artroprotesi di ginocchio nel grande anziano
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artroprotesi di ginocchio nel grande anziano
Volume nº 36 - Anno 2013 ARTROPROTESI DI GINOCCHIO NEL GRANDE ANZIANO: PROBLEMATICHE RIABILITATIVE f. ColoNNa, a. laDoGaNa, a. VErGaro Presidio di riabilitazione “P. frangi” - SEGESta - acquaviva delle fonti (Ba) INTRODUZIONE Nell’ultimo decennio la ricerca in medicina, sia per il miglioramento delle condizioni di vita, nei Paesi industrializzati, che per una sempre maggiore efficacia delle cure, ha consentito, ad un discreto numero di persone, di raggiungere e superare gli 80 anni in buone condizioni di salute. questa maggiore longevità, che statisticamente in Italia evidenzia un’aspettativa di vita per il sesso femminile migliore rispetto al sesso maschile, 83 anni contro 77, ha prodotto un cambiamento culturale nell’approccio orto-riabilitativo. le condizioni cliniche e fisiche degli anziani, solitamente affetti da pluripatologie, hanno realmente modificato la tipologia dell’approccio chirurgico, l’organizzazione della fase acuta ed in particolare il percorso di cura ed assistenza in fase post-operatoria e riabilitativa. MATERIALI E METODI Dal gennaio al dicembre 2012 presso la nostra struttura di riabilitazione abbiamo ricoverato 563 pazienti, di questi 125 avevano, quale diagnosi principale, una patologia neurologica e 438 una patologia ortopedica. Dei ricoveri ortopedici 186 sono stati ammessi per protesi di ginocchio, di cui 7 monocompartimentali, 116 di ginocchio destro e 70 di ginocchio sinistro, 139 di sesso femminile e 47 di sesso maschile, 114 di età inferiore a 80 anni e 72 di età uguale o superiore a 80 anni; il tempo medio di ricovero nei primi è stato di 35,5 giorni, mentre nei secondi di 47,2 giorni. Il gruppo dei 72 pazienti di età uguale o superiore agli 80 anni, come da Tabella 1, presentava le seguenti caratteristiche: 55 donne e 17 uomini, 48 protesi ginocchio destro e 24 protesi di ginocchio sinistro, 13 reimpianti. Comorbidità presenti, diabete mellito, ipertensione arteriosa, cardiopatia, pregresso ictus o tIa, deterioramento cognitivo grave con MMSE<10, osteoporosi, neoplasia nota, presenza di altre protesi, obesità, anemia, sepsi. Complicanze rilevate al ricovero: lesioni da decubito, tVP, versamento articolare nel ginocchio protesizzato, dolore con VaS > 6, vescica neurologica, non autonomo pre impianto. – 42 – Volume nº 36 - Anno 2013 Tabella 1 COMORBIDITÀ E COMPLICANZE Diabete mellito Ipertensione arteriosa DONNE UOMINI 18 6 55 49 17 42 14 Deterioramento cognitivo 6 2 5 1 3 osteoporosi 51 Presenza di altre protesi 18 Neoplasia nota obesità 23 Sepsi 28 anemia lesioni da decubito tVP Versamento articolare 5 2 32 Non autonomo pre impianto 7 Vescica neurologica 7 5 Dolore con VaS > 6 6 13 2 11 4 24 1 41 3 48 PROTESI SX REIMPIANTI 17 Cardiopatia Pregresso ictus o tIa PROTESI DX 11 0 5 13 10 3 CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI In un’ottica di valutazione e presa in carico multidisciplinare il paziente ultraottantenne protesizzato di ginocchio non può oggi considerarsi un problema esclusivo dell’ortopedicotraumatologo. Per garantire un percorso, dalla fase di acuzie a quella di rientro al domicilio, in continuità, ottenere risultati efficaci, ottimizzare i tempi ed utilizzare al meglio le risorse umane e tecniche è indispensabile una collaborazione sinergica tra più figure professionali. • Ortopedico-traumatologo: figura di riferimento per il paziente per le competenze pre, intra e post-chirurgiche • Geriatra: ha il compito di occuparsi dell’inquadramento diagnostico e della stabilizzazione delle patologie in preparazione all’intervento chirurgico; nel postoperatorio deve gestire l’aspetto medico internistico. • Anestesista: deve essere possibilmente esperto in grandi anziani e utilizzare soprattutto anestesie periferiche che si sono dimostrate meglio tollerate e in grado di assicurare una maggiore sopravvivenza. – 43 – Volume nº 36 - Anno 2013 • Fisiatra: deve intervenire precocemente nel post-operatorio esplicitando una valutazione ed un progetto multidimensionale per tutte le disabilità rilevate. Nelle prime fasi è necessario favorire il riorientamento temporo-spaziale, la coscienza di malattia, le attività respiratorie e sollecitare la mobilizzazione segmentale di tutti gli arti e prevenire possibili complicanze. In tempi successivi, anche in altra struttura, si avvieranno la postura assisa, il controllo posturale, i trasferimenti, la verticalizzazione, la deambulazione con il carico progressivo fino all’autonomia possibile per le condizioni generali. Infine al paziente o al familiare sarà indicato un percorso di cura e assistenza da seguire una volta rientrato al domicilio, di ciò è informato anche il medico curante. Presso il nostro presidio di riabilitazione tutti i pazienti sono accolti da un team multidisciplinare costituito da fisiatra, geriatra, fisioterapista, capo sala, assistente sociale e psicologo. Per ogni paziente viene definito un progetto riabilitativo personalizzato tenendo conto della tipologia di intervento eseguito, delle disabilità rilevate (motorie e non), delle condizioni generali di salute, della possibilità o meno del carico, del grado di collaborazione, della situazione familiare. Da quanto descritto si evince che per il “grande anziano” le problematiche riabilitative non sono intrinseche al programma riabilitativo fisiochinesiterapico individuale ma sono dovute ad una sempre più precoce presa in carico del paziente da reparti per acuti, all’instabilità clinica, alla pressocchè regolare presenza di comorbidità e complicanze che contestualmente amplificano la disabilità. Per quanto concerne il nostro gruppo di pazienti l’associazione di un numero inferiore a 3 tra comorbidità e complicanze non modificava in modo significativo i tempi medi di degenza mentre un numero di 3 o più tra complicanze e comorbidità produceva un aumento dei tempi medi di recupero, di degenza e quindi di impiego di risorse e di costi. Nello specifico abbiamo rilevato, secondo la tariffazione prevista per la regione Puglia, quanto riportato in Tabella 2. Tabella 2 N° COMPLICANZE E COMORBIDITÀ TEMPO DI DEGENZA MEDIO (GG) COSTO CD 56 Minore di 3 35,5 4 44,6 3 5 6 Maggiore di 6 0 41,3 + 5,8 € 1339,80 47,7 + 12,2 € 2818,20 53,1 62,4 + 9,1 + 17,6 + 26,9 € 2102,10 € 4065,60 € 6213,90 COSTO EX ART 26 € 1131,00 € 1774,50 € 2379,00 € 3432,00 € 5245,50 Pertanto nell’accogliere un paziente ultra ottantenne dopo un intervento di protesi di ginocchio è importante non solo l’età anagrafica, ma anche quella biologica e quella sociale, inoltre, in una visione olistica, si devono tenere in considerazione le condizioni generali e locali del paziente, il suo grado di autonomia precedente all’intervento e le sue attese da – 44 – Volume nº 36 - Anno 2013 quest’ultimo, come fondamentale sarà la prevenzione primaria educando e informando correttamente il paziente e i suoi familiari. Dopo l'intervento protesico rivestono grande importanza, anche psicologica, la rieducazione alla posizione eretta ed alla deambulazione. l'obiettivo principale del trattamento fisiochinesiterapico è quello di mobilizzare precocemente il “grande anziano” per prevenire o limitare le complicanze e riallenarlo al controllo posturale e allo schema motorio del cammino. Per i pazienti con età superiore agli 80 anni, nel progetto riabilitativo, abbiamo strutturato un piano di accoglienza e di assistenza specializzato con: tempi di azione rapidi, gestione omogenea, attività codificate, misurabili e riproducibili per le singole professionalità dell’équipe. Ciò ha prodotto una presa in carico riabilitativa entro le 24 dal ricovero, un precoce svezzamento dal letto, una riduzione del sintomo dolore, una rapida risoluzione delle lesioni da decubito con una conseguente migliore compliance al trattamento da parte dei pazienti. la specificità ed adeguatezza del trattamento riabilitativo del “grande anziano” protesizzato di ginocchio risiedono principalmente nel non basarsi esclusivamente sulla rieducazione motoria, nel privilegiare programmi terapeutici globali ed interdisciplinari, che valutino le diverse comorbilità e la loro dinamica interazione nel processo disabilitante, nel potenziare i supporti ed i compensi ambientali e sociali. un ulteriore, specifico elemento, potenzialmente in grado di migliorare il recupero funzionale, è rappresentato dall'adozione di protocolli non rigidi, che possano, quando necessario, prolungare la durata del trattamento riabilitativo oltre i termini temporali comunemente adottati in soggetti più giovani e/o non complicati. Va peraltro sottolineato come non esistano dati sicuri su quanto più a lungo debba essere condotta la riabilitazione nell'anziano: proprio in questo senso, la ricerca nel prossimo futuro potrà dare elementi maggiori e più sicuri, con la raccomandazione di fare al malato solo ciò che è realmente necessario, senza ricorrere a eccessi terapeutici ingiustificati sulla base dell’età e delle condizioni generali. Bisogna purtroppo ammettere che, nella pratica, i limiti maggiori all'ammissione degli anziani alla riabilitazione intensiva risiedono nell'attuale disponibilità e gestione dei servizi. I processi selettivi esistenti per l'ammissione alla riabilitazione, anche se non codificati nelle procedure, assumono l'età come fattore prognostico sfavorevole e raramente soddisfano il principio di equità e diritto alle cure riabilitative. Ne consegue il prevalere, tra i “grandi anziani”, dei disabili assistiti e non curati, che esercitano una notevole pressione economica e sociale sui servizi, rendendoli di fatto inadeguati. Nella pluripatologia degli anziani, che sostiene una disabilità variabile, non prevedibile nella sua evoluzione ed estremamente sensibile all'interattività fra i numerosi fattori che la determinano, il bisogno riabilitativo è solo minimamente soddisfatto dalla attuale organizzazione. – 45 –