artroprotesi di ginocchio: le complicanze cutanee
Transcript
artroprotesi di ginocchio: le complicanze cutanee
Master Universitario di II livello “IL TRATTAMENTO DELLA PATOLOGIA DEGENERATIVA DEL GINOCCHIO” Roma 20 settembre 2012 ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: LE COMPLICANZE CUTANEE Dr. Marzia Salgarello Chirurgo plastico UNITA’ OPERATIVA DI CHIRURGIA PLASTICA UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL S. CUORE – ROMA INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO il successo dell’intervento, tecnicamente corretto, dipende da almeno 3 variabili: • Le condizioni locali della cute e sottocute del ginocchio • Le condizioni generali del paziente • Il decorso postoperatorio (ematoma etc, complicanze cutanee della ferita chirurgica) L’alterazione di uno o più fattori può condizionare l’insuccesso dell’intervento chirurgico INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: Le condizioni locali della cute e sottocute del ginocchio possono variare in base a: • presenza di cicatrici per pregressi interventi al ginocchio • alterazione del trofismo dei tessuti molli del ginocchio LE CICATRICI DEL GINOCCHIO • Data la particolare anatomia vascolare dei tegumenti in questa sede, tutte le cicatrici del ginocchio rappresentano un ostacolo alla vascolarizzazione • le cicatrici verticali mediali e la presenza di cicatrici multiple determinano un maggiore danno alla vascolarizzazione locale APPORTO VASCOLARE DI CUTE E SOTTOCUTE DEL GINOCCHIO: I VASI PERFORANTI (= VASI CHE IRRORANO I TEGUMENTI) Definizione : vaso perforante è l’insieme di arteria+2 vene satelliti che perfora la fascia profonda e si dirige ad irrorare cute+sottocute direttamente (perforanti cutanee sottocute dirette), attraverso i setti fasciocutanei (perforanti cutanee indirette fascio-cutanee) o muscolo attraverso i muscoli (perforanti cutanee indirette fascia muscolo-cutanee) VASI PERFORANTI DEI TEGUMENTI source artery 3 TIPOLOGIE: - vasi perforanti diretti - vasi perforanti indiretti fascio(setto)-cutanei - vasi perforanti indiretti muscolo-cutanei APPORTO VASCOLARE DI CUTE E SOTTOCUTE DEL GINOCCHIO: STUDIO DEGLI ASSI VASCOLARI Nel ginocchio si incontrano gli angiosomi (=territori vascolari) che appartengono a diversi assi vascolari (source arteries): MEDIALMENTE: a. femorale superficiale, a. genicolata discendente, aa. genicolate mediali sup ed inf., a. ricorrente della tibiale anteriore LATERALMENTE: a. genicolate laterali sup ed inf,, i rami terminali della a. femorale profonda MIGLIORE VASCOLARIZZ. DAL VERSANTE MEDIALE Arterie del ginocchio (assi vascolari) LATERALE =anterior tibial recurrent artery MEDIALE vasi perforanti del ginocchio SUPERFICIE ANTERIORE SUPERFICIE POSTERIORE vasi perforanti del ginocchio SUPERFICIE LATERALE SUPERFICIE MEDIALE Apporto vascolare di cute e sottocute del ginocchio e cicatrici di pregressi interventi: • Le cicatrici implicano un disturbo di vascolarizzazione che può comportare un rischio di alterata guarigione dell’incisione per l’artroplastica • Tale rischio può essere ridotto se si opera un’attenta pianificazione dell’incisione (eventuale consulto con il chirurgo plastico nei casi con cicatrici per pregressi interventi o traumi) REGOLE BASE PER L’INCISIONE CUTANEA • utilizzare preferibilmente le cicatrici preesistenti • fare scollamento profondo evitando gli scollamenti superficiali (che alterano l’apporto vascolare dei vasi perforanti ai tegumenti) Apporto vascolare della cute e sottocute del ginocchio e cicatrice paramediana mediale: • In presenza di una cicatrice paramediana mediale può verificarsi un disturbo della vascolarizzazione dei tessuti molli laterali alla cicatrice (poiché essa proviene principalmente dal versante mediale) • Per ridurre possibilità di complicanze della ferita utilizzare la stessa cicatrice La cicatrice mediale parapatellare è preferita da alcuni poiché, seguendo le linee di tensione della cute, implica minore tensione cutanea nella flessione del ginocchio, in realtà può compromettere la vascolarizzazione del ginocchio che viene prevalentemente dai vasi mediali se l’incisione è troppo mediale per essere riutilizzata, si può effettuare un’ulteriore incisione longitudinale ma evitare gli scollamenti superficiali in presenza di una cicatrice laterale: • Le cicatrici laterali vanno riutilizzate per l’artroplastica (ottima la vascolarizzazione del lembo mediale) • in alternativa fare cicatrice longitudinale (se buon trofismo dei tessuti molli) ed evitare lo scollamento laterale per non creare un ponte tissutale con possibile necrosi cutaneosottocutanea (comunque rischio aumentato di diastasi della ferita) Apporto vascolare di cute e sottocute del ginocchio e cicatrice trasversale: • Quando si effettua un’incisione longitudinale del ginocchio in presenza di una cicatrice trasversale, si formano 4 lembi cutaneosottocutanei • Nella sede centrale, ove i 4 lembi si incontrano, esiste un disturbo vascolare che potrebbe determinare difficoltà di guarigione locale • In realtà è una cicatrice trascurabile se si evita uno scollamento superficiale in presenza di cicatrici per pregresso trauma, cercare di incorporarle nella cicatrice longitudinale dell’artroplastica inoltre: • evitare incisioni “convergenti”= che incontrino le cicatrici pre-esitenti (possibile necrosi cutaneo-sottocutanea dei tegumenti situati nel triangolo che si forma nel punto di incontro delle cicatrici) • in alternativa fare cicatrice longitudinale (se buon trofismo dei tessuti molli) a distanza di almeno 3-4cm ed evitare lo scollamento superficiale per non creare un ponte tissutale con possibile necrosi cutaneo-sottocutanea (comunque rischio aumentato di diastasi della ferita) in presenza di cicatrici multiple: • es. longitudinale centrale+paramediana mediale: comportano un lembo mediale, uno intermedio (tra le 2 cicatrici) ed uno laterale • incisione per l’artroprotesi: usare la cicatrice in posizione più favorevole (possibilmente la più recente), evitare scollamento superficiale tra le 2 cicatrici per evitare ponte tissutale intermedio ( possibile necrosi cutaneo-sottocutanea a tutto spessore) SE CICATRICI MULTIPLE + TESSUTI MOLLI ADERENTI AI TESSUTI PROFONDI (in previsione di una difficile guarigione delle ferite): INTERVENTO RICOSTRUTTIVO PRELIMINARE CHE RIPRISTINI I NORMALI TESSUTI MOLLI NELLA SEDE DELL’INCISIONE ANALOGA DECISIONE IN PRESENZA DI UN’AMPIA AREA DISTROFICA: INTERVENTO RICOSTRUTTIVO PRELIMINARE CHE RIPRISTINI I NORMALI TESSUTI MOLLI NELLA SEDE DELL’INCISIONE IL TIPO DI INTERVENTO RICOSTRUTTIVO PRELIMINARE dipende dall’entità della demolizione RIPARAZIONE CON: • skin expander (intervento in 2 tempi) • lembi locali (fasciocutanei di vicinanza, muscolare di gastrocnemio, muscolo-cutanei, perforanti peduncolati, etc.) • lembi liberi (cutaneo-sottocutanei specie perforanti, muscolari+innesto cutaneo sottile, muscolo-cutanei, etc.) da anastomizzare ai peduncoli vascolari della regione (es. vasi femorali superficiali, poplitei, tibiali post, etc.) TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI RICOSTRUTTIVI PER LA RIPARAZIONE DELLE PERDITE DI SOSTANZA DEL GINOCCHIO • skin expander: intervento in 2 tempi (1°tempo di inserzione della protesi ad espansione, 2° tempo di asportazione della protesi+utilizzo della cute espansa) • lembi locali: fasciocutanei (random, lunghezza: larghezza=2:1), perforanti peduncolati, etc. • lembi regionali: muscolare (o mio-cutaneo) di gastrocnemio • lembi liberi: perforanti cutaneo-sottocutanei, muscolari (latissimo)+innesto cutaneo, etc. LEMBO MUSCOLARE DI GASTROCNEMIO MEDIALE LEMBO MUSCOLARE DI 1° SCELTA PER I DIFETTI DI MEDIA DIMENSIONE DEL GINOCCHIO PER LE PERDITE DI SOSTANZA CHE VANNO DALLA REGIONE SOPRAROTULEA ALLA TUBEROSITA’ TIBIALE LEMBO PERFORANTE = L. cut.-sottocutaneo basato su 1 vaso perforante • 100 anni fa ogni l. cutaneo-sottocutaneo era “random” (=sollevato senza attenzione al peduncolo vascolare) perciò regolato da un rapporto lunghezza-larghezza, che ne assicurava la vitalità, piuttosto limitato (§ 2:1) • Oggi i lembi sono tracciati in base alla conoscenza della loro vascolarizzazione che viene da vasi cutanei diretti o indirettamente da vasi perforanti (=che perforano la fascia profonda), provenienti ad es. dai rami muscolari VASI PERFORANTI DEI TEGUMENTI source artery 3 TIPOLOGIE: - vasi perforanti diretti - vasi perforanti indiretti fascio(setto)-cutanei - vasi perforanti indiretti muscolo-cutanei preferiamo utilizzare per la copertura di aree medio-grandi un lembo libero cutaneo-sottocutaneo (anziché muscolare) = lembi liberi perforanti • grande plasticità • facilitano futura chirurgia ortopedica rispetto ai lembi liberi muscolari (presenza di tessuti molli “fisiologici”, ovvero rappresentati come di consueto da cute-sottocute, e con ottimo trofismo perchè dotati di vascolarizzazione propria attraverso il peduncolo vascolare) • scarsa morbidità sito donatore (solo 1 cicatrice) Lembi perforanti liberi + usati nelle perdite di sostanze degli arti inferiori • ALT=basato sui vasi discendenti della circonflessa laterale del femore (lembo di coscia laterale) • DIEAP=basato sui vasi epigastrici inferiori profondi (lembo di addome) • TDAP=basato sui vasi toraco-dorsali (lembo della regione toracica laterale) LEMBI PERFORANTI LIBERI + USATI nelle perdite di sostanze arti inferiori • La scelta del lembo libero si basa sulle necessità cliniche: dimensioni (L. + piccolo è il L. toracico laterale, quello + grande il L. addominale), spessore del sottocute (L. sottili: L. toracico e di coscia laterale, L. spesso è il L. addominale), inoltre sullo studio preoperatorio dei vasi perforanti del lembo con ECD o angioCT (affidabilità clinica) • ogni persona con sottocute molto rappresentato (specie obesi) è candidata a lembo muscolare + innesto cutaneo L’ecocolordoppler (ECD) è l’esame di prima scelta per studiare le perforanti L’ ECD evidenzia le migliori perforanti e permette di studiare il diametro dell’arteria, della vena ed il flusso di ogni perforante Qualora sia presente una perforante adeguata (O §> 0,8) è possibile allestire un lembo affidabile Lo studio con ecocolordoppler (ECD) delle perforanti della TDA (Thoraco-Dorsal Artery) è preliminare all’allestimento del lembo ECD preop L’ ECD dimostra la migliore perforante della TDA 10cm sotto l’ascella e 2cm dietro il margine laterale del m. latissimus dorsi. Allestimento di lembo ALT (anterolaterale di coscia) previo studio con ECD delle perforanti della LFCA (Lateral Femoral Circumflex-Artery) LFCA perforante della LFCA L’ ECD preop ha dimostrato la presenza e la sede di una perforante della LFCA e dato i dati del diametro dell’arteria, vena, velocità del flusso arterioso e decorso della perforante stessa (intramuscolare o settale) PERDITA DI SOSTANZA POSTTRAUMATICA 1/3 INF GAMBA SN LEMBO PERFORANTE ALT SUPERFICIE ANTERO-LAT COSCIA SN LEMBO PERFORANTE ALT IN SEDE (GAMBA) RISULTATO FINALE DOPO ANASTOMOSI DEI VASI DEL LEMBO PERFORANTE ALT (LFCA+V) AD A+V TIBIALI POST L’angioCT è l’esame di scelta per studiare le perforanti dell’addome: si evidenzia la perforante migliore(=dominante) dell’emiaddome ombelico ombelico perforante dominante laterale dx perforante dominante mediale sn dopo avere effettuato lo studio delle perforanti dominanti con l’angioCT, si “mappa” sulla cute l’emergenza fasciale (x facilitare l’intervento) perforante dominante emiaddome destro perforante dominante emiaddome sinistro Asportazione di ampia area cicatriziale post-traumatica+ copertura con lembo libero addominale perforante DIEAP (intervento preparatorio alla successiva artroplastica) PREOP Lembo addominale sui vasi perforanti POSTOP Lembi perforanti peduncolati (=locali) • Lembi perforanti propeller = l. locale cutaneosottocutaneo o fascio-cutaneo che ruota fino a 180°attorno all’asse della perforante che lo nutre (dell’asse della tibiale post o ant, peroniera, etc.) rotazione di 180° vaso perforante l. propeller basato sull’a. peroniera lembo ruotato Il concetto del PROPELLER (=ELICA) A B + C PUNTO PIVOT E’LA SEDE DEL VASO PERFORANTE Il lembo Propeller Rotazione sull’asse della x perforante La chiave dell’intervento è liberare la perforante in modo tale che possa ruotare sul suo asse Lembi perforanti peduncolati • Lembo propeller basato sui vasi genicolati discendenti asportazione di area cicatriziale post-traumatica ginocchio +copertura con lembo cut.-sottoc. perforante peduncolato vasi genicolati discendenti rotazione di §100° Lembo basato sui vasi genicolati discendenti Lembi perforanti peduncolati • E’indispensabile lo studio ed il “mappaggio” preoperatorio dei vasi perforanti con ecocolordoppler (ECD) Es: studio ECD dell’arteria genicolata discendente emergenza fasciale del vaso all’ECD conferma incisione chirurgica per intraoperatoria esplorare i vasi, che diviene poi il margine mediale del lembo del vaso In un secondo tempo (4-6 mesi) si procederà all’intervento di artroprotesi INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: Le condizioni generali del paziente Le seguenti malattie sistemiche e fattori di co-morbidità aumentano il rischio di complicanze locali : • • • • • • • • Diabete insufficienza vascolare malattie autoimmuni pregresse ter. immunosoppressive (fra cui cortisone) insufficienza renale obesità malassorbimento, malnutrizione, ipotiroidismo tabagismo INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: Le condizioni generali del paziente • il diabete: rischio di infezione (3-7%), sintesi collagene • il cortisone e gli agenti immunosoppressivi il rischio di complic. cutanee ed infezione per inibizione della sintesi di prostaciclina e del richiamo di leucociti • stato nutrizionale (obesità, malassorbimento, malnutrizione, ipotiroidismo…) richiede una conta dei leucociti >1500 e concentrazione albumina>3,5g/dL • il fumo provoca vasocostrizione, ridotto trasporto tissutale dell’ossigeno, ridotta proliferazione cellulare CORREGGERLE PER QUANTO POSSIBILE IN FASE PREOPERATORIA IN PRESENZA DI ALTERATO TROFISMO DEI TESSUTI MOLLI DEL GINOCCHIO (legato ai fattori di cui sopra): Alcune delle condizioni già elencate sono correggibili con la terapia medica, ma in generale condizionano un aumentato rischio di complicanze locali (in primis ritardata e/o alterata guarigione delle ferite, infezioni locali) da valutare caso per caso eventualmente con altri specialisti (ch. vascolare, internista, ch. plastico, etc.) LA MIGLIORE TERAPIA E’ LA PREVENZIONE • predisporre condizioni generali ottimali • scegliere la migliore incisione cutanea • diminuire la tensione sulla ferita cutanea • evitare uso del tourniquet? • altri accorgimenti di tecnica • controllo quotidiano della ferita chirurgica • etc. INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: E’ COMUNQUE UN INTERVENTO A RISCHIO PER LA PRESENZA DELLA PROTESI. INFATTI TUTTE LE PROTESI (da quelle di ginocchio a quelle mammarie) RAPPRESENTANO UN CORPO ESTRANEO SU CUI PUO’ + FACILMENTE IMPIANTARSI UN BATTERIO INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO*: • IN UN MODELLO ANIMALE SPERIMENTALE, IN CONDIZIONI NORMALI, UN BATTERIO PUO’ IMPIANTARSI SE >10(5) COLONIE/g DI TESSUTO, LA PRESENZA DEL CORPO ESTRANEO DIMINUISCE DRASTICAMENTE IL NUMERO DI COLONIE DI S. AUREO RICHIESTE PER CAUSARE INFEZIONE • L’ATTIVAZIONE DEI NEUTROFILI SULLA VASTA SUPERFICIE DEL CORPO ESTRANEO PUO’ DEATTIVARE I GRANULOCITI E DIMINUIRE LA RISPOSTA IMMUNE • I BATTERI CHE COSTITUISCONO IL BIOFILM SONO RELATIVAMENTE PROTETTI DAL SISTEMA IMMUNITARIO E DAGLI ANTIBIOTICI SOMMINISTRATI X VIA SISTEMICA *Vince K et al. Wound complications after total knee arthroplasty. J Arthroplasty Jun 2007 INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: • RISCHIO di complicanza cutanea va dal 2 al 20% (secondo alcuni Autori* il 15% dei pazienti sottoposti ad artroprotesi di ginocchio presenta infezione acuta superficiale, con infezione profonda in un terzo dei casi) • RISCHIO di esposizione protesica: 0,5% * Gaine WJ et al. Wound infection in hip and knee arthroplasty. J Bone Joint Surg Br 82B:561-565, 2000 INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: Il decorso postoperatorio E’ IMPORTANTE MONITORARE LA SITUAZIONE LOCALE (MEDICAZIONI QUOTIDIANE) PER RILEVARE AL PIU’ PRESTO L’EVENTUALE COMPLICANZA CUTANEA INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: Il decorso postoperatorio POSSIBILE INSORGENZA DELLE SEGUENTI COMPLICANZE CUTANEE 1. Alterata guarigione delle ferite (fino alla deiscenza e/o necrosi tissutale) 2. Infezione superficiale Infezione profonda (protesica), la complicanza + temibile (1-5% dei casi degli interventi di artroplastica) INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le complicanze cutanee 1. Alterata guarigione delle ferite (fino alla deiscenza e/o necrosi tissutale) ARTROPROTESI DI GINOCCHIO Alterata guarigione delle ferite • Studio della Mayo Clinic (J Bone Joint Surg Am 2009) su 17.784 interventi primari dal 1981 al 2004 59 (0,33%) reinterventi per “early wound complications”. In questi casi nei 2aa successivi: nel 5,3% reintervento per copertura con lembo di gastrocnemio o amputazione, e nel 6% infezione profonda (versus 0,6% e 0,8% nei casi senza complicanze cutanee). • significativa associazione con il diabete ARTROPROTESI DI GINOCCHIO Alterata guarigione delle ferite • I pazienti che richiedano reinterventi per “early wound complications” hanno un rischio aumentato di 10 volte di ulteriori interventi maggiori e di infezione periprotesica • dopo intervento di artroprotesi è estremamente importante ottenere la guarigione primaria della ferita chirurgica DEISCENZA / NECROSI CUTANEO-SOTTOCUTANEA • A SPESSORE PARZIALE • A SPESSORE TOTALE • CON ESPOSIZIONE DELLA PROTESI - la protesi si espone con il debridement - protesi già esposta DEISCENZA / NECROSI CUTANEO-SOTTOCUTANEA • A SPESSORE PARZIALE se minima diastasi, o necrosi marginale oppure minimo essudato TERAPIA CONSERVATIVA (medicazioni quotidiane) + ATTENTA OSSERVAZIONE DEISCENZA / NECROSI DEI TESSUTI MOLLI • A SPESSORE PARZIALE Se l’estensione della necrosi è maggiore, escarectomia ed innesto cutaneo, eventualmente preceduto da VAC terapia VAC TERAPIA • Presidio non invasivo che promuove la guarigione delle ferite (=medicazione avanzata) • L’apparecchio VAC esercita una pressione negativa sulla ferita attraverso un tubo di connessione ed una medicazione di poliuretano “ermetica” • Il trattamento favorisce la formazione del tessuto di granulazione e la contrazione della perdita di sostanza VAC TERAPIA Gli obiettivi principali del trattamento posso essere così riassunti: ■ eliminare l’essudato e ridurre l’edema perilesionale ■ incrementare il flusso sanguigno microvascolare locale e controllare la vascolarizzazione ■ promuovere la formazione di tessuto di granulazione ■ ridurre la complessità e le dimensioni della ferita ■ ottimizzare il letto della ferita prima e dopo l’atto chirurgico ■ ridurre la complessità delle procedure di chiusura chirurgica di una ferita (inoltre crea un ambiente chiuso ed umido che protegge dalla contaminazione batterica) VAC TERAPIA • Nel nostro caso viene utilizzata per accelerare la guarigione chirurgica (formazione del tessuto di granulazione e la successiva copertura con innesto cutaneo) • Escarectomia+VAC+innesto cutaneo ha permesso di ridurre le indicazioni ai lembi liberi nelle perdita di sostanza cutaneosottocutanee a tutto spessore degli arti infer. • Preferibilmente non va utilizzata se protesi esposta usare i lembi se non è contaminata, se lo è rimozione protesi+lembo ES. DI APPLICAZIONE VAC NELLE FERITE DEGLI ARTI INFER. dopo 3 settimane di 4gg dopo il trauma VAC intraop dopo copertura con preop (dopo 4 sett. di VAC) innesto cutaneo a rete Uso della VAC anche INTRAOPERATORIO per ottimizzare l’attecchimento degli innesti cutanei (accelera e migliora il processo di attecchimento, allontana le secrezioni, etc.) PREOP DOPO 4 SETT. DI VAC POSTOP dopo 6gg dall’interv ATTECCHIMENTO del 100% VAC TERAPIA: SINTESI USO IN CASO DI COMPLICANZE CUTANEE NECROTICHE POST-ARTROPLASTICA • PREPARAZIONE PREOPERATORIA DELL LETTO DELLA FERITA • STABILIZZAZIONE POSTOPERATORIA DELL’INNESTO SVANTAGGIO: COSTO DEISCENZA / NECROSI DEI TESSUTI MOLLI • A SPESSORE TOTALE (MEDIO-PICCOLE) È possibile escarectomia+VAC terapia, dopo §3 settimane si esegue innesto cutaneo. Poichè il debridement può esporre la protesi occorre essere pronti ad eseguire un lembo locale (es. muscolare di gastrocnemio mediale) DEISCENZA / NECROSI DEI TESSUTI MOLLI • A SPESSORE TOTALE (MEDIO-AMPIE) È possibile escarectomia+VAC terapia, dopo §3 settimane si esegue innesto cutaneo. Poichè il debridement può esporre la protesi occorre essere pronti ad eseguire un lembo libero. DEISCENZA / NECROSI CUTANEO-SOTTOCUTANEA • CON ESPOSIZIONE DELLA PROTESI - la protesi si espone con il debridement IN QUESTO CASO LA PROTESI NON E’ STATA CONTAMINATA E QUINDI E’ POSSIBILE MANTENERE LA STESSA PROTESI (senza aumentare il rischio di infezione) SE COPERTURA IMMEDIATA NECROSI CUTANEO-SOTTOCUTANEA • CON ESPOSIZIONE DELLA PROTESI - la protesi si espone con il debridement (poiché non è contaminata non va rimossa) necessità di ampio lembo lembo libero muscolare+innesto cutaneo NECROSI CUTANEO-SOTTOCUTANEA • CON ESPOSIZIONE DELLA PROTESI - in questo caso si è scelto il lembo libero di m.latissimus dorsi+innesto cutaneo a rete anziché l. libero perforante (=cutaneosottocutaneo) dato lo spessore notevole del sottocute della paziente, ma tenere conto della morbidità legata alla perdita di 1 muscolo PERDITE DI SOSTANZA MEDIO-AMPIE • Il lembo cutaneo perforante mantiene lo spessore nel tempo possibile liposuzione (ma lembo da evitare negli obesi) • Il lembo muscolare+innesto cutaneo diviene + sottile nel tempo x effetto dell’atrofia muscolare PERDITE DI SOSTANZA MEDIO-AMPIE A TUTTO SPESSORE NECESSITA’ DI LEMBO LIBERO SONO INTERVENTI NON SEMPLICI CON ELEVATO RISCHIO DI INSUCCESSO (DI CUI IL PAZIENTE DEVE ESSERE CONSAPEVOLE) SPECIE SE PRESENTI I FATTORI PREDISPONENTI GIA’ ESAMINATI (diabete, obesità, insufficienza vascolare, fumo etc.) Paziente diabetica 72aa, necrosi tess. molli postartroplastica,debridement esposizione protesica Necessità di copertura con lembo ampio, per evitare lembo libero si effettua lembo locale (l. surale) cross-leg allestimento del lembo surale lembo surale cross-leg l. surale cross-leg staccato, successiva esposizione protesica esposizione protesica laterale:si programma rimozione protesi+ (probabilmente x infezione protesica) artrodesi+chiusura diretta p.d.s. E’ probabile che la contaminazione misconosciuta della protesi (occorsa durante il 1° intervento plastico o addirittura prima) abbia innescato l’infezione profonda Dopo la chiusura con il lembo, l’infezione si fa strada attraverso i tessuti molli e crea una fistola cutanea laterale esposizione protesica Programma chirurgico: rimozione della protesi+artrodesi+ chiusura diretta della perdita di sostanza soluzione estrema poiché non si è ritenuto opportuno tentare un nuovo lembo e un intervento di sostituzione protesi in 2 tempi DEISCENZA / NECROSI CUTANEO-SOTTOCUTANEA • CON ESPOSIZIONE DELLA PROTESI - la protesi è già esposta=infetta In questo caso la rimozione della protesi è inevitabile + cemento antibiotico spaziatore (INTERVENTO IN 2 TEMPI, previo congruo periodo di terapia antibiotica e.v.) SE I TESSUTI MOLLI NON CHIUDONO: - LEMBO LOCALE DI GASTROCNEMIO (SE PERDITA DI SOSTANZA MEDIO-PICCOLA) - LEMBO LIBERO (SE P.D.S. MEDIO-GRANDE) SE POSSIBILE EFFETTUARE UN QUALSIASI LEMBO DI COPERTURA QUANDO LE CONDIZIONI CLINICHE SIANO OTTIMALI (ASSENZA DI INFEZIONE) NEI SUCCESSIVI INTERVENTI ORTOPEDICI: UTILIZZARE UNA DELLE CICATRICI DEGLI INTERVENTI PRECEDENTI (NON INCIDERE NEL CONTESTO DEL LEMBO MA SUI MARGINI) AMPIA NECROSI CUTANEO- SOTTOCUT. CON ESPOSIZIONE DELLA PROTESI In alcune situazioni la progressione dell’infezione+necrosi dei tessuti molli è tale che non è possibile una guarigione locale con i metodi finora proposti (intervento in due tempi +lembo di copertura), ma i tentativi chirurgici per l’eradicazione dell’infezione condurrano facilmente all’amputazione RESEZIONE ONCOLOGICA + ARTROPLASTICA • IN QUESTO CASO E’ FREQUENTE LA PRESENZA DI UNA CONTESTUALE P.D.S. E PERCIO’ L’USO DI UN LEMBO LOCALE PER CHIUDERLA (SOLITAMENTE LEMBO MUSCOLARE DI GASTROCNEMIO MEDIALE+INNESTO CUTANEO) LEMBO DI GASTROCNEMIO MEDIALE • E’ un lembo muscolare (di rado muscolocutaneo) peduncolato di m. gastrocnemio mediale (raramente laterale) • Il concetto della rotazione del lembo peduncolato di m. gastrocnemio mediale nelle p.d.s. attorno al ginocchio risale al 1970 • Affidabile apporto vascolare dal peduncolo principale, le arterie surali • Facile allestimento, buon arco di rotazione (pivot il peduncolo vascolare) fino a coprire un’ estensione che va dal femore distale alla metà della tibia MORBIDITA’ DOPO PRELIEVO DEL M. GASTROCNEMIO* • 87% dei pazienti non ha un significativo disturbo del cammino MA… • 58% dei pazienti non può correre • 40% dei pazienti lamenta dolore quando cammina per oltre 200m • la perdita di forza, i disturbi funzionali e della sensibilità possono essere attribuiti anche al trauma *Daigeler A. et al. The pedicled gastrocnemius muscle flap: a review of 218 cases PRS Jan 2009 ALTRE COMPLICANZE DOPO PRELIEVO DI GASTROCNEMIO* • difficile guarigione della ferita e/o necrosi parziale del lembo (7%), che richiede reintervento • infezione della ferita (4%) • paralisi del n. peroneo (4,5%, ma solo x l. laterale) • raramente perdita totale del lembo (1%) *Daigeler A. et al. The pedicled gastrocnemius muscle flap: a review of 218 cases PRS Jan 2009 Paziente di 51aa con osteosarcoma del 1/3 sup. di tibia. Asportazione e protesi+ ricostruzione della p.d.s. cutaneo-sottocutanea con l. muscolare di gastrocnemio mediale+innesto cutaneo RESEZIONE ONCOLOGICA + ARTROPLASTICA • INFINE E’ POSSIBILE, PUR SENZA EVIDENTE P.D.S., L’USO DI UN LEMBO LOCALE (SOLITAMENTE LEMBO MUSCOLARE DI GASTROCNEMIO MEDIALE) PER PROTEGGERE LA PROTESI Paziente di 16aa con osteosarcoma di tibia. Asportazione + protesi + copertura della protesi con l. muscolare di gastrocnemio mediale INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le complicanze cutanee 2. Infezione superficiale Se non trattata prontamente l’infezione può giungere a contaminare la protesi LA RISPOSTA ALLE INFEZIONI SUPERFICIALI DEVE ESSERE TEMPESTIVA E PRECOCE INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le complicanze cutanee 2. Infezione superficiale è utile comunque il consulto l’infettivologo e con il chirurgo plastico INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le complicanze cutanee 2. Infezione superficiale Se fuoriuscita di liquido dalla ferita suo drenaggio e coltura, poi disinfezione INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le complicanze cutanee 2. Infezione superficiale si esegue l’esame colturale dell’ eventuale siero/pus + antibiotico mirato (presuntivo in attesa di coltura + antibiogramma) INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le complicanze cutanee 2. Infezione superficiale caratteristiche dell’aspirato: - infezioni superficiali (WBC < 2000cellule/ml, polimorfonucleati <50%) - infezioni profonde (WBC=80:000, polimorfonucleati >75%) INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le complicanze cutanee 2. Infezione superficiale non sono presenti i segni generali di flogosi: aumento della PCR, VES, leucocitosi neutrofila INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le infezioni 1. Infezione acuta non c’è indicazione assoluta circa la rimozione della protesi (che può essere mantenuta se non infetta) 2. Infezione cronica: la protesi va rimossa, reimpianto in 2 stadi (se alla rimozione protesi c’è necrosi cutanea/ perdita di sostanza, si fa lembo di muscolo gastrocnemio al momento dell’inserzione del cemento spaziatore) INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: le infezioni 1. Infezione acuta non c’è indicazione assoluta circa la rimozione della protesi: se appropriato debridement+lembo muscolare, il salvataggio dell’arto va dal 75% al 100%, mentre salvataggio della protesi nel 75-85% dei pazienti* *Nahabedian MY et al. Salvage procedures for complex soft tissue defects of the knee. Clin Orthop 356:119-124 1998 IN CONCLUSIONE 1° CONCLUSIONE COMPLICANZE CUTANEESCELTA DELLE INCISIONI • LE COMPLICANZE CUTANEE DELLA FERITA DELL’ARTROPLASTICA POSSONO IN PARTE ESSERE PREVENUTE CON UNA ATTENTA PIANIFICAZIONE PREOPERATORIA • PRECEDENTI INCISIONI VANNO VALUTATE, EVENTUALMENTE CON IL CHIRURGO PLASTICO, PER NON CREARE AREE DI DEVASCOLARIZZAZIONE CHE CONDURREBBERO A NECROSI CUTANEO-SOTTOCUTANEA • RIUTILIZZARE, SE POSSIBILE, LE INCISIONI PREESISTENTI ED EVITARE GLI SCOLLAMENTI SUPERFICIALI 2° CONCLUSIONE COMPLICANZE CUTANEE-INFEZIONI • LE COMPLICANZE CUTANEE DELLA FERITA DELL’ARTROPLASTICA AUMENTANO IL RISCHIO DI INFEZIONE PERIPROTESICA • IL RISCHIO DI INFEZIONE AUMENTA CON IL N° DI CO-OMORBIDITA’(DIABETE, cicatrici per altri interventi in quella sede, terapia immunosoppressiva, infezioni in altre sedi, abuso di alcool, malnutrizione, obesità, fumo, ipotiroidismo ed insufficienza renale; NON SE insufficienza venosa, tumori, ipercolesterolemia) • PERCIO’ LE COMPLICANZE CUTANEE DELLA FERITA DELL’ARTROPLASTICA RICHIEDONO UNA PRONTA DIAGNOSI ED UN TEMPESTIVO TRATTAMENTO 3° CONCLUSIONE COMPLICANZE CUTANEE: NECROSI • IN PRESENZA DI COMPLICANZE CUTANEE DI TIPO NECROTICO DELLA FERITA DELL’ARTROPLASTICA E’ IMPORTANTE DISCRIMINARE TRA PROBLEMA SUPERFICIALE E PROFONDO • SE NECROSI SUPERFICIALE INNESTO CUTANEO VAC E/O • SE NECROSI PROFONDA E’ PIU’ FACILE CHE SI ACCOMPAGNI AD INFEZIONE PROFONDA IN QUESTO CASO FARE ESTESO DEBRIDEMENT + RIMOZIONE DELLA PROTESI + CEMENTO ANTIBIOTICO SPAZIATORE ED EVENTUALE LEMBO DI COPERTURA (intervento ortopedico in 2 TEMPI) 4° CONCLUSIONE COMPLICANZE CUTANEE • IN OGNI CASO LA PRESENZA DI COMPLICANZE CUTANEE DELLA FERITA DELL’ARTROPLASTICA E’ UN PROBLEMA POTENZIALMENTE GRAVE CHE, SE TRASCURATO O MAL TRATTATO, PUO’ ESITARE IN PROCEDURE RICOSTRUTTIVE MULTIPLE FINO ALL’ARTRODESI E ADDIRITTURA ALL’AMPUTAZIONE • LA COLLABORAZIONE CON IL CHIRURGO PLASTICO E CON L’INFETTIVOLOGO SONO IMPORTANTI PER IL TRATTAMENTO TEMPESTIVO DI TALI SITUAZIONI Grazie!