso diametro dotati di valvole, spesso realizzate a lamelle singole o sovrapposte (come quelle azzurre e viola nella Figura 4). Senza entrare troppo nei particolari, diciamo che le valvole sullo stantuffo sono di tipo unidirezionale; dunque alcune entrano in gioco solo quando la sospensione si comprime, mentre altre quando si estende. Le valvole che agiscono in un verso non hanno la stessa taratura di quelle che agiscono nell’altro; ciò permette di raggiungere lo scopo prefissato: far reagire la sospensione in modo differente secondo la direzione della sollecitazione. Infatti una forza esterna che comprime la sospensione deve vincere sia la resistenza della molla, sia quella di smorzamento dell’ammortizzatore (che si somma all’elemento elastico). Pertanto il freno idraulico non dovrà essere energico. Al ELABORARE 121 Chi usa l’auto per i track day può acquistare kit professionali come quelli proposti dalla D2 Racing Sport con ammortizzatori completamente regolabili in compressione ed estensione, dotati anche di doppia ghiera per variare altezza, precarico e persino camber! contrario, in estensione l’azione dell’ammortizzatore deve vincere anche la reazione elastica della molla mentre si distende, dunque la taratura dell’idraulica dovrà essere più vigorosa. Per questo motivo lo smorzamento in estensione è circa da 2 a 4 volte maggiore di quello in compressione: valori che vengono scelti tenendo conto sia delle masse in gioco, sia del tipo di utilizzo cui l’automobile è destinata. Ad ogni modo un moderno ammortizzatore è ancora più efficiente, poiché le valvole unidirezionali (soprattutto in compressione) possono essere supportate da altre (o esse stesse svolgono questo compito) che entrano in azione solo quando il pistone sposta in poco tempo grandi volumi d’olio. Nello schema semplificato della Figura 4 le lamelle azzurre svolgono il lavoro ordinario, mentre quelle viola ad esse sovrapposte, irrigidiscono la taratura solo quando serve. Questo semplice schema permette di realizzare un dispositivo sensibile alla pressione dell’olio che attraversa i fori; inoltre, variando il diametro e lo spessore delle lamelle, si possono calibrare con buona precisione i vari gradi di smorzamento. Da tenere presente che si può agire anche sulla viscosità dell’olio per affinare le tarature ma solo entro certi limiti poiché, eccedendo con la densità, l’ammortizzatore fatica a estendersi, bloccando o quasi la sospensione. MORBIDI O DURI? Abbiamo visto come gli ammortizzatori influenzano il tempo di reazione delle sospensioni, ma cosa cambia nella guida utilizzandoli più o meno frenati? Diciamo che è d’obbligo una certa uniformità di comportamento tra molla e ammortizzatori, perché un elemento elastico molto rigido non può essere FIGURA 4 Mostra come, una diversa taratura delle valvole unidirezionali (lamelle azzurre e viola) sul pistone, può modificare sia lo smorzamento tra estensione e compressione, sia la prontezza di risposta, grazie a dei by-pass o a valvole aggiuntive, costituite in questo caso da lamelle con differente flessibilità. Monitor FIGURA 5 Il disegno evidenzia come la taratura degli ammortizzatori modifica il comportamento dinamico dell’auto, in questo caso in frenata. Quando sono scarichi o scarsamente frenati, la scocca si muove rapidamente ma il trasferimento di carico sulle ruote non risulta né immediato, né progressivo; difatti l’energia è assorbita inizialmente dalla molla e gli effetti sui pneumatici si hanno solo quando è terminata la sua compressione. Tarature più energiche invece, rallentano il beccheggio (e il rollio) e trasferiscono prontamente il carico sulle coperture. cedevoli), come mostra la Figura 5. Gli ammortizzatori poco frenati non contrastano il coricamento della scocca, che avviene rapidamente (cioè mentre l’auto percorre uno spazio breve); il trasferimento di carico sui pneumatici però non è altrettanto immediato, perché la forza d’inerzia vince facilmente la resistenza della molla e, solo quando quest’ultima si è chiusa, tutto il peso della carrozzeria si scarica sulle gomme. In pratica è come se la sospensione compisse per alcuni istanti una “corsa a vuoto”. Viceversa, se la taratura dell’idraulica è vigorosa, la scocca si muove più lentamente (cioè mentre l’auto percorre una distanza maggiore); gli effetti del trasferimento di carico sui pneumatici però sono repentini, perché la sospensione esercita da subito una valida controspinta sulle ruote. Ogni volta che la scocca cambia assetto, i quattro ammortizzatori intervengono: nel caso della frenata quelli anteriori si comprimono, mentre quelli dietro si distendono. Per gli appassionati della guida sportiva in pista il mercato offre diversi kit, come quello proposto dalla KW Variante 2, che permette di regolare la taratura in estensione ma anche l’altezza da terra del veicolo da -20 a -50 mm circa. abbinato a una taratura blanda dell’idraulica, così come un vigoroso smorzamento non è l’ideale per una molla troppo flessibile. Nel primo caso la sospensione presenta una limitata escursione, risponde bruscamente e “rimbalza”; nel secondo l’escursione è ampia ma lenta in curva (o nei lunghi transitori), mentre sulle sconnessioni risulta quasi “bloccata”. Per focalizzare meglio l’azione degli ammortizzatori con taratura diversa, vediamo come si comportano in frenata, quando sono abbinati a molle di primo equipaggiamento (abbastanza FIGURA 6 Il disegno evidenzia in giallo le fasi di entrata e uscita dalla curva in cui il guidatore può valutare il comportamento degli ammortizzatori. Si tratta ovviamente dei “transitori”, istanti successivi alle variazioni di velocità o di traiettoria del veicolo. ELABORARE 121 97 TECNICA la risposta della vettura, perché il grip delle gomme aumenta in modo graduale; tutto ciò facilita l’azione dei guidatori meno esperti ma certamente non soddisfa chi ama la guida sportiva. L’assetto è la materia più vasta nel mondo dell’automobile ed è impossibile esaurire anche un solo argomento come quello degli ammortizzatori; tanto più che guidando, mentre la scocca si abbassa da un lato, si alza dall’altro; dunque per una sospensione che si comprime, ce n’è sempre un’altra che si estende! Tutto FIGURA 7 Nella percorrenza di un tratto misto il guidatore può valutare al meglio l’operato degli ammortizzatori. Le fasi evidenziate in giallo, relative ai “transitori”, danno modo di valutare la prontezza di risposta nei cambi di direzione, fondamentale per la guida sportiva. L’IMPORTANZA DEI TRANSITORI La differenza di comportamento tra ammortizzatori con taratura originale (media) o sportiva (più frenati) si avverte sia in frenata sia in accelerazione e in curva, condizionando l’handling della vettura. Se la scocca si “muove troppo”, potete percepire l’ampiezza dei movimenti in assetto stabilizzato (a metà di una frenata o in un lungo appoggio in curva); per contrastare questa tendenza è necessario irrigidire le molle (per limitare il solo rollio sono sufficienti anche barre stabilizzatrici più dure). Se invece desiderate valutare l’operato degli ammortizzatori, dovete concentrarvi sui “transitori”, ovvero sull’inizio di una frenata, di una sterzata o di un’accelerazione. Tutte le azioni che fanno rallentare o deviare l’auto dalla traiettoria evidenziano il grado di frenatura e la progressività degli ammortizzatori. Nella Figura 6 sono indicati in giallo gli istanti in cui essi lavorano in curva, mentre in celeste sono mostrate le fasi in cui la La prova di slalom impone ripetuti cambi di traiettoria, l’ideale per mettere a nudo l’efficienza degli ammortizzatori. sospensione è ferma in una posizione (immaginando che la pista sia liscia come un biliardo). I “transitori”, sempre evidenziati in giallo, sono ancora più numerosi nella “esse” di Figura 7, dove però non si tiene conto di eventuali salti sui cordoli. Gli ammortizzatori più frenati (che trasferiscono rapidamente il carico sulle ruote) rendono più reattiva, agile e precisa la risposta del veicolo. Attenzione però, l’aderenza dei pneumatici può raggiungere presto “il limite”; pertanto anche il pilota deve essere all’altezza dell’assetto, cioè veloce e preciso nelle reazioni! Ammortizzatori meno frenati rendono più lenta e progressiva I nuovi ammortizzatori Koni FSD pur offrendo prestazioni simili a quelli a controllo elettronico, sfruttano solo l’idraulica per variare la taratura in base alla frequenza della sollecitazione. Il flusso principale (1) gestisce le basse frequenze con una taratura rigida. Il flusso (2), parallelo a quello principale, riduce lo smorzamento delle frequenze più alte. 98 ELABORARE 121 la tenuta di strada. L’importante è che utilizzino ammortizzatori efficienti, altrimenti vengono a mancare i requisiti della sicurezza di marcia. Quando freni e pneumatici sono in ordine, l’automobilista si sente sicuro ma spesso dimentica che gli ammortizzatori “scarichi” pregiudicano la tenuta di strada e ancor più la stabilità del veicolo a causa dei rimbalzi delle sospensioni. Inoltre si allungano gli spazi d’arresto (persino i sensori dell’ABS o ESP entrano in crisi) e si abbassa la soglia dell’aquaplaning! Effetti ciò, unitamente alla frequenza con cui si muove il pistone dentro l’ammortizzatore (che fa variare la taratura delle valvole unidirezionali), difficilmente viene percepito da chi non è addetto ai lavori, compresi molti piloti che magari vanno forte ma non sono “collaudatori”! Quanto abbiamo analizzato finora, potrà essere buon pane per la vostra mente e, ripensando con calma alle reazioni dinamiche del veicolo, potrete sistemare al posto giusto tanti tasselli dell’affascinante mosaico chiamato handling: provare per credere! EFFICIENZA E SICUREZZA Prima di concludere è doveroso fare alcune precisazioni. Non è detto che l’appassionato d’auto debba necessariamente fare uso di molle e ammortizzatori sportivi o racing, che migliorano la guidabilità della vettura in pista ma riducono il comfort e, sulle strade dissestate o sui fondi a scarsa aderenza, anche secondari ma non meno fastidiosi sono la riduzione dell’illuminazione notturna e l’abbagliamento di chi viaggia nel verso opposto (i fari seguono i sussulti della scocca!), ma anche l’usura precoce dei pneumatici e delle parti meccaniche (a ridosso o che costituiscono la sospensione). Non è raro vedere una vettura con una ruota che rimbalza all’impazzata sull’asfalto; in questo caso l’ammortizzatore è “scoppiato” (cioè ha perso tutto l’olio) e non accenna neppure a smorzare le oscillazioni: vale la pena rischiare tanto? A proposito, gli ammortizzatori vanno sostituiti “quantomeno” in coppia sullo stesso asse, ma se i restanti sono di altro tipo, è preferibile sostituirli tutti. Infine, gli ammortizzatori sportivi spesso sono regolabili e ciò li rende più longevi di altri. Infatti agendo sulle tarature è possibile compensare, almeno in parte, la perdita di efficienza in smorzamento dovuta all’utilizzo.